Proprietà intellettuale in azienda: asset da comprendere e valorizzare

I beni della proprietà intellettuale, come i marchi e i brevetti, non devono essere inquadrati solo come strumenti di tutela legale; essi invece rappresentano a tutti gli effetti un investimento che genera un ritorno anno per anno in termini di competitività, di immagine, di mantenimento in esclusiva di fasce di mercato, configurandosi come cespiti di altro profilo al pari di macchinari sofisticati.

Le cronache odierne pongono sotto i riflettori storie ed esperienze diverse, che dimostrano come la crescita possa avvenire anche grazie alla capacità, ed alla lungimiranza, di investire su questo fronte.

La proprietà intellettuale rappresenta cioè un patrimonio da adoperare non solamente nel momento in cui si affronta una controversia, bensì da valorizzare anche a livello “psicologico” facendo si che costituisca uno sprone nel pianificare e gestire l’attività dell’impresa.

In un mondo che evolve a velocità impetuosa e in un mercato, globale, che cerca soluzioni sempre nuove ai propri problemi, ciò che diventa decisivo per il successo di un’azienda è il suo patrimonio intellettuale, la sua creatività, ed anche la forza di rispondere prima dei concorrenti alle nuove sfide. Non a caso si qualificano e si valutano le imprese in funzione del loro know-how, e della capacità di governare questa ricchezza attraverso procedure sempre nuove di gestione della conoscenza. Amministrare questo capitale è un requisito fondamentale, altrettanto lo è proteggerlo.

Per operare in modo corretto e non lasciare nulla al caso o all’improvvisazione, al pari di qualsiasi altro processo aziendale, la gestione della proprietà intellettuale richiede di conoscere gli strumenti a disposizione e sapere come utilizzarli al meglio, per avvantaggiarsi nell’affrontare le sfide del nostro tempo.

Il patrimonio di proprietà intellettuale di un’azienda è composto infatti da una serie di diritti derivanti da brevetti, modelli registrati e marchi d’impresa, che possono essere detenuti nazionalmente e/o in più paesi esteri, con presupposti ed effetti di volta in volta anche diversi. In tutto questo è importante avere una gestione corretta, applicando tecniche e metodi che permettano di far rendere al massimo gli investimenti profusi, verificando quali strumenti scegliere in chiave sinergica, anche in base alle mutazioni, nel tempo, del quadro concorrenziale e del mercato.

Un consapevole e opportuno utilizzo e sfruttamento degli strumenti disponibili è infatti alla base di una strategia di successo resiliente e rivolta al futuro.

Testo a cura di:
Hermann Padovani e Riccardo BiazziM. ZARDI & Co. S.A., Lugano

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Opportunità di crescita a due cifre nel mercato dell’e-commerce canadese

Una maggiore propensione dei consumatori per lo shopping online, una debole concorrenza locale insieme a un’eccellente infrastruttura online rendono il Canada un mercato interessante per i commercianti svizzeri nel tentativo di affermarsi nell’e-commerce in America del Nord.

L’e-commerce canadese sta prendendo velocità

Il Canada è uno dei Paesi più connessi del mondo: quasi il 90% dei canadesi utilizza internet e l’86% dispone di un collegamento a banda larga. Ciononostante la diffusione dell’e-commerce è stata lenta, in ritardo rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito. Ma le cose stanno cambiando, grazie principalmente alla crescente popolarità di Amazon, che ha indotto molti commercianti ad essere presenti online. Nel 2017 si stima ci fossero 19,2 milioni di acquirenti digitali, più della metà della popolazione canadese. Le vendite mediante e-commerce sono aumentate di circa il 30%. Entro il 2020, eMarketer prevede che tali vendite rappresentino il 10% di tutte quelle al dettaglio in Canada. Inoltre, rispetto agli Stati Uniti, l’e-commerce canadese resta ancora meno competitivo, data la presenza di un numero inferiore di operatori locali. Al 2015, il 40% delle PMI canadesi ancora non aveva una presenza online.

