Il segretariato dell’International Chamber of Commerce (ICC) di Parigi è stato informato dall’associazione garante del Brasile (CNI) che non prolungherà il mandato quale associazione garante. Questo mandato scadrà il 31 dicembre 2021.
Le dogane brasiliane (RFB) hanno ufficializzato la fine del mandato della CNI e non hanno rinominato una nuova associazione garante, per questo motivo dal 1° gennaio 2022 le Camere di commercio non potranno più rilasciare Carnet ATA verso il Brasile.
È importante tenere conto che i Carnet in circolazione all’interno di questo Paese devono essere timbrati in riesportazione entro il 31.12.2021.
Il Brasile verrà cancellato dalla lista dei Paesi presenti sulla copertina del Carnet ATA.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/06/ART21-carnet-brasile.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-24 09:38:002022-06-22 15:03:51Il Brasile verrà cancellato dalla lista dei Paesi del sistema ATA dal 1° gennaio 2022
Canada e Unione Europea hanno firmato un accordo di libero scambio che offre molti vantaggi al Paese nordamericano. In quale misura questo accordo potrebbe offrire sinergie per la Svizzera?
Il rapporto tra Canada e UE è già stato presentato più volte come modello, anche per la Svizzera. Dopo il ‘no’ all’accordo quadro istituzionale fra Svizzera e UE dello scorso maggio, vale la pena approfondire il tema. L’UE usufruisce di un accordo di libero scambio valido dal 2017. Si tratta dell’Accordo economico commerciale globale (CETA), che mira a promuovere il commercio di beni, servizi e investimenti e a rafforzare le relazioni economiche. Qual è il suo contenuto?
Abolizione dei dazi doganali: all’entrata in vigore dell’accordo sono stati eliminati il 99% di tutte le tariffe industriali e il 92% di quelle agricole. Entro sette anni anche le restanti 17 tariffe industriali, ad esempio sulle automobili e le navi, saranno eliminate. Restano delle eccezioni per i prodotti particolarmente sensibili del settore agricolo.
Abolizione delle barriere commerciali non tariffarie: l’accordo CETA riduce gli ostacoli burocratici, ad esempio semplificando le procedure doganali o con il nuovo riconoscimento reciproco dei test di conformità. Allo stesso tempo, vengono ridotti gli ostacoli d’accesso al mercato per i fornitori di servizi.
Mobilità di lavoratori qualificati: viene agevolata la residenza temporanea per i prestatori di servizi a fini commerciali. Semplificando il distacco del personale presso le filiali, montatori e tecnici possono, ad esempio, installare o curare più facilmente macchine e attrezzature fornite in garanzia e con contratti di assistenza.
Accesso bilaterale agli appalti pubblici: per la prima volta l’accesso al mercato degli appalti pubblici sarà aperto a tutti gli ambiti statali. Il Canada e l’UE istituiranno inoltre una banca dati elettronica centrale sulla quale le imprese potranno ritrovare tutte le informazioni sugli appalti pubblici e le relative procedure, su tutti i livelli dell’Amministrazione.
Tutela e promozione degli investimenti: l’accordo prevede l’abbandono del vecchio sistema arbitrale privato a favore di una procedura di regolamentazione delle controversie radicalmente rinnovata e moderna, che sancisce esplicitamente il diritto statale.
L’ICS comprendente un doppio grado di giurisdizione, vale a dire un tribunale permanente e una corte d’appello competente a rivedere le sentenze pronunciate in primo grado dal tribunale, è costituito in via permanente. Al fine di rimuovere la spada di Damocle sospesa sopra le autorità decisionali, il CETA sancisce il diritto delle autorità pubbliche di regolamentare nell’interesse generale, diritto la cui portata è esplicitata nella nota interpretativa all’accordo. Ne consegue che una normativa che pregiudichi un investimento non avrà l’effetto di violare l’obbligo di un trattamento giusto ed equo.
Regole dell’origine: la struttura delle norme generali di origine, ovvero la prova del luogo di produzione, sarà semplificata e le norme locali saranno reciprocamente riconosciute.
Liberalizzazione del commercio di servizi: i fornitori di servizi beneficeranno di un accesso semplificato al mercato, come nei settori postali e delle telecomunicazioni, nonché sulle rotte parziali di navigazione marittima, a partire dalla data di entrata in vigore.
E la Svizzera?
Resta da vedere se l’accordo CETA possa valere quale modello nelle relazioni tra la Svizzera e l’UE. Innanzitutto, l’accordo è ancora troppo “giovane” per poter trarre delle conclusioni. In secondo luogo, molte clausole dell’accordo CETA sono da tempo presenti nell’accordo di libero scambio Svizzera-UE e negli accordi bilaterali e restano valide. In terzo luogo, la relazione politica tra la Svizzera e l’UE è differente da quella tra Svizzera e Canada. Comunque, le relazioni fra Svizzera e Canada sono già molto buone. In effetti, anche l’accordo di libero scambio tra l’AELS e il Canada è stato positivo e ha avuto un impatto significativo sulla crescita del volume degli scambi e degli investimenti osservati negli ultimi anni. In effetti, la Svizzera esporta in Canada circa 4 miliardi di franchi svizzeri all’anno.
