AFCFTA: l’accordo di libero scambio nel Continente africano

Il Trattato di Libero Commercio Continentale Africano, (in inglese African Continental Free Trade Agreement, abbreviato AFCFTA) è un trattato internazionale che regola l’apertura delle frontiere e la creazione di un’area di libero scambio tra i Paesi africani membri.

La zona di libero scambio del continente africano rappresenta dunque un nuovo mercato comune, il più vasto al mondo in termini di popolazione.

La prossimità geografica e il potenziale in ascesa delle differenti economie africane creano numerose opportunità per le aziende esportatrici svizzere.
La Svizzera vanta una lunga tradizione di partenariato con il Continente africano e gode di un’ottima reputazione.

Il lungo cammino verso l’integrazione africana

L’accordo di libero scambio continentale africano (AFCFTA) è un progetto ambizioso, dettato da una volontà politica che dovrebbe permettere sviluppi economici favorevoli per grandi progetti; forti del dinamismo economico che caratterizza diverse Nazioni africane.
Progetto faro dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana, l’AFCFTA stabilisce un mercato unico che dovrebbe rivitalizzare lo spazio commerciale africano, promuovendo l’industrializzazione, creando nuovi posti di lavoro e migliorando la competitività delle industrie africane a livello mondiale.
In termini di popolazione (parliamo di 1.3 miliardi di abitanti), l’AFCFTA pone le fondamenta della più vasta zona di libero scambio dopo la creazione dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). 54 dei 55 Stati membri dell’Unione africana l’hanno firmato, fatto che rappresenta un PIL combinato di 3.4 miliardi di dollari.

Il 1° gennaio 2021 ha segnato l’apertura operativa dei mercati di questa nuova grande zona di libero scambio per 36 Paesi che avevano già ratificato l’accordo. I protocolli sul commercio di merci, il commercio dei servizi e la risoluzione di controversie, derivati dalla fase I delle negoziazioni, sono entrati in vigore contemporaneamente all’accordo. I paesi che l’hanno ratificato sembrerebbero essersi messi d’accordo sulle regole d’origine per più dell’81% delle linee tariffarie. Ad oggi, l’Africa è pertanto in grado di iniziare il libero scambio per più dell’81% dei prodotti alle condizioni preferenziali. Le parti dovranno ancora accordarsi sul 19% restante, nonché sul commercio dei servizi. La fase II delle negoziazioni tratterà i protocolli sugli investimenti, i diritti della proprietà intellettuale e la politica in materia di concorrenza; la fase III si concentrerà sull’e-commerce.


Svizzera e Africa

L’Africa subsahariana sta guadagnando peso geopolitico e rilevanza economica. Benché il subcontinente continui a confrontarsi con innumerevoli sfide, spesso annose, la rapida trasformazione sociale, economica e politica apre nuove opportunità.
Il Consiglio federale vuole dare maggiore peso e rilievo alla politica della Svizzera per l’Africa subsahariana, rafforzando ulteriormente la coerenza della sua politica estera. A tal fine intende modellare le relazioni bilaterali e regionali con l’Africa subsahariana all’insegna del partenariato. Facendo leva su un’analisi geopolitica del contesto regionale e sulla Strategia di politica estera 2020–2023, il Consiglio federale ha determinato 4 priorità tematiche:

  • pace, sicurezza e diritti umani
  • prosperità
  • sostenibilità
  • digitalizzazione

La strategia del Consiglio federale per l’intera regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) – che costituirà il quadro di riferimento per tutte le attività svizzere in quest’area negli anni 2021-2024 – si riferisce ai Paesi a sud del Sahara e riguarda 49 Stati.

L’Africa subsahariana e le sue regioni limitrofe (Fonte: DFAE)

Fonte: CCIG info, aprile 2021, adattamento e sviluppo Cc-Ti

Link utili: Strategia MENA del Consiglio Federale – 2021-2024

Non facciamoci trovare impreparati

Certo, ci vorrà ancora del tempo, ma prima o poi si arriverà alla Tassa minima globale per le multinazionali concordata recentemente dai ministri delle Finanze del G7, i sette Paesi più industrializzati del mondo. E la Svizzera non deve assolutamente farsi trovare impreparata. Spiazzata, com’è successo con lo scambio automatico d’informazioni e il segreto bancario.

© ISTOCKPHOTO.COM/DILOK KLAISATAPORN

Le novità bisogna anticiparle per quanto possibile e non subirle, se si vuole mantenere l’attrattività del nostro Paese per le imprese transnazionali. Sostanzialmente la nuova tassa, che dovrebbe essere applicata ai grandi gruppi con una soglia di fatturato, specificata a livello internazionale, oltre i 750 milioni di euro, si basa su due pilastri.

In primo luogo, imporre alle multinazionali il pagamento di un’aliquota globale minima del 15%, da applicare in ogni Paese al fine di frenare la concorrenza fiscale. In secondo luogo, per dare un giro d i vite all’elusione fiscale, le imprese pagheranno le tasse dove fanno i loro affari e non dove hanno invece la loro sede legale, tramite un’imposizione sul 20% degli utili oltre la soglia del 10% di profitto. I proventi di questa tassazione saranno poi distribuiti nei diversi Paesi attraverso una procedura ancora da definire.

Grazie all’ultima riforma fiscale, il Ticino tra qualche anno sarà del tutto in linea con l’aliquota del 15%, il che dimostra quanto sia stata ben calibrata e oculata la revisione decisa nel 2020 e la cui entrata in vigore completa non può essere assolutamente procrastinata. Ma una volta bloccata su una soglia minima l’aliquota sugli utili, per salvaguardare una condizione ancora vantaggiosa per le grandi aziende e gli investimenti stranieri, bisogna necessariamente intervenire su tre fattori altrettanto importanti:

  • la determinazione della base dell’imponibile, se essa non sarà vincolata con qualche dispositivo della nuova tassazione;
  • l’alleggerimento dell’onere fiscale sulle persone fisiche (da noi certamente poco allettante rispetto ad altri Cantoni), che potrebbe essere un ottimo incentivo per i dirigenti e i manager delle multinazionali;
  • il miglioramento delle condizioni quadro, profilando di più il Cantone quale location ideale, sicura e conveniente per l’insediamento di società estere.


Insomma, la politica e le parti sociali devono essere consapevoli che ci si deve muovere subito per non perdere terreno, lasciandosi alle spalle una volta per tutte quell’atteggiamento di ostilità preconcetta verso le imprese.

