La digitalizzazione oggi – dossier tematico

Nell’inchiesta congiunturale, che ogni anno conduciamo unitamente ad altre Camere di commercio e dell’industria, vi sono sempre alcuni approfondimenti specifici che vanno oltre le cifre dell’andamento economico generale. L’edizione 2016/2017 si è soffermata in particolare sui temi dell’innovazione, della trasformazione digitale e della formazione. Temi per molti aspetti ovviamente legati (visionate qui l’intervista).

Per quanto attiene il vastissimo mondo della trasformazione digitale, i nostri soci hanno mostrato di essere ben coscienti dell’entità del fenomeno e degli effetti concreti e potenziali non solo sui prodotti e le procedure ma anche sui modelli di business, elemento quest’ultimo che rappresenta probabilmente il risvolto che comporta le sfide più impegnative. Ben il 56% delle aziende consultate ha risposto in maniera affermativa alla domanda se “La digitalizzazione (integrazione delle tecnologie numeriche nel funzionamento dell’impresa) modifica o modificherà la vostra attività?”. La Cc-Ti da anni sensibilizza sul tema dell’utilizzo dei più o meno nuovi strumenti digitali nel contesto della valutazione del modello di business e i numerosi eventi e corsi proposti indicano che la diffusione della sensibilità verso questa trasformazione epocale sta funzionando. Poi ovviamente le singole categorie dovranno effettuare le valutazioni commisurate alle esigenze specifiche, ma questo è appunto compito dei singoli settori.

Quale associazione-mantello abbiamo il compito di accrescere l’attenzione verso il cambiamento e il dato summenzionato ci serve da spunto di riflessione per chiederci se abbia un senso parlare della digitalizzazione solo come foriera di paure. Ogni cambiamento porta insicurezze, rimette in questione modelli acquisiti ecc., per cui è umano che, almeno in una fase iniziale, prevalgano i timori.

Ben il 56% delle aziende consultate ha risposto in maniera affermativa alla domanda se “La digitalizzazione (integrazione delle tecnologie numeriche nel funzionamento dell’impresa) modifica o modificherà la vostra attività?”

Pochi ricordano che negli anni Ottanta il Parlamento federale discusse una proposta di introduzione di una tassa volta ad impedire la diffusione dei computer, rei di far sparire posti di lavoro. Fortunatamente tale tassa fu affossata e come è andata lo sappiamo tutti. Anche oggi probabilmente gli scenari apocalittici di business spazzati via in un solo colpo di mouse sono esagerati, anche se, lo concedo, i cambiamenti sono molto più rapidi di trenta anni fa e quindi il tempo di adattamento è minore. Nel contesto delle paure è però giusto rilevare che, come in tutte le trasformazioni (senza scomodare il termine di rivoluzione), vi sono elementi positivi.
A questo proposito si può ad esempio citare un articolo molto interessante pubblicato dalla “NZZ am Sonntag” lo scorso 1° gennaio 2017 intitolato “Die Weltveränderer”. Per quanto attiene lo sviluppo della robotica, che è solo una parte del vasto mondo della rivoluzione digitale, si sottolinea come essa potrà cambiare il volto non solo dell’industria, che da molto tempo ne ha compreso i vantaggi, ma anche il settore dei servizi. Si cita l’esempio della Royal Bank of Scotland presso la quale apparecchi automatici risponderanno alle domande dei clienti, come è già il caso anche per diverse aziende elvetiche. Ad una prima analisi si potrebbe reagire a questa notizia con il pensiero delle collaboratrici e collaboratori che perderanno il posto di lavoro, sostituiti da macchine e a questo occorre ovviamente prestare attenzione. Ma, cambiando prospettiva, non si può non notare che in questo modo un certo livello della qualità del servizio sarà sempre garantita e il personale, non più costretto a rispondere a semplici domande dei clienti, potrà concentrarsi su altre importanti attività. Qui entra ovviamente in gioco l’attenzione alla formazione continua e alla riqualificazione del personale. Ma il processo è ineluttabile e limitarsi a subirlo o a erigere barriere di resistenza serve a poco. Come ogni cambiamento, esso va cavalcato e affrontato con il giusto gusto della sfida.
Se pensiamo che molte aziende realizzano una fetta importante della loro cifra d’affari (anche fino al 75%) con prodotti che dieci anni fa non esistevano, senza aver ridotto l’occupazione, ecco che gli elementi positivi non mancano. Le preoccupazioni per gli esseri umani sono più che legittime, ma nel nostro piccolo Ticino vi sono indicazioni rassicuranti. Nella nostra inchiesta le aziende affermano chiaramente che non intendono procedere a licenziamenti massicci a causa, o forse grazie, alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Ben l’80% delle aziende pensa che essa non avrà nessun impatto sul numero di impiegati nella propria azienda! Alla faccia di chi continua, con eccessiva leggerezza o forse in malafede, a considerare il tessuto economico ticinese di scarso valore. L’esempio testé citato di un software che risponde alle domande dei clienti non è del resto stato scelto a caso. Infatti nei prossimi 5 anni il 30% delle aziende che hanno risposto alla nostra inchiesta prevedono di investire nel digitale per rinnovare la parte commerciale della loro attività e cioè la relazione con il cliente, la vendita e la comunicazione. E il segno degli investimenti su prodotti e processi in trasformazione sulla base dei mutamenti legati alla digitalizzazione è pure una fetta importante degli investimenti aziendali.

