La Svizzera apprezzata ovunqUE

UE: partner fondamentale per il nostro Paese

Piaccia o no, è incontestabile che l’Unione Europea (UE) sia il primo partner commerciale della Svizzera. Illusorio pensare che un mercato così grande possa essere sostituito estendendo le quote di altri paesi. Possono esservi variazione di qualche punto percentuale, ma la sostanza resta la stessa: non si può prescindere dall’UE. Questo non significa ovviamente avallare o accettare tutto quanto reca la bandiera blu con le dodici stelle, perché sappiamo bene che l’UE presenta diversi punti critici anche a livello istituzionale. Tuttavia, è assolutamente logico preoccuparsi delle relazioni con un partner di tale rilevanza. Soprattutto quando le attuali basi contrattuali, ossia gli Accordi bilaterali, iniziano a mostrare qualche limite, dovuto anche al passare del tempo. Per questo motivo, lo scorso 8 marzo 2024, il Consiglio federale ha approvato il mandato negoziale con l’Unione Europea (UE) nella sua forma definitiva in vista di nuove trattative. Il mandato adottato tiene conto dei risultati delle consultazioni delle Commissioni della politica estera (CPE) e delle altre commissioni interessate del Parlamento oltre che dei Cantoni, e considera i pareri espressi dalle parti sociali e dai rappresentanti dell’economia.
Il 18 marzo 2024 la Presidente della Confederazione Viola Amherd e la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno ufficialmente aperto i negoziati tra la Svizzera e l’UE.
L’approccio “a pacchetto” presentato dal Consiglio federale per i nuovi negoziati è stato accolto sostanzialmente in modo positivo.

Questo permette di avere un approccio commisurato alle esigenze dei vari temi in discussione. Il testo integrale del mandato negoziale definitivo è scaricabile dal sito ella Confederazione al seguente  link: www.newsd.admin.ch/newsd/message/attachments/86560.pdf.

L’agenda è ricca e molto impegnativa, perché spazia su molti temi. Si passa dalla questione dell’energia, alla sicurezza alimentare e alla sanità, passando per i programmi di ricerca e innovazione, senza dimenticare le questioni istituzionali e le modalità di un dialogo politico a livello ministeriale. Ruolo importante lo avrà anche la libera circolazione delle persone in generale, con le questioni specifiche dell’immigrazione, della protezione dei salari e del programma EURES, così i permessi di domicilio di lunga durata. Oggetto di negoziato saranno anche l’applicazione di misure transfrontaliere contro il dumping salariale e sociale, così come altri accordi esistenti riguardanti il mercato interno (trasporti aerei e terrestri, commercio di prodotti agricoli). Non poteva mancare l’elemento degli aiuti di Stato e nemmeno quello del contributo svizzero per la coesione europea. Infine, da segnalare anche un punto concernente i sistemi di informazione e, last but not least, il dialogo sulla regolamentazione dei mercati finanziari.

Sui vari temi, il Consiglio federale ha accolto specificamente le seguenti raccomandazioni espresse nella procedura di consultazione:

  1. Energia elettrica: per quanto riguarda l’apertura del mercato, il Consiglio federale intende garantire alle consumatrici e ai consumatori la possibilità di restare nel regime dell’approvvigionamento di base, previsto come scelta «standard» con prezzi regolamentati. Questa possibilità di scelta, incluso il diritto di rientrare nel regime dell’approvvigionamento di base (servizio pubblico), viene rafforzata. Il Consiglio federale mira inoltre a proteggere i principali aiuti di Stato attuali, segnatamente nel campo della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
  2. Accordo sui trasporti terrestri: parallelamente all’apertura controllata del trasporto internazionale di passeggeri per ferrovia, il Consiglio federale punta a preservare il modello di cooperazione e la prerogativa della Svizzera di assegnare le tracce sul proprio territorio. L’apertura controllata del mercato del trasporto ferroviario internazionale non deve influire sulla qualità dei trasporti pubblici in Svizzera.
  3. Accordo sui prodotti agricoli: si precisa che le tariffe doganali sono mantenute, compresi i contingenti tariffari e le modalità di gestione di questi ultimi. La sovranità della Svizzera nel campo della politica agricola non sarà intaccata.
  4. Immigrazione: l’obiettivo di un’immigrazione orientata al mercato del lavoro viene rafforzato, così come la formulazione concernente il diritto di soggiorno, allo scopo di proteggere meglio il sistema sociale svizzero.
  5. Protezione dei salari: si riafferma l’obiettivo di garantire le condizioni salariali e lavorative preservando l’attuale livello di protezione nel lungo termine. Viene precisata l’eccezione relativa alla cauzione: si mira a ottenere un effetto paragonabile a quello del sistema di cauzione attuale. Si cercherà, inoltre, una soluzione per quanto riguarda le spese. L’obiettivo è garantire la parità dei diritti, tenuto conto del livello dei prezzi in Svizzera.
  6. Elementi istituzionali: per quanto riguarda la partecipazione della Svizzera al mercato unico dell’UE, il Consiglio federale intende garantire che, nel caso in cui la Svizzera si rifiuti di adottare una specifica modifica del diritto europeo, le misure di compensazione siano possibili solo a seguito di una decisione del tribunale arbitrale relativa anche alla questione della proporzionalità.
  7. Accordo di libero scambio: l’Accordo del 1972 non fa parte del pacchetto e non rientra dunque nel quadro dei negoziati.

Prossime tappe

I vari elementi del pacchetto saranno affrontati contemporaneamente sotto la direzione generale del capo negoziatore Patric Franzen, Segretario di Stato supplente del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Ogni elemento del pacchetto sarà specificamente negoziato in tandem dal capo negoziatore e dal negoziatore specialista in materia, rappresentante del dipartimento competente. Un gruppo di lavoro interdipartimentale guidato dal segretario di Stato del DFAE Alexandre Fasel coordinerà i lavori svolti in Svizzera con quelli portati avanti in ambito negoziale. In caso di conclusione positiva dei negoziati si porrà la questione del referendum obbligatorio o facoltativo per il pacchetto negoziale.