Digitale e protezione dei dati

Il 21 novembre si è svolta la giornata nazionale del digitale, con manifestazioni di ogni genere su tutto il territorio svizzero. Giusta iniziativa per sottolineare ulteriormente l’importanza di una trasformazione epocale, foriera di opportunità ma anche di comprensibili paure, trattandosi di un fenomeno complesso e non sempre facilmente identificabile con la sola definizione “digitale”. 

Fra le gli elementi che hanno assunto una rilevanza strategica nel contesto digitale vi è quello della protezione dei dati personali, visto che la tecnologia e i nuovi modelli di business a essa legati hanno cambiato numerosi parametri anche in questo ambito.

Il concetto di sfera privata è profondamente mutato in pochi anni e di questo la legislazione deve necessariamente tenere conto. Sono sostanzialmente due i fronti aperti sul tema: la revisione della legge federale sulla protezione dei dati proposta un paio di mesi fa dal Consiglio federale e l’ambito internazionale, nel quale si inserisce tale progetto. L’importanza dei dati è evidente per l’individuo, ma anche per le aziende, malgrado a volte si tenda a pensare che per esse lo sia solo ai fini dello sfruttamento commerciale. In realtà in gioco vi sono la sicurezza, la possibilità di operare senza limiti eccessivi, i rapporti con le persone che compongono l’azienda, con i clienti, i fornitori, ecc. Ragione per cui anche per l’economia la protezione deve avere un taglio moderno e trovare un equilibrio fra il legittimo bisogno di protezione e la libertà economica delle imprese e degli individui. Saggiamente, il Consiglio federale ha abbandonato tentazioni eccessivamente penalizzanti per la concorrenza e la capacità di innovazione, aprendo ad esempio alla possibilità di autoregolamentazione, che prevede ora un consulente in materia di protezione dei dati e un codice di condotta per le imprese.

L’importanza dei dati è evidente per l’individuo, ma anche per le aziende, malgrado a volte si tenda a pensare che per esse lo sia solo ai fini dello sfruttamento commerciale. In realtà in gioco vi sono la sicurezza, la possibilità di operare senza limiti eccessivi, i rapporti con le persone che compongono l’azienda, con i clienti, i fornitori, ecc.

Restano aperte alcune questioni riguardanti le definizioni di dati sensibili e dei diritti fondamentali da osservare, ma questo sarà oggetto delle discussioni parlamentari. Comprensibilmente, si prevede di inasprire le conseguenze penali di violazioni della legge con una sanzione massima di 250’000 franchi. In questa sede non si possono approfondire tutti i risvolti di un tema molto complesso e tecnico, ma in linea generale l’impostazione del progetto dovrebbe permettere di mantenere un equilibrio fra libertà individuali, libertà economica e tutela contro gli abusi. Questo è particolarmente importante anche nell’ottica delle regole internazionali che, piaccia o no, hanno una rilevanza anche per il nostro paese. Basti pensare al nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati (RGDP), che entrerà in vigore il 28 maggio 2018. Infatti, esso è applicabile anche alle aziende che non sono nell’Unione europea (quindi pure quelle svizzere) ma che offrono beni o servizi a persone oppure che osservano il comportamento di individui che si trovano nell’Unione europea (UE). Qui, in caso di violazioni, le sanzioni sono draconiane (4% della cifra d’affari annua o 20 milioni di euro). La protezione svizzera dei dati, pur avendo mantenuto regole più equilibrate, dovrebbe convergere con l’RGDP, ciò che farebbe della Svizzera un paese riconosciuto con un «livello di protezione adeguato» e quindi senza inutili ostacoli alle attività economiche transfrontaliere. Importante è sottolineare il fatto che le prescrizioni dell’UE non possono né devono essere riprese tali e quali perché per la Svizzera è importante mantenere il margine di manovra e la flessibilità delle imprese che non sono attive nell’ambito dell’UE.

La digitalizzazione nelle strategie di marketing

La digitalizzazione è un tema cruciale per la Cc-Ti, sul quale ci siamo chinati a più riprese nell’anno in corso, e sul quale torneremo anche in futuro con approfondimenti diversi.

Si tratta di un’area strategica verso la quale stiamo puntando in modo rilevante, poiché per noi è imprescindibile anticipare i tempi e lanciare il dibattito, come appunto fatto finora, per valutare  ed esaminare le diverse implicazioni ed opportunità date dalla digitalizzazione. Quest’ultima ha sicuramente molte connessioni e sviluppi sulla società e sul modo di fare impresa (non a caso si parla  già di industria 4.0, di nuovi modelli di business, ecc.), ma rappresenta molteplici sfide che le aziende di oggi devono essere pronte a cogliere.

