Le aziende che formano apprendisti investono nel futuro

L’Associazione della rete di aziende formatrici del Canton Ticino (ARAF) – di cui la Cc-Ti detiene la Presidenza – lancia la sua campagna di collocamento in apprendistato degli impiegati di commercio per l’anno scolastico 2021-2022.

In Ticino e nel settore del commercio, sempre meno aziende mettono a disposizione posti di tirocinio. Questa è la realtà con la quale si confrontano famiglie e datori di lavoro in queste settimane, situazione resa ancora più difficile dalla crisi economica portata dalla pandemia. Esiste però uno spiraglio, una rete che sostiene le aziende con potenzialità di formazione a portare avanti il percorso professionale dell’apprendista. Con l’obiettivo di sensibilizzare le aziende ad investire di più nella formazione l’Associazione della rete di aziende formatrici del Canton Ticino (ARAF) lancia proprio in questi giorni la sua campagna di collocamento in apprendistato degli impiegati di commercio per l’anno scolastico 2021-2022.

Assicurare una formazione adeguata è diventato oggi un compito sempre più impegnativo e oneroso, soprattutto per le piccole e medie imprese che dispongono di poco personale. Oltre a formarlo sul posto di lavoro, occorre seguirlo nella pianificazione della formazione, nella valutazione del raggiungimento degli obiettivi, come pure nei lavori da svolgere per i corsi interaziendali. Senza, tuttavia, considerare il lavoro necessario per il reclutamento e, una volta assunto, la gestione amministrativa e dei contatti regolari con tutte le parti coinvolte (scuola, associazione di categoria, genitori e Divisione della formazione professionale), sino alla preparazione degli esami finali. Per assolvere a tutti questi compiti è stata creata nel 2007 ARAF Ticino, un’associazione no-profit di aziende che ha – grazie all’offerta di servizi esterni all’azienda e possibilmente per un periodo transitorio che porti all’indipendenza nell’assunzione di apprendisti – lo scopo di promuovere l’apprendistato prevalentemente commerciale in Ticino sgravando le aziende da tutti gli oneri previsti dal percorso formativo.

Promossa e sostenuta dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), dalla Società degli impiegati del commercio sezione Ticino (SIC), da AITI e dal Cantone, ARAF Ticino affianca le aziende nell’assicurare una formazione professionale in rete, concetto quest’ultimo che è anche il fulcro di questa iniziativa che punta alla qualità, sia della formazione sia dei tirocinanti. In pratica, due o più aziende si uniscono per formare i loro apprendisti, sfruttando le risorse comuni. La rete ottimizza così il carico lavorativo necessario per ogni azienda formatrice. ARAF Ticino funge da coordinatore della rete: accompagna e sostiene le aziende occupandosi della supervisione degli apprendisti. Con questo modello formativo, anche le aziende che non dispongono di maestri di tirocinio possono partecipare alla formazione professionale di base. Al momento fanno parte della rete di ARAF 47 aziende.

Il sistema duale svizzero costituisce un esempio di eccellenza assoluto, integrando teoria e applicazione pratica, va quindi valorizzato.

Roberto Klaus, Presidente ARAF e Direttore della Scuola Manageriale della Cc-Ti

Sabrina Guidotti, Direttrice della Società degli impiegati di commercio Ticino (SIC) e ideatrice di ARAF: «Da tempo in Ticino si sta lavorando a misure che vadano a sostenere l’offerta di posti di tirocinio nel commercio, quella proposta da ARAF è una grossa opportunità, soprattutto per quelle aziende che non se la sentono o non hanno la possibilità di far crescere un apprendista. Questa risorsa innovativa è però ancora poco sfruttata dalle imprese. È quindi fondamentale sensibilizzare le aziende ad investire di più nella formazione professionale perché riguarda tutti ed è utile alla società. È importante sottolineare che la formazione apre le porte del mercato del lavoro ai giovani, porta vantaggi al sistema produttivo e contribuisce a dare vitalità e solidità economica al Paese, creando nel contempo un valore aggiunto per l’economia pubblica e privata». «L’apprendistato di commercio è inoltre il più scelto dai giovani ticinesi ai quali si sommano i giovani che frequentano le Scuole medie di commercio (SMC) e la Scuola cantonale di commercio (SCC). L’evoluzione degli ultimi 15 anni dimostra che il numero di giovani inseriti nelle diverse filiere di formazione professionale commerciale di base è aumentato notevolmente, ma soprattutto dimostra che vi è un importante passaggio di allievi dai curricula duali (in azienda) a quelli a tempo pieno (SMC e SCC). Questa “scolarizzazione” della formazione commerciale in Ticino è in contrasto con la politica nazionale che privilegia senza esitazioni la formazione duale (in azienda) quale via maestra per la formazione professionale di base: un terzo dei giovani che entrano nella formazione SMC dichiara di essersi indirizzato verso la formazione a tempo pieno non avendo trovato un posto di tirocinio nel settore del commercio. Oltre a questi, il 16% dei giovani che entrano in apprendistato l’anno precedente non era inserito in nessuna formazione; probabilmente poiché non aveva trovato un posto di apprendistato. Nel nostro Cantone è quindi necessario riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta nel settore per garantire un futuro di qualità ai nostri giovani e alla nostra economia. Investire nella formazione diventa un atto di responsabilità per le aziende verso tutto il sistema».

Roberto Klaus, Presidente ARAF e Direttore della Scuola manageriale della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti): «L’esperienza di questi anni ha insegnato che vi è un eccellente livello qualitativo nei progetti di apprendistato, con un taglio pratico, fatto su misura per le esigenze degli imprenditori, che non molti altri paese nemmeno hanno. Il sistema duale svizzero costituisce un esempio di eccellenza assoluto, integrando teoria e applicazione pratica, va quindi valorizzato. Per raggiungere questo obiettivo le aziende vanno sostenute, ed è qui che si inserisce ARAF con la sua rete di aziende che possano collaborare e sostenersi reciprocamente. Molte aziende non possono creare una soluzione formativa puramente interna. Le difficoltà maggiori sono legate alle sfide che un’azienda deve affrontare quotidianamente pressata da richieste dei clienti, rischi nella gestione dei fornitori, compiti amministrativi e altri impegni con vari stakeholder. La scelta delle priorità è complessa ed è sentita la  responsabilità di occuparsi di un progetto formative solo se si è in grado di assicurare la qualità dell’accompagnamento e la continuità del rapporto professionale. Le aziende che formano apprendisti investono nel futuro, permettono ai giovani  di accedere al mondo del lavoro e assicurano a loro stesse e al proprio settore professionale un bacino di nuove leve già professionalizzate».

