Sostegni finanziari per le aziende esportatrici

Anche per il 2016 le aziende ticinesi potranno beneficiare di contributi di supporto tramite la Legge per l’innovazione economica. Qui di seguito vogliamo citare in particolare due sostegni interessanti per le imprese esportatrici e le novità entrate in vigore quest’anno.

Partecipazione a fiere specialistiche

Dal 2010 l’autorità cantonale sostiene le aziende e le associazioni di categoria che intendono partecipare a fiere specialistiche in Svizzera o all’estero. Questo credito, che ammonta a 1’000’000 di franchi, è stato rinnovato anche per il 2016. L’aiuto cantonale viene concesso sotto forma di contributo a fondo perso, con una percentuale del 50% dei costi computabili, che nella fattispecie sono: la tassa di partecipazione alla fiera, l’affitto dell’area espositiva, le spese per la realizzazione o l’affitto dello stand. Sono invece escluse le prestazioni proprie (anche per l’allestimento dello stand), le spese di pernottamento, di vitto, di viaggio, di propaganda e altre spese. Ogni richiedente può beneficiare di un contributo complessivo massimo di 20’000.- CHF per anno civile indipendentemente dal numero di richieste. Vengono considerate unicamente le richieste che prevedono un costo computabile complessivo di almeno 4’000.- CHF. La richiesta di sostegno va presentata entro la data dell’evento.

Costi computabili:
• tassa di partecipazione alla fiera
• affitto dell’area espositiva
• spese per la realizzazione o l’affitto dello stand
La richiesta di sostegno va presentata entro la data dell’evento.

Sostegno per progetti di internazionalizzazione

Per promuovere l’internazionalizzazione delle aziende, il Cantone può concedere contributi per mandati di consulenza affidati a Switzerland Global Enterprise (S-GE) e volti a realizzare analisi di mercato, ricerca di partner, missioni esplorative, analisi della regolamentazione e della legislazione del mercato. L’aiuto cantonale è concesso sotto forma di contributo a fondo perso, con una percentuale del 50% del costo computabile del progetto fino ad un massimo di 10’000.- CHF per anno civile indipendentemente dal numero di richieste. Importante novità: a partire da quest’anno la richiesta di sostegno va presentata entro 30 giorni dall’accettazione dell’offerta di S-GE.

Costi computabili:
• analisi del mercato
• ricerca di partner
• missioni esplorative
• analisi della regolamentazione / legislazione del mercato
La richiesta di sostegno va presentata entro 30 giorni dall’accettazione dell’offerta di S-GE.

Nuovi criteri di ammissibilità

Con la nuova legge per l’innovazione economica entrata in vigore a febbraio 2016, sono stati introdotti dall’autorità politica cantonale nuovi criteri di ammissibilità per poter ottenere i sostegni finanziari sopra esposti. A partire da quest’anno infatti tutti i progetti devono sottostare ai criteri minimi d’accesso stabiliti dal Consiglio di Stato e definiti in due precisi decreti esecutivi. Il primo, relativo ai criteri salariali, indica che l’Ufficio per lo sviluppo economico entra nel merito di richieste di sostegno se il richiedente dimostra che almeno il 60% dei propri dipendenti percepisce un salario mensile lordo superiore a 4’000.- per 12 mensilità, garantendo altresì il rispetto continuativo della soglia e della percentuale per 10 anni.

Il secondo decreto rileva invece i criteri d’occupazione residente, secondo i quali il richiedente deve dimostrare che almeno il 60% dei propri dipendenti è residente in Svizzera. Per le aziende industriali la percentuale minima di lavoratori residenti deve essere almeno pari al 30%. A completezza d’informazione, al momento della richiesta è considerato residente il dipendente che dimostra di aver risieduto in Svizzera per una durata di almeno 3 anni complessivi. Come per il criterio di residenza, il beneficiario del sostegno garantisce il rispetto continuativo del criterio per 10 anni.

 

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Export e vice direttore Cc-Ti

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Apertura del mercato iraniano: nuove opportunità?

