Se le filiere produttive caratterizzano e marcano oggi la forza economica dei singoli Paesi, la supply- chain globale, ovvero la grande catena internazionale di approvvigionamento, produzione, logistica e distribuzione, ridisegna di continuo la mappa degli interessi strategici degli Stati e i nuovi assetti geopolitici.
Il devastante impatto della pandemia innescata dal Coronavirus ci ha fatto vedere concretamente quanto sia interconnessa e interdipendente l’economia mondiale. Ci ha mostrato come la produzione e la commercializzazione di merci e servizi si sviluppano lungo un sistema reticolare di filiere che si estende su tutto il pianeta. Sempre attivo 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. Ci ha brutalmente messo davanti al fatto che gli scompensi e le rotture anche in un solo punto di questa rete planetaria si ripercuotono non solo sulla vita delle imprese ma sull’esistenza quotidiana di noi tutti.
Cosa sono le filiere produttive
In generale, col termine filiera produttiva s’intende tutto il processo che trasforma una materia prima in un prodotto finito. In poche parole, la successione delle diverse fasi di lavorazione. Dal profilo strettamente operativo si possono distinguere: la produzione e la lavorazione della materia prima, la ricerca per migliorare questa materia prima, i servizi per accrescere la qualità del prodotto finale, la logistica per le forniture, la conservazione e la distribuzione del prodotto e, infine, la sua commercializzazione sui mercati più convenienti per massimizzarne il valore. Questo processo può essere dimensionato su scala locale, nazionale oppure internazionale.
Un esempio classico, quello del tessile, aiuta a chiarire meglio le idee. Per la produzione dei tessuti di lana, la filiera inizia dall’allevamento e dalla tosatura delle pecore. La lana, dopo il lavaggio e la selezione, viene venduta alle aziende che la filano, queste ultime la rivendono alle imprese di tessitura che cedono poi il loro prodotto alle industrie che confezionano abiti e altri capi d’abbigliamento. Tutte le fasi di questa lunga lavorazione possono essere eseguite in un solo Paese così come su scala transnazionale: pecore allevate e tosate in Australia o in Nuova Zelanda, filatura in Cina, tessitura in qualche altra regione dell’Asia, confezionamento degli abiti in Romania, distribuzione in Europa e nelle Americhe. Inoltre, la catena del tessile può anche incrociarsi con quella del mobile e dell’arredamento.
Le differenti attività che danno vita ad una filiera sono effettuate da imprese diverse che lavorano in modo integrato. Produrre in filiera, oltre a massimizzare sul mercato il valore economico del prodotto, eliminando, o quantomeno riducendo, le diseconomie nei vari passaggi, permette anche di garantire in ciascuno di essi una suddivisione dei benefici commisurata ai rischi imprenditoriali assunti. Ogni fattore che crea valore per tutto il processo produttivo viene, quindi, adeguatamente remunerato.
Tipologie di filiere
Il modello delle filiere si ritrova in tutti i settori, dall’agricoltura all’industria e al terziario, e rappresenta di fatto il tessuto connettivo di un sistema economico avanzato. Le imprese che eseguono una o più fasi dell’attività della filiera sono integrate in senso verticale nel processo che porta alla realizzazione di un bene oppure in senso orizzontale operando nello stesso stadio di un ciclo produttivo. Ovvio che con la globalizzazione una stessa filiera può essere localizzata ed estendersi, come già detto, in Paesi diversi o addirittura su più continenti. Da questo punto di vista si distinguono filiere corte o lunghe, a seconda del numero di passaggi necessari per arrivare alla vendita del prodotto finale. Nelle prime, molto diffuse in agricoltura per i prodotti che non richiedono processi di trasformazione, c’è una relazione pressoché diretta tra chi produce e chi consuma; nelle seconde si registra invece la presenza di un numero molto più elevato di imprese e di intermediari, ed è anche molto più grande la distanza tra il luogo di produzione e quello del consumo. Ci sono, tuttavia, produzioni in cui i due modelli possono coesistere in uno stesso contesto, poiché le aziende possono trovare conveniente sfruttare le opportunità offerte da entrambi.
La lunghezza della filiera e la distanza tra le imprese che ne fanno parte incidono sul prezzo finale del bene. Che sia corta o lunga, tra gli altri vantaggi di questa lavorazione c’è anche la tracciabilità del prodotto, elemento quest’ultimo che, soprattutto nel comparto agroalimentare, ha acquistato sempre più rilevanza.
Il rapporto col territorio
Tutte le tipologie di filiera possono essere più o meno efficienti a dipendenza delle situazioni locali e dei mercati in cui operano. Tra queste catene produttive e il territorio c’è difatti un rapporto molto stretto. Lo sviluppo delle prime può favorire o condizionare lo sviluppo dell’altro e viceversa, innescando una relazione virtuosa. Le filiere possono essere il motore della crescita economica di una regione, in termini di occupazione, redditi, innovazione, formazione della manodopera e ricchezza pro capite. Un motore che gira tanto più veloce quanto più un territorio supporta le imprese con infrastrutture moderne, servizi efficienti e agevolazioni alle attività produttive.
La presenza su un territorio circoscritto di forti raggruppamenti di aziende orientate su una stessa produzione dà vita ai cosiddetti distretti industriali. Realtà connotate da un’elevata specializzazione (risultato di una più efficace divisione del lavoro), da una maggiore circolazione delle informazioni, dall’ottimizzazione delle relazioni culturali e istituzionali locali e dalla più facile acquisizione di competenze professionali e sociali. Qualità che nel loro insieme proiettano con successo le aziende del distretto anche su quei mercati internazionali che sembrerebbero irraggiungibili se si guardasse soltanto alle loro dimensioni.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2021/02/ART21-filiere.jpg8531280Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2021-02-01 16:30:082021-02-01 16:30:08Filiere produttive, l’anima dell’economia mondiale
“Puoi costruire qualcosa di bello anche con le pietre che trovi sul tuo cammino” (Goethe). Se occorresse trovare il senso di un’esperienza negativa come il fallimento si potrebbe trarre spunto da questa citazione di Johann Wolfgang Goethe, scrittore, poeta e drammaturgo tedesco.
