Il 27 giugno 2023 il consigliere federale Guy Parmelin ha firmato a nome della Svizzera l’accordo tra gli Stati dell’AELS e la Repubblica di Moldova. La Svizzera prosegue così la sua collaudata politica liberoscambista, rafforzando la competitività della sua economia.
Con la conclusione dell’ALS con Moldova la Svizzera prosegue la sua collaudata politica liberoscambista, rafforzando così la competitività dell’economia svizzera. In parallelo proseguono anche il sostegno alle riforme economiche e l’integrazione della Moldova nelle strutture della cooperazione economica a livello europeo e internazionale.
Il volume degli scambi commerciali tra la Svizzera e la Moldova (oltre 50 milioni di franchi nel 2022) racchiude un ulteriore potenziale di sviluppo. Ora però l’ALS assicura un ampio accesso al mercato, migliorando il quadro giuridico e la capacità di pianificazione degli operatori economici svizzeri.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/06/ART23-Moldova-ALS.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-06-27 11:24:002023-06-27 11:24:30Stipulato l’accordo di libero scambio con la Moldova
L’idea di sviluppo sostenibile, per sua natura intrinseca, essendo un concetto estremamente complesso e sfaccettato, ha riflessi anche nell’ambito dei diritti di proprietà intellettuale, spingendo la loro evoluzione verso una sempre maggiore ecocompatibilità delle opere dell’ingegno.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in modo molto ambizioso, ha fissato ben 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (per un maggiore approfondimento in proposito si rimanda qui), annoverando obiettivi solo apparentemente eterogenei, volti a plasmare una maggiore responsabilità e attenzione in termini sociali, ambientali ed economici; tali propositi, nei fatti, sono collegati tra di loro da un fil rouge che li annoda gli uni agli altri a doppio filo, nell’ottica di operare in maniera resiliente con l’ecosistema del pianeta.
In questo grande, grandissimo disegno, tutti gli attori (che potremmo definire anche stakeholder, nel senso più ampio ed inclusivo di portatori, responsabili e consapevoli, di interessi coinvolti nelle più variegate iniziative o progetti), dalle aziende più grandi alle microimprese, consumatori finali inclusi ovviamente – che dispongono di un potere formidabile quando determinati obiettivi vengono compresi e fatti propri – possono non solo fare la loro parte, bensì contribuire in modo determinante diffondendo comportamenti e stili sostenibili.
Ma cosa è, e cosa significa in termini pratici la sostenibilità? E che rapporto ha tale idea con la proprietà intellettuale (l’insieme dei diritti legali volti ad assicurare la tutela delle creazioni delle mente umana in campo scientifico, industriale e artistico), di cui sia privati che aziende possono essere titolari?
In primis, per cercare di dare una risposta più compiuta possibile al primo quesito che ci poniamo, è più corretto declinare il concetto di sostenibilità nei diversi modi in cui essa si può concretare; si può parlare, infatti, di Sostenibilità ambientale (responsabilità di utilizzo delle risorse), di Sostenibilità economica (capacità di generare reddito e lavoro) e di Sostenibilità sociale (sicurezza, salute, giustizia e ricchezza).
L’idea di sostenibilità, ovvero parlare di sviluppo sostenibile, è un concetto che ha una natura complessa, con diverse interpretazioni che dipendono anche dai diversi periodici storici; tuttavia, la definizione universalmente riconosciuta risale al 1987 e si trova nel cosiddetto Rapporto Brundtland (un documento prodotto dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo, istituita da una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, presieduta dalla politica e medica norvegese Gro Harlem Brundtland) – dal titolo “Our common future” – il quale pone l’attenzione sui principi di equità intergenerazionale e intragenerazionale. Il rapporto identifica per la prima volta la sostenibilità come la condizione di uno sviluppo in grado di “assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.
Già, riuscire a soddisfare integralmente i propri bisogni economici e sociali, ma senza compromettere le generazioni future o complicare la loro esistenza e, nondimeno, senza sfruttare in modo scriteriato ed irresponsabile l’ecosistema terrestre, anzi, assecondare le ancestrali regole che lo governano da migliaia di anni.
Apparentemente, tutti noi accettiamo una sfida immane, di proporzioni ciclopiche, la quale tuttavia va affrontata scomponendo i vari problemi (prendendo spunto dal metodo scientifico), decostruendoli in maniera da tale da perseguire una demoltiplicazione ed un contenimento, ed al contempo di comprendere meglio i singoli meccanismi e le situazioni all’origine dei cambiamenti, che oggi non è più possibile ignorare o, ancor peggio, minimizzare o negare.
Certamente, una risposta alla seconda domanda che ci si era posti, ovvero che correlazione c’è tra proprietà intellettuale e sostenibilità, è data dal fatto che una protezione adeguata ed aggiornata delle diverse opere dell’ingegno funge da volano per l’innovazione. In questo modo si stimolano gli investimenti virtuosi, volti a migliorare la gestione delle risorse e le condizioni quadro complessive che hanno un diretto impatto sulle attività umane e sull’ambiente; si pongono infatti le premesse per un ciclo di rinnovamento non soltanto efficiente, ma anche sostenibile, sul modello della triplice suddivisione del concetto di sostenibilità descritto in precedenza.
