Dazi USA: primi effetti

Aziende ticinesi sotto pressione

Da settimane i rapporti commerciali con gli Stati Uniti occupano le prime pagine e le agende di imprese e istituzioni. La decisione americana di imporre un dazio del 39% sulle merci di origine svizzera rappresenta un provvedimento tanto gravoso quanto difficile da comprendere nelle sue motivazioni.
E non facilmente “aggirabile”, perché è bene ribadire, con chiarezza, che il criterio discriminante per l’applicazione dei dazi è l’origine doganale della merce: non contano altre variabili o stratagemmi spesso descritti con eccessiva leggerezza come “vie d’uscita” o soluzioni miracolose.
Non siamo di fronte a un tecnicismo burocratico: l’origine della merce costituisce un elemento centrale della disciplina commerciale internazionale e, di conseguenza, un fattore determinante per le autorità di tutto il mondo e per le strategie aziendali.

Le imprese elvetiche si trovano attualmente a dover prendere decisioni rapide in un contesto che offre pochissime garanzie di stabilità. A oggi i dazi applicati alle merci europee sono ad esempio inferiori del 24% rispetto a quelli gravanti sui prodotti svizzeri, ma resta aperta la domanda: per quanto tempo questa disparità durerà? L’accordo tra Stati Uniti e Unione europea è stato pubblicato da pochi giorni e su diversi punti pesa, comunque, ancora l’incertezza quanto a interpretazione, conseguenze, ecc.
Nei nostri recenti interventi abbiamo più volte sottolineato la complessità del quadro generale. Parlare di delocalizzazione come risposta immediata non è realistico, perché trasferire anche solo una parte di un’attività produttiva richiede tempo, capitali e analisi approfondite. E una volta delocalizzata l’attività non si può fare marcia indietro a piacimento. Lo stesso vale per l’apertura di nuovi mercati. Un percorso che le imprese svizzere intraprendono in modo sistematico da anni, spesso indipendentemente da situazioni di crisi. Non è infatti da vedere come una mossa “disperata” dettata da necessità contingenti, bensì di un lavoro continuo, che comporta investimenti, valutazioni di rischio, ricerca di partner affidabili e tempi fisiologici di consolidamento.
Vale la pena sottolineare che questa attenzione costante delle aziende svizzere alle misure da intraprendere non è una novità. È una realtà che si è manifestata più volte anche in passato, quando il nostro tessuto imprenditoriale ha dovuto fronteggiare crisi di grande portata – dalla crisi finanziaria internazionale al franco forte, fino alla pandemia. Esperienze che hanno dimostrato la resilienza e la capacità di adattamento del sistema produttivo, pur all’interno di scenari difficili e spesso imprevedibili.

Il peso del mercato USA

Al tempo stesso, occorre ricordare che, nel caso specifico, il mercato statunitense non è facilmente sostituibile. Le sue dimensioni, la capacità di spesa e il grado di apertura a beni ad alto valore aggiunto lo rendono un interlocutore quasi imprescindibile. Ogni ipotesi di riduzione della presenza svizzera negli USA deve dunque essere valutata con estrema cautela, poiché implica conseguenze economiche e strategiche non paragonabili a quelle di altri mercati.
Per avere un quadro più preciso e fondato su dati concreti della situazione attuale, la Cc-Ti ha interpellato un campione rappresentativo di aziende associate attive a livello internazionale, appartenenti a settori differenti, per avere un primo rilevamento indicativo delle conseguenze per il tessuto economico ticinese.
In totale, hanno partecipato al sondaggio una sessantina di aziende prevalentemente attive nei comparti MEM (che costituiscono la quota principale), Logistica & Trasporti (14%), Farma/ Medtech/Biotech (7%) e Alimentare & Bevande (7%). Oltre la metà appartiene al settore industriale manifatturiero. Due terzi delle imprese hanno tra 1 e 49 dipendenti, mentre un terzo si colloca nella fascia 50-249.
Per una buona parte delle imprese, l’export verso gli Stati Uniti rappresenta meno del 10% del fatturato. Tuttavia, nel settore MEM la quota cresce in maniera significativa, raggiungendo in alcuni casi anche il 50%. È interessante rilevare come quasi la metà delle aziende dichiari di subire anche effetti indiretti – attraverso clienti o fornitori – e non solo un impatto diretto. Soltanto una minoranza afferma di non essere colpita.
Fra chi è esposto, il peso del dazio risulta tutt’altro che marginale: per il 36% delle imprese l’impatto stimato arriva fino al 25% del fatturato, mentre per il 9% supera tale soglia.
In sostanza, il sondaggio evidenzia che oltre l’84% delle aziende risulta direttamente o indirettamente esposto ai dazi USA. L’impatto più forte colpisce la redditività: quasi la metà delle imprese segnala effetti negativi rilevanti sui margini, mentre oltre il 42% teme cali di fatturato. Le ripercussioni
occupazionali, pur meno marcate, restano significative, con quasi un’azienda su tre che ipotizza riduzioni di organico se la situazione attuale dovesse perdurare.
Dal punto di vista strategico, la delocalizzazione produttiva viene valutata da circa il 23% come un’opzione di lavoro concreta
, mentre quasi un quinto individua nell’automazione un possibile correttivo per mitigare l’effetto dei dazi e rilanciare la competitività.
Nonostante ciò, le strategie di risposta al nuovo regime dei dazi appaiono ancora parziali e non strutturate, come è normale che sia in una situazione del genere.
Prevale un certo attendismo che però deve essere combinato con valutazioni strategiche molto avanzate. Un dilemma all’insegna dell’incertezza che complica notevolmente il lavoro. Le ipotesi di compensazione su altri mercati o di ricorso al lavoro ridotto emergono, ma la quota di indecisi dimostra che prevale, appunto, l’attesa. Molte imprese stanno avviando confronti diretti con i partner americani per valutare una condivisione del peso dei dazi. In alcuni casi i maggiori costi possono essere trasferiti ai consumatori finali, in altri – specie in settori sensibili al prezzo – questo non è possibile.