Emanuele Severoni, Vicepresidente ARAF e Direttore Palo Alto SA: «Siamo specializzati e attenti all’innovazione nella gestione globale e nel management dei documenti. La nostra forza sono i collaboratori qualificati, che ci permettono di affrontare con efficienza le molteplici sfide del futuro. Riteniamo fondamentale formare giovani leve per poter disporre di personale qualificato. Dal 2007 aderendo ad ARAF Ticino formiamo apprendisti impiegati di commercio. Apprezziamo la presenza di un’istituzione guida che assicura la qualità della formazione nella sua globalità e sul posto di lavoro, che segue l’apprendista dal punto di vista scolastico. Ad oggi la nostra esperienza di azienda formatrice è molto positiva. Siamo orgogliosi di poter partecipare allo sviluppo professionale dei giovani nel nostro Cantone. Formare apprendisti è un segno tangibile di responsabilità. Affinché anche in futuro le aziende possano disporre a tutti i livelli di professionisti qualificati, è necessario investire oggi nella formazione professionale di base. Non dimentichiamo che le persone in formazione oggi saranno i professionisti di domani. Le persone in formazione inoltre conoscono le nuove mode, portano nuove idee e una boccata d’aria fresca in una routine ormai consolidata. La loro ricettività è un ausilio per anticipare le esigenze dei clienti, il loro entusiasmo permette di affrontare nuove sfide».

Stefano Malingamba, Direttore Autolinee Bleniesi SA: «La nostra è una piccola realtà, soprattutto operativa. L’aiuto di ARAF per noi è stato fondamentale, era impensabile poter svolgere questo compito da soli. Grazie al loro sostegno formiamo apprendisti da più di vent’anni. È importante capire che assumere un apprendista non significa avere manodopera a basso costo, ma garantirgli la possibilità di imparare e di poterlo fare al meglio. Il compito di un datore di lavoro è proprio quello di aiutare i giovani a trovare la propria strada, dandogli fiducia. Svolgere un tirocinio significa entrare in un mondo nuovo, il primo posto di lavoro solitamente è un trampolino di lancio verso la carriera futura. Gli anni dell’apprendistato sono fondamentali, è un’esperienza che li accompagnerà per il resto della vita».

Su ARAF Ticino

ARAF Ticino è l’Associazione della Rete di Aziende Formatrici del Cantone Ticino. Costituitasi nel mese di gennaio 2007, su iniziativa della Società degli impiegati del commercio, della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, e di AITI, con il sostegno del Cantone e della Confederazione, promuove l’apprendistato prevalentemente commerciale, attraverso la condivisione dei posti di tirocinio fra più aziende.
La Legge sulla formazione professionale ha reso legale il concetto di “rete di aziende formatrici”, riconoscendone a tutti gli effetti le qualità e le caratteristiche quali luoghi di insegnamento vero e proprio. Questo prevede aiuti (quali sussidi, consulenze ecc.) per i progetti di interesse pubblico.
ARAF Ticino è un’organizzazione creata per gestire la formazione professionale di base nel nostro Cantone. In pratica, due o più aziende si uniscono per formare i loro apprendisti. Sfruttando le risorse comuni, dette aziende assicurano alle persone in formazione un apprendimento professionale conforme alla Legge. La rete ottimizza il carico lavorativo necessario per ogni azienda formatrice. ARAF Ticino funge da coordinatore della rete: accompagna e sostiene le aziende occupandosi della supervisione degli apprendisti. Con questo modello formativo, anche le aziende che non dispongono di maestri di tirocinio possono partecipare alla formazione professionale di base.
Dal 2013 ha assunto il ruolo di Istituzione Guida che era stato affidato dall’inizio alla Società degli impiegati del Commercio Sezione Ticino.
Oggi, ARAF Ticino segue una ventina di persone in formazione affidate ad altrettante aziende o enti pubblici.

La campagna

L’obiettivo principale della campagna di ARAF Ticino è aumentare il numero di posti di tirocinio nel commercio grazie al coinvolgimento di aziende che non stanno formando. La campagna di collocamento in apprendistato di ARAF Ticino per l’anno scolastico 2021-2022 è ancora nel pieno del suo svolgimento. ARAF Ticino ha diversi candidati apprendisti di commercio interessanti già selezionati per ogni regione del Ticino che aspettano solo che le aziende decidano di dargli un’opportunità e un futuro professionale.
Le nuove aziende interessate a formare apprendisti/e impiegati/e di commercio tramite la rete di formazione ARAF Ticino possono contattarci e richiedere una presentazione del modello formativo. Ogni nuovo contratto di apprendistato sottoscritto nelle prossime settimane è importante e prezioso perché concretizza le ambizioni di un/a giovane e di un’azienda, che così investe nel suo futuro.


Altre informazioni: ARAF Ticino, Via Vallone 27, 6500 Bellinzona, T +41 91 821 01 21, info@araf.ch

Responsabilità & governance

La natura legale delle persone giuridiche è stata la controversia per antonomasia della dottrina agli albori del diritto societario.

Nel mondo occidentale ha prevalso la cosiddetta Realitätstheorie, che postula il riconoscimento della persona giuridica quale realtà sociale dotata nei limiti della legge di personalità e che agisce tramite i suoi organi per il perseguimento di determinati scopi.

L’indipendenza legale delle persone giuridiche non cancella la necessità che siano le persone fisiche a tenere il timone e a remare nella giusta direzione per assicurare il raggiungimento degli obiettivi preposti. Per questo motivo la volontà della persona giuridica viene espressa tramite i suoi organi formali e materiali, i quali con le proprie azioni provocano conseguenze legali di stampo negoziale o delittuoso. Sono dunque le persone in carne ed ossa il vero motore delle società e il nesso della responsabilità delle persone giuridiche.