Il recente studio “Green EU trade marks” condotto dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), pubblicato nel febbraio 2023 (quale aggiornamento di un precedente lavoro pubblicato nel 2021), ha voluto verificare e valutare se la maggiore attenzione tra il pubblico dei titolari di domande/registrazioni di marchi europei, tra i responsabili delle politiche per i cambiamenti climatici e il degrado ambientale, si rispecchiasse nelle domande/registrazioni di marchio dell’Unione europea.
Tale studio (svolto tramite un algoritmo espressamente sviluppato a tale scopo), finalizzato a tracciare domande/registrazioni di marchio dell’Unione europea che, a livello merceologico, rivendicano prodotti/servizi dotati di caratteristiche di sostenibilità o legati alla protezione dell’ambiente (le macro categorie investigate sono state le seguenti: produzione di energia, trasporti, conservazione dell’energia, riuso/riciclo di prodotti, controllo dell’inquinamento, gestione dei rifiuti, agricoltura, consapevolezza ambientale e cambiamento climatico), ha rilevato come vi sia un interesse cresciuto esponenzialmente negli anni verso prodotti/servizi ad alto contenuto “verde”; basti un solo dato, nel 1996, il primo anno di operatività dell’EUIPO, i marchi europei cosiddetti “green” ammontavano a 1’588 unità, venticinque anni dopo, nel solo anno 2021, il numero degli stessi marchi “green” ha raggiunto la ragguardevole cifra di quasi 19’000 unità.
Il trend di interesse non si è dimostrato da meno anche nel campo dei brevetti d’invenzione; nel 2013 l’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (WIPO), che ha sede a Ginevra, ha lanciato la piattaforma WIPO GREEN, un marketplace globale nato per agevolare lo scambio e la diffusione di tecnologie sostenibili, che mette a disposizione dati, servizi di network ed esempi di progetti concretamente applicati, monitorati, e che si sono evoluti nel tempo; anche per quanto riguarda le tecnologie brevettate, si ritorna a parlare di sostenibilità, in quanto il capito 34 della Agenda 21 (il programma di azione della Nazioni Unite adottato a conclusione della conferenza di Rio de Janeiro nel 1992), definisce come “green technologies” le tecnologie che: “proteggono l’ambiente, sono meno inquinanti, utilizzano tutte le risorse in modo più sostenibile, riciclano una quantità maggiore di rifiuti e prodotti e gestiscono i rifiuti residui in modo più accettabile rispetto alle tecnologie che sostituiscono”.
A conclusione di questa breve galoppata attraverso un tema, quello della sostenibilità, che è trasversale a tantissimi ambiti, ivi incluso quello della proprietà intellettuale, e che sarà fondamentale per superare le cosiddette sfide globali (basti pensare, fra le diverse tematiche attuali, alla gestione delle risorse idriche o all’agricoltura di precisione, che possono essere validamente coadiuvate dallo studio e dallo sviluppo di tecnologie innovative guidate da modelli meteorologici e climatologici), si nota come il ciclo di sviluppo delle opere dell’ingegno assomigli sempre più ai cicli osservabili nella natura, un processo in continuo divenire, solo apparentemente statico, sempre alla ricerca del perfezionamento meritevole di vincere la sfida del progresso.
LIFT ha come principale obiettivo quello di creare un ponte tra mondo scolastico e mondo professionale, per facilitare la transizione dei e delle giovani che terminano la scuola media. Dopo aver preso avvio nel 2006 nella Svizzera tedesca, il progetto è giunto dal 2013 anche nel Canton Ticino, dove quest’anno si sono celebrati i primi 10 anni di attività.
Per l’occasione si è tenuta una serata-evento lo scorso 10 maggio presso la scuola media di Agno. Alla serata hanno partecipato una settantina di persone, tra rappresentanti del mondo scolastico, istituzionale e aziendale. Era presente anche l’On. Marina Carobbio Guscetti, Consgliera di Stato e Direttrice del Dipartimento educazione, cultura e sport, che è intervenuta con un breve discorso nel quale ha spiegato di conoscere bene il progetto LIFT già dalla sua precedente attività politica a Berna e di apprezzarne i contenuti e i benefici che porta ai giovani e alle giovani.
In seguito, il pubblico ha potuto assistere ad una breve presentazione del programma LIFT e del suo sviluppo nel Cantone, e alla proiezione di un filmato, realizzato appositamente per l’occasione grazie alla collaborazione tra LIFT e il CERDD, il centro di risorse didattiche e digitali del Cantone Ticino (è possibile vedere il filmato tramite questo link).
A conclusione dell’evento, si è svolta una tavola rotonda, moderata dalla giornalista Agata Galfetti, sul tema degli sbocchi professionali per gli allievi e le allieve di quarta media. Alla discussione hanno partecipato Oscar Gonzalez (Divisione della formazione professionale), Massimo Genasci-Borgna (Ufficio orientamento scolastico e professionale), Daniela Bührig (AITI), Sara Rossini Monighetti (in rappresentanza della Cc-Ti), Christian Romanenghi (ex allievo LIFT) e Alex Manfredi (LIFT).
