Le sponsorizzazioni nel mondo aziendale

La sponsorizzazione è al giorno d’oggi una delle più importanti leve di comunicazione. Sempre più aziende scelgono questo canale come strumento per promuovere la propria immagine e accrescere la notorietà.

Brand awareness

Che sia a sostegno di un’iniziativa sportiva, sociale o di carattere culturale, lo sponsoring è un mezzo di promozione che porta con sé molteplici vantaggi. Il marchio viene pubblicizzato ed al contempo si dà un contributo alla collettività, diffondendo un’immagine positiva dell’azienda. La sponsorizzazione contribuisce infatti alla creazione di una reputazione dell’azienda e del suo nome. L’attività di sponsoring diventa quindi una pratica molto importante e quasi indispensabile al giorno d’oggi, per farsi conoscere e creare un buon valore sociale intorno al proprio marchio in un determinato territorio.

Ma in che modo si trasmette la filosofia della propria azienda al pubblico? Innanzitutto, scegliendo la sponsorizzazione di un’iniziativa che rispecchi i valori e l’operato aziendale, che abbia obiettivi simili a quelli dello sponsor. È importante che ci sia un’identificazione emozionale, ovvero che il messaggio trasmesso da un determinato evento, iniziativa o testimonial, rispecchi i valori dello sponsor. Solo così il pubblico potrà visualizzare il nome e crearsi un’opinione sul marchio associandolo all’evento stesso.

In Svizzera ad esempio le aziende scelgono maggiormente la sponsorizzazione di eventi sportivi, seguiti da eventi culturali, di responsabilità sociale e infine il settore dei media (tv, cinema, stampa, ecc.).

La sponsorizzazione è anche un canale che consente di raggiungere un elevato numero di persone che in altro modo forse non si riuscirebbe a raggiungere, di ampliare la rete di contatti aziendale e creare opportunità di collaborazione con nuovi potenziali clienti.

Testo redatto da
Beat Weidmann, Head of Distribution Channels & Sponsoring, Cornèrcard

Inventare o innovare?

Non è necessariamente la stessa cosa. La storia conta una quantità infinita di invenzioni. Solo alcune di esse hanno però dato una spinta all’innovazione. Ma cosa significa oggi innovare?

Il verbo “Innovare” e tutte le sue possibili declinazioni, è tra i più in voga. Preceduto forse da “digitalizzare” e affini. Viviamo in un’epoca  caratterizzata dal facile accesso alle informazioni di tutti i generi e, paradossalmente, al rilancio spesso superficiale di quelle che ci paiono di maggior effetto e al successo mediatico di quelle che i più preferiscono ascoltare. Un’epoca apparentemente in grado di archiviare nuove idee con una velocità disarmante e che rischia di volgarizzare il concetto di “innovativo”.

In realtà i ritrovati tecnologici che abbagliano quasi quotidianamente i nostri stupiti sguardi, sono per lo più invenzioni. Molte delle quali veramente strabilianti e non necessariamente legate esclusivamente alla storia contemporanea. Già più di un secolo fa, l’economista austriaco Joseph Alois Schumpeter (1883 – 1950) sottolineava la differenza tra “invenzione” e “innovazione”. Se la prima può produrre idee o prodotti talvolta geniali, la seconda ne fa seguire l’applicazione pratica e la conseguente diffusione commerciale, certificante un determinato livello di utilità. Il primo passo non porta automaticamente al secondo. E viceversa. Molto spesso il nuovo, l’inaspettato, il dirompente, emerge cambiando semplicemente prospettiva. Analizzando un’organizzazione aziendale, un processo o un servizio già esistenti, possiamo immaginarli in una rappresentazione grafica in cui ruotiamo la visuale, agendo su un’asse mai considerato prima d’ora.

Ma come introdurre elementi di innovazione nella propria attività? Il metodo più efficace prevede il ricorso a risorse esterne. Un consulente o un coach, in grado di organizzare un lavoro di gruppo extra-muros, può aiutare ad analizzare la situazione da punti di vista diversi, andando oltre gli schemi predefiniti e trovando spunti per nuovi concetti. Una formula spesso vincente è rappresentata dal Co-Creation Workshop, una forma collaborativa che può aprire scenari inaspettati e, allo stesso tempo, migliorare la coesione del gruppo di lavoro.

