“Swiss Rules of Arbitration: Efficient Dispute Resolution”

L’ ”Istituzione Arbitrale delle Camere Svizzere” si è presentata a Lugano lo scorso 3 giugno, in occasione di un’interessante conferenza durante la quale un numeroso e diversificato pubblico internazionale ha potuto confrontarsi con personalità della sfera legale ed arbitrale del nostro paese.

Sono stati messi in evidenza i vantaggi, soprattutto per le aziende attive a livello internazionale, di una procedura arbitrale rispetto ad una procedura ordinaria davanti ai tribunali statali.

Al giorno d’oggi le procedure giudiziarie possono infatti durare anche molti anni, e questo solo in prima istanza, senza quindi contare i vari livelli di ricorso possibili che la procedura civile ordinaria offre alle parti di un litigio.

L’arbitrato rappresenta un’interessante alternativa per evitare lunghe e costose procedure giudiziarie.

La procedura si presenta particolarmente snella e veloce per i casi il cui valore litigioso non supera i CHF 1’000’000; il Regolamento “Swiss Rules” (scaricabile dal sito www.swissarbitration.org, disponibile in inglese e in una dozzina di altre lingue) prevede che il lodo debba essere pronunciato entro 6 mesi dalla costituzione del tribunale arbitrale. Questa procedura riduce i costi in maniera considerevole.

Gli arbitri sono professionisti che vantano competenze specifiche nelle materie oggetto di controversia; essi debbono essere indipendenti ed imparziali rispetto alle parti. Il procedimento arbitrale e il lodo, a differenza dei procedimenti e delle sentenze emesse dai tribunali statali, sono confidenziali. L’arbitrato assicura libera scelta degli arbitri, del diritto applicabile, della lingua e dell’avvocato.

Uno dei vantaggi importanti consiste nell’assenza di qualsiasi intervento da parte dei tribunali ordinari nel corso del procedimento arbitrale. I lodi internazionali sono soggetti a limitati e tassativi motivi di impugnazione. I ricorsi per l’annullamento dei lodi vengono decisi dal Tribunale federale (massima autorità giudiziaria svizzera) quale istanza unica.

La legge svizzera sull’arbitrato è facilmente reperibile online sul sito www.swisssarbitration.org in diverse lingue. Ai fini dell’applicazione delle “Swiss Rules” è necessario che un richiamo espresso a queste ultime sia previsto dalle parti. Di consuetudine ciò normalmente avviene nella clausola compromissoria contenuta nel contratto, ma nulla esclude che tale richiamo venga compiuto successivamente all’insorgere della controversia in un accordo apposito, comunemente detto “compromesso arbitrale” (sul sito si trovano esempi utili).

Gli onorari degli arbitri e le spese amministrative della Swiss Chamber’sArbitration Institution sono contenuti. Essi vengono di regola calcolati in percentuale del valore di causa secondo la tabella riportata nel Regolamento. E’ inoltre possibile comprendere quali siano i costi legati ad un giudizio arbitrale attraverso l’utilizzo del calcolatore dei costi disponibile sul sito internet.

Oltre all’arbitrato, si è parlato del Regolamento di mediazione commerciale, le cui regole sono particolarmente appropriate per le parti che desiderino raggiungere una soluzione della loro controversia attraverso un accordo facilitato dall’intervento di un terzo neutrale.  Le regole di mediazione suggeriscono inoltre modalità per combinare mediazione e arbitrato. Il medesimo Regolamento permette al Tribunale arbitrale, con l’accordo delle parti, di intraprendere i passi necessari per facilitare la soluzione della disputa in maniera consensuale senza attendere la pronuncia del lodo.

La CC-TI gestisce uno dei 7 segretariati operativi a livello nazionale, in collaborazione con le altre sedi delle camere svizzere.

Tra i relatori, l’avv. Michele Rossi, Delegato delle relazioni esterne della CC-TI, nonché membro del Consiglio direttivo dell’Istituzione arbitrale e responsabile della sede di Lugano (nella foto).

Altre informazioni disponibili su www.swissarbitration.org o presso le sedi dei segretariati.