Nella struttura della società anonima, il consigliere d’amministrazione è una persona fisica facente parte del Consiglio d’Amministrazione (CdA) quale organo imperativamente prescritto dalla legge. I consiglieri d’amministrazione sono quindi degli organi, che con il proprio comportamento obbligano la società. La naturale conseguenza di ciò, è che i consiglieri d’amministrazione sottostanno a norme di responsabilità amministrativa, civile e penale, affinché non agiscano senza alcun vincolo a causa della favorevole prospettiva di non dover rispondere di eventuali danni patrimoniali cagionati o atti penalmente perseguibili. La responsabilità del consigliere d’amministrazione viene quindi statuita giuridicamente e regolamentata in un “sistema-giungla” di norme di diritto pubblico, penale e civile, nel quale non sempre è facile orientarsi. Il diritto come specchio della società (law in action) si stratifica e sviluppa costantemente, in risposta ai mutamenti socio-antropologici, che nell’odierna comunità globalizzata e altamente interconnessa sono all’ordine del giorno. Il compito viene reso ulteriormente più complesso dalla struttura stessa delle fonti del diritto, che non si basa unicamente sui Codici, bensì in assenza di disposizioni giuridiche nella legge scritta, anche su consuetudine e modo legislatoris. A completare il quadro vi sono infine la dottrina e la giurisprudenza dei Tribunali.

Non trascurabili sono pure le regole interne care al mondo aziendale, meglio note come Corporate Governance. Il consigliere d’amministrazione risponde per il suo operato nei confronti della società anche secondo principi che esulano dalla legislazione statale e che vengono definiti sulla base di presupposti strategici e operativi. Nonostante la Corporate Governance non sia emanata dal legislatore, ha un’eco giuridico, in quanto assume particolare importanza nella definizione degli obblighi di diligenza da parte del consigliere d’amministrazione. Per venire a capo dei propri diritti e obblighi anche il consigliere d’amministrazione è dunque tenuto a comprendere la regolamentazione giuridica che lo concerne, familiarizzando con norme codificate e soft law.

Le aspettative delle istituzioni e degli stakeholders riguardo i consiglieri d’amministrazione sono oggigiorno alte, indipendentemente dal contesto culturale. Questo significa che la responsabilità pretesa dai consiglieri d’amministrazione non varia a dipendenza che si tratti di una PMI o di una società di portata inter-cantonale, rispettivamente federale o internazionale. Ciò vale a maggior ragione nel contesto svizzero, nel quale le imprese sono fortemente intessute nella trama sociale e radicate sul territorio.

L’unico modo per superare con successo questa ardua sfida che si pone ai consiglieri d’amministrazione è per mezzo della CONOSCENZA. Il presupposto del rispetto delle regole, siano esse giuridiche o aziendali, consiste nella loro comprensione. È dunque questa la responsabilità cardine del consigliere d’amministrazione, la madre di tutte le responsabilità: informarsi e apprendere i propri doveri e vincoli aggiornandosi costantemente. Far parte di un Consiglio d’amministrazione può implicare l’assunzione di responsabilità importanti. Quali sono le responsabilità degli amministratori nei confronti della loro società, degli azionisti e dei terzi?

UN CORSO SU MISURA – Essere membro di un CdA: compiti e responsabilità
Nell’ambito della propria offerta formativa Cc-Ti organizza un corso dal titolo: “Essere membro di un CdA: compiti e responsabilità”.
Relatori gli avvocati Reto Garzoni, Peter A. Jäggi, Samuel Maffi e Goran Mazzucchelli. In due mezze giornate formative si propone un’immersione nel diritto societario (in particolare della SA e della Sagl) partendo da un approfondimento delle nozioni di amministratore e di organo societario, per poi trattare la questione della responsabilità civile e penale, sino ad abbordare quella legata all’ambito fiscale, dell’esecuzione e fallimenti e delle assicurazioni sociali. Sono pure trattati gli aspetti assicurativi che toccano gli amministratori di società. Il corso è già in calendario per i prossimi 9 e 16 settembre 2021. Le iscrizioni sono aperte ed è possibile annunciarsi tramite questo link.

Articolo redatto da

Samuel Maffi, Cavadini Steger Gianinazzi Maffi Studio legale e notarile SNC e Sebastiano Tela, Studente di diritto Università di Lucerna

Focus su una nuova mobilità

L’impegno delle imprese per supportare la mobilità è accertato. Sono infatti numerose le attività delle aziende del territorio volte a favorire gli spostamenti per i tragitti ‘casa-lavoro-casa’ dei propri dipendenti, con proposte aziendali strutturate e concrete. La gestione della mobilità è fondamentale per stare al passo con l’evoluzione sociale ed economica del nostro Cantone.

© Cherkas shutterstock.com

Nel corso dell’ultimo lustro si sono moltiplicate azioni atte a conciliare trasporto, viabilità e vivibilità del territorio, con misure e incentivi privati e pubblici; favorendo la nascita di una consapevolezza che non vede più il binomio ‘traffico & ambiente’ come antitetico.

Fra i modelli di mobilità sostenibile vi sono proposte, per esempio, quali il car pooling, il car sharing, le navette aziendali, i park&ride spari per il territorio, ecc…

Possiamo anche citare – quale esempio – la “Centrale della mobilità” (nata una decina d’anni fa quale alternativa alle soluzioni di mobilità per il percorso casa-lavoro) che da tempo con consulenze e supporto, identifica le misure più adatte in ambito di mobilità per ogni azienda e svolge l’accompagnamento alla realizzazione delle stesse. L’attività spazia su tutto il territorio cantonale. In una decina d’anni sono state create 9’386’889 itinerari di viaggio e mezzi alternativi fra trasporto pubblico, bici, car pooling e navette aziendali.

Promuovere una mobilità aziendale con servizi di supporto alle imprese per sostenerle nella ricerca di migliori soluzioni mirate, creando sinergie e la potenziata offerta di trasporto presente sul territorio. Puntare ad una mobilità sempre più sostenibile nell’ottica di una visione d’insieme dove cooperano all’ottimizzazione della situazione più attori in modo responsabile e concertato. Come? Il sistema economico da un lato e lo Stato dall’altro. Unitamente ai Comuni e ai cittadini. Ognuno deve dare il proprio contributo in un contesto di sforzo coordinato, altrimenti le soluzioni che si possono trovare e che funzionanti in determinate realtà possono risultare incomplete, parziali o inadeguate in altre.

Analizzando diversi vettori per soluzioni combinate, si prospetta oggi uno scenario interessante che vede numerose alternative valide al ‘solo’ trasporto motorizzato, con l’entrata in funzione di AlpTransit e della galleria di base del Ceneri in modo completo ad inizio aprile 2021.

Tema complesso che necessita un approccio differenziato, concertato e innovativo, che approfondiremo con diverse riflessioni nel corso dei prossimi mesi.

