Una delegazione della città di Ningbo in visita a Lugano

Martedì 3 luglio 2018 è stata in visita a Lugano una delegazione della città di Ningbo (Cina). La delegazione cinese era guidata dalla direttrice dell’Ufficio risorse umane e sicurezza sociale Chen Yu, accompagnata da alcuni rappresentanti di aziende cinesi.

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) ha partecipato all’incontro con il Sindaco Marco Borradori, il quale ha fatto gli onori di casa ricordando la solida tradizione di scambi istituzionali fra Lugano e la Cina e due obiettivi della Città. Il primo: unire le forze e le competenze dei settori pubblico e privato al fine di consolidare Lugano quale piattaforma privilegiata da e per la Cina. Il secondo, divenuto realtà: consolidare una rete di partner che coinvolga attivamente enti pubblici, istituzioni accademiche e bancarie, aziende e associazioni mantello attive sul territorio.

Per la Cc-Ti hanno partecipato Alberto Lotti, rappresentante ufficiale all’estero, e Chiara Crivelli, responsabile dell’International Desk, che con delle interessanti presentazioni hanno messo l’accento sulla crescente importanza del mercato cinese per le aziende ticinesi e sulla competitività del nostro tessuto economico. All’incontro erano presenti anche Mirko Audemars, in rappresentanza dell’Associazione delle imprese familiari Ticino, Airaldo Piva, Presidente della neonata associazione Silk Link Ticino e il vicesindaco Michele Bertini nella veste di vicepresidente dell’associazione.

Al termine dell’incontro è stato firmato un memorandum di intesa fra Silk Link Ticino e Ningbo. L’associazione, che persegue finalità culturali, scientifiche e artistiche e si impegna nella ricerca con l’obiettivo di sviluppare relazioni ad ampio raggio fra il Ticino e la Cina, aprirà un ufficio di rappresentanza a Ningbo. Durante la permanenza a Lugano la delegazione cinese è stata inoltre introdotta a diverse realtà locali, considerato l’interesse per settori specifici fra cui formazione, cultura, turismo e scambi commerciali. In agenda anche un incontro con il rettore dell’Università della Svizzera italiana Boas Erez. Obiettivo della delegazione era infatti conoscere e aprire la strada a possibili scambi accademici.

La guerra dei dazi: cosa sono e perché esistono

Di questi tempi non si fa che parlare di dazi, di guerra al libero scambio e di ritorno al protezionismo. Per capire il futuro spesso è utile volgere lo sguardo al passato. Da dove nascono questi termini e perché?

Per risalire all’origine dei dazi bisogna ripercorrere la storia degli antichi greci e romani, quando si riscuotevano tributi alle entrate delle città sotto forma di denaro o merci. I dazi moderni – come li conosciamo ancora oggi – risalgono però a un periodo più recente.

I dazi moderni

Oggi viviamo in un mondo globalizzato, nato dopo la Seconda guerra mondiale quando gli Stati, ormai scossi dal conflitto, si accordarono per dare nuovo slancio all’economia e agli scambi. Fu così che nel 1947 nacque a Ginevra il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), il cui obiettivo fu una progressiva riduzione delle restrizioni commerciali e l’affermazione del principio della non discriminazione nel commercio internazionale. Oggi il GATT è stato integrato nell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) – nata nel 1994 – e di cui fanno parte 153 Stati che hanno accettato non solo i principi del GATT, ma anche gli Accordi in materia di commercio di servizi (GATS), di investimenti (TRIMS), di proprietà intellettuale (TRIPs) e di risoluzione delle controversie (DSU).

La clausola della nazione più favorita

Nel GATT ritroviamo la clausola della nazione più favorita (Most favoured nation – MFN), una sigla che ancora oggi – per chi si occupa di dazi e origine delle merci – viene molto utilizzata. Ma qual è il suo significato? Con questa clausola, il GATT voleva vietare ogni discriminazione tra i suoi Stati membri e quindi, in genere, tutte le agevolazioni concesse a un Paese dovevano essere estese a tutti i membri. Un’utopia? L’idea del commercio libero piaceva ma la storia ci insegna che questo principio non ha avuto un percorso facile.