Questo vale anche per il tema della comunicazione e del marketing. Se da un lato la comunicazione, negli ultimi 10 anni circa, ha subito un radicale cambiamento attraverso l’avvento della comunicazione online ed ai social media; lo stesso vale per il marketing. Infatti, grazie alle nuove possibilità offerte dai nuovi media, questa disciplina ha potuto contare su un ventaglio più ampio di innovazioni e azioni al servizio delle aziende. Nell’ambito di una recente conferenza svoltasi a Milano, il Direttore SSIB Ticino Roberto Klaus, ha avvicinato uno dei più grandi esperti di marketing al mondo, Philip Kotler, autore di numerosi volumi sul tema, studiati nelle università a livello internazionale. Nel corso della conversazione è emerso quanto la digitalizzazione e l’innovazione siano fondamentali per le strategie di marketing e la gestione aziendale.

 

Philip Kotler, esperto internazionale e autore di numerosi volumi sul marketing con Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino

Philip Kotler ha presentato le modalità per affrontare le questioni emergenti del marketing management in una nuova era guidata dalla digital transformation e da una nuova visione di sostenibilità del business. L’ipercompetizione e la trasformazione digitale hanno rivoluzionato il modo in cui le imprese devono pensare al proprio business. Non si compete più solo con le aziende dello stesso settore ma con tutti quei concorrenti in grado di attrarre il cliente tramite le innovative offerte digitali. Particolarmente interessante è il fatto che Kotler, tenuto conto delle trasformazioni tecnologiche, mantiene in modo molto rigoroso e ortodosso un approccio di marketing.

Tra le riflessioni emerse da Kotler, in pillole, possiamo citare:

  • “Il marketing e l’innovazione sono investimenti, tutto il resto, invece, costi”
  • “Non c’è innovazione senza strategia”
  • “Non c’è innovazione senza trasformazione, non c’è trasformazione senza cambiamento”
  • “Nei modelli di business innovativi non esisterà più il CMM – Chief Marketing Manager, ma è meglio puntare sul CGM – Chief Growth Manager”
  • “La logistica è una funziona strategica del processo di marketing”

In questo senso la digitalizzazione è un processo che va affrontato senza timori, per coglierne le opportunità.

Recentemente, ricordiamolo, in occasione della 100° Assemblea della Cc-Ti, anche il Direttore Luca Albertoni ha presentato il progetto portato avanti dalle Camere di commercio e dell’industria svizzere (CCIS) – di cui è Presidente –, in termini di digitalizzazione delle imprese, per proporre alle aziende un digital check.

Il valore d’azienda: punto vincente per le successioni

Nel corso del 2017 la Cc-Ti si è chinata su numerose tematiche a sostegno delle associazioni di categoria ad essa affiliate. Tra questi temi, vi è il valore d’azienda e la sua valutazione. Il progetto della Cc-Ti mira a sostenere le associazioni di categoria, le cui ditte affiliate sono confrontate con questo passo. Essendo un argomento trasversale, interessa settorialmente (e non) molti comparti economici. In questo senso vi proponiamo di seguito un approfondimento di Claudio Cereghetti, direttore AWB Revisioni SA e AWB Consulenze SA, Lugano, che spiega il valore aziendale e la sua gestione.

I motivi del successo di un’azienda e le implicazioni con la successione aziendale

L’azienda può essere definita come quell’entità che organizza le proprie attività in modo da soddisfare le esigenze dei propri interlocutori (fornitori, dipendenti, finanziatori, clienti, azionisti). Il consenso con gli interlocutori è principalmente assicurato attraverso continui flussi monetari. Fermo restante l’importanza sociale dell’impresa per tutti i portatori di interesse, è indispensabile che l’azienda sia in grado di generare valore economico per assicurare, nel tempo, la sua esistenza ed il consenso.

Non tutte le aziende hanno successo o lo stesso livello di successo. Il successo di un’impresa può essere analizzato e influenzato dalla sua formula imprenditoriale (V. Coda in C. Parolini, come costruire un business plan, Paramond). La formula imprenditoriale fa leva sulla coerenza di tre differenti elementi:

  • il sistema di prodotto, ovvero le caratteristiche materiali ed immateriali del prodotto o del servizio offerto;
  • il mercato di riferimento, a cui l’impresa indirizza la propria offerta;
  • la struttura aziendale, ovvero le risorse e le competenze necessarie a realizzare economicamente lo scopo sociale.
Continua a leggere l’approfondimento di Claudio Cereghetti, pubblicato su Ticino Business di novembre 2017.
Per la Cc-Ti il tema è fondamentale. Per maggiori informazioni inerenti il progetto Cc-Ti destinato alle associazioni di categoria sul valore aziendale è possibile contattare Roberto Klaus,
Direttore SSIB Ticino (Tel. +41 91 911 51 19, klaus@cc-ti.ch).