Forti legami con la Svizzera
Considerata terra di emigrazione per molte famiglie svizzere, in particolare per il settore agricolo, il Canada dispone di potenzialità in termini di scambio e per le esportazioni. Il momento attuale non è propizio per viaggiare o per le visite da parte delle aziende svizzere verso questo territorio, ma i legami instaurati fra i due Paesi sono buoni e il federalismo e il multilinguismo fanno parte della cultura di entrambe le Nazioni. Per informazione, alla fine del 2019, più di 40’000 cittadini svizzeri risiedevano in Canada. In termini di cooperazione economica, la SECO indica che il Canada è, per importanza, il secondo partner economico della Svizzera nel Continente americano. Nel 2019, la Svizzera ha importato merci dal Canada per quasi 1,2 miliardi di franchi ed ha esportato in questo Paese per 4,4 miliardi di franchi. Queste esportazioni sono costituite principalmente da prodotti farmaceutici. La stessa fonte indica che la Svizzera rientra nella lista dei dieci maggiori investitori stranieri in Canada. Alla fine del 2018 il capitale svizzero investito ammontava a 31 miliardi di franchi. Nello stesso anno, le aziende svizzere impiegavano più di 35’800 persone. Tra i settori di maggiore spinta figurano quelli sanitari e del Medtech.
Il legno in primo piano
Un’altra area di interesse per le PMI svizzere si trova nel campo legato alle costruzioni in legno. S-GE cita Bernhard Gafner, Ingegnere specializzato in costruzioni in legno, sulle opportunità a disposizione delle PMI svizzere nel settore del Cleantech in Canada. “Occorre chinarsi sul quadro normativo, che non è il più complicato. È essenziale avere una buona conoscenza del mercato locale, prestando attenzione al fatto che le differenze fra Paesi possono essere numerose.Una solida analisi di mercato è molto importante per trovare il luogo dove investire e il partner giusto.A nostro avviso, le PMI svizzere che sono in grado di fornire prodotti e servizi relativi all’efficienza energetica e ai sistemi di fissaggio, possono avere successo. Gli standard costruttivi sono in continua evoluzione e sta emergendo la necessità di nuovi prodotti sul mercato. Le finestre e i prodotti per l’isolamento termico ne sono un perfetto esempio”.
Fonte: testo di Henrique Schneider, USAM; adattamento Cc-Ti
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-17 08:41:092022-06-22 15:04:06L’accordo di libero scambio fra Canada e l’UE
Le difficoltà riscontrate dal commercio per la scarsità di taluni prodotti sono ormai note. Quasi nessun settore fa eccezione e i commercianti confermano le difficoltà dovute all’elevata domanda globale di giocattoli e ai ritardi nei trasporti dall’Asia. È quindi probabile che la Svizzera, mercato certo attrattivo ma piccolo, potrebbe patire di ritardi notevoli nella fornitura di giocattoli, tanto che questo fattore potrebbe influire sull’attività di vendita natalizia.
I grandi rivenditori di giocattoli hanno cercato di procurarsi prodotti a sufficienza per l’imminente attività natalizia ma la pandemia ha reso questo compito assai arduo.
Il tradizionale negozio Franz Carl Weber e il rivenditore online Digitec Galaxus hanno già avvertito il pubblico delle possibili complicazioni. Le ragioni sono la forte domanda globale e i ritardi nei trasporti navali provenienti dall’Asia. Come detto in precedenza, a livello internazionale il nostro è considerato un Paese piccolo, per cui viene spesso posto tra gli ultimi per quanto riguarda le forniture.
“I mercati più grandi come l’America e l’Inghilterra vengono spesso e volentieri serviti per primi”, spiega Roger Bühler, CEO di Franz Carl Weber. “Dopo i due colossi anglofoni, vi sono i grandi Paesi europei come la Germania e la Francia e solo dopo arriva la Svizzera”.
“La Confederazione è quindi un ‘attore minore’ nel mercato internazionale dei giocattoli: ecco perché le consegne dei giocattoli per Natale potrebbero avere delle complicazioni e forti ritardi”, afferma Bühler. Tuttavia, il negozio Franz Carl Weber farà di tutto per cercare di non avere intoppi.
Problemi di spedizione
I ritardi nella fornitura di giocattoli sono dovuti anche ai problemi nella spedizione, poiché i più grandi porti cinesi come, ad esempio, Ningbo (il terzo porto più grande al mondo) e Yantian (il più grande punto di trasbordo nel Sud della Cina) continuano a ridurre le loro capacità, dati i numerosi lockdown, spiega Bühler.
Per l’industria dei giocattoli, le settimane che precedono il Natale sono tra le più importanti dell’anno. Di conseguenza, i rivenditori faranno tutto ciò che è in loro potere per garantire che gli scaffali delle filiali dei negozi siano ben forniti. Secondo Digitec Galaxus anche i rivenditori online si stanno preparando per avere le forniture necessarie, sperando così che i clienti potranno avere a disposizione un’ampia scelta.
Le merci che arriveranno potrebbero risultare più costose del solito e questo è imputabile ai costi maggiori di trasporto via container, incrementati durante la pandemia. È noto che in Asia i produttori di merci possono aggiungere dei dazi aggiuntivi ai loro prezzi di vendita, per cui aumentano anche i prezzi di vendita dei giocattoli per i clienti finali. Difficile, comunque, a oggi prevedere quale tipologia di giocattoli sarà la più penalizzata da scarsità e ritardi.
Ovviamente l’aumento dei prezzi è anche dovuto all’aumento dei costi per le materie prime, che, nella produzione di giocattoli, sono ad esempio i granulati, la carta, il legno e molti componenti elettronici, che hanno subito un rincaro fino al 35%; a si aggiungono costi di trasporto anche quadruplicati. Aumenti di prezzo già adottati lo scorso anno da alcuni fornitori come Mattel o Hasbro.
Chi ne trarrà vantaggio?
Mattel ha molti marchi di giocattoli famosi nel suo portafoglio: da Barbie a Fisher Price, Scrabble, il gioco di carte UNO e Matchbox. I giochi di Hasbro includono tra gli altri Monopoly, Play-Doh’s Playdough e Transformers.