La clausola della nazione più favorita impedirebbe la creazione di unioni doganali o accordi di libero scambio visto che queste forme di trattato rappresenterebbero una violazione della clausola stessa. Per raggiungere l’obiettivo principale del GATT – la liberalizzazione del commercio mondiale – sono state però concesse delle “scorciatoie”. L’articolo 24 del GATT permette infatti delle eccezioni – le unioni doganali e gli accordi di libero scambio – proprio perché la finalità di questi accordi è quella di promuovere ancor più velocemente l’integrazione del commercio a livello globale.

Dal passato al presente… e il futuro?

Nei decenni passati gli Stati membri hanno continuato sulla via del libero scambio concludendo accordi bilaterali o multilaterali al fine di agevolare gli scambi commerciali eliminando o abbassando i dazi. Oggi – con le diverse vicissitudini legate alla guerra dei dazi tra Stati Uniti e resto del mondo – sembra che la storia stia prendendo una strada diversa, passando dall’era della globalizzazione a nuove chiusure nazionali, dal libero scambio al protezionismo,… insomma una mutazione epocale che si scontra con i principi dell’OMC.

Con questo excursus storico abbiamo ripercorso le tappe che ci hanno portato ad oggi. Ora rimaniamo vigili e guardiamo con attenzione al futuro, nella speranza che la liberalizzazione del commercio mondiale non venga calpestata.

Testo a cura di

Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

 

 

Le istituzioni internazionali vengono affrontate anche nel primo modulo del corso “L’ABC dell’export: Introduzione al commercio con l’estero” in agenda il 26 settembre

Tu chiamale se vuoi… emozioni

Ci hanno spesso detto che le decisioni in affari si prendono con la ragione e che le emozioni non devono essere mescolate al business. Ci hanno detto che i leader sono coraggiosi e non hanno paura. Ci hanno detto di non pensarci … che la tristezza passa. Ci hanno anche detto che arrabbiarsi non serve, che la rabbia è un’emozione negativa, che dovremmo controllarci ed essere perfettamente zen. Ci hanno detto che è lecito essere felici del proprio successo, ma che va fatto con moderazione. Infine, ci hanno anche detto che se qualche comportamento ci disgusta è (perché non siamo abbastanza aperti alla diversità e al nuovo) perché non siamo capaci di accettare la diversità.

Per molti anni ci hanno detto cose sulle emozioni, peccato che molte di queste siano corrette. Cominciamo col dire che le emozioni sono un prima di tutto un fatto fisico e fisiologico: sono l’esito di una reazione elettro-chimica che il nostro cervello produce quando qualcosa del mondo esterno o interno perturba i nostri sensi.

Le emozioni sono quindi un fatto anche profondamente “fisico”: il cuore accelera, le mani sudano, il respiro di fa corto; le emozioni sono la risposta veloce e immediata che gli esseri viventi hanno a disposizione per agire e reagire al mondo… solo in seconda battuta, attraverso l’elaborazione cosciente siamo in grado di modulare risposte scegliendo tra opzioni di comportamento diverse.

Le ricerche neuro-scientifiche sembrano dirci che non possiamo evitare di emozionarci, anzi, sembrano affermare che le emozioni sono un fattore fondamentale e imprescindibile della nostra esistenza e profondamente interconnesso con tutte le scelte che facciamo.

Quindi se le emozioni non le possiamo evitare in nessuna situazione, come facciamo a farne buon uso e a non diventarne preda? Beh, intanto potremmo cominciare con il saperle riconoscere. Spesso le persone sono inconsapevoli delle emozioni che provano fino a quando non arrivano ad una soglia talmente alta che non è più possibile ignorarle.

Identificare un’emozione significa comprenderne la natura e il messaggio che essa porta.

Ogni emozione veicola infatti un messaggio importante per noi. La capacità di gestione dell’emozione, parte dalla comprensione di tale messaggio. Se di fronte ad una platea di persone a cui devo presentare un progetto importante mi sento in ansia, probabilmente è perché sto prefigurandomi una situazione in cui andrò in difficoltà, che penso che non saprò come gestire e che provocherà un danno alla mia immagine. Quindi in ultima analisi vi è la paura di subire un danno. A questo punto potrei chiedermi se questa paura è fondata su dati di realtà e magari riconoscere che sì la possibilità esiste, perché con questa presentazione sto giocandomi molto della mia carriera, e che probabilmente devo attuare dei comportamenti che possano minimizzare il rischio. Ad esempio, dedicare del tempo alla preparazione della presentazione, al discorso che farò e al superamento delle potenziali obiezioni.

