Ridotte di 1,5 volte le emissioni annuali del Canton Ticino

Le 3852 imprese che, in collaborazione con l’Agenzia dell’energia per l’economia (AEnEC) hanno sottoscritto un accordo sugli obiettivi con la Confederazione, risparmiano grazie alle misure applicate dal 2001 circa 2,3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

Se n’è parlato nell’evento del 26 marzo 2019, tenutosi presso l’Hotel de la Paix a Lugano, organizzato dall’Agenzia dell’energia per l’economia (AEnEC) in collaborazione con Cc-Ti e AITI.

Un risparmio di 2,3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, dal 2001. In altri termini questo equivale a 1,5 volte le emissioni annuali di CO2 del Canton Ticino. Dal canto loro le associazioni economiche cantonali – la Cc-Ti e l’AITI – sottolineano questi risultati che dimostrano che l’efficienza energetica e investimenti redditizi vanno di pari passo.

Le 3852 imprese che partecipano al sistema di gestione dell’energia dell’AEnEC e che hanno sottoscritto un accordo sugli obiettivi con la Confederazione,  implementano ogni anno nuove misure che portano a riduzioni delle emissioni. Questo anche nel Canton Ticino. Qui partecipano al sistema di gestione dell’energia dell’AEnEC 309 stabilimenti, 125 dei quali sono grandi consumatori. Secondo la legge cantonale queste sono imprese con un consumo di elettricità superiore a 0.5 gigawattora o un consumo di calore superiore a 5 gigawattora. Insieme, gli stabilimenti in Canton Ticino hanno risparmiato l’anno scorso 7300  tonnellate di CO2 e 55’500 megawattora di energia e ridotto la loro intensità di CO2 all’88.4% – circa 7 punti percentuali in più di quanto concordato. Inoltre le strutture hanno aumentato la loro efficienza energetica a 107.5 percento, ciò che equivale ad un risparmio di 5 milioni di franchi.

A livello svizzero, le 3852 imprese hanno implementato nel solo 2017 misure che comportano una riduzione di oltre 80’000 tonnellate di CO2. Calcolato sul periodo attuale, dal 2013 questo corrisponde a 0.5 milioni di tonnellate di CO2, che equivalgono alle emissioni per il riscaldamento di circa 100’000 case unifamiliari. Dal 2001 queste  imprese risparmiamo attraverso le misure implementate 2,3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Anche in termini di consumo elettrico i risultati sono rilevanti: insieme le imprese hanno risparmiato nel solo 2017 1’129’000 megawattora, il consumo annuale di elettricità della Citta di Berna.

“Queste cifre sono molto significative” ha affermato Luca Albertoni, Direttore della Camera di commercio, dell’industria, dei servizi e dell’artigianato del Canton Ticino e “dimostrano una volta per tutte che gli obiettivi di protezione del clima non sono in contraddizione con misure efficienti dal punto di vista economico”. Anche Stefano Modenini, Direttore dell’Associazione industrie ticinesi valorizza l’impegno di molti associati indicando che “la tematica relativa alla riduzione dei consumi è molto presente nella cultura delle imprese. Di questo va tenuto conto anche nei dibattiti politici in corso a livello federale. Le misure dell’AEnEC hanno dimostrato ampio successo e dunque il carattere volontario di questi strumenti va mantenuto anche in futuro”.

A proposito di AEnEC

Dai 2001 l’AEnEC offre – rispettando la neutralità dei vettori energetici e dei prodotti – un servizio chiavi in mano per la gestione energetica per grandi e piccole imprese in tutta la Svizzera. Al centro dell’attenzione vi è il potenziale di risparmio di ogni singola impresa e l’economicità nell’applicazione delle misure. Gli accordi sugli obiettivi che le imprese, con il sostegno dell’AEnEC, concludono con la Confederazione riguardano la riduzione di emissioni di CO2 e del consumo di elettricità. Se le imprese raggiungono i loro obiettivi, possono farsi rimborsare la tassa sul CO2 e rimangono competitive a livello internazionale – un meccanismo che funziona e viene replicato addirittura all’estero. Quanto funzioni lo dimostrano le impressionanti cifre relative ai risparmi energetici. Le cifre per il 2018 saranno disponibili a partire da giugno 2019.

