FinTech e formazione, una combinazione vincente

Nell’intervista a Davide Rigamonti, Direttore Marketing & Distribution,
Cornèrcard, analizziamo come la tecnologia e il FinTech abbiano influito positivamente sui processi bancari.

Oltre a vantare da quattro anni il primato svizzero per la solidità patrimoniale, la Cornèr è stata anche una delle prime banche in Europa a sviluppare il settore delle carte di pagamento e a seguirne con successo l’evoluzione. Grazie ad una costante innovazione del prodotto e del servizio ai clienti.

Sfruttando le risorse del FinTech, sin dal 2012 la banca è attiva nel trading online con la divisione Cornèrtrader, diventando uno dei più importanti player di questa specializzazione nel nostro Paese. “Con la continua innovazione tecnologica, in questi ultimi 20 anni il mondo, anche quello della finanza, è radicalmente cambiato.  E cambiano più rapidamente, rispetto al passato, i modelli organizzativi.  Ma il fattore umano resta fondamentale, perciò, per le banche sono necessari ora più che mai una maggiore formazione interna e l’aggiornamento costante”, dice Davide Rigamonti, Direttore Marketing & Distribution, Cornèrcard, che sarà tra i relatori dell’evento del 5 dicembre dedicato alla Smart Life, promosso dalla Cc-Ti.

La Cornèr è tra i pionieri della diffusione delle carte di pagamento. In futuro queste carte saranno solo un’app dello smartphone?

La tecnologia cambia ad una velocità decisamente superiore rispetto al passato così come il comportamento dei clienti – risponde Rigamonti -. Tuttavia, è difficile prevedere se l’utilizzo della carta di plastica nel futuro verrà completamente rimpiazzato, anche perché che non tutti i Paesi sono sullo stesso livello riguardo la tecnologia (contactless, terminal, ecc.). Sicuramente l’uso di soluzioni mobili prenderanno sempre più quota, ma una percentuale di utilizzo tradizionale comunque rimarrà anche nel medio periodo. Legate a questa previsione sono anche le abitudini della clientela e l’età anagrafica che entro i prossimi 10 anni vedrà l’Europa e, la Svizzera in particolare, tra i Paesi con l’età anagrafica più vecchia al mondo.

La Svezia è decisa ad eliminare il denaro contante, si arriverà ovunque ad una società cashless?

La tendenza anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie è questa, sebbene sarà il passare del tempo a confermarla. Noi, però preferiamo l’espressione cashfree perché da una maggiore sensazione di libertà: vivere liberi dal contante. Detto questo, riguardo al contante ritengo che la quota si ridurrà in maniera direttamente proporzionale al prevalere delle tecnologie e all’aumento sempre più intenso delle transazioni e-commerce.

In che modo il FinTech influirà sulle attività delle banche?

Ritengo che il mondo bancario dovrà progressivamente passare dal modello competitivo a quello cooperativo. Con le regole attuali, la tecno-finanza gode di vantaggi competitivi indiretti; sfruttare in termini cooperativi entità FinTech permette di rendere più agili le tradizionali strutture bancarie. Per essere più flessibili e restare sul mercato a condizioni accettabili, bisognerà giocare la partita della cooperazione.

Intervista apparsa sul CdT del 3 dicembre 2018

Parliamo di queste tematiche nell’evento Cc-Ti “Smart life, la tecnologia che migliora la vita” del 5 dicembre 2018.

Pianificare le risorse umane in azienda

Nell’ambito delle risorse umane, la pianificazione del personale è il processo che si occupa di rendere coerente la consistenza e la qualità delle risorse umane con la missione aziendale. La riflessione sulle reali esigenze aziendali nell’ambito del personale costituisce “l’anima” per la costituzione della pianificazione del personale.

Il sistema di gestione delle risorse umane è lo strumento principale mediante il quale le imprese cercano di allineare l’organizzazione e le persone alle strategie di business. Quindi “prevedere e provvedere” diventano le parole chiave per affrontare con successo questo processo.

Di quante persone necessito realmente?

Quali caratteristiche e competenze devono avere i nostri attuali e futuri collaboratori?” 

  • utile l’utilizzo di metodi statistici in grado di stabilire il fabbisogno di personale sulla base di analisi relativamente obiettive, basate sull’andamento di indicatori guida degli anni precedenti. L’indicatore guida (Leading indicator) è una misura quantitativa che consente di prevedere il futuro fabbisogno di personale; sulla base dei dati storici aziendali si affronta il processo di elaborazione del budget del personale consistente nell’analisi dell’organico e della determinazione del fabbisogno. Essa è strettamente connessa agli obiettivi gestionali aziendali.

Di norma la determinazione del fabbisogno di manodopera trae origine dal numero di ore di lavoro necessarie alla realizzazione del Budget di produzione.

  • utile un’analisi dettagliata che identifichi le persone che appartengono alle diverse famiglie professionali. Tale analisi viene modificata e adattata successivamente, considerando i cambiamenti causati da pensionamenti, promozioni, trasferimenti, uscite volontarie e licenziamenti.

Se la vostra valutazione riconosce una carenza di forza lavoro, il reclutamento del personale sarà il passo successivo mirato alla ricerca di quelle figure in grado di rispecchiare le esigenze dell’immediato, unitamente a quelle future. La formazione del personale già esistente o l’integrazione di nuovi collaboratori, richiede chiari parametri delle conoscenze e competenze che i dipendenti devono aver acquisito, acquisire o consolidare.