C’erano una volta le materie prime

C’era una volta un Paese chiamato Svizzera che, pur non coltivando una sola pianta di cacao, diventa leader mondiale del cioccolato. Riflessioni su materie prime e sostenibilità.

Per risalire alle radici di questa storia di successo bisogna compiere un passo indietro e tornare tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
La Svizzera, localizzata nel cuore del Continente europeo, per ragioni riconducibili alle ridotte dimensioni del Paese, così come per motivi climatici e di scarsità di materie prime locali, dovette prevedere un metodo per coprire i propri fabbisogno primari importando cereali per la popolazione ed esportando in cambio prodotti di allevamento principalmente tra Italia e Francia.

Cominciò così a sfruttare gli spazi a propria disposizione per rafforzare il settore agricolo e quello manifatturiero, iniziando così un processo import-export.
Alla fine del XIX secolo si compì un nuovo passo, molto importante per lo sviluppo della Confederazione, ossia l’introduzione della rete ferroviaria, con riferimento in particolare al traforo del San Gottardo. Quest’importante investimento infrastrutturale collegò il Paese alla rete europea dove si posero le basi per una piccola economia “aperta”.
Da qui, l’importazione e l’approvvigionamento di beni essenziali quali derrate alimentari, materie prime ed energetiche iniziò a svilupparsi. Anche se in Svizzera non cresce il cacao, il cioccolato è divenuto il simbolo del nostro Paese. Essendo priva di materie prime, la Svizzera le importa, le lavora, ed esporta quindi i semilavorati e i prodotti finiti in tutto il mondo.

La storia continua con l’eredità di imprenditori brillanti quali Daniel Peter, Alexander Cailler e Henri Nestlé, grazie ai quali si inaugurò una produzione su larga scala di vari prodotti derivati sia dal cioccolato, che dal caffè e dal latte. Di fatto questi nomi, si affermano ben presto come un simbolo mondiale di scoperta e innovazione rappresentano oggigiorno colossi dell’industria alimentare. I pionieri del cioccolato e del latte non avrebbero avuto questo successo se non grazie ad un commercio libero tra i diversi Paesi. Questa ascesa fu resa possibile essenzialmente per due ragioni.
Da un lato, le ottime relazioni con Paesi terzi permisero agli imprenditori svizzeri di instaurare rapporti di scambi commerciali con numerose altri Stati assicurandosi un approvvigionamento delle materie prime necessarie al confezionamento del prodotto. Dall’altro lato, giocarono un forte ruolo anche la crescente urbanizzazione delle città e di conseguenza l’aumento della domanda. Oltre a ciò, ferrovie e navi favorirono l’abbattimento dei costi di trasporto delle merci nonché un aumento nella velocità di trasporto. Anche sul nostro territorio, nel nostro piccolo Ticino, conosciamo ora nomi eccellenti ed aziende affermate che assicurano e confermano la tradizione, quali Chocolat Stella SA, Chocolat Alprose SA, Domani Food SA, LATI SA e Agroval SA, ad esempio.

Per un piccolo Paese che non dispone delle premesse favorevoli per uno sviluppo autonomo, le relazioni con l’estero hanno sempre rivestito un’importanza fondamentale. Esportando beni e servizi, esso si procura la valuta necessaria per importare i generi di cui è sprovvisto o che non è in grado di produrre. Considerato l’aumento delle esportazioni-importazioni e parallelamente l’aumento anche delle prestazioni del settore terziario tra servizi bancari, assicurativi, investimenti e di turismo, la Svizzera impara così ad essere un forte intermediario di transazioni invisibili ma molto proficue. L’espansione del settore continua anche durante e dopo le due guerre mondiali. Società estere, tutt’ora esistenti legate al commercio di petrolio, cotone, di spedizione, ecc., hanno trovato nel nostro Paese, caratterizzato da una politica stabile, dalla neutralità e da una moneta forte la sede adatta per i propri commerci. Questo ha portato a una forte espansione del settore. Comincia così la lunga tradizione della compravendita di materie prime. Tale commercio è importante e proficuo non solo per la Svizzera ma anche per il resto del mondo: in modo molto semplice ha permesso un equo scambio commerciale tra Paesi che vantano di materie prime in eccesso sul proprio territorio, Paesi che ne possiedono poche o che ne sono completamente privi.

C’era una volta una tazza di caffè…

Anche una gran parte del commercio del caffè mondiale viene elaborato direttamente o indirettamente attraverso la Svizzera. Le esportazioni di caffè superano ampiamente quelle di prodotti alimentari tradizionalmente associati alla Svizzera, ad esempio, il cioccolato o il formaggio.

Nel 1975 il padre delle capsule di caffè Eric Favre – ingegnere vodese, a quel tempo impiegato nel reparto confezionamento di Nestlé – dopo un viaggio a Roma insieme alla moglie allo scopo di cercare spunti, si mette a lavorare all’invenzione che oggi ha aperto la strada a un oggetto divenuto ormai irrinunciabile: la capsula da caffè.

Serviranno dieci anni di persistenza da parte di Favre e il volto di George Clooney per dar vita al boom mondiale del caffè in capsula chiusa, che oggi tutti conosciamo. La ricerca costante e importantissima della sostenibilità dei prodotti ha dato, inoltre, un valore aggiunto indispensabile anche e specialmente, guardando al futuro.

Una curiosità: quale è il modo meno impattante per far nascere una tazza di caffè? Stimando una media per famiglia, uno studio ha preso in considerazione tutti gli aspetti del ciclo di vita di una tazza di caffè: dall’estrazione, la coltivazione completa del chicco, dall’acqua consumata, l’uso del suolo, trasporto, produzione e dalla lavorazione di tutte le materie prime fino alla fine del ciclo di vita di tutti i componenti, trasporto, produzione, lavorazione delle materie prime e l’imballaggio. Oggi le persone sono sempre più preoccupate e attente all’impronta ecologica di qualsiasi attività. Sempre di più, ci si interroga sull’uso delle risorse nel processo di produzione e sull’impatto dopo l’uso. Per quanto possa sembrare singolare, è il modo in cui consumiamo il caffè con il modo in cui viene coltivato che genera il maggiore impatto ambientale e non, come spesso si pensa, dalla sua produzione o l’imballaggio, nel caso citato, la scelta dell’alluminio. Questa è solo una riflessione su come una semplice tazza caffè possa avere così svariati aspetti economici ed ambientali servendosi di diversi processi di studio per realizzarla in modo più intelligente, ed è solo una piccola fetta di ciò che il commercio di materie prime offre.