Essere innovatori, oggi più che mai, è saper mettere in discussione abitudini consolidate, visualizzare elementi apparentemente insignificanti e lasciarsi alle spalle paradigmi dogmatici. Il tutto a patto che non manchi l’elemento più indispensabile di tutti: una sana curiosità per ciò che non conosciamo.

Testo redatto da
Carlo Secchi, Sales Director Swisscom (Svizzera) SA Enterprise Customers, Bellinzona

La Cina e le sue curiosità

La Cc-Ti si appresta a tornare in Cina con una missione organizzata in collaborazione con la Città di Lugano, la Swiss Chinese Chamber of commerce, Swiss Centers China e S-GE. Vorremmo quindi cogliere l’occasione per dedicare uno spazio ai “do’s and dont’s” di questo Paese.

Nei contatti di business, per esempio, è importante arrivare puntuale agli incontri, non arrivare per tempo potrebbe essere percepito come estremamente irrispettoso. Salutare in cinese prima di iniziare la discussione è sempre apprezzato. È consigliato, inoltre, limitarsi a salutare verbalmente, invece di stringere la mano. Abbracciarsi o baciarsi non è comune in Cina, basta un leggero cenno col capo. Negli incontri di business non bisogna puntare subito al risultato, ma coltivare anche le relazioni. Non presentarsi mai a mani vuote! Durante qualsiasi tipo di incontro è uso scambiarsi regali in segno di gentilezza e amicizia. Quando qualcuno offre un regalo, accettarlo con entrambe le mani e utilizzarle entrambe mentre si offre il proprio. Il medesimo consiglio vale per il biglietto da visita. Fatto curioso: non regalare un orologio in quanto nella cultura cinese rimanda al funerale. Allo stesso modo, meglio evitare di offrire forbici e altri oggetti appuntiti poiché rappresentano il taglio delle relazioni. Unica eccezione è il tradizionale coltellino svizzero, sempre molto apprezzato dai Cinesi! In merito ai colori, rosso e oro sono di buon auspicio, mentre è meglio evitare di vestirsi di bianco in quanto in Cina è associato al lutto.

Al ristorante

Alle nostre latitudini è educazione finire quello che si ha nel piatto, in Cina è invece uso lasciare una piccola parte di cibo come segno di aver mangiato abbastanza. Provare tutto: è educazione assaggiare ogni piatto disponibile. Non bisogna lasciare la mancia infatti la maggior parte dei ristoranti non hanno una politica al riguardo e i camerieri sono spesso a disagio poiché è considerato un gesto sgarbato. Su una tavola cinese troverete sempre del pesce, è segno di buon auspicio.

Per concludere un’ultima curiosità, We-Chat è l’alternativa a Whatsapp ed è molto utilizzato, anche per i contatti lavorativi. La prima versione di We-Chat è stata distribuita nel 2011 e conta attualmente oltre 980 milioni di utenti. Non si tratta unicamente di un sistema di messaggistica, ma permette per esempio di completare transazioni online e trasferire denaro. Si può persino pagare il taxi con We-Chat.

Maggiori dettagli sulla missione in Cina di novembre 2019 sono disponibili qui o contattando il nostro International Desk.

Attenzione alle proposte di lavoro online troppo allettanti!

Annunci di lavoro online che traggono in inganno: ancora valida l’allerta

La richiesta di prudenza perdura anche con l’inizio dell’autunno, la ripresa delle scuole e il rientro dalle ferie. Se già un mese fa avevamo reso noto di una truffa online con offerte di lavoro fasulle, oggi l’annuncio di prestare attenzione a queste truffe viene riproposto direttamente dalla Polizia cantonale, che in una nota stampa allerta i cittadini.

Nel comunicato stampa diramato si riferisce come, negli scorsi giorni, siano giunte alla Polizia cantonale segnalazioni relative a malviventi che cercano di reclutare persone tramite varie piattaforme online con lo scopo di utilizzare i loro conti bancari per trasferire denaro ottenuto in modo illecito. Le inserzioni si rivolgono spesso a persone in cerca di lavoro o che si trovano in una situazione finanziaria difficile. Occorre usare grande prudenza.

Invitiamo pertanto a continuare a prestare la dovuta cautela e in caso di dubbio, volentieri, siamo a disposizione.