Cambiamenti interni o esterni all’azienda possono dare luogo a una rivalutazione dell’assegnazione del personale. Questo tipo di manovra consentirà di distribuire o ridistribuire il lavoro più razionalmente, tenendo conto di tre variabili-chiave: quantità, qualità e tempo. Chi lavorerà dove? Di quanti dipendenti per un lavoro specifico? Per quanto tempo saranno impegnati per settore o ordine?

Nelle grandi aziende deve essere presa in considerazione anche una suddivisione del personale per età, sesso, nazionalità, qualifica e altri criteri. Ad es. è importante che una generazione non raggiunga l’età della pensione “contemporaneamente” in un corto intervallo di tempo, o che troppi dipendenti prendano le loro vacanze nello stesso periodo di tempo.
Per la maggior parte delle realtà aziendali si possono identificare due prime conclusioni che prevedono passi adeguati per ognuna.

Disponete di un numero insufficiente di persone:

  • previsione di ore supplementari di lavoro;
  • razionalizzazione dei processi lavorativi (automazione, semplificazione dei processi,ecc.) e identificazione dei punti deboli nella produzione;
  • assunzione di nuovi collaboratori a tempo indeterminato o collaboratori temporanei (prestito di personale);
  • più funzioni per alcuni collaboratori o prestito di personale interno tra i reparti (ripartizione temporanea);
  • distribuzione di alcune attività ad altri dipartimenti interni;
  • aiuto da aziende esterne per alcuni processi.

Disponete di un numero in esubero di persone:

  • compensazione delle ore supplementari con vacanze;
  • riduzione del tempo di lavoro, congedi (congedi di lunga durata o di formazione);
  • pensione anticipata  o disoccupazione parziale;
  • nuovi tempi di lavoro (es. tempo di lavoro annuale);
  • ripartizione nuova delle competenze (a tempo determinato o indeterminato);
  • licenziamento (piani sociali);

La pianificazione delle risorse umane assume una grande importanza per permettere di reagire in tempo utile alle esigenze di mutazione di ogni mercato aziendale, mantenendo l’azienda concorrenziale, sana e più facile gestione.

All’interno di questo planning è d’obbligo un breve cenno al tasso di rotazione aziendale (job rotation).

Si distinguono diverse tipologie di base all’interno di un tasso positivo:

  • Job rotation orizzontale: s’intende un tipo di rotazione su ruoli di pari livello all’interno di un settore aziendale. Lo scopo è quello di far acquisire al dipendente competenze maggiori relative alla sua attuale posizione
  • Job rotation verticale: il soggetto nel subire un cambio di posizione cresce di livello
  • Job rotation interfunzionale: la rotazione si configura su più aree e ruoli aziendali, in questo modo la risorsa assume una conoscenza del business allargata.

Il percorso di crescita internazionale è attivabile solo nelle aziende internazionali o multinazionali. Il collaboratore ha la possibilità di intraprendere un percorso di crescita in altri paesi del gruppo

Un sano tasso di rotazione di personale presenta dei vantaggi spesso sottovalutati. Il cambiamento può diventare sinonimo di dinamismo. Le nuove collaborazioni incentivano il personale esistente e presentano idee nuove e nuove forme di organizzazione o produzione. I nuovi collaboratori portano con sé l’esperienza acquisita nelle aziende precedenti o/e in realtà concorrenti. L’azienda da parte sua, ovviamente, deve essere recettiva all’innovazione e aperta ai cambiamenti per approfittare a fondo e valutare attentamente quanto proposto.  La partenza dei nostri collaboratori (rotazione negativa), spesso mina o mette a repentaglio le relazioni consolidate con i nostri clienti ; altre volte crea un clima d’insicurezza anche all’interno del team stesso. Durante il tempo di disdetta la motivazione del dipendente può diminuire, unitamente alla sua resa. Questo tempo viene occupato, normalmente, da attività di chiusura della sua posizione e alla conservazione del know how. Quando la posizione resta vacante per un lungo periodo, è possibile che i progetti importanti legati a essa subiscano una fase di reale arresto. L’effetto di questa « frenata », purtroppo, sarà quantificabile solo sul medio lungo termine.

La fluttuazione del personale può generare costi diretti elevati: perdita di produzione, costi di transizione, di reclutamento, d’integrazione e a volte anche di liquidazione. Paradossalmente, spesso, un posto vacante di breve durata, crea costi maggiori di un posto vacante di lunga durata. Questo meccanismo in quanto, nel secondo caso, il personale viene sollecitato a reinventarsi e a ricercare soluzioni pratiche immediate per sostituire la persona fino al suo avvicendamento.

Non esiste alcuna soluzione rapida per ridurre il tasso di rotazione: è necessario un solido precedente lavoro di consolidazione e fidelizzazione sul lungo termine.

Una riorganizzazione interna o una decisione del quadro direzionale possono produrre un aumento temporaneo della rotazione e questo non può essere impedito. Lo stesso tasso di rotazione può però essere contenuto da un corretta informazione, attenzione e rispetto per il personale aziendale.

Di nuovo, come per la pianificazione del personale, un’analisi differenziata per settore può rivelare all’interno di quale gruppo di collaboratori è presente una maggiore rotazione di personale (es. nuovi dipendenti, gruppi professionali, fasce d’eta, singoli settori, ecc.).

Esempio: se fossero specialmente i nuovi dipendenti a lasciare l’azienda, i processi che regolano la selezione e l’integrazione del personale dovrebbero essere riveduti e migliorati.

