Votazioni federali del 25 settembre 2022: raccomandazioni di voto della Cc-Ti
Ecco la nostra presa di posizione
NO all’iniziativa sull’allevamento intensivo
Iniziativa sull’allevamento intensivo
L’iniziativa sull’allevamento intensivo ha come obiettivo di tutelare la dignità dell’animale nel settore della custodia degli animali a fini agricoli e vietare l’allevamento intensivo. Il Consiglio federale e il Parlamento respingono l’iniziativa, poiché l’attuale legislazione sulla protezione degli animali già vieta l’allevamento intensivo e protegge il benessere individuale degli animali, indipendentemente dal numero di animali. Un risultato positivo all’iniziativa avrebbe come conseguenza di indebolire la competitività dell’agricoltura Svizzera. Aumento dei costi legati agli ampliamenti delle strutture, condizioni di produzione restrittive con conseguente riduzione dell’offerta di prodotti svizzeri e locali causerebbero un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari agricoli di origine animale (latte, uova e carne) in Svizzera, incoraggiando così anche il turismo degli acquisti. La conseguenza sarà così una diminuzione dell’offerta interna e per contro un aumento delle importazioni rese però complicate da standard più restrittivi.
Sì alla Stabilizzazione AVS (AVS 21)
Finanziamento supplementare dell’AVS mediante l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) e modifica della Legge federale sull’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti
Il Parlamento ha adottato la riforma AVS 21 il 17 dicembre 2021. Lo scopo è quello di garantire l’equilibrio finanziario dell’AVS, nonché di mantenere il livello delle prestazioni dell’AVS. La popolazione svizzera si pronuncerà, da un lato, sull’aumento dell’IVA (decreto federale), sottoposto al referendum obbligatorio e, dall’altro, sul progetto di nuova legge sull’AVS, contro il quale un referendum aveva avuto esito. L’aumento dell’aspettativa di vita ha fatto sì che le persone vivono più a lungo e in buona salute per più tempo. L’invecchiamento della popolazione sta avendo come conseguenza un peggioramento delle finanze AVS.
Il numero di persone in età pensionabile è maggiore rispetto al numero di persone che inizia a lavorare. Continuando così, in futuro, l’AVS dovrà far conto a un numero maggiore di uscite rispetto alle entrate.
La riforma AVS 21 può quindi essere il primo passo verso la sicurezza finanziaria dell’AVS.
Ecco una panoramica delle principali misure della riforma:
• Introduce l’età di pensionamento unica di 65 anni per uomini e donne. L’età di pensionamento delle donne viene portato da 64 a 65 in modo graduale. Le donne nate tra il 1961 e il 1969 potranno andare in pensione anticipata a condizioni favorevoli. Se invece andranno a 65 anni riceveranno un supplemento sulla rendita AVS.
• Maggiore flessibilità. Con la riforma AVS 21 si avrà la possibilità di percepire la rendita di vecchiaia tra i 63 e i 70 anni nell’AVS e nella previdenza professionale obbligatoria (per uomini e donne). Passaggio progressivo dalla vita lavorativa alla pensione grazie alla possibilità di anticipare o aggiornare una parte della rendita.
• Incitazione a continuare l’attività lucrativa oltre i 65 anni. A determinate condizioni chi continua a lavorare oltre i 65 anni potrà colmare eventuali lacune e migliorare di conseguenza la propria rendita.
• L’IVA sarà aumentata per generare entrate a favore dell’AVS. L’aliquota ridotta passerà dal 2.5 al 2.6 per cento, mentre quella normale dal 7.7 al 8.1 per cento.
La Cc-Ti sostiene dunque il progetto AVS 21. Dice si all’aumento dell’IVA e sì alla legge sull’AVS.
Sì alla riforma sull’Imposta preventiva
Il prossimo 25 settembre ci esprimeremo sulla riforma dell’imposta preventiva. La riforma è stata voluta dal Consiglio federale dopo aver riconosciuto lo svantaggio che questa rappresenta per il nostro Paese. L’obiettivo della riforma è di mantenere la Svizzera competitiva e rafforzare la propria attrattività come piazza economica. La riforma mira principalmente a eliminare l’imposta preventiva sulle nuove obbligazioni. In molti paesi questa imposta non esiste o le aliquote fiscali sono più basse, rendendo così le obbligazioni svizzere poco interessanti. Il mercato dei capitali terzi in Svizzera è poco sviluppato e di conseguenza la creazione di valore e di posti di lavoro nel settore finanziario avvengono all’estero. Ma, soprattutto, l’imposta preventiva rappresenta un freno evidente alle possibilità di finanziamento delle aziende in Svizzera. L’abolizione dell’imposta preventiva è attesa da tempo e porterebbe numerosi vantaggi al nostro paese.
In primo luogo, la riforma riporterebbe in Svizzera le aziende che svolgono attività finanziarie con obbligazioni all’estero. Questo rilancerebbe il mercato dei capitali elvetico aprendo nuove opportunità anche per le PMI. Attualmente è chiaro che questa tassa sfavorisce le imprese svizzere. Per le aziende, infatti, il finanziamento è più costoso e le pone in una posizione svantaggiosa rispetto alla concorrenza estera. L’abolizione di questa tassa renderebbe possibile una maggiore vendita delle obbligazioni svizzere e permetterebbe alle aziende svizzere di reperire anche capitali e fondi stranieri così da aumentare la propria competitività e guadagnare nuova visibilità sui mercati.
Senza l’imposta preventiva, per le aziende sarebbe più attrattivo e più facile vendere le obbligazioni, per cui a medio termine aumenterebbero le entrate fiscali. La riforma porterebbe infatti un gettito fiscale aggiuntivo di 350 milioni di franchi all‘anno entro cinque anni, importo che aumenterebbe, entro dieci anni, fino a 490 milioni di franchi all‘anno. Le maggiori entrate andrebbero a beneficio di tutte le cittadine e i cittadini. Rimpatriare aziende, significa anche creare nuovi posti di lavoro e valore in Svizzera. Infine, grazie alla riforma dell’imposta preventiva, lo Stato, i Cantoni, i Comuni, il servizio pubblico come ospedali, società di trasporto e settori come quello energetico e della sostenibilità, risparmierebbero quando devono finanziarsi. Questo va a vantaggio di tutta la popolazione e quindi del nostro benessere.