L’evento nei media

 

Spazi di lavoro in evoluzione

Il “corpoworking” si sta affermando quale spazio di lavoro per generare innovazione e incrementare la flessibilità e creatività delle persone e dei team di lavoro

Si chiama “corpoworking”, è definito come spazio di lavoro atipico nel quale l’innovazione e la creatività sono dei must. Un fenomeno che sta prendendo piede anche in Ticino con alcune aziende che si aprono a nuove forme di lavoro e possibilità diverse per i dipendenti di interagire tra loro e con altri professionisti, tema tra l’altro a cui la Cc-Ti ha dedicato un evento nel corso del 2018 .

Corpoworking è l’insieme di ‘corporate coworking’, ossia il coworking del business. Luogo di lavoro non solo fisico, ma interno ed esterno all’azienda e composto dall’essenza stessa dell’azienda, dove lavorano, parlano, discutono, si incontrano e si rilassano, dipendenti, freelance, visitatori dell’azienda, ospiti e dirigenti. Si tratta di una ‘comunità’ basata sulla condivisione e sullo scambio, come punto nevralgico di una crescita sana e condivisa.

La diversità stimola la performance

Spazi di lavoro condivisi dunque, dove l’azienda non ha un vero e proprio confine, ma in cui viene permesso di innovare, crescere e stimolare nuovi concetti ed idee. Chi ne fa parte? Chiunque lavori o si trovi nell’azienda. Lo spazio viene infatti concepito come un luogo di lavoro dove associare e intersecare competenze diverse, abbinando abilità complementari per performance più efficienti. Grafici, contabili, designer, dirigenti, ecc. la lista dei profili è lunga e non ha limiti. Così facendo si coniugano collaborazione interna fra team differenti e apertura verso l’esterno.

Nuove forme di lavoro

Ancora poco sviluppato in Ticino, il “corpoworking” sta trovando grande interesse per dinamizzare e flessibilizzare le realtà aziendali, stimolando la collaborazione e generando innovazione. Anche a livello gestionale, vengono riscontrati benefici per le risorse umane, in termini di mobilità ed incremento della soddisfazione e della produttività dei collaboratori. Non solo: l’assenza di barriere gerarchiche nei rapporti umani che si instaurano in questi spazi permette di valorizzare al meglio la centralità dell’individuo, elemento cardine per ogni azienda.

Una testimonianza concreta

Nell’intervista con Dario Dellanoce, Design Strategist di Sketchin, cerchiamo di capire meglio il ‘corpoworking’, quali benefici porta e su cosa puntare per mantenersi innovativi.

Il “corpo-working” è una nuova concezione del lavoro. Presso di voi come è stato implementato?

In Sketchin questo tipo di approcci – corpoworking, ma anche altri – emergono solitamente in maniera molto spontanea. Insomma, non ci siamo svegliati un giorno dicendo “Oggi implementiamo un nuovo modo di lavorare”… Piuttosto il contrario: siccome operiamo in un settore un po’ atipico, e il valore che offriamo ai nostri clienti è dato proprio dalla nostra capacità di pensare e operare fuori dagli schemi, alla fine questo si riflette anche nel modo in cui concepiamo le modalità e gli spazi di lavoro all’interno dell’azienda. Uffici luminosi e moderni, che invogliano i clienti a venire da noi per workshop e attività collaborative. Spazi aperti con postazioni mobili, dove i nostri team possono confrontarsi e contaminarsi in maniera continua (e dove a volte organizziamo anche piccoli eventi informali). Aree comuni con cucina, divani, libri, maxi-schermi. Orari flessibili e politiche di remote working, per garantire alle persone il miglior equilibrio possibile tra lavoro e vita privata. In generale, un ambiente stimolante, inclusivo e divertente, che tutti viviamo con una logica molto “aggregativa”. In questo senso, siamo sempre stati parecchio lontani dall’idea di ufficio tradizionale… Si potrebbe dire che il tema del corpo-working ha sempre fatto parte del nostro modo di pensare, anche se non l’abbiamo mai chiamato così.

Quali benefici porta ai dipendenti ed alla performance aziendale?

Sicuramente ci sono tanti vantaggi. Per le persone, significa avere maggiore flessibilità e un ambiente più piacevole in cui lavorare, oltre al fatto implicito di non sentirsi “controllate”, come invece succede in altri posti di lavoro più gerarchici e tradizionali. A livello di performance, gli spazi aperti (e rispettosi della persona a tutto tondo) stimolano la collaborazione, il confronto e il lavoro di squadra. Le persone quindi lavorano meglio, sono più motivate e sorridenti. Il modo di concepire il lavoro in Sketchin è allo stesso tempo frutto e origine dell’asset più importante che abbiamo: la nostra cultura. Lavorare insieme è il modo migliore per farla circolare tra le persone e fare in modo che queste la interiorizzino, a tutto vantaggio della qualità delle cose che facciamo e, in ultima istanza, anche nella soddisfazione dei clienti che collaborano con noi.