Attori consapevoli della rivoluzione digitale

Sino a pochi decenni fa ogni impresa poteva contare su un proprio modello di business consolidato che le permetteva di andare avanti tranquillamente per anni. Oggi per restare competitivi bisogna innovare costantemente anche il modello di affari.

“I nuovi modelli di business sono efficaci perché non hanno costrizioni con il passato, abitudini da rispettare o paure su come affrontare il futuro. Sono molto flessibili, facilmente adattabili e consentono di accedere in modo fruibile all’ industria 4.0, per essere, dunque, attori consapevoli della rivoluzione digitale” spiega Lorenza Bernasconi CFO e Partner di Gruppo Sicurezza.

Lorenza Bernasconi, CFO e Partner Gruppo Sicurezza

A cosa bisogna stare attenti in questo processo di adattamento continuo?

“Il punto che richiede particolare attenzione è la risorsa umana dell’impresa che, per definizione, può essere refrattaria al cambiamento e ai nuovi modi di lavorare. Perché abbandonare ciò che si conosce e che funziona, per lanciarsi nell’ignoto, non sicuri di ottenere dei risultati? Questa è la domanda più pericolosa, a cui bisogna replicare con risposte efficaci e metodi di lavoro chiari”.

Che fare, quindi?

“Una formazione oculata, una visione chiara e costantemente condivisa, un’implementazione di processi e nuove tecnologie nella struttura aziendale, le permetteranno di cavalcare l’onda, di generare valore e cambiamenti che produrranno ulteriore valore aggiunto”.

La trasformazione digitale come incide sul business model della sua azienda?

“In modo disruptivo direi. Noi abbiamo vissuto il cambiamento della digitalizzazione con qualche anno di anticipo. Difatti, abbiamo sempre creduto in un modello di business orientato più al servizio e meno al prodotto, e questo già nel 2000, lavorando con i dati e offrendo soluzioni che adottavano tecnologie innovative e predittive. L’inizio è stato più tortuoso perché il mercato non era pronto a vivere il mondo della sicurezza tramite i servizi erogati da una control room. Ma l’avvento della globalizzazione ci ha dato una velocità e una preparazione tali da renderci oggi leader nel mercato della sicurezza globale. Ciò significa che abbiamo anche modificato la sicurezza meccanica in  sicurezza digitale, per offrire ai nostri utenti soluzioni fruibili, scalabili, intelligenti e con un giusto valore”.

Aggiornare il modello di affari richiede una specifica cultura aziendale?

“Nell’era della digitalizzazione il business è global, è quindi necessaria un’impostazione del tutto diversa che influirà sulla cultura aziendale in modo radicale. Gli orari non esistono più: con Internet il consumatore, dal divano di casa, acquista ogni genere di prodotti e servizi la sera o nei week-end. La cultura aziendale va adattata alle nuove esigenze del mercato. Le imprese che sapranno investire su nuovi modelli di business, che sapranno formare e considerare la risorsa umana come un talento che le permette di esprimere al meglio il proprio valore, avranno un futuro di successo nell’economia digitale”.

Innovare il modello di business assicura il successo dell’impresa

Uno strumento nella gestione aziendale al centro dell’impegno della Cc-Ti.

 

Maggiore è lo sviluppo tecnologico, minore è la disoccupazione

 