Lunedì 14 marzo 2016 si è tenuto presso la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del canton Ticino (Cc-Ti) l’evento “Iran, dopo le sanzioni: un Paese da riscoprire”. Una sessantina le persone presenti, questo a dimostrare il vivo interesse per un mercato, il cui ruolo economico a livello mondiale si prevede cambierà molto velocemente. L’incontro informativo intendeva offrire ai partecipanti una panoramica sulle potenzialità di sviluppo del commercio in vari settori, dare orientamenti sulla valutazione dei rischi e fornire consigli pratici sulle modalità d’entrata nel mercato iraniano.

Dopo un breve saluto da parte del Vice-Direttore della Cc-Ti, Marco Passalia, si è entrati nel vivo grazie agli interventi di Sonja Hürlimann (Head of Section Middle East and Africa, Bilateral Economic Relations, State Secretariat for Economic Affairs SECO), Suhail El Obeid (Senior Consultant Iran, Switzerland Global Enterprise), Alireza Azimzadeh (Partner, Persia Group – Legal and Business Consulting) e Seyed Ali Hosseini (giornalista e mediatore interculturale).

Svizzera e Iran

L’Iran rientra tra i primi dieci Paesi del Medio Oriente con cui la Svizzera ha relazioni commerciali. Le esportazioni elvetiche raggiungono un volume di 367 milioni di franchi, di cui il 36,6% riguardanti l’ambito farmaceutico e per 17,1% quello delle macchine di precisione, seguiti dall’orologeria e dai prodotti di base chimici. Per quanto riguarda i beni importati in territorio svizzero più della metà del totale, pari a 30 milioni di franchi, concernono il materiale tessile. In questo contesto, si tenga presente che a partire dal febbraio 2007 il Governo svizzero ha ratificato le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che prevedono sanzioni contro la Repubblica Islamica dell’Iran. Tali sanzioni sono poi state adeguate nel gennaio 2011 al livello applicato dai principali partner commerciali del nostro Paese. Il 16 gennaio 2016, d’intesa con ONU e UE, la Svizzera ha revocato le sanzioni mantenendo solo quelle inerenti il commercio e le prestazioni di servizi connessi agli armamenti, ai sistemi missilistici e ai beni che potrebbero essere utilizzati per repressioni interne. Il commercio di beni nucleari e di beni a duplice impiego nonché i servizi connessi continuano a sottostare all’obbligo di autorizzazione.

Le presentazioni

Iran Economic Overview
Suhail El Obeid, Senior Consultant Iran, Switzerland Global Enterprise
Chances and challenges for Swiss SMEs in Iran
Alireza Azimzadeh, Partner, Persia Group – Legal and Business Consulting
Cultural aspects of doing business with Iranian partners
Seyed Ali Hosseini, Journalist and Intercultural Mediator
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Chiara Crivelli, Head of the International Desk, crivelli@cc-ti.ch, 091 911 51 15.

TTIP: Svizzera spettatore o giocatore della partita?

Nella precedente edizione di Ticino Business abbiamo spiegato che la Svizzera dovrà determinare quale strategia intraprendere nell’ambito dei negoziati sull’accordo di partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) tra Stati Uniti e Unione Europea. Fare da spettatore o giocare la partita? Evidentemente a dipendenza della strategia che si vorrà intraprendere si prospettano rischi o opportunità per l’economia elvetica.

Ricordiamo che già oggi gran parte delle esportazioni svizzere sono destinate all’UE (53,7%) e agli USA (13,5%). È quindi evidente che il TTIP negoziato tra USA e UE potrebbe penalizzare fortemente le aziende elvetiche soprattutto tenendo presente che non esiste alcun accordo di libero scambio tra USA e CH.

