La soluzione non è fermare l’attività di tutte le aziende: l’economia siamo tutti noi
Comunicato stampa congiunto a firma di Cc-Ti, ABT, AITI, SSIC-TI e UAE
Premesso che la tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori rappresenta un obiettivo primario ed indiscusso, le associazioni economiche ticinesi si oppongono fermamente ad una chiusura generalizzata delle attività lavorative come proposto dal sindacato UNIA.
In primis, non è sul posto di lavoro che avvengono principalmente i contagi, anzi. Secondariamente una chiusura generalizzata creerebbe un danno economico enorme, con pesanti conseguenze anche sugli anni a venire.
Le associazioni firmatarie del presente comunicato ribadiscono che la gestione della crisi sanitaria rappresenta una priorità della nostra politica e che la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori rimane un obiettivo fondamentale da perseguire.
Proprio per questa ragione negli ambienti di lavoro sono state introdotte chiare regole di tutela comportamentali atte a evitare i contagi. Si pensi ai piani puntuali di protezione differenziati per settore, alle dettagliate raccomandazioni della Seco per i datori di lavoro nelle quali si fissano e si ribadiscono direttive quali, ad esempio, l’obbligo della mascherina, le distanze, l’installazione di divisori tra le postazioni, l’invito a ricorrere al telelavoro, ecc..
Grazie a queste norme oggi sappiamo che non è sul posto di lavoro che avvengono principalmente i contagi.
Ne consegue che, laddove esistono chiare ed efficaci regole, non è opportuno introdurre divieti generalizzati di attività.
Tali divieti, come indicato, non otterrebbero infatti comunque l’obiettivo dichiarato e, per contro, causerebbero pesanti e preoccupanti effetti collaterali alla nostra economia e ai posti di lavoro.
Inoltre, nonostante le parziali e settoriali misure di chiusura ormai già in vigore da settimane, non si notano purtroppo effetti rilevanti sulla curva dei contagi.
Ciò permette perlomeno di sollevare dubbi sull’efficacia di tali misure.
Per queste ragioni le associazioni firmatarie del presente comunicato ritengono sproporzionato introdurre un lock down per tutte le attività cosiddette “non indispensabili”.
Anche perché non si ravvisa un chiaro criterio per stabilire quando un’attività non sarebbe indispensabile. Per ogni lavoratore e lavoratrice, come per ogni imprenditore, la propria attività è certamente indispensabile. Ogni posto di lavoro, ogni azienda sul nostro territorio, contribuisce infatti a creare e mantenere, in silenzio ma molto concretamente, quel benessere al quale siamo abituati. Nemmeno nella primavera dello scorso anno, durante la prima ondata, la Svizzera ha optato per un lock down generalizzato e totale; anche attualmente paesi come la Germania o l’Inghilterra permettono lo svolgersi di numerose attività professionali.