Accordi bilaterali III fra Svizzera e Unione europea (UE)

Nel giugno del 2025 il Consiglio federale ha approvato gli accordi con l’UE e ha avviato la procedura di consultazione, che durerà fino alla fine di ottobre. Per la fase che va dalla fine del 2024 all’’entrata in vigore del pacchetto, la Svizzera e l’UE hanno definito disposizioni transitorie relative al livello di partenariato e di cooperazione.
L’adozione del messaggio all’attenzione del Parlamento è prevista per il primo trimestre del 2026. Solo l’Accordo sui programmi UE (EUPA) dovrebbe essere firmato dal Consiglio federale già verso la fine dell’autunno 2025. Tale firma consentirà alla Svizzera di partecipare retroattivamente come Stato associato ai programmi Orizzonte Europa, Euratom ed Europa Digitale dal 1° gennaio 2025.

I nostri ospiti, che rappresentano il mondo politico, economico, sindacale e accademico, aiuteranno a comprendere la rilevanza della posta in gioco.

Vi diamo appuntamento il prossimo 19 settembre 2025, dalle ore 18.00, presso il Teatro sociale di Bellinzona, per questo importante momento di confronto che prevede il seguente programma:

  • Saluto introduttivo di Luca Albertoni, Direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino e di Jon Pult, Consigliere nazionale e Presidente dell’Associazione svizzera di politica estera
  • Intervento del Consigliere federale Ignazio Cassis, Capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE)

Seguirà una discussione con

  • Vania Alleva, Presidente nazionale del sindacato UNIA
  • Monika Rühl, Presidente della Direzione generale di economiesuisse
  • Giovanni Merlini, Avvocato e Presidente della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI)

La discussione sarà moderata da Pietro Bernaschina, Responsabile attualità TV della Radiotelevisione Svizzera di lingua Italiana (RSI).

ISCRIZIONE all’evento

Quando la scuola incontra la sostenibilità: un progetto didattico interdisciplinare sulla RSI

L’esperienza di due docenti del Centro professionale commerciale di Bellinzona – che ha coinvolto la Cc-Ti ed il rapporto di sostenibilità ti-csrreport.ch – in un percorso interdisciplinare sulla Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) che ha coinvolto studenti, aziende e istituzioni locali, trasformando la teoria in consapevolezza concreta.

Il Centro professionale commerciale di Bellinzona

Questa esperienza mi ha davvero aperto gli occhi.” Con queste parole si conclude la riflessione di una studentessa che ha partecipato al progetto didattico interdisciplinare sulla Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI), culminato nella redazione del Rapporto di sostenibilità del Comune di Capriasca.

In queste parole si riflette lo spirito più autentico dell’iniziativa che ci ha coinvolto durante il secondo semestre del 2025, con la classe di maturità tipo Economia a tempo pieno. Ma cosa significa, per chi insegna, accompagnare i giovani in un percorso formativo che rompe le barriere della teoria e incontra la realtà di un territorio? E cosa ha insegnato a docenti e studenti questa esperienza sulla sostenibilità?

Quando abbiamo iniziato a pensare al progetto didattico interdisciplinare per la classe di maturità tipo Economia a tempo pieno, ci siamo subito trovate d’accordo sul tema della responsabilità sociale delle imprese (RSI), ma non immaginavamo quanto ci avrebbe arricchite, come docenti ma anche come persone. Siamo Anna Frapolli, docente di economia aziendale e diritto, e Katia Introzzi Borradori, docente di contabilità e oggi desideriamo raccontarvi la nostra esperienza, soprattutto perché ha rappresentato un importante momento di crescita dei nostri studenti.

Tutto è partito da una domanda: come possiamo rendere concreta e vicina ai giovani la sostenibilità? La RSI ci sembrava un concetto autorevole per far emergere i legami tra ambiente, diritti, comunità e scelte economiche. Ma non volevamo limitarci alla teoria. Volevamo che i nostri studenti vedessero, toccassero con mano, comprendessero in profondità.