Secondo gli esperti del settore, la situazione per i rivenditori di giocattoli è più difficile attualmente rispetto al 2020. Per concludere con una nota positiva: va detto che i produttori hanno registrato incrementi interessanti nelle vendite, visto che Mattel ha venduto significativamente più automobiline e bambole nel secondo trimestre 2021 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente quando, a causa della pandemia, aveva invece avuto una flessione netta.
Fonte: Basler Zeitung, adattamento Cc-Ti
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-17 08:32:542021-11-18 17:00:07Anche i giocattoli rischiano di scarseggiare e di diventare più costosi
In un mondo iperconnesso e nelle strategie di marketing e comunicazione digitali delle aziende, parole come influencer, testimonial e ambasciatori del marchio non sono nuove. Chi sono però con esattezza queste figure? Quali le differenze li contraddistinguono? Che ruolo assumono all’interno delle PMI e quali vantaggi portano? Come possono le aziende costruire un network vincente?
Abbiamo risposto a queste e altre domande nel webinar del 9 novembre 2021, organizzato dalla Cc-Ti, dove è intervenuto Giuseppe Maffei, Fondatore Develed Sagl, introdotto da Lisa Pantini, Responsabile Relazioni con i soci Cc-Ti.
Oggi i clienti sono sempre più attratti dalle esperienze reali dei consumatori rispetto alla comunicazione che un marchio propone sui propri prodotti/servizi. I ‘band ambassador’ o ‘ambasciatori del marchio’ sono dei consumatori che hanno una relazione di rispetto e stima per un determinato brand; relazione acquisita nel tempo attraverso l’utilizzo dei prodotti della marca. Il brand ambassador promuove quindi i prodotti e viene ricompensato da una relazione speciale con l’impresa; ma non è pagato dalla stessa per questo tipo di promozione (a differenza ad esempio dagli influencer).
Queste figure creano e condividono esperienze autentiche che hanno/ hanno avuto con uno specifico prodotto, instaurando un ponte di collegamento tra la marca ed altri potenziali acquirenti.
I follower di ogni ‘ambasciatore’ non sono, inoltre, un elemento essenziale per l’azienda che decide di avvicinare un potenziale ‘brand ambassador’; a venir premiata è piuttosto l’autenticità e la credibilità della persona.
Per una PMI è sempre più impegnativo creare dei contenuti sui social media che generino engagement e creino – da parte dei consumatori finali – delle azioni mirate. Infatti, può essere dispendioso trovare la tipologia di contenuti giusti, relativi alle tematiche “in” rispetto al prodotto sul mercato. Il Brand Ambassador conosce invece dettagliatamente la merce (e può – se necessario – segnalare all’azienda eventuali migliorie), realizza foto e video nel luogo e nel contesto d’uso, coinvolge possibili distributori o stakeholders locali, osserva il prodotto dal punto di vista dell’utente (non dell’impresa) e comunica con il medesimo linguaggio dell’utilizzatore. Infine, pubblica poi i contenuti sul suo canale personale e su OPN (other people network) come gruppi di settore.
Come agire quindi? Per sviluppare un network vincente è innanzitutto necessario definire gli obiettivi commerciali e di marketing che si intendono raggiungere attraverso il supporto di queste figure e successivamente identificare il/i canale/i idoneo/i – dove è presente l’audience d’interesse – per veicolare il messaggio dell’azienda. Il programma di adesione a un ‘Brand Ambassador Network’ deve essere reso visibile e accessibile, pubblicando le regole e linee guida specifiche sul sito internet o sui canali social. Nella valutazione e selezione dei profili da parte dell’azienda è opportuno coinvolgere anche il reparto commerciale e, a parità di caratteristiche tra i candidati, sarà utile confrontare i diversi engagement rate (tasso di coinvolgimento dei follower rispetto ai contenuti). È inoltre fondamentale lasciare alle persone scelte ampi margini di manovra per esprimere al massimo la propria creatività, con la forma di comunicazione che più li caratterizza. Fornendo poi dei codici sconto da condividere con i follower si aumenterà la probabilità di creare nuovi lead e acquisire clienti. Utile è poi creare dei gruppi Whatsapp comuni per formare delle communities affiatate, facilitare il dialogo e il supporto reciproco.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-16 14:14:332021-11-16 14:14:34Chi sono i ‘Brand Ambassador’?
L’accordo di partenariato economico (CEPA) tra gli Stati dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) e l’Indonesia è entrato in vigore il 1° novembre 2021, migliorando in modo significativo l’accesso al mercato e la certezza giuridica per le PMI svizzere. Il presente articolo si focalizza sull’applicazione pratica del CEPA per quanto riguarda lo scambio di merci.
Scambio di merci: i vantaggi
La Svizzera accorda l’accesso in franchigia doganale ai prodotti industriali indonesiani. Le concessioni accordate nel settore agricolo corrispondono sostanzialmente a quelle di altri accordi di libero scambio.
Tutti i principali settori di esportazione svizzeri beneficiano dell’accordo; questo vale sia per il settore agricolo sia per l’industria. Nel primo caso, l’Indonesia ha eliminato sin da subito, o lo farà entro termini transitori fino a cinque anni, i dazi sul latte e i prodotti del latte; per lo yogurt il termine di abolizione è di nove anni, mentre i dazi su caffè, cioccolata e biscotti verranno eliminati entro dodici anni. Il settore industriale svizzero ha invece ottenuto le seguenti concessioni: nell’industria chimico-farmaceutica praticamente tutti i dazi sono stati eliminati o lo saranno entro termini transitori che variano fino a nove anni; nel settore tessile non vi è un’abolizione generale dei dazi, ma a seconda degli ambiti vi è un libero accesso al mercato con termini di abolizione che variano da cinque a dodici anni; salvo poche eccezioni, i dazi sui macchinari sono stati completamente eliminati con l’entrata in vigore dell’accordo o lo saranno entro termini transitori che variano da cinque a dodici anni; infine i dazi sugli orologi sono stati eliminati con l’entrata in vigore dell’accordo o lo saranno entro termini transitori che variano da cinque a nove anni. Allo scadere dei termini previsti per l’abolizione dei dazi, la Svizzera potrà esportare in Indonesia il 98 % dei suoi prodotti in franchigia doganale.