Il Ticino è sempre più digitale

Testo a cura di Carlo Secchi, Swisscom Ticino

Alla Swisscom Dialogarena Ticino 2018 (tenutasi in ottobre a Lugano) si è fatto il punto sugli sviluppi della digitalizzazione per le aziende. Anche Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti, è intervenuto in un’arena di dialogo. Il tema del digitale e delle sue evoluzioni e implicazioni è clou per la Cc-Ti. Nel corso del 2017 l’abbiamo declinato sotto molte forme, con approfondimenti ed eventi. Ritrovate la nostra posizione in merito qui.

La trasformazione digitale è ormai da tempo un elemento costante della nostra vita quotidiana. Difficile non esserne coinvolti. Più facile invece esserne travolti. Se da una parte, le nuove generazioni ne hanno adottato i paradigmi, dall’altro, politica ed economia si trovano nel mezzo di un guado, tra modelli di business tradizionali e spesso destinati a non essere più sostenibili e nuovi modelli dirompenti, in grado di rovesciare ruoli e sorti anche di aziende ritenute inattaccabili. Con questi presupposti, Julie Arlin ha aperto al LAC di Lugano i lavori della 3° edizione della Swisscom Dialogarena Ticino, una piattaforma già rodata da quasi un decennio oltre Gottardo e che in Ticino è rapidamente diventata un punto di riferimento per operatori del tessuto economico ticinese, per dialogare sui temi inerenti la trasformazione digitale e il suo impatto sul business del nostro Cantone. Quest’anno agli oltre 130 partecipanti, Stefano Santinelli (Delegato del CIO per la Svizzera Italiana) ha illustrato l’evoluzione delle organizzazioni aziendali, sempre più lontane dalle gerarchie “patriarcali” delle prime rivoluzioni industriali e tese a enfatizzare la creatività individuale, la spinta dell’ideale e l’agilità delle strutture “piatte”.

Un momento dell’arena di dialogo alla quale ha partecipato anche il Direttore Cc-Ti Luca Albertoni.
Sulla foto anche, da sin., Carlo Secchi, Sales Director Ticino – VP, Swisscom, e Patrick Tonascia, Presidente CdA di Tipack Technologies SA

L’On. Christian Vitta, partendo dalla Strategia “Svizzera Digitale” inserita nel programma di legislatura del Consiglio federale, ha declinato il tema a livello Cantonale, parlando di uno Stato che non intende sostituirsi agli imprenditori, ma che è chiamato a porre le migliori condizioni quadro per un Canton Ticino competitivo. Inoltre ha descritto le misure concrete su cui sta lavorando il suo Dipartimento, per poter affrontare la rivoluzione digitale e cogliere al meglio le opportunità che essa offre, riducendo al minimo i rischi che ogni rivoluzione porta immancabilmente con sé.
Nelle sessioni dedicate alle arene di dialogo i partecipanti hanno potuto approfondire temi classici come l’offerta Swisscom Cloud dedicata alle applicazioni o dedicarsi all’aggiornamento sul “radar delle minacce” in ambito cyber-security. Notevole l’interesse suscitato dalle nuove modalità di lavoro, strettamente connesse con il costante fabbisogno di efficienza e mobilità. Quest’ultima (non prima del 2020) vivrà un nuovo ulteriore sviluppo grazie al 5G, presentato in anteprima in un’altra arena, promettendo banda ultralarga in mobilità. Le tecnologie di telefonia mobile più “mature” offrono ancora molto: nell’arena city insights è stata presentata infatti la soluzione per il monitoraggio dei flussi in movimento sulle strade svizzere, grazie alla raccolta dei dati anonimi e aggregati delle SIM collegate alla rete Sisscom e che rende possibile l’analisi della viabilità cantonale anche a livello di singoli quartieri. Infine blockchain, ovvero la tecnologia di base del bit-coin, già applicata per ottimizzare molti processi e presentata nell’arena dedicata.
L’intervento di chiusura è stato affidato al Prof. Luca Gambardella, il quale ha presentato alcuni studi sull’Intelligenza Artificiale a cura del prestigioso “Istituto Dalle Molle” da lui diretto. Esperimenti in corso ma anche applicazioni già in uso, che dimostrano l’altissimo livello raggiunto dal suo istituto (tra i primi 10 al mondo).
Nei momenti di pausa, i partecipanti hanno sperimentato alcune soluzioni “pronte all’uso”, a dimostrazione di quanto, temi considerati futuribili 1 o 2 anni fa, siano oggi già parte integrante della nostra quotidianità. Difficile quindi pronosticare fin d’ora i temi per la prossima edizione della Swisscom Dialogarena Ticino. Più arduo è invece immaginare un anno senza una nuova edizione di un evento ormai
irrinunciabile.