L’acquirente online canadese

Il Canada presenta un mercato interessante per i commercianti svizzeri in quanto più della metà della sua popolazione ha acquistato prodotti a livello internazionale. Gli acquirenti che hanno effettuato acquisti negli Stati Uniti (prima destinazione) e in Europa lo hanno fatto perché in Canada non erano disponibili prodotti comparabili. ….continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©

Imagine all the people…

Immaginate un ambiente di lavoro in cui si viva in un’armonia costante. Le persone non hanno bisogno di discutere, perché le loro idee sono allineate a quelle degli altri. Non vi sono discussioni e l’accordo in tutte le questioni è sempre totale.

Immaginate un mondo fatto di persone come voi. Di persone che pensano all’unisono e che si assomigliano. Di persone che parlano tutti la stessa lingua, hanno le stesse usanze, regole e culture.

Non vi sono dibattiti politici, si è facilmente allineati in un’unica direzione sociale ed economica.

Immaginate di non trovarvi mai in un dubbio amletico, in cui fra due strade, due alternative di vita, non sapete davvero cosa scegliere perché le vorreste entrambe. Oppure di non trovarvi mai a volere qualcosa, ma non avere al momento le risorse per ottenerla.

Immaginate un mondo senza conflitti e pensate se non sia un bel sogno.

Poi andate su Google e cercate “Challenger shuttle”. Avete capito bene. Sto parlando di un disastro.

La mattina del 28 Gennaio 1986, alle ore 11.39 ora di Houston, dopo 73 secondi di volo la navetta spaziale americana Challenger, con 7 astronauti a bordo tra cui un civile esplode drammaticamente in volo. È il peggior disastro spaziale americano fino a quel momento ed è accaduto perché qualcuno che era al comando della NASA pretendeva un mondo come quello che avete immaginato. Un mondo senza conflitti, un mondo di pensiero unico.

In una riunione prima del lancio due ingegneri avevano sollevato la possibilità che a causa delle basse temperature della notte, le guarnizioni di gomma dei due razzi che spingono lo shuttle avessero perso le loro qualità di flessibilità e ci fosse una fuoriuscita di carburante. Non solo non furono ascoltati, ma furono rimossi per inserire altre due persone che la pensassero come i dirigenti che volevano lanciare e dunque permettessero il lancio. La cosa interessante è che la commissione d’inchiesta avrebbe assolto tutti se ancora una volta non fosse stato per un unico diverso, caparbio, testardo e rompiballe, come il fisico e premio Nobel Richard Feynman, che denunciò al Presidente degli USA quanto accaduto e dimostrò fisicamente come la gomma delle guarnizioni avesse ceduto. Vorremmo un mondo senza conflitti e non vivere mai conflitti, ma forse dovremmo riflettere sul conflitto e sul nostro modo di affrontarlo.

Ci siamo abituati a pensarlo negativamente, perché affrontare un conflitto costa energia, fatica; non vogliamo più fare fatica e non vogliamo “stressarci”.

Perciò abbiamo imparato a dribblarlo, evitarlo, scansarlo, a temerlo considerandolo un male. Ma la questione non sta nel conflitto che essendo un dato di realtà non è in sé né negativo né positivo, ma nel modo come noi lo affrontiamo. È l’esito del conflitto, cioè il modo come ne usciamo, quello che guadagniamo o perdiamo, quello che apprendiamo o non capiamo che ne determina la positività o la negatività.

Gli ambienti senza conflitti sono ambienti piatti, incapaci di generare idee nuove, incapaci di vedere le minacce incombenti, incapaci di competere e di vincere la competizione, incapaci di capire davvero in che consiste la mia identità di uomo e di comprendere quella degli altri.

Gli ambienti dove i conflitti sono mal gestiti sono invivibili, nevrotici, malati, oppure dove il gossip, il sussurro velenoso dietro le spalle del potente, è il motore delle dinamiche aziendali.

Siamo meno attrezzati ad affrontare il conflitto di quello che erano le generazioni che ci hanno preceduto; con ciò siamo diventati meno capaci di affrontare le sfide che il mondo moderno ci pone.