C’era una volta, un’economia circolare…

Il bene delle materie prime, il bisogno che ha l’uomo verso di esse. Dobbiamo soffermarci brevemente sull’uso quotidiano che le caratterizza. Basta guardare tutto ciò che abbiamo attorno, tutto ciò che addirittura indossiamo. Tutto viene prodotto da materiali diversi ma collegati tra loro da un commercio globalizzato.

La globalizzazione ha moltiplicato le relazioni transfrontaliere fra i governi, i gruppi sociali e gli attori dell’economia. Le relazioni internazionali sono diventare sempre più fitte e intense. Un intreccio, che evoca, al contempo, la vulnerabilità legata agli sviluppi esterni, e che descrive non sole le interrelazioni economiche e sociali, ma anche quelle politiche e culturali, senza peraltro trascurare mai le vulnerabilità ecologiche. Tracce di Svizzera nel mondo e del mondo in Svizzera. La politica di sviluppo e la cooperazione allo sviluppo devono fornire una risposta alle sfide che questo Paese è chiamato ad affrontare in loco e a livello globale. Infatti, un Paese fortemente integrato sul piano internazionale come la Svizzera ha grandi possibilità di contribuire a definire l’assetto della globalizzazione.

Per le imprese esposte alla globalizzazione, l’espansione all’estero è una strategia di sopravvivenza e non rappresenta un elemento di concorrenza con l’esportazione dalla Svizzera, bensì uno stimolo. Infatti, agli investimenti effettuai all’estero fanno seguito le forniture di bene d’investimento svizzeri, pezzi di ricambio, tecnologie e prestazioni di consulenza. La Terra ci offre moltissime risorse essenziali; l’aria, l’acqua, il legno, il petrolio, i minerali, ecc.. Molte materie prime sono però limitate, difficilmente accessibili o hanno bisogno di tempo per rigenerarsi. Tutti noi, perciò, dobbiamo utilizzarle in modo adeguato: non dobbiamo sprecarle. In Svizzera le superfici arabili non sono sufficientemente estese e le condizioni climatiche non idonee alla produzione di tutte le derrate alimentari consumate. L’acquisto di derrate all’estero ha dunque tradizione. In questo modo sfruttiamo più terreno di quanto non ne abbiamo a disposizione. Grazie al solo commercio di prodotti agricoli con i Paesi in via di sviluppo, la superficie arabile risulta più che raddoppiata. Inoltre, per via dei nostri consumi utilizziamo indirettamente acque e altre risorse naturali nei Paesi d’esportazione. Ciò non vale solo per i prodotti alimentari, ma anche per l’elettronica d’intrattenimento, l’abbigliamento, l’energia e tant’altro ancora. Inoltre, per approntare questi beni e assicurarne lo smaltimento occorrono ulteriori risorse.

Ma dentro le aziende?

Il benessere dei propri collaboratori, i legami con il territorio e l’ambiente. Questi sono tre fattori strategici la cui salvaguardia è fondamentale per l’esistenza dell’impresa stessa. È qui che subentra la RSI, Responsabilità Sociale di Impresa, che offre la visione di un modello business al quale tutte le imprese ed uffici possono far riferimento per poter modificare la loro filosofia in modo da avere un impatto positivo sul mercato del lavoro e potersi affermare come leader in questo spazio di crescita umanitaria e ambientale.

Alla Cc-Ti

Questi aspetti devono andare di pari passo. Qui comprendiamo il perché la responsabilità sociale gioca un ruolo importante ed aiuta di fatto a mantenere e a gestire al meglio gli assi fondamentali.
Una gestione consapevole dell’impatto si traduce in migliori relazioni esterne, una buona reputazione, ispirazione innovativa e rischi meglio gestiti.

La Cc-Ti è da sempre molto impegnata nella responsabilità sociale con consulenze o corsi mirati, ad esempio, per gli associati cercando di garantire e solidificare una formazione sociale virtuosa. Ricordiamo che nel nostro team annoveriamo un CSR Manager, nella persona di Gianluca Pagani, a vostra disposizione per qualsiasi supporto (Tel. +41 91 911 51 36, pagani@cc-ti.ch; altri dettagli visitando il nostro sito e leggendo questo articolo).

Il settore delle materie (sezione Ticino) prime ha il proprio segretariato presso la Camera di commercio e dell’industria con l’associazione Lugano Commodity Trading Association (LCTA). Questo settore offre lavoro a circa 35’000 persone e genera il 3.8 percento del prodotto interno lordo. Il Ticino, in questo ramo si posiziona al terzo posto in ordine di importanza dopo Ginevra e Zugo; con 120 aziende e oltre 900 impiegati. A livello federale le aziende del settore delle materie prime vengono rappresentate dall’associazione mantello STSA, Swiss Trading and Shipping Association mentre a livello regionale, da oltre dieci anni la LCTA rappresenta le aziende in Ticino.
Oltre che garantire un sostegno e uno sviluppo delle aziende affiliate, la LCTA in collaborazione con l’Università di Lucerna e l’associazione regionale ZCA, Zug Commodity Association si impegna a fornire una formazione mirata del settore per dipendenti che vogliono intraprendere un nuovo percorso formativo.


Fonte: pubblicazione “La Svizzera e il mondo”, 2007, R. Gerster

Associazioni professionali: l’unione fa la forza

Nel 2020, più che mai, le associazioni di categoria hanno giocato un ruolo predominate nel sostegno alle attività economiche.

Si tratta di entità che lavora e supporta i propri associati fungendo anche da intermediari fra Stato e società. L’integrazione nei tavoli di lavoro tematici dei diversi esponenti di categoria permette di creare dialogo, fondamento del nostro sistema democratico, fra i diversi attori e pensare a soluzioni concertate per la società.

Uno degli elementi chiave della prosperità svizzera

L’importanza delle associazioni professionali ed economiche per il tessuto sociale elvetico è di primaria importanza. Basti pensare che in Svizzera, esistono oltre 100’000 associazioni, operanti nei settori economici, sportivi, culturali e sociali.