Scaricate il flyer dell’evento

Nuove opportunità grazie all’accordo di libero scambio tra l’AELS e le Filippine

Lo scorso 28 aprile 2016 è stato siglato a Berna un nuovo ed importante accordo di libero scambio (ALS) tra gli Stati dell’AELS (Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda) e le Filippine. È un trattato fondamentale con un Paese in piena espansione che conta oltre 100 milioni di abitanti, situandosi al 12° posto tra le nazioni più popolose al mondo. Le Filippine sono il 6° partner commerciale della Svizzera nel sud-est asiatico dove vengono esportati soprattutto prodotti farmaceutici (36,9%), macchine (19,9%), orologi (13,1%) e prodotti agricoli (9,1%). Nel 2015 il volume delle esportazioni si è attestato a 311 milioni di franchi. La Confederazione importa invece dallo Stato asiatico soprattutto metalli e pietre preziose (55,8%), macchine (23,6%) e strumenti medici (6,5%).

Come riportato dalla SECO in una nota informativa, grazie all’ALS si aprono nuove porte per le aziende elvetiche dato che le barriere commerciali verranno eliminate sul 91.6% dei prodotti industriali, dei pesci e di altri prodotti del mare. Più in particolare, l’accordo prevede l’eliminazione immediata dei dazi doganali già dalla sua entrata in vigore, anche se per alcuni prodotti sensibili è stata stabilita una diminuzione graduale dei tributi nell’arco di 3-10 anni. Alcune merci dell’industria automobilistica non avranno un’eliminazione totale dei dazi ma potranno contare su un sostanziale abbassamento. In generale si constata comunque che per gli interessi svizzeri i prodotti non inclusi nell’ALS sono generalmente marginali.

Inoltre, grazie all’accordo di libero scambio le Filippine ridurranno o elimineranno i dazi sulle principali esportazioni di prodotti agricoli da parte della Svizzera. L’ALS tocca anche il settore dei servizi, stabilendo delle ulteriori regolamentazioni per i servizi finanziari, di telecomunicazione, energetici e i servizi marittimi. Per quanto concerne la proprietà intellettuale, l’accordo rafforza alcuni aspetti inerenti i brevetti, la protezione dei marchi, le indicazioni di provenienza nonché i diritti di proprietà intellettuale e delle procedure giudiziarie. Inoltre, sono regolamentati anche la concorrenza, l’agevolazione degli scambi, nonché il commercio e lo sviluppo sostenibile. L’accordo stabilisce ancora disposizioni sugli investimenti e sugli appalti pubblici.

Le regole dell’origine dell’ALS corrispondono in linea generale al modello europeo. Sono comunque meno restrittive e prevedono anche una tolleranza del 15% del valore aggiunto per la lavorazione al di fuori delle parti contraenti (“outward processing”), quando in generale questa cifra si attesta al 20%. Le disposizioni concernenti il cumulo prevedono per i capitoli relativi ai prodotti industriali il cumulo diagonale (tra gli Stati dell’AELS e le Filippine) e la regola della non alterazione permette di dividere gli invii delle merci nei Paesi di transito senza che l’origine vada persa. Questa regola accresce la flessibilità logistica dell’industria di esportazione svizzera e facilita nel contempo anche le importazioni. Infine la dichiarazione d’origine è la sola prevista come prova d’origine, compresa anche la possibilità del sistema di esportatore autorizzato.

Infine, ci permettiamo sottolineare ulteriormente che l’accordo di libero scambio con le Filippine permetterà agli Stati dell’AELS – tra cui naturalmente la Svizzera – di rafforzare le relazioni economiche e commerciali con i partner asiatici e di disporre di un vantaggio competitivo essenziale verso i principali concorrenti esteri che non dispongono ancora di un ALS (ad esempio rispetto all’Unione Europea che ha avviato le trattative con la nazione asiatica lo scorso dicembre). È quindi sempre doveroso rimanere costantemente aggiornati sulle novità in merito agli ALS e alle opportunità e ai vantaggi che offrono alle aziende elvetiche volte all’internazionalizzazione.

Marco Passalia, vice direttore Cc-Ti
Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana

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Il Ticino delle aziende si presenta al liceo di Locarno

Giornata economica con gli allievi del Liceo di Locarno

La Cc-Ti è tornata nelle scuole, quest’anno accompagnando alcuni studenti del Liceo di Locarno alla scoperta dell’attività della Camera, della realtà economica ticinese e facendogli scoprire una bella realtà industriale della nostra regione. A seguito dell’ottima esperienza fatta l’anno scorso con alcune classi del Liceo di Mendrisio, quando la Cc-Ti si è recata con loro alla scoperta del tessuto aziendale della regione, abbiamo voluto riproporre il formato a beneficio dei ragazzi di una regione diversa, ma non meno ricca di spunti e di realtà aziendali interessanti.
Ed anche questa volta il risultato non ci ha deluso!