Le principali disposizioni in materia di origine
le disposizioni in materia di origine e le lavorazioni e trasformazioni necessarie per l’ottenimento dell’origine preferenziale sono elencate nell’allegato I dell’accordo e sono reperibili anche nella direttiva R-30 “Accordi di libero scambio, preferenze doganali e origine delle merci” dell’Amministrazione federale delle dogane. Con l’entrata in vigore del CEPA, l’Indonesia non beneficia più delle preferenze doganali secondo il sistema di preferenze generalizzate per Paesi in sviluppo;
l’accordo prevede il cumulo dei prodotti originari tra gli Stati dell’AELS e l’Indonesia. Non è ammesso il cumulo con merci di altri partner di libero scambio;
l’accordo prevede la regola di non modificazione: i prodotti esportati non devono subire alcuna lavorazione o trasformazione non ammessa e devono rimanere permanentemente sotto controllo doganale. È ammesso il trasbordo e/o il frazionamento di invii (splitting-up) in Stati terzi;
come prova dell’origine vale esclusivamente la dichiarazione d’origine (Allegato I, art. 12). Essa può essere allestita dall’esportatore, indipendentemente dal valore della merce. Il certificato di circolazione EUR1 non è ammesso.
La dichiarazione d’origine deve essere allestita esclusivamente in inglese ed avere il seguente tenore:
la procedura di controllo a posteriori prevede un termine di tre mesi (prorogabile di ulteriori tre mesi) per rispondere alle domande di controllo e per presentare i giustificativi. Le tempistiche sono brevi, gli esportatori devono pertanto prepararsi adeguatamente;
l’importazione preferenziale di olio di palma e olio di palmisti è soggetta, oltre alla dichiarazione d’origine, anche a una prova di sostenibilità e a un’autorizzazione preferenziale rilasciata dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) precedentemente alla prima importazione, con attribuzione di un numero di autorizzazione;
le merci originarie che, al momento dell’entrata in vigore dell’accordo, si trovano in transito oppure in custodia temporanea in un deposito doganale o in una zona franca possono tuttavia beneficiare dell’imposizione all’aliquota preferenziale nel quadro dell’accordo. In questo caso, fino al 28 febbraio 2022 sussiste la possibilità di presentare una dichiarazione d’origine allestita nel Paese d’esportazione dopo l’entrata in vigore dell’Accordo nonché documenti che comprovano il trasporto diretto.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-11-09 13:58:162022-06-22 15:04:49In vigore l’accordo di partenariato economico (CEPA) tra AELS e Indonesia
Lo scorso 19 ottobre, in un webinar dedicato, la Cc-Ti ha trattato il tema della nuova la legge federale sulla protezione dei dati (LPD). Ad intervenire quale relatore esperto è stato Gianni Cattaneo, Avv., LL. M., Cattaneo Bionda Mazzucchelli Studio legale e notarile, dopo un breve saluto da parte di Lisa Pantini, Responsabile delle relazioni con i soci della Cc-Ti.
La nuova LPD è stata adottata dall’Assemblea federale il 25 settembre 2020, dopo un lungo periodo di gestazione. L’esatta data di entrata in vigore non è ancora stata decretata, realisticamente si prevede però che essa sarà fissata nel secondo semestre 2022 o per l’inizio di gennaio 2023. Essa si prefigge di proteggere la personalità e i diritti fondamentali delle persone fisiche, i cui dati personali sono oggetto di trattamento da parte di privati e organi federali. Lo scopo è quello di creare una società digitale sicura, efficiente e non discriminatoria.
I principi generali cardine alla base della nuova LPD sono la liceità (tramite il supporto di un motivo giustificativo riconosciuto, quale la legge, il consenso o l’interesse preponderante pubblico o privato), la buona fede, la proporzionalità, la sicurezza, la finalità, l’esattezza e la privacy by design e by default. Essi vanno considerati e applicati da ogni azienda nello svolgimento di qualsiasi operazione in relazione a dati personali ordinari o degni di particolare protezione.
È inoltre necessario adempiere ai seguenti obblighi: informare le persone interessate circa i trattamenti svolti dall’impresa (o delegati a terzi) fornendo tutte le indicazioni previste dalla legge; munirsi di un apposito registro in cui repertoriare le attività (quali dati vengono trattati, da chi, come, dove, per quale scopo, chi ne è destinatario e sulla base di quale motivo giustificativo avviene il processo); svolgere valutazioni d’impatto sulla protezione dei dati personali per i trattamenti a rischio accresciuto e, ove necessario, effettuare la consultazione preventiva dell’Incaricato federale; notificare all’Incaricato federale le violazioni della sicurezza dei dati in situazioni di probabile pericolo ingente e alla persona coinvolta su ordine di quest’ultimo o se richiesto per la sua protezione; e, infine, non trasferire, salvo particolari eccezioni, dati verso Stati privi di una legislazione adeguata di protezione dei dati.