Se mi trovo in una negoziazione di un contratto importante e non sono in grado di identificare le mie emozioni potrei agire in modo impulsivo, senza essere davvero in grado di scegliere i comportamenti più utili e probabilmente perdendo opportunità esistenti.

Saper gestire un’emozione è quindi un’attività molto diversa dal tentativo di “scansarla, soffocarla e contenerla, ma al contrario significa saperla identificare, capirne il messaggio e l’utilità, e scegliere il comportamento che risulta più funzionale per i miei scopi e per il contesto in cui sto agendo. Ma forse non è semplice come sembra…

 

Testo a cura di Andrea Abbatelli

Partner KIAI Sagl
Via Crusagh 2
6864 Arzo
andrea.abbatelli@kiaiconsulting.com
www.kiaiconsulting.com

La Cc-Ti propone una vasta gamma di corsi di formazione puntuale nell’ambito delle risorse umane, a 360° gradi (spaziando dalla gestione delle emozioni, alla conduzione di colloqui difficili, ecc.). Scopri quali saranno in programma con l’inizio dell’autunno.

Uniformarsi al GDPR

Il 25 maggio ha rappresentato la data del cambio di passo sulla protezione dei dati nel senso più ampio del termine.

È entrato in vigore il Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali noto con il già famoso acronimo di GDPR.

Le finalità del Regolamento è quello di proteggere tutti i cittadini Europei dalle violazioni dei dati in un mondo articolato e molto diverso rispetto alla precedente direttiva 95/46/CE.

Questo Regolamento probabilmente è il più importante cambiamento nel panorama normativo della riservatezza dei dati in quanto si applica a tutte le società europee ed extra europee che gestiscono dati di cittadini europei.

Il giorno dopo l’entrata in vigore, abbiamo immediatamente assistito ad alcune azioni legali nei confronti dei maggiori colossi mondiale che gestiscono i nostri dati personali.Un paio di organizzazioni si sono subito mosse contro Facebook, Instagram e WhatsApp tramite una class action sulla privacy con potenziali sanzioni che arrivano oltre i 4 miliardi di dollari. Un’altra denuncia del valore di € 3,7 miliardi è stata presentata dalla CNIL francese nel caso del sistema operativo Android di Google.

La sicurezza è uno dei temi preponderanti negli oltre 90 articoli del Regolamento e queste class action pongono le loro basi proprio sul concetto della sicurezza che deve essere garantita.

La nuova norma ha creato molto fermento ed interesse in tutti i settori aziendali. Anche le aziende svizzere che lavorano con l’Unione Europea e quindi hanno archiviato dati di cittadini europei dovranno necessariamente adeguarsi al nuovo Regolamento anche se non in vigore nella Confederazione.

Come dicevo la sicurezza è preponderante e questo Regolamento rispetto alla precedente direttiva sulla privacy ha un altro cambiamento sostanziale. Sono le aziende che devono dimostrare di aver messo in atto tutte le misure di protezione e dimostrare di essere compliance ovvero garantire che ila gestione dei dati avviene in forma sicura.

Viene specificato infatti che tutte le operazioni di protezioni dei dati devono essere fatte by default ovvero dai sistemi esistenti ma anche by design ovvero tramite un approccio di progettazione e di messa in sicurezza sin dalla fase iniziale del processo gestionale dei dati.

Occorre dunque sostenere le aziende che devono regolamentare la protezione dei propri dati come imposto dal GDPR, con un’analisi dettagliata delle vulnerabilità dei dati e una valutazione globale del livello di sicurezza dei sistemi ICT del cliente.

Il GDPR recita di realizzare una procedura atta a “testare, verificare e valutare regolarmente l’efficacia delle misure tecniche e organizzative al fine di garantire la sicurezza del trattamento dei dati”.

Testo a cura di Carlo Del Bo
Executive Advisor
Gruppo Sicurezza SA
Via Cantonale 20
6942 Savosa
Tel. +41 91 935 90 50
Fax  +41 91 935 90 59
www.grupposicurezza.ch

 

La Cc-Ti continuerà ad approfondire il tema del GDPR e della digitalizzazione. Lo ha già fatto con un Networking Business Breakfast, e  in autunno, seguiranno molte proposte formative puntuali sull’argomento comunicazione d economia digitale, che stiamo programmando.