Secondo un sondaggio condotto da economiesuisse tra i propri membri, “per le imprese svizzere del settore chimico, farmaceutico e delle biotecnologie, un’eventuale diminuzione dei dazi doganali significherebbe una discriminazione minore, visto il debole livello di quelli che colpiscono le importazioni negli Stati Uniti (tasso NPF applicato al 3,2%) e i costi previsti per l’applicazione del TTIP (dal 4 al 10% del valore delle merci). Tuttavia, se i negoziati in materia di procedure doganali e facilitazione del commercio dovessero sfociare in una soluzione più liberale rispetto all’accordo sulla facilitazione e la sicurezza doganali, i concorrenti europei sarebbero avvantaggiati rispetto alle imprese svizzere; queste ultime sarebbero, in quel caso, discriminate nel traffico merci transfrontaliero con gli Stati Uniti”. Alla luce di questi pareri provenienti da aziende del settore chimico, farmaceutico e delle biotecnologie, una partecipazione svizzera al TTIP porterebbe dunque grandi vantaggi.

Al contrario, se prendiamo l’esempio simbolico del settore orologiero, a detta degli addetti ai lavori un’adesione a questo spazio di libero scambio potrebbe portare ad una situazione peggiorativa. Infatti, sempre secondo il sondaggio di economiesuisse “l’orologeria teme un rischio di discriminazione se gli Stati Uniti e l’Europa si intendono, nell’ambito del TTIP, su regole d’origine relativamente ridotte con i criteri di valore del 60% o 70% (valore delle materie prime provenienti da Paesi terzi limitata al 60% o al 70% della merce finita). Se il nostro Paese adottasse gli stessi parametri, nell’ottica di conformarsi all’accordo, il settore teme una diminuzione della creazione di valore in Svizzera”.

Nel contesto degli scambi commerciali vanno considerati anche le regole dell’origine per attribuire la preferenza di dazio ai sensi dell’accordo di libero scambio stesso. In questo senso, un secondo studio commissionato dalla SECO ha messo in evidenza le possibili conseguenze, in alcuni importanti settori di importazione, di eventuali regole restrittive nel TTIP per i produttori svizzeri. Diversi settori importanti della nostra industria (componentistica per auto, strumenti di precisione, ecc.) subirebbero infatti maggiormente gli effetti negativi di questo accordo dovuti ad una concorrenza maggiore. In pratica, i produttori dell’UE potrebbero agevolmente sostituire i semilavorati svizzeri con semilavorati provenienti dall’UE o dagli USA. Lo stesso dicasi per gli USA.

Concludiamo con la convinzione che la Svizzera non può rimanere a guardare dalla finestra quello che sta succedendo nell’ambito del TTIP, ma da sola o ancor meglio in seno all’AELS dovrà avere un ruolo ancor più attivo e determinato a livello diplomatico affinché gli scenari peggiori ipotizzati in vari studi non diventino realtà. La storia della politica economica esterna svizzera ci insegna che la strategia di diversificazione dei mercati di sbocco e di estensione della aree di libero scambio porta benefici alle nostre aziende. Continuiamo dunque in questa direzione dando ossigeno alle nostre aziende.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Export e vice direttore Cc-Ti

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Giappone: quali opportunità nel Paese del Sol Levante?

Evento Paese: Giappone

Nell’ambito degli eventi di approfondimento sui Paesi organizzati dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) in collaborazione con Switzerland Global Enterprise, Cippà Trasporti SA, Credit Suisse, CRIF e Euler Hermes si è svolto lunedì 7 marzo un incontro dedicato al Giappone.

Dopo i saluti introduttivi di Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana, il vice direttore e responsabile del Servizio Export della Cc-Ti Marco Passalia ha presentato i benefici dell’accordo di libero scambio (ALS) Svizzera-Giappone entrato in vigore nel 2009. L’ALS bilaterale ha permesso ai due Paesi di beneficiare di riduzioni di dazio importanti per determinate merci, come ad esempio per l’importazione in Giappone di vini o orologi svizzeri. Saper “sfruttare” un accordo di libero scambio permette alle aziende svizzere di avere un vantaggio importante rispetto ai concorrenti esteri.

 Björn Eberhardt, Head of Global Macro Research di Credit Suisse si è poi soffermato sui principali fattori economici del Paese del Sol Levante. Negli ultimi 15 anni il PIL giapponese è stato positivo e anche le prospettive 2020 indicano una buona crescita. La crisi del 2009 e il terremoto del 2011 hanno inciso sul livello di consumi e le difficoltà sono state aggravate dai problemi demografici, ma nel complesso il Paese ha saputo risollevarsi.

Come ha sottolineato Naoko Wada, Trade Advisor dello Swiss Business Hub Japan, per le aziende svizzere le opportunità commerciali in Giappone sono molto interessanti. In particolare nei settori nell’industria robotica e infermieristica, poiché l’evoluzione demografica indica che le persone con più di 65 anni saranno oltre il 31,7% nel 2030 e il 29,8% nel 2050. Una crescita importante rispetto agli anziani attuali che rappresentano il 26,7% della popolazione. Il settore dei servizi del Paese del Sol Levante è infatti fondamentale poiché genera il 70% del PIL.

Ma quali sono le informazioni giuste per valutare le aziende giapponesi? Dalle analisi di Atilla Kavukcu, Marketing Specialist di CRIF emerge come il Giappone non sia un Paese particolarmente a rischio per fare business. Tutte le società sono sottoposte al “Companies ACT” e quindi hanno l’obbligo di presentare la loro situazione finanziaria. Malgrado però una legge anticorruzione molto forte, il fenomeno del cosiddetto “amakudari”, ovvero il reimpiego di burocrati di alto livello in aziende private, è profondamente radicato.

Infine, Angelo Betto, Direttore Operativo e Roberto Nanni capo area spedizioni aereo & mare di Cippà Trasporti SA hanno presentato il lato logistico delle spedizioni da e verso il Giappone. Oltre agli aspetti tecnici, Betto e Nanni hanno sottolineato come i giapponesi abbiano un’altissima competenza a livello doganale, siano amanti della perfezione e sono sempre disponibili nell’aiutare a risolvere eventuali problematiche.

Il primo appuntamento del 2016 degli Eventi-Paese si è concluso con un ottimo aperitivo. La Cc-Ti dà appuntamento a lunedì 9 maggio per il prossimo evento dedicato alla Russia.

Le presentazioni

Come beneficiare dell’accordo di libero scambio Svizzera-Giappone
Marco Passalia
Economic Outlook
Björn Eberhardt
Business Opportunities
Naoko Wada
Le informazioni giuste per valutare le aziende giapponesi
Atilla Kavukcu
Il lato logistico delle spedizioni da e verso il Giappone: un esempio pratico
Angelo Betto e Roberto Nanni
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Padiglione svizzero a Expo 2017 Astana

Abbiamo il piacere di informarvi che il 21 gennaio 2016 la Svizzera, in presenza del Primo Ministro kazako Kärim Mässimov, ha firmato l’accordo di partecipazione a “Expo 2017 Astana”. La prossima esposizione universale, dal tema “Future Energy”, si terrà ad Astana dal 10 giugno al 10 settembre 2017. Gli Stati partecipanti sono invitati a riflettere sul tema delle nuove fonti di energia, tramite i loro progetti, su sfide cruciali, come la riduzione delle emissioni di CO2, l’efficienza e l’approvvigionamento energetico. Un totale di 70 Paesi e 8 organizzazioni internazionali hanno già confermato la loro partecipazione a Expo 2017.

Presenza Svizzera, l’organo del Dipartimento degli affari esteri responsabile della promozione dell’immagine della Svizzera all’estero, è stata incaricata di realizzare il padiglione nazionale.

Philippe Roesle, Project Manager di swissnex mobile, sta attualmente lavorando all’identificazione di contenuti adatti e attrattivi per il Padiglione svizzero, con l’obiettivo di presentare l’eccellenza svizzera nel campo delle energie future, con un possibile focus su efficienza energetica e cleantech. Il contenuto e il concetto del Padiglione svizzero saranno definiti entro la fine di giugno 2016, dopodiché Presenza Svizzera sarà in grado di comunicare al settore privato le diverse possibilità di partecipazione.

Al fine di essere il più efficace possibile, Presenza Svizzera chiede ai potenziali interessati di esprimersi sulla natura del coinvolgimento desiderato per un’eventuale partecipazione al Padiglione svizzero:

  1. Ottenere visibilità
  2. Interesse negli “hospitality packages”
  3. Contribuire con un’esposizione
  4. Suggerire un contenuto tematico
  5. Offrire servizi e/o altri prodotti
  6. Interesse generale per il Kazakistan nel campo della ricerca e dell’educazione
  7. Altro
Celia Arribas, Head of Sponsoring presso Presenza Svizzera, aspetta i vostri feedback entro l’11 marzo 2016.
Contatto
celia.arribas@eda.admin.ch
+41 58 46 54253
Presenza Svizzera è a vostra disposizione per qualsiasi ulteriore informazione.

Manuel Salchli
Commissioner General
Eidgenössisches Departement für auswärtige Angelegenheiten EDA
Generalsekretariat GS-EDA
Präsenz Schweiz

Bundesgasse 32, CH – 3003 Bern
Tel. +41 (0) 58 463 04 49
Mob. +41 (0) 79 220 42 16
manuel.salchli@eda.admin.ch
www.eda.admin.ch

Your Gateway to Switzerland: www.aboutswitzerland.org

Transatlantic Trade and Investment Partnership

L’acronimo TTIP è ancora poco noto alle nostre latitudini anche se nel prossimo futuro è destinato a diventare un termine di uso comune per lo meno nei contesti istituzionali, politici o economici. L’espressione completa Transatlantic Trade and Investment Partnership (partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti) ci aiuta a delimitare l’ambito ma ancora non è chiaro di cosa si tratta né perché dovrebbe essere un argomento di crescente importanza a livello globale. Per mettere a fuoco il tema è necessario spiegare che stiamo parlando dell’accordo commerciale di libero scambio in fase di negoziato dal 2013 tra gli Stati Uniti d’America (USA) e l’Unione Europea (UE). Un’intesa che in caso di conferma sarà destinata ad influenzare lo sviluppo economico dei decenni a seguire. Per la Svizzera si prospettano opportunità o rischi a dipendenza di come il nostro Paese vorrà muovere le sue pedine sullo scacchiere internazionale.

L’accordo in corso di negoziazione tra UE e USA potrebbe portare alla creazione della più importante area di libero scambio al mondo. Essa includerebbe quasi la metà della produzione economica a livello globale e circa un terzo del commercio mondiale. Gli obiettivi di questa integrazione del mercato statunitense con quello comunitario sono facilmente riassumibili: facilitare l’accesso al mercato (ad esempio attraverso l’eliminazione dei dazi doganali), rimuovere le cosiddette barriere non tariffali (es. procedure di omologazione, regole sanitarie e fitosanitarie, ecc.) e definire al contempo nuove regole commerciali (si pensi al tema attualissimo della proprietà intellettuale). Inutile dire che il nome di «Partenariato economico» indica già da solo che il contenuto dell’accordo dovrebbe estendersi ben oltre il campo della materia doganale.

Le prospettive di ottenere dei benefici concreti sono evidenti a tutti, ma non è invece ancora chiaro se la Svizzera potrà trovare delle opportunità da questo accordo.

In una risposta ad un’interpellanza parlamentare del giugno del 2014, il Consiglio Federale ha dichiarato che “La Svizzera non è coinvolta nelle trattative in corso tra l’UE e gli Stati Uniti per un partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (…). Tuttavia, dato che sia l’UE sia gli Stati Uniti sono importanti partner commerciali del nostro Paese, il Consiglio federale segue da vicino gli sviluppi relativi al suddetto TTIP”. Si tenga presente che i due terzi delle esportazioni svizzere sono convogliati nell’UE (2014: 114 miliardi di franchi) e negli USA (2014: 26 miliardi di franchi). Per quanto concerne le importazioni di merci, la quota è ancora più significativa (79,3%, di cui il 73,2% proveniente dall’UE e il 6,1% dagli Stati Uniti).