La nuova LPD non prevede l’obbligatorietà in Svizzera (diversamente dal resto d’Europa) della figura del Data Protection Officer (DPO) nel settore privato, ma la sua eventuale nomina comporta l’esclusione dell’obbligo di consultazione preventiva dell’Incaricato federale in presenza di trattamenti a rischio elevato.
Data la complessità della questione è essenziale sensibilizzare e formare i dipendenti in maniera adeguata sui rischi, sui diritti e sugli oneri di ciascuno in materia di protezione dei dati personali, nonché sulle responsabilità collegate, considerando anche la diffusione di situazioni straordinarie come quella del telelavoro. Decisivo per la buona riuscita della trasformazione anche lo sviluppo di un piano d’azione preciso ed efficiente che spazia dalla creazione di un team di progetto autorevole supportato dalla Direzione e dal CdA, alla determinazione di un programma di lavoro con relativo scadenziario in base alle risorse disponibili, agli obiettivi e alle priorità d’intervento.
Il termine di entrata in vigore è ancora lontano (ipotesi: gennaio 2023). Alcune aziende potrebbero commettere l’errore di rinviare la questione del trattamento dati tenere presente la complessità degli adempimenti, delle fasi tecniche per la loro attuazione e del fatto che la nuova LPD non prevede un periodo di adattamento dopo la sua introduzione. È perciò di primaria importanza sfruttare i prossimi mesi per avviare, senza indugio, il processo di messa a norma, trattandosi di una revisione complessa che avrà un notevole impatto sulla società e le imprese.
A tal proposito la Cc-Ti organizza regolarmente dei corsi di formazione (dove l’Avv. Gianni Cattaneo interviene quale relatore) chiamati “Nuova legge sulla protezione dei dati personali: un Action Plan per trovarsi pronti in tempo utile”. Questi percorsi formativi – riproposti regolarmente – sono pensati per fornire gli strumenti concreti alle PMI per arrivare all’entrata in vigore della LPD in modo efficiente.Per accedere all’offerta formativa Cc-Ti è possibile cliccare su questo link.
Infine, contrariamente al diritto europeo, che prevede pesanti sanzioni amministrative pecuniarie a carico delle società, il diritto svizzero opta per la responsabilizzazione dei membri del Consiglio di Amministrazione e/o manager in quanto detentori del potere decisionale. Essi saranno ritenuti penalmente perseguibili per le violazioni intenzionali della LPD imputabili alle loro aziende, tra cui la mancata implementazione degli standard minimi di sicurezza (con multe fino a CHF 250’000.-).
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-10-28 07:48:262021-10-28 07:48:27Per una società digitale sicura
Qualche tempo fa è stato presentato un atto parlamentare a livello federale che si prefigge di proteggere l’economia svizzera con controlli degli investimenti. Il Consiglio federale, lo scorso 25 agosto 2021, ha definito i parametri che potrebbero essere utili per un controllo degli investimenti esteri, confermando però la sua già nota riluttanza a introdurre regole particolari. Entro fine marzo 2022 verrà posto in consultazione un progetto. Ma perché il Consiglio federale è contrario a una regolamentazione troppo restrittiva degli investimenti esteri?
Il motivo è presto detto. Una politica aperta nei confronti degli investimenti esteri è essenziale per la nostra economia e, di riflesso, per tutta la popolazione elvetica. Ciò permette infatti l’afflusso di capitali e competenze che permettono alle aziende di rimanere competitive, creare valore e mantenere i posti di lavoro. Occorre quindi grande prudenza prima di introdurre limiti troppo restrittivi, in un quadro legislativo già abbastanza severo. L’obiettivo dei controlli deve rimanere limitato a rischi e minacce per l’ordine pubblico o la sicurezza derivanti dall’acquisizione di imprese svizzere da parte di investitori esteri e particolare attenzione va a rilevamenti di aziende da parte di enti statali o parastatali esteri, che potrebbero anche portare a distorsioni della concorrenza. Il Consiglio federale probabilmente si muoverà nel senso di prevedere una notifica e un’autorizzazione per le acquisizioni di imprese svizzere da parte di enti statali o parastatali esteri, limitando invece questa procedura solo ad alcuni settori in caso di acquirenti privati. La SECO sarà l’autorità designata a gestire queste procedure.
Qualche anno fa avevamo già evidenziato uno studio di Avenir-Suisse (https://bit.ly/2YJjfps), che rilevava come le imprese elvetiche non dovessero essere ulteriormente protette da acquisizioni da parte di ditte estere. Anche un chiaro approfondimento di economiesuisse fornisce elementi molto utili per capire la tematica in tutte le sue sfaccettature (https://bit.ly/3DDgOE6). È chiaro che la discussione politica verta soprattutto sulla fame di acquisizione cinese, che preoccupa non poco. A volte anche a ragione. Un “player” dai mezzi quasi illimitati può effettivamente distorcere la concorrenza oppure accaparrarsi di aziende che sono strategiche per il Paese perché fornitrici di servizi molto particolari e non sostituibili. Pensiamo alla delicatezza della questione della sicurezza informatica e di chi fornisce servizi di questo tipo.
Non va però dimenticato che vi sono già parecchi strumenti legali utilizzabili, come il diritto di espropriazione dello Stato per ragioni di sicurezza nazionale, oppure leggi puntuali nel settore immobiliare, borsistico e della concorrenza, con il controllo delle fusioni nel contesto della legge federale sui cartelli. La Svizzera in taluni ambiti è già più restrittiva di altri Paesi europei come la Germania, la Svezia e la Gran Bretagna (malgrado la Brexit). Inoltre, va rilevato che la stragrande maggioranza degli investimenti in Svizzera ha origine nel mondo occidentale, ossia Stati Uniti, Canada e Unione Europea, tanto che circa l’80% dei capitali esteri in Svizzera ha questa provenienza. Senza dimenticare che gli investimenti diretti esteri garantiscono quasi mezzo milione di posti di lavoro in Svizzera.