Anche le PMI si fanno pubblicità nel mondo digitale come «i grandi»

In Svizzera, la situazione è a dir poco paradossale per quanto riguarda l’utilizzo dei media digitali: mentre gli utenti registrano cifre record in questo settore rispetto al resto dell’Europa, le PMI locali raramente optano per il passaggio alla digitalizzazione. Oltre l’80 percento della popolazione elvetica effettua ricerche online su Google, search.ch o local.ch per trovare servizi, informarsi su prodotti tramite social network quali Facebook o Instagram, leggere e scrivere recensioni e, prima di recarsi in un negozio locale, cercare l’itinerario tramite i servizi cartografici e di navigazione come Apple Maps o il rispettivo sistema di navigazione.

Al contempo lo studio «Digital Switzerland», pubblicato da localsearch nel 2017 in collaborazione con l’Hochschule für Wirtschaft Zürich (Scuola universitaria di economia di Zurigo), ha mostrato che sono soprattutto le imprese più piccole a manifestare un certo ritardo nel settore digitale. Secondo lo studio, l’87% degli intervistati rientra tra i cosiddetti «dinosauri digitali» e il divario tra le grandi aziende e le PMI si fa sempre più marcato.Chi desidera raggiungere la maggior parte dei consumatori e delle consumatrici deve essere reperibile sulle piattaforme digitali con una presenza il più possibile accentuata. Solo coloro che compaiono tra milioni di risultati sulle prime pagine di ricerca di local.ch e Google vengono notati. Solo chi si mette in evidenza su Facebook o Instagram può acquisire nuovi clienti. E chi non è registrato su Google o Apple Maps ha pressoché zero possibilità di essere trovato. Per le PMI, le offerte di agenzie online specializzate sono di norma troppo care, non sono scalabili e sono carenti in termini di consulenza. Tuttavia le tecnologie digitali offrirebbero loro un gran numero di opportunità al fine di migliorare la propria visibilità online e di rivolgersi ai clienti in modo specifico in base al gruppo target.

Attualmente i nuovi formati pubblicitari digitali offrono possibilità inedite per farsi pubblicità in modo altamente innovativo ed efficace pur stanziando un budget ristretto. A tale scopo, per prima cosa le PMI devono accertarsi di essere reperibili non solo sui motori di ricerca e sulle piattaforme di social media, ma anche sui portali di recensioni e sui servizi cartografici e di navigazione. In secondo luogo possono iniziare ad acquisire nuovi clienti online. Le campagne di Facebook, ad esempio, consentono di rivolgersi a potenziali clienti in modo specifico in relazione al gruppo target. Infine, le PMI devono riuscire a fidelizzare i clienti attuali a lungo termine. Un presupposto centrale per assicurarsi la fedeltà dei clienti nel tempo è una banca dati clienti, a cui si dovrebbe aggiungere preferibilmente anche la possibilità di effettuare prenotazioni online. Se le PMI dispongono dei dati dei clienti possono optare per l’invio di newsletter con offerte speciali o promemoria di appuntamenti via SMS. Spesso, tuttavia, alle PMI mancano le competenze e il tempo per sfruttare i nuovi canali pubblicitari per la propria azienda. Pertanto localsearch offre loro soluzioni globali pratiche e convenienti con cui gestire il proprio marketing online con successo e beneficiare così della digitalizzazione.

Testo a cura di Stefano Santinelli
CEO
Localsearch.ch
www.localsearch.ch

 

Abbiamo approfondito il tema della comunicazione performante e della pubblicità online nel Networking Business Breakfast di maggio 2018. Vi informiamo che in autunno, seguiranno molte proposte formative puntuali sull’argomento comunicazione ed economia digitale, che stiamo programmando.

Campione dell’innovazione 4.0

In collaborazione con la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino, la community dei Global Shapers di Lugano si è posta l’obiettivo di identificare le best practices più innovative delle aziende che in varie aree d’interesse già si distinguono per approcci innovativi.

È in corso, fino a fine luglio, un’interessante analisi condotta dai giovani del World Economic Forum a cui vi invitiamo a partecipare compilando questo questionario online.
Alla stesura di un rapporto finale seguirà la premiazione delle aziende che si distinguono negli ambiti di analisi.

I Global Shapers

I Global Shapers Lugano Hub sono una community locale promossa dal World Economic Forum e composta da una ventina di giovani professionisti under 30 attivi in diversi settori, che uniscono le loro conoscenze con un scopo comune: avere un impatto positivo in Ticino.