L’idea era di mostrare come anche piccole aziende ed enti pubblici possano essere attori responsabili. Ma come fare? Consultando varie fonti abbiamo scoperto la guida per la creazione di un Rapporto di sostenibilità della Camera di commercio e dell’industria del Canton Ticino (Cc-Ti) e li abbiamo contattati. I responsabili Gianluca Pagani e Sergio Trabattoni, CSR manager Cc-Ti, si sono da subito dimostrati disponibili e aperti al confronto. Così è nato il progetto didattico interdisciplinare sulla RSI.

Gli studenti, a coppie, hanno dovuto cercare un’azienda e con la quale collaborare avendo il compito di analizzare le sue pratiche attuali di RSI e di identificare aree di miglioramento potenziale, alfine di proporre soluzioni innovative e pratiche per promuovere una maggiore responsabilità sociale. Tutto ciò, completando il Rapporto di sostenibilità messo a disposizione dalla Cc-Ti.

Le discipline coinvolte sono state diverse: economia, contabilità, scienze, geografia, comunicazione, diritto. Questo ha permesso agli studenti di affrontare il tema della RSI in modo integrato, sviluppando competenze trasversali e una visione sistemica. I ragazzi hanno analizzato dati, intervistato referenti aziendali, studiato normative e casi pratici. Hanno scoperto che “sostenibilità” comprende molti aspetti della vita aziendale: il benessere dei lavoratori, l’efficienza energetica degli edifici, le scelte negli appalti pubblici, l’interazione con la collettività.

La scuola come agente di cambiamento

Il cuore del progetto non è stato solo trasmettere conoscenze, ma stimolare consapevolezza. Parlare di RSI significa anche interrogarsi su cosa significa essere cittadini attivi. Il progetto ha permesso agli studenti di capire che tutte le tipologie di aziende, indipendentemente dalla grandezza o dal settore, possono essere imprese responsabili.

In questo senso, il progetto è diventato anche un’occasione per la scuola stessa di riflettere sul proprio ruolo. Come docenti, ci siamo chieste: stiamo solo insegnando dei contenuti o stiamo formando cittadini consapevoli, pronti a contribuire al cambiamento? Aver proposto questo progetto ai nostri studenti ci ha offerto una risposta concreta.

Dalla teoria alla consapevolezza

Ciò che abbiamo visto accadere, settimana dopo settimana, è qualcosa che va oltre l’apprendimento. Abbiamo assistito a un vero e proprio processo di trasformazione. Gli studenti sono passati dall’analizzare dati aziendali, alla comprensione profonda del significato della RSI. Hanno capito che sostenibilità non è solo ecologia, ma anche giustizia sociale, rispetto dei diritti, economia circolare, consumo consapevole.

Per noi, come docenti, è stato emozionante vederli cambiare sguardo. Vederli entrare in aula con nuove domande, raccontarci ciò che avevano scoperto e proporre idee per migliorare la sostenibilità nella gestione aziendale. Una delle riflessioni più lucide è arrivata proprio da una studentessa, che ha scritto: “Spesso pensiamo che le grandi sfide globali siano troppo lontane da noi, troppo grandi per essere affrontate su scala locale. Ma lavorando su questo progetto ho capito che non è così.” Ed è esattamente ciò che volevamo trasmettere.

Il valore del confronto diretto

Uno degli aspetti più arricchenti è stato il dialogo diretto tra studenti e attori del territorio. La maggior parte delle aziende coinvolte hanno aperto le porte con grande disponibilità, fornendo dati, risposte, materiali, e rendendosi parte attiva del percorso. Questo ha avuto un impatto enorme. Per i ragazzi è stato un passaggio dalla teoria alla realtà. Hanno visto con i propri occhi come si prendono certe decisioni, quali vincoli esistono, e quanta determinazione serve per fare scelte coraggiose.

Il confronto ha anche rivelato una problematica importante. Molti studenti hanno osservato che queste iniziative legate ai rapporti di sostenibilità non sono conosciute. Hanno ragione. La sostenibilità si fa, ma va anche raccontata, condivisa, spiegata. È una delle leve principali per generare coinvolgimento e partecipazione.

Il ruolo della scuola (e delle istituzioni)

Il progetto ci ha anche fatto riflettere su quale ruolo può giocare la scuola nel promuovere la sostenibilità. Spesso si parla di educazione civica, di cittadinanza attiva, di transizione ecologica. Ma se tutto questo resta confinato nei manuali, rischia di perdere forza. Noi crediamo che la scuola debba diventare il ponte tra i giovani e il territorio, tra il pensiero critico e l’azione concreta.

Una consapevolezza che lascia il segno

Alcuni ragazzi hanno rilevato che ora osservano con occhi diversi anche le scelte delle loro famiglie, delle aziende, dei Comuni. Certo, non è stato tutto perfetto. Uno dei punti critici è stato proprio quello di trovare il modo per gli studenti di entrare in contatto con le aziende. Spiegare il progetto affinché fossero pronte e aperte a seguire gli studenti, a rispondere alle loro domande e soprattutto a fornire dati sensibili.