Ma partiamo dall’inizio…
Cominciare a pianificare e creare un progetto è come scrivere un libro: dalle pagine bianche può prendere vita qualcosa di innovativo. Quando un imprenditore o un team di un’azienda inizia a lavorare e sviluppare un progetto, con la dovuta pianificazione e strategia, si attivano le risorse necessarie a creare e lanciare la novità. Nel lavoro giornaliero con i colleghi si instaurano dinamiche di gruppo che favoriscono la nascita di nuovi spunti e la creatività avanza verso l’obiettivo del traguardo finale: terminare il progetto e lanciarlo sul mercato (sia esso un prodotto, un servizio, una nuova strategia o un cambio di rotta). A volte però non tutto va come si era pianificato, e ci si scontra con il fallimento. Certamente sarebbe stato gradito fosse andata in modo diverso, ma anche il fallimento va elaborato e condiviso.
La sensazione di insuccesso è sicuramente sgradevole, ma va relativizzata e analizzata per cogliere ciò che di buono si può ritenere dal percorso svolto: sinergia, crescita, innovazione, differenziazione.
La paura del fallimento non deve essere un ostacolo allo sviluppo di nuove idee, anzi. Mettersi in gioco e provare e riprovare, costruire e ricominciare offre prospettive diverse su cui riflettere e migliorare.
Apprendere e aprire la mente
Durante un’intervista dedicata al periodo di sperimentazione della lampadina elettrica ad incandescenza, Thomas Edison, inventore e imprenditore statunitense, disse: “non ho mai fallito. Ho semplicemente trovato 10’000 modi che non funzioneranno”. Molti si sarebbero arresi al terzo tentativo, ma Edison aveva colto l’essenza del fallimento. James Dyson (inventore dell’aspirapolvere ‘Dyson’) produsse oltre 5’000 prototipi prima di inventare un’aspirapolvere senza sacchetto. Prima di arrivare a costruire il suo primo modello di automobile, anche Henry Fordfallì diverse volte, a tal punto che fu radiato dall’industria automobilistica.
Il fallimento non è dunque un’alternativa al successo. Il fallimento è un requisito del successo. Imparare dal fallimento, dalle vie percorse che non hanno portato alla meta, è anche un passo determinante per creare una visione comune nel team: condividendo le esperienze si trovano nuove visioni per arrivare a soluzioni che funzionano percorrendo strade alternative.
Osare
Senza un pizzico di coraggio il business o il progetto resta sempre ancorato ai vecchi paradigmi. Uscire dagli schemi e progredire significa anche non pensare che la strada sarà retta, ma è indispensabile avere la forma mentis che permetta di adattare e rivedere gli schemi e la strategia cammin facendo.
Nuovi modelli
Sicuramente il 2020 non è stato un periodo semplice. Non ha facilitato le attività economiche, che però si sono adattate e sono ripartite con altri stimoli. Quando ricorderemo il 2020, lo vedremo anche come un propulsore del cambiamento digitale a tutti i livelli (smart working, video conferenze, streaming, ecc.).
Cambiare il modo di pensare e di approcciarsi ai progetti permette di applicare le diversificazioni anche sui modelli di business. Quello che fino a ieri era impensabile, oggi diviene realtà.
Per ogni impresa, grande o piccola che sia, l’innovazione (quella tecnologica in particolare) è il fattore decisivo per la sua competitività. È notizia d’inizio autunno che la Svizzera è ancora al vertice della classifica mondiale dell’innovazione: il ‘Global Innovation Index’ conferma infatti la Confederazione ai vertici della ‘top ten’ per il 10° anno consecutivo. Del resto, l’imprenditore, per definizione, deve sempre essere innovativo se vuole perdurare sul mercato, per cui il costante adattamento del proprio modello di business diventa essenziale.
Strumenti e connessioni differenziate, strategie ottimizzate: proprio perché ‘non esiste successo senza fallimento’, l’innovazione è l’ingrediente principale per vincere.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-11-30 14:04:422020-11-30 14:06:24Ripartire dal fallimento
L’esplosione del fenomeno delle video conferenze è strettamente legata a diversi fattori correlati alla pandemia mondiale dovuta a Covid19. La necessità delle aziende di mantenere i dipendenti connessi tra loro, la relazione a distanza con partner, clienti o fornitori, senza dimenticare la didattica a distanza per i più giovani, sono tutti elementi che hanno portato a dover impostare sempre più le relazioni attraverso uno schermo.
Si definisce “videoconferenza” una riunione tra persone
residenti in luoghi diversi, anche molto lontani, nella quale le parti chiamate
in causa possono interagire non solo a parole ma anche in video. Va da sé che la
conferenza in video sia in grado di ridurre drasticamente i costi e le perdite
di tempo che spesso si riscontrano quando si organizza un incontro in presenza
fisica.
Un limite da subito evidenziato riguarda invece l’assenza o il quasi
totale azzeramento della comunicazione non verbale: la gestualità e la
prossemica non sono premiate da questo tipo di strumenti in quanto l’attenzione
del partecipante va divisa tra la moltitudine di dettagli che presenta una
schermata del PC e quindi anche solo l’occhio fatica a concentarsi su un
singolo punto.
Uno “zoom” sui 3 sistemi di videoconferenza più diffusi
Sono stati sviluppati molti sistemi di videoconferenze che permettono ai team di lavorare e interfacciarsi anche a distanza. Essi consentono di mantenere e rafforzare relazioni lavorative e di portare a termine progetti, anche complessi. Abbiamo analizzato i sistemi di videoconferenza più comuni e commercializzati, dopo averli utilizzati al nostro interno e per conto di alcuni clienti. I parametri di valutazione comprendevano la semplicità di utilizzo, la flessibilità per le diverse applicazioni e l’accessibilità anche in condizioni di rete non performante.