Export a gonfie vele

Continua con il vento in poppa l’andamento positivo dell’export svizzero. I recenti dati dell’Amministrazione federale delle dogane (AFD) dimostrano infatti che il terzo trimestre del 2017 è stato dinamico: le esportazioni si sono attestate a 54,0 miliardi di franchi, il 2,5% in più dello stesso periodo dell’anno precedente, tenuto conto delle correzioni per i diversi giorni lavorativi. Dal fronte delle importazioni si segnala un +7,4% corrispondente a 45,4 miliardi. In termini reali – ovvero con i valori corretti in base all’evoluzione dei prezzi sulla base di valori medi – la progressione è rispettivamente dell’1,4% (export) e dell’1,6% (import). Il saldo della bilancia commerciale è sceso da 10,3 a 8,5 miliardi. Si conferma quindi la tendenza favorevole che si osserva dall’inizio dell’anno e che è proseguita fra luglio e fine settembre, seppur a un ritmo meno sostenuto.

I settori trainanti sono quelli dei metalli (5,6%), dei veicoli (+5,4%) nonché il settore orologiero (5,6%) che continua la sua ripresa dove aver vissuto mesi difficili all’insegna della negatività.  Sono arretrati invece i gioielli (-17%) e la carta (-2%). L’Asia rimane il continente con il quale la Svizzera ha un maggior interesse di esportazione (7%), in particolare Singapore si è dimostrato molto dinamico registrando un 41% nel solo settore della chimico-farmaceutica. Altre cifre particolarmente positive relative ai singoli Paesi possono essere osservate a Hong Kong (+19%) e in Cina (+14%), Germania (+3%), India (+6%), Italia (+6%) e Russia (+31%).

Per quanto concerne il solo mese di settembre, le esportazioni hanno registrato una certa stagnazione. La causa è principalmente da imputare al calo delle vendite di prodotti chimici e farmaceutici negli Stati Uniti che ha fatto peggiorare i risultati. Contrariamente alla performance del mese di agosto, le importazioni hanno continuato a progredire (10%)

Il 2018 all’insegna della crescita

Secondo il recente sondaggio di Switzerland Global Enterprise (S-GE) sul clima dʼexport, le previsioni per l’ultima parte del 2017 indicano che l’anno continuerà ––con questo trend positivo. Le PMI svizzere esportatrici guardano al futuro con grande ottimismo. Circa il 60% di tutte le piccole medie imprese prevede infatti, anche nel 4° trimestre 2017, un aumento delle esportazioni. Nel 2018, la metà di tali PMI pianifica inoltre un’espansione allʼestero. Il barometro delle esportazioni di Credit Suisse rileva nuovamente un’ampia fase di crescita. Nei prossimi mesi lo sviluppo dell’export dovrebbe quindi potenziarsi ulteriormente. Ad influire maggiormente su di esso sono gli effetti positivi della valuta. Infatti, oltre la metà delle imprese intervistate registra una crescita dei margini grazie all’andamento del cambio.

A margine della presentazione del sondaggio di S-GE e Credit Suisse, Sascha Jucker, economista presso Credit Suisse, ha inoltre affermato che “recentemente, nel comparto industriale dei due principali mercati di vendita, quello tedesco e statunitense, si è ulteriormente rafforzato il clima positivo. In tal senso, i valori delle PMI (Purchasing Mangagers Index) in entrambi i mercati superano l’elevata soglia dei 60 punti”. “Il clima dellʼexport è molto positivo – gli ha fatto eco Alberto Silini, responsabile Consulenza presso Switzerland Global Enterprise (S-GE) – “in particolare lo sono le prospettive e margini più alti, che permettono di operare nuovamente maggiori investimenti. I beni e servizi svizzeri sono molto richiesti allʼestero. Le PMI che prevedono di avviare unʼattività di export, oppure di accedere a nuovi mercati, devono cogliere ora quest’opportunità, che si presenta nel momento ideale”.

Marco Passalia, vice direttore e responsabile Servizio Export Cc-Ti

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana

Il servizio Export della Cc-Ti e S-GE sono a vostra disposizione per consulenze in ambito di esportazioni. Contatti email: Cc-Ti e S-GE

Trasformazioni digitali fra timori e opportunità

Si parla molto della trasformazione digitale, anche se probabilmente sarebbe più corretto declinare il tutto al plurale, perché vi sono molte trasformazioni in atto che rimettono in discussione numerosi modelli economici e sociali che sembravano molto consolidati. Le paure sono legittime e umanamente comprensibili quando ci si trova di fronte a cambiamenti epocali, oltretutto di rapidità inedita.