Ma il processo è ineluttabile e limitarsi a subirlo o a erigere barriere di resistenza serve a poco. Come ogni cambiamento, esso va cavalcato e affrontato con il giusto gusto della sfida.

Sempre nell’ottica del mito della digitalizzazione come fagocitatrice di relazioni umane e impieghi, l’articolo della “NZZ am Sonntag” cita un altro interessante caso di risvolto inaspettato dato delle nuove tecnologie: il “reshoring”, ossia il ritorno alla produzione di beni su suolo elvetico. Grazie alla robotica di nuova generazione la produzione, anche con il nostro alto costo del lavoro, sarà di nuovo più concorrenziale in Svizzera. Con il grande vantaggio di creare posti di lavoro ed essere più vicini ai clienti finali, diminuendo drasticamente i tempi di produzione e di fornitura delle merci. Si potrà quindi in una certa misura tornare a produrre dove poi si venderà la merce o comunque in prossimità dei mercati di destinazione. Chiaramente i nuovi posti di lavoro creati avranno delle esigenze diverse da quelle delle fabbriche ritenute “classiche”, il che non è una sfida facilissima. Ma implica molte possibilità di sviluppo. Anche in questo caso il ruolo della formazione sarà assolutamente centrale, ma le aziende ticinesi e svizzere hanno già dimostrato e dimostrano sensibilità in questo senso, con il forte accento posto sulla formazione professionale, asso nella manica della Svizzera e leva importantissima per riuscire a gestire i molti cambiamenti in atto.
Inutile illudersi, come in tutti i cambiamenti epocali probabilmente qualcuno, almeno all’inizio, uscirà sconfitto da questo cambio di paradigma. Una delle molte sfide sarà proprio quella di non “perdere per strada” chi sarà confrontato a queste difficoltà, perché il disagio sociale, al di là delle difficili situazioni individuali, non è nell’interesse di nessuno e nemmeno dell’economia, malgrado taluni teorici troppo ideologizzati tentino di far credere il contrario.
Continuare a cambiare, a evolversi e affrontare nuove sfide con mente aperta rimane quindi un modo lungimirante per mantenere il benessere. Niente è scontato e in futuro lo sarà sempre di meno, ma ci saranno anche tante diverse opportunità e magari potrà anche essere divertente svolgere i vecchi compiti in maniera totalmente nuova.

Per approfondire il tema della digitalizzazione, qui di seguito trovate diversi contenuti quali approfondimenti tematici.
Il fiume della digitalizzazione scorre vigoroso e libero in Svizzera
Lasciate in pace i robot!
La rivoluzione digitale dell’economia e della società
La nuova frontiera della formazione

Torna “Oltre i confini”

Dopo il successo della prima edizione di “Oltre i confini”, dal 10 aprile ritornano su Teleticino tutti i lunedì alle 19.20 le interviste in pillole ad imprenditori ticinesi. Ricordiamo che il progetto è stato lanciato nel 2016 dal Servizio Export della Cc-Ti in collaborazione con il gruppo MediaTI e Switzerland Global Enterprise (S-GE). Anche nell’anno del centenario della Cc-Ti “Oltre i confini” vuole declinarsi in diverse forme: da approfondimenti tematici sul Corriere del Ticino e il Giornale del Popolo, alla rubrica apposita sul portale web Ticinonews.ch nonché con le interviste televisive. Queste ultime ripartiranno nelle prossime settimane su Teleticino e incontreranno imprenditori ticinesi che commerciano i loro prodotti sia in Svizzera, ma soprattutto all’estero. Perché scegliere di esportare? Quali sono i dettagli da prendere in considerazione? Quali le difficoltà o gli spunti che sono nati? Tutte queste domande troveranno risposta nei due minuti della trasmissione che vuole dare luce al mondo economico reale ticinese, quello fatto di impresa e di persone che quotidianamente sono confrontate con problematiche concrete. Oltre alle repliche settimanali, le puntate saranno inoltre nuovamente disponibili nella rubrica di Ticinonews dove sono già presenti – per chi se le fosse perse – quelle trasmesse nel 2016.