Zoom, secondo un recente studio,è la piattaforma per videoconferenza più utilizzata ed è rinomata per la capacità di gestire grandi numeri (fino a 1’000 partecipanti gestiti da più host). La sua grande diffusione è dettata da due principali fattori: la semplicità d’uso e l’immediatezza. Una volta scaricata l’applicazione desktop, si può partecipare ad una call dopo aver ricevuto l’invito e il codice univoco, il quale scadrà alla fine della videoconferenza. Gli organizzatori hanno la possibilità di decidere i permessi per i singoli partecipanti e a loro volta i partecipanti possono decidere, se non sono stati fissati dei vincoli, di attivare o disattivare il video e possono personalizzare la loro esperienza direttamente nelle Impostazioni. Zoom permette inoltre di poter gestire i contenuti multimediali durante la condivisione dello schermo: quando un host condivide una presentazione può anche dare la possibilità a un partecipante di modificare i contenuti di tale presentazione, creando così un’interazione live.
Google ha recentemente reso disponibile gratuitamente a tutti (almeno
fino a settembre 2020) il suo famoso Google Meet Hangouts, un tempo
destinato solo agli utenti business. La caratteristica più importante di
Hangouts Meet è di interfacciarsi e lavorare con tutti gli altri strumenti
Google, per cui si sincronizza con Google Calendar e lo si può utilizzare
simultaneamente sia su desktop che su mobile, rendendo più facile la mobilità.
Google Hangouts Meet permette di gestire riunioni virtuali fino a un massimo di
250 persone.
Microsoft mette a disposizione un sistema di videoconferenza all’interno della
sua suite Teams, per permettere a tutti gli utenti che dispongono di
accesso alla suite di partecipare a calls e meeting. Una derivazione data dalla
decennale esperienza con Skype, che può definirsi il fratello maggiore per
anzianità, ma anche la controparte minore in quanto a funzionalità. Si
partecipa ai meeting che vengono organizzati all’interno di stanze specifiche
alle quali appartengono tutti coloro che lavorano su un progetto o che fanno
parte di un’azienda, i quali hanno anche a disposizione delle bacheche dove
tenere traccia dei progetti e organizzare il lavoro. I meeting sono accessibili
tramite un codice di accesso e possono essere sia con che senza video; durante
una videoconferenza si possono condividere file e documenti e condividere lo
schermo. Siccome Teams può gestire un numero molto alto di utenti, sia
gratuitamente che a pagamento, anche alle videochiamate all’interno di Teams
possono partecipare un numero ampio di persone.
La gestione della privacy
Parecchi sono i dubbi sollevati recentemente riguardo la gestione della privacy da parte di questi sistemi di videoconferenza. Può accadere ma esistono precauzioni facilmente implementabili per evitare che ciò accada o almeno minimizzare i rischi. Come prima cosa conviene definire una password di accesso per permettere ai partecipanti di accedere alla propria videoconferenza. Secondariamente bisognerebbe invitare i partecipanti ad analizzare le proprie impostazioni di condivisione. Infine è sempre saggio proteggere il proprio PC con antivirus adeguati.
Articolo a cura di
Beatrice Perruzzo, Assistente di Direzione, EMME SA
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-08-11 07:27:082020-08-07 14:44:12E tu, azienda, che piattaforma di video call utilizzi?
Non si può prevedere precisamente quando una crisi come una pandemia finirà, la storia non racconta di tempi brevi, ma di riprese forti ed importanti. Per cui, come si suol dire, chi la dura la vince.
Primo Levi scrisse “se comprendere è impossibile,
conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze
possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre!”. La storia
si ripete, sempre.
In data 11 marzo 2020, l’Organizzazione mondiale della
salute ha classificato il Covid-19 come pandemia. Il primo segnale di allerta
era arrivato a fine dicembre a Wuhan, dove l’apparizione di più casi di
polmonite avevano insospettito il corpo medico-sanitario cinese. Virus che in
poco tempo ha oltrepassato frontiere contagiando migliaia di persone, e
troncando vite in tutto il mondo.
Cicli e ricicli
storici
La storia ci insegna che quando si tratta di pandemie,
malattie virali e influenza, le frontiere nazionali e continentali non
conoscono ragioni. Dalla peste nera al Covid-19, passando per l’influenza
spagnola del 1918, la SARS, la ‘suina’ o l’‘aviaria’, queste malattie hanno e stanno segnando la storia dell’umanità con
modifiche demografiche, umanitarie e sociali importanti. Diverse sono state le
epidemie e pandemie che hanno messo a dura prova i sistemi sanitari, la
responsabilità del singolo individuo e dei Governi, per cercare di contrastare
gli esiti devastanti che queste malattie causano alla società.
Nonostante gli sforzi e gli studi scientifici, non è facile
trovare un vaccino. L’igiene rimane la prima arma di prevenzione contro i
virus, per proteggersi dai germi e dalla diffusione dei batteri.
Parlando di economia, crescita e ripresa occorre calcolare
il fattore “tempo”, ma ci si rialza sempre. A dipendenza della durata di una pandemia,
dove i Paesi sono costretti a misure di contenimento e di chiusura totale per
proteggere la popolazione, si osserva una perturbazione ed un rallentamento significativo
dell’economia. Le imprese e i commerci subiscono forti ripercussioni, al punto
da faticare nella gestione della sopravvivenza dell’impresa stessa.
Colpite maggiormente sono le aziende che già prima della diffusione della
malattia riportavano delle perdite, aziende in difficoltà ante la presa di
misure eccezionali e straordinarie da parte dei Governi. Una ditta sana, che
deve, per cause di forza maggiore, far fronte ad un avvenimento tale quale una
pandemia, può essere preoccupata di quello che riserverà il futuro, ma se prima
della crisi la situazione era positiva in termini di “fattore Z”,
saranno maggiori le probabilità di rifiorire.
Cos’è il fattore Z?
Così denominato dall’economista statunitense Edward I. Altman nel 1968, si tratta di un modello sviluppato al fine di prevedere, attraverso un calcolo con un’accuratezza del 95%, quali società abbiano una probabilità di fallimento alta o bassa. Il modello prende in conto diverse variabili, tra cui le vendite nette, le attività correnti, le passività totali, il valore di mercato, ecc.. La formula matematica rappresenta un indice di analisi sufficientemente attendibile, anche se non in maniera del 100%. Questo indice permette di calcolare la probabilità di fallimento di un’azienda già un anno prima che avvenga un evento imprevedibile e di grande impatto sociale ed economico come una pandemia.