Il risultato finale, il Rapporto di sostenibilità che ogni gruppo di studenti ha redatto per un’azienda diversa, è un documento tecnico, ma anche profondamente umano. Dentro c’è la narrazione di un territorio, ma anche di un percorso di crescita personale. Abbiamo visto le ragazze e i ragazzi cambiare sguardo e imparare a riconoscere valori importanti.

Guardando al futuro: prossimi passi

L’entusiasmo generato ha già messo in moto nuove idee per il prossimo anno scolastico. Ci auspichiamo che questo progetto possa diventare una prassi, perché si è trattato non solo di un’esperienza formativa ma anche profondamente umana. Abbiamo imparato insieme ai nostri studenti. Abbiamo visto che, quando la scuola esce dai confini dell’aula e si apre al territorio, succedono cose belle. Perché la scuola non è solo un luogo dove si trasmettono saperi, ma può diventare un ponte tra i giovani e la società, tra i problemi globali e soluzioni locali. E come ha scritto una delle studentesse coinvolte, “il cambiamento può partire dal basso, da realtà locali e vicine a noi.”

La responsabilità sociale non è un concetto astratto. È un modo di guardare il mondo.


A cura di Anna Frapolli e Katia Introzzi Borradori, docenti del Centro professionale commerciale di Bellinzona

Nuovi derivati di acciaio e alluminio soggetti a dazi aggiuntivi USA

L’Amministrazione statunitense ha esteso l’applicazione dei dazi aggiuntivi del 50% sulle importazioni di acciaio e alluminio, includendo 407 nuove voci tariffarie.

Il Bureau of Industry and Security (BIS) ha aggiunto 407 nuovi codici HTSUS (Harmonized Tariff Schedule of the United States) all’elenco dei derivati dell’acciaio e dell’alluminio soggetti ai dazi addizionali della Sezione 232. Gli elementi non in acciaio e non in alluminio presenti nei prodotti elencati rimangono soggetti ai dazi “reciproci”.

I dazi sui nuovi prodotti entrano in vigore per tutte le merci immesse in consumo o prelevate da deposito per consumo a partire dal 18 agosto 2025 alle ore 00:01 EDT (06:01 ora svizzera). Non sono previste eccezioni per le merci già in transito.

Per i derivati dell’acciaio, le aggiunte riguardano prodotti dei Capitoli HTS: 4, 21, 27, 28, 29, 30, 32, 33, 34, 35, 38, 39, 72, 73, 76, 82, 83, 84, 85, 86, 87 e 94.

Per i derivati dell’alluminio, le aggiunte riguardano prodotti dei Capitoli HTS: 4, 21, 27, 29, 30, 32, 33, 34, 35, 37, 38, 73, 76, 83, 84, 85, 87 e 94.

La CBP ha già pubblicato le linee guida per la corretta dichiarazione delle merci. Gli elenchi aggiornati dei prodotti soggetti alla Sezione 232 sono disponibili a fondo pagina:

IMPORTANTE: si raccomanda di verificare con attenzione le classificazioni tariffarie aggiornate, che includono, tra gli altri, farmaci finiti in confezioni blister (HTSUS 3004.90.9244) e componenti auto.

Entra in vigore l’accordo di libero scambio AELS-India

Il 1° ottobre 2025, entrerà ufficialmente in vigore l’Accordo di partenariato commerciale ed economico globale (TEPA) tra l’Associazione europea di libero scambio (AELS) e l’India, aprendo nuove prospettive per gli scambi bilaterali e rafforzando la competitività delle imprese svizzere sul mercato indiano. Con questo accordo, le aziende esportatrici potranno beneficiare di condizioni tariffarie agevolate e di regole d’origine specifiche, con un impatto diretto sui costi e sull’accesso al mercato.

In questo articolo ci concentriamo sull’export di merci, evidenziando le principali novità normative e operative. Tra queste, spiccano l’uscita dell’India dal sistema di preferenze generalizzate (GSP) e l’aggiornamento automatico delle aliquote preferenziali nella tariffa elettronica Tares. È già possibile prendere visione delle nuove regole d’origine tramite gli Allegati 2A e 2A.1 dell’accordo. Il cumulo è limitato ai prodotti originari dell’AELS e dell’India, con una tolleranza generale del 10% per le regole della lista che richiedono un cambiamento di voce o di capitolo.

Per la prova dell’origine, gli esportatori elvetici potranno utilizzare una dichiarazione di origine redatta in inglese con firma elettronica (riservata agli esportatori autorizzati) oppure un certificato EUR.1, con l’obbligo di conservare la documentazione per almeno cinque anni. Inoltre, le merci originarie dovranno essere spedite direttamente alla destinazione finale (trasporto diretto). È consentito il trasbordo purché senza ulteriori lavorazioni.