Sperando di attirare il vostro interesse, vi diamo appuntamento su Teleticino e Ticinonews e vi auguriamo una buona visione.

Articoli di approfondimento “Oltre i confini”
Puntate della trasmissione “Oltre i confini”

Swissness: come districarsi con le nuove regolamentazioni

La nuova regolamentazione concernente l’utilizzo dell’indicazione di provenienza “Svizzera” e la croce bianca su sfondo rosso, detta Swissness, è entrata in vigore il 1° gennaio 2017. La nuova legge sulla protezione dei marchi (LPM) suddivide i prodotti in tre categorie: prodotti naturali, derrate alimentari e prodotti industriali. Sono stati modificati anche i criteri di provenienza relativi ai servizi.

Sono molte le novità entrate in vigore, motivo per cui nelle prossime edizioni di TicinoBusiness desideriamo proporvi una serie di “Domande frequenti”, redatte dall’Istituto per la proprietà intellettuale (IPI), concernenti le principali problematiche della nuova legislazione.  

A quali condizioni si può utilizzare la designazione “Svizzera”?

La designazione “Svizzera”, utilizzata sola o con altri termini come “Made in Switzerland”, “Ricetta svizzera” o “Swiss quality”, è un’indicazione di provenienza, ossia un riferimento diretto alla provenienza geografica dei prodotti o dei servizi per i quali è utilizzata (art. 47 della legge sulla protezione dei marchi, LPM). Anche i segni figurativi come la croce svizzera, il Cervino o Guglielmo Tell sono considerati come indicazioni di provenienza svizzere. In linea di massima, il produttore o il fornitore del servizio non deve chiedere nessuna autorizzazione specifica per utilizzare l’indicazione di provenienza “Svizzera”. Quest’ultima può essere utilizzata liberamente a condizione che sia esatta, ossia che i prodotti o i servizi in questione siano realmente di provenienza svizzera. Le aziende che desiderano farne uso sono dunque tenute a garantire che i loro prodotti o servizi soddisfino appieno le condizioni di provenienza svizzera definiti nella legge. Solo in caso di contenzioso dovranno dimostrare di avere soddisfatto le condizioni legali di provenienza (cfr. domanda 22). I criteri di provenienza svizzera definiti nella legge tengono conto della natura specifica dei prodotti e divergono quindi per i prodotti naturali, per le derrate alimentari, i prodotti industriali e i servizi (cfr. artt. 48a, 48b, 48c et 49 LPM).

Indicazioni come “Designed in Switzerland” o “Swiss Research” sottostanno agli stessi criteri validi per la designazione “Svizzera”?

I produttori che non soddisfano i criteri di provenienza svizzera possono fare riferimento a determinate attività specifiche di ideazione o di fabbricazione del prodotto svoltesi in Svizzera (p.es. “Designed in Switzerland” o “Swiss Research”) se:

  1. l’intera attività specifica menzionata sul prodotto (nella fattispecie il design o la ricerca) si è svolta in Svizzera;
  2. il termine “Svizzera” non è apposto sul prodotto in maniera più vistosa – per quanto riguarda il colore, le dimensioni, la grafia – rispetto al resto dell’indicazione (esempio da non seguire: SWISS research).

Sono invece escluse da questa eccezione le indicazioni seguenti:

  • Le indicazioni del tipo “prodotto in Svizzera” sono troppo generiche per rientrare in questa eccezione. Non possono dunque essere utilizzate per un prodotto interamente fabbricato in Svizzera, che, tuttavia, non soddisfa i criteri generali di provenienza svizzera (cfr. domande da 1, 2, 3, 4). Ciò renderebbe infatti vana la legge e sarebbe contrario al suo scopo.
  • L’apposizione della croce svizzera accanto a una designazione come “Swiss research” è ingannevole: in linea di massima il consumatore percepisce la croce svizzera come un rinvio al luogo di provenienza del prodotto nel suo insieme e non come un rinvio a una fase specifica della sua lavorazione. L’utilizzo della croce svizzera in combinazione con designazioni come “Swiss research” è quindi vietato se i criteri di provenienza svizzera non sono soddisfatti.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Servizio Export Cc-Ti

Scarica il PDF dell’articolo

L’Ambasciatore dell’Azerbaijan accolto a Lugano

Il Sindaco Marco Borradori ha ricevuto martedì 28 febbraio 2017 a Palazzo Civico S.E. Akram Zeynalli, Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian a Berna. All’incontro era presente anche Chiara Crivelli, responsabile dell’International Desk della Camera di Commercio del Cantone Ticino.