Il progetto

In collaborazione con la Cc-Ti, gli Shapers di Lugano vogliono dunque identificare le best practices più innovative delle aziende. Lo scopo è quello di valutare il grado di preparazione del tessuto economico ticinese alle molte trasformazioni già in corso. Più precisamente, tramite degli indicatori suddivisi in vari ambiti quali l’innovazione, l’impegno sociale, la sostenibilità ambientale e altri, si intende comprendere la filosofia delle aziende ticinesi verso i profondi cambiamenti socio-economici in atto nella nostra società. I risultati dell’analisi saranno successivamente raccolti in una relazione che verrà resa disponibile ai partecipanti e a tutti gli interessati. Le aziende che si distingueranno in ogni area valutata saranno invitate alla serata pubblica, che avrà luogo nell’autunno 2018, in cui saranno premiate le aziende migliori. Con questo progetto i Global Shapers si impegnano a promuovere un cambiamento positivo in cui credono fermamente e che comincia in ogni nostra azione e decisione quotidiana. Maggiori dettagli si possono trovare sulla sezione del sito dedicata al progetto.

Il trattamento dei dati personali dei collaboratori

Aziende e imprenditori sono confrontati oggi con richieste di procedure di sicurezza sempre più sofisticate, atte a proteggere quella sfera dell’azienda che non può e non deve essere resa pubblica.
Nel Codice delle Obbligazioni, all’articolo 328b, troviamo un riferimento alla Legge federale sulla protezione dei dati:

Il datore di lavoro può trattare dati concernenti il lavoratore soltanto in quanto si riferiscano all’idoneità lavorativa o siano necessari all’esecuzione del contratto di lavoro. Inoltre, sono applicabili le disposizioni della legge federale del 19 giugno 1992 sulla protezione dei dati”.

Con il termine di dati personali è intesa qualsiasi tipo d’informazione relativa a una persona identificata o identificabile.

Trattamento dei dati

  • In generale il datore di lavoro non può trasmettere alcuna informazione a terzi senza il consenso della persona interessata.
  • Solo se esiste un obbligo legale, come ad esempio nel caso dell’AVS o di altre assicurazioni sociali, i dati possono essere trasmessi anche senza il consenso del collaboratore.
  • La documentazione dei candidati non selezionati deve essere restituita agli stessi ed eventuali copie distrutte.
  • La protezione dei dati non termina nel momento in cui termina il contratto di lavoro. Senza il consenso dell’ex-collaboratore non è possibile divulgare nessun tipo d’informazione.

Attenzione ai “file segreti”

I dossier non ufficiali (“file segreti”), tenuti all’insaputa del dipendente e senza sottostare alla corretta regolamentazione della protezione dei dati, non sono legali.

Dati soggetti a protezione speciale    

Il file del personale contiene spesso dati sensibili relativi alla persona del collaboratore. In questo caso, si deve fare stretto riferimento alla raccolta dei dati, ai sensi della legge sulla protezione dei dati.
Sono proprio questi dati che vengono annunciati al registro FDPIC.

 

La legge dice che…

Scarica il file completo con il testo integrale su quest’importante argomento! Il nostro Servizio giuridico è a disposizione degli associati per consulenze in merito.

Cina: opportunità degli shop di e-commerce in Wechat

A seguito dell’aumento dei redditi in Cina, il mercato dell’e-commerce transfrontaliero (CBEC) in Cina continua la sua prorompente crescita; i consumatori hanno aumentato i loro acquisti di beni di importazione. Le PMI svizzere, in particolare quelle del settore dei beni di consumo, beneficeranno di questa tendenza dell’e-commerce, in presenza di opportunità uniche per aprire uno shop WeChat CBEC.

WeChat è un software applicativo mobile cinese multifunzione nell’ambito dei social media. Il suo lancio risale al 2011 e nel 2017 è stata una delle maggiori app di messaging indipendenti per utenti attivi mensilmente, con oltre 980 milioni di utenti (902 milioni di utenti attivi quotidianamente). Lo shop di WeChat è un sito web mobile che connette gli utenti direttamente con l’account ufficiale di WeChat in modalità B2C. Gli utenti di WeChat possono comodamente accedere allo shop ed eseguire un “pagamento con un clic” tramite il servizio pagamenti di WeChat.