In questo modo la Cc-Ti vuole continuare a sottolineare l’importanza di mantenere e sviluppare un contatto diretto tra il tessuto economico ticinese e i giovani di diverse categorie di scuole, senza dimenticare l’impegno della nostra struttura a favore di altre iniziative che coinvolgono il settore formativo ticinese, come Espoprofessioni e Usicareer Forum.

A prendere inizialmente la parola è stato Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, spiegando come la Cc-Ti funga da ponte tra l’economia e la politica. Ruolo che riesce a svolgere indipendentemente grazie al suo statuto di entità privata. Anche recentemente, nel raffronto con le altre camere europee, questa conformazione del modello camerale svizzero ha dimostrato essere vincente per tutelare al meglio gli interessi degli imprenditori. Il Direttore ha poi risaltato, grazie anche al coinvolgimento da parte del professore liceale Emanuele Vitali, come non sempre sia facile essere un’associazione mantello – che riunisce settori disparati e realtà molto diverse dell’economia ticinese. Il “good- balance” tra la tutela degli interessi settoriali di taluni e quelli di altri non è sempre facilmente raggiungibile, come vuole dimostrare il caso degli scontri che si creano quando si parla degli accordi bilaterali e soprattutto quello legato alla libera circolazione delle persone, tra aziende esportatrici e aziende che operano puramente sul mercato locale.
A volte poi alcuni settori finiscono per prendere delle derive protezionistiche che, a conti fatti, potrebbero quasi sicuramente non portare giovamento nemmeno a loro.

Si è poi passati alla parte esposta dal Direttore di SSIB Ticino, Roberto Klaus, dedicata al tema della responsabilità sociale delle aziende, molto caro alla Cc-Ti e portato avanti da diverso tempo, come potete (ri-) scoprire accendendo al nostro dossier sostenibilità ed alle interviste sul tema visibili nel nostro canale youtube.

Roberto Klaus ha voluto da subito sottolineare come l’importanza del tema non vada di pari passo con nuove regole o imposizioni. La Cc-Ti è infatti contraria a un approccio d’imposizione e predilige quello spontaneo di auto-responsabilizzazione.

Sul tema gli studenti hanno potuto poi riflettere più in concreto tramite un lavoro a piccoli gruppi che ha permesso poi alla fine, tramite le presentazioni, di esporre sia al docente, che agli ospiti relatori che ai compagni le loro riflessioni sul tema esposto in modo accattivante da Roberto Klaus.

Al pomeriggio ci si è recati in visita ad una vicina azienda industriale delle regione, tra l’altro anche molto attiva su diversi temi di RSI, la quale ha permesso ai ragazzi di toccare con mano uno spaccato di vita aziendale nel pieno del suo svolgimento.

Per saperne di più sulla giornata e sulle reazioni degli ragazzi alla visita del pomeriggio vi invitiamo a leggere l’approfondimento dell’evento sul prossimo numero di Ticino Business di giugno!

Industria 4.0 e la digitalizzazione nelle aziende esportatrici

La quarta rivoluzione industriale è arrivata: Industria 4.0, ovvero l’applicazione dell’Internet delle cose (IoT) alla produzione industriale e il collegamento in rete di persone, prodotti e macchine, sta stravolgendo i modelli organizzativi e cambiando il business in generale e quello internazionale in particolare. L’interconnessione e la digitalizzazione dei processi produttivi creano la “Smart Factory” (la fabbrica intelligente che si adatta da sola), abbattono i costi di produzione, consentono una maggiore customizzazione e favoriscono l’entrata su nuovi mercati.

Nella “Smart Factory” l’integrazione verticale e orizzontale diventano fattori importanti. L’integrazione verticale offre grande potenziale di ottimizzazione in quanto i processi informatici e di comando sono messi in rete, abilitando lo scambio di dati tra reparti aziendali (sviluppo, pianificazione, produzione, vendite, distribuzione), che possono in seguito organizzarsi da sé. Per quanto riguarda il commercio con l’estero, le grandi quantità di dati scambiati consentono di prevedere gli sviluppi futuri e valutare la domanda potenziale nei vari mercati. Nell’ambito dell’internazionalizzazione è però la dimensione orizzontale dell’integrazione ad apportare i cambiamenti più incisivi in quanto le catene del valore classiche tra aziende si trasformano in reti di creazione del valore, dove le imprese lavorano insieme su uno stesso prodotto al di là dei confini organizzativi e nazionali. Le aziende più grandi assegnano sempre più processi a quelle più piccole e specializzate, indipendentemente dalla loro ubicazione. Le PMI, sempre più attive in reti di sviluppo, produzione e cooperazione globali, si possono concentrare sulle loro competenze specifiche. Esse sono però anche chiamate a rivedere l’approccio ai mercati esteri e uno dei primi passi da fare è sicuramente quello di digitalizzarlo.

