Nasce il primo nodo di un Internet Exchange in Ticino

Anche la Cc-Ti ha partecipato il 25 settembre al lancio della piattaforma, con la presenza e l’intervento del proprio Direttore Luca Albertoni.

È stata inaugurata lo scorso 25 settembre 2019, alla presenza del Direttore della Divisione dell’economia Stefano Rizzi e del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni, il primo nodo Internet Exhange del Ticino. Situato presso il Data Center dell’azienda Moresi.com a Melano, il nodo ticinese è il nono in territorio svizzero di SwissIX, l’associazione elvetica, neutrale e senza scopo di lucro, che opera l’Internet Exchange.

Un Internet Exchange Point o IXP è infatti una piattaforma condivisa grazie alla quale diversi operatori, siano essi fornitori di Servizi Internet (ISP), vettori di telecomunicazioni (carrier), erogatori di contenuti online, e altre tipologie di enti e aziende del territorio, possono interconnettersi e accordarsi per scambiare traffico Internet in modo libero. In questo modo si ottimizzano gli scambi, aumentando l’efficienza e la velocità delle connessioni a banda larga, abbattendone anche i costi di accesso, per offrire agli utenti un servizio migliore.

«Ancora una volta il nostro Cantone si arricchisce di un valore aggiunto – afferma Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti. La Camera di commercio del Cantone Ticino tiene particolarmente a sottolineare questa iniziativa privata che valorizza ulteriormente lo sviluppo tecnologico sul nostro territorio. La stabilità e l’interconnessione delle reti è un elemento essenziale per garantire la competitività delle nostre aziende nel contesto nazionale e internazionale» .

Nel suo intervento Stefano Rizzi, Direttore della Divisione dell’economia del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), ha sottolineato come il primo nodo di un Internet Exchange in Ticino sia un importante passo in avanti per un Cantone che punta sull’innovazione e sulla tecnologia quali concetti cardine della propria strategia di sviluppo economico.

«Siamo orgogliosi di poter ospitare presso la nostra infrastruttura il primo IXP in Ticino – ha affermato Nicola Moresi, CEO di Moresi.com – Dal nostro punto di vista si tratta di portare avanti un impegno che, come azienda, abbiamo con il nostro territorio. Questo Internet Exchange Point agevolerà la ridondanza e la neutralità della rete internet, con grandi benefici per tutti, anche in termini di sicurezza: il traffico locale, infatti, potrà restare entro i confini nazionali e del cantone».

Attivato l’Internet Exchange Point, i passi successivi saranno quelli di collegarlo con altri data center e coinvolgere enti e realtà del territorio affinché possa diventare una piattaforma di collaborazione fruttuosa: un punto di partenza per lo sviluppo tecnologico di tutto il Canton Ticino.

Inventare o innovare?

Non è necessariamente la stessa cosa. La storia conta una quantità infinita di invenzioni. Solo alcune di esse hanno però dato una spinta all’innovazione. Ma cosa significa oggi innovare?

Il verbo “Innovare” e tutte le sue possibili declinazioni, è tra i più in voga. Preceduto forse da “digitalizzare” e affini. Viviamo in un’epoca  caratterizzata dal facile accesso alle informazioni di tutti i generi e, paradossalmente, al rilancio spesso superficiale di quelle che ci paiono di maggior effetto e al successo mediatico di quelle che i più preferiscono ascoltare. Un’epoca apparentemente in grado di archiviare nuove idee con una velocità disarmante e che rischia di volgarizzare il concetto di “innovativo”.

In realtà i ritrovati tecnologici che abbagliano quasi quotidianamente i nostri stupiti sguardi, sono per lo più invenzioni. Molte delle quali veramente strabilianti e non necessariamente legate esclusivamente alla storia contemporanea. Già più di un secolo fa, l’economista austriaco Joseph Alois Schumpeter (1883 – 1950) sottolineava la differenza tra “invenzione” e “innovazione”. Se la prima può produrre idee o prodotti talvolta geniali, la seconda ne fa seguire l’applicazione pratica e la conseguente diffusione commerciale, certificante un determinato livello di utilità. Il primo passo non porta automaticamente al secondo. E viceversa. Molto spesso il nuovo, l’inaspettato, il dirompente, emerge cambiando semplicemente prospettiva. Analizzando un’organizzazione aziendale, un processo o un servizio già esistenti, possiamo immaginarli in una rappresentazione grafica in cui ruotiamo la visuale, agendo su un’asse mai considerato prima d’ora.