Sempre alla ricerca di nuovi stimoli e di innovazione costante. Su quali altri strumenti e/o strategie occorre far leva per essere dinamici oggi?

Ovviamente non basta avere un bell’ufficio per essere competitivi. Serve una visione chiara di dove si vuole andare e del perché ci si sta andando, metodi di lavoro più snelli ed efficienti, capacità di anticipare il futuro e di adattarsi a sfide sempre più complesse. Ma soprattutto servono Persone che abbiano nel DNA questo modo di fare, questa curiosità, questa voglia di mettersi in gioco. Abilitarle a dare il meglio. Alla fine l’ambiente di lavoro diventa un po’ il riflesso di tutte queste cose: flessibile, aperto, creativo, in movimento. La conseguenza di un certo modo di fare e di pensare, non la causa.

UK: Accordo sulle agevolazioni e la sicurezza doganale

Attualmente non è ancora chiaro quale sarà la posizione del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (UK) in seguito all’uscita dall’Unione Europea (UE) il 29 marzo 2019.

L’Amministrazione federale delle Dogane (AFD) informa che in caso di uscita senza accordo, nel traffico delle merci tra Svizzera e Regno Unito sarà necessario fornire dati di sicurezza supplementari nella dichiarazione doganale. Al momento i rapporti tra Svizzera e Regno Unito si basano principalmente sugli accordi bilaterali con l’UE, i quali non saranno più applicabili per il Regno Unito una volta che questo avrà lasciato l’UE (eventualmente dopo una fase transitoria).
Qualora l’uscita del Regno Unito dovesse avvenire in maniera non regolata («no-deal» o «hard Brexit»), a partire dalla data di uscita si applicherà provvisoriamente l’accordo commerciale bilaterale tra Svizzera e Regno Unito. Il traffico delle merci tra i due Paesi prevederà la pre-dichiarazione delle merci. Ulteriori informazioni: Più sicurezza per la catena di fornitura.

Se invece l’UE e il Regno Unito trovano, entro il termine, un accordo di uscita, l’accordo sulle agevolazioni doganali e la sicurezza doganale tra la Svizzera e l’UE rimane applicabile, durante una fase transitoria fino almeno al 31 dicembre 2020, anche per le relazioni tra Svizzera e Regno Unito.

Ulteriori informazioni
Applicazione provvisoria dell’accordo commerciale tra la Svizzera e il Regno Unito (Circolare AFD)
– Comunicato stampa Consiglio federale, “Garantire i rapporti Svizzera-Regno Unito nel settore della migrazione dopo la Brexit”, 22 marzo 
– Incontro informativo sulla Brexit, 9 aprile, Spazi Cc-Ti: maggiori informazioni e iscrizioni 

 

 

La blockchain velocizzerà gli scambi

Servizi finanziari veloci e sicuri sono fondamentali per le aziende impegnate sui mercati esteri. Di questa complessa attività abbiamo parlato con Davide Rigamonti, Direttore Marketing & Distribution Cornèrcard, che sarà tra i relatori della Giornata dell’Export del 2 aprile, l’evento faro della Cc-Ti per questo settore.

Dal profilo dei servizi finanziari sono cambiate le esigenze delle imprese nelle transazioni internazionali?
“Le esigenze delle imprese per le transazioni internazionali sono rimaste immutate, ciò che è cambiato è il contesto competitivo e il bisogno di rispondere alle esigenze di mercato e clienti con sempre maggiore rapidità. Le imprese internazionali hanno sempre necessità di coprirsi dai rischi di cambio e tasso, specie in un
mercato molto volatile, ma anche di avere certezze di consegna della merce e, quindi, fiducia nella filiera usata, così come la necessità di incassi dei corrispettivi senza rischi. A regime l’uso di tecnologie quali la blockchain potrebbe rendere più fluido e meno costoso il processo, mettendo in relazione le due parti contraenti
con strumenti di pagamento elettronici B2B”.