Nello stesso contesto non va dimenticato il movimento inverso degli investimenti, cioè dalla Svizzera verso l’estero, perché la Svizzera esporta non soltanto beni industriali e servizi, ma anche importanti quantità di capitali, soprattutto sotto forma di investimenti diretti. Si tratta di decine di miliardi investiti da grandi aziende ma anche da molte PMI, che complessivamente occupano quasi 2 milioni di persone all’estero, con importanti ricadute in termini di crescita delle nostre aziende site in territorio elvetico e quindi di grande beneficio per la Svizzera.
Il mondo cambia ed è giusto riflettere sull’adattamento degli strumenti legali oggi esistenti. Nello specifico sarebbe però un errore fatale adottare un regime troppo rigido che ostacolerebbe i flussi di investimenti verso la Svizzera, perché questo, nel gioco della reciprocità, frenerebbe di riflesso anche la possibilità di investimenti elvetici all’estero. Inoltre, vi è un elemento a cui occorre sempre prestare attenzione, cioè che è ormai difficile trovare aziende puramente svizzere al 100%, malgrado l’immagine, la qualità e l’affidabilità siano ancora molto di stampo nazionale. Alcuni marchi storici come Ricola, Läderach e Victorinox rimangono saldamente in mano svizzera. Pochi sanno però che la mitica Ovomaltina è in mani britanniche, l’altrettanto mitico Toblerone appartiene a un’azienda americana, mentre la Feldschlösschen è danese e la Valser è di proprietà della Coca-Cola. Senza dimenticare un pezzo di cultura svizzera come l’Aromat che è di proprietà olandese. Eppure, il carattere elvetico non è sparito, perché chi investe in questi prodotti investe in un pacchetto, fatto di qualità riconosciuta in tutto il mondo, di un modo di lavorare preciso e affidabile, per cui non vi è alcun interesse a stravolgere queste caratteristiche.
Quindi nuove regole vanno studiate, ma sempre con il tipico pragmatismo elvetico, anche perché la complessità delle strutture economiche e finanziarie oggi rende sempre più difficile stabilire a tavolino in maniera esatta certe situazioni di proprietà delle aziende e quindi l’esatta nazione di origine di determinati investimenti. Occorrerà come sempre equilibrio per trovare una via efficace che tuteli gli interessi superiori senza ingabbiare inutilmente un’economia che deve giocoforza essere aperta per sopravvivere.
La contabilità, insieme alla gestione finanziaria di un’azienda, rappresenta uno dei punti chiave nella progettazione strategica e monetaria delle diverse attività a livello economico. Se ad essa allineiamo il progresso tecnologico, emergono nuove e interessanti opportunità. Quali?
Abbiamo risposto a questa domanda nel webinar del 5 ottobre scorso, organizzato dalla Cc-Ti, a cui è intervenuto John Muschietti, Direttore Fidigit SA, introdotto da Lisa Pantini, Responsabile Relazioni con i soci Cc-Ti.
Dal 1400…
La nascita della contabilità si fa risalire a Frà Luca Bartolomeo de Pacioli, frate e matematico italiano che nel quindicesimo secolo, pubblicò per primo un lavoro sulla partita doppia, pilastro fondamentale del sistema contabile contemporaneo. L’evoluzione del sistema contabile nel tempo è illustrata nel grafico sottostante, che evidenzia le principali operazioni (imputazione, calcolazione e visualizzazione) e i relativi cambiamenti.
… fino ad oggi
Parlando di contabilità digitale si fa inevitabilmente riferimento alla moltitudine di interconnessioni esistenti fra le diverse sezioni di un’azienda. Esistono procedure e strumenti che possono andare a sostenere i processi rendendoli più snelli.
Possiamo citare, ad esempio: lo sviluppo dei pagamenti e l’avvento della fattura QR, che entro un anno sostituirà la polizza di versamento PVR, in attesa dell’adozione definitiva dell’e-bill. In merito all’archiviazione delle fatture è oggigiorno possibile ricorrere ad archivi digitali a norma di legge che permettono di risparmiare spazio e costi. L’“Employee self-service”, il cosiddetto portale dei dipendenti, consente di eseguire una pluralità di operazioni, tra cui il rilevamento ore, la manutenzione anagrafica e la visualizzazione dei differenti dossier. Grazie al supporto dell’intelligenza artificiale, la registrazione delle spese può avvenire in tempo reale, da remoto e in modo totalmente automatico tramite smartphone. Le stesse condizioni valgono anche anche per l’electronic banking, che facilita lo svolgimento delle procedure dal proprio gestionale. Servendosi di strumenti di Business Intelligence, i dati disponibili sui dispositivi possono essere visualizzati velocemente e in panoramica, per meglio comprendere le proprie attività e conseguentemente adottare strategie mirate. Lo standard xBRL – non ancora utilizzato in Svizzera a differenza che in altri Paesi come, per esempio, la Germania – ha la funzione di automatizzare l’interazione fra la reportistica aziendale e le sue controparti.
Le possibilità per digitalizzare i processi interni alle aziende sono numerose e diversificate, occorre quindi iniziare a valutarle per tempo, dato il repentino progresso tecnologico. Un partner affidabile e su cui contare per una consulenza mirata è la buona strada da cui iniziare.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-10-07 11:05:402021-10-07 13:20:59La contabilità digitale è un’opportunità da cogliere per le PMI
Abbiamo intervistato Matteo Togninalli, Chief Operating Officer di Visium SA
La parola a Matteo Togninalli, figlio del nostro territorio e, ormai, imprenditore di successo nel mondo. Come è nato questo percorso? Un sogno partito alla grande già dal Ticino? Una passione da sempre?