È noto che molti ragazzi e ragazze riscontrano delle difficoltà, di vario tipo, nel percorso di transizione tra mondo scolastico e mondo professionale. Oppure la difficoltà non emerge tanto nel trovare un posto di apprendistato, bensì nel riuscire a mantenerlo. I giovani da aiutare sono molti ma fortunatamente essi possono anche contare su una vasta rete di misure. È quindi importante che tutti gli attori presenti sul territorio collaborino strettamente per il bene di ragazzi e ragazze e per il raggiungimento dell’obiettivo comune che è quello di diminuire la disoccupazione giovanile.
Il principale obiettivo di LIFT resta quello di permettere ai giovani di sperimentare concretamente il mondo del lavoro, già durante la terza e la quarta media. Grazie al programma di LIFT, avranno così maggiori possibilità di ottenere un posto di apprendistato (o altra collocazione) ed iniziare il loro percorso professionale nel migliore di modi.
LIFT ha infatti molteplici effetti positivi sui giovani. Ne aumenta l’autostima e la motivazione, arricchisce il loro curriculum vitae e amplia la rete di conoscenze professionali e sociali. Tutti questi elementi permettono loro di trovare più facilmente un posto di apprendistato. Le cifre per il 2022 mostrano che, a livello nazionale, il 63% dei giovani che hanno partecipato a LIFT hanno trovato una soluzione di formazione (AFC o CFP) immediatamente al termine della scuola media.
Il futuro: concretezza per i giovani
Attualmente le sedi di scuola media che offrono LIFT ai loro allievi e alle loro allieve sono undici: dieci scuole pubbliche e una privata. Ci auguriamo che in futuro altre sedi possano seguire l’esempio e lanciarsi nell’avventura LIFT.
I giovani che possono beneficiare del programma e le loro famiglie sono riconoscenti alle scuole che decidono di inserire LIFT nella loro offerta. Citiamo l’esempio di Chiara (nome noto alla redazione), ragazza molto timida che in terza media accetta di partecipare a LIFT. Le viene offerta la possibilità di effettuare uno stage (posto di lavoro di settimanale) nel settore marketing e relazioni pubbliche di una banca. Le prime settimane ha un atteggiamento molto chiuso, esegue i compiti con impegno, ma quasi non parla e si relaziona solo con la persona responsabile dello stage LIFT all’interno della banca. Ma col passare del tempo, Chiara acquista pian piano maggior fiducia, diventa più estroversa e comunica molto più facilmente con gli adulti. Tanto che collabora con profitto all’allestimento di un evento nel foyer della banca, occupandosi anche dell’accoglienza del pubblico. Chiara ha poi concluso la quarta media e trovato un posto di apprendistato, anche se non nel settore bancario.
Queste storie di successo potranno continuare in futuro grazie a LIFT e a tutti i suoi partner (statali e non), che sono fondamentali sotto il profilo finanziario – ricordiamo che LIFT è un’associazione no profit – o nel fornire un aiuto pratico alla crescita del programma.
Il ruolo della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi è per LIFT molto importante perché permette a LIFT di farsi conoscere nel mondo economico e aziendale. Sappiamo che potremo contare anche in futuro sul sostegno della Cc-Ti e ci impegneremo a ripagare la fiducia continuando a puntare su risultati concreti, per il bene dei e delle giovani che cercano di trovare e di percorrere la loro strada nel mondo professionale.
Alcuni dei momenti dell’eventoAlcuni dei momenti dell’eventoAlcuni dei momenti dell’eventoAlcuni dei momenti dell’evento
Nell’era della globalizzazione e dei flussi di merci globali, quasi nessuno pensa al fatto che spedire per posta un regalo ad un partner commerciale estero o metterlo nel proprio bagaglio in occasione di un viaggio d’affari potrebbe causare problemi in dogana. Informatevi per tempo!
Non tutti i Paesi hanno regole specifiche ai regali, che spesso devono quindi essere sdoganati come normali merci commerciali, con relativo iter burocratico e dispendio di tempo. La situazione può persino diventare spiacevole se, nel caso dell’invio di un pacco, il destinatario è costretto a sbrigare personalmente le formalità doganali e pagare dei dazi all’importazione. Da ultimo, ma non meno importante, nella scelta di un regalo appropriato e rispettoso è opportuno tener conto anche di eventuali aspetti culturali.