Questo non deve però distogliere dall’osservazione più fattuale degli eventi. Ad esempio si cita spesso la deindustrializzazione in Europa (Svizzera compresa), mentre in realtà è più una mutazione (non certamente la prima) che una fine vera e propria dell’industria. Un noto sociologo, ingegnere ed economista francese, Pierre Veltz, ha recentemente pubblicato un libro molto interessante, intitolato “La société hyper-industrielle” (con il sottotitolo “Le nouveau capitalisme productif”). Egli indica come in realtà non vi sia una regressione dell’industria, ma una profonda trasformazione, soprattutto della sua organizzazione. La rivoluzione in atto  con la quale dobbiamo confrontarci concerne sì l’automatizzazione di taluni compiti lavorativi, ma soprattutto le opportunità derivanti dalle reti di comunicazione che agevolano ulteriormente la dispersione  nella produzione in tutto il mondo, l’inclusione dell’utilizzatore nei cicli di produzione e la ricezione costante dei dati di utilizzo grazie alle varie piattaforme di scambio di dati. La tesi è che l’industria starebbe diventando un servizio come gli altri, mentre molti servizi si organizzerebbero secondo criteri industriali, rendendo sempre più difficile la distinzione fra i due rami economici. Spunto certamente opinabile ma  comunque interessante, perché permette di capire che la trasformazione digitale non è per forza negativa, ma permette sviluppi anche impensabili. Non è del resto un caso che si parli sempre più spesso di “reshoring”, ossia di rimpatrio in Europa di attività industriali esportate anni fa verso quelli che erano considerati paesi a basso costo di produzione. La trasformazione digitale rende talune attività economiche  meno costose e quindi rilancia la competitività europea a livelli di costi. Anche in Svizzera vi sono vari esempi di questo tipo, a partire dalla crema di Ovomaltina da spalmare sul pane, di nuovo prodotta in  Svizzera dopo essere stata “esportata” in Belgio. Vero che non sempre questo è accompagnato da spettacolari creazioni di posti di lavoro dal punto di vista quantitativo, ma nel caso dell’Ovomaltina vi sono  comunque cinque nuovi posti di lavoro nel canton Berna. E cinque è meglio di zero, anche perché comunque ciò permette di riportare nel nostro paese determinate competenze. Anche di questo occorre tenere conto quando si parla di trasformazione digitale.

La digitalizzazione è un tema clou per la Cc-Ti. Nel corso del 2017 l’abbiamo declinato sotto molte forme, con approfondimenti ed eventi.
Ritrovate la nostra posizione in merito qui.

Logistica distributiva: la digitalizzazione quale motore dell’innovazione

Riflessioni del Direttore SSIB Ticino, Roberto Klaus, sulla digitalizzazione nell’ambito dei processi produttivi delle aziende 4.0, della logistica distributiva e dell’innovazione.

L’Associazione Logistica in Rete (VNL) è un’organizzazione nata nel 2008 allo scopo di promuovere l’innovazione nell’ambito della logistica, soprattutto con attività di ricerca applicata e con la partecipazione del mondo accademico e ed economico. Quest’associazione è stata riconosciuta ed è in parte finanziata dalla CTI – Commissione per la tecnologia e l’innovazione della Confederazione. I criteri per la  valutazione di una richiesta di finanziamento nell’ambito della ricerca in logistica sono la sua importanza economica e tecnico-scientifica, il suo potenziale commerciale, il suo contributo allo sviluppo durevole, un piano di lavoro e di finanziamento chiaro e una somma in contanti come prova dell’impegno dell’azienda. L’associazione logistica in Rete VNL è presente dal in Ticino dal 2013, con la collaborazione dell’Istituto sistemi e tecnologie per la produzione sostenibile (ISTePS) e dell’Istituto Dalle Molle (IDSIA), entrambi del Dipartimento Tecnologie Innovative (DTI) della SUPSI.

VNL, che aderito alla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), si pone tra le sue attività:

  • la promozione all’innovazione nell’ambito della logistica aziendale,
  • il sostegno della collaborazione tra istituti di ricerca, centri formativi a livello universitario e aziende,
  • la garanzia del trasferimento delle tecnologia e del sapere tra il mondo accademico e l’economia in ambito logistico,
  • lo sviluppo di specifici progetti di ricerca,
  • si occupa della formazione di giovani ricercatori nell’ambito della ricerca applicata,
  • comunica e facilita la comprensione del concetto logistico anche nell’opinione pubblica, in stretta collaborazione la Cc-Ti.

L’argomento fondamentale nell’ambito dell’innovazione si collega all’evoluzione tecnologica e, in particolare, alla digitalizzazione. Diversi fattori hanno aumentato negli ultimi anni la complessità del settore:  l’allargamento rapidissimo delle gamme di prodotto, la frammentazione e aumento degli ordini, la disomogeneità delle richieste dei consumatori e degli stessi punti vendita, l’esplosione dell’e-commerce con le sue criticità (complessità alla gestione B2C, costi legati alla consegna all’ultimo miglio, gestione dei resi, ecc.).