Da sempre, mi sono appassionato per le scienze e la tecnologia. Al momento del liceo, ho cominciato ad interessarmi all’imprenditoria: era infatti uno dei migliori modi per facilmente diffondere nuovi progressi tecnici. Questa realizzazione fu anche il motivo che mi ha spinto verso il politecnico. La passione per le startup è poi sbocciata ai primi contatti con il mondo universitario, dopo aver partecipato a vari eventi sul campus. Fondare e far crescere una ditta è quindi diventata un’evidenza e sapevo che sarebbe stato il mio percorso dopo gli studi.
“Rendere l’Intelligenza Artificiale accessibile a tutti”, visione e/o missione della sua azienda?
Esattamente, Visium sviluppa programmi di intelligenza artificiale su misura per le imprese. Dal mio primo contatto con questa tecnologia, mi sono reso conto del suo enorme potenziale per gran parte delle attività economiche. Il problema è che, fino al 2016, rimaneva principalmente nelle mani delle grandi industrie internet (GAFAM) o dei laboratori universitari. Quando, durante una cena a Zurigo, Alen mi ha parlato della sua idea di renderla accessibile al resto delle imprese attraverso servizi e prodotti, mi sono immediatamente entusiasmato. Abbiamo quindi cominciato a lavorare su Visium, con l’obiettivo di creare un nuovo attore svizzero ed europeo che possa rispondere a questo bisogno sempre più marcato.
Quali i percorsi di ricerca e i successi che l’hanno resa più soddisfatto e creato sempre nuovi entusiasmi?
Il percorso di studi è stato senz’altro un momento meraviglioso. L’EPFL mi ha offerto la possibilità di soggiornare a due riprese negli Stati Uniti, dove, oltre che a legare amicizie per la vita, ho potuto osservare e prendere ispirazione dalla mentalità “can-do” americana, specie nel mondo imprenditore. Svolgere la mia tesi di master a Stanford, nel cuore della Silicon Valley, è stata la più grande opportunità che ho avuto e mi ha fortemente marcato, in particolare per le mie avventure imprenditori. In seguito, durante il dottorato, l’ETHZ mi ha permesso di viaggiare a grandi conferenze di machine learning attraverso il mondo, dove ho potuto scambiare idee con brillanti ricercatori e prendere ispirazioni per nuovi approcci tecnici. Ultimamente, poter capire le specificità di diverse industrie grazie ai progetti con i nostri clienti è affascinante. Sono quindi le discussioni e gli scambi con altre persone che mi ispirano e continuano a farlo: c’è così tanto da imparare!
Sinergie con grandi aziende e sinergie con piccole aziende. Come progettare a misura, tenendo conto del costo dell’investimento e traducendolo in successo. Quali parametri di analisi dovrebbe affrontare un’azienda per verificare la propria posizione sul mercato? A chi si rivolge Visium?
Investire in progetti di intelligenza artificiale porta sempre dei ritorni. Noi li classifichiamo in ritorno misurabile (il valore aggiunto economico), ritorno strategico (benefici legati agli obiettivi strategici e competitivi della ditta) e il ritorno in capacità (legato alla maturità tecnologica e IA dell’impresa). Anche se a volte i ritorni economici di un progetto di IA non appaiono da subito, gli altri benefici sono sempre sinonimi di progresso immediato per la ditta. Da Visium, abbiamo cominciato a lavorare con piccole e medie imprese e ora accompagniamo principalmente grandi multinazionali per imperativi di crescita. Il nostro obiettivo essendo di democratizzare l’accesso all’IA, stiamo reinvestendo i benefici per sviluppare una serie di prodotti generali e finanziariamente accessibili a tutte le imprese. Per esempio, stiamo per lanciare SalesHunter, un programma che permette ai rappresentanti di vendita di sapere quali prodotti raccomandare ai loro clienti per aumentare le loro vendite.
Dal Ticino, all’America, a Zurigo per formare un team vincente. Quali consigli e caratteristiche per i nuovi imprenditori del futuro? I know-how per questo settore? Come scegliere i compagni di viaggio (soci, collaboratori, …)?
Lanciare una ditta nel mondo informatico non è mai stato così semplice e poco costoso: le risorse abbondano e ci sono migliaia di buone idee. Quello che ci vuole, è il coraggio di lanciarsi. E spesso, è molto più facile trovare questo coraggio quando non si è soli. Sono infatti immensamente grato ad Alen e Timon, con cui continuiamo a motivarci dopo quasi 4 anni, perché sarebbe impossibile altrimenti. Quello che conta per un buon cofondatore, è trovare persone che hanno la stessa etica del lavoro e la convinzione di potercela fare, possibilmente con talenti complementari. Per i collaboratori invece, è molto importante ingaggiare persone che credano nella visione ditta e che non si scoraggeranno alle prime difficoltà. Da noi, questa qualità prevale sulle altre al momento di scegliere i candidati.
Visium è ubicata presso l’Innovation Park a Losanna e presso il Technopark a Zurigo; e mira a raggiungere i 100 collaboratori entro il 2022. Quale panorama si immagina ancora per la vostra azienda?
Vogliamo rendere Visium un vero attore internazionale nel mondo dell’IA. Sarebbe l’occasione perfetta di rimettere la Svizzera e l’Europa sulla mappa mondiale dell’IA e delle tecnologie dell’informazione, attualmente dominata dagli Stati Uniti e dalla Cina. Per fare questo, spingiamo lo sviluppo dei nostri prodotti, più facilmente esportabili, e stiamo iniziando altre collaborazioni a livello europeo.
