Intervista a Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti
Cosa perseguite con questo monitoraggio sulla manodopera?
Come associazione-mantello dell’economia ticinese abbiamo il compito di avere una visione generale su tutti i settori che compongono la nostra economia. La questione della manodopera è centrale, per cui vogliamo dare un impulso a una discussione costruttiva, raccogliendo gli elementi che giungono dai vari settori. Questo permette di capire dove sono i maggiori punti deboli e quali sono le varie esigenze, spesso molto diverse fra le varie categorie.
Come intendete usare questi dati?
Molti chiedono allo Stato di intervenire, ma senza indicazioni precise. Il nostro approccio è diverso, come sempre. Cerchiamo prima di individuare il problema, capire quale può essere il nostro ruolo per contribuire a risolverlo e proporre vie d’uscita concrete e percorribili, attuate dal privato e/o in collaborazione con l’autorità statale. La questione della manodopera è strettamente legata alla formazione ed è certamente strategica per il paese.
Il Ticino è messo peggio di altri cantoni?
No, assolutamente. I rilevamenti che effettuiamo a scadenze regolari con le altre Camere svizzere ci mostrano ormai da anni che marciamo in parallelo e che la penuria di manodopera è una costante in tutti i cantoni. Poi vi sono differenze legate ai rispettivi tessuti economici, ma ciò non toglie che “siamo tutti sulla stessa barca”. Non è un caso che talune soluzioni andrebbero cercate anche in collaborazione con altri cantoni, al di là delle barriere linguistiche, comunque sempre meno rilevanti in molti settori.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/01/ART23-manodopera-strategica.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-01-24 08:40:382023-01-24 08:40:39La manodopera è strategica
Il tema della carenza di manodopera, soprattutto qualificata, è ormai di dominio pubblico e lamentato praticamente da tutti i settori. Va detto subito, a scanso dei soliti equivoci che vogliono il Ticino in ritardo su tutto, che si tratta di un problema generale, non solo can-tonale, ma nazionale e internazionale, che tocca moltissimi paesi. Questo va sottolineato in maniera chiara, altrimenti si rischia come spesso accade alle nostre latitudini, di discutere partendo da premesse errate.
Preoccupazione, ma per le aziende…
La carenza di manodopera sembra avere, paradossalmente, anche qualche effetto “positivo ”. In effetti, in un contesto di grandi tensioni internazionali (guerra, problemi energetici, materie prima rare e care, protezionismi dilaganti, supply chain fragili), attualmente nel barometro delle preoccupazioni della popolazione quella per l’impiego si posizionino in maniera quasi marginale. Ovviamente si tratta di un parametro che può cambiare abbastanza velocemente, ma tutto sommato in linea con quanto emerso dalla nostra annuale inchiesta congiunturale, dalla quale è emerso chiaramente che nelle intenzioni delle aziende ticinesi per il 2023 vi è un chiaro intento di mantenere l’effettivo di personale, malgrado le previsioni sull’andamento economico risultino meno buone rispetto al 2022. Un chiaro segnale dato al valore delle risorse umane. Pertanto, è certamente un caso che sul mercato del lavoro si stia rivalutando la posizione dei lavoratori più anziani (e magari già pensionati), come pure dei disoccupati di lunga durata, che riescono a reinserirsi nel mondo del lavoro con maggiore facilità. Ciò spiega, almeno in parte, come la disoccupazione sia fortunatamente ai minimi storici in tutta la Svizzera, senza che vi sia stata un’esplosione (anzi) dei casi di assistenza, come taluni vogliono far credere quando le statistiche non confortano certi messaggi tendenziosi. Non è raro che attualmente le aziende si “rubino” il personale “di profilo ottimale”, mettendo così in difficoltà il sistema, che avrà sempre un per-dente, ben oltre il normale gioco della concorrenza .
Penuria improvvisa?