Ma come introdurre elementi di innovazione nella propria attività? Il metodo più efficace prevede il ricorso a risorse esterne. Un consulente o un coach, in grado di organizzare un lavoro di gruppo extra-muros, può aiutare ad analizzare la situazione da punti di vista diversi, andando oltre gli schemi predefiniti e trovando spunti per nuovi concetti. Una formula spesso vincente è rappresentata dal Co-Creation Workshop, una forma collaborativa che può aprire scenari inaspettati e, allo stesso tempo, migliorare la coesione del gruppo di lavoro.

Essere innovatori, oggi più che mai, è saper mettere in discussione abitudini consolidate, visualizzare elementi apparentemente insignificanti e lasciarsi alle spalle paradigmi dogmatici. Il tutto a patto che non manchi l’elemento più indispensabile di tutti: una sana curiosità per ciò che non conosciamo.

Testo redatto da
Carlo Secchi, Sales Director Swisscom (Svizzera) SA Enterprise Customers, Bellinzona

Attori consapevoli della rivoluzione digitale

Sino a pochi decenni fa ogni impresa poteva contare su un proprio modello di business consolidato che le permetteva di andare avanti tranquillamente per anni. Oggi per restare competitivi bisogna innovare costantemente anche il modello di affari.

“I nuovi modelli di business sono efficaci perché non hanno costrizioni con il passato, abitudini da rispettare o paure su come affrontare il futuro. Sono molto flessibili, facilmente adattabili e consentono di accedere in modo fruibile all’ industria 4.0, per essere, dunque, attori consapevoli della rivoluzione digitale” spiega Lorenza Bernasconi CFO e Partner di Gruppo Sicurezza.

Lorenza Bernasconi, CFO e Partner Gruppo Sicurezza

A cosa bisogna stare attenti in questo processo di adattamento continuo?

“Il punto che richiede particolare attenzione è la risorsa umana dell’impresa che, per definizione, può essere refrattaria al cambiamento e ai nuovi modi di lavorare. Perché abbandonare ciò che si conosce e che funziona, per lanciarsi nell’ignoto, non sicuri di ottenere dei risultati? Questa è la domanda più pericolosa, a cui bisogna replicare con risposte efficaci e metodi di lavoro chiari”.

Che fare, quindi?

“Una formazione oculata, una visione chiara e costantemente condivisa, un’implementazione di processi e nuove tecnologie nella struttura aziendale, le permetteranno di cavalcare l’onda, di generare valore e cambiamenti che produrranno ulteriore valore aggiunto”.

La trasformazione digitale come incide sul business model della sua azienda?

“In modo disruptivo direi. Noi abbiamo vissuto il cambiamento della digitalizzazione con qualche anno di anticipo. Difatti, abbiamo sempre creduto in un modello di business orientato più al servizio e meno al prodotto, e questo già nel 2000, lavorando con i dati e offrendo soluzioni che adottavano tecnologie innovative e predittive. L’inizio è stato più tortuoso perché il mercato non era pronto a vivere il mondo della sicurezza tramite i servizi erogati da una control room. Ma l’avvento della globalizzazione ci ha dato una velocità e una preparazione tali da renderci oggi leader nel mercato della sicurezza globale. Ciò significa che abbiamo anche modificato la sicurezza meccanica in  sicurezza digitale, per offrire ai nostri utenti soluzioni fruibili, scalabili, intelligenti e con un giusto valore”.

Aggiornare il modello di affari richiede una specifica cultura aziendale?

“Nell’era della digitalizzazione il business è global, è quindi necessaria un’impostazione del tutto diversa che influirà sulla cultura aziendale in modo radicale. Gli orari non esistono più: con Internet il consumatore, dal divano di casa, acquista ogni genere di prodotti e servizi la sera o nei week-end. La cultura aziendale va adattata alle nuove esigenze del mercato. Le imprese che sapranno investire su nuovi modelli di business, che sapranno formare e considerare la risorsa umana come un talento che le permette di esprimere al meglio il proprio valore, avranno un futuro di successo nell’economia digitale”.

Innovare il modello di business assicura il successo dell’impresa

Uno strumento nella gestione aziendale al centro dell’impegno della Cc-Ti.

 

Maggiore è lo sviluppo tecnologico, minore è la disoccupazione

 