La Camera di commercio e dell’industria di Heilbronn-Franken in collaborazione con le Camere di commercio tedesche all’estero (AHK) ha riunito sul suo sito web le normative doganali e le peculiarità culturali da rispettare in oltre una trentina di Paesi per quanto attiene all’invio o alla presa con sé di regali commerciali all’estero. Le informazioni, chiare e concise, sono disponibili in tedesco o tedesco/inglese (ma facilmente traducibili tramite traduttore automatico) alla seguente pagina: Geschenke über die Grenze – IHK Heilbronn-Franken
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/06/ART23-Regali-partner-commerciali-esteri.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-06-15 08:00:002023-06-06 16:19:58Regali a partner commerciali esteri
È notizia di queste settimane la proposta di un Consigliere nazionale urano di prevedere un pedaggio per accedere al tunnel del San Gottardo (e forse anche del San Bernardino), per cercare di mitigare i disagi provocati dalle colonne che si formano davanti alla galleria in alcuni periodi dell’anno. Purtroppo, la presunta “soluzione” del pedaggio non è assolutamente accettabile. Tralasciamo i più che legittimi dubbi su come si potrebbe gestire anche fisicamente un sistema con questo meccanismo, malgrado tutte le evoluzioni della tecnologia. Ma è certo che per il Ticino vi sarebbero unicamente svantaggi incomprensibili e non di poco conto.
Si pensa prevalentemente al settore turistico, ma la questione è ben più ampia. Molti altri settori sarebbero toccati in maniera considerevole, visto che ad esempio un grande numero di aziende industriali e artigianali ticinesi, sono in vari modi, strettamente collegati alla parte Svizzera tedesca. Dover sopportare un pedaggio a ogni passaggio dei propri prodotti finiti, dei componenti dei prodotti, ecc. , significherebbe un aumento di costi non indifferente e una conseguente perdita di competitività in un contesto già per nulla facile e molto concorrenziale. Inevitabili i riflessi su taluni insediamenti aziendali e sui posti di lavoro.
Ma, a parte il discorso prettamente economico, vi sarebbe una chiara discriminazione per il nostro Cantone. Non è mia abitudine usare l’arma del lamento, ma è un fatto che nella fattispecie vi sarebbe una macroscopica disparità di trattamento con gli altri Cantoni svizzeri. Infatti, se si fa riferimento alla densità del traffico che attraversa il San Gottardo, numerose sono le situazioni in Svizzera che sono ben peggiori. E’ opportuno ricordare che nel 2021 delle 32’481 ore di colonna registrate in Svizzera, quelle al San Gottardo sono state circa 2’500, quindi l’8%. Significa che in molte altre regioni elvetiche, che rappresentano il 92% delle ore di colonna, non siano d’esempio o messe meglio, basti pensare ai tunnel del Baregg o del Gubrist, oppure alle code fra Berna e Zurigo, fra Losanna e Ginevra, ecc. Dove le colonne sono quotidiane e non solo in periodi “di punta” come al San Gottardo. Logica ed equità vorrebbero che si dovrebbe affrontare lo stesso discorso del pedaggio anche in altre regioni, se il traffico fosse la discriminante. Legittimo ritenere che romandi e svizzero tedeschi avrebbero qualcosa da eccepire e con un peso politico maggiore del nostro. Non è del resto un caso che il “road pricing” riferito agli agglomerati sia sparito dai radar. Curioso è anche rilevare come nella campagna di votazione sul secondo tubo autostradale del San Gottardo gli oppositori, in prima linea i Cantoni romandi, insistettero sul fatto che non valeva la pena investire soldi su una tratta con scarsa densità di traffico. Ora però andrebbe bene il pedaggio? Direi di NO.
Essere al di qua delle Alpi rappresenta già sotto diversi aspetti, uno svantaggio, perché il nostro territorio è più difficilmente raggiungibile e per noi varcare la catena alpina rappresenta comunque un ostacolo spesso non trascurabile. Peggiorare questo svantaggio obbligando tutti a pagare per transitare nella galleria autostradale sarebbe assurdo. In pratica saremmo l’unica regione svizzera (parliamo della Svizzera italiana se dovesse esserci il medesimo provvedimento per il San Bernardino) a essere raggiungibile solo a pagamento. Alla faccia della coesione nazionale. L’autore della mozione, il Consigliere nazionale Simon Stadler, cerca di rassicurare sulla sua brillante idea dicendo che vi potrebbero essere esenzioni per i ticinesi. Il problema è che nel testo della mozione si parla di riduzioni per gli abitanti dei cantoni interessati e non di esenzioni. In sostanza, i ticinesi dovrebbero pagare comunque, magari un po’ meno, ma sempre di balzello si tratta. Nella stessa mozione si citano anche esempi di valichi con pedaggi che funzionano molto bene (Brennero, Monte Bianco, Fréjus, Gran San Bernardo) dimenticando (?) che si tratta di trafori che portano da una nazione all’altra e non collegano regioni di uno stesso paese, come è il caso del San Gottardo e del San Bernardino. La differenza non è sottile e si può tranquillamente parlare di una “staatspolitische Frechheit”.