Sul piano commerciale, l’India avvierà una graduale eliminazione dei dazi doganali su gran parte dei prodotti (capitoli 1–97, cfr. Appendice 2C.3 all’Allegato 2C | Calendario concessioni India sui prodotti di origine svizzera, per le sigle vedasi l’Allegato 2C | Schedules of India’s Tariff Commitments), mentre negli Stati membri dell’AELS si prevede una riduzione o un’abolizione immediata dei dazi all’entrata in vigore dell’Accordo (cfr. Allegato 2F | Calendario concessioni Svizzera sui prodotti indiani). Queste misure contribuiranno a ridurre i costi di accesso al mercato e a favorire nuove opportunità di export per le imprese.

Dal punto di vista operativo, va considerata la possibilità di imposizione provvisoria nel caso in cui la prova di origine non venga fornita tempestivamente. Le merci già in transito o in deposito doganale al 1° ottobre 2025 potranno comunque beneficiare delle aliquote preferenziali fino al 30 giugno 2026, a condizione che venga successivamente presentata la prova d’origine. È inoltre importante verificare le regole specifiche per i prodotti soggetti a particolari condizioni di impiego.

Per le imprese che operano o intendono operare con l’India, risulta ora  essenziale:

  • verificare la corretta classificazione doganale dei propri prodotti,
  • analizzare le regole d’origine per sfruttare appieno le preferenze,
  • aggiornare le procedure interne per l’emissione di dichiarazioni di origine conformi
  • monitorare attentamente le fasi di riduzione tariffaria in India per cogliere tempestivamente le finestre di opportunità commerciali.

Link utili:

Per domande o approfondimenti (es. tabella di calcolo dello sgravio daziario), potete rivolgervi a:

Monica Zurfluh
Responsabile Commercio Internazionale
T +41 91 911 51 35
zurfluh@cc-ti.ch

Les Chambres latines du commerce et d’industrie (CLCI) dénoncent des droits de douane abusifs

Les Chambres latines du commerce et d’industrie (CLCI) désapprouvent la décision de l’administration Trump d’imposer des droits de douane de 39% sur les exportations suisses vers les États-Unis, dépourvue de toute justification politique et économique.

Les mesures protectionnistes décrétées par les Etats-Unis le 1er août dernier affectent violemment les entreprises exportatrices suisses. Ces dernières subissent l’un des taux les plus élevés du monde (39%), bien plus important que celui appliqué à leurs concurrentes européennes (15%) et du Royaume-Uni (10%). Leur compétitivité s’en trouve drastiquement diminuée alors qu’elle était déjà largement mise à mal par la force du franc. Nombreuses sont les entreprises qui doivent brutalement revoir leur production. Directement ou indirectement, tous les secteurs subiront de lourdes conséquences négatives pouvant aller jusqu’à des licenciements importants.

Les CLCI demandent au Conseil fédéral de maintenir les négociations ouvertes avec les Etats-Unis pour obtenir la solution pragmatique la plus avantageuse possible. Elles expriment leur confiance dans les démarches entreprises par le Gouvernement et entendent sa volonté de renoncer à des contre-mesures punitives qui risqueraient effectivement d’aggraver davantage la situation. En parallèle, les CLCI demandent que le Conseil fédéral poursuive ses efforts diplomatiques afin de diversifier les relations avec d’autres partenaires commerciaux crédibles. Les CLCI attendent notamment un engagement fort des autorités fédérales pour concrétiser les accords bilatéraux avec l’UE, principal partenaire de la Suisse, afin d’offrir la stabilité tant attendue par les entreprises dans un contexte géopolitique incertain.

Les CLCI sont d’avis que des premières mesures temporaires comme des réductions de l’horaire de travail permettraient d’amortir le choc. Pertinentes certes, mais insuffisantes aux vues des circonstances qui imposent des améliorations significatives de nos conditions-cadres, tel qu’un allègement de la fiscalité, de la bureaucratie et des processus administratifs. Toute charge financière supplémentaire pour les entreprises serait particulièrement malvenue. Les chambres du commerce latines en appellent à la cohésion et l’unité nationale face à l’incertitude générale actuelle.

Regrettant et rejetant catégoriquement ce retour à un protectionnisme abusif, les CLCI s’engagent activement à défendre les intérêts des acteurs économiques latins, et plus largement suisses, ainsi qu’à préserver l’attractivité de la place économique du pays dans un contexte international volatil et chaotique.


USA: dazio “reciproco” del 39% sui prodotti svizzeri

Dal 7 agosto 2025, gli Stati Uniti innalzeranno al 39% il dazio reciproco applicato su tutte le importazioni di prodotti di origine svizzera. La nuova aliquota sostituisce quella del 10%, in vigore da aprile, e si aggiunge ai dazi MFN (Most Favoured Nation) già applicati.

Il nuovo dazio è stato formalizzato con l’Executive Order del 31 luglio 2025 (Further Modifying the Reciprocal Tariff Rates), che modifica l’impianto introdotto in aprile con l’Executive Order 14257, contenente la dichiarazione di emergenza economica. L’aliquota, inizialmente fissata al 10%, viene ora portata al 39% ad valorem, calcolata sul valore in dogana.

