No all’iniziativa per la disdetta degli accordi bilaterali
Il comunicato stampa della Cc-Ti, contraria all’iniziativa “sull’immigrazione moderata” in votazione il prossimo 27 settembre e che di fatto chiede la disdetta degli accordi bilaterali fra Svizzera e Unione europea (UE).
L’accettazione dell’iniziativa comporterebbe infatti questo effetto automatico in virtù della clausola ghigliottina. La Svizzera non può permettersi la caduta di tutti questi accordi di vitale importanza per la nostra economia, soprattutto in un periodo di incertezza come quello attuale.
Nonostante il titolo apparentemente inoffensivo (“Iniziativa per la limitazione”), il 27 settembre popolo e cantoni svizzeri si esprimeranno non solo sull’Accordo sulla libera circolazione delle persone ma sulla disdetta degli accordi bilaterali conclusi dalla Svizzera e dall’UE nel 1999. Infatti, la clausola ghigliottina prevista dall’articolo 25 capoverso 4 dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone recita: “I sette accordi (…) cessano di applicarsi dopo sei mesi dal ricevimento della notifica relativa al mancato rinnovo (…) o alla denuncia (…).”
Insieme alla libera circolazione cadrebbero quindi tutti gli accordi bilaterali conclusi nel 1999 con l’UE, ossia quelli sui trasporti terrestri, sul trasporto aereo, sul commercio di prodotti agricoli, sulla partecipazione al programma UE di ricerca, sull’abolizione degli ostacoli tecnici al commercio e sugli appalti pubblici. Sarebbe una conseguenza giuridica immediata, che non necessita di una disdetta da parte dell’UE, né di altri atti formali. Immaginare che un nuovo negoziato con l’UE sia facile, è un’illusione. L’esempio inglese lo dimostra, viste le difficoltà per trovare un accordo malgrado il grande peso specifico politico e commerciale britannico. Tra l’altro il Regno Unito cerca di ottenere una via bilaterale come quella che noi abbiamo e alla quale dovremmo rinunciare.
È evidente che gli accordi sono di vitale importanza per la nostra economia. Due studi commissionati dal Consiglio federale nel 2015 hanno valutato l’impatto economico di un’eventuale caduta di tali accordi, stimando che la nostra economia sull’arco di 20 anni subirebbe una contrazione di circa 500 miliardi di CHF, pari quindi a ca. un intero PIL annuo nazionale. Inoltre, non va dimenticato che vi sarebbero conseguenze pesanti anche per gli accordi bilaterali bis, quelli conclusi nel 2004. Essi non sono formalmente vincolati ad una clausola – ghigliottina, ma cadendo la libera circolazione delle persone verrebbe meno il pilastro di due accordi importanti come quelli di Schengen e Dublino. Con la caduta del primo vi sarebbe una chiusura delle frontiere con aumento dei tempi di attesa in dogana e con la rinuncia al secondo aumenterebbero considerevolmente le richieste di asilo in Svizzera.
Per non aggiungere una nuova crisi all’attuale crisi legata al COVID-19, occorre respingere l’iniziativa per la disdetta degli accordi bilaterali con l’UE.