Nel settore della logistica l’evoluzione  del digitale è crescente. Nell’ambito della cosiddetta “Industria 4.0”, la digitalizzazione  in atto porterà chiari benefici alle aziende ed agli attori coinvolti.

Rispetto a queste sfide un supporto prezioso è il digitale: molte tecnologie dell’Industria 4.0 possono migliorare anche i processi logistici, e le ricerche confermano l’emergere tra gli addetti ai lavori una chiara consapevolezza sui benefici della digitalizzazione.
Quali esempi elenchiamo tre grandi aree tecnologiche di interesse:

  1. La visibilità sull’intero processo di distribuzione e consegna, in quest’area abbiamo piattaforme collaborative, applicazioni e digitalizzazione dei documenti di trasporto (DDT), soluzioni che favoriscono la tempestività, la tracciabilità delle informazioni, l’incremento dell’efficienza e della modalità del processo di distribuzione.
  2. La seconda area di interesse si riferisce al Warehouse Management System, con alcune nuove funzionalità o comunque modalità ottimizzate (riferite al Workflow Scheduling, al Load Building che è una tecnologia ottica per calcolare volume e peso delle spedizioni) o integrando più strettamente il sistema con le soluzioni di Transport Management System.
  3. La terza area riguarda le opportunità dell’Internet of Things. Gli Smart Glasses sono in sperimentazione in ambiti diversi, il più concreto è nei centri distributivi per fornire velocemente all’operatore informazioni, con  potenziali benefici di efficienza, efficacia in termini di qualità delle palette, riduzione di errori, e personalizzazione. Anche per i sensori RFID prevalgono le applicazioni in centri distributivi, sia sui mezzi di  movimentazione che incorporati alle scaffalature, con obiettivi della posizione e delle condizioni della merce, gestione dei veicoli, sicurezza delle operazioni di prelievo e stoccaggio, imballaggi intelligenti che sanno costruire il proprio percorso distributivo in base agli algoritmi che indicano esigenze legate alla tempistica, ai costi, alla sicurezza, ecc..

Vi è una crescente consapevolezza sui reali benefici offerti della digitalizzazione nei processi di trasporto merci e, più in generale, della logistica.

La digitalizzazione è un tema cruciale per la Cc-Ti. Infatti durante il 2017 abbiamo avuto un evento maggiore dedicato alla tematica la scorsa primavera (ritrovate i dettagli sulla nostra posizione), come pure un business breakfast il 26 settembre (di cui potete leggere sul nostro sito).

Forte intesa tra la Regione di Almaty e il Ticino

Dal 10 al 12 ottobre è stata ricevuta in Ticino una delegazione della Regione di Almaty, guidata dal Governatore della regione, Amandyk Batalov. La folta delegazione, composta da rappresentanti istituzionali, accademici ed imprenditori kazaki, era accompagnata dall’Ambasciatrice del Kazakistan in Svizzera, Zhanar Aitzhanova, e da Maxat Suleimenov, Consigliere dell’Ambasciata.

La visita fa seguito alla firma del memorandum d’intesa tra Cantone e la Regione di Almaty, avvenuta lo scorso 11 agosto ad Astana e si inserisce nel contesto di sviluppo delle relazioni tra Ticino e Kazakistan.

L’intenso programma prevedeva degli incontri istituzionali e dei momenti dedicati all’economia ticinese. Il 10 ottobre la delegazione è stata ricevuta dal Sindaco della Città di Lugano, Marco Borradori, il quale ha sottolineato gli ottimi rapporti tra la Città di Lugano e il Kazakistan. In seguito, la delegazione ha avuto modo di recarsi al centro culturale LAC, ormai divenuto luogo di visita obbligatorio per le delegazioni straniere in visita sul Lago Ceresio. Il giorno seguente gli ospiti kazaki si sono recati a Bellinzona e, dopo una visita della città e dei celebri castelli, hanno potuto incontrare il Governo ticinese, rappresentato dal Presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli e dal Consigliere di Stato Christian Vitta, accompagnati dal Cancelliere dello Stato Arnoldo Coduri e dal Delegato per le relazioni esterne Francesco Quattrini.

Per quanto riguarda la parte economica del programma, la delegazione era particolarmente interessata ad avere degli scambi concernenti i settori chiave per la loro regione, come le energie rinnovabili, il turismo e il settore alimentare (in maniera specifica la produzione di alimenti). La Cc-Ti, tenendo conto di queste aree di interesse, ha organizzato dapprima un incontro con aziende locali in cui sono stati presentati i settori forti dell’economia ticinese, con un accento su quello del turismo, grazie agli interventi di Lorenzo Pianezzi, Presidente di hotelleriesuisse, e di Veronica Lafranchi, Country Manager Overseas di Ticino Turismo. Durante l’incontro, il Governatore della Regione di Almaty ha sottolineato la posizione chiave che occupa la regione dal punto di vista geografico. Il territorio è situato in effetti al crocevia tra Europa e Asia ed è un punto di accesso privilegiato verso altri mercati interessanti, come la Cina, l’India o ancora la Corea del Sud.