Il dazio del 39%:

  • si applica alle merci d’origine svizzera, indipendentemente dal Paese di spedizione;
  • è aggiuntivo rispetto ai dazi MFN già previsti nel sistema HTSUS (Harmonized Tariff Schedule of the United States);
  • entrerà in vigore alle ore 00:01 EDT del 7 agosto 2025;
  • non si applica alle merci già caricate a bordo prima di tale orario e immesse in consumo entro il 5 ottobre 2025 (che restano soggette all’aliquota precedente del 10%).

Restano escluse le categorie già indicate nell’Executive Order 14257, tra cui:

  • prodotti soggetti a misure specifiche ai sensi della Section 232 (acciaio, alluminio, automotive, rame);
  • altri beni esplicitamente elencati come esclusi nel testo originale.

Attenzione al transshipment: regole anti-elusione rafforzate

Il provvedimento include una clausola anti-elusione rigorosa: le spedizioni via Paesi terzi volte ad aggirare il dazio sono considerate una violazione grave.

In caso di transshipment irregolare:

  • il dazio sale automaticamente al 40%;
  • si applicano sanzioni secondo il 19 U.S.C. § 1592 e
  • qualsiasi altro dazio, tassa, imposta, prelievo o onere applicabile alle merci in base al Paese di origine.

Le aziende esportatrici devono quindi prestare massima attenzione alla tracciabilità e correttezza della documentazione (certificati d’origine, codifica doganale, prove logistiche).

Confronto internazionale

L’Allegato I dell’ordine esecutivo presenta un sistema di aliquote differenziate per Paese di origine. La Svizzera risulta tra i Paesi più penalizzati, terza dopo Siria (41%) e Laos/Myanmar (40%).

Per l’Unione europea, concorrente diretto dei prodotti svizzeri, si applica invece una struttura modulata:

  • se il dazio MFN è inferiore al 15%, si applica un dazio aggiuntivo per arrivare al 15% totale;
  • se il dazio MFN è pari o superiore al 15%, non si applica alcun dazio aggiuntivo.

Esempio pratico – Confronto prodotti di origine UE e CH:

  • prodotto UE con MFN 6% → dazio totale = 15% (aggiuntivo: 9%);
  • prodotto CH con MFN 6% → dazio totale = 45% (aggiuntivo: 39%).

Il differenziale tariffario (in questo caso del 30%) penalizza fortemente la competitività delle esportazioni svizzere.

Per i Paesi non menzionati nell’Allegato I, rimane in vigore l’aliquota aggiuntiva del 10% prevista dall’ordine esecutivo di aprile.

Prospettive e possibili evoluzioni

L’ordine esecutivo prevede la possibilità di rinegoziazione o revoca delle tariffe qualora gli Stati interessati, tra cui la Svizzera, concludano accordi commerciali o di sicurezza significativi con gli Stati Uniti.

Il Consiglio federale è ora chiamato a valutare contromisure diplomatiche e a riaprire il dialogo con Washington per tutelare l’accesso al mercato statunitense alle aziende elvetiche.


La Cc-Ti nei media

Il Consiglio federale proroga nuovamente la durata massima dell’indennità per lavoro ridotto

L’ordinanza modificata entra in vigore il 1° agosto 2025 e sarà valida fino al 31 luglio 2026.

Alla luce delle tensioni che caratterizzano le condizioni quadro dell’economia, il 14 maggio 2025 il Consiglio federale ha deciso di prolungare nuovamente la durata massima di riscossione dell’indennità per lavoro ridotto (ILR) da dodici a diciotto mesi. In questo modo le aziende potranno pianificare con maggior sicurezza.

L’ulteriore estensione della durata massima di riscossione dell’ILR si basa sugli ultimi dati del gruppo di esperti della Confederazione per le previsioni congiunturali. Nel 2025 e 2026 si prevede un leggero aumento del tasso di disoccupazione, al 2,8%. Non dovrebbe quindi verificarsi una ripresa del mercato del lavoro, ma sarebbero soddisfatte le disposizioni di legge per una proroga temporanea della durata massima d riscossione dell’ILR. Le aziende avranno così la possibilità di beneficiare dell’ILR fino a diciotto mesi, per i dipendenti che soddisfano i requisiti di ammissibilità.

È questa la risposta della Confederazione alla crescita dell’economia svizzera che si mantiene inferiore alla media, aggravata dalle incertezze internazionali che caratterizzano la politica commerciale ed economica. La decisione degli Stati Uniti del 2 aprile 2025 di imporre ulteriori dazi sui beni svizzeri ha fatto aumentare la probabilità che la congiuntura si sviluppi in modo meno favorevole di quanto previsto. L’industria dei macchinari, metalmeccanica ed elettrica (industria MEM) e l’orologeria sono settori particolarmente colpiti dalla persistente debolezza congiunturale, nonché particolarmente interessati a beneficiare dell’ILR.