I numeri parlano da sé e l’importanza di questo accordo per la Svizzera è innegabile. Dal punto di vista elvetico l’approccio a questo partenariato deve essere proattivo e incisivo. Sebbene la Svizzera non sia direttamente coinvolta nel TTIP sappiamo che grazie ad un dialogo di politica commerciale aperto dall’AELS con gli USA, anche i membri dell’AELS (tra cui la Svizzera) sono regolarmente al corrente dei negoziati in corso. Naturalmente ad un certo punto anche la Svizzera dovrà capire quale sarà la miglior strategia da attuare per evitare di essere esclusa da un’area di libero scambio destinata a crescere d’importanza. Ciò non è sufficiente se allo stesso momento non si comincia a quantificare i rischi e le opportunità legate ad un siffatto accordo di libero scambio. L’autorità federale ha già avviato delle indagini su quelle che potrebbero essere le ripercussioni di un ALS UE-USA sulla Svizzera.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Export e vice direttore Cc-Ti

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Export proiettato nel futuro: quali sfide e quali contromosse?

La Giornata dell’Export 2016

Mercoledì 3 febbraio si è svolta la Giornata dell’Export 2016. Ha aperto il tradizionale appuntamento della Cc-Ti, un business lunch dedicato alla missione commerciale in Kazakistan prevista nel mese di maggio. La parte centrale della Giornata si è conclusa all’Hotel Parco Paradiso a Paradiso con un’intervista all’ospite d’eccezione, Monika Walser CEO di De Sede, seguita da un’interessante tavola rotonda sulle prospettive dell’export ticinese.

Nell’ultimo anno l’economia ticinese ha subito un forte contraccolpo causato dalla forza del franco svizzero. Per le nostre aziende si tratta di un ulteriore ostacolo monetario nel giro di pochi anni. Tutti i settori sono stati toccati seppur in maniera differenziata. Se da una parte questa crisi valutaria sta portando ad una riduzione dell’autofinanziamento e quindi ad una minore propensione agli investimenti da parte della aziende, dall’altra sta però mostrando un rovescio della medaglia che per certi versi può essere considerato vantaggioso. Infatti, il superfranco ha spinto le aziende a razionalizzare ulteriormente i propri processi, a rivedere i fornitori e a cercare nuovi canali di sbocco per i propri prodotti. Ma oltre a ciò, anche i dipendenti stanno dimostrando un grandissimo senso di responsabilità aumentando la loro efficacia, che si può tradurre in maggiore produttività. Le aziende attive nell’export hanno quindi dovuto adattarsi, reinventarsi o trovare nuove soluzioni per far fronte alla sempre più forte concorrenza con l’estero.

La Giornata dell’export 2016, organizzata mercoledì 3 febbraio all’Hotel Parco Paradiso dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), ha dato ampio spazio alle sfide future che le aziende ticinesi devono affrontare in un contesto internazionale sempre più competitivo.

In quest’ottica un tema affrontato durante la giornata per dinamizzare l’economia ticinese è la missione commerciale in Kazakistan che avrà luogo in maggio grazie all’iniziativa di Cc-Ti e S-GE. Opportunità commerciali e nuove sfide verso Paesi meno tradizionali per diversificare i mercati di sbocco dei prodotti ticinesi.

Ospite d’eccezione della giornata è stata Monika Walser, già CEO di Freitag e oggi a capo dell’azienda De Sede che durante una frizzante intervista condotta dal vice direttore della Cc-Ti Marco Passalia, ha sottolineato l’importanza di focalizzare le attività sulle nicchie. L’imprenditrice svizzero tedesca ha poi ribadito i valori fondamentali del fare business, “the Swiss Way”: precisione, affidabilità, l’importanza delle risorse umane e anche la tenacia di credere in quello che si fa. “Chi fa impresa – ha dichiarato Walser – deve amare quello che fa perché altrimenti non può garantire il massimo impegno”. Interessante anche l’accostamento tra Ticino e il resto della Svizzera dove l’ospite d’eccezione ha sottolineato che tutto sommato i problemi del sistema economico ticinese rispecchiano esattamente le stesse difficoltà dell’economia del resto della Confederazione.