Eppure, nella drammaturgia l’uomo e le sue qualità si rivelano sempre nell’affrontare i conflitti, che siano psicologici oppure con qualcosa o qualcuno.

Se infatti l’uomo non avesse sperimentato mai il conflitto fra la sua pancia bisognosa di cibo e la paura di essere ucciso da bestie feroci, se non avesse mai sperimentato il conflitto fra il desiderio di sapere cosa c’è al di là del limite e il timore di superarlo, saremmo rimasti per sempre nelle caverne.

Non potendo evitarlo, dovremmo apprendere a gestire il conflitto attrezzandoci adeguatamente.

Testo a cura di:
Andrea Abbatelli, Partner KIAI Sagl, Arzo

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Come funziona la dichiarazione doganale d’esportazione?

Per poter esportare le loro merci senza andare incontro a problemi, gli esportatori svizzeri devono presentare una dichiarazione doganale d’esportazione. La dichiarazione può essere effettuata tramite un prestatore di servizi (ad es. uno spedizioniere) o trasmessa gratuitamente per via elettronica.

Prima di presentare la dichiarazione doganale tramite un prestatore di servizi oppure per via elettronica tramite e-dec Esportazione o e-dec Web, verificate quali sono i documenti di accompagnamento necessari ai fini dell’esportazione. Può trattarsi, ad esempio, di fatture commerciali, prove dell’origine, autorizzazioni, conferme ufficiali o anche certificati di analisi. ... continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©

Opportunità nell’industria automobilistica messicana

Negli ultimi anni il Messico è diventato una destinazione chiave per gli investimenti in molte industrie, ma per l’economia messicana l’industria automobilistica resta una delle più importanti, pari al 3,1 % del PIL del Paese e al 18,3 % del suo PIL manifatturiero per il 2016.

Il Messico è uno dei principali fornitori ed esportatori al mondo per veicoli e ricambi per automobili. Secondo l’AMIA, l’associazione messicana per l’industria automobilistica, nel 2017, l’industria ha raggiunto un livello record di produzione, che ha permesso al Paese di mantenere la sua posizione di settimo produttore al mondo di veicoli leggeri, di maggior produttore nell’America Latina e di nono maggior esportatore a livello internazionale. Le esportazioni più recenti del Messico sono guidate dalle automobili, che rappresentano l’8,63 % delle esportazioni totali, seguite, con il 7,07 %, dai ricambi per automobili.

In Messico hanno la loro sede 90 delle principali 100 più grandi società di produzione di parti di ricambio per automobili, 21 delle quali portano il nome dei maggiori produttori mondiali di veicoli. Marchi come Volkswagen, Toyota, Audi, BMW, Ford e Kia sono presenti in 14 Stati messicani.

Nonostante l’incertezza e le difficoltà che il Messico affronta sul piano politico ed economico, l’industria automobilistica resta solida e soggetta a una forte crescita ogni anno. …continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©

Oltre i confini: conosciamo l’export ticinese

La ricchezza del tessuto economico ticinese è fatta da PMI che esportano i loro prodotti in tutto il mondo. Piccole realtà aziendali spesso sconosciute al grande pubblico ma che meritano di essere scoperte ed apprezzate come le attività delle più grandi imprese.

La Cc-Ti ha realizzato, grazie alla collaborazione con Teleticino, la trasmissione “Oltre i confini”, giunta ormai alla terza edizione, tramite la quale dà visibilità agli imprenditori ticinesi che ogni giorno si affacciano sui mercati esteri. “Oltre i confini” mette in risalto, tramite breve interviste, le peculiarità di queste realtà aziendali conosciute spesso più all’estero che in patria. Ogni martedì alle 19.35 l’appuntamento è su Teleticino per scoprire le PMI ticinesi che rendono ricco ed apprezzato in tutto il mondo il nostro Cantone.

Per rivedere le scorse puntate clicca qui.