Per ogni impresa, grande o piccola che sia, l’innovazione (quella tecnologica in particolare) è il fattore decisivo per la sua competitività. Del resto, l’imprenditore, per definizione, deve sempre essere innovativo se vuole perdurare sul mercato, per cui il costante adattamento del proprio modello di business diventa essenziale. Oggi, l’innovazione rischia di non produrre gli effetti sperati se a essa non corrisponde un business model capace di sfruttarla efficacemente e di configurare un’offerta commisurata alle esigenze di clienti, fornitori e partner commerciali. In una realtà di mercato sempre più complessa e dipendente da un numero crescente di fattori, l’analisi critica dell’attività rapportata agli obiettivi produttivi, l’organizzazione aziendale, l’uso delle risorse e la commercializzazione sono una necessità indifferibile. Analisi da effettuare oggi con frequenza molto maggiore rispetto al passato, data la velocità dei cambiamenti in atto in qualsiasi settore.
Le novità spesso intimidiscono e costringono a sforzi non indifferenti in termini di tempo, di mezzi finanziari e di personale per poter sfruttare commercialmente una nuova tecnologia.
Ma è un passaggio obbligato affinché l’innovazione non resti un concetto astratto. Lo scopo è che l’evoluzione si traduca in un’acquisizione di valore e rafforzi la competitività dell’impresa. A questo problema cruciale per il vigore di ogni azienda, la Cc-Ti dedicherà prossimamente un evento puntuale a tema “Nuovi modelli di business per innovare”. Secondo una ricerca del Boston Consulting Group, le imprese che innovano il modello di business hanno un vantaggio competitivo dell’8,5% in più sugli utili nell’arco di tre anni, dunque molto al di sopra rispetto a chi realizza solo innovazione di prodotto o di processo, oppure che non innova affatto.
È perciò necessaria una cultura aziendale che, oltre a puntare sull’innovazione tecnologica continua, sappia anche rivedere costantemente il modello di affari, uscendo dalla pericolosa trappola del “ma noi abbiamo fatto sempre così”. Questo vale per tutte le categorie di aziende, perché l’evoluzione tecnologica offre opportunità non solo alle grandi aziende, ma anche alle PMI e ai lavoratori indipendenti. Uber, Airbnb, Wework sono esempi illuminanti in questo senso, al di là delle critiche, giustificate o meno, su taluni risvolti dei rispettivi modelli d’affari. Anche per le piccole realtà, ma di grande valore, come a esempio il coiffeur di Giubiasco che ha reinventato la conduzione del suo salone, l’“Andrioletti Parrucchieri Fashion”, grazie a un’applicazione che permette ai clienti di prenotare online il servizio desiderato, scegliere da chi essere serviti, verificare i tempi necessari, ecc., nondimeno consente a questa impresa di calcolare giorno per giorno la redditività del salone, il consumo dei prodotti di uso corrente, di verificare le registrazioni di cassa e di fare proiezioni sull’andamento degli affari. Un significativo esempio di come la tecnologia possa essere accessibile per tutti.

Germania: principale partner per l’export elvetico

Continuano gli eventi Paese promossi dalla Cc-Ti in stretta collaborazione con Switzerland Global Enterprise volti a presentare le opportunità per le aziende ticinesi che desiderano esportare i loro prodotti all’estero. Dopo aver approfondito il Canada e il Giappone, il prossimo 19 settembre è il turno della Germania.

Potenza mondiale e leader delle nazioni europee, con i suoi oltre 80 milioni di cittadini la Germania è la terza nazione più grande al mondo in fatto di esportazioni. L’economia è sostenuta da grandi imprese multinazionali e da un’ampia base di piccole e medie imprese (il 99,3% di tutte le aziende, oltre il 60% dei posti di lavoro e il 47% del PIL). I tre stati federali del Baden-Württemberg, della Baviera e della Renania settentrionale-Vestfalia contribuiscono per oltre la metà del PIL.

Primo mercato d’esportazione per le imprese elvetiche, la Germania rappresenta un partner fondamentale per la sua vicinanza geografica e culturale. Non a caso, il volume commerciale della Svizzera con il Baden-Württemberg equivale a quello con la Cina. La Germania è un mercato importante soprattutto per l’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica (industria MEM) nonché per il settore dell’industria farmaceutica. Come per tutte le nicchie tedesche, il mercato si presenta già molto attivo e per potersi posizionare in qualità di leader, gli esportatori svizzeri devono sottolineare l’unicità e la qualità “Swiss Made” dei loro prodotti. Il prezzo inoltre è un fattore fondamentale per poter introdursi con successo nel mercato.

Durante l’incontro informativo previsto al Gran Hotel Villa Castagnola e al quale sono invitate tutte le aziende interessate, i partecipanti verranno sensibilizzati sulla situazione macroeconomica della Germania, sulle opportunità d’affari nonché sulle problematiche commerciali più ricorrenti. Infine, come di consueto, grazie alla collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), vi è la possibilità di fissare dei colloqui individuali gratuiti per una consulenza mirata durante la giornata.

Articolo a cura di

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

La Cc-Ti nella tutela del territorio

Sostenibilità ambientale e innovazione: l’impegno delle imprese.