Le opportunità offerte dal connubio digitalizzazione e internazionalizzazione possono essere sfruttate meglio di quanto non sia stato fatto sinora: un progetto di esportazione può infatti essere portato avanti in molti modi sul web, cominciando dall’analisi della domanda nei mercati target, dalla valutazione di clienti potenziali e così via sino al marketing online e alle vendite tramite l’e-commerce. Un primo strumento utile è sicuramente la piattaforma www.exportdigital.ch, frutto della partnership tra Switzerland Global Enterprise (S-GE) e Google Switzerland. Essa mette a disposizione circa 100 video tutorial su questioni inerenti l’export, il marketing digitale e l’acquisizione di clienti online nonché uno strumento di ricerca dei mercati potenzialmente interessanti (tramite parole chiave che descrivono il prodotto o servizio in poco tempo si ottiene una classifica dei mercati che offrono le maggiori opportunità e informazioni di base ad es. sulla concorrenza, il comportamento di acquisto dei consumatori online e i sistemi di pagamento).

Attenzione però: la digitalizzazione dell’approccio all’export va integrata in una strategia globale. A prescindere dai canali digitali, nel mercato di riferimento può essere comunque necessario disporre di una rete di partner locali e di ulteriori canali di marketing e di vendita. Non vanno inoltre sottovalutate le differenze culturali e normative, come pure le questioni fiscali. L’entrata su nuovi mercati resta quindi un processo complicato e in questo senso Camera di commercio e S-GE sono a disposizione come sempre con corsi, consulenze ed eventi per informare e consigliare al meglio le imprese ticinesi.

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

MobiliTI day: la mobilità concertata è la via da percorrere!

Il 15 aprile 2016 si è tenuto, presso la sede del Corriere del Ticino di Muzzano, l’evento Come cambia la mobilità in Svizzera e in Ticino. Attraverso quest’incontro (scarica il flyer) – co-organizzato dalla Cc-Ti con le CCIS, la CNCI e la HKBB  e sostenuto da 15 delle associazioni economiche presenti in Ticino (visualizza la lista completa sul flyer) – si è voluto sottolineare l’importanza di un approccio globale – che tenga conto di tutte le parti in causa – per ridurre le problematiche legate al traffico.

In particolare sono stati presentati due strategie di mobilità concertata che hanno dato dei buoni frutti in altri Cantoni Svizzeri, Basilea e Neuchâtel. Sono inoltre stati esposti i progetti di due aziende – Unione farmaceutica distribuzione e Schindler elettronica – che sul suolo ticinese si sono già adoperate per garantire – con risultati molto soddisfacenti –  una diminuzione delle problematiche legate al traffico.

Dopo un breve saluto del Direttore del CdT, Fabio Pontiggia, ha preso la parola Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, che ha sottolineato come – nonostante le esigenze del territorio, della popolazione e delle imprese siano spesso messe in contrapposizione – in realtà, per trovare soluzioni che possano migliorare la qualità di vita senza ostacolare le attività produttive essenziali per lo sviluppo del territorio, serva un lavoro comune ad ampio respiro. Proprio a dimostrazione che solamente attraverso uno sforzo coordinato, le soluzioni possono essere soddisfacenti, il Direttore Cc-Ti ha dunque presentato il progetto di mobilità di Basilea, Cantone per molti versi simile al nostro. Luca Albertoni ha quindi concluso la sua relazione citando qualche proposta che come Cc-Ti intenderà portare avanti, quali una formazione specifica per mobility manager e una verifica costante delle condizioni quadro.

La parola è quindi passata a Florian Németi, Direttore della Camera di commercio e dell’industria Neuchâtel,  che ha esposto il progetto Mobilità 2030, che è stato accettato dal popolo con l’84% dei voti, proprio perché faceva l’unanimità tra i vari attori parte alla problematica, ovvero aziende, associazioni economiche e apparato pubblico.