Esportare in Russia: ecco i documenti necessari

La Federazione Russa è al ventiduesimo posto nella classifica dei partner commerciali della Svizzera e possiede un elevato potenziale di sviluppo ed espansione, in futuro, delle relazioni commerciali con la Svizzera. Qui trovate una guida completa su come superare con successo il controllo alla dogana.

Concentriamoci su una sfida importante per molti esportatori: i documenti richiesti alla dogana russa. Prima di iniziare l’operazione è sempre fondamentale verificare se è possibile esportare beni verso la destinazione prevista o se il Paese impone restrizioni alle importazioni. Questa informazione è disponibile online presso la Segreteria di Stato dell’economia (SECO). Consultate il sito www.seco.admin.ch alla voce Sanzioni / Embarghi (disponibile in tedesco, francese e italiano).

Inoltre, esistono restrizioni sulle esportazioni dalla Svizzera legate principalmente agli obblighi del Paese derivanti da accordi multilaterali. Queste limitazioni riguardano soprattutto armi, tecnologie a duplice uso, specie rare di animali e piante, come anche beni che possono essere utilizzati per produrre armi di distruzione di massa.

Lista dei documenti per la dogana

Quando si esportano beni dalla Svizzera, un esportatore deve compilare una dichiarazione doganale elettronica oltre a preparare e inviare tutti i documenti necessari per le autorità doganali del Paese di destinazione dei beni….. continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©

Consulenze Paese: scopriamone di più

La Cc-Ti collabora attivamente con Switzerland Global Enterprise in diversi ambiti relativi al commercio con l’estero: dalle consulenze, alla formazione fino all’offerta eventistica.

S-GE, su mandato della Confederazione e in particolare della SECO, è un partner strategico su tutte le questioni legate all’internazionalizzazione.

Il Servizio Export della Cc-Ti organizza quattro volte all’anno gli “eventi Paese” dando così l’opportunità alle aziende di avere informazioni dirette sui vari mercati che sono di particolare interesse. Con queste conferenze dal taglio molto pratico, gli imprenditori conoscono pregi e difetti, opportunità e difficoltà, delle nazioni estere in cui esportare la propria merce.

Parallelamente, grazie alla collaborazione con S-GE, in occasione di questi eventi, i partecipanti possono beneficiare di una consulenza gratuita con un consulente S-GE. Ma di cosa si tratta esattamente? Valentina Rossi, responsabile del Servizio Export della Cc-Ti ne discute con Monica Zurfluh, responsabile S-GE per la Svizzera italiana.

Opportunità di crescita a due cifre nel mercato dell’e-commerce canadese

Una maggiore propensione dei consumatori per lo shopping online, una debole concorrenza locale insieme a un’eccellente infrastruttura online rendono il Canada un mercato interessante per i commercianti svizzeri nel tentativo di affermarsi nell’e-commerce in America del Nord.

L’e-commerce canadese sta prendendo velocità

Il Canada è uno dei Paesi più connessi del mondo: quasi il 90% dei canadesi utilizza internet e l’86% dispone di un collegamento a banda larga. Ciononostante la diffusione dell’e-commerce è stata lenta, in ritardo rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito. Ma le cose stanno cambiando, grazie principalmente alla crescente popolarità di Amazon, che ha indotto molti commercianti ad essere presenti online. Nel 2017 si stima ci fossero 19,2 milioni di acquirenti digitali, più della metà della popolazione canadese. Le vendite mediante e-commerce sono aumentate di circa il 30%. Entro il 2020, eMarketer prevede che tali vendite rappresentino il 10% di tutte quelle al dettaglio in Canada. Inoltre, rispetto agli Stati Uniti, l’e-commerce canadese resta ancora meno competitivo, data la presenza di un numero inferiore di operatori locali. Al 2015, il 40% delle PMI canadesi ancora non aveva una presenza online.