Senza entrare nel dettaglio delle variabili matematiche e
non di questo indice, di seguito, alcuni esempi che hanno confermato la
validità del fattore Z:
Leclanché: azienda attiva nell’approvvigionamento di energia, fondata nel 1909 a Yverdon. Nel 2018, sull’azienda pesavano forti perdite, per un totale di 50 milioni di franchi con in controbilancio 20 milioni di capitale proprio. Nell’arco di un anno Leclanché perse la metà del suo valore.
Meyer Burger: azienda che divenne presto star dei mercati borsistici, attiva nel campo dell’energia solare, ebbe una fama che durò poco tempo. Nel 2012 dei competitors cinesi copiarono la tecnologia della Meyer Burger, e così, da quel momento l’azienda registrò continue perdite, fino ad arrivare al 2018 quando l’ammontare di queste raggiunse i 60 milioni. Un anno dopo l’azienda perse due terzi del suo valore di mercato.
Farmaceutica di Basilea: azienda specialista nel campo della ricerca contro il cancro, a causa della forte concorrenza da parte di gradi gruppi farmaceutici, annunciò innumerevoli perdite. Negli ultimi dodici mesi, il valore borsistico delle azioni di Basilea hanno perso il 17% del loro valore.
MCH Group: azienda specialista nell’organizzazione di fiere in tutta la Svizzera. Tra le tante, Baselworld e Art Basel. La natura delle attività di MCH Group è fortemente toccata dagli effetti del Covid-19, portando all’annullamento degli eventi e ad un mancato guadagno. Il prezzo delle azioni è passato da 29,60 franchi nel novembre 2019, a 18,50 franchi a marzo 2020.
L’aiuto da parte dello Stato che si è mosso al fine di garantire in primis la salute della popolazione e aiutare l’economia nel superare questo momento difficoltoso, è fondamentale per non lasciare cadere un Paese in uno stato d’insolvenza. L’economia ha giocato la sua parte fino in fondo, accettando dolenti e amare restrizioni per il bene di tutti e di tutto un paese coinvolto nel vortice di una tempesta virologica inaspettata e sconosciuta. Le aziende hanno dimostrato un alto senso di responsabilità, accettando e sottoscrivendo le tante nuove regole e limitazioni, e durante il periodo di chiusura quasi totale delle attività, i servizi essenziali e le industrie autorizzate a lavorare non hanno conosciuto «riposo» attivandosi, riorganizzandosi e vigilando in primis sulla salute. I fatti hanno premiato questi sforzi promuovendole nell’operato per aver tutelato salute e mercato.
Non si può prevedere
precisamente quando una crisi come una pandemia finirà, la storia non racconta
di tempi brevi, ma di riprese forti ed importanti. Per cui, come si suol dire,
chi la dura la vince.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-08-05 07:38:212020-08-04 14:39:30Il fattore Z
L’iniziativa della Cc-Ti permetterà ai soci della nostra associazione di ordinare delle mascherine protettive.
Dopo aver sondato il terreno fra i soci per un eventuale fabbisogno di mascherine protettive, abbiamo acquistato uno stock di mascherine chirurgiche di protezione RII, che proponiamo in vendita per i soci e le associazioni di categoria a prezzo di costo.
Una raccolta di iniziative segnalateci dai nostri soci volte al sostegno delle differenti attività imprenditoriali ai tempi del Covid-19. Articolo in aggiornamento periodico.
Consulenza
EventsDesigner Sagl: propone la propria esperienza a favore di aziende, ristoranti, negozi, ecc. creando rendering accurati – con il programma easyRAUM – per coloro che hanno necessità di riorganizzare gli spazi adempiendo alle normative di distanza sociale emanate dalle autorità. Maggiori dettagli scrivendo a info@eventsdesigner.ch.
Fidinam: il gruppo Fidinam ha creato una pagina web dedicata a imprenditori e aziende con informazioni aggiornate su come affrontare l’emergenza Coronavirus da un punto di vista assicurativo, amministrativo, fiscale e societario. Inoltre è stato creato un ‘team risposta rapida‘ dedicato.
Helvetia Assicurazioni: ha aggiornato il proprio sito web dedicato alla clientela aziendale con tutte le informazioni a supporto delle aziende per consulenze diverse, in ambito d’assicurazioni patrimoniali e di cose, rispettivamente in assicurazioni di persone, ecc..
KPMG: ha sviluppato una nuova pagina web dedicata all’emergenza del COVID-19, che propone informazioni e soluzioni per le sfide che le aziende devono affrontare, ad esempio relative agli impatti legali e salariali e ai futuri sviluppi fiscali e aziendali.
BAK Economics: ha lanciato un ‘checkpoint PMI‘ per offrire un supporto concreto alle aziende nell’affrontare tematiche che toccano molteplici aspetti dell’emergenza aziendale in corso (per es.: garanzia della liquidità; gestione del fatturato e dei costi; pianificazione delle risorse, ecc.).
aqumo technologies: offre a titolo gratuito alle PMI che non dispongono di un’infrastruttura adatta al tele-lavoro, la possibilità di utilizzare la piattaforma tecnologica in cloud (inclusi software applicativi standard e la consulenza tecnica necessaria per un utilizzo ottimale). Per informazioni e un contatto diretto, scrivere un’e-mail a info@aqumo.net.
Swisscom: propone soluzioni per il telelavoro gratuitamente, senza impegno, né obbligo contrattuale e nemmeno prolungamento automatico del contratto. Inoltre offre l’accesso gratuito per 4 mesi allo shop online, consentendo così a indipendenti e PMI di continuare a proporre i prodotti, grazie a uno shop online professionale (dettagli nel link segnalato).
DOS Group: ha creato un’applicazione dedicata all’ottimizzare la condivisione di aggiornamenti e linee guida, per fornire un’assistenza sanitaria efficiente e sicura, tramite Momentum.
OWL Solutions: presenta OWL for COVID-19, che contiene alcune proposte di consulenza e analisi sull’home office e il lavoro da remoto in modo gratuito (4 ore di consulenza e 4 mesi di – alcuni – servizi gratuiti).