Nella seconda parte dell’evento si è passati ad un approccio più concreto, risaltando quello che le aziende già fanno per migliorare sensibilmente la mobilità del nostro territorio, sia in modo individuale che sfruttando alcune similitudini e sinergie, grazie in particolare ad alcuni supporti tecnici di ultima generazione. Sono stati presentati i progetti aziendali di Unione farmaceutica distribuzione, dal suo Direttore Generale – Mattia Keller – e di Schindler elettronica, da parte del responsabile del progetto mobilità – Marzio Corda. A chiudere il cerchio delle varie presentazioni è stato Andrea Turroni, Fondatore di BePooler, che ha parlato di come la tecnologia faciliti la concretizzazione di una mobilità più sostenibile, sia per i cittadini che per le aziende e le istituzioni.

L’evento si è concluso con una riflessione da parte di Stefano Modenini che ha risaltato l’importanza per il mondo industriale, ma non solo, di trovare a breve delle soluzioni per la mobilità in Ticino.

Il successo dell’evento è stato la conferma dell’interesse da parte del substrato economico ticinese per il tema. La Cc-Ti continuerà quindi ad approfondire costantemente la questione in maniera sempre più concreta e, speriamo concertata,  attraverso diverese azioni.

Potete guardare un breve resoconto filmato dell’evento cliccando qui.

Scaricate le presentazioni
Luca Albertoni
Florian Németi
Mattia Keller
Marzio Corda
Antonio Turroni
Dossier mobilità Cc-Ti da scaricare
Articoli tratti da Ticino Business del numero di aprile
Comunicato stampa in tema mobilità
Documenti di approfondimento in tema mobilità
Guardate le interviste ai relatori sul tema
Luca Albertoni
Florian Németi
Marzio Corda
Mattia Keller
Antonio Turroni
L’evento nei media
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Brevetto unitario: sfide e opportunità per l’innovazione made in Switzerland

Il 13 aprile 2016 si è tenuto presso la sede della Cc-Ti l’evento “L’innovazione made in Switzerland e il nuovo sistema brevettuale europeo“. Attraverso quest’incontro (scarica il flyer) la Cc-Ti, congiuntamente ad AIPPI (associazione leader per la tutela della proprietà intellettuale), ha voluto rendere attente le aziende ticinesi sulla svolta epocale che l’introduzione del nuovo strumento brevettuale a tutela dell’innovazione da parte dell’Unione Europea comporta per il mondo della proprietà intellettuale. In particolare, grazie a due case studies, sono state presentate le implicazioni concrete che quest’introduzione comporta per le aziende svizzere e quali sono le strategie che quest’ultime dovranno adottare.

Dopo un breve saluto del Direttore Cc-Ti, Luca Albertoni, ha preso la parola il Fondatore della M. Zardi & Co. SA, l’Ing. Marco Zardi, che, dopo aver portato il saluto da parte dell’associazione AIPPI Svizzera, di cui è Vicepresidente, ha fornito una panoramica del tema dell’incontro, mettendo in risalto la centralità di un’adeguata protezione brevettuale per l’innovazione. La parola è quindi passata a Paolo Gerli, European Patent Attorney presso M. Zardi & Co. SA, che ha fatto un sunto del sistema brevettuale europeo vigente e del nuovo strumento del brevetto unitario. Il ciclo introduttivo d’informazione si è concluso con la relazione di Stefano Sinigaglia, European Patent Attorney presso M. Zardi & Co. SA, che si è concentrato sulla spiegazione del funzionamento della nuova Corte Unificata.

Nella seconda parte dell’evento, dedicata agli effetti del nuovo strumento brevettuale per le aziende e alle strategie che quest’ultime dovranno implementare per garantire al meglio l’innovazione made in Switzerland, si è quindi passati all’esposizione di casi concreti. A prendere inizialmente la parola è stato Cornelis Schüller, responsabile brevetti di Nestlé SA, che ha fornito il punto di vista di una multinazionale, risaltando come questa novità sia da loro in sostanza percepita positivamente in quanto comporta una netta riduzione di costi per l’azienda depositante. A fornire un’opinione parzialmente diversa è stata Mariagrazia Zotti, Head of Patent Department at Helsinn Healthcare SA, che ha portato invece il punto di vista di un’azienda di dimensioni più contenute. La Signora Zotti ha in particolare messo in luce come – al di là di un’effettiva riduzione dei costi – la strada del brevetto unitario comporti ancora alcuni dubbi; che riguardano sia alcune dinamiche proprie del suo settore, quello farmaceutico, che ambiti più trasversali, per ciò che concerne la prassi da adottare.

L’evento si è concluso con una riflessione da parte di Marco Zardi che – dopo aver brevemente riassunto quanto emerso dall’evento, ha sottolineato l’importanza per gli specialisti di brevettualistica di entrare in contatto con aziende leader nell’innovazione, per recepire al meglio le difficoltà, perplessità o possibilità che potrebbero sorgere con l’utilizzo del brevetto unitario.