La discussione ha identificato la collaborazione nell’economia, nella cultura e nel turismo come ambiti di maggiore prossimità fra Lugano e l’Azerbaigian.

I settori dell’energia, della farmaceutica e delle materie prime sono state oggetto di un approfondimento per lo sviluppo di nuove sinergie con la Città di Lugano. Nel corso delle prossime settimane la Camera di Commercio valuterà l’interesse di aziende che operano in questi ambiti, e non solo, a esplorare le opportunità di investimento e di collaborazioni puntuali con il paese caucasico, e in particolare con la capitale Baku.

L’Azerbaigian è il principale partner commerciale della Svizzera nel Caucaso meridionale, ed è nell’interesse reciproco lavorare affinché le relazioni culturali ed economiche instaurate tra i due Paesi si rafforzino ulteriormente.

L’Ambasciatrice del Kazakistan in visita a Lugano

Lunedì 13 e martedì 14 febbraio 2017 l’Ambasciatrice del Kazakistan a Berna, Zhanar Aitzhanova, è stata in visita a Lugano. È stato organizzato un incontro con il Sindaco Marco Borradori, a cui hanno partecipato anche Filippo Lombardi, membro della Commissione di politica estera del Consiglio agli Stati, e per la Cc-Ti Marco Passalia, Vicedirettore, e Chiara Crivelli, Responsabile dell’International Desk.L’ambasciatrice Aitzhanova è giunta in Ticino, per la prima volta dalla sua entrata in carica, con l’obiettivo di attivare contatti istituzionali, economici e accademici e promuovere le relazioni fra il Kazakistan e la nostra regione.

A Lugano vi è una presenza significativa di attività legate al Kazakistan in settori interessanti per lo sviluppo economico, come l’ambito del commercio di materie prime e dell’energia. Per questa ragione, la Camera di commercio e dell’artigianato del Canton Ticino ha posto il paese eurasiatico fra le sue priorità di scambio e attualmente coordina – in collaborazione con la Città – tre progetti nei settori della certificazione energetica, della gestione dei rifiuti urbani e della produzione di energia idroelettrica elaborati da aziende ticinesi all’attenzione della Città di Almaty. Si tratta di progetti attivati a seguito della missione in Kazakistan del maggio 2016, e presentati alla Vicesindaca di Almaty Assel Zhunussova, nel corso della sua visita a Lugano lo scorso autunno.

Per approfondire questi e altri temi in ambito privato, nel corso della visita l’ambasciatrice ha inoltre reso visita ad alcune aziende della regione. Lo scorso anno ad Astana è stato aperto l’International Financial Centre che sarà attivo dal 2018 e opererà in lingua inglese sulla base del diritto britannico: tra i suoi obiettivi rientrano il sostegno agli investitori stranieri e alle imprese. L’ambasciatrice Aitzhanova si è poi soffermata sul tema energetico: nell’ambito dell’8° Forum Internazionale delle Nazioni Unite sull’energia per lo sviluppo sostenibile che si terrà l’11 giugno 2017 ad Astana è infatti prevista la Conferenza ministeriale delle Nazioni Unite sul tema delle energie sostenibili. In quell’occasione sarà inaugurato l’International Centre for Green Technology and Investment, che si pone l’obiettivo di favorire la transizione verso un’economia verde, attraverso lo sviluppo di energie rinnovabili, la promozione di tecnologie verdi e di modelli di green finance.

L’ultima tappa del programma della delegazione kazaka è stata la visita, martedì, alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, dove l’ambasciatrice Aitzhanova è stata accolta dal direttore generale della SUPSI Franco Gervasoni e da alcuni rappresentanti della direzione.

Export: garanzia di successo per le aziende ticinesi

È ormai puntuale e consolidato l’appuntamento annuale con i dati dell’inchiesta congiunturale della Cc-Ti. Per il 2016 vi è stato un trend generale positivo secondo le 281 aziende ticinesi che hanno risposto al sondaggio. Da rimarcare che si ricalcano i dati dell’anno precedente i quali hanno subito una scossa causata dall’effetto franco forte dell’inizio del 2014. In questo nostro breve articolo ci concentreremo sui dati inerenti il settore dell’export (un’analisi più dettagliata dell’inchiesta congiunturale è disponibile alle pagg. xxx di questa edizione di TicinoBusiness). L’andamento degli affari – dal 2012 al 2016 – indica chiaramente che le aziende esportatrici mantengono un’evoluzione stabile; negli ultimi sei mesi pure positiva. Tutta l’economia ticinese ha avuto un crollo nel 2014 a seguito del cambio franco-euro, ma secondo i dati emerge in modo netto come chi opera nell’export ha sì avuto un leggero calo, ma si è subito ripreso, anzi ha superato il livello dell’andamento degli affari rispetto al 2014. Diverse invece le cifre per chi non esporta o esporta molto poco: si constata infatti che tali aziende hanno subito una diminuzione importante e oggi fanno ancora fatica a ritornare nelle cifre positive. Risulta quindi fondamentale l’internazionalizzazione che permette ai nostri imprenditori di diversificare il mercato e di non essere legati ad una situazione economica che può subire tutto ad un tratto – com’era successo ad inizio 2014 con il cambio della nostra valuta – un grave contraccolpo.