BS4 – Sowre SA: offre soluzioni finalizzate al monitoraggio della diffusione del Covid-19 all’interno di uffici, aree pubbliche, negozi e tutti gli spazi dove normalmente è previsto un assembramento di persone, con proposte per la gestione ingressi per rispettare l’occupazione massima consentita e prevista sulla base della superficie in mq; il monitoraggio della distanza interpersonale e la misurazione automatica della temperatura corporea e controllo utilizzo mascherina. Per maggiori dettagli: info@bs4corp.com.
Tio.ch: propone offerte interessanti sui banner nell’home page del portale informativo, con uno sconto del 50% per le prenotazioni effettuate entro il 30 aprile 2020. Per maggiori informazioni, scrivere a claudio@tio.ch.
Mazzantini & associati: ha messo online il portale emergenza24.ch, quale aggregatore di informazioni e servizi per cittadini e imprese in caso di emergenza.
Cronoparty & Services Catering: propone forniture di pasti presso aziende operative. Scrivendo a info@cronoparty.com, è possibile avere le informazioni necessarie, definire gli aspetti logistici e le proposte di menù.
Gastroticino: numerosi soci dell’associazione di esercenti propongono un servizio di asporto o consegna a domicilio per favorire la popolazione e mantenere un contatto con l’affezionata clientela, aziendale e privata. La lista degli esercizi che forniscono questo servizio è disponibile su www.ticinoatavola.ch.
Società Mastri Panettieri-Pasticcieri-Confettieri del Cantone Ticino: ha lanciato la campagna “Sosteniamo l’artigiano locale“. In cosa consiste? Si tratta di buoni da regalare ai collaboratori della propria azienda, ai clienti, ai membri della famiglia, ad amici e a conoscenti. È poi possibile usare il buono regalo consegnandolo presso le panetterie-pasticcerie-confetterie affiliate alla SMPPC, e ricevere il corrispondente valore in prodotti. Maggiori info: www.smppc.ch.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-05-20 09:29:082020-05-20 09:31:28Dai soci per i soci
“Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale” (C. S. Lewis)
Gli ultimi difficili mesi hanno evidenziato come, in situazioni estreme come quella che stiamo vivendo, l’esigenza di combinare la tutela della salute e la possibilità di sopravvivenza economica sia un esercizio di equilibrio non facile. Oltretutto dovendo gestire una situazione in rapida e continua evoluzione, senza dati certi, ma imparando quotidianamente nuovi approcci verso un nemico ancora poco conosciuto. Le valutazioni di tipo sanitario non sono certamente di nostra competenza, ma è apparsa evidente l’importanza di concentrarsi su una strategia, cercando di mantenerla e riconoscendone immediatamente le fragilità o le indicazioni errate. Purtroppo in questa difficile circostanza, spesso, abbiamo dovuto imparare molto rapidamente dai nostri errori.
I continui cambiamenti di orientamento, come l’esempio del Regno Unito, hanno ottenuto conseguenze negative e si sono dimostrati poco paganti.
La strategia del passo dopo passo adottata in Svizzera si sta rivelando, a nostro modesto avviso, commisurata alle esigenze del nostro paese. È stato importante costruire l’accettazione delle misure da parte della popolazione, che doveva e deve essere accompagnata nelle varie fasi, nuove per tutti, rendendo le regole credibili e vivibili. Dal punto di vista economico è stato purtroppo necessario limitare tantissimo, ma fortunatamente non si è fermato tutto. Un compromesso che ha permesso di non peggiorare una situazione che, purtroppo e comunque, sta già avendo un peso notevole per l’economia.
I servizi essenziali per i cittadini devono essere sempre garantiti e i necessari finanziamenti per un settore sanitario performante, un alimentare non carente, ecc., attingono anche da un’economia che, anche se “a lavoro ridotto”, non si ferma.
È un fatto che, con l’applicazione delle misure adeguate in ambito sanitario-aziendale, in Svizzera i contagi non siano aumentati malgrado appunto determinate attività siano rimaste operative. Anche l’esposizione giornaliera del personale dei commerci alimentari, per esempio, ma come anche nelle poste, nelle banche, ecc., non ha comportato fortunatamente un aumento significativo dei contagi di categoria.
Restano problematici gli assembramenti pubblici incontrollati e purtroppo le attività economiche a essi legati, a differenza di quelle svolte in cerchia ristretta e controllata, sono quelle più a rischio e probabilmente saranno quelle più difficili da gestire. “Non abbassare la guardia” è una frase che i professionisti della salute hanno raccomandato e raccomandano a gran voce a tutti, ancora tutt’ora. Permane incessante una minacciosa incertezza, con la quale stiamo lentamente imparando a convivere e che dovremo gestire e tollerare presumibilmente ancora per parecchio tempo.
La sfida per l’economia resta quella di garantire la salute parallelamente al funzionamento ottimale delle attività, tutelando cittadini, collaboratori e azienda.
Finora in Ticino e anche in Svizzera l’esercizio è riuscito ed è nostra ferma intenzione continuare a operare in questo senso.
Da una chiusura quasi totale, incalza il desiderio di riprovare a ricostruire quella che, solo qualche mese fa, era scontata normalità. A questo fine, negli ultimi giorni le Nazioni hanno presentato ai loro cittadini piani di ripartenza mirata e commisurata alla propria realtà. Piani che sono il risultato di serie considerazioni a 360 gradi. Se da un lato si vuole tutelare la salute delle persone, dall’altra, l’economia necessita di respiro dopo settimane di stop. Le decisioni sui termini della ripartenza vengono prese in base all’evoluzione della pandemia all’interno di ogni Paese, ma tenendo in puntuale considerazione, in particolare, anche la situazione nei Paesi limitrofi. È ormai appurato come un virus non conosca frontiere o barriere geografiche, per cui, conoscere la realtà che stanno vivendo le diverse Nazioni nel Continente è un ulteriore criterio per una gestione oculata dei passi da intraprendere per un’iniziale riapertura delle diverse attività socioeconomiche interne.
L’Europa intorno al nostro territorio
Italia
L’Italia è una delle nazioni più duramente colpite dal Coronavirus. Un rallentamento dell’espansione della malattia ha permesso al Governo italiano di considerare alcune misure di allentamento dopo lo stop completo delle attività non essenziali. Il 4 maggio si è permessa la riapertura della manifattura, le costruzioni e tutto l’ingrosso funzionale ai due settori. All’interno della regione sono consentiti gli spostamenti per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute, ai quali si aggiunge la possibilità di spostamenti mirati per far visita a congiunti. L’accesso a parchi, ville e giardini pubblici resta condizionato al rigoroso rispetto delle distanze e all’adozione di misure per contingentare gli ingressi. I sindaci potranno disporre la chiusura delle aree se non sarà possibile assicurare il rispetto di queste misure. Sarà consentita l’attività di ristorazione da asporto. Nessun assembramento, il cibo si consumerà a casa o in ufficio. Il 18 maggio è prevista la riapertura di musei e biblioteche, commercio al dettaglio funzionale ai settori manifatturiero e delle costruzioni. Dal 1° giugno verrà considerata, numeri pandemici permettendo, la riapertura di bar, ristorazione, barbieri, parrucchieri, estetisti, ecc.
Francia
La Francia ha registrato una tendenza in diminuzione ma i decessi sono ancora numerosi. Sebbene il numero di nuovi contagi non sia ai minimi, il governo francese ha deciso il 28 aprile il piano di riapertura, il quale ha come prima data l’11 maggio. L’11 maggio sarà una giornata di riapertura per i negozi commerciali, delle biblioteche, dei musei, di parrucchieri, di centri di bellezza, dei parchi e dei giardini pubblici. In questo giorno riapriranno anche le scuole dell’infanzia, con l’imposizione dell’uso delle mascherine per il personale scolastico. Il limite di bambini è di 10 per gli asili nido, è invece posto a 15 allievi per le scuole dell’infanzia, elementari e per le scuole medie. Per le scuole superiori e universitarie bisognerà attendere prima di ricevere indicazioni riguardo alla data di riapertura. L’attività fisica all’aperto sarà possibile, con l’imperativo di rispettare le distanze sociali e di non allontanarsi per più di un chilometro da casa e per massimo un’ora al giorno. Tuttavia, i raduni di persone restano limitati ad un massimo di dieci persone. I grandi eventi saranno rimandati almeno fino a settembre.
Germania
La Germania ha retto efficacemente il confronto con gli altri Paesi europei, imparando e agendo tempestivamente. Vista l’adozione preventiva di misure di distanza sociale, in Germania si sono riscontrati meno casi di Covid-19, ragion per cui, si è presto considerato un rientro alla normalità delle attività socioeconomiche. In data 20 aprile è stato possibile allentare le misure di contenimento per i commercianti e i rivenditori con uno spazio d’attività superiore agli 800 metri quadrati (questo per garantire che le norme di distanza sociale venissero rispettate). Anche i rivenditori di automobili e biciclette hanno loro potuto riaprire le loro attività. Il 29 aprile, la città di Berlino ha imposto l’obbligo di portare la mascherina in occasione di visite a mercati e supermercati, e sui mezzi pubblici. Misura che è stata poi adottata anche da altre regioni della Germania. La riapertura delle scuole è stata attuata per il 4 maggio, sia per le scuole dell’obbligo che per il post-obbligatorio. Per quanto riguarda bar, ristoranti, centri di svago e luoghi culturali, per il momento resteranno chiusi fino a nuovo avviso. Tutte le manifestazioni, come concerti, spettacoli, competizioni, restano vietati fino a fine agosto.
Austria
Unica nazione ad attuare una quasi-immediata chiusura totale delle propriefrontiere. L’Austria ha messo sul tavolo le sue direttive per una riapertura graduale delle attività, che riassunta in semplici note si presenta come segue. Tutti gli spazi commerciali con superfici superiori ai 400 metri quadrati hanno potuto ricominciare ad esercitare le loro attività dal 14 aprile. A partire dal 1° maggio, i centri commerciali e i negozi, così come i parrucchieri, potranno riaprire, mantenendo però imperativamente le norme di distanza sociale, e portando obbligatoriamente le mascherine. Gli studenti che si trovano alla fine del loro percorso scolastico potranno accedere agli istituti scolastici a partire dal 4 maggio. Anche nelle scuole è in vigore l’uso di mascherine per gli studenti con più di dieci anni.
Belgio
Ad un mese dal proprio picco, il Belgio ha deciso di ripartire con la messa in atto di norme e direttive basate sul rispetto delle norme igieniche e di distanza sociale. La gran parte delle attività commerciali tornerà a svolgere le proprie attività a partire dall’11 maggio. Bar e ristoranti potranno riaprire gradualmente a partire dall’8 giugno. La mascherina sarà obbligatoria per coloro che frequenteranno i mezzi di trasporto. Gli studenti potranno tornare in classe a partire dal 18 maggio, con un limite di massimo dieci studenti per aula.
Grecia
Vista la tendenza relativamente bassa di diffusione della malattia ha potuto permettere una riapertura graduale, dando precedenza ai piccoli commerci, agli indipendenti e alle attività legate al turismo. Decisione ponderata sulla grande dipendenza dal settore turistico, fiore all’occhiello per la Grecia e fonte importante di guadagno. Il 28 aprile è stata annunciata una graduale ripresa delle attività commerciali, come piccoli negozi, librerie, parrucchieri, saloni di bellezza e di cura della persona. I grandi centri commerciali dovranno attendere il 1° giugno prima di poter accogliere nuovamente i propri clienti. Agli inizi di giugno potranno anche riaprire bar, hotel e ristoranti, con l’auspicio di poter sollevare anche se in minima parte la stagione turistica. Le persone potranno spostarsi liberamente, senza restrizioni particolari, ma le spiagge rimarranno chiuse fino a nuovo avviso. Le scuole medie e i licei riapriranno le loro aule l’11 maggio e la settimana seguente sarà il turno delle scuole professionali e universitarie. Per gli istituti dell’infanzia e le scuole primarie, per il momento, non è prevista una data precisa per la loro riapertura. Per coloro che utilizzeranno i mezzi pubblici, o che necessiteranno del sistema sanitario, sarà obbligatorio l’uso della mascherina. A partire dal 17 maggio le chiese potranno riaprire le loro porte ai fedeli e sarà di nuovo possibile partecipare a messe e funzioni religiose.