Resta aperta la questione di capire come mai vi sia “improvvisamente” questa penuria e dove siano finiti lavoratrici e lavoratori mancanti. Di primo acchito sembrerebbe che vi sia stata una profonda modifica strutturale nella fase post-pandemica. Possibile, ma è solo uno dei tanti aspetti da considerare. In realtà, la prima causa di diminuzione della manodopera disponibile è molto più “banale”: la maggior parte di coloro che sono “spariti” dal mercato del lavoro sono stati pensionati. Al netto di quelli che sono problemi strutturali noti in settori come ad esempio la sanità, la ristorazione e l’informatica, l’ondata di pensionamenti dei cosiddetti “baby-boomer ” (cioè i nati fra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni sessanta) è ormai una realtà importante e non ha ancora raggiunto l’apice. Si pagano dunque anche delle scelte politiche (pensiamo ai numeri chiusi che si continua ostinatamente a prevedere per formazioni di basilare importanza), che si accavallano con l’evoluzione demografica. Esco-no dal mercato molte più persone di quelle che vi entrano, anche tenendo conto dell’immigrazione. Vari studi condotti negli anni scorsi da Credit Suisse e UBS segnalavano del resto già l’imminente arrivo di situazioni di penuria di manodopera a causa di questo saldo negativo, che raggiunge le centinaia di migliaia di unità.
Quale evoluzione?
Difficile a oggi valutare l’evoluzione della situazione nel contesto di un possibile rallentamento della congiuntura, chiaramente temuto da molti operatori economici. I pensionamenti compenseranno un potenziale aumento della disoccupazione? Si può “auspicarlo”, ma nessuno può saperlo. Del resto, non in tutti i settori, basti pensare alla sanità, il personale è facilmente intercambiabile e nemmeno l’immigrazione, basta a coprire il fabbisogno di personale. Automazione, robotizzazione e, più in generale, digitalizzazione sono spesso citati come elementi alternativi, ma la loro evoluzione è meno lineare e più lenta di quanto spesso auspicato.
Rimediare con la formazione?
Un’ulteriore difficoltà del tema è rappresentata dalla difficile identificazione di tutti i risvolti del fenomeno. Tutti ne parlano, ma la cosa sembra rimanere astratta e anche le soluzioni ipotizzate sono più declamazioni di carattere generico, lanciate nella discussione sperando che qualcuno (sempre gli altri, di solito) trovi una soluzione. Per questo motivo, la Cc-Ti ha varato una sorta di monitoraggio costante e che sarà regolarmente aggiornato, lavorando a stretto contatto con associazioni ed esponenti delle varie categorie, per capire alcuni punti chiave: quanti e quali profili professionali mancano? Per quali motivi? L’attrattività delle professioni (remunerazione, possibilità di “fare carriera”, ecc.) oppure i limiti strutturali del nostro mercato (comunque di dimensioni ridotte e non paragonabili a grandi regioni come quella zurighese)? Vi è una formazione adeguata in Ticino? Se no perché? Vi sono i numeri per realizzarla? Tutti quesiti che meritano risposte più precise di quanto si è letto fino a oggi, anche perché, secondo il nostro tradizionale spirito propositivo, non ci limitiamo a rivendicare che lo Stato faccia qualcosa, ma vogliamo capire prima come il privato possa contribuire a trovare soluzioni al problema, con proposte concrete, cercando nello specifico la collaborazione con l’ente pubblico preposto alla formazione sulla base di indicazioni attendibili. Con informazioni sempre più attualizzate, sarà forse più semplice intervenire, laddove possibile, sia a livello di orientamento che di creazione di percorsi formativi adatti alla nostra realtà. Dai nostri primi rilevamenti emerge comunque un fatto chiaro, forse scontato, ma che va ribadito. Non vi sono soluzioni miracolose a breve termine. È piuttosto necessario un approccio sistemico che tenga conto di più fattori, perché le cause della carenza di manodopera in Ticino sono molteplici. Alcune meritano di essere già evidenziate, nell’attesa di ulteriori approfondimenti:
Scarsa conoscenza del settore, a torto considerato troppo duro o poco interessante
Scarso interesse verso l’apprendistato o verso interi settori
Settori che si promuovono troppo poco oppure su cui non vengono orientati i giovani
Ridotta competitività con alcune altre regioni svizzere, ma non sempre per le differenze salariali, ma soprattutto per le diverse dimensioni che offrono maggiori diversità di impiego e maggiore mobilità fra le aziende
Massa critica insufficiente per prevedere formazioni in Ticino
Riluttanza a seguire formazioni fuori dal Ticino
Ecc .
A ogni settore spetterà il compito di sviluppare i dettagli delle rispettive problematiche, ma appare già chiaro che il problema è molto complesso e va affrontato con grande capacità analitica e di differenziazione. Impresa non facile, visti i tempi che corrono e i messaggi ingannevoli che portano a credere che vi siano soluzioni facili, come chiudere le frontiere. Che equivarrebbe a un “suicidio”, basti vedere cosa sta capitando nel Regno Unito a seguito della Brexit.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/01/ART23-Centrare-formazione.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-01-24 08:00:002023-01-24 08:11:43Centrare la formazione
Sono stati consegnati i diplomi delle CCIS a conclusione della prima edizione del corso Impiegato/a export
Congratulazioni ai diplomati: Chiara Baechler, Simona Balletto El-Achkar, Monica De Col Conigliaro, Giuliana La Barbera, Debora Monti, Francesco Saracino e Silvia Tavecchio.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/01/immagine-diplomi.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-01-18 14:58:372023-01-18 14:58:38I diplomati del corso Impiegato/a export
A prescindere da ogni altro obbligo di etichettatura relativo ai prodotti ivi contenuti, dal 1° gennaio 2023 sugli imballaggi destinati al consumo in Italia devono essere indicate anche le modalità di raccolta e smaltimento ai fini ambientali.
Il 1° gennaio 2023 è entrato in vigore in Italia il Decreto legislativo 116/2020 che modifica l’art. 219, comma 5 del Decreto legislativo 152/2006 e stabilisce che “tutti gli imballaggi devono essere opportunamente etichettati secondo le modalità stabilite dalle norme tecniche UNI applicabili e in conformità alle determinazioni adottate dalla Commissione dell’Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi. I produttori hanno, altresì, l’obbligo di indicare, ai fini della identificazione e classificazione dell’imballaggio, la natura dei materiali di imballaggio utilizzati, sulla base della decisione 129/97/CE della Commissione”.
Stando a quanto decretato dal legislatore italiano, gli imballaggi (primari, secondari, terziari) immessi al consumo dopo il 1° gennaio 2023 devono pertanto essere muniti di etichettatura così composta (requisiti minimi obbligatori):
natura dei materiali utilizzati
indicazione sul tipo di raccolta
Si consiglia altresì di indicare la tipologia di imballaggio e i suggerimenti per una raccolta differenziata di qualità.
Il servizio Commercio internazionale della Cc-Ti ha predisposto una breve scheda informativa che sintetizza la tematica e fornisce documenti e link utili. La scheda è riservata agli associati e può essere richiesta a: Monica Zurfluh, Responsabile Commercio internazionale, T +41 91 911 51 35, zurfluh@cc-ti.ch
Dal 1° gennaio 2023 in Austria vige l’obbligo di nomina di un rappresentante autorizzato per le aziende straniere che forniscono imballaggi o beni confezionati a consumatori finali privati tramite e-commerce.
In Austria, il 1° gennaio 2023 è entrata in vigore una modifica al decreto austriaco sugli imballaggi (VerpackungsVO, VVO): in base all’art. 16b VVO in combinato disposto con l’art. 13g (cpv 1 riga 5) della legge sulla gestione dei rifiuti (Abfallwirtschaftsgesetz, AWG), le aziende straniere che non hanno una sede legale o uno stabilimento nel Paese e che, nel contesto di una vendita a distanza, forniscono imballaggi o beni confezionati a un consumatore finale privato sono assoggettate all’obbligo di nomina di un rappresentante autorizzato (Bevollmächtigter). L’atto di nomina deve essere autenticato da un notaio.
Il rappresentante autorizzato deve essere una persona fisica o giuridica con domicilio rispettivamente sede legale in Austria e con un indirizzo di consegna nel Paese. Esso è responsabile per l’adempimento degli obblighi di licenza di imballaggio dell’azienda straniera, ossia per la registrazione presso un sistema duale di raccolta e recupero, e funge da referente per le comunicazioni ufficiali. Deve altresì rilasciare le dichiarazioni obbligatorie sulla quantità di imballaggi.
Analogamente a quanto è avvenuto in Germania a luglio 2022, i marketplace online sono tenuti a verificare che i loro commercianti adempiano agli obblighi legali in Austria e siano registrati al sistema duale corrispondente. Se ciò non fosse il caso, dovranno escluderli dalla loro piattaforma.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/12/ART23-Austria-imballaggi.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-01-05 08:00:002023-02-09 15:58:37Austria, legge sugli imballaggi: nuovi obblighi dal 2023
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/12/ART22-news2023.jpg13521654Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2022-12-27 11:23:172022-12-29 08:43:59Normative diverse in vigore dal 2023
Le autorità federali hanno annunciato il 22.12.2022 che l’Accordo amichevole concluso con l’Italia nel giugno 2020 sul telelavoro dei frontalieri non verrà prorogato.
Tale accordo ha introdotto un regime speciale in materia di fiscalità nel senso che, in via eccezionale, i frontalieri italiani in telelavoro non sono stati imposti fiscalmente in Italia, nonostante abbiano lavorato dal loro domicilio.
Questo regime speciale finirà pertanto il 1° febbraio 2023. A partire da tale data si tornerà al regime di imposizione usuale e in caso di telelavoro il frontaliere diventerà soggetto fiscale italiano, anche per un solo giorno di attività in Italia.
Inoltre, a determinate condizioni, l’attività su suolo italiano potrebbe costituire una stabile organizzazione dell’azienda medesima che diverrebbe a sua volta soggetto fiscale italiano. Su questo punto, se l’azienda intende proseguire con il telelavoro, consigliamo di avvalersi della consulenza di un professionista italiano (essendo il rischio di stabile organizzazione in Italia da valutare nella prospettiva del fisco italiano).
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/12/ART22-frontalieri.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2022-12-23 10:07:152022-12-27 09:17:28L’Accordo amichevole con l’Italia sulla fiscalità dei frontalieri in telelavoro decadrà dal 1° febbraio 2023
A ottobre 2023 nell’Unione europea (UE) entrerà in vigore il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), che introdurrà una tassa sulle importazioni di talune merci ad alto contenuto di CO2. L’UE intende così equiparare il prezzo del carbonio tra i prodotti europei e i prodotti provenienti da Paesi con standard climatici più bassi, tutelare la competitività delle aziende europee ed evitare fenomeni di delocalizzazione dei processi produttivi più energivori e inquinanti. La misura sarà implementata gradualmente e prevede un periodo transitorio.
Traducendo nella pratica il principio “chi inquina paga”, nel 2005 l’Unione europea ha implementato il più grande sistema di tariffazione del carbonio al mondo: il sistema di scambio delle quote di emissione di gas a effetto serra (SSQE, o più comunemente ETS). Con la fissazione dei prezzi delle emissioni di CO2 l’UE ha incoraggiato la decarbonizzazione industriale, aumentando però allo stesso tempo anche il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e di importazione di prodotti esteri più economici non soggetti a un prezzo del carbonio nel Paese di origine. L’UE ha pertanto attenuato questi rischi concedendo quote gratuite e compensazioni per l’incremento dei costi dell’energia elettrica.
L’aumento delle ambizioni climatiche e dei prezzi del carbonio, hanno poi spinto la Commissione a voler eliminare gradualmente le assegnazioni gratuite e a cercare nuove soluzioni. A luglio 2021, ha quindi annunciato una serie di proposte – note anche come pacchetto “Fit for 55” o “Pronti per il 55%” – per realizzare il Green Deal, impegnandosi a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Tra queste proposte figurava anche l’introduzione graduale di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) per alcune importazioni da Paesi terzi.
Commissione europea e Consiglio dell’UE hanno raggiunto unaccordo sul CBAM martedì 13 dicembre 2022. La nuova legge è la prima del suo genere ed è stata concepita per essere pienamente conforme alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Essa si applicherà a partire dal 1° ottobre 2023, con un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2025 in cui gli obblighi degli importatori europei saranno limitati alla presentazione di relazioni.
Per evitare una doppia protezione delle industrie dell’UE, la durata del periodo di transizione e la piena introduzione del CBAM saranno legate alla graduale eliminazione delle quote gratuite nell’ambito del sistema ETS. Questo aspetto è stato negoziato nel corso della settimana successiva alla conclusione dell’accordo sul CBAM e sabato 17 dicembre è stata decisa la riforma dell’ETS. Nello specifico, la grande industria e il settore dell’energia dovranno diminuire le proprie emissioni del 62% rispetto al 2005 (anno in cui il sistema ETS ha iniziato a funzionare). Le quote gratuite nell’ambito del sistema ETS saranno eliminate gradualmente:
2026
2027
2028
2029
2030
2031
2032
2033
2034
2.5%
5%
10%
22.5%
48.5%
61%
73.5%
86%
100%
Dal 1° gennaio 2026, il CBAM entrerà a regime gradualmente e alla stessa velocità con cui saranno eliminate le quote gratuite del sistema ETS, per essere poi completamente operativo entro il 31 dicembre 2034.