Associazioni, ma anche cooperative e fondazioni sono forme giuridiche proprie della tradizione svizzera. Da un lato, infatti, quest’ultime rappresentano la concretizzazione dei valori elvetici per ciò che concerne il conseguimento di certi obiettivi, rispettando la responsabilità individuale e l’indipendenza dallo Stato. Dall’altro queste persone giuridiche si inseriscono perfettamente nel nostro quadro legislativo, in cui la libertà d’associazione garantita costituzionalmente (l’articolo 23 della Costituzione svizzera prevede proprio questa libertà). Nella pluralità di voci e testimonianze che compongono il nostro tessuto economico, la Cc-Ti, con le sue 45 associazioni affiliate, rappresenta un Ticino imprenditoriale e composto da numerosi e diversificati ambiti eccellenti. Raggruppare le realtà e portare alla luce progetti condivisi e puntuali, può rendere il risultato concreto e affinato alle esigenze estremamente uniche di ogni settore.

Questionario di autovalutazione per PMI

Lanciato il questionario per le PMI nell’ambito delle iniziative Cc-Ti per la CSR – Corporate Social Responsibility

Il tema della CSR, acronimo inglese di Corporate Social Responsibility, è sempre più d’attualità.

La recente pandemia ha cambiato in maniera significativa le nostre abitudini incrementando il lavoro da casa. “Smartworking” e “Home office” sono i termini che molte delle nostre imprese hanno cominciato a conoscere meglio, ma il concetto di CSR è molto più ampio. Comprende ad esempio la sensibilità ambientale per ridurre l’impatto che le aziende hanno sul territorio in termini di gestione dei rifiuti e consumi energetici. Vi sono però anche la razionalizzazione dei trasporti e degli spostamenti, la conciliabilità lavoro-famiglia promossa anche attraverso le misure sociali introdotte dalla riforma cantonale fiscale e sociale, accettata in votazione popolare nell’aprile 2018. Oppure la prossima introduzione nella LC-Pubb di criteri di responsabilità sociale per quelle imprese che partecipano ai bandi d’appalto pubblici. Il tema CSR è molto ampio e per le grandi aziende è gestibile con relativa facilità. Per le piccole e medie aziende è invece spesso più complicato, per cui abbiamo deciso di creare uno strumento ritagliato soprattutto sulle esigenze delle imprese di piccole e medie dimensioni, per facilitare il loro approccio al tema della CSR.

La nostra annuale Inchiesta congiunturale del 2019 ha portato alla luce un fatto interessante e cioè che molte imprese ticinesi attuano già delle buone pratiche riferite alla CSR, situandosi nella media di quanto fanno gli altri cantoni. Questo avviene spesso in maniera quasi inconscia e automatica nel lavoro quotidiano. Per questo motivo, in collaborazione con la SUPSI, abbiamo elaborato un questionario semplice e intuitivo che permette alle aziende di fare rapidamente il punto sulla loro situazione rispetto ai temi della CSR.

Il questionario si compone di 18 domande sui temi principali della CSR, cioè governance, ambiente e aspetti sociali. Compilando il formulario si riceve un’immediata valutazione con un determinato punteggio che indica la situazione aziendale e formula suggerimenti utili alle aziende per rafforzare misure già esistenti o prevederne altre. Il tutto si svolge online.

Il questionario è disponibile da oggi sul sito della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino.
La compilazione del formulario non ha termini di scadenza e sarà sempre a disposizione. Ciò permetterà alle aziende di verificare lo stato dei loro progressi, aggiornando i dati sulla base dell’evoluzione della loro situazione.

Analisi dei dati

I dati inseriti nel formulario daranno la possibilità alle aziende di avere un’autovalutazione immediata sotto forma di punteggio, ma serviranno anche alla Cc-Ti per valutare e implementare misure a favore delle imprese. I dati saranno aggregati e trattati nel pieno rispetto della Legge federale sulla protezione dei dati (LPD). L’analisi dei dati verrà effettuata periodicamente, in collaborazione con la SUPSI.

A medio termine, i dati serviranno anche a realizzare un modello di “Rapporto di sostenibilità” che sarà poi a disposizione dei soci della Cc-Ti.

Il questionario è riservato a imprese che operano in Ticino nei settori del commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi con un numero di collaboratori superiori a due unità. Pertanto i dati da raccogliere riguardano esclusivamente le sedi presenti sul territorio e le loro attività. La raccolta dati non riguarda imprese individuali, enti pubblici e associazioni del terzo settore.

Ulteriori informazioni, anche sulla compilazione del formulario, possono essere richieste contattandoci al seguente indirizzo: csr@cc-ti.ch

Per le imprese affiliate alla Cc-Ti che intendono approfondire il tema, il CSR Manager della Cc-Ti Gianluca Pagani (pagani@cc-ti.ch) è a disposizione per una consulenza.

Valutate l’approccio della vostra azienda in tema CSR grazie al nostro questionario che troverete a questo link!

La Responsabilità sociale delle imprese dal punto di vista degli ingegneri e degli architetti

Gianluca Pagani, CSR Manager Cc-Ti, ha partecipato a una conferenza sul tema, illustrando i punti chiave della CSR.

La CSR, secondo la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), costituisce una manifestazione della volontà delle imprese di gestire l’impatto sociale e ambientale delle loro attività. Per la Confederazione, si tratta di un contributo delle aziende allo sviluppo sostenibile, o ancora «la responsabilità delle imprese per gli impatti che hanno sulla società». L’elemento distintivo della CSR è dunque quello di affiancare alla responsabilità economica anche una responsabilità sociale, che crea valori tangibili e intangibili, per tutto ciò che ruota intorno all’azienda. Valori che permettono un’evoluzione positiva per l’impresa, per le persone, per il territorio e per l’ambiente.

Nell’ambito del mondo della costruzione, il legame con la componente ambientale legata alla riduzione del consumo di energia del concetto CSR è oggi riconosciuto e in un certo senso anche abbastanza sviluppato. Si può affermare che la necessità di progettare edifici che limitano i consumi energetici è già oggi una consapevolezza per gli addetti ai lavori.

Lo scopo della tavola rotonda è stato quello di ampliare la conoscenza della definizione di sostenibilità, nozione cardine codificata nella Costituzione federale (art. 73 e art. 89 cpv. 5) e cantonale (Preambolo), inglobando anche gli altri due elementi della CRS, ossia l’aspetto economico e l’aspetto sociale. Durante la serata vi è stata l’opportunità di comprendere come le istituzioni, i rappresentanti dell’economia e della formazione si pongono rispetto a questo tema, quali risultati hanno già prodotto e quali sono gli obiettivi e le visioni che intendono perseguire.

