Lo spirito vincente nel fare impresa
Internazionalizzazione delle imprese e Swissness sono le due facce di una stessa medaglia: la costante ricerca della qualità, su tutta la filiera produttiva, che ha reso famoso il “Made in Switzerland” nel mondo. Qualità, innovazione e passione imprenditoriale connotano il “successo svizzero di fare impresa”, a cui sarà dedicata la Giornata dell’export, organizzata dalla Cc-Ti, il 26 aprile al Grand Hotel Villa Castagnola di Lugano.
La Swissness è qualcosa che va ben al di là della legge sulla protezione del marchio elvetico, entrata in vigore nel 2017. È una filosofia aziendale che tende al miglioramento continuo, grazie ad un’attitudine mentale improntata all’apertura, allo scambio di competenze ed esperienze e, per questo, dotata di una spiccata sensibilità per le mutevoli esigenze del mercato. È il sapere combinare l’efficacia con l’efficienza, “per fare le cose giuste e farle bene”, come insegnava l’economista Peter Drucker.
Una dimensione del saper fare che con la “Swissness delle menti” investe anche la cultura, la sensibilità e la genialità artistica, di cui è un brillante esempio la fama internazionale di Daniele Finzi Pasca, ospite d’eccezione di questa Giornata dell’export.
Un artista che con la sua compagnia teatrale ha saputo coniugare creatività e imprenditorialità, portando sul palcoscenico del mondo l’estro svizzero. Anche nel campo culturale c’è, dunque, quell’ethos imprenditoriale che ha fatto dello “Swiss made” il sinonimo mondiale di affidabilità, precisione e qualità, che ha portato il nostro Paese ai vertici delle classifiche dell’innovazione e della competitività. Una visione particolare del fare impresa che affonda le sue radici nella storia stessa della Svizzera che, priva di materie prime, ha trovato nella materia grigia, nell’infaticabile sforzo competitivo degli imprenditori, nel loro profondo legame col territorio e con i propri collaboratori, la sua più preziosa risorsa naturale. In un piccolo Paese che vanta una massiccia presenza di multinazionali e un fitto tessuto di PMI, qualità e innovazione nascono spesso dall’ibridazione tra l’industria avanzata e minuscole aziende che hanno conservato quel “saper creare” delle vecchie imprese artigianali, ottenendo così una flessibilità che riesce a calibrarsi con dinamismo sui repentini cambiamenti del mercato. È questa “svizzeritudine” che fa anche da propellente all’internazionalizzazione delle imprese ticinesi e alle loro esportazioni. Ciò ha permesso, negli ultimi anni, al nostro sistema produttivo di reagire tempestivamente alle crisi che riducevano margini di guadagno e quote di mercato, assicurandosi quella qualità che oggi lo ha portato a risultati superiori alla media nazionale e persino a quelli di altri Paesi.
Il Ticino per la sua collocazione geografica di cerniera tra Sud e Nord Europa, per i suoi centri di ricerca di eccellenza mondiale, per l’industria di punta e un 42% di PMI che sono anche aziende esportatrici, ha un’inclinazione naturale verso l’internazionalizzazione della sua economia.
Una vocazione su cui si concentra l’impegno della Cc-Ti che, in collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), sostiene le aziende nella ricerca di nuovi mercati e di nuovi modelli di business. Con gli eventi Paese e le missioni economiche all’estero per far conoscere alle imprese nuovi sbocchi per le esportazioni, con consulenze e percorsi formativi mirati per affrontare anche mercati poco conosciuti. L’export ticinese è in ripresa, con volumi che superano il dato ufficiale dei 6,3 miliardi di franchi all’anno, poiché molte industrie non esportano direttamente, ma da “terzisti” forniscono componenti per prodotti che vengono poi esportati dalle imprese di oltre Gottardo. Le aziende sotto la pressione del franco forte e della recessione che ha investito l’Italia, principale partner commerciale sino a pochi anni fa, hanno saputo diversificare i mercati di riferimento. Se nel 2006 il 22% dell’export era destinato all’Italia, nel 2016 si è scesi al 17%. Oggi il flusso di merci e servizi verso gli altri Paesi europei è salito al 39%, con gli USA ha toccato il 22% e il 16% con l’Asia. Come ricorda Valentina Rossi, Responsabile del Servizio export della Cc-Ti, “la diversificazione dei mercati significa anche più opportunità di business e una nuova crescita imprenditoriale”.