Il prolungamento della durata per beneficiare dell’ILR offre a queste aziende una preziosa sicurezza per pianificare e adattarsi alla difficile situazione economica, ad esempio sfruttando nuove opportunità commerciali e mercati di vendita. L’obiettivo è di contrastare un’impennata della disoccupazione. In questo modo, le imprese possono conservare i propri effettivi a fronte di perdite di lavoro temporanee e quindi garantire i posti di lavoro. Sono inoltre allo studio ulteriori misure per alleggerire gli oneri amministrativi legati all’ILR.

Fonte: CF – https://www.news.admin.ch/it/newnsb/Vu1hEvH5KKVkZVC5PdkYF

Articolo precedente pubblicato dal DFE

Fine dell’esenzione “de minimis”: una nuova era per le esportazioni verso gli Stati Uniti

A partire dal 29 agosto 2025, ogni spedizione commerciale verso gli Stati Uniti sarà soggetta a dazi doganali, a prescindere dal valore della merce.

Con un ordine esecutivo firmato il 30 luglio, l’amministrazione statunitense ha decretato la sospensione globale del regime “de minimis”, che finora permetteva di importare beni sotto gli 800 dollari senza oneri doganali.

Si tratta di un cambiamento significativo per molte aziende esportatrici, soprattutto per quelle attive nell’e-commerce, nella vendita diretta al consumatore o nell’invio di piccoli lotti. Con soli 30 giorni a disposizione, queste imprese sono ora chiamate a rivedere rapidamente le proprie strategie di export: dall’adeguamento dei prezzi per assorbire i nuovi costi doganali, alla possibile centralizzazione della logistica negli Stati Uniti, fino al rafforzamento del coordinamento con partner importatori e spedizionieri locali.

Un cambio di rotta strategico

Secondo la Casa Bianca, la misura mira a contrastare abusi sistematici del sistema de minimis, incluso l’ingresso di merci contraffatte, insicure o legate al traffico di oppioidi sintetici. A ciò si aggiunge una crescita esponenziale delle spedizioni esenti da dazi: da 134 milioni nel 2015 a oltre 1,3 miliardi nel 2024.

Le nuove regole tariffarie

Con la fine dell’esenzione, tutte le spedizioni commerciali saranno soggette al regime doganale ordinario, che prevede:

  • dazio MFN
  • dazio ad valorem, calcolato sull’aliquota IEEPA (International Emergency Economic Powers Act) applicabile al Paese d’origine
  • eventuali altri dazi specifici
  • obbligo di dichiarazione doganale completa tramite il sistema ACE (Automated Commercial Environment), con codice tariffario HS, valore, origine e documentazione commerciale.

Eccezione temporanea per i pacchi postali

Per un periodo transitorio di sei mesi, le spedizioni effettuate attraverso servizi postali ufficiali potranno beneficiare di un regime semplificato, a scelta:

  • applicazione del dazio ad valorem, calcolato sull’aliquota IEEPA (International Emergency Economic Powers Act) applicabile al Paese d’origine; oppure
  • applicazione di una tariffa fissa per pacco, compresa tra 80 e 200 dollari, a seconda della merce e del volume (la tariffa dipende dall’aliquota IEEPA applicata al Paese d’origine.

Al termine dei sei mesi, anche i pacchi postali saranno pienamente soggetti al regime ordinario con dazio MFN, dazio ad valorem basato sulle aliquote IEEPA e eventuali altri dazi.

Obblighi di garanzia

Per garantire la corretta riscossione dei dazi introdotti dal nuovo Executive Order, la U.S. Customs and Border Protection (CBP) può richiedere garanzie finanziarie specifiche.

Altri link utili

Fact sheet “President Donald J. Trump is Protecting the United States’ National Security and Economy by Suspending the De Minimis Exemption for Commercial Shipments Globally”

Visioni trasversali su situazioni complesse

Intervista con Veronica Morabito, Invoicing and Shipping Manager, Pagani Pens SA

Gli studenti del corso “Specialista in commercio estero con attestato professionale federale” in visita presso la ditta Pagani Pens lo scorso 9 maggio 2025. Nella foto (al centro) anche Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino

Raccogliamo le impressioni di una partecipante al percorso formativo di gestione
aziendale che porta all’ottenimento del titolo “Specialista in commercio estero con attestato professionale federale” – un’altra proposta della Cc-Ti.

Signora Morabito, quali sono gli obiettivi che si è posta all’inizio del corso?

Ho iniziato questo percorso per migliorare le mie competenze nell’ambito del commercio estero, sia per interesse personale ma, soprattutto, per poter essere più performante nell’ambito lavorativo. Avevo già partecipato a diverse formazioni presso la Cc-Ti, ma avevo l’esigenza di seguire un percorso strutturato che mi fornisse una visione più completa. La possibilità, poi, di conseguire un attestato federale mi ha offerto un ulteriore stimolo per intraprendere questa sfida.

Come pensa che queste nuove competenze apprese possano concretamente contribuire allo sviluppo della vostra azienda?