Nell’inchiesta congiunturale sono state suddivise le aziende a seconda del loro grado di export: 0%, dall’1 al 20%, dal 21% al 79% e chi esporta quasi interamente i propri prodotti (dall’80% al 100%).  È interessante quanto emerge sulla correlazione effettivi del personale-esportazione e di quanto il fattore export sia fondamentale per la crescita di un’azienda. Il 19% che si dedica quasi interamente all’internazionalizzazione ha indicato nell’inchiesta congiunturale che per il 2017 vi sarà un aumento di personale. Una percentuale maggiore rispetto a color che si rivolgono al solo mercato interno. L’export si declina quindi in più aspetti positivi che vanno da un aumento generale della cifra d’affari a un ampliamento conseguente nell’effettivo del personale.

Internazionalizzare vuol dire anche avere rapporti diretti con gli altri mercati a livello internazionale. I principali partner commerciali della Svizzera sono naturalmente le nazioni che ci circondano e quindi soprattutto l’Unione Europea. L’inchiesta congiunturale della Cc-Ti si è soffermata anche sugli Accordi bilaterali e ha valutato la loro importanza per le aziende ticinesi. Il 71% risultano essere direttamente toccate da questi trattati nel business quotidiano, una cifra importante dato che non sono stati presi in considerazioni fattori come la libera circolazione delle persone e quindi della facilità di assumere personale estero. Le aziende esportatrici sarebbero le più toccate da un’eventuale caduta degli accordi bilaterali tanto che il 36% segnala addirittura conseguenze gravi. Fa riflettere il dato delle aziende ticinesi che invece non esportano che sarebbero in ogni caso toccate nella misura del 47%. Possiamo supporre, anche se non ne siamo certi, che questi imprenditori hanno una relazione commerciale in import con fornitori dell’Unione Europea e che le relazioni commerciali con l’UE sono quindi altrettanto fondamentali.

Concludendo ribadiamo quanto sia fondamentale l’internazionalizzazione per le aziende ticinesi: garantisce una diversificazione dei mercati e ampia le possibilità di business favorendo la crescita imprenditoriale.  La Cc-Ti e S-GE forniscono informazioni aggiornate in ambito export e rimangono sempre volentieri a disposizione dei propri associati per ulteriori informazioni in merito.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, vice direttore e responsabile Servizio Export Cc-Ti

Tutti i risultati dell’inchiesta congiunturale della Cc-Ti sono disponibili online. Buona lettura!

Come gestire un’associazione economica

Questa primavera la Cc-Ti offre a coloro che gestiscono le associazioni di categoria nostre associate 4 serate per capire come meglio affrontare il loro lavoro quotidiano.

L’attività della Cc-Ti verso le associazioni di categoria sue affiliate si è consolidata con una nuova offerta formativa. Tra la fine di aprile e il mese di maggio prenderà avvio un corso intitolato “Gestione ottimale di un’associazione economica”, destinato proprio alle associazioni di categoria e tagliato su misura per impartire nozioni su temi rilevanti per la conduzione dell’associazione stessa.

Per la Cc-Ti il 2017 è un anno cruciale. Ricorre infatti il 100° della fondazione della nostra associazione. Per sottolineare questa ricorrenza, la Cc-Ti ha ideato e deciso di offrire questa formazione a tutte le associazioni di categoria ad essa affiliate. L’obiettivo di quest’azione è quello di poter facilitare le associazioni nelle loro attività quotidiane, a diversi livelli.

Il taglio del corso “Gestione ottimale di un’associazione economica” sarà molto snello e pratico, come tutti i corsi che la Cc-Ti propone ai soci, con un focus su argomenti di carattere rilevante che trattano la vita e le dinamiche delle associazioni economiche. La forza di questa proposta formativa è ambivalente: da un lato fornire ai partecipanti solide nozioni tecniche, dall’altro creare una rete di connessioni fra persone, per un networking efficace, per la creazione di nuove opportunità e uno scambio d’esperienze fattivo tra i corsisiti.

