Tre grandi insidie per la nostra economia
Testo a cura di Alessio Del Grande
La carenza di personale specializzato, l’eccesso di regolamentazioni e la mancanza di grandi riforme sono le principali insidie per la nostra economia. Tre punti deboli che rischiano di compromettere la crescita futura. Oggi una delle maggiori preoccupazioni delle piccole e medie imprese svizzere è la difficoltà nel trovare manodopera qualificata. È quanto emerge da un recente studio del Credit Suisse sui fattori di successo per le PMI, che ha coinvolto 1900 aziende.
Più delle metà delle piccole e medie imprese che sarebbero pronte ad assumere fanno fatica a trovare candidati per i posti disponibili e circa un quarto di esse soffre di un’acuta carenza di lavoratori specializzati. Un problema che, secondo le stime dei ricercatori del CS, interessa 90mila PMI. La mancanza di profili adeguati alle necessità aziendali si avverte soprattutto per alcune competenze tecniche specialistiche e tra le funzioni direttive o di project management. A soffrire di più sono le imprese delle regioni della Svizzera orientale e centrale, mentre le PMI dei grandi agglomerati urbani hanno meno difficoltà nel reclutare il personale di cui hanno bisogno. Anche le PMI ticinesi e del Canton Ginevra risultano meno colpite dalla mancanza di specialisti, fatto questo che lo studio del CS spiega con la forte presenza di lavoratori frontalieri. La digitalizzazione dell’economia, che richiederà ancora più competenze professionali, l’invecchiamento della popolazione e il pensionamento della generazione dei baby boomer, sembrano destinati ad accentuare le difficoltà nel reperire manodopera qualificata. Se, in generale, le PMI danno un giudizio positivo sulla piazza economica svizzera, lamentano, però, un eccesso di regolamentazione. Problema questo già più volte evidenziato da altre ricerche e su cui le associazioni economiche insistono da tempo per i crescenti oneri amministrativi che ne derivano e i troppi vincoli imposti all’attività imprenditoriale.
Si rischia l’erosione della prosperità economica, occorrono grandi riforme.
Un altro inquietante segnale per un mercato del lavoro che stenta a stare al passo con le esigenze delle imprese nella ricerca di personale specializzato, è arrivato alla fine di agosto con la richiesta dei Cantoni di Basilea Città, Ginevra e Zurigo di aumentare i contingenti per i lavoratori provenienti da Paesi terzi, ossia extra UE, che erano stati ridotti dopo l’approvazione dell’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa. I contingenti per i permessi (B di dimora ed L di breve durata) fissati all’inizio dell’anno erano, difatti, già esauriti nel primo trimestre del 2017. Perciò, i tre Cantoni hanno chiesto a Berna di portare i contingenti almeno al livello fissato nel 2014, ossia mille permessi in più. Un’analoga richiesta era stata già avanzata dall’Unione svizzera degli imprenditori. “Primanostristi” e quanti altri vorrebbero chiudere del tutto le frontiere ai lavoratori stranieri avrebbero che di riflettere. Non meno preoccupante è l’allarme lanciato poche settimane fa da Eric Scheidegger, Responsabile della politica economica della Seco, secondo cui è dagli anni ‘90 che in Svizzera non si fanno grandi riforme. Per Scheidegger sarebbero necessarie più concorrenza sul mercato interno e più apertura nella politica agricola. Inoltre, sarebbe auspicabile, dal punto di vista economico, la privatizzazione della Posta e delle Ferrovie federali per evitare distorsioni nella concorrenza. Conseguenza di questo “vuoto” politico, ha avvertito, sarà la progressiva erosione della nostra prosperità economica.