La Svizzera e il Ticino

Tra qualche giorno la Tassa minima globale dovrebbe essere ratificata dal G20 che si riunirà a Venezia (dal 7 all’11 luglio 2021), successivamente ne discuterà l’OCSE. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico, di cui fa anche parte la Svizzera, stava già lavorando ad un progetto di tassa minima globale, come quella delineata dal G7, con un apposito piano per combattere i trasferimenti degli utili delle multinazionali. Piano a cui ha aderito da tempo il nostro Paese. La Confederazione è, quindi, direttamente coinvolta nel confronto e nelle conseguenze che avrà la Corporate tax sulle diverse economie nazionali. La Svizzera e il Ticino saranno di nuovo sotto pressione e, inevitabilmente, si ridurranno i margini per la concorrenza fiscale tra i Cantoni.

Dopo la riforma fiscale e del finanziamento dell’AVS che ha abolito la tassazione privilegiata per le holding e le imprese straniere, tutti i Cantoni si sono dati da fare per mantenere la loro attrattività riducendo l’aliquota per le persone giuridiche. Attualmente, l’onere sugli utili nelle diverse regioni va dall’11,5% al 21%, e, secondo la stima della società di consulenza KPMG, circa 250 multinazionali, con sede in Svizzera, raggiungono il fatturato di 750 milioni di euro che ricadrebbe sotto la Global tax. Diciotto Cantoni hanno un’aliquota massima al di sotto del 15% e gioco forza dovranno adeguarsi al nuovo standard se l’accordo del G7 andrà in porto. Ma al tempo stesso cercheranno giustamente di fare leva su altri vantaggi per restare fiscalmente competitivi. La concorrenza si sposterà, dunque, dalle aliquote sugli utili alla tassazione delle persone fisiche e su altri possibili incentivi. Una ragione in più che ci dovrebbe spingere ad intervenire tempestivamente per scongiurare il rischio concreto che alcune grandi aziende lascino il Ticino.

Agiamo

Con la riforma tributaria approvata dal popolo nel 2020, il Ticino nel 2025 avrà un’aliquota attorno al 15% per le persone giuridiche e sarà quindi allineato alla soglia minima della Corporate tax, mentre resterà ancora penalizzante l’imposizione sulle persone fisiche. Ciò rappresenta sicuramente un margine su cui agire, con uno sgravio ponderato che si tradurrebbe comunque in un vantaggio per le aziende operanti a livello internazionale e, quindi, in un elemento rilevante nelle strategie di localizzazione aziendale. Alla luce dell’evoluzione della fiscalità internazionale è pertanto assurdo pensare di poter congelare una riforma cantonale che deve ancora dispiegare tutti i suoi effetti, come chiede la sinistra per ragioni di cassa. Gli effetti negativi della pandemia non vanno compensati bloccando l’evoluzione della nostra fiscalità. Non ha senso continuare a considerare il fisco un intoccabile tabù, quando invece la repentinità di taluni processi sovranazionali imporrebbe ben altro approccio, con interventi molto più pragmatici, rapidi e incisivi.

L’accordo del G7 è ancora una bozza, ma la via ormai è tracciata. È già chiaro che per restare fiscalmente attrattivi tutti i Paesi cercheranno vie alternative all’aliquota sugli utili. Del resto, il peso dell’aliquota nominale è relativo, quello che conta davvero è se la riforma della Global tax toccherà anche la determinazione della base imponibile. Se così non fosse si potrebbe guadagnare concorrenzialità fiscale con interventi puntuali su detrazioni, deduzioni, sussidi e crediti d’imposta. Ma il fisco è solo uno degli elementi che definiscono l’attrattività di un Paese o di una regione.
Altrettanto decisive sono le migliori condizioni quadro per fare impresa. Basti citare alcuni di questi fattori:

  • un sistema formativo più in sintonia con le esigenze delle aziende e del mercato del lavoro;
  • una burocrazia più leggera;
  • una pratica meno “poliziesca” nella concessione dei permessi di dimora e di lavoro manifestamente non problematici;
  • trasporti rapidi ed efficienti;
  • un’infrastruttura digitale che permetta di utilizzare ovunque le nuove tecnologie;
  • incentivi ricerca e sviluppo con vigorosi sostegni all’innovazione;
  • una rete di saperi con Università, SUPSI, centri di competenza e istituti di ricerca che facciano sistema nel promuovere le potenzialità economiche del Cantone;
  • e, non da ultimo, un clima culturale e civile aperto alle novità, alle differenze e alla tolleranza, che è il migliore terreno di coltura anche per la creatività imprenditoriale e l’affermarsi di nuovi talenti.

Sono queste le condizioni che contano per le imprese su cui si può subito lavorare per migliorare ulteriormente, senza sprecare il tempo che impiegheranno G20, OCSE, FMI, Banca mondiale e parlamenti nazionali, per dare il via libero definitivo alla Tassa minima globale. Una sfida non da poco, ma che dobbiamo essere pronti a cogliere. Magari ragionando maggiormente sui fatti, come fanno altri cantoni, invece di lasciarsi condizionare eccessivamente da paure, pregiudizi e sensazioni.

Un quadro in evoluzione

La Global minum tax è solo uno degli strumenti di una nuova strategia normativa per tassare le multinazionali, scardinare i paradisi fiscali e spianare la strada all’armonizzazione fiscale, eliminando la concorrenza tra gli Stati nell’offrire un’imposizione più leggera alle grandi società. Se da una parte e in determinate situazioni la rapidissima evoluzione del ruolo di talune realtà multinazionali giustifica un adeguamento delle regole, non va dimenticato che è grazie a questa concorrenza se negli ultimi decenni si è riusciti a contenere la voracità di molti governi, la cui unica preoccupazione
quella di aumentare senza limiti le entrate, dimenticando di gestire oculatamente le uscite e che il fisco leggero su aziende e persone fisiche è uno degli elementi chiave nelle scelte di localizzazione
delle attività produttive, logistiche e commerciali. Dunque, eliminare completamente una sana e leale concorrenza fiscale vuol dire privare di uno dei suoi propulsori la crescita economica.