L’importanza delle associazioni professionali ed economiche per il tessuto sociale elvetico è di primaria importanza. Basti pensare che in Svizzera, esistono oltre 100’000 associazioni, di cui quasi la metà attive nel settore sportivo, mentre le altre operanti principalmente negli ambiti culturali, sociali ed economici.

Associazioni, ma anche cooperative e fondazioni sono forme giuridiche proprie alla tradizione svizzera. Da un lato, infatti, quest’ultime rappresentano la concretizzazione dei valori elvetici per ciò che concerne il conseguimento di certi obiettivi, rispettando la responsabilità individuale e l’indipendenza dallo Stato. Dall’altro queste persone giuridiche si inseriscono perfettamente nel nostro quadro legislativo, nel quale la libertà d’associazione garantita costituzionalmente (l’articolo 23 della Costituzione svizzera prevede proprio questa libertà).

Nel compito quotidiano dell’amministrazione associativa, esistono però anche molte complessità a cui far fronte, poiché si necessitano differenti fattori e competenze. In questo sento la Cc-Ti, facendosi interprete delle esigenze peculiari dei propri soci e quale associazione mantello dell’economia, vuole fornire ai responsabili delle diverse associazioni conoscenze e mezzi che li possano facilitare nella conduzione delle loro attività. Questa proposta si indirizza dunque a tutti coloro che esercitano una funzione di responsabilità nelle associazioni economiche o professionali: Presidente, Direttore, Segretario, Contabile, e/o altri membri di Comitato, ecc.

Un incentivo a migliorare

Vi proponiamo una breve riflessione del Presidente di Hotelleriesuisse Ticino, Lorenzo Pianezzi, che testimonia quali sono i punti vincenti del nuovo corso Cc-Ti

 

Trovo che il nuovo corso, così come strutturato, sia molto interessante ed allettante. Credo sia di particolare valore per tutte le realtà associative ticinesi che si confrontano periodicamente, nell’esercizio delle loro funzioni, con le dinamiche gestionali legate alla vita associativa. Inoltre, il fatto che questo corso venga offerto gratuitamente alle associazioni di categoria affiliate alla Cc-Ti, in occasione del 100° della stessa, rappresenta un’indubbia qualità per ogni socio collettivo. Per Hotellerisuisse Ticino, ad esempio, il modulo “Prestazioni e servizi offerti agli associati”, in programma il 9 maggio, è quello di maggior interesse: possiamo fare una riflessione sui servizi che proponiamo ai nostri soci, affinché siano sempre all’avanguardia e in linea con le loro esigenze. Vedo questa proposta come un incentivo a mettersi in gioco per potersi sempre migliorare. Un ultimo appunto: non sottovalutiamo il fatto delle possibilità di networking con altre associazioni di categoria. È sempre arduo poter incontrare i responsabili sotto un unico tetto e poter interagire con loro.

Lipsia, vera locomotiva industriale

Nell’ultima missione del 2016 la Cc-Ti ha deciso di volgere lo sguardo verso la Germania, incontestabilmente uno dei partner commerciali più importanti per la Svizzera, organizzando una visita a Lipsia (Sassonia) che ha avuto luogo dal 9 all’11 novembre 2016.

Lipsia, oggi città di 567’846 abitanti, è fin dai tempi remoti fiorente nodo commerciale e artigianale, e, grazie alla sua posizione geografica, uno dei più antichi e importanti centri fieristici del mondo. Da oltre 800 anni, infatti, mercanti e uomini d’affari si incontrano a Lipsia per scambiarsi merci e idee. Oggi, però, Lipsia non è più unicamente luogo d’incontro, ma il motore economico della Germania centrale. Lipsia vanta una lunga tradizione industriale a cui bisogna riconoscere grande importanza. Da sempre crocevia di incontro tra costruttori d’auto, è divenuto uno dei poli più importanti dell’industria automobilistica tedesca, con un indotto di fornitori di componenti che si estende a tutta la regione. Oggi la regione di Lipsia è una delle aree del settore automobilistico più interessanti e innovative al mondo. Basti pensare agli stabilimenti di BMW, Volkswagen e Porsche (che, per esempio, dall’apertura della fabbrica nel 2002, oggi dà impiego a circa 5’000 persone). Ma il potenziale di Lipsia non risiede unicamente nel settore dell’automobile, la città sta infatti concentrando la sua strategia economica nella promozione di 5 importanti cluster:

  1. Industria automotive e relativi fornitori
  2. Farmaceutica e biotecnologia
  3. Energia e ingegneria ambientale
  4. Logistica
  5. Media e scienze creative

La delegazione ticinese in visita a Lipsia è rimasta profondamente colpita dal potenziale della regione, bastano poche cifre per rendere l’idea: industria automobilistica – 760 aziende (14’447 dipendenti); logistica – 1’673 aziende (33’213 dipendenti); farma e biotech – 2’432 aziende (38’629 dipendenti); energia e ingegneria ambientale – 1’328 aziende (11’936 dipendenti).