L’aperitivo che ha seguito l’evento è stato l’occasione per i partecipanti di conoscere i relatori, ponendogli delle domande più dirette, e di tessere nuove relazioni.

Il successo dell’evento è stata la conferma dell’interesse da parte degli associati Cc-Ti per il tema, che continueremo quindi ad approfondire in momenti diversi e attraverso diversi canali.

Leggete l’intervista a Marco Zardi, apparsa sul numero di gennaio/febbraio di Ticino Business
L’evento nei media: CdT, 14.04.2016 – Brevetto europeo, una possibilità con molti vantaggi
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“Oltre i confini”: un progetto mediatico a 360 gradi della Cc-Ti

Dal mese di aprile ha preso avvio un nuovo ed interessante progetto del settore Export della Cc-Ti in collaborazione con il gruppo MediaTI e Switzerland Global Enterprise, intitolato “Oltre i confini”.
La Cc-Ti – con articoli a firma di Marco Passalia, responsabile del settore Export e vice direttore Cc-Ti e di Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana – sarà presente una volta al mese con approfondimenti tematici che si declineranno in articoli specifici sul Corriere del Ticino e il Giornale del Popolo oltre che nella rubrica apposita sul portale web Ticinonews.ch.

Non solo carta stampata e articoli digitali, ma il progetto mediatico “Oltre i confini” trova spazio anche su Teleticino il lunedì alle ore 19.25 sotto forma di interviste a imprenditori ticinesi. Tutte le puntate saranno inoltre nuovamente disponibili nella rubrica su Ticinonews.

Con questo progetto mediatico a 360 gradi, la Cc-Ti desidera dare maggiore visibilità alle aziende volte all’internazionalizzazione. Il nostro Cantone offre una grande ed interessante varietà di imprese troppo spesso poco conosciute al grande pubblico. Grazie a “Oltre i confini” il mondo economico reale ticinese, quello fatto di impresa e di persone che quotidianamente sono confrontate con problematiche concrete, può finalmente essere presentato tramite una modalità innovativa e accattivante. Parallelamente, “Oltre i confini” permetterà anche di presentare i servizi e le attività del settore Export della Cc-Ti oltre che alle esperienze all’estero con le missioni commerciali.

Sperando di attirare anche il vostro interesse, vi auguriamo una buona lettura e buona visione.

Link agli articoli di approfondimenti “Oltre i confini”
Le puntate della trasmissione “Oltre i confini”

Sostegni finanziari per le aziende esportatrici

Anche per il 2016 le aziende ticinesi potranno beneficiare di contributi di supporto tramite la Legge per l’innovazione economica. Qui di seguito vogliamo citare in particolare due sostegni interessanti per le imprese esportatrici e le novità entrate in vigore quest’anno.

Partecipazione a fiere specialistiche

Dal 2010 l’autorità cantonale sostiene le aziende e le associazioni di categoria che intendono partecipare a fiere specialistiche in Svizzera o all’estero. Questo credito, che ammonta a 1’000’000 di franchi, è stato rinnovato anche per il 2016. L’aiuto cantonale viene concesso sotto forma di contributo a fondo perso, con una percentuale del 50% dei costi computabili, che nella fattispecie sono: la tassa di partecipazione alla fiera, l’affitto dell’area espositiva, le spese per la realizzazione o l’affitto dello stand. Sono invece escluse le prestazioni proprie (anche per l’allestimento dello stand), le spese di pernottamento, di vitto, di viaggio, di propaganda e altre spese. Ogni richiedente può beneficiare di un contributo complessivo massimo di 20’000.- CHF per anno civile indipendentemente dal numero di richieste. Vengono considerate unicamente le richieste che prevedono un costo computabile complessivo di almeno 4’000.- CHF. La richiesta di sostegno va presentata entro la data dell’evento.

Costi computabili:
• tassa di partecipazione alla fiera
• affitto dell’area espositiva
• spese per la realizzazione o l’affitto dello stand
La richiesta di sostegno va presentata entro la data dell’evento.