Il CBAM coprirà inizialmente ferro e acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno, nonché alcuni precursori e un numero limitato di prodotti a valle (come viti e bulloni e articoli simili in ferro o acciaio).I beni toccati dalla misura sono identificati chiaramente tramite il loro codice merceologico (nomenclatura combinata, NC). Anche le emissioni indirette saranno incluse in modo ben circoscritto.
Prima della fine del periodo di transizione, la Commissione valuterà l’estensione del campo di applicazione a un maggior numero di prodotti lungo la catena di approvvigionamento, tra cui i prodotti chimici organici e i polimeri, con l’obiettivo di includere tutti i beni coperti dal sistema ETS entro il 2030.
Funzionamento del CBAM
In sostanza, la carbon tax coprirà le importazioni della tipologia di merci sopra elencate originarie dei Paesi terzi che non partecipano al sistema ETS o a un meccanismo collegato.
In una prima fase transitoria che inizierà a ottobre 2023 e fino alla piena operatività del meccanismo, gli importatori attivi nei settori sopra elencati saranno soggetti a un obbligo di comunicazione trimestrale dei quantitativi di merci importate e delle loro emissioni dirette e indirette di CO2[i] nonché del prezzo del carbonio pagato all’estero, senza però compensare a livello finanziario le emissioni. Non appena il CBAM diventerà pienamente operativo, le aziende che importano nell’UE i prodotti in oggetto dovranno registrarsi presso le autorità competenti (diventando “dichiaranti autorizzati”) e acquistare certificati di carbonio (quote CBAM) corrispondenti al prezzo del carbonio che avrebbero pagato per produrre le merci su suolo europeo.
Implicazioni per le aziende svizzere
Il CBAM si applicherà a tutte le importazioni dei prodotti elencati, ad eccezione di quelle originarie di Paesi che partecipano all’ETS dell’UE o ad esso pienamente legati. Tra questi Paesi figura anche la Svizzera[ii], che ha un suo ETS collegato a quello dell’UE (e finché i due ETS resteranno connessi[iii]).
Ciò malgrado, il CBAM potrebbe comunque applicarsi alle aziende svizzere
se esportano verso l’UE prodotti di origine terza (saranno infatti chiamate a fornire ai loro importatori europei i dati necessari, rispettivamente dovranno richiedere i relativi dati ai loro fornitori)
se agiscono in qualità di importatori nell’UE
nel caso di un loro coinvolgimento in pratiche di elusione.
Un ETS II per gli edifici e i trasporti
Entro il 2027 sarà istituito un ETS separato (“ETS II”) per i carburanti per il trasporto su strada e per gli edifici, che imporrà un prezzo alle emissioni di questi settori. Il sistema è studiato per incidere sui fornitori di carburanti e non sulle economie domestiche e, per proteggere i cittadini, potrebbe essere posticipato al 2028 se i prezzi dell’energia saranno troppo elevati.
Il vostro contatto in Cc-Ti per ulteriori ragguagli: Monica Zurfluh, Responsabile Commercio internazionale, T +41 91 911 51 35, zurfluh@cc-ti.ch
NOTE
[i] Le emissioni di CO2 dirette derivano dal processo produttivo, le emissioni indirette derivano dall’elettricità consumata durante la produzione.
Il 1° giugno 2023, l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) metterà in funzione la prima versione del nuovo sistema di gestione del traffico merci “Passar”, che sostituirà gradualmente le attuali applicazioni NCTS ed e-dec.
L’entrata in funzione del nuovo sistema del traffico merci “Passar”, volto a sostituire gradualmente le attuali applicazioni NCTS ed e-dec per il trasporto merci, costituisce un’importante pietra miliare nel programma DaziT di trasformazione digitale della dogana.
La prima versione di Passar (Passar 1.0), che sarà in funzione dal 1° giugno 2023, riguarda il transito e l’esportazione e implementa il nuovo formato di annuncio dell’UE (NCTS Fase 5). Essa interessa principalmente le aziende di spedizione e di trasporto, i destinatari autorizzati (DA), gli speditori autorizzati (SA) nonché gli esportatori svizzeri.
I fornitori di software di sdoganamento garantiscono l’integrazione delle funzionalità di Passar nelle loro soluzioni. È altresì prevista una fase di transizione, durante la quale Passar 1.0 e NCTS rispettivamente e-dec Esportazione opereranno parallelamente. NCTS potrà continuare ad essere utilizzato al massimo fino alla fine di novembre 2023, mentre e-dec Esportazione sarà operativo fino alla fine di giugno 2024.