Per quanto riguarda degli ingegneri e degli architetti, il loro ruolo per rapporto alla CSR può essere esaminato da angolazioni diverse. Una in qualità di azienda e in quest’ottica le domande che ci si potrebbe porre sono quelle a sapere che cosa deve fare uno studio al proprio interno per agire in modo socialmente responsabile. L’altra è quella di consulente del committente (sia pubblico, sia privato), il quale deve aiutare il proprio mandante a costruire in modo sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale.

I relatori sono stati: On. Raffaele De Rosa, Consigliere di Stato e Direttore DSS; Gianluca Pagani, CSR manager Cc-Ti; Jenny Assi, Docente e ricercatrice SUPSI ; Marco Del Fedele, Architetto e Presidente OTIA. L’evento è stato moderato da Walter Bizzozero, Architetto e membro del Consiglio OTIA.

Fonte: sito OTIA


Video dell’evento

Quando l’agricoltura incontra l’innovazione

Quando si parla di sviluppo e tecnologia raramente lo si fa parlando del primario ma piuttosto di settori industriali e dei servizi. In realtà l’orticoltura (e così anche gli altri settori dell’agricoltura) negli ultimi decenni ha sviluppato notevolmente la tecnologia a supporto della sua attività.

Si pensi alle misurazioni dei venti, dell’acqua, delle proprietà organolettiche dei terreni ma anche ai macchinari utilizzati per la semina, il raccolto e la lavorazione dei prodotti.

Applicazioni smart permettono di controllare tutto quanto dal proprio telefonino aiutando gli agricoltori a pianificare in modo efficiente il proprio lavoro quotidiano. Di stretta attualità è anche l’approvvigionamento energetico: sul piano di Magadino le nuove strutture sono riscaldate utilizzando l’acqua calda prodotta dal Termovalorizzatore di Giubiasco grazie alla rete TERIS e i nuovi schermi delle serre moderne permettono di ridurre al minimo le dispersioni di calore; alcune aziende stanno anche vagliando altri sistemi di riscaldamento a emissioni zero.

Grazie alla tecnologia delle colture fuori suolo vi è un utilizzo parsimonioso delle risorse naturali in quanto viene utilizzato solo lo stretto necessario di acqua e terriccio e l’eccesso viene recuperato e riutilizzato. Sì, perché la tecnologia avvicina alla natura e ne aumenta la tutela. Sembra un controsenso e normalmente siamo tentati di pensare il contrario quando guardiamo le coltivazioni più evolute, invece tecnologia e agricoltura stanno lavorando per utilizzare in modo sempre più parsimonioso le risorse a vantaggio dell’ambiente.

Anche la grande distribuzione, nostro principale cliente, sta richiedendoci di andare in questa direzione perché vuole proporre al consumatore un prodotto di qualità non solo perché buono da mangiare ma anche il più possibile rispettoso dell’ambiente dalla sua coltivazione all’arrivo sui banchi dei supermercati. Tra pochi anni, oltre a sapere chi ha prodotto un pomodoro, sapremo quanto sole ha preso, come è stata riscaldata la pianta, quanto è stato nutrito e tante altre informazioni che oggi il produttore ha già in mano ma che con la tecnologia blockchain presto saranno accessibili anche al consumatore. Inoltre la produzione secondo i canoni di qualità richiesti necessita di strutture all’avanguardia che permettano di limitare al massimo il prodotto non conforme e le perdite, a vantaggio del produttore che ha una maggior resa e dell’ambiente perché non vi è spreco di risorse.

Tutto questo però richiede importanti investimenti, perché la tecnologia va testata e acquistata e le strutture più vecchie non sempre permettono di utilizzarla. Occorrono perciò capitali e soprattutto una solidità del mercato che purtroppo ad oggi non è garantita a causa della forte pressione sui prezzi.

La Federazione Ortofrutticola Ticinese è in prima linea nell’analisi e nello studio di investimenti che possano aiutare i propri associati e tutto il settore a fare un passo importante nell’innovazione, un passo necessario per garantire il futuro dell’orticoltura nel nostro Cantone. Solo con l’innovazione potremo continuare ad approvvigionare il mercato svizzero e così garantire il futuro alle aziende del nostro territorio.


Articolo a cura di

Alice Croce, Presidente Federazione Ortofrutticola Ticinese (FOFT)

Indicatori di sostenibilità – edizione 2020

La Cc-Ti presenta la propria valutazione interna per il triennio 2016 – 2018 in termini di responsabilità sociale delle imprese.

A tre anni dalla prima edizione della valutazione interna di sostenibilità, si è deciso di pubblicare nuovamente un set di indicatori aggiornato. I dati testimoniano la costanza e la serietà dell’approccio al tema. Il documento riporta i risultati emersi, pur non esprimendo in modo esaustivo l’impegno che, con innumerevoli attività, svolgiamo a favore della crescita in ambito sociale e ambientale e che trovano riscontro nelle indicazioni sulla Corporate Social Responsibility (CSR) date dalle aziende nei nostri rilevamenti annuali.

Questo progetto si è avvalso della collaborazione istituita nel 2016 fra la Cc-Ti e Quantis, che guida le aziende nella definizione e nell’attuazione di soluzioni intelligenti per la sostenibilità ambientale.

Indicatori di performance economica

Indicatori di performance sociale

Indicatori di performance ambientale

Il flyer completo è a disposizione per tutti i dettagli. La Cc-Ti, con questo progetto, dà prova di continuità delle iniziative dedicate al monitoraggio delle proprie performance di sostenibilità. Per il futuro quindi si intende proseguire sulla via tracciata, con nuove iniziative e progetti per gli associati. A questo proposito è possibile contattare Gianluca Pagani, CSR Manager Cc-Ti.

Una strategia di rilancio economico per il Ticino post Coronavirus

L’esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l’esame, poi ti spiega la lezione (O.Wilde).

