Controlli sì, ma…
L’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino, Presidente FTAF e candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio
Della burocrazia e del suo potenziale asfissiante per l’economia si parla spesso, ma taluni sembrano considerarlo un concetto vuoto e puramente teorico. eppure il delirio di regolamentazioni e di controlli a tappeto su ogni attività aziendale è una realtà ben presente. A scanso di equivoci, i controlli ci stanno, ci mancherebbe altro e non avendo nulla da nascondere ben vengano gli strumenti utili a stanare i comportamenti fraudolenti. Ma questo non deve comportare che di fatto si impedisca alle aziende di svolgere il loro lavoro, che, è bene ricordarlo, è finalizzato alla creazione della ricchezza che molti sono abili soprattutto a distribuire. Ritengo quindi più che fondata l’esigenza di giungere alla creazione di uno sportello unico o quantomeno a un coordinamento preciso di tutti i controlli. Si tratterebbe non solo di una scelta di equilibrio ma anche e soprattutto di efficienza dell’attività statale. Avs, iva, verifiche fiscali generali, imposta alla fonte, ispettorato del lavoro, ufficio dell’igiene, commissioni paritetiche, tra non molto i controlli sulle possibili disparità salariali tra uomo e donna e chi più ne ha più ne metta. Un corollario di interventi degni di ben altri sistemi politici molto diversi dal modello elvetico e che sembrano non bastare mai. Certamente necessari ma con parecchi effetti negativi se slegati fra loro, sia per gli ostacoli posti alle aziende sia per il poco razionale utilizzo dei mezzi pubblici.
Ma è così difficile coordinare tutte queste attività? Secondo me no. Nel settore privato vi sono casi illuminanti di diverse certificazioni rilasciate da un unico ente che rappresenta tutti e che può applicare i diversi metri di valutazione per ogni certificazione attribuita. È ovvio che i molteplici controlli esistenti rispondono a basi legali diverse e quindi partono da presupposti differenti, con competenze sparpagliate fra Confederazione e Cantoni. Ma lo scopo finale è quello della verifica del rispetto di regole che sono fondamentalmente note a tutti (legge sul lavoro, assicurazioni sociali ecc.), spesso strettamente legate tra loro, per cui un coordinamento dovrebbe essere possibile, anche in termini di scambio di dati fra i diversi uffici dell’amministrazione. La sacrosanta protezione dei dati non sarebbe rimessa in discussione, visto che si tratterebbe in fin dei conti di portare le unità amministrative a una condivisione delle informazioni di base per operare in maniera coordinata.
Con un po’ di buona volontà e malgrado la necessità di prestare attenzione a talune regole non derogabili quando si tratta di protezione della personalità, la cosa sarebbe fattibile. Non voglio pensare che il sistema dei controlli sia gonfiato artificialmente per alimentare una burocrazia che forse fa comodo ad alcuni. Preferisco pensare che sia il frutto di un contesto sempre più complesso, nel quale ogni tanto si perde la visione d’insieme. Per questo, fermarsi ogni tanto a riflettere può essere utile.