In altre parole, una decisa mancanza di rispetto per un Cantone e una regione che non sono certamente di Serie B.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/06/ART23-San-Gottardo-pedaggio-no.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-06-13 08:00:002023-06-09 15:48:29San Gottardo & pedaggio: NO grazie
2035: l’anno della definitiva svolta energetica in ambito del trasporto privato. Anche l’ultima istanza politica europea, che doveva decidere sulla messa al bando dei carburanti di origine fossile e di conseguenza puntare tutto sulla mobilità elettrica, si è espressa a favore di questa drastica misura. C’è però stata una svolta che ha cambiato le carte in tavola. Dietro pressione della Germania, gli europarlamentari hanno inserito tra i vettori energetici per le autovetture anche la possibilità di vendere, dopo il 2035, veicoli con motore a combustione interna se alimentati con carburanti sintetici o e-carburanti. Questa decisione è molto positiva per tutti. Da un lato sarebbe stato piuttosto pericoloso affidarsi ad un unico vettore energetico, l’elettricità, per mettere in movimento l’intero parco circolante europeo. Dall’altra, se si vuole veramente risolvere il problema delle emissioni di CO2, bisogna lasciare il campo aperto a tutte le tecnologie. Solo così il mondo scientifico e lo sviluppo tecnologico possono valutare ogni via percorribile e proporre le soluzioni migliori. Chiudendo invece a priori lo sviluppo degli e-carburanti, gli investimenti nella ricerca e sviluppo di questa innovativa tecnologia sarebbero sati cancellati o per lo meno spostati al difuori dell’Europa dove le altre nazioni non hanno posto vincoli ai vettori energetici per il settore dei trasporti. Altre fonti energetiche invece, non sono state perse in considerazione. Per esempio, i bio-carburanti, come chiesto a gran voce dall’Italia che in quest’ultima tecnologia ha investito moltissimo negli scorsi anni. La decisione presa dai parlamentari europei, una volta tanto, ha una ragione d’essere. Vediamo perché.
Gli e-carburanti
Questi carburanti, definiti carburanti sintetici, e-carburanti o carburanti elettrici, sono dei prodotti che non si trovano in natura, ma si ottengono grazie alla sintesi di idrogeno o, in rari casi, anche di bio-carburanti e CO2. Per questo processo di sintesi, ma anche per la produzione di idrogeno verde, serve molta energia elettrica. Da qui il nome di e-carburanti. Alla base c’è dunque l’idrogeno, un elemento molto abbondante sulla Terra, ma solo in combinazione con altri elementi come, ad esempio, l’ossigeno formando in pratica l’acqua. Per ottenere l’idrogeno occorre quindi scomporre i due elementi, ossigeno e idrogeno, grazie all’elettrolisi. Questo processo può funzionare soltanto utilizzando grandi quantità di elettricità, motivo per il quale quest’ultima, se si vuole ottenere un processo realmente sostenibile da punto di vista ambientale, deve essere prodotta da fonti rinnovabili come fotovoltaico, eolico o idroelettrico. Oltre all’idrogeno serve la CO2. Quest’ultima, per far sì che il processo sia neutro dal punto di vista delle emissioni, deve essere prelevata dall’aria ambiente. Combinando poi i due elementi, idrogeno e CO2, si ottiene un carburante che può essere utilizzato in un motore a combustione interna come quelli che oggi utilizziamo su gran parte delle vetture circolanti. Ecco, quindi, un altro vantaggio: la tecnologia e le vetture già oggi in circolazione non sarebbero da buttare, ma, anzi, diventerebbero anche queste a emissioni a zero di CO2. A dire il vero, questo tipo di automobili emetterebbe comunque della CO2, la differenza rispetto alle emissioni attuali è che in questo caso si tratterebbe della stessa quantità di anidride carbonica prelevata dall’aria ambiente utile per la reazione chimica necessaria. Una domanda però sorge spontanea: per quale motivo si dovrebbe utilizzare la corrente elettrica per produrre un carburante sintetico da bruciare in un motore a combustione interna? Non converrebbe utilizzare direttamente la corrente elettrica per alimentare una vettura a batteria? Uno dei problemi dell’elettricità è il suo immagazzinamento. Sappiamo che quest’ultimo non è semplice e, con la tecnologia attuale, l’unica possibilità è accumularla all’interno di una batteria. Per quantità relativamente ridotte questo è fattibile senza problemi, mentre per grandi quantità ad oggi non esiste una soluzione. Un altro problema dell’energia elettrica è il suo “trasporto” su lunghe distanze. Oggi per portare l’energia elettrica da un punto di produzione al punto di utilizzo si fa capo alla rete di distribuzione ad alta tensione. Questo è fattibile su distanze di qualche migliaio di chilometri, ma non oltre. È impossibile immaginare di produrre energia elettrica in America del Sud grazie all’eolico per poi utilizzarla in Europa quale vettore energetico per il trasporto privato. È invece possibile produrre e-carburanti in Argentina, dove oggi esiste un impianto pilota gestito da Porsche, e in seguito, come avviene già con la benzina e il diesel, trasportarlo in tutta sicurezza in Europa per essere poi venduto presso la rete di stazioni di rifornimento già esistenti.