FONTE: BILAN NR. 12- ANNO 2020

«Andrà tutto bene» è stato l’incoraggiamento che ci ha sostenuti nei mesi più drammatici del Coronavirus. Ora che la pandemia ha allentato la sua morsa, dobbiamo domandarci cosa fare affinché «tutto finisca davvero bene», scongiurando il rischio che dall’emergenza sanitaria si sprofondi in un’emergenza economica e sociale. Anche la Camera di commercio e dell’industria unitamente agli attori del territorio, è persuasa che sia il momento di predisporre una strategia di rilancio economico post Covid- 19, favorendo le condizioni per un nuovo ciclo di sviluppo del Paese. Indubbiamente la crescita e la salvaguardia della competitività delle imprese potranno evitare effetti devastanti per l’occupazione, i redditi e il sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Diviene, dunque, ancora più importante il dialogo tra imprese, sindacati, politica,
governo e società civile se vogliamo costruire una visione comune per il Ticino del XXI secolo, concentrandoci sulle vere priorità della collettività, poiché Cantone e Comuni saranno confrontati con un importante calo delle entrate fiscali.
Innovazione tecnologica, digitalizzazione, formazione, sburocratizzazione e lavoro sono per la Cc-Ti gli assi strategici su cui intervenire per favorire la ripresa e sostenere strutturalmente l’economia e la società.

Innovazione

Incoraggiare l’innovazione in tutte le sue applicazioni è la migliore garanzia per rendere più competitivo il sistema economico. Le premesse ci sono. L’anno scorso il Ticino si è aggiudicato il secondo posto nella classifica europea sull’innovazione e ha registrato, inoltre, un numero di brevetti superiore alla media svizzera. Tre le direttrici principali per dare nuovi impulsi all’innovazione:

  • Intensificare ulteriormente la collaborazione dei nostri Centri di ricerca (vantiamo istituti di fama mondiale), dell’USI e della SUPSI con le aziende.
  • Sfruttare la collocazione geografica che pone il Ticino al centro delle aree più innovative dell’Europa.
  • Promuovere un ambiente socioeconomico che attiri talenti e specialisti, agevoli la nascita di start up ed esorti il rischio imprenditoriale.

Digitalizzazione e sostenibilità

La trasformazione digitale è un moltiplicatore dei nostri tempi che delinea l’innovazione per tutte le attività economiche. Secondo uno studio del MIT, in quattro mesi di pandemia col boom dell’e-commerce, il telelavoro, le lezioni a distanza, la telemedicina e le comunicazioni online, si è avuto un’estensione delle tecnologie digitali che avrebbe richiesto, normalmente, dai 3 ai 5 anni. L’emergenza sanitaria ha dimostrato che il settore ITC è il tessuto connettivo della società. Di fronte a questo incredibile salto tecnologico diventa fondamentale pensare di estendere al più presto la banda ultralarga a tutto il Ticino, eliminando o limitando le barriere digitali tra aree urbane e zone periferiche e assicurare nuove opportunità di crescita in ogni regione. Strettamente legata a questo passaggio è la realizzazione della rete di telefonia 5G. Una tematica che dovrebbe essere affrontata con emotività maggiormente razionale, considerato che questo nuovo standard di comunicazione, oltre ad essere un eccezionale vettore competitivo per le imprese, diventa essenziale per gestire il flusso di dati che ormai governa i servizi collettivi e la vita quotidiana. Ma le tecnologie digitali offrono soluzioni inedite anche per garantire quella sostenibilità ambientale che è uno dei principali traguardi delle aziende. Esse permettono, infatti, una migliore efficienza energetica, un uso più razionale delle risorse (evitando sprechi e riducendo le emissioni nocive), un’ottimizzazione delle filiere produttive e modalità di impiego, come il telelavoro, a più basso impatto ambientale.

Formazione

Assieme all’innovazione, la formazione è l’altro motore della crescita. Per sintonizzare la formazione alle esigenze reali del mercato del lavoro, è indispensabile una collaborazione costante tra imprese, sindacati, scuola e istituzioni politiche. Questa sinergia riuscirà a ricalibrare la formazione sui cambiamenti produttivi e sociali che richiedono una manodopera ancora più preparata e, soprattutto, in grado di acquisire sempre nuove competenze. Grazie alla formazione duale, la Svizzera ha ottenuto per l’occupazione giovanile risultati che gli altri Paesi ci invidiano. Un sistema oggi confrontato, purtroppo, con la crisi indotta dalla pandemia e che va, quindi, sostenuto e potenziato: mettendo le aziende formatrici nelle migliori condizioni per l’inserimento degli apprendisti, sgravandole da costi e carichi burocratici eccessivi; accostando con più efficacia l’orientamento professionale alla vita reale delle imprese; organizzando campagne mirate sia per persuadere i ragazzi e le loro famiglie che il tirocinio non è assolutamente una formazione di serie B (permette tra l’atro anche l’accesso all’università), sia per avvalorare ai loro occhi, mestieri che garantiscono ottimi sbocchi occupazionali. L’avanzata dell’intelligenza artificiale spazzerà via molte professioni, ne farà nascere altre e riconfigurerà, con abilità diverse, le modalità del lavoro ad ogni livello. Tutto ciò richiederà modelli formativi decisamente flessibili. È questa la sfida che guida l’offerta formativa della Cc-Ti con corsi mirati, moduli commisurati a specifiche esigenze aziendali e la sua Scuola Manageriale con attestato federale. Bisogna attrezzarsi per cogliere le opportunità offerte dall’evoluzione digitale.

Dobbiamo imparare bene le regole in modo da infrangerle nel modo giusto (Dalai Lama).

L’accelerazione tecnologica di questi ultimi anni va supportata con una forte capacità d’innovazione istituzionale per rendere più dinamica
la governance di un sistema paese in rapida trasformazione. Serve in particolare una drastica riduzione della burocrazia che ha ormai pervaso ogni attività. Oggi persino medici e insegnanti si lamentano dell’eccessivo carico burocratico che sottrae tempo ai loro veri compiti. Tra Confederazione, Cantoni e Comuni si è addensata una stratificazione di leggi, regolamenti e ordinanze che penalizza la competitività delle imprese e soffoca la società e lo spirito d’iniziativa. Da anni in Ticino si chiede di ridurre la densità normativa, di semplificare le regolamentazioni, accelerare le procedure amministrative, coordinare meglio servizi e competenze della pubblica amministrazione e sfoltire gli oneri amministrativi che gravano sulle aziende. Ciò non significa deregolamentare, ma permettere, oggi più che mai, all’economia e alla società di rimettersi in moto per superare una crisi che si annuncia lunga e difficile. La necessità di una maggiore flessibilità burocratica è avvertita da
tante imprese che oggi devono confrontarsi con una concorrenza più agguerrita che mai. Il nodo da sciogliere, nell’interesse, in primis, degli stessi lavoratori, è anche la riforma di una legge del lavoro non più interamente aderente all’odierna realtà produttiva e sociale.