Le tecnologie basate sulle blockchain sono davvero un nuovo modo di concepire e garantire la fiducia anche negli scambi internazionali?
“Sono convinto che la blockchain già nel medio periodo rivestirà un ruolo centrale negli scambi commerciali e, aggiungo, non solo internazionali. Sempre di più i clienti tendono a prendere decisioni che si basano su una fiducia “circolare”, un po’ come avveniva nelle prime comunità in cui ci si fidava del feedback diretto dei vicini di casa. Il network personale di ogni cliente riveste oggi e rivestirà in futuro un ruolo sempre più importante, e la fiducia nella tecnologia come forma di protezione idealistica farà il resto”.

Dopo un exploit, ora l’entusiasmo per i bitcoin si è raffreddato. Che ruolo avranno in futuro le monete virtuali nel commercio mondiale?
“Ricordo il marzo 2001 che rappresentò l’apparente scoppio senza ritorno della bolla Internet. Avrebbe dovuto segnare la fine del sogno tecnologico. Oggi, a distanza di quasi 20 anni la realtà è ben diversa. Molte aziende sono scomparse perché non sono state in grado di raggiungere una scala adeguata, altre sono state
acquisite perché hanno avuto buone idee, ma non la capacità di sviluppare una strategia solida. I bitcoin (o meglio le criptovalute) hanno avuto una prima bolla, già in buona parte scoppiata, figlia della mancanza di fiducia negli istituti finanziari tradizionali. Ma già ci sono player consolidati e solidi che hanno creato un ecosistema di interscambio che renderà scalabile il trading, e in più la criptovaluta, oggi pensata come “standalone”, sarà integrata nell’economia reale e abbinata alla tecnologia blockchain, e alle esigenze di tutti i giorni della clientela privata, diventando de facto, uno strumento alternativo alla moneta tradizionale. In futuro regoleremo le transazioni in modalità elettronica, supportati dalla tecnologia e regolando i rischi con algoritmi simili a quelli usati oggi nei mercati azionari”.

La digitalizzazione darà nuovi impulsi alle esportazioni

Durante la Giornata dell’export 2019 si coniugherà il binomio esportazione e internazionalizzazione. La Cc-Ti  sempre a fianco delle imprese nell’era digitale.

Riduzione dei tempi e dei costi di produzione, maggiore accessibilità ai mercati più lontani, contatti veloci e diretti con fornitori e clienti di altri Paesi, analisi predittiva sulle preferenze dei consumatori, ottimizzazione della pianificazione produttiva, transazioni commerciali e pagamenti più rapidi, input all’innovazione e nuovi modelli di business. Sono, questi, solo alcuni dei vantaggi indotti dalla digitalizzazione nell’accelerare il processo d’internazionalizzazione delle aziende ticinesi.

Anche per le PMI che vedranno potenziata la loro flessibilità per conquistarsi nuove nicchie sui mercati esteri. Uno snodo cruciale per il futuro del sistema produttivo che sarà al centro della Giornata dell’Export organizzata dalla Camera di commercio, per il prossimo 2 aprile, presso il Principe Leopoldo di Lugano.
La digitalizzazione è oggi uno dei più importanti driver dell’internazionalizzazione delle imprese, perché non riguarda solo il processo produttivo, le interazioni tra aziende o l’uso del web per la promozione sui mercati esteri, ma investe tutta la catena delle attività connesse al complesso mondo dell’export. Basta pensare all’uso sempre più diffuso degli “smart contract”, i contratti intelligenti, grazie alla tecnologia blockchain, alla digitalizzazione dei documenti necessari alle esportazioni e agli sviluppi del Fintech nei servizi finanziari per rendere più rapide e sicure le transazioni commerciali. È il nuovo scenario a cui guarda anche “DaziT”, ovvero la Dogana digitale, il grande piano della Confederazione che, con un investimento di 400 milioni di franchi, si propone di semplificare e velocizzare le procedure d’import ed export delle merci.