L’acquirente online canadese

Il Canada presenta un mercato interessante per i commercianti svizzeri in quanto più della metà della sua popolazione ha acquistato prodotti a livello internazionale. Gli acquirenti che hanno effettuato acquisti negli Stati Uniti (prima destinazione) e in Europa lo hanno fatto perché in Canada non erano disponibili prodotti comparabili…. continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©

Con le missioni economiche della Cc-Ti un’opportunità in più per le imprese

La testimonianza di Stefania Padoan, CEO di Padoan Swiss

“Sono missioni economiche ben mirate sui possibili business, come ho potuto constatare partecipando a due viaggi, in Germania e in Iran. E mi piacerebbe che la Cc-Ti continuasse con questo spirito nell’offrire agli imprenditori delle esperienze calibrate sulle loro reali esigenze” dice Stefania Padoan, CEO dell’omonima azienda fondata 80 anni fa da suo nonno.
Specializzata nella produzione di serbatoi per veicoli industriali che esporta in tutto il mondo, la Padoan Swiss ha due sedi produttive, in Italia e nei Grigioni, a San Vittore, e due importanti filiali commerciali una in Germania e l’altra in Cile. “Qualità svizzera, creatività italiana”, recita il motto aziendale per riassumere una filosofia produttiva che ha saputo coniugare con successo la tecnologia applicata con una specializzazione sempre più evoluta.

Lei a novembre parteciperà anche alla missione economica della Cc-Ti a Shenzhen, in Cina. Un suo bilancio delle esperienze che ha fatto invece in Germania e Iran?

La Germania per noi è un mercato maturo dove siamo già presenti. A Lipsia, grazie a questa missione, ho avuto modo di visitare due famose case automobilistiche, ricavandone elementi interessanti per quel che riguarda i controlli di qualità e alcune innovazioni produttive. Dunque, un’esperienza assai stimolante per la nostra attività”.

E in Iran?

“In questo Paese abbiamo avuto l’opportunità di conoscere delle aziende selezionate con cura dalla Cc-Ti rispetto ai nostri obiettivi e di contattare direttamente sei, sette imprenditori che potrebbero essere interessanti. L’Iran che l’anno scorso si stava aprendo al mondo, oggi, purtroppo, risente fortemente delle tensioni che si sono create con gli Stati Uniti. Un vero peccato. Comunque, per noi c’è stata la possibilità di avvicinarci ad un mercato promettente e di riportare a casa dati e informazioni che ci torneranno certamente utili”.

In generale, come giudica queste missioni della Cc-Ti? Rappresentano realmente un’opportunità per le imprese che voglio cimentarsi con nuovi mercati?

“Dalla mia esperienza fatta in Germania e in Iran con le missioni economiche della Cc-Ti, posso dire di aver riportato un’impressione molto positiva. Ho riscontrato, infatti, un’ ottima organizzazione e una scelta di contatti rispondenti ai miei interessi. Bisogna, però, anche essere consapevoli che arrivati in un Paese straniero non è che si trovi subito un partner con cui lavorare. Si va, come dire, in avanscoperta, si creano dei contatti, si raccolgono dati e informazioni che vanno poi selezionati con un’approfondita analisi del mercato per individuare bisogni e opportunità reali di business”.

La sua azienda esporta in una quarantina di Paesi, alla luce di questa esperienza che consiglio darebbe ad un imprenditore che per la prima volta pensa di affrontare con un mercato estero?

“Credo che bisogna partire dalla convinzione che non esistano più ‘aziende paese’, ma aziende globali, nel senso che ormai non si può pensare di far crescere l’impresa solo nel proprio paese. Per fare questo salto è necessario, però, adattare la propria mentalità ad una nuova prospettiva, aprirla agli usi e ai costumi del mercato dove si vuole esportare per saper trarre opportunità di business dalle sue stesse peculiarità. Ma prima ancora serve un doppio esame: personale e aziendale. Come imprenditore occorre domandarsi se si ha davvero la volontà di misurarsi con un mercato straniero, quindi di aprirsi al mondo, viaggiare e relazionarsi con gente di cultura diversa; altrettanto importante è valutare se la propria azienda è strutturata adeguatamente per affrontare un mercato che non ha più frontiere”.

La Cc-Ti organizza periodicamente aggiornamenti su Paesi stranieri e missioni economiche all’estero. Il Servizio Export vi potrà offrire maggiori dettagli in merito!