Sostegno per progetti di internazionalizzazione

Per promuovere l’internazionalizzazione delle aziende, il Cantone può concedere contributi per mandati di consulenza affidati a Switzerland Global Enterprise (S-GE) e volti a realizzare analisi di mercato, ricerca di partner, missioni esplorative, analisi della regolamentazione e della legislazione del mercato. L’aiuto cantonale è concesso sotto forma di contributo a fondo perso, con una percentuale del 50% del costo computabile del progetto fino ad un massimo di 10’000.- CHF per anno civile indipendentemente dal numero di richieste. Importante novità: a partire da quest’anno la richiesta di sostegno va presentata entro 30 giorni dall’accettazione dell’offerta di S-GE.

Costi computabili:
• analisi del mercato
• ricerca di partner
• missioni esplorative
• analisi della regolamentazione / legislazione del mercato
La richiesta di sostegno va presentata entro 30 giorni dall’accettazione dell’offerta di S-GE.

Nuovi criteri di ammissibilità

Con la nuova legge per l’innovazione economica entrata in vigore a febbraio 2016, sono stati introdotti dall’autorità politica cantonale nuovi criteri di ammissibilità per poter ottenere i sostegni finanziari sopra esposti. A partire da quest’anno infatti tutti i progetti devono sottostare ai criteri minimi d’accesso stabiliti dal Consiglio di Stato e definiti in due precisi decreti esecutivi. Il primo, relativo ai criteri salariali, indica che l’Ufficio per lo sviluppo economico entra nel merito di richieste di sostegno se il richiedente dimostra che almeno il 60% dei propri dipendenti percepisce un salario mensile lordo superiore a 4’000.- per 12 mensilità, garantendo altresì il rispetto continuativo della soglia e della percentuale per 10 anni.

Il secondo decreto rileva invece i criteri d’occupazione residente, secondo i quali il richiedente deve dimostrare che almeno il 60% dei propri dipendenti è residente in Svizzera. Per le aziende industriali la percentuale minima di lavoratori residenti deve essere almeno pari al 30%. A completezza d’informazione, al momento della richiesta è considerato residente il dipendente che dimostra di aver risieduto in Svizzera per una durata di almeno 3 anni complessivi. Come per il criterio di residenza, il beneficiario del sostegno garantisce il rispetto continuativo del criterio per 10 anni.

 

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Export e vice direttore Cc-Ti

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Apertura del mercato iraniano: nuove opportunità?

Lunedì 14 marzo 2016 si è tenuto presso la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del canton Ticino (Cc-Ti) l’evento “Iran, dopo le sanzioni: un Paese da riscoprire”. Una sessantina le persone presenti, questo a dimostrare il vivo interesse per un mercato, il cui ruolo economico a livello mondiale si prevede cambierà molto velocemente. L’incontro informativo intendeva offrire ai partecipanti una panoramica sulle potenzialità di sviluppo del commercio in vari settori, dare orientamenti sulla valutazione dei rischi e fornire consigli pratici sulle modalità d’entrata nel mercato iraniano.

Dopo un breve saluto da parte del Vice-Direttore della Cc-Ti, Marco Passalia, si è entrati nel vivo grazie agli interventi di Sonja Hürlimann (Head of Section Middle East and Africa, Bilateral Economic Relations, State Secretariat for Economic Affairs SECO), Suhail El Obeid (Senior Consultant Iran, Switzerland Global Enterprise), Alireza Azimzadeh (Partner, Persia Group – Legal and Business Consulting) e Seyed Ali Hosseini (giornalista e mediatore interculturale).

Svizzera e Iran

L’Iran rientra tra i primi dieci Paesi del Medio Oriente con cui la Svizzera ha relazioni commerciali. Le esportazioni elvetiche raggiungono un volume di 367 milioni di franchi, di cui il 36,6% riguardanti l’ambito farmaceutico e per 17,1% quello delle macchine di precisione, seguiti dall’orologeria e dai prodotti di base chimici. Per quanto riguarda i beni importati in territorio svizzero più della metà del totale, pari a 30 milioni di franchi, concernono il materiale tessile. In questo contesto, si tenga presente che a partire dal febbraio 2007 il Governo svizzero ha ratificato le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che prevedono sanzioni contro la Repubblica Islamica dell’Iran. Tali sanzioni sono poi state adeguate nel gennaio 2011 al livello applicato dai principali partner commerciali del nostro Paese. Il 16 gennaio 2016, d’intesa con ONU e UE, la Svizzera ha revocato le sanzioni mantenendo solo quelle inerenti il commercio e le prestazioni di servizi connessi agli armamenti, ai sistemi missilistici e ai beni che potrebbero essere utilizzati per repressioni interne. Il commercio di beni nucleari e di beni a duplice impiego nonché i servizi connessi continuano a sottostare all’obbligo di autorizzazione.