Quali fattori fidelizzano in azienda:

  • immagine dell’azienda percepita dall’esterno;
  • strategie aziendali trasparenti e di successo;
  • informazione aperta e leale tra tutti i dipendenti;
  • settori interessanti e motivanti presenti nell’azienda e opportunità di sviluppo professionale;
  • accredito di responsabilità e potere decisionale;
  • riconoscenza del valore, rispetto delle risorse umane e integrazione nei team;
  • retribuzione appropriate a conferma anche della solidità aziendale.

Attenzione: l’insoddisfazione anche di singole aree può influenzare e intaccare aree più vaste, anche se «sane». La fidelizzazione del personale presuppone solide competenze sociali da parte dei responsabili del personale e della stessa dirigenza. Un buon datore di lavoro si differenzia da un semplice datore di lavoro quando riesce a coinvolgere i propri collaboratori nel proprio progetto creativo di crescita aziendale. Lavorare insieme e nella stessa direzione, spesso, crea i presupposti necessari e le basi tangibili per la costruzione di un futuro di successo sotto tutti i punti di vista: aziendali, personali, familiari e finanziari.

Il Servizio giuridico Cc-Ti è sempre a disposizione degli associati per maggiori informazioni a riguardo delle tematiche sulle risorse umane

Dichiarazione d’origine, perché e quando?

La dichiarazione d’origine su fattura è un documento ufficiale previsto dalla maggior parte degli accordi di libero scambio (ALS) atta a comprovare l’origine preferenziale della merce e deve essere sempre presentata qualora si volesse beneficiare delle agevolazioni date dagli ALS.

A differenza dell’EUR1 (o dell’EUR-MED o EUR.1 CN), la dichiarazione su fattura può essere utilizzata, in linea generale, per le spedizioni inferiori ai 10’300 CHF (o 6’000 Euro). Solo le aziende che possiedono lo statuto di “esportatore autorizzato” possono stendere questa prova d’origine senza limiti di valori.

La dichiarazione su fattura deve essere redatta nella forma e nella lingua previste nei rispettivi accordi. In generale, la dichiarazione su fattura deve essere dattiloscritta (procedura di stampa, macchina da scrivere) oppure apposta mediante timbro digitale. Importante è non dimenticare la firma manoscritta originale, fatta eccezione per le dichiarazioni allestite da esportatori abilitati e nell’ambito dell’accordo di libero scambio con il Canada. Qualora nella fattura vi fossero origini diverse è necessario indicarle chiaramente nel documento per ogni singola merce.

Non tutti gli accordi prevedono il medesimo testo e/o condizioni per redigere questa prova d’origine. Per aiutare gli esportatori, l’Amministrazione federale delle dogane invita a consultare un pratico documento che riassume tutti i dettagli specificati nei singoli ALS.

Infine, è bene ricordare che nell’ambito di alcuni accordi di libero scambio stipulati dalla Svizzera (e/o dall’AELS), vi sono disposizioni particolari per le quali la dichiarazione d’origine su fattura è l’unica prova d’origine accettata. È il caso di Singapore, Repubblica di Corea, Canada e Hong Kong. Invece, nell’ALS AELS-CCG non è prevista alcuna dichiarazione per il momento, neppure per esportatori autorizzati.

È quindi consigliato sempre prima verificare quale tipo di dichiarazione su fattura è richiesta all’esportazione in un determinato Paese poiché vi sono variazioni che possono incidere sulla sua validità.

Il Servizio Export della Cc-Ti è a disposizione per consulenze ad hoc per gli affiliati Cc-Ti

Soluzioni di pagamento sicure per la gestione degli acquisti aziendali o dei viaggi d’affari

Le carte di credito virtuali si stanno diffondendo sempre più nel settore degli acquisti aziendali o dei viaggi d’affari per pagare acquisti aziendali di vario genere, fornitori di servizi di viaggio o altre spese relative alle trasferte. La tendenza si rafforza, in quanto con la diffusione dei nuovi tool di pagamento – come ad esempio Apple Pay o Samsung Pay – pagare senza dover ricorrere alla carta di credito fisica fa già parte della quotidianità.

Le carte di credito virtuali possono essere create in maniera semplice, e il loro utilizzo è assolutamente sicuro. Inoltre informazioni di riferimento aggiuntive semplificano l’attribuzione e la contabilizzazione dei costi.

Carte di credito virtuali in sintesi

Una carta di credito virtuale consiste in un numero di carta di credito virtuale a cui è abbinato un limite di credito globale. A prescindere dall’esistenza in forma «plastificata», l’uso delle carte di credito virtuali non è diverso da quelle convenzionali. Per consentire per esempio alle compagnie aeree, agli alberghi e agli altri fornitori di servizi di evadere le prenotazioni anche in assenza di una carta di credito fisica in plastica, le carte di credito virtuali integrano i seguenti elementi:

  • Codice di verifica della carta (CVV/CVC): come per le carte convenzionali, negli acquisti online questo elemento di sicurezza supplementare conferma che l’acquirente possiede effettivamente la carta.
  • Validità: per i numeri di carta virtuali è possibile definire la durata, che di norma è inferiore a quella di una carta di credito fisica, individualmente per ogni numero di carta.

Grazie ad ulteriori possibilità di personalizzazione le carte di credito virtuali creano maggiore trasparenza e massimizzano la sicurezza nel pagamento delle spese aziendali.