E i bio-carburanti
I bio-carburanti sono prodotti a partire da bio-masse o da vegetali coltivati a questo scopo. Anche in questo caso si possono ritenere dei carburanti con bilancio di emissioni di CO2 neutro. Infatti, la CO2 che viene emessa quando il bio-carburante brucia all’interno del motore è la stessa che le piante coltivate per la sua produzione hanno assorbito dall’aria durante la loro fase di crescita. Allora perché non sono stati presi in considerazione al pari degli e-carburanti? Uno dei principali problemi è proprio la necessità di coltivare molti terreni a questo scopo sottraendoli alla produzione di vegetali a scopo alimentare. La decisione dell’Unione Europea va quindi nella giusta direzione offrendo la possibilità di una migliore gestione dell’energia che è possibile produrre da fonti rinnovabili consentendo un immagazzinamento più semplice e una distribuzione più capillare, indipendentemente dal luogo di produzione. Pensando poi anche al difuori del mondo delle automobili, come ad esempio il trasporto aereo o marittimo, la disponibilità di carburanti liquidi o gassosi di facile immagazzinaggio renderanno più ecologici anche gli spostamenti a lungo raggio.
Assegno Unico figli: nuovo pannello e guida personale INPS
L’INPS attiva il nuovo pannello per l’Assegno Unico e le video guide personalizzate per chi ha riscontrato criticità in fase di erogazione del beneficio.
Novità per i contribuenti che diritto all’Assegno Unico figli a carico: l’INPS ha attivato il nuovo pannello semplificato e sta procedendo con l’invio di video guide personalizzate e interattive ai nuclei familiari che hanno richiesto la prestazione ma che hanno riscontrato problemi in fase di erogazione del beneficio.
Le video guide hanno lo scopo di informare sullo stato della domanda presentata e fornire all’utente interessato indicazioni su come procedere, illustrando in modo semplice e intuitivo le attività da effettuare per fruire dell’Assegno Unico.
Pannello INPS per l’Assegno Unico
Il nuovo pannello informativo semplificato per l’Assegno Unico Universale è operativo dal 10 giugno2023, accessibile attraverso il sito web dell’Istituto e utilizzando le proprie credenziali di autenticazione (SPID, CIE e CNS) o tramite l’intermediario di fiducia.
Con il messaggio n. 2096 dello scorso 6 giugno, inoltre, l’INPS annuncia l’invio di video guide personalizzate e interattive a coloro che, pur avendo richiesto l’Assegno Unico per i figli a carico nel corso delle annualità 2022 e 2023, non hanno avuto accesso alla prestazione a causa di alcune criticità in fase di istruttoria.
Dall’esame delle posizioni che risultano dagli archivi INPS è stata rilevata la presenza di domande senza documentazione allegata, oppure domande che sono nello stato di “accolta” ma con pagamento non a buon fine a causa di anomalie, dovute al mancato abbinamento tra il Codice Fiscale dell’utente e l’IBAN inserito.
Per visualizzare la video-guida personalizzata è necessario procedere come segue:
accedere all’area riservata “MyINPS”, attraverso la propria identità digitale (CIE, SPID almeno di livello 2 o CNS);
consultare le notifiche nelle app “IO” e “INPS Mobile”.
Fonte: Portale INPS, PMI.IT (Teresa Barone, 9 Giugno 2023 9:15)
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/03/cuddly-toys-g977b18ea6_1920-edited.jpg10791920Monica Fogliahttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngMonica Foglia2023-06-10 17:16:392023-06-10 17:16:40Assegno Unico Universale NEW
Negli ultimi mesi si è assistito ad un aumento anomalo di importazioni da parte di Paesi terzi di merci sottoposte a sanzioni internazionali, tra cui prodotti ad alta tecnologia. La SECO ha identificato 9 beni critici al centro di tali acquisti e stilato un elenco di indicatori di potenziali attività di elusione delle sanzioni.
Le sanzioni adottate da Svizzera e Unione europea (UE) nei confronti della Russia non hanno effetto extraterritoriale e quindi si applicano solo alle aziende ed entità svizzere rispettivamente europee. Negli ultimi mesi, tuttavia, si è assistito ad un aumento anomalo di importazioni di merci vietate da parte di Paesi che non hanno aderito alle sanzioni internazionali. Tra queste merci figurano prodotti ad alta tecnologia. Ciò rafforza lo spettro del dirottamento del commercio di prodotti vietati e, in sostanza, dell’elusione delle sanzioni.
Per un efficace controllo delle esportazioni e per prevenire tali iniziative, è importante la conoscenza specifica e tecnica dei propri prodotti (“know your product”) e quella dei propri clienti (“know your customers”), cfr. anche nostro articolo Sanzioni: pratiche di elusione e responsabilità del 26 gennaio 2023. Se da un lato è difficile contrastare il fenomeno dell’elusione delle sanzioni attraverso aziende di Stati terzi, dall’altro lato comprendere i rischi di essere coinvolti in tale evasione e riconoscere i segnali di allarme dovrebbe essere una parte fondamentale del processo di screening di ogni azienda operante a livello internazionale.
Per venire in aiuto alle PMI esportatrici svizzere, la Segreteria di Stato dell’economia SECO ha identificato 9 beni critici al centro di acquisti “sospetti” e stilato un elenco di indicatori (“red flag”) di potenziali attività di elusione delle sanzioni. Il documento, pubblicato a fine maggio sulla pagina dedicata ai Prodotti industriali (dual-use) e beni militari speciali (Licensing), sotto “Misure Russia”, è attualmente disponibile in francese e tedesco.
