Il fiume della digitalizzazione scorre vigoroso e libero in Svizzera
Il tema della digitalizzazione e come esso cambierà il nostro futuro prossimo, è oramai divenuto moneta corrente nelle discussioni e molte sono le ipotesi su come questa rivoluzione avrà un impatto sul nostro modo di vivere e fare impresa. Non solo l’economia privata si è attivata per trarre i maggiori vantaggi da questo cambio di paradigma, ma che anche il Governo federale ha studiato il fenomeno ed ha rilasciato, lo scorso 11 gennaio 2017, un rapporto sulle condizioni quadro affinché l’economia digitale possa prosperare nel nostro Paese (rapporto che potete trovare al seguente link). Il Consiglio Federale ha preso posizione, esordendo che al momento non sono necessarie nuove leggi per regolamentare il settore e che si deve continuare sulla via della ottimizzazione delle condizioni quadro. Ha proposto inoltre qualche adeguamento puntuale, ad esempio precisando alcuni aspetti del diritto di locazione per quanto riguarda i portali specializzati in pernottamenti e fare un esame della legislazione in materia di digitalizzazione per capire se sussistano degli ostacoli normativi ad essa. La via tracciata dal Governo è ragionevole, ci piace però guardare ancora più in là del recente passato e ci azzardiamo a fare un’ipotesi su quali potrebbero essere, in un futuro prossimo, gli aspetti importanti da considerare in questo campo.
Il Consiglio Federale ha preso posizione, esordendo che al momento non sono necessarie nuove leggi per regolamentare il settore e che si deve continuare sulla via della ottimizzazione delle condizioni quadro.
Crediamo che il tema dell’intelligenza artificiale e come trattare questa nuova forma di persona sarà molto di attualità. Se di persona si tratta! I robot, in soldoni, dovranno pagare le imposte oppure no?
Prima di tutto dovremo definire quando un computer o una macchina diventi un robot e quindi una “persona”. Abbiamo deciso di riportare due tesi sul tema, la prima è quella di Xavier Oberson, Avvocato e Professore all’Università di Ginevra mentre la seconda è di Marco Salvi, Senior Fellow presso Avenir Suisse.
Secondo Xavier Oberson, dal momento che un robot potrà rimpiazzare un lavoratore, allora non si tratterà più di una semplice (per modo di dire) macchina, ma di un robot appunto. E da questa definizione scaturiscono poi interessatissime riflessioni sul costrutto di personalità giuridica e addirittura di una persona giuridica “virtuale”. Insomma, potrà darsi che in un futuro, magari non vicinissimo, molti posti di lavoro potranno essere rimpiazzati dai robot, con perdite ingenti per quanto riguarda (tra le altre cose) le assicurazioni sociali, riflette l’Avvocato e Professore. A questo punto quando arriverà il caso emblematico agli occhi dell’opinione pubblica in cui un’azienda rinuncerà a molti posti di lavoro in favore della nuova forza lavoro, non ci si potrà più esimere dal dibattito. E a quel punto si dovrà anche discutere della possibilità o meno di tassare dei robot. Quelli elencati sono solo alcuni spunti sul tema, per chi fosse interessato ad approfondirlo segnaliamo un’interessante intervista sul portale online di Le Temps. Ma questa è solo una faccia della medaglia, ci sono anche una vasta gamma di argomenti di ordine teorico e pratico per non prendere in considerazione questa proposta, e schierarsi contro una possibile tassazione dei robot. A questo proposito si veda il contributo di Avenir Suisse a pagina 11.
Come Cc-Ti una cosa ci preme sottolineare: è importante anticipare i tempi e lanciare il dibattito sul tema adesso, la nostra opinione è che le soluzioni in questo nuovo ambito vanno cercate altrove rispetto alla tesi del Professor Oberson, favorendo un approccio al tema più globale anche sulla fiscalità.