La delegazione era particolarmente interessata ad avere degli scambi concernenti i settori chiave per la loro regione, come le energie rinnovabili, il turismo e il settore alimentare (in maniera specifica la produzione di alimenti).

La delegazione ha inoltre avuto la possibilità di assistere alla presentazione di alcune aziende e di poterle visitare. L’ingegnere Paolo Selldorf, Caposettore comunicazione e sensibilizzazione dell’Azienda Cantonale dei Rifiuti, ha tenuto un’interessante presentazione sullo stabilimento di Giubiasco. La delegazione si è mostrata estremamente interessata al tema dello smaltimento dei rifiuti, molto attuale in questo momento in Kazakistan. In seguito, Alessandra Alberti, Direttrice di Chocolat Stella, ha presentato la sua azienda e ha accompagnato personalmente la delegazione a visitare la produzione di cioccolato. La delegazione si è infine recata a Quartino per una visita di ABB e ha incontrato il Direttore dello Stabilimento, Michele Sargenti.

A chiudere il programma, la visita presso il complesso sciistico di Airolo, allo scopo di approfondire le potenzialità di una cooperazione tra il resort leventinese e altre simili strutture di sport invernali presenti nella Regione di Almaty.

Per la Cc-Ti è stato importante accogliere questa delegazione, in quanto già da diversi anni ha posto il Kazakistan fra le sue priorità. Le relazioni tra i due paesi sono eccellenti e si auspica di continuare a rafforzare l’intesa tra Ticino e Kazakistan. La Cc-Ti prevede infatti di organizzare a breve una nuova missione nel paese euroasiatico.

Più forti insieme

Durante tutto l’arco del 2017 abbiamo portato avanti un progetto di approfondimento comunicativo volto a migliorare la conoscenza dei settori economici e delle associazioni di categoria affiliate alla Cc-Ti.

Da 100 anni la Cc-Ti rappresenta infatti molteplici realtà associative, molte delle quali hanno una storia lunga come la nostra, e anche oltre. Se un tempo le aziende si riunivano in corporazioni per essere rappresentative e forti (visto che quest’ultima è proprio definita quale persona giuridica costituita da un insieme di persone fisiche o giuridiche, ossia gli associati; legate dal perseguimento di uno scopo comune), oggi le associazioni di categoria svolgono la stessa funzione. Un gruppo di attori del medesimo ramo economico che persegue obiettivi comuni per ottenere uno scopo o più finali. In questo senso la funzione della Cc-Ti è ben definita: siamo l’associazione mantello dell’economia ticinese.

Il lavoro comune fra Cc-Ti e i soci collettivi è eccellente e va ancora rafforzato, perché è la sola via per garantire una difesa efficace degli interessi economici generali e settoriali. Come dicevamo si tratta di due distinti ruoli: entità che collaborano e comunicano costantemente fra di loro. Le associazioni di categoria si occupano delle questioni settoriali, mentre la Cc-Ti, quale associazione-mantello, si preoccupa delle questioni di politica economica generale; con degli interventi su problematiche settoriali solo se esplicitamente richiesto dalle stesse associazioni. In questo modo la Cc-Ti funge da cassa di risonanza per le numerose iniziative delle associazioni affiliate, evitando interferenze settoriali. Il discorso di collaborazione tra Cc-Ti e le associazioni di categoria si fonde su consulenze specifiche su progetti mirati, formazione ad hoc, creazione di sinergie in ambiti dettagliati, ecc.. Vi è un dialogo franco e bidirezionale.

Ci teniamo a sottolineare quanto insieme si possa essere più rappresentativi dell’intera economia ticinese.

Sono 43 le associazioni affiliate alla Cc-Ti. Sia su quest’edizione di Ticino Business che su quelle di tutto il 2017 abbiamo approfondito, con alcuni ritratti dedicati, la storia e i profili di diversi settori professionali, che le associazioni di categoria rappresentano. Sulla pagina www.cc-ti.ch/associazioni è possibile rileggere i profili, così come su tutte le passate edizioni di Ticino Business.

Ripercorriamo brevemente gli anni di fondazione delle differenti associazioni affiliate alla Cc- Ti (con un articolo pubblicato nell’edizione di ottobre di Ticino Business, alle pagine 53-55, e scaricabile anche qui), per mostrare che la storia è fatta di successi accaduti, che si sono mantenuti costanti. Nel tempo le associazioni hanno saputo prosperare e lavorare unite per il loro ramo economico, affrontando le sfide che il XX – ma già, in alcuni casi, il XIX – secolo ha posto dinnanzi ad esse. Molte cose sono cambiate, ma non la costanza di lavorare nell’interesse del settore e per la tutela della professione.