Il servizio Commercio internazionale della Cc-Ti ne ha curato la versione italiana (non ufficiale), riportata di seguito.
Elenco prioritario di beni critici per tentativi di approvvigionamento a fini militari
Voce di tariffa doganale
Descrizione
8542.31
processori e controllori, anche combinati con memorie, convertitori, circuiti logici, amplificatori, orologi, circuiti di sincronizzazione o altri circuiti
8542.32
memorie, es. SRAM
8542.33
amplificatori, es Op Amps
8542.39
altri circuiti integrati elettronici, es. FPGA
8517.62
apparecchi per la ricezione, la conversione e l’emissione e la trasmissione o la rigenerazione della voce, delle immagini o di altri dati, compresi gli apparecchi di commutazione o d’instradamento, es. wireless transceiver modules
8526.91
apparecchi di radionavigazione, es. moduli GNSS
8532.21
condensatori fissi al tantalio
8532.24
condensatori fissi a dielettrico di ceramica, multistrato
8548
parti elettriche di macchine o apparecchi, non nominate né comprese altrove in questo capitolo, es. filtri EMI
Indicatori – Red Flag
Transazioni di beni connessi alla difesa o al duplice impiego con un’azienda creata dopo il 24 febbraio 2022 e con sede in un Paese non membro della GECC. La Global Export Control Coalition (GECC) comprende Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera, Australia, Canada, i 27 Stati membri dell’UE, il Giappone, la Corea del Sud, Taiwan, gli Stati Uniti e il Regno Unito.
Un nuovo cliente attivo nel commercio di prodotti dell’elenco prioritario, la cui sede principale si trova in un Paese non membro della GECC e la cui attività è stata avviata dopo il 24 febbraio 2022.
Un cliente esistente che prima del 24 febbraio 2022 non aveva ordinato prodotti che figurano nell’elenco prioritario, ma che ora li richiede.
Un cliente esistente domiciliato al di fuori della Svizzera la cui domanda di prodotti dell’elenco prioritario è aumentata in modo significativo dopo il 24 febbraio 2022.
Un cliente non fornisce o rifiuta di fornire informazioni a banche, a esportatori o a terzi, comprese le informazioni sugli utenti finali, sull’uso finale previsto o sulla proprietà dell’azienda.
Controparti che in genere non effettuano transazioni che comportano il consumo o l’utilizzo di altri beni (ad es. altre istituzioni finanziarie o società di logistica).
Il cliente paga un prezzo significativamente elevato rispetto a quello di mercato per l’acquisto di un bene.
Il cliente o il suo indirizzo assomiglia a un’azienda o a una persona che figura nell’elenco delle entità sanzionate.
di Manuela Cuadrado, Account Manager in Breva Digital Communication Sagl
Linkedin si conferma uno dei social media più amati. In un panorama mutevole come quello digitale, ha saputo evolversi senza mai venire meno alla sua “mission” originale: fornire a chi lavora uno strumento di networking in grado di supportare gli utenti nella ricerca di un nuovo lavoro e le aziende nella ricerca di personale. Un mondo virtuale in cui domanda e offerta di lavoro possano incontrarsi direttamente, rompendo le tradizionali barriere gerarchiche. Una felice intuizione per l’epoca: Linkedin è infatti nato ufficialmente il 5 maggio del 2023. Sì, avete fatto bene i conti: quest’anno, le candeline sulla torta saranno 20. Due decadi di crescita solida e costante, che hanno portato le funzionalità della piattaforma ad espandersi: oggi imprese e privati utilizzano Linkedin per la ricerca attiva di clienti, il rafforzamento della propria reputazione online, la formazione, o semplicemente per restare aggiornati su quanto accade nella propria sfera di interesse professionale. Tuttavia, la vocazione HR di Linkedin non è certo venuta meno. Al contrario: si è arricchita di nuove, interessanti funzionalità.
Anche la ricerca di personale ha la sua brand awareness.
Oggi più che mai, la ricerca di lavoro da parte dei candidati tiene conto di fattori che vanno oltre l’inquadramento o la retribuzione: non cercano più solamente un impiego, ma un’esperienza di lavoro che consenta loro un accrescimento personale, oltre che professionale. Vogliono poter sposare i valori dell’azienda in cui lavorano e trovare un ambiente positivo e accogliente, in cui il loro talento venga valorizzato. Per questo, sono più portati che in passato a fare ricerche sull’azienda e chi ci lavora. Ricerche che avvengono al 99% online… le aziende che vogliono attrarre i candidati migliori trovano in Linkedin un’eccezionale opportunità di comunicare le proprie attività, missione e valori, avendo la certezza di trovarsi già su sulla piattaforma social più adatta per ottenere la visibilità che gli serve. I dipendenti e i collaboratori dell’azienda possono essere chiamati direttamente a contribuire a questa visibilità attraverso le funzionalità di Employee Advocacy; l’engagement da parte di chi già lavora in azienda, è senza dubbio il miglior biglietto da visita agli occhi di un candidato. Pubblicare e condividere contenuti interessanti sulle attività aziendali può stimolare molti professionisti a contattarvi per primi, con una candidatura spontanea. Ma… cosa accade se abbiamo bisogno di una ricerca di personale mirata, magari con una certa urgenza?