Per le aziende ticinesi la sostenibilità ambientale, oggi al centro del dibattito pubblico, non è un semplice slogan, ma una realtà concreta, espressione di una cultura d’impresa ormai consolidata in cui la tutela della natura e la redditività economica non sono termini antitetici. Tutt’altro. Lo dimostrano gli ultimi dati dell’Aenec (l’Agenzia dell’energia per l’economia), che accompagna centinaia di aziende del nostro Cantone nell’implementare le misure necessarie a ridurre l’impatto ambientale e soddisfare gli obiettivi fissati dalla Confederazione per l’efficienza energetica e la protezione del clima. Nel 2017, le 309 imprese ticinesi che hanno partecipato al programma Aenec hanno prodotto 7’300 tonnellate di CO2 in meno e risparmiato 55’500 Mwh di energia elettrica, ossia l’equivalente di una bolletta da 5 milioni di franchi. Ma questo è solo un aspetto dell’impegno degli imprenditori a favore dell’ambiente.

Sono ormai numerose le imprese che hanno incentivato la mobilità sostenibile per i dipendenti: car pooling, navette aziendali e contributi per gli abbonamenti ai trasporti pubblici, che favoriscono diverse modalità di smart work, tra cui il telelavoro, o che catturano la sensibilità ambientale dei loro collaboratori anche attraverso specifici corsi di formazione.

Un terreno che vede in prima linea anche la Cc-Ti che, nella persona di Gianluca Pagani CSR Manager, lavora per incrementare la Corporate Social Responsibility delle imprese e migliorare l’impatto sociale e ambientale delle loro attività. La tutela dell’ecosistema, per ogni vero imprenditore, è sinonimo di protezione del territorio, perché l’impresa è per sua natura espressione diretta del luogo in cui opera, dei legami sociali, culturali e umani che crea con esso. È prodotto di un radicamento nel territorio che dà un valore più immediatamente riconoscibile all’attività imprenditoriale, all’immagine e alla reputazione stessa dell’azienda.
Ora le tecnologie digitali offrono opportunità inedite per una crescita sostenibile. Permettono, difatti, un uso più razionale delle risorse, una più efficace organizzazione aziendale, un’ottimizzazione delle filiere produttive e una migliore efficienza energetica, evitando inutili sprechi e riducendo le emissioni nocive.
Dalla combinazione tra queste tecnologie e sostenibilità ambientale sono già nate nuove forme di economia: la sharing economy, l’economia on demand, l’economia dei dati, nuove modalità di lavoro e anche un più attento approccio ai consumi, ad esempio la blockchain, tecnologia che permette di tracciare esattamente la provenienza e i passaggi fondamentali di ogni merce.

La trasformazione digitale non assicura una maggiore sostenibilità solo nei processi produttivi, ma l’estende a tutta l’organizzazione della società. Basta pensare all’uso dei big data per rendere più efficienti i grandi servizi collettivi, dalla distribuzione idrica e dell’energia elettrica allo smaltimento dei rifiuti. Per arrivare alla gestione del traffico che ha visto anche in Svizzera esperienze molto promettenti, con soluzioni innovative che, purtroppo, faticano ancora a farsi strada in Ticino.

Nuova truffa online con finte offerte di lavoro

Attenzione! È in atto in questo periodo una manovra fraudolenta che propone offerte di lavoro nel Canton Ticino con riferimenti poco chiari.

Come già successo circa tre anni fa, è nuovamente in corso un raggiro che offre posti di lavoro fasulli. Si propongono lavori inesistenti, con richieste di versamento di soldi per attestati fittizi mal scritti e pieni di errori di ortografia; ma con loghi e nomi di enti ticinesi e stranieri altisonanti e ufficiali che possono far cadere in inganno. Per le informazioni supplementari è indicato di chiamare un numero di telefono che risulta poi essere nella Repubblica Ceca.

Rendiamo attenti che la Cc-Ti è totalmente estranea ai fatti e invita quindi a prestare attenzione a simili richieste e ad eventualmente segnalare ogni tipo di richiesta che risulta inappropriata.

Eventuali abusi possono esserci segnalati via email.