Gli “smart contract” hanno indubbiamente segnato il punto di svolta nell’accelerazione digitale del commercio mondiale. Con la possibilità di convertire i tradizionali contratti cartacei, che prima passavano di mano in mano, in un protocollo informatico, di archiviarli e replicarli su un sistema controllato dai computer collegati nella blockchain, che verifica automaticamente tutte le condizioni stabilite. Insomma, una versione digitale dei contratti che, oltre ad eliminare ogni intermediazione, garantisce, velocità, sicurezza, accessibilità immediata e precisione. Evitando anche gli errori che si potrebbero fare con la compilazione manuale di moduli e documenti o i possibili malintesi interpretativi che porterebbero a lunghi contenziosi. Parallelamente le nuove tecnologie hanno rivoluzionato i servizi finanziari, aumentandone l’efficienza operativa e offrendo nuove opportunità anche per la gestione degli scambi con l’estero. Transazioni e pagamenti elettronici, analisi e previsioni di mercato, pianificazione finanziaria, gestione e trattamento dei big data, copertura dei rischi di cambio, crediti documentari, scambi di asset digitali, ecco il variegato universo del Fintech. Un innovativo ecosistema che sta trasformando la piazza finanziaria e che in Ticino ha già visto nascere e consolidarsi una trentina di imprese specializzate che affiancano banche.

Partecipate alla “Giornata dell’Export” il prossimo 2 aprile alle ore 17.30: le iscrizioni sono aperte ai soci della Cc-Ti

Obbligo di annuncio di posti vacanti: costi assunti dalla Confederazione?

L’8 marzo 2019 il Consiglio federale ha preso atto del rapporto sui risultati della consultazione concernente la legge federale sulla partecipazione ai costi dei Cantoni per il controllo dell’obbligo di annunciare i posti vacanti. Ha adottato il relativo disegno di legge e il messaggio e li ha sottoposti al Parlamento. 

La nuova legge porrà le basi legali per una partecipazione finanziaria della Confederazione ai costi di controllo cantonali. Inoltre, conferirà al Consiglio federale la competenza di adottare se necessario disposizioni esecutive quanto al tipo e alla portata dei controlli.

L’attuazione dell’obbligo di annunciare i posti vacanti e di svolgere i relativi controlli è di competenza dei Cantoni. Considerata la rilevanza nazionale di un’applicazione sistematica di tale obbligo, la Confederazione ha accolto la richiesta dei Cantoni e intende partecipare ai costi di controllo. Una sua partecipazione finanziaria presuppone però una base legale. Per la fase iniziale di attuazione dell’obbligo di annunciare i posti vacanti (dal 1° luglio 2018 al 31 dicembre 2019) non esiste una base legale e non è pertanto possibile una partecipazione finanziaria da parte della Confederazione.

La nuova legge, il cui disegno è stato ora adottato dal Consiglio federale e sottoposto per approvazione al Parlamento, dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2020. Al Consiglio federale va inoltre attribuita la competenza di emanare disposizioni esecutive sul tipo e sulla portata dei controlli. La Conferenza dei Direttori Cantonali dell’Economia pubblica (CDEP) e l’Associazione degli uffici svizzeri del lavoro raccoglieranno esperienze nei Cantoni sull’attuazione dell’obbligo di annunciare i posti vacanti e sul controllo del suo rispetto. Su tale base il DEFR (SECO) elaborerà entro il primo semestre 2019 un piano e un progetto di ordinanza, che idealmente dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2020, contemporaneamente alla legge. In tale ambito si dovrà tener conto delle molteplici modalità di controllo esistenti e della concorrenza che ne deriva al fine di trovare le migliori soluzioni.

In virtù dell’obbligo di annunciare i posti vacanti, i datori di lavoro sono tenuti a segnalare agli uffici regionali di collocamento (URC) i posti vacanti nei generi di professioni in cui il tasso di disoccupazione è di almeno l’8 per cento (5 per cento dal 2020), prima di pubblicarli su altre piattaforme. Durante cinque giorni feriali le persone in cerca d’impiego iscritte presso un URC hanno un accesso esclusivo ai posti annunciati. Beneficiano così di un vantaggio in confronto a tutti gli altri candidati perché possono informarsi e candidarsi in anticipo. Lo scopo dell’obbligo di annunciare i posti vacanti è di valorizzare meglio il potenziale di manodopera locale.

Fonte: DEFR

A quest’argomento sono stati dedicati due Networking Business Breakfast che hanno affrontato la tematica nel mese di giugno e a novembre. Inoltre il Servizio Giuridico della Cc-Ti è volentieri a disposizione dei soci per consulenze diverse.

Polonia: grandi investimenti nella lotta contro lo smog

La Polonia è il Paese con il più alto livello di inquinamento atmosferico nell’UE. Nell’ambito del nuovo programma “Aria pulita”, saranno spesi circa 27 miliardi di franchi svizzeri per sostenere le economie domestiche private nella ristrutturazione termica e nell’installazione di nuovi impianti di riscaldamento per migliorare la qualità dell’aria: eccellenti opportunità di esportazione per le aziende svizzere del settore cleantech.