A rappresentare la Cc-Ti, Silvio Bizzini (membro dell’Ufficio presidenziale Cc-Ti, Rappresentante del ramo dell’automobile) e Chiara Crivelli (responsabile International Desk della Cc-Ti). Il programma della visita comprendeva degli incontri ufficiali con la Municipalità di Lipsia (in maniera particolare con Uwe Albrecht, Sindaco per gli affari economici), diverse visite ad aziende locali (tra cui BMW e Porsche) e la visita alla BioCity di Lipsia, centro di biotecnologia-biomedicale. La BioCity di Lipsia è uno dei centri più moderni per la biotecnologia e biomedicina in Germania. È stato fondato nel 2003 e attualmente raggruppa più di 60 aziende, 36 istituti di ricerca biotech e 10 aziende farmaceutiche. Il BioCity Campus include anche il Fraunhofer IZI (Fraunhofer Institut für Zelltherapie und Immunologie), la cui area di competenza risiede nella biologia cellulare, immunologia, biomarcatori, biochimica analitica e bioproduzione. La ricerca di questo istituto si concentra in particolare sulle malattie autoimmuni ed infiammatorie, oncologia, neuropatologie, così come le malattie infettive e medicina rigenerativa.

Gli incontri e gli scambi avuti durante questa visita sono stati estremamente proficui e vi è sicuramente un grande potenziale per sviluppare sinergie tra aziende sassoni e aziende ticinesi, soprattutto nel settore dell’automotive, della farmaceutica e della biotecnologia.

Compilare correttamente il certificato di salario

Compilare correttamente il certificato di salario è un obiettivo di tutte le aziende, anche se non sempre è risulta facilmente raggiungibile. Partecipando al corso Cc-Ti potrete accedere ad alcune informazioni pratiche che vi aiuteranno ad adempiere nel migliore dei modi a questo dovere.

Il mese di gennaio è prossimo, ai datori di lavoro occorrerà ritornare, come ogni anno, a riempire i certificati di salario per i dipendenti. Questo strumento è di fondamentale importanza per la dichiarazione delle imposte delle persone fisiche che ogni contribuente di maggior età deve compilare annualmente. Perché non approfittare dunque del corso che la Cc-Ti offre e che è già in calendario per il 16 gennaio? Un aggiornamento utile in una data idonea più che perfetta per rinfrescare le proprie competenze in materia.

Il certificato di salario rientra negli strumenti che i datori di lavoro rilasciano ai propri dipendenti annualmente, in cui sono evidenziate tutte le retribuzioni percepite. Questo documento è applicato in tutta la Svizzera dal 2007.

Il salario è un importante voce di costo per le aziende, e una politica salariale che tiene conto di fattori come trasparenza, flessibilità e parità dei sessi, assume un’importanza strategica nella gestione delle risorse umane. Per aziende e PMI di successo, in tutti i contesti.

Struttura e contenuti

Il corso permette di acquisire le conoscenze teoriche e pratiche necessarie per far fronte agli obblighi del datore di lavoro di allestire un certificato di salario conforme alla legge per ogni collaboratore. Il modulo attesta tutti gli elementi del salario (prestazioni a contanti e vantaggi valutabili in denaro) e le spese. Le istruzioni della Conferenza fiscale svizzera (CFS) e dell’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) sono vincolanti per la compilazione del certificato di salario valido in tutta la Svizzera.

Il pomeriggio di formazione (13.30-17.30), prevede di trattare anche le novità introdotte in questo strumento dal 1° gennaio 2016. Oltre a ciò il programma include i punti formali e legali del certificato di salario, le istruzioni per l’allestimento del modulo ufficiale ed esercitazioni pratiche.

Il corso si svolge presso la Cc-Ti, nella Sala dott. G. Papa, al 6° piano, in Corso Elvezia 16 a Lugano, e si rivolge a tutte le persone che si occupano di risorse umane: collaboratrici e collaboratori dell’ufficio HR, responsabili HR di piccole, medie e grandi aziende, consulenti di selezione, imprenditori, dirigenti.

Perché iscriversi e frequentare questo corso?