Le nuove competenze apprese rappresentano un valore aggiunto significativo per lo sviluppo della nostra azienda, basata sul commercio nazionale ed internazionale. Il corso fornisce una visione trasversale che permette di gestire in modo consapevole situazioni complesse come, ad esempio, l’introduzione di dazi, i conflitti geopolitici e l’instabilità dei mercati globali. Queste competenze rafforzano la nostra capacità di adattarci rapidamente ai cambiamenti, prendere decisioni strategiche più informate e individuare nuove opportunità di sviluppo anche in contesti incerti.

Qual è stata l’esperienza formativa maturata finora?

Durante questo corso abbiamo avuto modo di affrontare concetti chiave legati al mondo del marketing e della gestione delle risorse umane, ma anche e, soprattutto, temi centrali come le pratiche doganali, gli Incoterms e le dinamiche dei mercati internazionali. Inoltre, l’approfondimento sull’IVA, sia in ambito svizzero che europeo, si sta rivelando particolarmente utile per ottimizzare le procedure fiscali ed adottare soluzioni strategiche che riducano i costi e i rischi nelle transazioni internazionali.

Costa Rica: una piattaforma strategica in America centrale

In un contesto geopolitico sempre più instabile, la diversificazione dei mercati di sbocco e di approvvigionamento rappresenta oggi una priorità strategica per le aziende. Nel quadro delle attività della Cc-Ti a sostegno dei propri associati, il direttore Luca Albertoni e la responsabile del settore Commercio internazionale Monica Zurfluh hanno recentemente avuto modo di dialogare con S.E. Ana Gabriela Massey Machado, Ambasciatrice del Costa Rica in Svizzera, e con Arianna Scuncio, Assistente amministrativa presso la stessa Ambasciata, per analizzare il potenziale di questo mercato dinamico e in evoluzione, con settori strategici in forte crescita.

Relazioni economiche consolidate

Il Costa Rica si conferma il principale partner commerciale della Svizzera in America Centrale. Nel 2024, la Svizzera ha importato beni costaricani – principalmente prodotti agricoli – per 160 milioni di franchi svizzeri, mentre le esportazioni elvetiche verso il Paese centroamericano hanno raggiunto i 211 milioni di franchi, costituite in gran parte da prodotti farmaceutici, dispositivi medici e strumenti di precisione, orologi, gioielli e macchinari. Questo scambio è facilitato dall’Accordo di libero scambio tra l’AELS e la Costa Rica, in vigore dal 2014.
Alla fine del 2023, gli investimenti diretti svizzeri nel Paese ammontavano a circa 2 miliardi di franchi e le imprese svizzere presenti sul territorio davano lavoro a 3’785 persone.

Un hub regionale per l’innovazione e i servizi

Sebbene il mercato locale sia relativamente piccolo (circa 5 milioni di abitanti), il Costa Rica si distingue come piattaforma regionale per operazioni industriali e commerciali. Negli ultimi vent’anni, il Paese ha puntato con decisione sulla diversificazione economica e sull’attrazione di investimenti ad alto valore aggiunto, in particolare nei settori tecnologici. Un esempio emblematico è la zona franca di Coyol, oggi riconosciuta come uno dei cluster medtech e di manifattura avanzata più avanzati dell’America Latina.
Il Paese offre inoltre solide competenze in ambiti come servizi digitali, ingegneria, back-office e servizi condivisi.

Un’occasione unica: il Costa Rica Trade and Investment Summit

Per le aziende interessate ad approfondire le opportunità offerte dal mercato costaricano, si segnala la prima edizione del “Costa Rica Trade and Investment Summit”, in programma dal 1° al 5 settembre 2025.
Organizzato da PROCOMER, l’agenzia per la promozione del commercio estero del Paese, il Summit rappresenta il più importante evento di business e promozione degli investimenti dell’intera regione.
L’iniziativa riunirà oltre 400 investitori e acquirenti internazionali da più di 45 Paesi, insieme a 1’000 esportatori e multinazionali, con l’obiettivo di generare oltre 3’200 incontri d’affari personalizzati. I partecipanti avranno accesso ad agende di incontri B2B su misura, visite a parchi industriali e zone franche, missioni settoriali e sessioni di networking e conferenze tematiche.
I settori coinvolti includono: alimenti trasformati, frutta fresca, servizi, industria manifatturiera e altro ancora.

Supporto logistico per i partecipanti

PROCOMER coprirà per gli ospiti internazionali alloggio, pasti e trasporti interni durante l’intero evento. Le aziende partecipanti dovranno farsi carico solo delle spese di viaggio aereo fino a San José, capitale del Paese.

Perché il Costa Rica?

Stabilità politica, sostenibilità ambientale, alto livello di istruzione della forza lavoro, un ambiente economico aperto e un contesto normativo favorevole agli investimenti fanno del Costa Rica una destinazione privilegiata per le imprese innovative, aperte ai mercati globali e che puntano ad espandersi in Centro America.

Contatti e iscrizione

Per ulteriori dettagli e per registrarsi al Costa Rica Trade and Investment Summit 2025, non esitate a visitare il sito ufficiale di PROCOMER o contattare l’Ambasciata del Costa Rica in Svizzera (T +41 31 372 78 87, embcr-ch@rree.go.cr).