  • Informazioni aggiuntive personalizzate: per ogni carta è anche possibile associare informazioni come centro di costo, reparto, categoria di acquisto o numero del progetto. Queste ultime sono sempre visibili, assieme alla panoramica di tutte le transazioni, nel conteggio mensile – per una piena trasparenza e massimo controllo nell’attribuzione dei costi.
  • Parametri di sicurezza individuali: per ogni numero di carta è possibile definire, oltre alla validità, anche i limiti di spesa e l’importo di spesa massimo. Se si desiderano degli elementi di sicurezza supplementari, è possibile anche definire quante volte la carta può essere usata in un determinato periodo e l’importo massimo da contabilizzare.

Un ulteriore vantaggio: le carte di credito virtuali sono particolarmente adatte per i collaboratori che non dispongono di carte aziendali. Sono ideali anche per partner contrattuali o fornitori di servizi esterni che effettuano viaggi d’affari a carico dell’azienda: semplici e pratiche per i viaggiatori, che non devono anticipare le spese di tasca propria.

Soluzioni di pagamento virtuali per aziende

Oggi esistono innovative piattaforme web per le aziende con cui Travel Manager, agenzie viaggi, Procurement Manager o altri collaboratori possono generare, nel giro di pochi istanti, numeri di carte di credito virtuali e utilizzarli immediatamente per acquisti online o di qualsiasi genere. Oltre alle numerose informazioni aggiuntive sui numeri di carta virtuali, per queste soluzioni sono disponibili anche analisi o dati di fatturazione elettronici. Inoltre è compresa una vasta gamma di prestazioni assicurative gratuite con somme di copertura elevate, che proteggono sia i collaboratori che le aziende per esempio da spese di annullamento viaggio impreviste.

Testo redatto da
Beat Weidmann, Head of Distribution Channels & Sponsoring, Cornèrcard

Mercati esteri: diversificazione e opportunità

Da mesi il commercio estero è confrontato con diverse turbolenze causate principalmente dalla guerra commerciale in atto, data dall’implementazione di nuovi dazi e contro-dazi. Queste mosse protezionistiche avviate da Stati Uniti, Cina e Unione europea hanno ripercussioni serie anche sulle PMI svizzere.

Le aziende elvetiche, lo sappiamo bene, sono capaci di reagire positivamente anche alle situazioni più difficili. La nostra economia deve però poter continuare a contare su due elementi essenziali: condizioni quadro favorevoli e l’apertura dei mercati.

Attività all’insegna dell’apertura

Oggi più che mai quindi Cc-Ti e S-GE sono attente, presenti e attive nel sostenere gli imprenditori locali che si affacciano sui mercati esteri e nel sottolineare l’importanza di esplorare nuove destinazioni diversificando le proprie attività. Anche per il 2019 continueremo dunque con l’organizzazione di Eventi Paese, conferenze dal taglio molto pratico che mirano a fornire alle aziende informazioni dirette e concrete sulle esportazioni in determinate nazioni o regioni.

Dal Canada al Giappone…

Inizieremo con il Canada il 13 marzo, Paese con il quale la Svizzera, nell’ambito dell’AELS, ha un accordo di libero scambio che ne agevola le relazioni commerciali. Le opportunità canadesi potranno poi essere toccate con mano durante una missione economica che si terrà a maggio. Grazie alle buone relazioni instauratesi con l’Ambasciata canadese in Svizzera, potremo garantire un accesso diretto e facilitato a questo mercato.

Con gli Eventi Paese volgeremo in seguito lo sguardo ad est, in Asia, e più precisamente al Giappone. La Svizzera è stata abile nel concludere un accordo di libero scambio bilaterale, ma la concorrenza europea è dietro l’angolo, dato che l’UE ha firmato un trattato simile che entrerà in vigore a breve. Quale potrebbe essere l’impatto sulle aziende elvetiche? Lo scopriremo il 21 maggio.

… fino alla Germania e gli Emirati Arabi Uniti

Nel secondo semestre torneremo a ovest per chinarci sul nostro principale partner commerciale, la Germania: motore dell’Europa, il Paese continua ad offrire un potenziale enorme. Ci sposteremo infine di nuovo a est: in vista dell’Expo 2020 dedicata al tema “Connecting Minds, Creating the Future”, focalizzeremo la nostra attenzione sugli Emirati Arabi Uniti.

Articolo a cura di
Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Il servizio Export della Cc-Ti e S-GE sono a vostra disposizione per consulenze in ambito di esportazioni.
Contatti email: Servizio Export Cc-Ti e S-GE

IoT e il suo prossimo sviluppo

L’acronimo “IoT” (Internet of Things) indica qualsiasi oggetto che può connettersi e comunicare tramite la stessa Internet. L’Internet delle cose non è una tecnologia ma una sintesi di tecnologia estesa nella rete dove tutto è possibile.

Viene sfruttata nei processi di innovazione digitale e viene associata all’evoluzione mobile. Questo binomio rende intelligente tutta la filiera degli oggetti collegati. Come e dove potere quindi utilizzare gli oggetti IoT? Risposta facile, semplicemente ovunque tramite la rete. Sarà sempre più in uso dalle strutture maggiormente complesse quali sanità, trasporti fino al singolo appartamento.

Il trend dell’IoT avrà un’evoluzione massiva nel prossimo futuro in diversi settori industriali. Il suo valore incrementerà verticalmente passando dai 157 miliardi di dollari del 2016 agli oltre 450 miliardi di dollari stimati nel 2020 ovvero tra soli due anni. Le aree di maggiore impatto dell’IoT sono le Smart City (26%), le industrie in generale (24%) e la sanità mobile (20%), smart home (14%), automotive (7%), smart utilities (4%) e device indossabili (3%).