Nuovo attacco informatico anche per alcune aziende svizzere

Nelle scorse settimane le imprese svizzere sono state bersaglio di un nuovo tipo d’attacco, con cui aggressori sconosciuti hanno infiltrato con successo reti aziendali e cifrato ampiamente i loro dati per mezzo di ransomware.

Aggiornamento ransomware: nuova procedura

La Centrale d’annuncio e d’analisi per la sicurezza dell’informazione della Confederazione (MELANI) ha diramato una nota stampa nella quale impone prudenza: il ransomware, un tipo di malware che si infiltra nelle reti aziendali e cifra i dati contenuti infettando il sistema con un virus informatico.

Di cosa si tratta?

Un ransomware è un tipo di virus informatico o malware che limita l’accesso del dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto (ransom in inglese) da pagare per rimuovere la limitazione.

Dall’inizio di luglio sono stati annunciati più volte attacchi informatici, per i quali gli aggressori hanno utilizzato una nuova procedura. Alcune imprese svizzere sono state attaccate in modo mirato tramite e-mail nocive (secondo il fenomeno conosciuto come “spear phishing”).

Al momento sono stati resi noti i seguenti scenari d’attacco:

  • Gli aggressori inviano e-mail nocive in modo mirato alle aziende al fine di infettarle con dei ransomware. In genere le e-mail contengono un link che riporta a una pagina infetta o a un allegato nocivo.
  • Su specifici forum internet è possibile acquistare l’accesso a computer compromessi di ditte svizzere. Questi dispositivi sono generalmente infetti con i malware “Emotet”, “TrickBot” o, in singoli casi, con “Qbot”. Organizzazioni criminali “acquistano” i computer infetti, per infiltrare la rete della vittima.
  • Gli aggressori scannerizzano internet alla ricerca di server VPN e Terminal server aperti e provano ad ottenere l’accesso tramite attacchi brute force.

In tutte le varianti proposte i criminali utilizzano ulteriori strumenti d’attacco, a esempio “Cobalt Strike” o “Metasploit”, per ottenere i necessari diritti d’accesso dell’azienda. Se hanno successo collocano sui sistemi prescelti un ransomware (ad esempio “Ryuk”, “LockerGoga”, “MegaCortex”, ecc.) che cifra tutti i dati.

 MELANI consiglia di

  • Effettuare regolarmente una copia di sicurezza (backup) dei dati, ad esempio, sul disco rigido esterno. Utilizzare a questo scopo un programma che permetta di effettuare il backup regolarmente (schema nonno-padre-figlio [giornaliero, settimanale, mensile] / minimo due gerarchie). Gli aggressori possono eliminare o cifrare tutti i backup ai quali riescono ad accedere, pertanto è importante che la copia di sicurezza sia salvata offline, ovvero su un supporto esterno (ad esempio su un disco rigido esterno);
  • Assicurarsi che i provider che offrono soluzioni cloud generino al meno due gerarchie, analogamente ai salvataggi di dati classici. L’accesso ai backup su cloud deve essere protetto dai ransomware, ad esempio tramite l’utilizzo di un secondo fattore di autenticazione per operazioni sensibili.
  • Sia il sistema operativo sia tutte le applicazioni installate sul computer e sul server (ad es. Adobe Reader, Adobe Flash, Java, ecc.) devono essere costantemente aggiornati. Se disponibile, è meglio utilizzare la funzione di aggiornamento automatico;
  • Controllare la qualità dei backup e esercitatene l’istallazione in modo che, nel caso di necessità, non venga perso tempo prezioso.
  • Proteggere tutte le risorse accessibili da internet (ad es. terminal server, RAS, accessi VPN, ecc.) con l’autenticazione a due fattori (2FA). Mettete un Terminal server dietro un portale VPN.
  • Bloccare la ricezione di allegati e-mail pericolosi nel Gateway della vostra mail. Informazioni più dettagliate possono essere trovate alla pagina seguente
  • Controllare che i file log della vostra soluzione antivirus non presentino irregolarità.

MELANI sconsiglia il pagamento di un riscatto in quanto ciò rafforza le infrastrutture criminali, permettendo agli aggressori di ricattare altre vittime. Inoltre non c’è nessuna garanzia di ricevere la chiave per decifrare i dati.

Altre informazioni

Seguendo questi collegamenti trovate ulteriori informazioni sui ransomware e sugli attacchi recenti: