Votazione sulla riforma fiscale cantonale

La riforma fiscale in votazione il prossimo 9 giugno non rappresenta uno stravolgimento del nostro sistema tributario, ma solo un necessario, quanto urgente, adeguamento alle mutate condizioni socioeconomiche che, negli ultimi decenni, hanno cambiato il volto del Ticino.

Si tratta di modernizzare un impianto normativo che risale ad oltre mezzo secolo fa, correggendo alcune distorsioni che penalizzano fortemente i contribuenti, con un’esosa imposizione fiscale. È del tutto fuori luogo parlare di “regali ai ricchi”.

Della revisione della legge beneficia, infatti, tutta la popolazione, con una serie di misure mirate, la cui legittimità è stata riconosciuta dallo stesso PS che, dopo aver fucilato a priori la riforma, ha presentato un’iniziativa parlamentare per riproporle separatamente. Una scelta strumentale e macchinosa che rischia di compromettere la modifica legislativa. Senza questa riforma si prospetta un aumento del 3% delle imposte per tutti.

I contenuti della riforma

  • Aumento della deduzione per le spese professionali.
  • Adeguamento delle imposte sulle successioni e le donazioni ai cambiamenti sociodemografici (crescita dei divorzi, aumento della speranza di vita e nuove relazioni familiari), facilitando anche le successioni aziendali con persone che non fanno parte della cerchia familiare dei titolari dell’impresa.
  • Riduzione dell’imposizione sui capitali previdenziali oggi molto svantaggiosa per chi dispone di un capitale medio o medio-alto, per cui molti contribuenti trasferiscono altrove il proprio domicilio fiscale.
  • Riduzione a tappe dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito. Un’aliquota tanto pesante da bloccare il Ticino negli ultimi posti della classifica intercantonale e spingere alla fuga i contribuenti più ricchi. È questo il punto più contestato dalla sinistra e dai sindacati. La riforma prevede la diminuzione dal 15 al 12%, da qui al 2030, dell’aliquota per i redditi più alti e la riduzione lineare dell’1,66% dell’aliquota d’imposta per tutti contribuenti, come compensazione dell’aumento del 3% del coefficiente cantonale. Una compensazione che evita un aggravio fiscale per i cittadini di 45 milioni di franchi.

La revisione tributaria vuole rendere più attrattivo e concorrenziale il Ticino per chi vorrebbe risiedere o investire nel Cantone, incrementando così le entrate fiscali e la creazione di nuovi posti di lavoro.


Vantaggi per i lavoratori, i pensionati e le imprese

Intervista con Andrea Gehri, Presidente della Cc-Ti

Per Andrea Gehri, Presidente della Cc-Ti, si vota su una riforma moderata e graduale che vuole rendere il Ticino più attrattivo, riportandolo nella media della concorrenza fiscale intercantonale, ma che tocca anche altri aspetti cruciali del sistema tributario, attenuando vecchie storture impositive che pregiudicano i legittimi interessi dei cittadini.

Presidente, al di là della riduzione dell’aliquota massima sui redditi più elevati, quali vantaggi offre la riforma a tutti gli altri contribuenti?

Ne beneficeranno, innanzitutto, i lavoratori grazie ad un aumento delle deduzioni per le spese professionali. Ci sarà, inoltre, una tassazione più equa per le successioni e le donazioni, così come per il prelievo del capitale del secondo pilastro, oggi soggetto ad un’imposizione estremamente punitiva. Non da ultimo, con il ritorno al 100% del coefficiente cantonale d’imposta, senza questa revisione le imposte aumenterebbero per tutti del 3%.

Come cambieranno le deduzioni per le spese professionali e con quali benefici concreti per i lavoratori?

Va premesso che attualmente il Ticino è tra gli ultimi Cantoni per quel che riguarda l’ammontare di queste detrazioni. Da noi non si superano i 2’500 franchi, mentre in gran parte della Svizzera si riconosce una soglia di 4’000 franchi circa. A Svitto, ad esempio, si arriva sino al 20% del reddito conseguito. Con la riforma le deduzioni saranno aumentate in due tappe: da 2’500 a 3’000 franchi per l’anno fiscale 2024-2025, per passare a 3’500 franchi nel 2026. Quando l’aumento sarà a regime i dipendenti beneficeranno di mille franchi in più di detrazioni. Soldi che resteranno nelle loro tasche, contribuendo a migliorare la loro situazione economica e i bilanci familiari. Dunque, un sostegno concreto a difesa del reddito dei lavoratori in tempi di rincari generalizzati.

Anche con la tassazione del capitale di previdenza siamo fuori dalla media intercantonale?

In generale si può affermare che nessun Cantone torchia i pensionati come il Ticino sul prelievo del capitale del secondo pilastro. Un capitale non piovuto dal cielo, ma accumulato con anni di lavoro e di risparmi, che al momento della riscossione è soggetto ad aliquote troppo pesanti. Un’imposizione particolarmente pregiudizievole per chi dispone di un capitale medio o medio-alto, con una tassazione che non si discosta dall’esosità dell’imposta sul reddito. Sino a mezzo milione di franchi di capitale siamo concorrenziali rispetto alla media nazionale, oltre questo limite si scivola in fondo alla graduatoria federale. Perciò, molti contribuenti trasferiscono il proprio domicilio fiscale altrove, nei Grigioni, a Uri o a Svitto, ad esempio, quando si avvicina il momento di riscuotere il capitale previdenziale. Plafonando al 3% la tassazione sul prelievo, la riforma assicura un trattamento più equo e limita la differenza impositiva con gli altri Cantoni.

La revisione tocca pure le successioni e le donazioni per adeguarle ai cambiamenti sociodemografici. Quali ripercussioni ci saranno per le successioni aziendali con persone che non fanno parte della cerchia familiare dei titolari dell’impresa?

È un adeguamento improrogabile con un contenimento delle tasse di successione tra non parenti, che sono a dir poco penalizzanti, per allinearle alla media nazionale. Per le eredità in Ticino si applicano aliquote che possono arrivare sino al 41%, rispetto ad una media federale del 15% e con ben sette Cantoni che non richiedono alcuna imposta. Noi, invece, siamo tra i Cantoni con le aliquote più alte per le successioni al di fuori dell’ambito familiare. La modifica è importante per garantire la continuità e le successioni aziendali con soggetti che non fanno parte della famiglia. In Ticino abbiamo 8’400 aziende familiari che occupano 83mila persone e ogni anno centinaia di queste imprese rischiano di scomparire per la mancanza di eredi. Difatti, con le disposizioni attuali il passaggio aziendale ad eventuali subentranti al di fuori della famiglia è scoraggiato da un’imposizione
molto pesante, col rischio di perdere attività produttive, know-how e posti di lavoro.


Ridare slancio all’attrattività del Ticino

Intervista con Cristina Maderni, Vicepresidente della Cc-Ti

“La riduzione dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito è una modifica che si attende dal 1976, l’anno dell’ultima revisione – ricorda Cristina Maderni, Vicepresidente della Cc-Ti e Gran Consigliera del PLR. Se questo è un elemento centrale e improrogabile della riforma in votazione il 9 giugno, va anche sottolineato che essa offre dei vantaggi per le famiglie, i lavoratori, per i giovani, i pensionati e per la continuità aziendale. Inoltre, scongiurerà un aumento delle imposte per tutti”.

Perché è indispensabile la riduzione di questa aliquota, contro cui si concentra l’opposizione della sinistra che la ritiene solo un “regalo ai ricchi”?

Per la semplice ragione che il Ticino ha bisogno di contribuenti facoltosi. Senza il gettito fiscale da loro garantito ci sarebbero molte meno risorse per la socialità e per gli investimenti con il rischio di un aumento della pressione fiscale per tutti. Oggi un 3% di contribuenti paga il 40% circa del gettito fiscale delle persone fisiche, con aliquote che superano il 40%; i 767 globalisti registrati in Ticino nel 2022 hanno versato nelle casse di Comuni, Cantone e Confederazione 183,5 milioni di franchi. Non possiamo fare a meno di queste risorse, eppure rischiamo di perderle. Con un’aliquota d’imposta sul reddito così elevata è inevitabile che i grandi contribuenti pensino di trasferirsi laddove trovano una fiscalità più vantaggiosa. È altrettanto sicuro che i grandi manager e i dirigenti aziendali, quelli che decidono l’ubicazione delle imprese siano attenti alla fiscalità delle imprese come pure di sé stessi, e che oggi siano poco attratti dal Ticino.

Per i promotori del referendum con la riduzione dell’aliquota per gli alti redditi si continuano a favorire solo i residenti più benestanti.

Né i contribuenti più ricchi né le imprese in tutti questi anni hanno ricevuto favori di sorta. Lo dimostra lo studio della SUPSI, presentato qualche settimana fa, sul confronto intercantonale per le imposte dirette nel 2024. Ebbene, il Ticino si colloca al 22esimo posto per l’imposta sul reddito, con il 40,5% contro il 22,25% di Zugo che ha il prelievo più basso. Per l’imposta sull’utile siamo ancora oggi meno competitivi: 24esimo posto con il 23,9% rispetto al 13,5% di Zugo, mentre per l’imposta effettiva sull’utile siamo al 24esimo posto con il 19,3%, contro l’11,9% di Zugo. Molto più alta pure l’imposta sul capitale che colloca il nostro Cantone nella 22esima posizione con il 2,9%. Per chi li vuole capire sono dati allarmanti, pur considerando che dal 2025 l’aliquota cantonale per le persone giuridiche si ridurrà dall’8% al 5,5%. Molti Cantoni per attirare buoni contribuenti hanno alleggerito la pressione fiscale, noi, invece, siamo rimasti fermi col rischio di perderli o di non incoraggiarli a trasferirsi in Ticino. Con questa riforma non diventeremo un paradiso fiscale, si cerca semplicemente di riavvicinarci alla media nazionale della pressione tributaria.

Per la sinistra, però, non c’è una fuga di ricchi contribuenti. Cosa replica al riguardo?

A smentirla ci sono i dati forniti dal Consiglio di Stato: tra il 2016 e il 2022 ben 395 grandi contribuenti, con redditi o sostanze imponibili che vanno dai 500mila ai 5 milioni di franchi hanno trasferito il loro domicilio fiscale fuori Ticino. Negli stessi anni ne sono arrivati 190. Dunque, un saldo negativo di 205 grandi contribuenti e una perdita di circa 10 milioni di franchi all’anno di gettito fiscale.

Parlare di ridurre le aliquote per le persone fisiche, bloccate da 50 anni, da noi è un tabù inviolabile, come mai?

Penso si tratti soprattutto di una posizione ideologica, frutto di una visione classista della società poco realistica e per nulla pragmatica, rispetto un sistema fiscale che, peraltro, favorisce molto i redditi più bassi, penalizza quelli più elevati e con ben 40mila persone del tutto esentasse. La battaglia della sinistra contro la diminuzione dell’aliquota, rischia di ridurre tutto ad uno scontro sul fisco, quando in realtà c’è in gioco il grande problema di rilanciare i fattori di competitività e attrattività del nostro Cantone per garantire a tutti un futuro di benessere e sicurezza economica.

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