Inventare o innovare?
Non è necessariamente la stessa cosa. La storia conta una quantità infinita di invenzioni. Solo alcune di esse hanno però dato una spinta all’innovazione. Ma cosa significa oggi innovare?

Il verbo “Innovare” e tutte le sue possibili declinazioni, è tra i più in voga. Preceduto forse da “digitalizzare” e affini. Viviamo in un’epoca caratterizzata dal facile accesso alle informazioni di tutti i generi e, paradossalmente, al rilancio spesso superficiale di quelle che ci paiono di maggior effetto e al successo mediatico di quelle che i più preferiscono ascoltare. Un’epoca apparentemente in grado di archiviare nuove idee con una velocità disarmante e che rischia di volgarizzare il concetto di “innovativo”.
In realtà i ritrovati tecnologici che abbagliano quasi quotidianamente i nostri stupiti sguardi, sono per lo più invenzioni. Molte delle quali veramente strabilianti e non necessariamente legate esclusivamente alla storia contemporanea. Già più di un secolo fa, l’economista austriaco Joseph Alois Schumpeter (1883 – 1950) sottolineava la differenza tra “invenzione” e “innovazione”. Se la prima può produrre idee o prodotti talvolta geniali, la seconda ne fa seguire l’applicazione pratica e la conseguente diffusione commerciale, certificante un determinato livello di utilità. Il primo passo non porta automaticamente al secondo. E viceversa. Molto spesso il nuovo, l’inaspettato, il dirompente, emerge cambiando semplicemente prospettiva. Analizzando un’organizzazione aziendale, un processo o un servizio già esistenti, possiamo immaginarli in una rappresentazione grafica in cui ruotiamo la visuale, agendo su un’asse mai considerato prima d’ora.
Ma come introdurre elementi di innovazione nella propria attività? Il metodo più efficace prevede il ricorso a risorse esterne. Un consulente o un coach, in grado di organizzare un lavoro di gruppo extra-muros, può aiutare ad analizzare la situazione da punti di vista diversi, andando oltre gli schemi predefiniti e trovando spunti per nuovi concetti. Una formula spesso vincente è rappresentata dal Co-Creation Workshop, una forma collaborativa che può aprire scenari inaspettati e, allo stesso tempo, migliorare la coesione del gruppo di lavoro.
Essere innovatori, oggi più che mai, è saper mettere in discussione abitudini consolidate, visualizzare elementi apparentemente insignificanti e lasciarsi alle spalle paradigmi dogmatici. Il tutto a patto che non manchi l’elemento più indispensabile di tutti: una sana curiosità per ciò che non conosciamo.
Testo redatto da
Carlo Secchi, Sales Director Swisscom (Svizzera) SA Enterprise Customers, Bellinzona











Per le aziende ticinesi la sostenibilità ambientale, oggi al centro del dibattito pubblico, non è un semplice slogan, ma una realtà concreta, espressione di una cultura d’impresa ormai consolidata in cui la tutela della natura e la redditività economica non sono termini antitetici. Tutt’altro. Lo dimostrano gli ultimi dati dell’Aenec (l’Agenzia dell’energia per l’economia), che accompagna centinaia di aziende del nostro Cantone nell’implementare le misure necessarie a ridurre l’impatto ambientale e soddisfare gli obiettivi fissati dalla Confederazione per l’efficienza energetica e la protezione del clima. Nel 2017, le 309 imprese ticinesi che hanno partecipato al programma Aenec hanno prodotto 7’300 tonnellate di CO2 in meno e risparmiato 55’500 Mwh di energia elettrica, ossia l’equivalente di una bolletta da 5 milioni di franchi. Ma questo è solo un aspetto dell’impegno degli imprenditori a favore dell’ambiente.