Viene stimato che tra il 2020 e il 2026 le macro-aree appena citate investiranno oltre 6 trilioni di dollari nelle soluzioni IoT. Crescerà conseguentemente il numero dei device IoT collegati. Ad oggi, si stimano 23 miliardi dei dispositivi connessi alla rete e questo numero verrà più che triplicato prima del 2025. Un numero dieci volte superiore alla popolazione mondiale. Questi nuovi oggetti permetteranno di gestire da remoto un’infinità di oggetti anche potenzialmente critici e i dati trasmessi verranno analizzati per migliorare le prestazioni ed essere sempre più efficienti ed efficaci.

Gli algoritmi di Machine Learning usano metodi matematico-computazionali per apprendere informazioni direttamente dai dati ed è ormai certo che questa tecnologia sta diventando parte integrante dei dispositivi IoT. Le prestazioni dei dispositivi in rete aumentano la loro efficienza in modo adattivo man mano che gli esempi da cui apprendere aumentano.

Le grandi corporation americane quali Microsoft, IBM e Google, stanno investendo immensi capitali nelle soluzioni di Intelligenza Artificiale (AI) proprio per questo apprendimento automatico. In questo contesto globale di sviluppo tecnologico, la sicurezza gioca un ruolo sia strategico che operativo.

La privacy dei dati dovrà essere considerata con il massimo rigore e lo sforzo tecnologico per evitare le  violazioni dei dispositivi e conseguentemente delle reti a cui sono collegati dovrà essere sempre più garantito.

L’IoT è sempre più un terreno di attacco delle organizzazioni criminali per trafugare dati e/o bloccare infrastrutture anche altamente sofisticate causando potenzialmente forti danni sociali.  La sicurezza dovrà cercare di andare di pari passo con lo sviluppo tecnologico per mitigare i nuovi rischi a tutti i livelli.

A tendere, anche gli standard della sicurezza fisica verranno coinvolti in questo processo in quanto i dispositivi verranno valutati sia in base al loro livello di sicurezza che di resistenza agli attacchi piuttosto che alla loro economicità. Molti ormai ritengono che questo sia l’unico modo in cui poter andare avanti e modificherà sensibilmente la vita quotidiana di tutti noi.

Molti dispositivi IoT, e in parte lo sono già, verranno sempre più utilizzati e sfruttati nella soluzione dei nostri piccoli o grandi problemi quotidiani come per esempio aprire la porta di casa automaticamente quando si arriva in prossimità, ripristinare il cibo nella dispensa, ridurre i costi energetici, trovare un parcheggio disponibile o monitorare l’andamento della propria terapia farmacologica.

Testo a cura di Carlo Del Bo
Executive Advisor
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Unità d’intenti e spirito imprenditoriale per rilanciare il commercio al dettaglio

Vi proponiamo oggi un’intervista a Lorenza Sommaruga, Presidente Federcommercio, membro dell’Ufficio Presidenziale della Cc-Ti e titolare di un negozio nel cuore di Lugano. Con lei parliamo del commercio al dettaglio e della nuova Legge Apertura Negozi.

Da alcuni mesi lei ha assunto la Presidenza di Federcommercio. Quali ritiene siano gli elementi su ci puntare per lo sviluppo del commercio al dettaglio?

Il difficile stato economico dei negozi al dettaglio ticinesi è sotto gli occhi di tutti, malgrado i buoni risultati statistici delle vendite in Svizzera, nel nostro Cantone la situazione rimane tuttora delicata ma vi è la percezione di aver abbandonato quella fase di perdita continua che contrastava gli ultimi anni e, malgrado l’indebolimento del franco svizzero abbia avuto solo una minima reazione a livello di vendite, si è constatato che la clientela locale inizia a capire che non sempre vale la pena fare acquisti oltre frontiera ed il loro ritorno ci fa molto piacere.  Siamo prudentemente ottimisti sperando che questo timido miglioramento si prolunghi nei prossimi mesi. Le nostre problematiche sono da qualche tempo simili alle realtà dei Paesi a noi limitrofi, stiamo vivendo un cambiamento epocale delle abitudini economiche e culturali ma non possiamo perdere l’entusiasmo, dobbiamo rimanere fiduciosi e continuare a migliorarci, diversificare la scelta dei prodotti e rimanere sempre attuali nell’offerta delle merci seguendo le tendenze e assecondando le richieste dei consumatori, è fondamentale che i nostri prezzi siano allineati alla vicina Italia. Possedere un buon spirito imprenditoriale significa essere leader e trascinatore, visionario e ambizioso ma significa soprattutto imparare a fare nuovo business prendendo strade sconosciute e moltiplicando gli sforzi.

Sono diversi i ritratti di realtà aziendali peculiari e differenti – rappresentanti quel tessuto fertile, diversificato e dinamico che contribuisce in maniera importante alla crescita economica – che da qualche tempo, come Cc-Ti, vi stiamo presentando attraverso delle interviste mirate

Da anni si cerca di dare uno scossone al settore che rappresenta. Lei è titolare di un negozio nel cuore di Lugano. Dalla sua esperienza, l’introduzione della LAN – Legge aperture negozi, sarà l’occasione giusta?

Da 20 anni Federcommercio, unitamente alle autorità politiche ed ai sindacati si è impegnata nell’ottimizzare l’evoluzione della vecchia legge e adeguarla alle necessità  attuali. Ho iniziato il mio mandato proseguendo con entusiasmo all’adempimento di questo progetto per portare avanti l’ottimo e difficile lavoro fatto dai miei predecessori. La messa in atto della nuova legge, ossia, l’estensione degli orari, la regolamentazione della situazione attuale contrastata da continue richieste di deroghe potranno essere nell’interesse di tutti, piccola e grande distribuzione.
L’accordo fra i partner sociali creerà finalmente un quadro giuridico chiaro, costituirà un enorme vantaggio ed impedirà l’intervento dello Stato nell’area molto delicata della definizione dei salari. Vi è stato un grande impegno per raggiungere il maggior numero di sottoscrizioni del CCL, onde evitare le sempre maggiori richieste di salari minimi, spesso insostenibili per noi commercianti. Come molti negozianti, anch’io da troppo tempo sono sopraffatta dalla ricerca di individuare il modo giusto per poter andare avanti, l’attuale situazione economica ci sta mettendo a durissima prova, abbiamo provato ad adeguarci, ci siamo rinnovati, cerchiamo di essere sempre più possibili vicini al cliente, fidelizzandolo e accontentandolo in ogni sua richiesta. La nuova legge ci permetterà di lavorare in un contesto più stabile, sarà un segnale di apertura e unità del nostro settore, fattore che ci favorirà nella nostra attività.

 

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Come organizzare un evento di successo

Per far conoscere nuovi servizi, prodotti o semplicemente promuovere la propria impresa, uno dei migliori veicoli pubblicitari, che valorizzano in modo rilevante la struttura aziendale e la creazione di nuovi contatti, è sicuramente un evento.

Che si tratti però di una serata di networking per i clienti, di un congresso o di una manifestazione, nulla deve essere lasciato al caso, poiché ogni dettaglio conta. Scopriamo allora insieme un breve prontuario che mette in evidenza i passi necessari da compiere per la riuscita ottimale del proprio evento.

Primo ingrediente fondamentale: la preparazione

Inutile dire che organizzare un evento richiede una preparazione accurata e una grande attenzione ai dettagli. Ovviamente ci sono diverse tipologie di eventi e per raggiungere il successo è fondamentale non sottovalutare il lavoro che anticipa il giorno stesso della manifestazione. È ciò che fa la differenza. La programmazione può apparire semplice, ma deve essere ben coordinata e pensata.

Definire obiettivi e pubblico target

Cosa vogliamo comunicare? Quali scopi ha il nostro evento? Una chiara strategia di comunicazione prevede sicuramente al proprio interno anche l’organizzazione di eventi e seminari. È fondamentale che la manifestazione si inserisca nella strategia definita dall’azienda e non sia pianificata con superficialità. Occorre chiarire innanzitutto quali sono gli obiettivi dell’evento e quale pubblico (ad esempio clienti, fornitori, ecc.) vogliamo raggiungere, verificando anche il budget a disposizione.

L’organizzazione pratica del tutto può essere svolta in due modi: affidandosi a esperti in outsourcing (aziende di comunicazione e di organizzazione di eventi ad esempio), che propongono soluzioni diverse e organizzano il tutto, a seconda di quanto desiderato dal committente. Altrimenti, non sottovalutando l’impegno di tempo e di risorse che richiede, una seconda soluzione è quella di affidarsi a collaboratori interni alla struttura aziendale che possano organizzare la manifestazione mettendo in atto le loro conoscenze.

Scegliere il concetto

Come per ogni seminario e manifestazione che si rispetti, un’altra tappa rilevante è la scelta del concetto comunicativo con il quale si decide di presentarsi al pubblico. Ovviamente questo punto è cruciale e dipende da numerose variabili tra cui:

  • il tipo di pubblico a cui ci si rivolge;
  • le dimensioni ed il tipo di azienda;
  • il budget a disposizione.

A livello generale si consiglia di definire un messaggio chiaro e d’impatto, con lo scopo di generare interazioni di qualità sia tra i partecipanti come pure quale struttura organizzatrice.

Data idonea e location adeguata

Sembrerà banale, ma la scelta della data è un altro dei punti decisivi: l’ideale è evitare i momenti densi di appuntamenti già prestabiliti come ad esempio il mese di dicembre (per via delle festività e dei tanti aperitivi e cene aziendali), le vacanze estive o il rientro scolastico (inizio settembre). Un’altra accortezza è quella di verificare che nel giorno scelto non ci siano altri grandi appuntamenti eventistici (simili e non) a quello che si intende organizzare.

L’invio degli inviti può essere fatto per e-mail o in forma cartacea, con un lasso di tempo sufficiente per l’iscrizione e i successivi reminder agli invitati (da 2 settimane a 1 mese prima dell’appuntamento).

La location va scelta e riservata anche in tempi idonei: deve essere centrale, ben servita da eventuali mezzi pubblici o con posteggi a disposizione, nonché essere valorizzante e neutra per l’evento in programma. Se il budget lo permette, le decorazioni della sala devono riprendere il concetto scelto, costruendo quindi un filo conduttore anche a livello visivo.

Il post evento

Per cercare di raccogliere il più possibile da quanto “seminato” durante l’evento, l’esperienza dei partecipanti deve continuare a vivere anche alla fine della manifestazione. Ecco perché è utile integrare delle comunicazioni multicanali verso gli invitati, come ad esempio l’invio di un resoconto della manifestazione, la condivisione di alcuni dei momenti più significativi sui social network, ecc..

La Cc-Ti organizza periodicamente numerosi eventi su tematiche di stretta d’attualità, come pure corsi di formazione puntuale su argomenti relativi (anche) alla comunicazione. Ritrovate la nostra agenda con tutti i prossimi appuntamenti!

Inchiesta sulla sicurezza cibernetica – 2° edizione

Per la Cc-Ti la cyber security – e più in generale l’economia digitale – è un tema centrale che è stato approfondito con ampie sfaccettature lungo il corso dell’anno. Anche nel 2018 viene condotta un’inchiesta sulla sicurezza cibernetica, a seguito della prima interessante edizione del 2017. La parola alle aziende.

La Cc-Ti, in collaborazione con il Servizio informatica forense della SUPSI e IntheCyber Group, e con il patrocinio del Dipartimento delle Istituzioni del Cantone Ticino, è lieta di presentare la seconda edizione dell’inchiesta sulla cyber security. L’obiettivo dell’indagine è quello di raccogliere informazioni e condividerle sul territorio, evidenziando i rischi cyber e le attività di “detection & response” per aziende e istituzioni cantonali, così da capire, ad un anno di distanza, lo stato dell’arte in tema di sicurezza e prevenzione di attacchi cibernetici.
Possono partecipare tutte le aziende, attraverso questo link che porta direttamente alla pagina dell’indagine.

Contattateci per maggiori informazioni, saremo felici di darvi ulteriori ragguagli.

Altri articoli di approfondimento sull’economia digitale

Esecuzione e fallimento: revisione della LEF

Il Consiglio Federale ha fissato al 1° gennaio 2019 l’entrata in vigore delle nuove norme della LEF che mirano a proteggere chi è oggetto di esecuzioni ingiustificate. La modifica della legge fa seguito all’iniziativa parlamentare promossa dal Consigliere di Stato ticinese Fabio Abate (09.530), il cui termine referendario è scaduto il 7 aprile 2017.

La revisione della LEF prevede tre nuovi istituti a favore del debitore:

  1. Revoca a terzi del diritto di consultazione di un’esecuzione ingiustificata;
  2. Richiesta in ogni tempo di produrre i mezzi di prova da parte del creditore;
  3. Diritto a richiedere in ogni tempo l’accertamento dell’inesistenza del debito.

La nuova normativa non contiene disposizioni transitorie. Secondo la giurisprudenza del TF (cfr. DTF 126 III 431, consid. 2b; 122 III 324 consid. 7) si applicano i principi generali dell’art. 1 titolo finale del CC che prevedono l’applicazione immediata delle norme procedurali.

Pertanto le nuove disposizioni della LEF si applicano anche alle esecuzioni promosse prima del 1° gennaio 2019.

Revoca a terzi del diritto di consultazione di un’esecuzione ingiustificata

A seguito dell’entrata in vigore della nuova disposizione, trascorsi 3 mesi dalla notifica del precetto esecutivo contro il quale è stata interposta opposizione, il debitore potrà richiedere all’Ufficio esecuzioni (UE) che tale esecuzione non sia comunicata a terzi. Per la scadenza del termine dei 3 mesi fa stato l’art. 142 cpv. 2 CPC (art. 31 LEF). A seguito della richiesta del debitore, l’UE assegnerà d’ufficio un termine di 20 giorni al creditore chiedendo di comprovare di aver avviato a tempo debito una procedura di eliminazione dell’opposizione. Il creditore dovrà quindi dimostrare all’UE di aver avviato una procedura di rigetto (provvisorio o definitivo) dell’opposizione oppure un’azione creditoria nei confronti del debitore nel termine di 3 mesi + 20 giorni dalla notifica del precetto esecutivo. In caso di mancata prova in tal senso, l’UE non potrà dar notizia a terzi dell’esecuzione. In concreto tale specifica esecuzione non apparirà più sull’estratto delle esecuzioni rilasciato dall’UE.

Il creditore in ogni tempo, ma entro il termine di un anno di cui all’art. 88 cpv. 2 LEF, potrà promuovere una procedura di rigetto dell’opposizione o un’azione creditoria. Qualora in seguito il creditore fornisse prova all’UE di aver avviato una delle menzionate procedure anche successivamente al termine di 3 mesi + 20 giorni, l’UE dovrà nuovamente comunicare a terzi l’esistenza della relativa procedura esecutiva.

La decisione dell’UE di non dar notizia di un’esecuzione a terzi costituirà un provvedimento passibile di ricorso ai sensi dell’art. 17 LEF.

Secondo l’avamprogetto sull’Ordinanza sulle tasse riscosse in applicazione della legge federale sulla esecuzione e sul fallimento (OTLEF), la cui entrata in vigore non è ancora stata determinata, il Consiglio Federale intende fissare a CHF 20.- la tassa per la richiesta formulata dal debitore. Secondo il rapporto esplicativo dell’avamprogetto, tale tassa dovrà essere pagata dal debitore insieme alla domanda e resterà a suo integrale carico indipendentemente dall’esito della procedura.

Nuovo tenore di legge:

Art. 8a cpv. 3 lett. d LEF

3 Gli uffici non possono dar notizia a terzi circa procedimenti esecutivi:

  1. per i quali il debitore abbia presentato una domanda in tal senso almeno tre mesi dopo la notificazione del precetto esecutivo, sempre che entro un termine di 20 giorni impartito dall’ufficio d’esecuzione il creditore non fornisca la prova di aver avviato a tempo debito la procedura di eliminazione dell’opposizione (art. 79–84); se tale prova è fornita in un secondo tempo o l’esecuzione è proseguita, gli uffici possono nuovamente dar notizia di quest’ultima a terzi. 

Richiesta in ogni tempo di produrre i mezzi di prova da parte del creditore

Un’ulteriore novità introdotta dalla novella legislativa è la facoltà del debitore di richiedere in ogni tempo all’Ufficio esecuzioni che il creditore depositi i mezzi di prova relativi alla pretesa di cui all’esecuzione promossa. Nel diritto previgente il debitore aveva facoltà di richiedere la produzione di tali mezzi di prova entro 10 giorni dalla notifica del precetto esecutivo.