Il neologismo Internet delle cose (IoT, acronimo dell’inglese “Internet of things”) fa riferimento all’estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti. Concetto che, fino a poco tempo fa, poteva apparire la trama avvincente di un film futuristico, oggi è invece una realtà concreta in continua evoluzione. Cosa significa – nello specifico – vivere una giornata smart?
Possiamo incrementare le prestazioni e usufruire delle possibilità offerte dai diversi strumenti che abbiamo in uso, ottimizzando i consumi e permettendo l’integrazione di diverse funzioni interessanti che rendono la nostra vita, più “vita”. Stare a casa, spostarsi, essere in azienda, sulla strada, in città o in un altro Paese… abbiamo oggi la possibilità di gestire al meglio i nostri progetti e i nostri itinerari.
Abbiamo riflettuto su questo tema e sulle sue numerose sfaccettature durante il webinar del 29 settembre scorso, organizzato dalla Cc-Ti in collaborazione con Swisscom, a cui sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Carmen Lüthi, Formatrice Swisscom Academy; Massimo Redigolo, Head of sales autoSense e Marco Doninelli, Direttore UPSA Ticino.
Nella quotidianità…
Con l’espressione “casa smart” si fa riferimento ad un’abitazione interconnessa, il cui scopo è rendere più facile, piacevole e sicura la vita di chi vi abita.
Grazie ad una singola applicazione per smartphone e alla rete di dispositivi connessi al router tramite WiFi capaci di raccogliere, analizzare e condividere determinate informazioni è per esempio possibile accendere/spegnere luci e apparecchi elettronici, attivare e controllare impianti di sicurezza, monitorare e interagire con il proprio animale domestico, il tutto automaticamente o a distanza in qualsiasi momento con un semplice click.
…per gli spostamenti in auto
La tecnologia (come quella di Swisscom) non si limita però esclusivamente al pacchetto “smart home”, ma con la collaborazione di autoSense (ad esempio) si passa al mondo delle quattro ruote.
autoSense, infatti, fornisce i dati necessari per la creazione di una serie di servizi e vantaggi a favore degli automobilisti. Tra questi, per esempio, la possibilità di usufruire all’interno della vettura della stessa funzione WiFi di cui disponiamo a casa (senza più dover ricorrere all’attivazione dell’Hotspots), la facoltà di gestire in autonomia un diario di bordo digitale o quella di restare in contatto 7/24 con il proprio garage di fiducia che è a conoscenza di tutte le informazioni utili riguardo al veicolo anche in caso di soccorso. In associazione con l’app Easypark, disponibile in tutta Europa e in 600 città svizzere, è inoltre possibile pagare il parcheggio con il cellulare soltanto per il tempo di sosta realmente sfruttato.
Focus sul settore automobilistico
Rispetto a qualche anno fa la scelta dell’automobile in merito all’aspetto della produzione si è notevolmente ampliata: non più solo benzina o diesel ma anche gas, ibride mild, full o plug-in ed elettriche a batteria o idrogeno. I fattori determinati da considerare al momento dell’acquisto sono molteplici come, per esempio, il numero di km percorsi giornalmente, la possibilità di cui si dispone per fare rifornimento e l’importo che si è pronti a spendere.
Oggigiorno l’elettronica non è più solo al servizio della meccanica nel processo di costruzione dei veicoli ma anche nell’ideazione e progettazione dei software. E se è vero che al momento la vendita online di vetture rimane poco diffusa a causa della complessità del processo di configurazione, essa verrà agevolata in misura sempre maggiore dalla tendenza a costruire autoveicoli forniti di tutto (sensori, sistemi elettronici, ecc.) con la possibilità per l’acquirente di comprare e attivare comodamente dal proprio domicilio tramite un portatile i servizi che desidera.
La vettura interconnessa
Molteplici sono le applicazioni che attualmente abbiamo a disposizione per gestire da remoto l’automobile. Esse ci consentono di localizzare in qualsiasi momento la vettura, di controllarne lo stato (olio, freni, pneumatici, livello batteria, ecc.) ed eventuali malfunzionamenti (con la relativa organizzazione di servizi di manutenzione) così come di inviare a distanza dei comandi. Si stanno inoltre sviluppando delle app che permetteranno di fare diagnosi a lungo raggio (sulla base, per esempio, dei rumori prodotti dal veicolo) o valutazioni immediate di danni in caso di incidente. Si prevede poi che entro i prossimi due anni lo smartphone rimpiazzerà la chiave di accensione e che in un futuro prossimo l’automobile elettrica fungerà da accumulatore di energia per l’economia domestica. Riguardo al raggiungimento del livello sei della guida autonoma si stima invece – anche in virtù di ragioni giuridiche oltre che tecniche – un’attesa di ancora una ventina d’anni.
Informazioni utili da condividere nelle riflessioni strategiche anche per una PMI o un’azienda che deve gestire il proprio parco veicoli.
Una questione di energia
La necessità dell’approvvigionamento energetico è oggi un argomento da tenere in considerazione. L’energia serve ad alimentare gli strumenti che utilizziamo nella nostra quotidianità (a livello professionale e personale), resi sempre più performanti ed efficaci, grazie al progresso tecnologico. Occorre dunque che le discussioni sulle tematiche dell’energia siano condotte con riflessioni che inglobino le diverse forme di produzioni energetiche possibili, senza dimenticare il contesto.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/10/ART21-fuori-e-dentro-casa.jpg10802193Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-10-04 14:28:302021-10-04 14:28:30Fuori e dentro casa: una giornata “smart”
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