Repubblica Ceca
Con una tendenza del numero di casi volta verso il ribasso, il Paese ha deciso di far ripartire l’economia interna, favorendo gli spostamenti di persone, ma controllandone rigorosamente lo stato di salute. Dal 27 aprile, infatti, per i residenti della Repubblica Ceca, è possibile uscire dal Paese per motivi lavorativi e non. Al loro ritorno in patria dovranno però dimostrare di essere negativi al Covid-19, sottoponendosi al test o passando direttamente 14 giorni in auto-quarantena. Per i frontalieri sarà necessario presentare un certificato di salute ogni due settimane, che mostri un risultato negativo al Covid-19. I cittadini possono circolare liberamente all’interno del
Paese, senza nessuna restrizione nelle distanze percorse, ma con il limite di
assembramento di massimo dieci persone.
Danimarca
Come diversi Paesi del Nord, la Danimarca ha registrato un numero basso di casi fatali. Il picco è stato registrato ad inizio di aprile, con una tendenza in discesa dal dieci aprile in poi. Tendenza che ha convinto la Danimarca a mettere in atto un piano, seppur severo, di ripresa e riapertura delle attività socioeconomiche. Dal 15 aprile la Danimarca ha riaperto le scuole ai suoi studenti, e ha imposto regole severe sulla distanza sociale da mantenere tra i banchi di scuola. La Danimarca è stata il primo Paese europeo a riportare ad uno stato di normalità il sistema scolastico, nonostante i limiti imposti sul numero di allievi per classe e la suddivisione degli allievi in sottogruppi al fine di limitare il numero di contatti e di persone raggruppate nello stesso stabile.
Norvegia
Come menzionato in precedenza, l’incidenza dei casi di Covid-19 sembra aver colpito in maniera più lieve i Paesi nordici. Anche la Norvegia ha registrato un picco, ma questo non ha fermato la presa di decisioni per la ripresa della normalità nelle attività sociali e commerciali. La Norvegia ha riaperto gli asili nido e le scuole dell’infanzia in data 27 aprile. Il 4 maggio sarà il turno delle scuole primarie, medie e superiori. Il limite di studenti per classe è limitato a quindici al massimo. Le attività non essenziali, come parrucchieri, estetisti, centri benessere, dermatologi, palestre potranno riattivarsi solo garantendo le misure di distanza sociale e le norme igieniche. I grandi assembramenti di persone, come in occasione di eventi culturali o raduni sportivi, restano per il momento vietati.
Russia
In Russia non è previsto alcun allentamento delle misure di
contenimento, il presidente Vladimir Putin ha infatti menzionato che forse si
potrà parlare di alleggerire le misure solo verso metà maggio, ma per il
momento, con più di centomila contagi, non vi è ancora margine di riapertura. Per coloro che devono spostarsi per motivi assolutamente
necessari è imperativo l’utilizzo della mascherina.
Regno Unito
Boris Johnson ha comunicato che potrebbe trattarsi di
attendere ancora qualche giorno prima di parlare di misure di allentamento, per
il momento, nessun piano specifico è stato presentato ai cittadini inglesi. Il
picco di casi sembra esser stato registrato in data 30 aprile. Purtroppo, il
numero delle fatalità sembra essere in continua crescita.
Svezia
La Svezia ha riportato un numero di casi da Covid-19 quasi doppio a quello elvetico. La tendenza degli ultimi giorni è prevalentemente in discesa, con un rallentamento dell’espansione della malattia. A differenze delle nazioni limitrofe, come Norvegia e Finlandia, la Svezia ha adottato delle misure di prevenzione differenti e meno restrittive. Nessuna attività economica e commerciale è stata temporaneamente sospesa, tutte le attività hanno continuato ad esercitare e a fornire i propri servizi. Persino bar e ristoranti sono rimasti aperti, contrariamente al resto dell’Europa che ha fermato ogni attività che proponesse l’aggruppamento di più persone. Ad essere state sospese sono i grandi eventi, come concerti, spettacoli, i quali avrebbero riunito un numero importante di persone nello stesso luogo. La politica svedese ruota la sua strategia di combattimento contro il Coronavirus sulla responsabilità individuale di ciascuno dei sui cittadini.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2020-05-08 11:53:132020-05-11 08:44:09Iniziare a cambiare il finale
Un’informativa sulle modifiche salariali relative ai contratti normali di lavoro.
La Commissione tripartita in materia di libera circolazione delle persone ha pubblicato sul Foglio ufficiale no.102/2019 del 20 dicembre 2019 gli adeguamenti salariali 2020 dei contratti normali di lavoro (CNL).
I CNL ex-art. 360a
CO decretati dal Consiglio di Stato su proposta della Commissione tripartita
prevedono un adeguamento agli eventuali aumenti salariali decisi dalle parti
dei rispettivi CCL di riferimento oppure, laddove non vi è un CCL di
riferimento, l’adeguamento al rincaro in funzione dell’evoluzione su base annua
dell’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC del mese di novembre).
In breve, dal 1° gennaio 2020:
sono stati adeguati, in base all’aumento deciso dalle parti contraenti del CCL per gli impiegati di commercio nell’economia ticinese, i minimi salariali orari previsti dagli 11 contratti normali di lavoro (CNL) attualmente in vigore per la professione di impiegato/a di commercio, con un aumento da 19.85 a 20.06 franchi per un impiegato generico, da 21.45 a 21.67 franchi per un impiegato operativo e da 24.40 a 24.64 franchi per un impiegato responsabile;
è stato adeguato ai nuovi minimi del rispettivo contratto collettivo di riferimento (CCL Swissmem) anche il CNL per il settore della fabbricazione di macchinari e apparecchiature, con l’aumento da 21.10 a 21.25 franchi per il personale non qualificato e da 22.95 a 23.12 per il personale qualificato;
il CNL per gli operatori di call center è stato adeguato in base agli adeguamenti decisi dalle parti contraenti del CCL Contact e Call center con l’aumento da 19.25 a 19.62 per il livello 1, da 20.90 a 21.30 per il livello 2 e da 23.90 a 24.38 per il livello 3;
per quanto riguarda il settore dell’informatica, i minimi delle 3 categorie salariali degli informatici previsti nel CNL sono stati adeguati in linea con gli aumenti previsti per le tre categorie di impiegati di commercio, ossia da 19.85 a 20.06 franchi per la categoria a, da 21.45 a 21.67 franchi per la categoria b e da 24.40 a 24.64 franchi per la categoria c.
Non essendosi verificato un rincaro su base annua nell’indice nazionale dei prezzi al consumo (IPC novembre) non vi è invece stato nessun adeguamento dei salari minimi per i rimanenti CNL.
Dall’ospedale
all’azienda: quando la pulizia diventa centrale
Le molte sfaccettature della nostra economia ci suggeriscono di dare spazio, a scadenze regolari, anche ad attività magari meno conosciute o ritenute erroneamente marginali. Una di queste è il settore delle pulizie. Nonostante di primo acchito le pulizie possano sembrare un aspetto marginale del business, in alcuni casi assumono un ruolo centrale. Poter contare su un partner affidabile e competente è cruciale.
Un ambiente piacevole e curato
costituisce senza ombra di dubbio un buon biglietto da visita nei confronti dei
clienti, nonché una sorta di segno di rispetto per i collaboratori attivi nello
stesso ambiente. Questo è valido per tutti i tipi di realtà aziendale, con
differenti livelli di rilevanza a dipendenza del settore. La complessità stessa
di mantenere pulito un ambiente può chiaramente variare molto in contesti e
realtà diverse: la pulizia degli uffici, così come di ricezione, sale riunioni
e caffetteria normalmente non presenta particolari difficoltà. Quando invece si
inizia a entrare in zone di produzione e avere a che fare con macchinari ed
impianti, l’asticella inevitabilmente si alza, così come l’importanza per il
cliente di un compito svolto in modo efficace e preciso.
Il Centro Stampa Ticino ad
esempio si affida a ISS Facility Services per la pulizia sia degli uffici e
aree comuni, sia dell’area di produzione e in particolare dell’area della
rotativa. L’imponente macchinario, che occupa uno spazio di circa 200 metri
quadrati suddiviso su tre piani, uno dei pochi in Svizzera e fiore
all’occhiello del Centro Stampa, consente di produrre fino a 45’000 copie
l’ora. Una volta alla settimana è necessario ripulire dall’inchiostro le
ringhiere e il pavimento metallico con prodotti specifici. Considerando che la
rotativa lavora con rotoli di carta dal peso di oltre 1.2 tonnellate pronti per
essere stampati, una pulizia attenta è garanzia di continuità operativa, perché
nel caso in cui un rotolo si dovesse bagnare significherebbe fermare la
produzione con conseguenze importanti in termini economici e di produttività.
Sapere che il fornitore del servizio ha le competenze necessarie e che sempre
le stesse persone esperte si occupano della pulizia di questo macchinario è un
aspetto che cliente valuta positivamente.
Le pulizie possono tuttavia
rivestire un ruolo ancora più cruciale per il core business, essendo
determinanti per la riuscita delle operazioni aziendali. Ne sono esempio le
pulizie di laboratori, camere bianche o locali sterili, dove una disinfezione
eseguita a regola d’arte può essere fondamentale per rispondere a requisiti di
legge, ottenere certificazioni o poter svolgere le attività aziendali stesse.
Un esempio è il caso di Humabs
BioMed, realtà specializzata nella ricerca biomedica ed in particolare nello
sviluppo di anticorpi per curare le malattie infettive, che si è rivolta ad un
provider esterno anche per l’igienizzazione della vetreria utilizzata in
laboratorio. Questa mansione, che deve essere svolta seguendo un processo
curato nei minimi dettagli, è necessaria per garantire che i liquidi contenuti
nei recipienti siano resi inattivi, e dunque che questi possano essere
riutilizzati in tutta sicurezza per nuove analisi. L’azienda ha impartito una
formazione speciale al team incaricato di ISS Facility Services per svolgere il
compito. Come testimonia il Direttore generale di Humabs BioMed Filippo Riva,
esternalizzare è per l’azienda un approccio a tutto campo: “Confrontati con la
scelta strategica make or buy, abbiamo deciso di propendere per la seconda
opzione: in azienda contiamo 30 persone di cui 25 impiegate nella ricerca, il nostro core business. Con
l’acquisto di servizi esterni per talune attività, possiamo concentrarci sullo
sviluppo aziendale. Per
quanto riguarda le pulizie e la disinfezione dei laboratori e vetreria,
affidarci a un partner esterno che ci garantisce la massima affidabilità e di
cui possiamo fidarci ci offre una flessibilità importante”. In effetti,
le collaboratrici ISS incaricate della mansione rimangono le stesse, comprese
le sostitute che garantiscono la copertura 365 giorni all’anno.
Per altre realtà, come ad esempio
ospedali, cliniche e case per anziani, un ulteriore aspetto da considerare
quando ci si affida a un partner esterno per alcune attività è il fattore
umano. Infatti, in ambienti nei quali chi si occupa delle pulizie entra
contatto con le persone, che spesso si trovano inoltre in un momento di
difficoltà, è importante che si possa instaurare un rapporto di rispetto. Anche
in questo caso, avere i medesimi collaboratori che entrano nella struttura,
consente di rendere un servizio migliore al cliente.
In definitiva, un settore che
sembra semplice come quello delle pulizie mostra molteplici sfaccettature.
Saper cogliere le peculiarità di ogni ambito significa saper rispondere al
meglio alle esigenze del cliente e metterlo nelle condizioni di contare anche
sulle pulizie come aspetto integrante del proprio successo.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.png00Lisa Pantinihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngLisa Pantini2019-11-07 14:55:592021-03-02 14:33:33I molti risvolti dell’outsourcing
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