Definita “un passo storico”, un “evento sismico”, un “accordo epocale”, la Corporate tax rappresenta indubbiamente una svolta nei principi che hanno sinora retto il sistema tributario internazionale. Ma non si è ancora capito se essa sia un primo tentativo di riorganizzare completamente la fiscalità mondiale o invece solo un prosaico sforzo di aumentare le entrate degli Stati. Il quadro è incerto e non mancano resistenze e contestazioni. L’aliquota al 15% è giudicata dalla sinistra europea “ridicolmente bassa”. Si batterà, perciò, per un suo inasprimento che potrebbe oscillare tra il 21% e il 25%, al fine di ottenere un gettito molto più consistente. Il tetto minimo dei ricavi al 10% è invece ritenuto talmente alto da permettere ad alcune multinazionali di non pagare nulla. Perciò, si propone la cosiddetta “segmentazione ” che imporrebbe alle imprese di pagare le tasse sui guadagni dei loro comparti più redditizi. Alla Global tax, per ragioni opposte a quelle della sinistra, sono per ora contrari quei Paesi, come Irlanda, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Cipro e Ungheria che, offrendo un’aliquota più bassa del 15%, hanno attirato sul loro territorio molte multinazionali, privando di entrate fiscali altre nazioni. Alla loro riluttanza potrebbe aggiungersi, in sede di G20 e OCSE, quella di Russia, Cina e Brasile.

Sullo sfondo di queste contrapposizioni, si annuncia, inoltre, un nuovo scontro nell’Unione Europea, tra i cosiddetti Stati “spendaccioni ” – quelli con una spesa pubblica e un debito ormai fuori controllo e che si ritrovano ora davanti alla necessita di riempire le casse svuotate dall’emergenza del Coronavirus -, e gli Stati definiti “frugali ” che hanno fatto del rigore di bilancio la loro religione di Governo. Insomma, sulla fiscalità internazionale sarà battaglia e la Svizzera non può stare a guardare.

Berna ha già assicurato che adotterà tutte le misure necessarie affinché il nostro Paese rimanga una piazza economica attrattiva. Ci auguriamo che questa promessa si traduca presto in un impegno concreto.

Carnet ATA per il Brasile di nuovo possibili

Il segretariato dell’International Chamber of Commerce (ICC) di Parigi ha confermato che i Carnet ATA per il Brasile sono nuovamente in funzione.

Tutte le problematiche in corso sono dunque state risolte.

L’ufficio Export della Cc-Ti rimane sempre a vostra disposizione per qualsiasi informazione.

Le aziende che formano apprendisti investono nel futuro

L’Associazione della rete di aziende formatrici del Canton Ticino (ARAF) – di cui la Cc-Ti detiene la Presidenza – lancia la sua campagna di collocamento in apprendistato degli impiegati di commercio per l’anno scolastico 2021-2022.

In Ticino e nel settore del commercio, sempre meno aziende mettono a disposizione posti di tirocinio. Questa è la realtà con la quale si confrontano famiglie e datori di lavoro in queste settimane, situazione resa ancora più difficile dalla crisi economica portata dalla pandemia. Esiste però uno spiraglio, una rete che sostiene le aziende con potenzialità di formazione a portare avanti il percorso professionale dell’apprendista. Con l’obiettivo di sensibilizzare le aziende ad investire di più nella formazione l’Associazione della rete di aziende formatrici del Canton Ticino (ARAF) lancia proprio in questi giorni la sua campagna di collocamento in apprendistato degli impiegati di commercio per l’anno scolastico 2021-2022.

Assicurare una formazione adeguata è diventato oggi un compito sempre più impegnativo e oneroso, soprattutto per le piccole e medie imprese che dispongono di poco personale. Oltre a formarlo sul posto di lavoro, occorre seguirlo nella pianificazione della formazione, nella valutazione del raggiungimento degli obiettivi, come pure nei lavori da svolgere per i corsi interaziendali. Senza, tuttavia, considerare il lavoro necessario per il reclutamento e, una volta assunto, la gestione amministrativa e dei contatti regolari con tutte le parti coinvolte (scuola, associazione di categoria, genitori e Divisione della formazione professionale), sino alla preparazione degli esami finali. Per assolvere a tutti questi compiti è stata creata nel 2007 ARAF Ticino, un’associazione no-profit di aziende che ha – grazie all’offerta di servizi esterni all’azienda e possibilmente per un periodo transitorio che porti all’indipendenza nell’assunzione di apprendisti – lo scopo di promuovere l’apprendistato prevalentemente commerciale in Ticino sgravando le aziende da tutti gli oneri previsti dal percorso formativo.

Promossa e sostenuta dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), dalla Società degli impiegati del commercio sezione Ticino (SIC), da AITI e dal Cantone, ARAF Ticino affianca le aziende nell’assicurare una formazione professionale in rete, concetto quest’ultimo che è anche il fulcro di questa iniziativa che punta alla qualità, sia della formazione sia dei tirocinanti. In pratica, due o più aziende si uniscono per formare i loro apprendisti, sfruttando le risorse comuni. La rete ottimizza così il carico lavorativo necessario per ogni azienda formatrice. ARAF Ticino funge da coordinatore della rete: accompagna e sostiene le aziende occupandosi della supervisione degli apprendisti. Con questo modello formativo, anche le aziende che non dispongono di maestri di tirocinio possono partecipare alla formazione professionale di base. Al momento fanno parte della rete di ARAF 47 aziende.

Il sistema duale svizzero costituisce un esempio di eccellenza assoluto, integrando teoria e applicazione pratica, va quindi valorizzato.

Roberto Klaus, Presidente ARAF e Direttore della Scuola Manageriale della Cc-Ti

Sabrina Guidotti, Direttrice della Società degli impiegati di commercio Ticino (SIC) e ideatrice di ARAF: «Da tempo in Ticino si sta lavorando a misure che vadano a sostenere l’offerta di posti di tirocinio nel commercio, quella proposta da ARAF è una grossa opportunità, soprattutto per quelle aziende che non se la sentono o non hanno la possibilità di far crescere un apprendista. Questa risorsa innovativa è però ancora poco sfruttata dalle imprese. È quindi fondamentale sensibilizzare le aziende ad investire di più nella formazione professionale perché riguarda tutti ed è utile alla società. È importante sottolineare che la formazione apre le porte del mercato del lavoro ai giovani, porta vantaggi al sistema produttivo e contribuisce a dare vitalità e solidità economica al Paese, creando nel contempo un valore aggiunto per l’economia pubblica e privata». «L’apprendistato di commercio è inoltre il più scelto dai giovani ticinesi ai quali si sommano i giovani che frequentano le Scuole medie di commercio (SMC) e la Scuola cantonale di commercio (SCC). L’evoluzione degli ultimi 15 anni dimostra che il numero di giovani inseriti nelle diverse filiere di formazione professionale commerciale di base è aumentato notevolmente, ma soprattutto dimostra che vi è un importante passaggio di allievi dai curricula duali (in azienda) a quelli a tempo pieno (SMC e SCC). Questa “scolarizzazione” della formazione commerciale in Ticino è in contrasto con la politica nazionale che privilegia senza esitazioni la formazione duale (in azienda) quale via maestra per la formazione professionale di base: un terzo dei giovani che entrano nella formazione SMC dichiara di essersi indirizzato verso la formazione a tempo pieno non avendo trovato un posto di tirocinio nel settore del commercio. Oltre a questi, il 16% dei giovani che entrano in apprendistato l’anno precedente non era inserito in nessuna formazione; probabilmente poiché non aveva trovato un posto di apprendistato. Nel nostro Cantone è quindi necessario riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta nel settore per garantire un futuro di qualità ai nostri giovani e alla nostra economia. Investire nella formazione diventa un atto di responsabilità per le aziende verso tutto il sistema».