La forma snella e pratica dei corsi di breve durata della Cc-Ti permette di integrare le conoscenze teoriche con un’esercitazione pratica. L’intelligente pianificazione ad inizio anno, consente ai partecipanti di rinfrescare le conoscenze sulla compilazione di un certificato di salario in tempo utile, secondo le consuetudini del mondo del lavoro.

Con la propria interessante ed accattivante offerta formativa la Cc-Ti è sempre sul pezzo.
Iscrivetevi direttamente online a questo corso attraverso questo link diretto
.
Siamo sempre a vostra disposizione per informazioni supplementari: Tel. +41 91 911 51 18,
corsi@cc-ti.ch

Gli “Statements on Origin” rimpiazzeranno i certificati d’origine Form. A

Nell’ambito dell’origine delle merci vi sono importanti novità all’orizzonte: il 1° gennaio 2017 verrà infatti introdotto il sistema REX (Registered Exporter), che sostituisce i “Certificati d’origine Form. A”, le prove documentali oggi utilizzate al momento dell’entrata in Svizzera per beneficiare dei vantaggi legati alle preferenze doganali a favore dei Paesi in sviluppo (PSV), con le cosiddette “dichiarazioni d’origine” (Statements on Origin [SoO]). Come sottolinea l’Amministrazione federale delle Dogane (AFD) in una recente comunicazione agli operatori economici, se i CO Modulo A devono essere vidimati dalle autorità del Paese esportatore, gli SoO REX saranno emessi autonomamente dall’esportatore che dovrà però prima farsi registrare presso l’autorità competente nel proprio Paese. I relativi dati verranno in seguito messi a disposizione delle amministrazioni e degli operatori economici dell’Unione Europea (UE), della Norvegia e della Svizzera.

Nella Circolare dell’AFD n. 705/2016 – che riprendiamo qui di seguito – vengono sottolineate altre conseguenze dell’introduzione del sistema REX. Innanzitutto, ai PVS viene concesso un termine sino al 31.12.2018 per aderire al sistema REX e, dalla loro adesione, un periodo transitorio di 18 mesi durante il quale potranno allestire sia i CO Modulo A sia gli SoO. A partire dal 1.7.2020 potranno essere utilizzati esclusivamente gli Statements on Origin. L’AFD pubblicherà una lista contenente la data d’annessione al sistema REX di ogni Paese e il tipo di prova d’origine valida.

A partire dal 1.1.2017, le ditte che riesportano merci originarie di PVS dalla Svizzera verso l’UE o la Norvegia, allestendo Moduli A sostitutivi, dovranno farsi registrare in Svizzera quali esportatori autorizzati (REX). Ciò permetterà loro di trasmettere il carattere originario della merce tramite l’allestimento di SoO. La registrazione è possibile già dal 1.12.2016. L’AFD pubblica le informazioni e i formulari necessari nel suo portale internet (www.dogana.ch). In Svizzera non sono previsti periodi di transizione. Anche le imprese di spedizione e di logistica svizzere possono registrarsi come REX e, a mano delle relative deleghe, eseguire delle riesportazioni per conto di ditte estere o indigene. Per procedere in tal senso devono disporre delle prove dell’origine precedenti.

Lo stesso vale per le ditte riesportatrici dell’UE e della Norvegia. L’UE, però, concederà ai suoi riesportatori un periodo di transizione di un anno. Durante questo periodo nell’UE si potranno utilizzare sia CO Moduli A sostitutivi sia SoO.

Per le forniture dalla Svizzera verso un PVS di merci destinate ad essere lavorate e in seguito riesportate in Svizzera, in Norvegia o nell’UE quali prodotti originari del PVS, al posto dei Certificati di circolazione delle merci (CCM) EUR 1 o delle dichiarazioni d’origine su fattura attualmente utilizzati, in futuro dovranno pure essere allestiti dei SoO. A partire dal 1.1.2017, anche i fornitori che spediscono verso i PVS prodotti che servono per la produzione di prodotti originari, sono obbligati a rilasciare SoO. Se le merci originarie contenute nell’invio hanno un valore superiore a CHF 10’300, l’esportatore svizzero deve registrarsi quale REX sulla pagina internet dell’AFD.

In definitiva, con l’entrata in vigore del sistema REX si assisterà a una maggiore responsabilizzazione degli operatori economici che, nella fase di esportazione, dovranno autocertificare l’origine delle merci conservando tutta la documentazione giustificativa. Ciò comporterà parallelamente una sempre più necessaria e approfondita conoscenza della tematica dell’origine delle merci; aspetto, questo, da non sottovalutare per evitare imprecisioni nella pratica di tutti i giorni e, soprattutto, per non incorrere in sanzioni.

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana
Marco Passalia, responsabile Servizio Export Cc-Ti

Scarica il PDF dell’articolo