Con anni e anni di storia sulle spalle tutti gli attori in gioco, ossia le associazioni di categoria in Ticino, costituiscono dunque territorio ricco di esperienze, fattivo e propositivo, specchio di cambiamenti in atto e passati, che con caparbietà hanno affrontato numerose sfide, pronti a farlo anche in futuro. In quest’ottica, la Cc-Ti, è stata, negli anni, l’artefice del proprio successo con un constante sostegno a tutte le attività settoriali specifiche delle realtà associative. Scoprite il dialogo fra associazioni di categoria affiliate alla Cc-Ti e l’associazione mantello dell’economia ticinese leggendo questo articolo.

Dove esportare i propri prodotti?

In una discussione da bar o in un incontro informale tra amici, più di una volta ci è capitato di sentire commenti più o meno vaghi su uno o l’altro mercato quale opportunità di sbocco per esportare prodotti. Dove esportare dunque con maggiori probabilità di successo? Domanda molto generale a cui si può rispondere solo in maniera altrettanto generica. Evidentemente ogni prodotto ha le proprie peculiarità ed ogni mercato ha le proprie regole. Inoltre, come principio generale si potrebbe anche affermare che è più facile esportare nei Paesi limitrofi (per evidenti motivi di spostamento e di trasporto) ma anche verso quei mercati dove riesce più facile comunicare (nella lingua del posto o in inglese) e fare affari.

Detto ciò, senza nessuna pretesa di esaustività e ricordando che prima di muoversi all’estero è essenziale eseguire una precisa ricerca di mercato, ci spingiamo un po’ oltre le nostre consuetudini nel fornire informazioni, proponendo alcuni mercati particolarmente interessanti in questo momento (fine 2017):

  • In Germania i consumi privati rimangono un fattore chiave della crescita, sostenuti da un incremento del potere d’acquisto delle famiglie e da un calo della disoccupazione. L’industria automobilistica rappresenta il settore più importante del comparto manifatturiero tedesco e al suo interno, in un’ottica di continua innovazione, il segmento della subfornitura è interessato a incrementare le collaborazioni con partner internazionali. Il settore sanitario è sotto pressione a causa dei mutamenti demografici e prodotti medicali, dentali e farmaceutici innovativi sono sempre più richiesti.
  • La Nigeria è il paese più grande d’Africa e grazie all’elevato tasso di crescita demografica, la nazione passerà dagli attuali 200 milioni di abitanti a 400 milioni entro il 2030-35. Inoltre, con un PIL che oscilla tra i 400 e i 600 miliardi di dollari negli ultimi quattro anni, è diventata la prima economia d’Africa, spodestando il Sudafrica. Il Paese presenta un grande deficit energetico: la capacità di produzione di energia elettrica è ben inferiore al fabbisogno e le reti di distribuzioni devono essere rafforzate. Il governo presta particolare attenzione alle energie rinnovabili. La classe media in crescita richiede attrezzature ospedaliere, prodotti farmaceutici ma anche prodotti cosmetici e, più in generale, prodotti di consumo di elevata qualità.
  • Negli ultimi 15-20 anni, la Colombia ha subito profondi cambiamenti passando progressivamente dal controllo statale al libero mercato. La forte crescita della classe media e il conseguente incremento della richiesta di prodotti di qualità aprono numerose nicchie di mercato per i beni di consumo superiori. La quarta generazione di concessioni viarie, l’ambizioso “Piano 4G” del Ministero dei trasporti, prevede l’ammodernamento e la costruzione di nuove infrastrutture per una maggiore efficienza del sistema stradale colombiano: interventi su strade, ponti, tunnel sono una priorità, così come la creazione di nuovi collegamenti, non solo stradali ma anche ferroviari e lo sviluppo e l’espansione di porti e aeroporti.
  • In India negli ultimi anni il Governo Modi ha lanciato una serie di piani industriali, principalmente volti a colmare il deficit energetico ed infrastrutturale del Paese. La crescita economica e demografica ha determinato un incremento del fabbisogno energetico e in questo contesto il Governo ha individuato il settore delle energie rinnovabili come comparto chiave per promuovere una crescita sostenibile. Il Paese ha inoltre dato il via a imponenti progetti di sviluppo di una buona parte del sistema infrastrutturale tra cui il Corridoio Industriale Delhi-Mumbai che dà vita a varie Smart Cities e l’ammodernamento della sua immensa rete ferroviaria.

 

Marco Passalia, vice direttore e responsabile Servizio Export Cc-Ti

Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana

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