Gli utenti B2C stanno crescendo più rapidamente del mercato complessivo transfrontaliero dell’e-commerce, diversamente dal mercato e-commerce locale; gli utenti cinesi sono abituati ad effettuare acquisti su piattaforme decisamente non grandi e a volte ad acquistare direttamente dai rivenditori oltreoceano. L’apertura di uno shop WeChat CBEC offre ai marchi svizzeri un’opportunità unica per liberarsi definitivamente dalle grandi piattaforme come Tmall e JD.com e iniziare a costruire un rapporto diretto con i propri clienti. … continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE©

L’Uzbekistan apre il mercato alle imprese svizzere

Nuove riforme e nuove liberalizzazioni: l’Uzbekistan, un Paese da lungo tempo isolato, riduce finalmente le barriere commerciali, diminuisce la burocrazia e crea condizioni allettanti per l’importazione di beni e servizi dall’estero. Un’analisi più dettagliata del mercato uzbeko può essere utile soprattutto alle imprese svizzere che operano nei settori delle infrastrutture, dell’energia, del food e del tessile.

L’apertura del mercato di questo Paese dell’Asia centrale è fortemente legata al primo cambio di governo, dopo 27 anni. Da dicembre 2016, è infatti al potere il neoeletto presidente Shavkat Mirziyoyev, il quale sta avviando numerose riforme. Il governo intende promuovere lo sviluppo del Paese, favorendo gli investimenti esteri, creare posti di lavoro per la popolazione locale, prevenendo così l’emigrazione.

Liberalizzazione del cambio di valuta

Uno dei maggiori ostacoli che sono stati rimossi riguarda il cambio di valuta. Le imprese possono ora cambiare in banca la valuta nazionale, Sum, senza incorrere in restrizioni ed utilizzarla per il pagamento delle transazioni. Prima di questa riforma, le imprese estere spesso non potevano utilizzare il denaro generato in Uzbekistan, in quanto il cambio era limitato e la valuta praticamente era priva di valore al di fuori del Paese. Sono state inoltre create condizioni migliori per quanto riguarda i dazi all’importazione e all’esportazione, che sono stati aboliti. Al contempo, l’Uzbekistan ha creato diverse zone economiche speciali, in cui le imprese estere possono stipulare contratti di locazione.

È con queste misure che il governo intende rafforzare la catena nazionale del valore aggiunto, perché l’economia del Paese è ancora fortemente dipendente dalle importazioni. Esiste quindi un enorme bisogno di recupero in vari settori. continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE©

Come comportarsi con richieste commerciali dalla Russia

Negli scorsi mesi, le aziende svizzere hanno ricevuto diverse richieste truffaldine o non serie dalla Russia. Vi consigliamo in primo luogo di chiarire i seguenti punti.

Le imprese svizzere devono verificare questi punti per determinare se la richiesta commerciale dalla Russia è seria o meno e per tutelarsi.

Per quanto riguarda richieste “spontanee” che giungono dalla Russia, le aziende svizzere dovrebbero valutare alcune questioni relative ai potenziali interessati prima di dedicare tempo all’elaborazione della richiesta. Ciò vale in particolare se l’impresa o la persona che effettua la richiesta non era, finora, conosciuta e se si tratta di consegne nel settore edile, ad esempio, costruzione di case in legno, finestre, o simili. Spesso si tratta di un “scam” ovvero di un inganno per ottenere, ad esempio, pagamenti per certificazioni, visto, provvigioni, ecc. Questo può essere evitato con alcune misure di sicurezza.

Verificate per esempio se la situazione in cui vi siete imbattuti interessa uno dei seguenti punti:

Lista di controllo per le richieste commerciali dalla Russia

  • La richiesta viene inoltrata spontaneamente: nessun contatto prima della richiesta all’impresa
  • Il volume dell’ordine per l’impresa svizzera risulta essere piuttosto ampio
  • Non vi sono discussioni o soltanto di piccola natura legate al prezzo e alla tecnica

L’impresa svizzera è:

  • Piuttosto piccola (a conduzione familiare)
  • È un’azienda di artigiani nel settore dell’edilizia e dei rami accessori dell’edilizia (ad esempio costruzione di finestre e di forni, costruzioni in legno)
  • Non ha quasi nessuna esperienza nell’export
  • Non ha mai esportato in Russia.

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Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE©