SEO, step by step

Con l’acronimo SEO – Search Engine Optimization, si intendono tutte le attività volte all’ottimizzazione della presenza online dell’azienda per i motori di ricerca.

CEO (Chief Executive Officer) è l’acronimo definisce il più alto ruolo della direzione di un’azienda. Questa persona detiene diverse responsabilità, tra cui la presa di decisioni critiche, la gestione delle operazioni e delle risorse a disposizione, la facilitazione della comunicazione tra la direzione e dipendenti, ecc.. Il ruolo menzionato è fondamentale per il successo, l’immagine e le relazioni interne ed esterne all’azienda.

La SEO (Search Engine Optimization) invece, è l’insieme delle attività volte a migliorare la visibilità e l’attrattività delle pagine web rilevanti al sito o ai portali di un’impresa. La SEO, similmente al ruolo del CEO, è per il mondo virtuale, una componente critica per assicurarne il successo online.

Per rendere l’utilizzo dei social media (soprattutto) valorizzante per la visibilità dell’azienda e per attrarre nuovi clienti verso il proprio business, è necessaria la comprensione di come queste dinamiche funzionino, così da poterne trarre beneficio.

Pagine web, piattaforme social e perché pensare a SEO

Le pagine web, come il sito aziendale, vengono “cliccati” o visitati da chi cerca di proposito il nome dell’azienda o da chi si ritrova a navigare nei siti relativi al settore in cui essa opera. La promozione della propria immagine prende vita anche sui social media. Piattaforme come Facebook, Instagram, LinkedIn, … sono oggi dei mezzi di comunicazione in voga, e saperli utilizzare in maniera strategica può portare un vantaggio a livello di visibilità interessante.

L’insieme di queste azioni si iscrive in un più ampio e articolato gruppo di strumenti essenziali per la comunicazione e la corporate image dell’azienda. Esse si inseriscono in precise strategie di governance aziendale.

La SEO è dunque un supporto al marketing digitale, con cui è possibile tracciare e stabilire non solo il contenuto che si vuole condividere con la rete, ma anche gli obiettivi di diffusione.

Creare contenuti incisivi per divenire più attrattivi

Esistono alcuni suggerimenti che rientrano nelle consuete buone prassi, che di seguito condividiamo.

In Ticino vi sono altresì diverse aziende che si occupano – fra le altre cose – di SEO e che offrono i loro servizi alle organizzazioni e alle imprese che ne necessitano. Avvalersi di un esperto SEO può aiutare a comprendere e sviluppare nuove strategie.

Best practices

  • Creare contenuti allineati con l’intento di attirare l’interesse dell’utente

Il contenuto dei messaggi postati sui social deve essere conciso. I post devono contenere elementi strategici che attirino gli internauti a scoprire la pagina dell’azienda, quella sui social, ma anche su altre piattaforme.
Che si tratti di una ricerca su Google o sui social media, le parole chiave usate nei post dell’azienda, soprattutto nei titoli, devono essere pensate come etichette di riconoscimento e di orientamento verso l’azienda.

  • Hashtag e ‘geotag’

Le parole chiave devono collegarsi in maniera rilevante al tema per poter fare una ricerca su internet. Parole che esaltino il valore e che siano pertinenti al contesto in cui vengono menzionate. La dialettica non è di rilevanza solo per scrittori e poeti, ma anche per chi si ritrova a creare contenuti mediatici, il linguaggio dev’essere ben studiato per centrare l’obiettivo prefissatosi.
In questo senso – oltre a un buon uso di content management – usiamo gli ‘hashtag’ (con il simbolo #). Parole chiave che, alla fine di un post o di un messaggio, “mettono un po’ di ordine” e permettono di farsi trovare. Gli hashtag sono filtri grazie ai quali possiamo creare, trovare e seguire solo argomenti e temi che ci interessano. Etichette per catalogare contenuti di varia natura, come testi e foto, utili anche a chi usa i social in modo professionale: hashtag scelti in modo appropriato possono aiutare ad aumentare i like ad un post di Instagram ad esempio.
Anche la localizzazione, ovvero la menzione del luogo in cui si trova l’azienda o dove vengono svolte le attività, rappresenta una tecnica di riconducibilità all’azienda stessa o ai suoi prodotti. I “geotag” giocano un ruolo importante nella promozione delle proprie attività. Promozione e reperibilità, una sfaccettatura del web che permette di rendersi visibili.

  • Ottimizzare l’uso delle immagini

Le immagini dicono più di mille parole, soprattutto quando si naviga nel mondo digitale. Le immagini e tutti i tipi di contenuti mediatici (come video, gif, …) migliorano l’esperienza degli utenti.
La scelta delle immagini deve contribuire ad attirare l’attenzione, deve avere il fine di sottolineare e rimarcare i messaggi che si vogliono far passare attraverso i post.
Occorre fare attenzione alla qualità e al formato che si utilizzano. Tra i diversi formati, quelli più gettonati sono JPEG, PNG o WebP.
JPEG è il formato ideale quando si vogliono pubblicare fotografie e mostrare un’immagine di alta qualità. Il formato PNG, invece, è più utile e adatto ai post.
WebP invece è un formato più attuale: sviluppato da Google, esso garantisce immagini compresse senza perdite di qualità. Le immagini WebP sono il 26% più leggere di un PNG e fino al 34% meno pesanti di un JPEG, a parità di qualità SSIM.
Si tratta di un formato molto diffuso sulle pagine web.

  • User Experience

L’esperienza dei visitatori delle pagine internet è importante non solo per gli utenti stessi, ma anche per Google (in quanto motore di ricerca). Google, infatti, si focalizza sull’esperienza dei consumatori e di come essi percepiscano e utilizzino il contenuto dei siti. Le statistiche redatte dai motori di ricerca non si basano solo sul numero di “click” verso determinate pagine web, ma anche sull’accessibilità e sul contenuto, sull’uso rilevante ed illustrativo di video e immagini. L’attrattività e il contributo di un sito web al mondo della rete è, per i motori di ricerca, uno standard per cui valorizzare o meno i siti web che appaiono tra le prime scelte di ricerca (ovvero il “ranking”). La gestione dei siti web è per i motori di ricerca un test di qualità.
Per esempio, dal 2017, Google ha messo in atto un sistema di penalizzazione dei siti che trasmettono “pop-up” ai visitatori. Le finestre intrusive e pubblicitarie che disturbano l’internauta sono valutate come una pessima credenziale di qualità, così come lo è un design poco curato.

Le buone prassi SEO sono dei mezzi per sviluppare e divulgare la propria immagine sul web, rientrando in una più ampia strategia di attività definite.
Curare la presenza online della propria azienda, prestando attenzione anche ai dettagli permette una maggior visibilità e un incremento della ‘brand reputation’.

Home, Smart o Sustainable Work?

Negli ultimi 90 giorni, tra le parole più inflazionate nei diversi media di tutto il mondo, troviamo senz’altro il termine Work Smart. Il più delle volte, si tratta però di un termine usato impropriamente, quando riferito al lavoro dalla propria abitazione, reso obbligatorio dalla crisi del Coronavirus.

Smart è infatti un aggettivo che, tradotto nel rispetto delle intenzioni di chi lo ha coniato, significa intelligente. L’isolamento a casa (volontario o dettato per legge) per contrastare il contagio denota effettivamente un certo raziocinio, nondimeno non è sufficiente per trasformare il nostro home work in smart work, così come non possiamo sostenere che lavorare in ufficio (in tempi pre-Covid19) fosse necessariamente stupido. Nel dubbio, probabilmente è giunto il momento di abbandonare i termini più modaioli, e cominciare invece a parlare di sustainable work. Perché se c’è un indizio che fa sperare in una nuova normalità edificante, questo è da ricercare nel valore della sostenibilità che, obtorto collo, abbiamo dovuto scoprire e che successivamente ci siamo trovati ad apprezzare. E non solo nell’ambiente lavorativo.

La tecnologia è già a disposizione da tempo

In molti casi è mancata (e manca tuttora) una strategia sostenibile, mentre molte realtà emergenti sono tutt’ora alle prese con un impianto legislativo in perenne ritardo. A prescindere dal tipo di ambiente lavorativo, oggigiorno siamo bombardati da stimoli provenienti da più direzioni. Che si tratti della chat aziendale oppure della notifica Whatsapp, della posta elettronica o del nostro social media preferito, tutti noi siamo chiamati a gestire un ambiente multicanale che ci obbliga a sviluppare un metodo di lavoro fortemente personalizzato, con orari e logiche di alternanza delle pause dettate da specifiche esigenze di ciascuno di noi. Non a caso, già da tempo gli sviluppatori delle più diffuse piattaforme di collaborazione, hanno reingegnerizzato le interfacce ponendo la persona (l’utente) al centro. La produttività individuale non può più essere legata ad un rigido orario di lavoro uguale per tutti, ma deve poter essere organizzata in modo dinamico. Basti pensare agli spostamenti casa-ufficio e viceversa, che il più delle volte determinano surplus di traffico in città e nelle principali arterie, con mezzi pubblici strapieni e abbondanti razioni di stress accumulate prima ancora di cominciare a lavorare. Situazioni già insostenibili in tempi precedenti la pandemia di questi mesi e che oggi sono diventate impensabili. L’emergenza ci ha costretto ad affrontare le estreme conseguenze di un ambiente lavorativo ad alta necessità di personalizzazione, come ad esempio l’ufficio al nostro domicilio, dove le interruzioni, giusto per fare qualche esempio, possono arrivare anche dal cane del vicino di casa, dai figli in età prescolare, dalle molteplici incombenze domestiche che prima o poi siamo obbligati ad affrontare.

Verso una nuova normalità

In tempi in cui le norme accresciute di distanza sociale, dimezzano la capienza dei nostri uffici, le aziende sono tenute a rivederne le strategie di occupazione, dalle scrivanie utilizzate a rotazione (“desk sharing”) al “co-working” in ambienti extraaziendali fino, appunto, all’abitazione privata del collaboratore. Tutto ciò, tenendo necessariamente conto di alcuni fattori decisivi per il successo della nuova sostenibilità:

Processi aziendali senza carta

La dinamicità nella scelta della scrivania obbliga a rinunciare a qualsiasi supporto non elettronico o perlomeno nel limitare fortemente il loro utilizzo. La tecnologia consente processi “paper-free” già da tanti anni, ad esempio sostituendo la firma autografa con quella elettronica e mettendo a disposizione archivi elettronici estremamente sicuri integrati con piattaforme di collaborazione sempre più efficienti.

La cultura della sicurezza informatica

Dunque, posto che il lavoro in mobilità preveda una maggiore disponibilità di dati e applicazioni anche e soprattutto all’esterno del perimetro aziendale, ne dobbiamo prendere dovuto conto nel riscrivere i processi di sicurezza, possibilmente non cedendo al luogo comune secondo cui i dati in casa sono più al sicuro rispetto a quelli depositati su infrastrutture cloud (è vero il contrario) e ricordando sempre che l’anello debole per eccellenza è rappresentato da noi utenti. Ancora più vero nel lavoro in mobilità, o comunque al di fuori dell’ambiente aziendale propriamente detto. Occhi e orecchie indiscrete sono pronti ovunque a captare dettagli delle nostre conversazioni. Mentre ci preoccupiamo dei grandi big che tracciano la nostra quotidianità, spesso non ci rendiamo conto di essere noi i principali divulgatori delle nostre faccende che, grazie alle attività di social engineering assumono profili estremamente dettagliati. La cultura della sicurezza informatica dentro e fuori l’azienda, deve quindi rientrare nei temi di importanza strategica delle aziende.

Be Smart, be happy

Quanto ha senso quella riunione alle 8? Partecipare online mette a repentaglio l’efficacia del meeting? Non sono solo queste le domande che dobbiamo porci. Ciascuno di noi, lavorando da casa, deve affrontare sfide diverse, tenendo sempre presente che solo un sano equilibrio tra impegni di lavoro e vita privata, ci permetterà di lavorare in modo veramente smart o, come detto, sostenibile. Anche in questo caso, entra in gioco la responsabilità dell’azienda che, eventualmente con l’aiuto di consulenti specializzati, deve allestire un efficace coaching per i propri collaboratori.

Think disrupting

Chi scrive fa parte di quella folta schiera di persone che ha più volte invitato le aziende nel rivedere i modelli commerciali consolidati, portando gli esempi di quelli dirompenti noti ormai in tutto il mondo. La crisi pandemica di inizio decennio, ci ha costretto a rivedere molte delle nostre strategie consolidate (al lavoro come a casa) e, nostro malgrado, a pensare in modo innovativo.

Non sono poche le persone che hanno imparato ad organizzare meglio il lavoro “fuorisede” e, nella vita privata, a condividere a distanza interessi sportivi, hobby e affetti. Nel lento ritorno alla normalità, potremo mantenere alcune nuove abitudini, pur senza cadere in atteggiamenti antisociali, a dimostrazione del fatto che da una crisi epocale, i più hanno potuto cogliere nuove opportunità e, a lungo termine, trasformarle in elementi di successo.

Testo redatto da
Carlo Secchi, Director Sales, Swisscom Business Ticino

Questione di… fiducia

Mai sottovalutare il passaparola fra clienti o potenziali tali, anche nell’era delle nuove tecnologie e dei social media. Perché?

Il passaparola si identifica con il propagarsi di informazioni, consigli, esperienze attraverso una rete sociale, sia essa reale o virtuale.
Quella odierna è una società che comunica attivando e utilizzando i più svariati canali, continuamente e da qualunque luogo. Le persone condividono foto, conoscenze e punti di vista, a volte, dibattono su temi e prendono posizione per la ricerca di un confronto. I temi spaziano nell’immenso universo degli interessi dei singoli o della comunità e sono innumerevoli.
Le distanze geografiche non rappresentano una barriera, ma spesso diventano la costruttiva misura di culture diverse che si incontrano. Al giorno d’oggi il passaparola attraversa la rete di Internet e le orecchie in ascolto sono milioni.

Nuovi mezzi d’informazione

La realtà del passaparola non è più quella di una volta, dove bisognava incontrarsi per creare il contatto. Non è più solo il telefono a dover squillare per informarci o consultarci. Oggi basta un “click” e milioni di commenti, domande e valutazioni appaiono istantaneamente sul nostro schermo.
Studi dimostrano come in alcuni settori economici l’acquisizione di nuovi clienti – oltre il 70% – avvenga attraverso il passaparola. Un dato che le aziende hanno compreso e non sottovalutano, anzi utilizzano a proprio vantaggio.

Aziende al passo con i tempi

Oggigiorno, le imprese, grandi o piccole che siano, utilizzano sempre più la rete per la commercializzazione dei loro prodotti, ma anche per il marketing e per acquisire dettagli e tendenze del loro mercato in tempo reale (tipologia di clientela, concorrenza, possibilità di estensione del brand, ecc.). In questo modo, utilizzando il classico ‘passaparola’ con l’ausilio delle moderne tecnologie, il web risponde mettendo immediatamente a disposizione opinioni, valutazioni e recensioni al mondo parte del mondo.
Attraverso vari siti, i fruitori di opere e prestazioni, possono dare un loro giudizio e esprimere il loro contento o malcontento, condividendolo con tutti gli altri utenti.
Un meccanismo che prende sempre più spazio nelle strategie di acquisto e consumo di tutti.
È certo che le recensioni online giocano, più spesso di quanto si pensa, un ruolo determinante: il 97% dei futuri consumatori ricerca un prodotto o servizio su Internet prima dell’acquisto, di questi, l’88% valuta una recensione sul web lecita e/o veritiera, dando credito come se fosse un consiglio dato dalla famiglia o dagli amici. Si tratta, in estrema sintesi, di un ampliamento del concetto di fiducia – intesa come “sensazione di sicurezza basata sulla speranza o sulla stima riposta in qualcuno o qualcosa” -, che corre sul web.
È importante sottolineare che la vita online, sui social media, così come offline, è fatta di relazioni umane, dove la sensazione di fiducia continua a ricoprire un ruolo fondamentale.

La ricerca di consenso e fiducia

Gli utenti in cerca di pareri e consigli sono confidenti nel giudizio altrui, e il feedback trovato in rete ha un vigoroso impatto nella decisione finale. Le valutazioni, siano esse positive o negative influenzano i consumatori e soprattutto quelle avverse condizionano la loro scelta nell’86% dei casi.
Il 45% degli internauti è propenso a rivisitare una ditta o a informarsi sui prodotti venduti, se quest’ultima ha risposto ai commenti di compratori insoddisfatti, laddove necessario e possibile (ad esempio nei siti di recensioni). L’eventualità di poter dare fiducia a qualcuno che ovviamente nella maggior parte dei casi, non conosciamo personalmente, passa, questa volta senza tecnologia, dalle nostre corde di lettura dei fatti. Se l’azienda si mette in gioco e si relaziona con il proprio pubblico target anche attraverso il passaparola, viene creata una comunità trasparente dove tutti gli attori in gioco condividono esperienze, da cui partire sia nel dialogo che con nuovi progetti.
Le critiche possono essere usate costruttivamente e devono essere interpretate e utilizzate per inviare poi messaggi positivi, volti a dimostrare il reale impegno per dare il meglio al pubblico che ci ascolta, vede e giudica.
La fiducia ben riposta resta alla base di qualsiasi rapporto, sia esso privato o commerciale.

Narrare il business

Non si tratta di narrare una favola. Raccontare delle storie per vendere, fare pubblicità e consolidare l’immagine di un servizio o un prodotto è una tendenza già in uso nel mondo della comunicazione.

A tutti noi è già successo di venir coinvolti da quelle campagne pubblicitarie che ci suscitano un’emozione, l’identificazione con i nostri ricordi d’infanzia o con esperienze vissute. Il vedere uno spot televisivo, un video più o meno lungo su Youtube, sui social network, ma anche un’immagine su una rivista, può farci vivere un’esperienza che resterà impressa nella nostra mente. Riuscire a coinvolgerci, ad arrivarci, con una storia, un’esperienza o un’emozione.

Queste dinamiche, dal lato aziendale, si riassumono con il termine storytelling (ossia raccontare storie), un processo che è diventato uno strumento di marketing sempre più utilizzato.

Narrare una storia che coinvolga il cliente finale (B2C, ma anche B2B) e parli dei servizi aziendali e/o promuova un prodotto è una forma di scrittura creativa, che porta il pubblico a vivere ancora maggiormente l’azienda (o il prodotto), poiché lo fa entrare in un mondo a sé, incrementando la ‘brand awarness’. Al contempo veicola visioni e missioni aziendali toccando aspetti emotivi.

Obiettivi

Non solo far vivere un’esperienza e far conoscere ancora di più l’essenza aziendale al pubblico: lo storytelling permette di comunicare a diversi livelli. Innanzitutto occorre definire una strategia di comunicazione e marketing che definisca chiaramente gli obiettivi, i modi e i tempi della desiderata visibilità aziendale. In seguito è possibile determinare diverse misure e strumenti atti a centrare l’obiettivo/gli obiettivi della strategia. Lo storytelling è un ottimo mezzo, che permette non solo di coinvolgere il pubblico nelle dinamiche dell’impresa, ma può anche persuadere, informare, motivare ed emozionare.

Senza limiti

Si tratta di uno strumento definito solo per alcuni ambiti settoriali? Altrimenti detto: lo storytelling è adattabile a tutti i contesti? Essenzialmente sì. Occorre qualche accorgimento nella definizione dei testi e della storia. Lì sono racchiuse le competenze dello storyteller, ossia della persona che – all’interno del team dell’azienda – si occuperà dello scrivere la storia, definire personaggi, contenuti, ecc..

Pianificazione necessaria

Quali sono dunque gli elementi su cui ci si basa? Nel definire un racconto è possibile collegarsi al modello narrativo delle favole oppure partire da zero, avendo però in chiaro gli elementi che compongono la linea narrativa di un racconto (genere, target, contesto, obiettivo, personaggi/voce narrante, stile, ecc.), costruendo una struttura che risponda a quelle che in inglese si definiscono le ‘5w +1h (What? Why? Who? Where? When? How?)’, ossia un testo in un vi siano gli elementi che rispondono a queste domande “chi/cosa/come/dove/quando e perché”.

Raccontare storie è divenuto un modo di pensare e di interpretare, diffondendo idee.

La Cc-Ti propone un corso di formazione puntuale sul tema il prossimo 24 marzo 2020, intitolato “Corporate storytelling: strategie di marketing e comunicazione“. Le iscrizioni sono aperte!

Instagram per il business? Un’opportunità

Tra i differenti social network che popolano la rete, anche Instagram sta diventando uno strumento sempre più in voga per le aziende.

Alcuni cenni

Instagram nasce nel 2010, quale social network “fotografico”, che permette agli utenti (aziendali e privati) di scattare foto, applicarvi filtri e condividerle in rete. In quasi un decennio di esistenza sono state numerose le possibilità di estensione e le tante evoluzioni per nuovi strumenti (storie, video, dirette, likes, ecc.) contenuti in esso.

Profilatosi come social network à côté di Facebook, in breve tempo Instagram si è ritagliato uno spazio di tutto rispetto e oggi è utilizzato da oltre 900 milioni di utenti in tutto il mondo.

Instagram per il business

Per ogni azienda, piccola o grande che sia, l’adozione di una strategia di comunicazione che sia orientata verso il digitale – o che per lo meno contempli in parte alcuni strumenti del web marketing – è diventata quasi un must.

Instagram permette di far crescere un brand di successo in qualsiasi campo. Con un account aziendale e una presenza mirata si entra a far parte di una “community” di utenti che dialogano, valutano, comunicano e fanno acquisti spesso e tanto sui social. Le opportunità sono molteplici.

E in pratica?

Oltre all’apertura di un account e iniziare ad acquisire familiarità con gli strumenti, occorre partire da una buona strategia. Una pianificazione dei passi a portare avanti è senza dubbio indispensabile, stabilendo gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Instagram si basa sull’impatto visivo di foto e video, per cui occorrerà scegliere con cura i temi e gli argomenti dei post, per creare un’identità coerente e riconoscibile. Il piano dovrebbe contenere informazioni specifiche sui contenuti, stabilendo: la frequenza, l’ora e i contenuti da condividere.

Suggerimenti vari

  • Un buon punto di partenza è quello di vedere e valutare come si stanno muovendo i grandi brand/competitor che lavorano in un settore simile a quello dove si lavora: se ne ricaveranno ispirazioni e dati utili.
  • È importante mantenere una certa frequenza di pubblicazione/condivisione di foto e video, ma attenzione a non sommergere i follower di post.
  • L’ideale sarebbe trovare il momento della giornata adatto a pubblicare il post. Questo dipende da alcuni fattori specifici, tra cui il pubblico a cui è diretto il messaggio e la provenienza dello stesso.
  • Come accennato prima, un’attenzione peculiare va data all’editing delle fotografie, per i quali è fondamentale curare luci, colori, ombre e sfumature.
  • Su Instagram si comunica anche con gli hashtag (ossia un tipo di etichetta come aggregatore tematico), altro aspetto a cui pensare, affinché riconducano al profilo o al prodotto che si sta pubblicizzando.
  • Quale foto del profilo della propria impresa, meglio usare un logo aziendale/del prodotto promosso; possibilmente impostando la stessa immagine anche per gli altri social dove si è presenti: in questo modo si definisce un’identità online su tutti i veicoli di comunicazione.
I canali social della Cc-Ti
Facebook, LinkedInInstagramYoutubeTwitter
Non dimentichiamo anche la Bacheca dei Soci su Facebook, spazio d’incontro online per aziende e associazioni di categoria affiliate alla Cc-Ti, ed il gruppo chiuso “Soci in rete” su LinkedIn.
Vi aspettiamo online!

Le sponsorizzazioni nel mondo aziendale

La sponsorizzazione è al giorno d’oggi una delle più importanti leve di comunicazione. Sempre più aziende scelgono questo canale come strumento per promuovere la propria immagine e accrescere la notorietà.

Brand awareness

Che sia a sostegno di un’iniziativa sportiva, sociale o di carattere culturale, lo sponsoring è un mezzo di promozione che porta con sé molteplici vantaggi. Il marchio viene pubblicizzato ed al contempo si dà un contributo alla collettività, diffondendo un’immagine positiva dell’azienda. La sponsorizzazione contribuisce infatti alla creazione di una reputazione dell’azienda e del suo nome. L’attività di sponsoring diventa quindi una pratica molto importante e quasi indispensabile al giorno d’oggi, per farsi conoscere e creare un buon valore sociale intorno al proprio marchio in un determinato territorio.

Ma in che modo si trasmette la filosofia della propria azienda al pubblico? Innanzitutto, scegliendo la sponsorizzazione di un’iniziativa che rispecchi i valori e l’operato aziendale, che abbia obiettivi simili a quelli dello sponsor. È importante che ci sia un’identificazione emozionale, ovvero che il messaggio trasmesso da un determinato evento, iniziativa o testimonial, rispecchi i valori dello sponsor. Solo così il pubblico potrà visualizzare il nome e crearsi un’opinione sul marchio associandolo all’evento stesso.

In Svizzera ad esempio le aziende scelgono maggiormente la sponsorizzazione di eventi sportivi, seguiti da eventi culturali, di responsabilità sociale e infine il settore dei media (tv, cinema, stampa, ecc.).

La sponsorizzazione è anche un canale che consente di raggiungere un elevato numero di persone che in altro modo forse non si riuscirebbe a raggiungere, di ampliare la rete di contatti aziendale e creare opportunità di collaborazione con nuovi potenziali clienti.

Testo redatto da
Beat Weidmann, Head of Distribution Channels & Sponsoring, Cornèrcard

Fatture false: attenzione

Attiriamo la vostra attenzione su fatture fittizie che aziende ed enti diversi stanno ricevendo in questo periodo relativamente all’acquisto – mai avvenuto – di software. 

La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha ricevuto molte segnalazioni relative a fatture fittizie di ordinazioni di pacchetti di software. Vengono inviate per posta a imprese e istituzioni in Svizzera che in realtà non hanno richiesto il software e/o altri programmi informatici.

Il fenomeno è noto e come Cc-Ti vogliamo attirare l’attenzione delle imprese affiliate a non cadere in questa trappola.

Le fatture, con intestazione «OfficeSmart» e rinvio al sito www.officesmartstore.com, sono spedite da una ditta Nexta Direct S.L. che ha apparentemente sede a Barcellona. Le lettere in formato A4 riportano un numero di riferimento, ma non si tratta di vere fatture di merci ordinate o ricevute. In base al paragrafo stampato in caratteri piccoli sul fronte della fattura e alle condizioni commerciali generali sul retro della stessa, la fattura rappresenta una semplice offerta. Il suo pagamento equivale dunque all’accettazione dell’offerta. A questo link potete trovare un esempio di tale fattura con un importo di 990 euro.

Sia la SECO, come pure la Cc-Ti, invita e consiglia ai destinatari di queste lettere a non procedere al pagamento.

Segnalateci i casi sospetti, il Servizio giuridico della Cc-Ti è a disposizione dei soci per un parere in merito.

Visibilità per i soci Cc-Ti

Numerose possibilità di promozione: ecco un breve prontuario per sfruttare appieno il potenziale dato dall’affiliazione alla Cc-Ti.

Per le i soci vi sono diverse proposte per incrementare la propria visibilità. Una delle possibilità è quella di approfittare dei veicoli informativi della Cc-Ti, con delle inserzioni pubblicitarie ad hoc. In relazione alla raccolta pubblicitaria, abbiamo designato quale partner l’azienda MediaTI Marketing SA di Manno, che rappresenta il nostro unico interlocutore per tutti i canali Cc-Ti. Conoscete i diversi strumenti multicanale per promuovere le vostre attività e raggiungere ancora più pubblici target selezionati?

Proposte interessanti

  • Ticino Business: la rivista economica per eccellenza, ha una tiratura di 3’000 copie, e viene distribuita alle aziende ed associazioni di categoria, ad una selezione di media e alle istituzioni ticinesi. Si tratta di un bacino di lettori selezionato, rappresentativo dell’economia e delle autorità ticinesi e degli opinion leader del tessuto imprenditoriale nostrano.
  • il dépliant semestrale delle attività: che racchiude in un pratico formato A5 tutta l’essenza della Cc-Ti (eventi, missioni economiche e formazione). La tiratura è di 5’500 copie e viene distribuito non solo agli associati diretti, ma anche alle aziende affiliate a diverse associazioni di categoria nostre socie, nonché ad altri interessati.

Networking tradizionale e digitale

Inoltre vi ricordiamo le opportunità di networking, che sta alla base dello sviluppo dei business e nel quale crediamo molto. Sfruttare la rete Cc-Ti, composta da partner selezionati, relatori autorevoli e specializzati, aziende che rappresentano i numerosi comparti economici ticinesi, un team Cc-Ti competente e a disposizione dei soci, è possibile in ogni momento d’incontro, sia esso un evento, una missione economica o un corso di formazione (puntuale o della Scuola manageriale). Oltre a ciò è stata integrata la parte ‘digitale‘, con la possibilità di sinergie online e dirette su Facebook e nel gruppo LinkedIn. Infine attraverso la rubrica “Vita dei soci” sulla rivista economica della Cc-Ti, Ticino Business, è possibile scoprire interessanti realtà, a noi affiliate.

Siamo a vostra completa disposizione per informazioni maggiori e più dettagliate. Contattateci senza esitare!

Nuova linfa al commercio

Vi proponiamo un’intervista a Lorenza Sommaruga, Presidente Federcommercio, membro dell’Ufficio Presidenziale della Cc-Ti e titolare di un negozio nel cuore di Lugano. Con lei parliamo di digitalizzazione in relazione al settore che rappresenta (il commercio al dettaglio).

Come prevede l’evoluzione della digitalizzazione nel settore del commercio al dettaglio? 

Fare acquisti in futuro sarà sempre più innovativo. Per questo motivo tra produttori e commercianti vi è una grande presa di coscienza con conseguente cambiamento atto a far fronte alle nuove sfide tecnologiche. Malgrado le vendite online siano in continuo aumento, la maggior parte degli acquisti vengono fatti ancora presso i negozi, che mantengono tutt’ora un ruolo importante ed oggi sono ancor più un elemento chiave per il commercio. I brand importanti da tempo si sono organizzati con i loro portali di vendita online, ma mantengono o si affiancano a negozi fisici. Le nostre realtà spesso si avvalgono di piattaforme social per le loro strategie di comunicazione. Allinearsi e seguire la “naturale evoluzione” dei tempi ed evolvere anche tecnologicamente adeguandoci alla digitalizzazione è fondamentale.

A che punto si trova il percorso per l’introduzione della nuova Legge Aperture Negozi? Che impulsi porterebbe al settore?

L’importante lavoro fatto da parte di Federcommercio e sindacati sembra sia quasi definitivamente concluso. Dopo aver censito ogni negozio del Cantone si è raggiunto il quorum necessario e l’incarto è stato consegnato dal DFE alla SECO per il decreto di obbligatorietà, che attendo con grande impazienza. Con l’entrata in vigore della stessa, l’apertura in alcuni giorni infrasettimanali e tre domeniche all’anno diventeranno finalmente definitive e sarà di vitale importanza per i piccoli commercianti migliorando notevolmente la loro situazione.

Soci Cc-Ti in rete: networking anche online

Molte le novità per il networking fra associati, grazie al nuovo gruppo LinkedIn dedicato interamente ai soci Cc-Ti

La comunicazione online e la digitalizzazione stanno cambiando il modo di vivere, fare impresa e fruire dei servizi. Come Cc-Ti lo sappiamo bene avendo dedicato molti momenti di approfondimento e riflessione alle sue differenti sfaccettature: dalle opportunità offerte dall’analisi dei big data alla cyber security , dall’ottimizzazione dell’organizzazione aziendale ai nuovi modelli di business, dalla formazione continua alle nuove forme di lavoro, passando per la comunicazione d’impresa strategica e la ‘Smart life’, fino ad arrivare alle potenzialità di alcuni nuovi strumenti, quale ad esempio LinkedIn.

Messa in rete online ed offline

In un mondo sempre più digitale, siamo convinti che il contatto umano e diretto resti un punto cardine fondamentale per sviluppare nuove sinergie. Infatti incoraggiamo lo scambio reciproco tra soci grazie a eventi, formazioni, missioni economiche, ecc.. Accanto alle quali integrare le possibilità di networking oggi offerte dalle piattaforme social.

Le possibilità

  • NOVITÀ: il gruppo su LinkedIn “Soci  Cc-Ti in rete” – un gruppo chiuso, dedicato esclusivamente ai nostri associati, che possono così interagire e creare rinnovate relazioni di business. Lo scopo è di fornire un ulteriore servizio per permettere agli associati di ampliare o consolidare la loro rete di contatti, acquisendo nuove informazioni selezionate di qualità, direttamente dalla fonte.
  • La pagina su Facebook: Bacheca dei soci Cc-Ti – essa vuole essere un ulteriore spazio di incontro e di scambio per le aziende affiliate Cc-Ti. Lo scopo è mettere in rete i nostri soci attraverso la diffusione di notizie delle loro iniziative. In questa pagina ogni azienda associata alla Cc-Ti ha a disposizione 3 post all’anno.
Contattateci per altri dettagli. Saremo lieti di rispondere alle vostre domande!