Roberto Klaus, Presidente ARAF e Direttore della Scuola manageriale della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti): «L’esperienza di questi anni ha insegnato che vi è un eccellente livello qualitativo nei progetti di apprendistato, con un taglio pratico, fatto su misura per le esigenze degli imprenditori, che non molti altri paese nemmeno hanno. Il sistema duale svizzero costituisce un esempio di eccellenza assoluto, integrando teoria e applicazione pratica, va quindi valorizzato. Per raggiungere questo obiettivo le aziende vanno sostenute, ed è qui che si inserisce ARAF con la sua rete di aziende che possano collaborare e sostenersi reciprocamente. Molte aziende non possono creare una soluzione formativa puramente interna. Le difficoltà maggiori sono legate alle sfide che un’azienda deve affrontare quotidianamente pressata da richieste dei clienti, rischi nella gestione dei fornitori, compiti amministrativi e altri impegni con vari stakeholder. La scelta delle priorità è complessa ed è sentita la  responsabilità di occuparsi di un progetto formative solo se si è in grado di assicurare la qualità dell’accompagnamento e la continuità del rapporto professionale. Le aziende che formano apprendisti investono nel futuro, permettono ai giovani  di accedere al mondo del lavoro e assicurano a loro stesse e al proprio settore professionale un bacino di nuove leve già professionalizzate».

Emanuele Severoni, Vicepresidente ARAF e Direttore Palo Alto SA: «Siamo specializzati e attenti all’innovazione nella gestione globale e nel management dei documenti. La nostra forza sono i collaboratori qualificati, che ci permettono di affrontare con efficienza le molteplici sfide del futuro. Riteniamo fondamentale formare giovani leve per poter disporre di personale qualificato. Dal 2007 aderendo ad ARAF Ticino formiamo apprendisti impiegati di commercio. Apprezziamo la presenza di un’istituzione guida che assicura la qualità della formazione nella sua globalità e sul posto di lavoro, che segue l’apprendista dal punto di vista scolastico. Ad oggi la nostra esperienza di azienda formatrice è molto positiva. Siamo orgogliosi di poter partecipare allo sviluppo professionale dei giovani nel nostro Cantone. Formare apprendisti è un segno tangibile di responsabilità. Affinché anche in futuro le aziende possano disporre a tutti i livelli di professionisti qualificati, è necessario investire oggi nella formazione professionale di base. Non dimentichiamo che le persone in formazione oggi saranno i professionisti di domani. Le persone in formazione inoltre conoscono le nuove mode, portano nuove idee e una boccata d’aria fresca in una routine ormai consolidata. La loro ricettività è un ausilio per anticipare le esigenze dei clienti, il loro entusiasmo permette di affrontare nuove sfide».

Stefano Malingamba, Direttore Autolinee Bleniesi SA: «La nostra è una piccola realtà, soprattutto operativa. L’aiuto di ARAF per noi è stato fondamentale, era impensabile poter svolgere questo compito da soli. Grazie al loro sostegno formiamo apprendisti da più di vent’anni. È importante capire che assumere un apprendista non significa avere manodopera a basso costo, ma garantirgli la possibilità di imparare e di poterlo fare al meglio. Il compito di un datore di lavoro è proprio quello di aiutare i giovani a trovare la propria strada, dandogli fiducia. Svolgere un tirocinio significa entrare in un mondo nuovo, il primo posto di lavoro solitamente è un trampolino di lancio verso la carriera futura. Gli anni dell’apprendistato sono fondamentali, è un’esperienza che li accompagnerà per il resto della vita».

Su ARAF Ticino

ARAF Ticino è l’Associazione della Rete di Aziende Formatrici del Cantone Ticino. Costituitasi nel mese di gennaio 2007, su iniziativa della Società degli impiegati del commercio, della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, e di AITI, con il sostegno del Cantone e della Confederazione, promuove l’apprendistato prevalentemente commerciale, attraverso la condivisione dei posti di tirocinio fra più aziende.
La Legge sulla formazione professionale ha reso legale il concetto di “rete di aziende formatrici”, riconoscendone a tutti gli effetti le qualità e le caratteristiche quali luoghi di insegnamento vero e proprio. Questo prevede aiuti (quali sussidi, consulenze ecc.) per i progetti di interesse pubblico.
ARAF Ticino è un’organizzazione creata per gestire la formazione professionale di base nel nostro Cantone. In pratica, due o più aziende si uniscono per formare i loro apprendisti. Sfruttando le risorse comuni, dette aziende assicurano alle persone in formazione un apprendimento professionale conforme alla Legge. La rete ottimizza il carico lavorativo necessario per ogni azienda formatrice. ARAF Ticino funge da coordinatore della rete: accompagna e sostiene le aziende occupandosi della supervisione degli apprendisti. Con questo modello formativo, anche le aziende che non dispongono di maestri di tirocinio possono partecipare alla formazione professionale di base.
Dal 2013 ha assunto il ruolo di Istituzione Guida che era stato affidato dall’inizio alla Società degli impiegati del Commercio Sezione Ticino.
Oggi, ARAF Ticino segue una ventina di persone in formazione affidate ad altrettante aziende o enti pubblici.

La campagna

L’obiettivo principale della campagna di ARAF Ticino è aumentare il numero di posti di tirocinio nel commercio grazie al coinvolgimento di aziende che non stanno formando. La campagna di collocamento in apprendistato di ARAF Ticino per l’anno scolastico 2021-2022 è ancora nel pieno del suo svolgimento. ARAF Ticino ha diversi candidati apprendisti di commercio interessanti già selezionati per ogni regione del Ticino che aspettano solo che le aziende decidano di dargli un’opportunità e un futuro professionale.
Le nuove aziende interessate a formare apprendisti/e impiegati/e di commercio tramite la rete di formazione ARAF Ticino possono contattarci e richiedere una presentazione del modello formativo. Ogni nuovo contratto di apprendistato sottoscritto nelle prossime settimane è importante e prezioso perché concretizza le ambizioni di un/a giovane e di un’azienda, che così investe nel suo futuro.