Da ultimo Monika Walser ha ribadito l’importanza di un futuro dell’economia svizzera sempre più orientata all’internazionalizzazione delle proprie attività considerando anche l’ottima reputazione elvetica.

Da questi spunti è poi nato un interessante dibatto che ha toccato diversi settori grazie alla partecipazione ad una tavola rotonda, moderata dal giornalista Pietro Bernaschina, di Alessandra Alberti, direttrice, Chocolat Stella SA, Aleardo Cattaneo, amministratore delegato, Ferriere Cattaneo SA, Giorgio Calderari, Group General Manager, Helsinn Healthcare SA e Michele Sargenti, Managing Director, ABB Newave SA.

Infine, Marco Arrighini, responsabile Heuler Hermes Ticino, ha presentato brevemente il “Credit Risk Monitor” dichiarando che su un’analisi di circa 400 aziende svizzere orientate all’export, vi è stato un aumento del 4% dei casi d’insolvenza rispetto al 2014. In particolare ci son crepe nella muraglia cinese (+20%), in Brasile (+18%), mentre la Russia si stabilizza dopo la crescita del 30% del 2015. Le insolvenze diminuiscono invece in Germania, Olanda, Austria e crescono (1%) in Svizzera. Dopo la decisione della BNS del 2015 il 29% delle aziende orientate all’export hanno aumentato gli acquisti all’estero, mentre il 24% hanno puntato sulla forza Svizzera dato che la qualità paga. Nel frattempo alcune importanti incertezze politiche ed istituzionali continueranno a farsi sentire nel corso del 2016. Tuttavia gli investimenti privati sembrano essersi risvegliati nelle economie avanzate portando ad un sostenimento della crescita.

La presentazione
“Credit Risk Monitor: risultati e previsioni”
Marco Arrighini, Euler Hermes
L’intervista
Servizio di Teleticino, con intervista a Monica Walser
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La “sharing economy” suscita grande interesse

Il 25 gennaio 2016 si è tenuto presso la sede della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) l’evento “Sharing economy: l’economia della condivisione”. L’evento, co-organizzato dalla Cc-Ti e la Fondazione AGIRE ha voluto rendere attento il pubblico su questo “nuovo” modello economico illustrandone il  potenziale e le sfide che  questo comporta.

Dopo un breve saluto del Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, che ha messo in risalto l’importanza di capire al meglio questo fenomeno, si è entrati subito nel vivo grazie al Professor Siegfried Alberton che ha introdotto il tema, fornendo una visione d’insieme sulla grande evoluzione di quest’ultimo (basti pensare che si stima che negli Stati Uniti quasi 1/3 dei lavoratori è freelancer) e illustrando i campi più illustri dove questo fenomeno – che prende forma attraverso un consumo o produzione collaborativa – si manifesta, come ad esempio nella mobilità e l’efficienza energetica. Ha poi di nuovo preso la parola il Direttore Cc-Ti, Luca Albertoni, fornendo una panoramica delle principali sfide esistenti – in parte giuridiche ma principalmente politiche, prendendo come esempio il “caso Uber” o il “caso Airbnb” – ma sottolineando anche le nuove opportunità di mercato che l’economia della condivisione comporta. Infine, Karim Varini, co-fondatore di TimeRepublik, piattaforma web di “cloud co-working”, ha fornito un esempio concreto di attività di “Sharing economy”. Varini ha sottolineato come in verità, contrariamente alle previsioni, nel periodo successivo alla crisi economica  le persone abbiano  dimostrato sempre più voglia di aiutarsi e di partecipare a un progetto comune. La società infatti sta lentamente cambiando, ne è sintomatico il fatto che gli studenti non scelgono più i loro curriculum accademici unicamente in previsione del salario che percepiranno ma anche tenendo conto del progetto a cui potranno prendere parte.

Agli ospiti è stata poi offerta una colazione di networking dove hanno potuto approfondire, con domande ulteriori, il tema della Sharing economy.

Scaricate le presentazioni
Sharing economy: un nuovo paradigma?
Siegfried Alberton
TimeRepublik. un esempio concreto di “Sharing economy”
Karim Varini
Flyer programma
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