Polonia – il Paese con il più alto livello di inquinamento atmosferico nell’Unione europea

Secondo una recente classifica dell’Organizzazione mondiale della sanità, sette delle dieci città dell’UE con i più alti livelli di inquinamento atmosferico si trovano in Polonia. Inoltre, la classifica delle 50 città dell’UE con la peggiore qualità dell’aria comprende 36 città polacche. La situazione allarmante è dovuta principalmente ai sistemi di riscaldamento. Łukasz Lepiarczyk, amministratore delegato di Hoval in Polonia, sottolinea: “Circa il 50% del mercato della fornitura di calore è servito da società di energia termica che producono energia principalmente con combustibili solidi. Queste aziende sono tenute a soddisfare elevati standard ambientali e pertanto investono consapevolmente in soluzioni moderne nei settori della combustione e della filtrazione dei gas di scarico. Lo smog è causato principalmente dalla restante parte del mercato del riscaldamento: impianti di produzione non modernizzati e case unifamiliari.”

In forni obsoleti e caldaie a combustibile solido, i combustibili di scarto e di bassa qualità sono spesso ancora utilizzati per il riscaldamento. Si stima che circa l’80% dei 5,5 milioni di case unifamiliari in Polonia sono riscaldate da stufe e caldaie a combustibile solido obsolete. Circa 150.000 di queste caldaie venivano vendute annualmente, prima dell’introduzione del divieto nel 2018.

Sebbene la qualità dell’aria sia da tempo un problema, solo negli ultimi anni è aumentata la consapevolezza della popolazione. Oggi, ogni previsione meteorologica include informazioni sull’attuale livello di sostanze inquinanti nell’aria. Se i valori sono elevati, le autorità regionali a volte consentono l’uso gratuito dei trasporti pubblici e invitano i bambini e gli anziani a non uscire. Inoltre, il famigerato superamento degli standard di qualità dell’aria in Polonia è una violazione delle norme UE.   ….continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©

Protezione del clima ed efficienza energetica: dall’economia per l’economia

L’Agenzia dell’energia per l’economia (AEnEC) in collaborazione con Cc-Ti e AITI è lieta di invitarvi a questa conferenza che si terrà Martedì 26 marzo 2019, dalle ore 17.00, presso l’Hotel de la Paix

Programma

  • Dalle 16.30 Caffè di benvenuto

 

  • 17.00 Saluto e benvenuto
    Stefano Modenini, Direttore Associazione Industrie Ticinese (AITI)

 

  • 17.15 Una collaborazione pubblico-privato vincente
    Claudio Zali, Consigliere di Stato, Direttore del Dipartimento del territorio

 

  • 17.30 L’AEnEC: visione e missioni
    Jacqueline Jacob, Direttrice AEnEC

 

  • 17.40 I modelli dell’AEnEC: coniugare economia e ambiente
    Walter Bisang, Consulente AEnEC nella Svizzera italiana

 

  • 18.00 Investire nell’ambiente e risparmiare risorse è possibile
    Glauco Martinetti, Direttore Rapelli SA Bruno Guidotti, Direttore Forbo-Giubiasco SA

 

  • 18.20 Conclusioni
    Luca Albertoni, Direttore Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti)

 

Al termine Aperitivo

Per ulteriori informazioni, è possibile scaricare il flyer informativo. Per iscrizioni compilare il formulario al seguente link web entro il 22 marzo.

 

Perché le leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni sono rilevanti per le aziende svizzere

Pur essendo molto favorevoli alle esportazioni, gli Stati Uniti controllano come e verso quali Paesi i loro prodotti sono direttamente o indirettamente esportati. Di conseguenza, si consiglia alle aziende svizzere (e ad altre aziende non statunitensi) di prestare attenzione alle leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni, anche per la riesportazione di merci o componenti di origine statunitense.

Le leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni che si applicano a beni, software e tecnologia hanno un’ampia portata extraterritoriale e il governo degli Stati Uniti cerca di penalizzare le aziende e gli individui che violano queste leggi, indipendentemente da dove si trovino. L’applicazione delle leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni sarà ancora più ampia con l’aggiunta di “tecnologie emergenti e fondamentali” all’elenco dei prodotti controllati (autorizzato dall’Export Control Reform Act del 2018).