Altre informazioni: ARAF Ticino, Via Vallone 27, 6500 Bellinzona, T +41 91 821 01 21, info@araf.ch

Misure del Consiglio Federale e del Consiglio di Stato

La lista di tutte le misure adottate nel corso della pandemia Covid-19 in ordine temporale. Articolo aggiornato periodicamente.

Aggiornamento del 23 dicembre 2021

Coronavirus: quarantena per tutti i contatti stretti e visite sospese negli ospedali – comunicato stampa cantonale

Aggiornamento del 17 dicembre 2021

Coronavirus: il Consiglio federale decide di inasprire i provvedimenti – com. stampa del Consiglio federale – Le nuove regole entreranno in vigore da lunedì 20 dicembre 2021 fino al 24 gennaio 2022

Il Consiglio federale verifica la possibilità di aiuti per i casi di rigore nel 2022 – com. stampa del Consiglio federale

Coronavirus: il Consiglio federale prende una decisione di principio sull’indennità per lavoro ridotto – com. stampa del Consiglio federale

Coronavirus: il sostegno ai club sportivi professionistici e semiprofessionistici è prorogato – com. stampa del Consiglio federale

Coronavirus: prolungamento dell’indennità di perdita di guadagno per il coronavirus sino alla fine del 2022 – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 3 dicembre 2021

Coronavirus: il Consiglio federale rafforza i provvedimenti contro la pandemia – com. stampa del Consiglio federale – MISURE IN VIGORE DAL 6.12.2021

Aggiornamento del 27 novembre 2021

La Svizzera inasprisce le regole d’entrata per la regione dell’Africa meridionale e altri Paesi in cui è stata riscontrata la nuova variante del virus – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 24 novembre 2021

Coronavirus: il Consiglio federale intende evitare restrizioni a livello nazionale – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 3 novembre 2021

Coronavirus: il Consiglio federale semplifica l’accesso al certificato COVID per le persone guarite – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento dell’11 ottobre

Coronavirus – Entrano in vigore le nuove disposizioni per i test

Aggiornamento del 1° ottobre

Coronavirus: il Consiglio federale pianifica un’offensiva di vaccinazione – com. stampa del Consiglio federale
Coronavirus: prorogata la procedura di conteggio sommaria relativa al lavoro ridotto – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 24 settembre 2021

Coronavirus: test gratuiti per chi attende la seconda dose di vaccino – com. stampa del Consiglio federale
Coronavirus: entrata in Svizzera
Entrata in Svizzera – Modulo di notifica del test dopo 4-7 giorni

Aggiornamento del 17 settembre 2021

Coronavirus: nuove regole per l’entrata in Svizzera e per il rilascio del certificato COVID alle persone vaccinate all’estero – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento dell’8 settembre 2021

Coronavirus: il Consiglio federale estende l’obbligo del certificato e pone in consultazione nuove disposizioni per l’entrata in Svizzera – com. stampa del Consiglio federale -> MISURA VALIDA DAL 13.9.2021 AL 24.01.2022.

Obbligo di test per il personale sanitario e sociosanitario non vaccinato e certificato Covid per i visitatori delle strutture sociosanitarie – com. stampa cantonale

Aggiornamento del 16 agosto 2021

«Non rimandare: fatti vaccinare.»: L’UFSP avvia una nuova campagna di informazione sulla vaccinazione anti-COVID-19 – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento dell’11 agosto 2021

Coronavirus: il Consiglio federale mantiene i provvedimenti di protezione e invita la popolazione a farsi vaccinare – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 9 luglio 2021

L’UE riconosce il certificato COVID svizzero – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 30 giugno 2021

Coronavirus: introduzione di un «certificato light» con dati ridotti al minimo – com. stampa del Consiglio federale
Coronavirus: il Consiglio federale presenta la strategia per i prossimi mesi – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 23 giugno 2021

Coronavirus: aumento della durata di riscossione del lavoro ridotto e proroga della procedura semplificata – com. stampa del Consiglio federale

Coronavirus: il Consiglio federale decide nuovi, grandi allentamenti e agevola l’entrata in Svizzera – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 18 giugno 2021

Coronavirus: prolungamento del diritto all’indennità di perdita di guadagno – com. stampa del Consiglio federale
Coronavirus: il Consiglio federale lancia la strategia di transizione per la politica economica – com. stampa del Consiglio federale
Coronavirus: ultimi adeguamenti dell’ordinanza COVID-19 casi di rigore a favore delle imprese particolarmente colpite – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento dell’11 giugno 2021

Coronavirus: implicazioni per la sicurezza sociale in un contesto internazionale – com. stampa del Consiglio federale

Coronavirus: il Consiglio federale avvia la consultazione sulla quinta fase di riapertura– com. stampa del Consiglio federale

Coronavirus: il Consiglio federale intende agevolare ulteriormente l’entrata in Svizzera dal 28 giugno 2021– com. stampa del Consiglio federale

Coronavirus: adeguamento delle misure nell’ambito dell’indennità per lavoro ridotto– com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 26 maggio 2021

Pandemia di coronavirus: il Consiglio federale pianifica la normalizzazione della politica economica – com. stampa del Consiglio federale
Coronavirus: quarta fase di riapertura più importante del previsto – com. stampa del Consiglio federale
Grandi eventi nel Cantone Ticino – com. stampa cantonale

Aggiornamento del 19 maggio 2021

Coronavirus: il Consiglio federale concretizza l’impiego del certificato COVID – – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 12 maggio 2021

INFOGRAFICHE CANTONALI: TEST DI MASSA NELLE AZIENDE – FILE 1FILE 2

Coronavirus – «Scudo di protezione» per le grandi manifestazioni – com. stampa cantonale

Coronavirus: il Consiglio federale adotta la strategia per i prossimi mesi e apre la consultazione sulla quarta fase di riapertura – com. stampa del Consiglio federale

Pandemia di coronavirus: modifica della legge COVID-19 riguardante l’indennità di perdita di guadagno e lo sport – com. stampa del Consiglio federale

Coronavirus: estesa a 24 mesi la durata massima del diritto all’ILR – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 5 maggio 2021

Adeguamento della Prestazione ponte COVID – com. stampa cantonale

Aggiornamento del 28 aprile 2021

Coronavirus: più sicurezza per la pianificazione di grandi manifestazioni a partire da luglio – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 21 aprile 2021

Coronavirus: il Consiglio federale intende procedere con un modello a tre fasi – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 14 aprile 2021

Coronavirus: prossima fase di riapertura il 19 aprile – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 31 marzo 2021

Coronavirus: il Consiglio federale adegua l’ordinanza COVID-19 casi di rigore e l’ordinanza COVID-19 perdita di guadagno – com. stampa del Consiglio federale
Coronavirus: rafforzamento del sostegno al settore della cultura – com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 26 marzo 2021

Coronavirus: piano cantonale per i test di massa

Aggiornamento del 19 marzo 2021

Coronavirus: dal 22 marzo allentamenti per gli incontri privati; rinviate ulteriori riaperture a causa dell’aumento delle infezioni – com. stampa del Consiglio federale
Coronavirus – Adattamento delle disposizioni cantonali

Aggiornamento del 12 marzo 2021

Coronavirus: consultazione sull’avvio della seconda fase di riapertura nonostante la fragilità della situazione – Com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 5 marzo 2021

Coronavirus: il Consiglio federale vuole accompagnare le riaperture con una strategia di test gratuiti per tutti – Com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 24 febbraio 2021

Coronavirus: il Consiglio federale decide prime riaperture prudenti dal 1° marzo – Com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 17 febbraio 2021

Coronavirus: il Consiglio federale amplia il sostegno alle grandi imprese e alle persone disoccupate

Coronavirus: il Consiglio federale prevede prime riaperture prudenti dal 1° marzo

Aggiornamento del 29 gennaio 2021

Presentazione ufficiale della conferenza stampa del DFE del 29.1.2021 sul tema dei casi di rigore in Ticino

Sito web di riferimento cantonaleattivo dal 1.2.2021

Aggiornamento del 27 gennaio 2021

Coronavirus: assunzione dei costi dei test sulle persone senza sintomi e adeguamento delle regole sulla quarantena – Com. stampa del Consiglio federale

Coronavirus: il Consiglio federale potenzia il programma per i casi di rigore e l’assicurazione contro la disoccupazione – Com. stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 13 gennaio 2021

Coronavirus: il Consiglio federale prolunga e inasprisce i provvedimenti – Comunicato stampa del Consiglio federaleMISURE IN VIGORE DAL 18 GENNAIO 2021

Coronavirus: la Confederazione estende il sostegno fornito con i programmi per i casi di rigore

Aggiornamento del 6 gennaio 2021

Coronavirus: ristoranti e strutture per la cultura, il tempo libero e lo sport chiusi sino a fine febbraio – Comunicato stampa del Consiglio federale

Aggiornamento del 30 dicembre 2020

Coronavirus: il Consiglio federale rinuncia a inasprire i provvedimenti

Aggiornamento del 18 dicembre 2020

Coronavirus – Disposizioni cantonali per le festività
Flyer – Disposizioni particolari in vigore dal 22 dicembre al 22 gennaio 2021

Coronavirus: il Consiglio federale inasprisce i provvedimenti e chiude ristoranti e strutture per la cultura, il tempo libero e lo sportMISURE VALIDE DAL 22.12.2020
Coronavirus: il Consiglio federale adegua l’ordinanza casi di rigore e l’ordinanza perdita di guadagno
Coronavirus: rafforzato il sostegno al settore della cultura
Coronavirus: il Consiglio federale disciplina i dettagli per i contributi a fondo perso a favore dello sport di squadra
Coronavirus: proroga e ripristino delle misure in materia di indennità per lavoro ridotto

Tutte le misure del 2020 in ordine temporale

Trasmissione aziendale in Ticino

Il tema della trasmissione aziendale concerne moltissime realtà in Svizzera e ovviamente anche in Ticino. Si tratta di una questione complessa, non sempre quantificabile con precisione.

Per questo è importante, a scadenze regolari, rilevare i dati essenziali del fenomeno, in modo da capire non solo l’entità del fenomeno, ma anche le misure che si rendono necessarie ad esempio a livello legislativo.

I risultati saranno condivisi anche con la Divisione dell’economia del Dipartimento delle finanze e dell’economia, che segue con interesse il tema dopo gli approfondimenti svolti negli scorsi anni.

A questo scopo la Cc-Ti, unitamente a Banca dello Stato del Cantone Ticino, Associazione delle Imprese Familiari, e Gruppo Multi, hanno realizzato un sondaggio, al quale è possibile partecipare al seguente link www.multi.re/trasmissione

Il sondaggio ha lo scopo di rilevare l’evoluzione del fenomeno a 10 anni di distanza dalla prima indagine, integrandola con la valutazione di aspetti particolarmente attuali tra cui digitalizzazione, effetti della pandemia COVID-19 e rinnovamento strategico.


Resta inteso che tutti i dati rilevati saranno elaborati e trattati in maniera anonima.
Scarica il flyer per maggiori informazioni.

IVA e aiuti per i casi di rigore. Finalmente chiarezza

Finalmente è stata fatta chiarezza da parte dell’Autorità fiscale federale in materia di IVA e aiuti per i casi di rigore.

È stato infatti stabilito che in considerazione della situazione straordinaria, i contribuenti non devono procedere ad alcuna riduzione della deduzione dell’imposta precedente in caso di ottenimento di simili contributi. Sono considerati contributi COVID-19 i pagamenti, i vantaggi in termini di interessi sui prestiti, le rinunce al rimborso dei prestiti o i condoni dei debiti, la cui base legale (legge, ordinanza, regolamento, decreto ecc.) si fonda sulle misure dovute al COVID-19 e che sono stati accordati dal 1° marzo 2020.

I contributi COVID-19 devono essere dichiarati alla cifra 910 del rendiconto IVA e non alla cifra 200. Le eventuali riduzioni della deduzione dell’imposta precedente operate a causa dell’ottenimento di contributi COVID-19 possono essere annullate con un rendiconto di correzione o di riconciliazione (art. 72 LIVA).

Link: www.gate.estv.admin.ch/mwst-webpublikationen/public/pages/taxInfos/cipherDisplay.xhtml?publicationId=1000283&componentId=1639306&lang=it

La Cc-Ti è soddisfatta di questa decisione in quanto, in un primo momento, l’Autorità fiscale aveva presentato un progetto di prassi nel quale veniva mantenuto un assoggettamento (anche se differenziato e parziale) del contributo all’IVA.

Per questa ragione la Cc-Ti lo scorso mese di aprile aveva tempestivamente reagito con una lettera all’Amministrazione Federale delle Contribuzioni chiedendo la concessione di un’esenzione completa, rilevando al riguardo che l’assoggettamento differenziato avrebbe posto non pochi problemi burocratici alle aziende e che in un momento di estrema difficoltà è necessario, per evidenti motivi (si sta infatti parlando di casi di rigore), garantire un’esenzione completa.