La nuova norma prevede che qualora il creditore non dovesse fornire o dovesse fornire tardivamente all’Ufficio esecuzioni i mezzi di prova richiesti, il giudice chiamato in seguito a dirimere una vertenza relativa all’esecuzione, terrà in considerazione l’agire del creditore nella ripartizione delle spese processuali e delle ripetibili indipendentemente dall’esito della vertenza.

Testo dell’articolo in questione:

Art. 73 LEF

1 Dopo l’apertura dell’esecuzione il debitore può chiedere in ogni tempo che il creditore sia invitato a presentare presso l’ufficio i mezzi di prova concernenti la pretesa unitamente a una panoramica di tutte le sue pretese scadute nei confronti del debitore.

2 L’invito non ha alcun effetto sui termini, che continuano a correre. In caso di inadempimento o di adempimento tardivo del creditore il giudice, in una lite successiva, tiene tuttavia conto nella decisione sulle spese processuali e sulle ripetibili del fatto che il debitore non aveva avuto la possibilità di prendere visione dei mezzi di prova.

Diritto a richiedere in ogni tempo l’accertamento dell’inesistenza del debito

La terza e ultima novità introdotta nella LEF permette al creditore di promuovere in ogni tempo un’azione tesa all’accertamento dell’inesistenza del debito oltre che richiedere in via giudiziaria l’estinzione o la concessione di una dilazione. Nel diritto previgente il Tribunale Federale (DTF 141 III 68) ha precisato che l’accertamento dell’inesistenza del debito rispettivamente della sua estinzione poteva essere promossa dal debitore escusso unicamente qualora avesse omesso di interporre opposizione al precetto esecutivo oppure se il rigetto dell’opposizione fosse cresciuto in giudicato. Il Tribunale Federale (DTF 141 III 68) ha poi in seguito precisato che un’azione tesa all’accertamento negativo era possibile anche nel caso in cui contro l’esecuzione fosse stata interposta opposizione in quanto era dato un interesse degno di protezione del debitore a poter accertare l’inesistenza del debito.

A seguito dell’introduzione del nuovo articolo di legge sarà dunque possibile promuovere un accertamento dell’inesistenza del debito in qualsiasi stadio dell’esecuzione, indipendentemente se il debitore ha interposto o meno opposizione oppure se l’opposizione è stata rigettata giudizialmente.

Il testo di legge che entrerà in vigore sarà il seguente:

Art. 85a cpv. 1 LEF

1 A prescindere da una sua eventuale opposizione, l’escusso può domandare in ogni tempo al tribunale del luogo dell’esecuzione l’accertamento dell’inesistenza del debito, della sua estinzione o della concessione di una dilazione.

Conclusioni

Le novità introdotte dalla revisione mettono a disposizione dei nuovi mezzi a favore del debitore affinché possa tutelarsi contro esecuzioni ingiustificate anche senza dover necessariamente avviare procedure giudiziarie anticipandone le relative spese.

Sono ancora presenti alcune costellazioni che potrebbero apparire problematiche e insoddisfacenti ai fini della tutela del debitore che ha subito un’esecuzione ingiustificata.

Nella revisione non è stata presa in considerazione la possibilità di richiedere la cancellazione o di non comunicare a terzi le procedure esecutive perente ai sensi dell’art. 88 cpv. 2 LEF. Tali esecuzioni potrebbero infatti risultare visibili nell’estratto delle esecuzioni del debitore qualora l’istanza di rigetto (provvisorio o, in taluni casi, definitivo) oppure l’azione creditoria promossa dal creditore non venissero accolte dal Giudice.

Infine, l’ammontare e l’obbligo dell’anticipo dei costi giudiziari per una procedura di accertamento negativo da parte del debitore oggetto di esecuzione ingiustificata non è stato modificato. Il debitore istante dovrà farsi carico di anticipare tali spese il cui costo continuerà ad essere proporzionato con il valore dell’importo oggetto di esecuzione. Ciò comporterà che il debitore che vorrà promuovere un’azione di accertamento dell’inesistenza del debito, in particolare a seguito di esecuzioni ingiustificate di elevato valore, sarà ancora costretto ad anticipare dei costi non indifferenti. Tuttavia tale difficoltà all’accesso alla giustizia è mitigata, a giusta ragione, dalla prassi di alcune Preture di mantenere al minimo l’anticipo delle spese giudiziali.

 


Avv. Patrick Fini,

Studio legale e notarile
Respini Jelmini Beretta Piccoli & Fornara,

Lugano

 

 

Per ulteriori approfondimenti:
–  Patrick Fini, La revisione della legge federale sulla esecuzione e sul fallimento (esecuzioni ingiustificate) in: Novità fiscali, l’attualità del diritto tributario svizzero e internazionale, edito da SUPSI, n. 12, dicembre 2018 

Fonti:
Iniziativa parlamentare Cancellazione dei precetti esecutivi ingiustificati
– Rapporto della Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale
Istruzione n. 5 dell’Alta vigilanza in materia di esecuzione e fallimento (nuovo art. 8a cpv. 3 lett. d LEF)
– Revisione dell’ordinanza sulle tasse riscosse in applicazione della legge federale sulla esecuzione e sul fallimento (OTLEF)

Moduli:
Domanda di non dar notizia di un’esecuzione a terzi (art. 8a cpv. 3 lett. d LEF)