Abbiamo parlato poc’anzi dello scenario di sostituzione dei lavoratori e ci preme approfondire la questione. Non crediamo che questo sviluppo delle macchine sia da guardare con sospetto, come anche sottolineato nell’editoriale del Direttore (p. 4-5) e nell’articolo di economieusuisse a pagina 10: siamo consapevoli e non neghiamo che alcuni lavori spariranno e che probabilmente, alla fine, il saldo totale giocherà leggermente in sfavore dell’uomo. Ma siamo convinti che guadagneremo anche tanto da questa sostituzione, prima di tutto molti lavori alienanti, ripetitivi e/o pesanti potranno sparire in favore di lavori più di concetto, creativi ed interessanti. Potremo anche guadagnare una standardizzazione delle prestazioni, che potrebbero essere molto utili ad assicurare sempre almeno un certo livello di risultato, cosa non da poco se si pensa ad esempio al vasto, complesso e delicatissimo ambito medico. Chiaramente per questa transizione sarà fondamentale il ruolo della formazione, servirà un sempre più costante scambio con il modo del lavoro per fare in modo che, dalla formazione duale sino alla formazione accademica, ci sia un vero legame con quanto accade nel mondo reale. Inoltre la formazione stessa dovrà puntare su un sapere diverso, focalizzandosi esplicitamente su nuove competenze, come ben delineato alla fine dell’articolo di Alessio del Grande proposto a pagina 8-9.
È importante anticipare i tempi e lanciare il dibattito sul tema adesso, la nostra opinione è che le soluzioni in questo nuovo ambito vanno cercate altrove rispetto alla tesi del Professor Oberson, favorendo un approccio al tema più globale anche sulla fiscalità.
Nel sopracitato rapporto del Consiglio Federale viene anche esplicitamente commissionata un’analisi approfondita delle sfide che dovrà affrontare il settore formativo (dalla formazione professionale sino alle scuole universitarie svizzere), alfine di stabilire se i modelli formativi attuali e soprattutto futuri saranno in grado di preparare adeguatamente le nuove leve. Un altro punto che il Consiglio Federale intende analizzare, e che riteniamo centrale per padroneggiare al meglio la sfida digitale, è la coordinazione e la collaborazione tra istituti scolastici e mondo del lavoro. Diventerà sempre più critico per il successo il sapere scambiarsi efficacemente le informazioni e creare sinergie che hanno un senso. In quest’ottica la sfida della digitalizzazione mette una pressione ancora maggiore alla complessità del gestire e coordinare le attività, ma sarà sempre più un fattore centrale per il buon esito dei progetti.
E non solo collaborazione tra strutture, ma anche tra infrastrutture. Esse devono e dovranno rimanere moderne e performanti, con un legame tra di loro e possibilmente anche con uno sbocco all’estero che ci ricorda, se mai ce ne fosse bisogno, quanto sia importante (se non vitale) in taluni ambiti, l’importanza della collaborazione transnazionale. Questo vale per i mezzi di trasposto e le vie di transito, esempio che subito viene alla mente, ma vale anche per l’approvvigionamento dell’energia, per le nuove regole e standard internazionali in ambiti sovranazionali come il clima e Internet.
Come Camera di commercio, industria, artigianato e servizi del Cantone Ticino ribadiamo che la nostra posizione sul tema della digitalizzazione rimane quella del no a nuove regole, adesso, in questo campo: si rischierebbe fortemente di condizionare un processo in divenire che non si sa ancora veramente come mostrerà i suoi punti di forza.
D’altro canto siamo pragmatici e possiamo dire di sì a nuove regole, solo se serviranno ad uniformare le regole nel settore online e il settore tradizionale. Non ci piace la concorrenza “sleale”, e cerchiamo, da sempre, di far giocare tutti i giocatori secondo regole uguali e precise: che vinca poi il migliore. Inoltre, nel caso di nuove regole per il modo digitale sarà imperativo abrogare alcune delle vecchie non più necessarie. Insomma, tante sfide per un tema vastissimo e che sta mostrando solo adesso alcune delle sue peculiarità.