Vi sono molte ragioni per le quali gli Stati Uniti controllano le esportazioni: dalla lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, alla non proliferazione nucleare e al controllo delle armi chimiche e biologiche, alle questioni di politica estera e di stabilità regionale, alle considerazioni sulla sicurezza nazionale. Diversi dipartimenti e agenzie statunitensi sono coinvolti nel controllo delle esportazioni. Le tre autorità principali sono:

  • Department of State’s Directorate of Defense Trade Controls (DDTC, Dipartimento di Stato della Direzione dei controlli del commercio della difesa), è responsabile dell’applicazione e dell’esecuzione delle International Traffic in Arms Regulations (ITAR, regolamentazioni sul traffico internazionale di armi);
  • Department of Commerce’s Bureau of Industry and Security (BIS, Ufficio dell’industria e della sicurezza del Ministero del commercio), responsabile dell’attuazione e dell’applicazione delle Export Administration Regulations (EAR, regolamenti dell’Amministrazione delle esportazioni);
  • Department of the Treasury’s Office of Foreign Assets Control (OFAC, Ufficio per il controllo dei beni esteri presso il Dipartimento del Tesoro), che amministra e applica gli embarghi e le sanzioni statunitensi nei confronti di determinati Paesi e individui.

Regolamenti sull’amministrazione delle esportazioni (EAR)

L’ITAR riguarda gli articoli della difesa, i servizi di difesa e i relativi dati tecnici. Gli articoli soggetti all’EAR comprendono invece gli articoli civili, gli articoli con applicazioni sia civili che militari e gli articoli utilizzati esclusivamente per applicazioni militari, ma che non ne garantiscono il controllo ai sensi dell’ITAR, ossia gli articoli militari meno sensibili (si noti inoltre che nel 2013 alcuni articoli sono stati spostati dall’ITAR all’EAR). Il presente articolo si concentra sull’EAR  ….continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©

Visibilità per i soci Cc-Ti

Numerose possibilità di promozione: ecco un breve prontuario per sfruttare appieno il potenziale dato dall’affiliazione alla Cc-Ti.

Per le i soci vi sono diverse proposte per incrementare la propria visibilità. Una delle possibilità è quella di approfittare dei veicoli informativi della Cc-Ti, con delle inserzioni pubblicitarie ad hoc. In relazione alla raccolta pubblicitaria, abbiamo designato quale partner l’azienda MediaTI Marketing SA di Manno, che rappresenta il nostro unico interlocutore per tutti i canali Cc-Ti. Conoscete i diversi strumenti multicanale per promuovere le vostre attività e raggiungere ancora più pubblici target selezionati?

Proposte interessanti

  • Ticino Business: la rivista economica per eccellenza, ha una tiratura di 3’000 copie, e viene distribuita alle aziende ed associazioni di categoria, ad una selezione di media e alle istituzioni ticinesi. Si tratta di un bacino di lettori selezionato, rappresentativo dell’economia e delle autorità ticinesi e degli opinion leader del tessuto imprenditoriale nostrano.
  • il dépliant semestrale delle attività: che racchiude in un pratico formato A5 tutta l’essenza della Cc-Ti (eventi, missioni economiche e formazione). La tiratura è di 5’500 copie e viene distribuito non solo agli associati diretti, ma anche alle aziende affiliate a diverse associazioni di categoria nostre socie, nonché ad altri interessati.

Networking tradizionale e digitale

Inoltre vi ricordiamo le opportunità di networking, che sta alla base dello sviluppo dei business e nel quale crediamo molto. Sfruttare la rete Cc-Ti, composta da partner selezionati, relatori autorevoli e specializzati, aziende che rappresentano i numerosi comparti economici ticinesi, un team Cc-Ti competente e a disposizione dei soci, è possibile in ogni momento d’incontro, sia esso un evento, una missione economica o un corso di formazione (puntuale o della Scuola manageriale). Oltre a ciò è stata integrata la parte ‘digitale‘, con la possibilità di sinergie online e dirette su Facebook e nel gruppo LinkedIn. Infine attraverso la rubrica “Vita dei soci” sulla rivista economica della Cc-Ti, Ticino Business, è possibile scoprire interessanti realtà, a noi affiliate.

Siamo a vostra completa disposizione per informazioni maggiori e più dettagliate. Contattateci senza esitare!