La Cc-Ti non può quindi che rallegrarsi di questa decisione che permette importanti risparmi alle nostre aziende. 

L’araba fenice nel mondo del lavoro

Conosciuta quale simbolo e figura mitologica, l’araba fenice rinasce dalle ceneri. È proprio la rinascita, la capacità di rialzarsi, di cambiare e di riadattarsi dopo un percorso, dopo il fallimento di un progetto o di un rapporto di lavoro terminato, l’esperienza da cui partire per parlare di resilienza.

Nel mondo del lavoro non tutto va sempre come pianificato e ci si scontra con un insuccesso, che può rilevare un’ottica diversa dalla quale ripartire.

È questo quanto tematizzato nel webinar della Cc-Ti del 16 giugno scorso, dove Romina Henle, Professional Development Director di International Coaching Federation Svizzera e Andrea Martone, Director Research and studies di Von Rundstedt & Partner Svizzera SA, sono intervenuti quali esperti; moderati da Lisa Pantini, Responsabile comunicazione Cc-Ti.

Un insegnamento pratico

Le “notti dell’insuccesso” si basano su storie di fallimenti professionali e imprenditoriali a differenti livelli. Se dai successi è possibile trarre un vantaggio evidente e immediato, è l’analisi degli insuccessi che può fornire approcci utili, percorsi diversi e differenti visioni.
Questa testimonianza vuole dimostrare che da un progetto mancato, come un’araba fenice, rinascere più forti e resilienti è possibile.

Se dovessimo dare una definizione di resilienza, potremmo dire che essa è intesa come la capacità delle persone di affrontare in modo costruttivo la pressione delle prestazioni, i cambiamenti e le crisi, di rimanere capaci di agire e, infine, anche di riemergere più forti da tutto questo. Il coaching (inteso come una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale) può essere un valido supporto per le ripartenze, in ogni ambito. Diventa per cui un’opportunità per reinventarsi.

Durante l’evento sono stati portati esempi famosi di “arabe fenici” che poi si sono rivelati vincenti.
Possiamo ricordare James Dyson (inventore, designer e imprenditore britannico, fondatore dell’azienda Dyson) che notò che il filtro dell’aria in una cabina di verniciatura risultava costantemente ostruito dalle particelle di polvere (proprio come un sacchetto di aspirapolvere). Così disegnò e costruì una torretta ciclonica industriale, in grado di eliminare le particelle esercitando spinte centrifughe centomila volte maggiori della forza di gravità. A quel punto si domandò se avrebbe potuto applicare lo stesso principio a un’aspirapolvere. E si mise al lavoro: dopo 5 anni e 5’127 prototipi venne alla luce il primo aspirapolvere senza sacchetto al mondo con il marchio Dyson, il Dual Cyclone.
Storia simile anche per quanto riguarda la 3M e i post-it. La colla del Post-it fu scoperta nel 1968 da Spencer Silver, un ricercatore della 3M, che voleva realizzare l’adesivo più potente al mondo, capace di essere impiegato in campo ingegneristico ed aeronautico. L’esperimento si rivelò un fallimento a tal punto che diede vita a un collante così debole da non riuscire a tenere insieme neanche dei fogli di cartoncino, ma solo i foglietti che tutti conosciamo.

Rinascere ogni volta che si cambia lavoro

Quando si cambia lavoro, o quando viene terminato un rapporto di lavoro, non ci si dovrebbe ‘fossilizzare’ solo sull’insuccesso, ma cogliere questa opportunità di crescita, da trasformare in un’esperienza positiva.
Per employability (o impiegabilità) si intende proprio la capacità di un individuo di mantenere nel tempo un impiego o la probabilità di trovarne un nuovo in caso di inoccupazione.

Nel mondo del lavoro e con gli scenari futuri che si prospettano, il “lavoro per sempre” va, purtroppo, scomparendo (dove si intende lavorare per lo stesso datore di lavoro – quale ‘posto fisso’ – dall’inizio della vita lavorativa sino alla pensione): in questo senso l’employability permette di concentrarsi su livelli diversi, in una concezione di “workforce transformation”, che coinvolge più attori di un sistema complesso (lavoratore, azienda, istituzioni).

Per migliorare l’impiegabilità di un collaboratore devono intervenire principalmente tre fattori: la persona stessa (con le sue abilità professionali, capacità comportamentali e aspettative di carriera), l’azienda (per le sue politiche HR e i servizi di ‘job facilities’ che mette in atto) e la società (andamento del mercato del lavoro, servizi a supporto dell’impiego).

Ottimizzare le proprie risorse, rivedere e/o sconvolgere i propri progetti, ripresentarsi in veste diversa, è possibile promuovendo maggiormente questa visione nell’impiegabilità nelle strategie delle risorse umane in azienda. L’essere umano deve restare e distinguersi al centro del sistema.


SCARICA LA PRESENTAZIONE COMPLETA DEL WEBINAR E I DOCUMENTI UTILI INERENTI L’OMAGGIO DI INTERNATIONAL COACHING FEDERATION SVIZZERA

Focus sul Mercosur

Un futuro accordo di libero scambio con il MERCOSUR (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay)

Oltre all’accordo di libero scambio con l’Unione Europea e la convenzione AELS, la Svizzera dispone di una rete di 32 accordi di libero scambio con 42 partner. Questi accordi sono spesso conclusi nell’ambito dell’Associazione europea di libero scambio (AELS). La Confederazione può però concludere accordi di libero scambio anche con partner commerciali al di fuori dell’Europa, come è stato il caso per il Giappone e la Cina.

Dati essenziali

Gli accordi di libero scambio sono molto importanti per un Paese, poiché riducono notevolmente gli elevati dazi all’importazione che colpiscono gli esportatori elvetici. Ad oggi la Svizzera esporta nei Paesi del Mercosur beni per oltre 3,6 miliardi di franchi e le importazioni si aggirano intorno ai 711 milioni di franchi, si tratterebbe di uno dei mercati con il maggiore potenziale non ancora sfruttato.

L’industria dell’esportazione svizzera ne farà sicuramente buon uso, l’accordo farà risparmiare oltre 180 milioni di franchi l’anno. Questo fa notare la loro importanza per l’industria svizzera d’esportazione. Ma oltre al risparmio sui dazi doganali, l’accordo di libero scambio rinforza anche la protezione della proprietà intellettuale, elimina gli ostacoli tecnici al commercio, accresce la sicurezza degli investimenti e degli appalti pubblici.