Job posting e Job ADS: pubblicare e sponsorizzare gli annunci di lavoro
È risaputo che le aziende possono pubblicare e diffondere annunci di lavoro su Linkedin. È meno noto che per farlo non occorre necessariamente pagare: basta avvalersi della funzionalità “Pubblica un’offerta di lavoro” dal menù aziendale e una procedura guidata ci permetterà di redigere e pubblicare l’annuncio perfetto per noi, che verrà pubblicato sulla pagina aziendale e da lì potrà essere ricondiviso. Questo, in alcuni casi, potrebbe già essere sufficiente ad attirare l’attenzione di candidati interessanti, ma solo a patto diaver nutrito nel tempo la nostra rete con contatti qualificati e in target (questo ovviamente, vale per tutti quelli che condivideranno l’annuncio). È anche possibile arricchire la propria foto profilo con la dicitura “I’m hiring” – “Sto assumendo”, per ottenere ulteriore visibilità presso la nostra rete. Se però vogliamo accelerare i tempi o abbiamo necessità di raggiungere velocemente un pubblico più ampio, potremo avvalerci della possibilità di sponsorizzare l’annuncio: grazie alla capacità di selezione capillare del target della piattaforma pubblicitaria di Linkedin, potremo mostrare il nostro annuncio solo a candidati che corrispondono il più possibile al nostro candidato ideale: tra i filtri troviamo, ad esempio, gli anni di esperienza, il titolo di studio, ma anche le lingue conosciute o determinate conoscenze tecniche e/o particolari skill (ad esempio, la competenza nell’utilizzo di determinati software o macchinari). I termini e condizioni del servizio di Linkedin non permettono di inserire criteri discriminanti quali sesso, età, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità etc. (anche in accordo alle leggi e normative vigenti nel Paese di riferimento). Altro spunto da tenere presente: grazie a un codice di tracciamento da inserire sul sito web (pixel) è possibile fare pubblicità retargeting a tutti i potenziali candidati che sono atterrati sul nostro sito web per approfondire l’annuncio o conoscere meglio l’azienda, andando così a colpire un pubblico non solo idoneo, ma anche fortemente interessato.
Più forza alla ricerca di personale con Linkedin Recruiter
Per chi lavora nel campo delle Risorse Umane o le imprese che hanno bisogno di molto personale, è nato Linkedin Recruiter, una soluzione tailor-made per venire incontro alle specifiche necessità di ogni azienda. Grazie a Recruiter, non è necessario aspettare che il candidato giusto venga da noi: possiamo essere noi a trovarlo e contattarlo per primi! I responsabili della selezione hanno a disposizione una ricerca attiva che permette di impostare diversi filtri e trovare gli utenti con il profilo più adeguato: tra gli oltre 690 milioni di iscritti nel mondo, c’è sicuramente il candidato giusto! L’HR manager potrà quindi contattarlo direttamente attraverso i messaggi InMail.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/06/ART23-Linkedin-HR.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-06-06 10:03:262023-06-06 10:03:28Così Linkedin ha cambiato (e continua a cambiare) l’HR
L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) ha aggiornato le istruzioni concernenti la determinazione della validità formale delle prove preferenziali.
Le istruzioni in oggetto hanno lo scopo di aiutare le persone soggette all’obbligo della dichiarazione a valutare la validità formale delle prove preferenziali e ad adempiere così al loro dovere di diligenza.
L’ultimo aggiornamento è avvenuto il 1° giugno 2023 e riguarda le rubriche 1.1, 1.1.1 e 2.1.1 e la validità formale dei certificati di circolazione delle merci (CCM) provenienti dalla Turchia. Il documento può essere scaricato qui.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/06/port-4602964-scaled.jpg17032560Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-06-01 14:31:002023-06-05 08:07:22Validità delle prove preferenziali (update)
Cliccando il pulsante «Accetta», acconsentite all’utilizzo di tutti i nostri cookie così come quelli dei nostri partner. Utilizziamo i cookie per raccogliere informazioni sulle visite al nostro sito web, con lo scopo di fornirvi un'esperienza ottimale e per migliorare continuamente le prestazioni del nostro sito web. Per maggiori informazioni potete consultare la nostra informativa sulla privacy.
Quando visitate un sito web, questo può memorizzare o recuperare informazioni attraverso il vostro browser, di solito sotto forma di cookie. Poiché rispettiamo il vostro diritto alla privacy, potete scegliere di non consentire la raccolta di dati da alcuni tipi di servizi. Tuttavia, il mancato consenso a tali servizi potrebbe influire sull'esperienza dell'utente.
Questi cookie sono strettamente necessari per fornirti i servizi disponibili attraverso il nostro sito web e per utilizzare alcune delle sue funzionalità.
Cookie di Google Analytics
Utilizziamo Analytics con lo scopo di monitorare il funzionamento del sito e analizzare il comportamento utente.
Altri servizi
Utilizziamo cookies di YouTube e Vimeo per l'iterazione di video esterni nel nostro sito.