Cosa devono fare le aziende per utilizzare Passar?
A partire da gennaio 2023, l’UDSC contatterà direttamente le aziende interessate offrendo servizi di onboarding per la necessaria registrazione una tantum nell’ePortale federale. Ciò avverrà a fasi:
prima metà del 2023: attuali utenti NCTS in accordo con i rispettivi fornitori di software
a partire dalla seconda metà del 2023: attuali utenti di e-dec Export; su richiesta è possibile registrarsi prima.
Le aziende che attualmente utilizzano un software commerciale di sdoganamento per la gestione del transito e delle esportazioni possono contattare il proprio fornitore di software per ottenere informazioni specifiche.
Le informazioni più importanti su Passar 1.0 sono riassunte in questa scheda informativa. L’UDSC ha altresì approntato la seguente pagina informativa: www.passar.admin.ch.
Importazione e procedure speciali
Passar 1.0 non ha effetti sulle aziende che effettuano unicamente delle importazioni in Svizzera (importatori), le quali potranno continuare ad utilizzare le applicazioni e-dec Importazione ed e-dec web. Infatti, l’implementazione delle procedure di importazione così come quella delle altre procedure doganali avverrà solo con Passar 2.0 rispettivamente Passar 3.0, a partire dal 2025.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/12/ART22-Passar-cosa-devono-sapere-le-aziende.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2022-12-15 08:00:002023-02-09 15:45:47Traffico merci e Passar 1.0: cosa bisogna sapere
Una scheda redatta dall’Avv. Michele Rossi, Delegato alle relazioni esterne Cc-Ti. Scopriamo i dettagli.
Il 1° gennaio 2023 entrerà in vigore l’ultima revisione del diritto della Società anonima (SA), decisa dalle Camere federali nel 2020. Ecco le principali novità:
• Valuta estera Già oggi i conti di una società possono essere tenuti in valuta estera e meglio nella moneta più importante per l’attività dell’impresa. Con le nuove regole dal 2023 sarà possibile avere anche il capitale azionario nella moneta estera più importante per l’attività dell’azienda. Il Consiglio federale ha stabilito che le valute ammesse sono l’Euro, il Dollaro americano, la Sterlina inglese e lo Yen giapponese.
Il capitale azionario in valuta estera presuppone una decisione dell’Assemblea generale e una modifica degli statuti.
• Valore nominale delle azioni Oggi il valore nominale dell’azione non può essere inferiore a 1 centesimo. Con la revisione viene stabilito che il valore dell’azione deve semplicemente essere superiore a zero. Saranno quindi possibili valori nominali pari a frazioni di centesimi.
Per introdurre una tale modifica è necessaria una decisione dell’Assemblea generale e una modifica degli statuti.
• Dividendi Dal 2023 è ammessa ufficialmente la possibilità di distribuire un dividendo intermedio nel corso dell’esercizio. In tal caso va allestito un conto intermedio generalmente soggetto a verifica.
• Modalità della tenuta delle sedute dell’Assemblea generale e del Consiglio di amministrazione Assemblea generale: si introduce la possibilità di assemblee virtuali o ibride, come pure di assemblee tenute in più luoghi, anche all’estero (da prevedere negli statuti). Consiglio di amministrazione: anche per il CdA è prevista la possibilità di riunioni virtuali, ibride, con la possibilità di prendere decisioni con mezzi elettronici.
• Margine di variazione del capitale Tramite decisione dell’Assemblea generale e di una norma statutaria, è possibile autorizzare il CdA per un periodo massimo di 5 anni ad aumentare o diminuire il capitale azionario. La variazione può essere al massimo di + o – 50%. Si tratta di una delega da parte dell’Assemblea generale a favore del CdA.
In materia di valuta estera, di valore nominale delle quote, di dividendi intermedi e di modalità per la tenuta dell’assemblea verranno introdotte regole analoghe anche per la società a garanzia limitata (Sagl).
Per eventuali modifiche statutarie si consiglia di rivolgersi ai propri legali/notai di fiducia.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2019/01/ART19-Michele-Rossi-ufficiale.jpg20193166Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2022-12-05 14:14:512022-12-05 14:14:52Revisione del diritto della società anonima
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