Nell’agosto del 2019 gli Stati dell’AELS (Svizzera, Norvegia, Liechtenstein e Islanda) e gli Stati del Mercosur hanno concluso le negoziazioni per un futuro accordo di libero scambio.

Ciò significa che quasi il 96% delle esportazioni svizzere verso i Paesi del Mercosur potranno essere esonerate dai diritti doganali.

Gli accordi di libero scambio contengono anche delle disposizioni obbligatorie in materia di sviluppo duraturo. Per questo motivo i diritti dei popoli indigeni e la sostenibilità sono parte integrante dei testi, giuridicamente vincolanti sul commercio e lo sviluppo sostenibile.
Pensando al Sud America, ci si focalizza subito sulla foresta amazzonica (che  si estende su una superficie di 6,7 milioni di km² e si sviluppa sul territorio di ben nove Stati sudamericani)  e alla sua deforestazione, nonché agli altri problemi ambientali che toccano questo importante polmone verde.

Il giro del Mercosur

Argentina

L’Argentina è il quarto partner commerciale della Svizzera in America del Sud per importanza e la terza destinazione delle sue esportazioni nel subcontinente. Nel 2019 la Svizzera ha importato beni dal Paese latinoamericano per un valore di 1,67 miliardi CHF, in prevalenza metalli preziosi e prodotti agricoli, mentre ha esportato soprattutto prodotti chimici e farmaceutici, macchinari e orologi per un totale di 665 milioni CHF.

Alla fine del 2018 gli investimenti diretti svizzeri in Argentina erano pari a circa 3 miliardi CHF e le imprese svizzere davano lavoro a 11’320 persone.

Brasile


Il Brasile è il partner commerciale più importante della Svizzera in America latina, e molte aziende svizzere sono attive nel Paese. Già nel 2008 i Governi di Svizzera e Brasile hanno avviato un «partenariato strategico» nel cui quadro i due Paesi intrattengono scambi e cooperazioni in diversi campi. I due Stati hanno concluso accordi nei settori della scienza, dell’assistenza giudiziaria e della giustizia, dello scambio di informazioni in ambito fiscale, del traffico aereo e della sicurezza sociale.
Nel 2019 la Svizzera ha importato dal Brasile beni per un valore di quasi 1,4 miliardi CHF, soprattutto metalli preziosi e caffè, mentre ha esportato principalmente prodotti chimici e farmaceutici nonché macchinari per un totale di 2,5 miliardi CHF. Alla fine del 2018 gli investimenti diretti svizzeri in Brasile ammontavano a 10,5 miliardi CHF e le imprese svizzere impiegavano oltre 62’200 persone nel Paese.

Paraguay

La Svizzera e il Paraguay hanno concluso, tra gli altri, accordi negli ambiti del commercio, della protezione degli investimenti e della cooperazione tecnica.
Il commercio tra Svizzera e Paraguay è relativamente limitato. Nel 2019 le esportazioni della Svizzera verso il Paraguay sono state pari a 20,5 milioni CHF, mentre le importazioni sono ammontate a 23,4 milioni CHF e hanno riguardato principalmente prodotti agricoli, pietre e metalli preziosi e oli essenziali.

Uruguay

Le relazioni politiche tra la Svizzera e l’Uruguay sono buone, in quanto esiste uno stretto legame storico tra i due Paesi, che è da ricondurre alla forte emigrazione svizzera nel XIX secolo. Non a caso l’Uruguay è chiamato anche “piccola Svizzera”.

Attualmente la Svizzera e l’Uruguay hanno concluso accordi nel settore della protezione degli investimenti, della doppia imposizione, delle assicurazioni sociali e del traffico aereo.

Nel 2019 la Svizzera ha importato merci dall’Uruguay per un valore di circa 32 milioni CHF; si è trattato essenzialmente di pietre e metalli preziosi, ma anche di prodotti agricoli e cartacei. Sempre nel 2019, le esportazioni svizzere verso l’Uruguay si sono attestate a 158 milioni CHF e hanno riguardato principalmente prodotti farmaceutici, orologi e macchinari.

Alla fine del 2018 gli investimenti diretti svizzeri in Uruguay ammontavano a circa 2,4 miliardi CHF e le imprese svizzere impiegavano quasi 1’100 persone nel Paese. 


Fonte: admin.ch, adattamento Cc-Ti

Utile pubblicazione di S-GE sul tema

Novità legislative dal 1° luglio 2021

Nuove misure a sostegno dei genitori che lavorano.

Legge federale concernente il miglioramento della conciliabilità tra attività lucrativa e assistenza ai familiari

La conciliabilità fra lavoro e famiglia è una parte importante delle politiche aziendali. In alcuni casi, conciliare lavoro e problemi di salute in famiglia può diventare un carico importante. Già dal 1° gennaio 2021 i famigliari curanti hanno diritto al congedo breve pagato.

Dal 1° luglio entrerà in vigore il nuovo congedo per l’assistenza a favore dei genitori per il sostegno ai figli con gravi problemi di salute. Si tratta di una delle misure previste dalla Legge federale concernente il miglioramento della conciliabilità tra attività lucrativa e assistenza ai familiari.

I genitori che assistono un figlio minorenne con gravi problemi di salute dovuti a malattia o infortunio ricevono un’indennità di assistenza e potranno beneficiare di un congedo di 14 settimane al massimo, da fruire in un termine quadro di 18 mesi. Per 6 mesi dall’insorgere del diritto vige una protezione dalla disdetta del contratto di lavoro. Il congedo potrà essere consumato in una sola volta o in giorni singoli, suddivisi tra i genitori. La misura verrà finanziata con le indennità di perdita di guadagno (IPG).

 

Modifiche della Legge federale sulle indennità di perdita di guadagno per chi presta servizio e in caso di maternità o paternità

Sempre dal prossimo 1° luglio verrà rafforzato il sostegno alle madri il cui neonato dopo la nascita deve rimanere in ospedale per un lungo periodo.
Attualmente, in caso di rinvio del versamento dell’indennità di maternità, la madre rischia di rimanere senza reddito durante il periodo compreso tra la nascita del figlio e l’inizio del pagamento delle indennità di maternità, anche perché il versamento del salario non è garantito e la Legge sul lavoro stabilisce che le madri non possono essere occupate durante le 8 settimane successive al parto e in seguito, fino alla 16° settimana, possono esserlo solo con il loro consenso. Le modifiche della LIPG permettono di colmare questa lacuna.

Il Servizio giuridico della Cc-Ti è a disposizione degli associati per informazioni e consulenze mirate di base.

Scheda a cura dell’Avv. Michele Rossi, Delegato alle relazioni esterne Cc-Ti