Le presentazioni

Iran Economic Overview
Suhail El Obeid, Senior Consultant Iran, Switzerland Global Enterprise
Chances and challenges for Swiss SMEs in Iran
Alireza Azimzadeh, Partner, Persia Group – Legal and Business Consulting
Cultural aspects of doing business with Iranian partners
Seyed Ali Hosseini, Journalist and Intercultural Mediator
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Chiara Crivelli, Head of the International Desk, crivelli@cc-ti.ch, 091 911 51 15.

TTIP: Svizzera spettatore o giocatore della partita?

Nella precedente edizione di Ticino Business abbiamo spiegato che la Svizzera dovrà determinare quale strategia intraprendere nell’ambito dei negoziati sull’accordo di partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) tra Stati Uniti e Unione Europea. Fare da spettatore o giocare la partita? Evidentemente a dipendenza della strategia che si vorrà intraprendere si prospettano rischi o opportunità per l’economia elvetica.

Ricordiamo che già oggi gran parte delle esportazioni svizzere sono destinate all’UE (53,7%) e agli USA (13,5%). È quindi evidente che il TTIP negoziato tra USA e UE potrebbe penalizzare fortemente le aziende elvetiche soprattutto tenendo presente che non esiste alcun accordo di libero scambio tra USA e CH.

Secondo un sondaggio condotto da economiesuisse tra i propri membri, “per le imprese svizzere del settore chimico, farmaceutico e delle biotecnologie, un’eventuale diminuzione dei dazi doganali significherebbe una discriminazione minore, visto il debole livello di quelli che colpiscono le importazioni negli Stati Uniti (tasso NPF applicato al 3,2%) e i costi previsti per l’applicazione del TTIP (dal 4 al 10% del valore delle merci). Tuttavia, se i negoziati in materia di procedure doganali e facilitazione del commercio dovessero sfociare in una soluzione più liberale rispetto all’accordo sulla facilitazione e la sicurezza doganali, i concorrenti europei sarebbero avvantaggiati rispetto alle imprese svizzere; queste ultime sarebbero, in quel caso, discriminate nel traffico merci transfrontaliero con gli Stati Uniti”. Alla luce di questi pareri provenienti da aziende del settore chimico, farmaceutico e delle biotecnologie, una partecipazione svizzera al TTIP porterebbe dunque grandi vantaggi.

Al contrario, se prendiamo l’esempio simbolico del settore orologiero, a detta degli addetti ai lavori un’adesione a questo spazio di libero scambio potrebbe portare ad una situazione peggiorativa. Infatti, sempre secondo il sondaggio di economiesuisse “l’orologeria teme un rischio di discriminazione se gli Stati Uniti e l’Europa si intendono, nell’ambito del TTIP, su regole d’origine relativamente ridotte con i criteri di valore del 60% o 70% (valore delle materie prime provenienti da Paesi terzi limitata al 60% o al 70% della merce finita). Se il nostro Paese adottasse gli stessi parametri, nell’ottica di conformarsi all’accordo, il settore teme una diminuzione della creazione di valore in Svizzera”.

Nel contesto degli scambi commerciali vanno considerati anche le regole dell’origine per attribuire la preferenza di dazio ai sensi dell’accordo di libero scambio stesso. In questo senso, un secondo studio commissionato dalla SECO ha messo in evidenza le possibili conseguenze, in alcuni importanti settori di importazione, di eventuali regole restrittive nel TTIP per i produttori svizzeri. Diversi settori importanti della nostra industria (componentistica per auto, strumenti di precisione, ecc.) subirebbero infatti maggiormente gli effetti negativi di questo accordo dovuti ad una concorrenza maggiore. In pratica, i produttori dell’UE potrebbero agevolmente sostituire i semilavorati svizzeri con semilavorati provenienti dall’UE o dagli USA. Lo stesso dicasi per gli USA.

Concludiamo con la convinzione che la Svizzera non può rimanere a guardare dalla finestra quello che sta succedendo nell’ambito del TTIP, ma da sola o ancor meglio in seno all’AELS dovrà avere un ruolo ancor più attivo e determinato a livello diplomatico affinché gli scenari peggiori ipotizzati in vari studi non diventino realtà. La storia della politica economica esterna svizzera ci insegna che la strategia di diversificazione dei mercati di sbocco e di estensione della aree di libero scambio porta benefici alle nostre aziende. Continuiamo dunque in questa direzione dando ossigeno alle nostre aziende.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Export e vice direttore Cc-Ti

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