Iniziativa sulla biodiversità: intenti lodevoli, mezzi sbagliati

Per l’ennesima volta ci troviamo a dover votare su un’iniziativa molto estrema, camuffata dietro un obiettivo che di per sé è condiviso da tutti. La biodiversità è un capitale naturale per l’economia e va quindi tutelata, ma non attraverso divieti e imposizioni che di fatto limiterebbero in maniera sconsiderata le attività umane. Una protezione efficace della biodiversità implica la conciliazione dei vari interessi cercando l’equilibrio tra le attività economiche e sociali, la produzione agricola nonché la conservazione delle risorse e dei paesaggi. Limitandosi a penalizzare le attività economiche, la proprietà privata e le libertà personali questo scopo non può essere raggiunto.

L’economia sostiene in modo convinto il coordinamento mondiale degli obiettivi e delle misure in materia di biodiversità e quindi l’applicazione della Convenzione internazionale sulla biodiversità ecologica. Tutelare la ricchezza della biodiversità è nell’interesse di tutte le cittadine e di tutti i cittadini e ha innegabilmente anche importanti risvolti economici, Tuttavia, questa tutela deve essere armonizzata con il contesto generale, senza penalizzare in maniera eccessiva altri elementi che contribuiscono a far funzionare il sistema e che quindi sostengono a loro volta il mantenimento della biodiversità.

Nello specifico l’iniziativa vuole limitare gli spazi a disposizione di cittadine e cittadini per promuovere la biodiversità, chiedendo al contempo maggiori mezzi per finanziare quest’ultima. Avantutto è difficile capire come si possa disporre di più mezzi finanziari tagliando le possibilità di esercitare attività economiche in senso lato (comprese quelle culturali, sportive, ecc.), che, è bene ricordarlo, costituiscono la base per la creazione della ricchezza da distribuire affinché si possano svolgere altri compiti. Compresa la protezione della biodiversità.

Inoltre, bloccando di fatto interi paesaggi, località, luoghi storici e monumenti culturali, limitando l’uso delle superfici e del patrimonio edilizio anche al di fuori degli oggetti da proteggere e convertendo ancora maggiori superfici per la promozione della biodiversità ci si muove chiaramente nella direzione di un’esagerata e inaccettabile limitazione anche della proprietà privata. Caposaldo della nostra Costituzione federale, limitabile solo in casi molto eccezionali, questo principio è già stato duramente intaccato dalla sciagurata modifica della Legge federale sulla pianificazione territoriale. Non è il caso di prevedere ulteriori paletti che svuoterebbero ulteriormente il valore di questo principio fondamentale per il nostro Stato di diritto.

Inoltre, una limitazione sproporzionata degli spazi utilizzabili come vuole l’iniziativa, avrebbe conseguenze pesanti anche sull’approvvigionamento energetico, perché bloccherebbe di fatto progetti dedicati alle energie rinnovabili e quindi alla tanto decantata sostenibilità. Un effetto paradossale che sarebbe in contrasto con gli obiettivi della Svizzera di attuare la transizione energetica, aumentando la dipendenza dall’estero e i costi dell’energia a carico di cittadine e cittadini.

Senza dimenticare che l’iniziativa non si riferisce solo alle superfici e alle strutture fuori dalle zone edificabili, per cui sarebbero toccate anche le aree di insediamento. In primis le aziende industriali e artigianali e i proprietari immobiliari. La necessità di inasprire le norme edilizie limiterebbe l’esercizio della proprietà privata in maniera inaccettabile e ne aumenterebbe considerevolmente i costi, con procedure di autorizzazione ancora più macchinose e costose. Dando poi la competenza all’autorità federale e non più ai cantoni, di fatto si cancellerebbe la possibilità di trovare soluzioni flessibili e adatte alla realtà locale e si aprirebbe la via a un esproprio di Stato senza indennizzo. Senza dimenticare poi l’impatto sull’edilizia dedicata al turismo, già oggi confrontata a regole severe e che si troverebbe di fatto ulteriormente limitata nello sviluppo di strutture adeguate. E, non è necessario sottolinearlo in modo particolare perché di meridiana evidenza, gli effetti nefasti sull’agricoltura e sull’economia forestale e del legno metterebbero in ginocchio molti operatori. Aumentando anche qui la nostra dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di alimentari e del legno quale materia prima per edilizia e riscaldamento.

Limitazioni e costi aggiuntivi che ricadrebbero inevitabilmente su tutta la popolazione, visto che l’iniziativa comporterebbe una spesa maggiore per la Confederazione di oltre 400 milioni di franchi. Certo, la biodiversità ha un valore inestimabile, ma non viene tutelata meglio sprecando il denaro dei contribuenti e impedendo loro di produrre mezzi finanziari essenziali anche per la protezione della biodiversità.

L’iniziativa sulla biodiversità va quindi respinta con un chiaro NO.