Per ogni impresa, grande o piccola che sia, l’innovazione (quella tecnologica in particolare) è il fattore decisivo per la sua competitività. Del resto, l’imprenditore, per definizione, deve sempre essere innovativo se vuole perdurare sul mercato, per cui il costante adattamento del proprio modello di business diventa essenziale. Oggi, l’innovazione rischia di non produrre gli effetti sperati se a essa non corrisponde un business model capace di sfruttarla efficacemente e di configurare un’offerta commisurata alle esigenze di clienti, fornitori e partner commerciali. In una realtà di mercato sempre più complessa e dipendente da un numero crescente di fattori, l’analisi critica dell’attività rapportata agli obiettivi produttivi, l’organizzazione aziendale, l’uso delle risorse e la commercializzazione sono una necessità indifferibile. Analisi da effettuare oggi con frequenza molto maggiore rispetto al passato, data la velocità dei cambiamenti in atto in qualsiasi settore.
Le novità spesso intimidiscono e costringono a sforzi non indifferenti in termini di tempo, di mezzi finanziari e di personale per poter sfruttare commercialmente una nuova tecnologia.
Ma è un passaggio obbligato affinché l’innovazione non resti un concetto astratto. Lo scopo è che l’evoluzione si traduca in un’acquisizione di valore e rafforzi la competitività dell’impresa. A questo problema cruciale per il vigore di ogni azienda, la Cc-Ti dedicherà prossimamente un evento puntuale a tema “Nuovi modelli di business per innovare”. Secondo una ricerca del Boston Consulting Group, le imprese che innovano il modello di business hanno un vantaggio competitivo dell’8,5% in più sugli utili nell’arco di tre anni, dunque molto al di sopra rispetto a chi realizza solo innovazione di prodotto o di processo, oppure che non innova affatto.
È perciò necessaria una cultura aziendale che, oltre a puntare sull’innovazione tecnologica continua, sappia anche rivedere costantemente il modello di affari, uscendo dalla pericolosa trappola del “ma noi abbiamo fatto sempre così”. Questo vale per tutte le categorie di aziende, perché l’evoluzione tecnologica offre opportunità non solo alle grandi aziende, ma anche alle PMI e ai lavoratori indipendenti. Uber, Airbnb, Wework sono esempi illuminanti in questo senso, al di là delle critiche, giustificate o meno, su taluni risvolti dei rispettivi modelli d’affari. Anche per le piccole realtà, ma di grande valore, come a esempio il coiffeur di Giubiasco che ha reinventato la conduzione del suo salone, l’“Andrioletti Parrucchieri Fashion”, grazie a un’applicazione che permette ai clienti di prenotare online il servizio desiderato, scegliere da chi essere serviti, verificare i tempi necessari, ecc., nondimeno consente a questa impresa di calcolare giorno per giorno la redditività del salone, il consumo dei prodotti di uso corrente, di verificare le registrazioni di cassa e di fare proiezioni sull’andamento degli affari. Un significativo esempio di come la tecnologia possa essere accessibile per tutti.

La Cc-Ti nella tutela del territorio

Sostenibilità ambientale e innovazione: l’impegno delle imprese.

Per le aziende ticinesi la sostenibilità ambientale, oggi al centro del dibattito pubblico, non è un semplice slogan, ma una realtà concreta, espressione di una cultura d’impresa ormai consolidata in cui la tutela della natura e la redditività economica non sono termini antitetici. Tutt’altro. Lo dimostrano gli ultimi dati dell’Aenec (l’Agenzia dell’energia per l’economia), che accompagna centinaia di aziende del nostro Cantone nell’implementare le misure necessarie a ridurre l’impatto ambientale e soddisfare gli obiettivi fissati dalla Confederazione per l’efficienza energetica e la protezione del clima. Nel 2017, le 309 imprese ticinesi che hanno partecipato al programma Aenec hanno prodotto 7’300 tonnellate di CO2 in meno e risparmiato 55’500 Mwh di energia elettrica, ossia l’equivalente di una bolletta da 5 milioni di franchi. Ma questo è solo un aspetto dell’impegno degli imprenditori a favore dell’ambiente.

Sono ormai numerose le imprese che hanno incentivato la mobilità sostenibile per i dipendenti: car pooling, navette aziendali e contributi per gli abbonamenti ai trasporti pubblici, che favoriscono diverse modalità di smart work, tra cui il telelavoro, o che catturano la sensibilità ambientale dei loro collaboratori anche attraverso specifici corsi di formazione.

Un terreno che vede in prima linea anche la Cc-Ti che, nella persona di Gianluca Pagani CSR Manager, lavora per incrementare la Corporate Social Responsibility delle imprese e migliorare l’impatto sociale e ambientale delle loro attività. La tutela dell’ecosistema, per ogni vero imprenditore, è sinonimo di protezione del territorio, perché l’impresa è per sua natura espressione diretta del luogo in cui opera, dei legami sociali, culturali e umani che crea con esso. È prodotto di un radicamento nel territorio che dà un valore più immediatamente riconoscibile all’attività imprenditoriale, all’immagine e alla reputazione stessa dell’azienda.
Ora le tecnologie digitali offrono opportunità inedite per una crescita sostenibile. Permettono, difatti, un uso più razionale delle risorse, una più efficace organizzazione aziendale, un’ottimizzazione delle filiere produttive e una migliore efficienza energetica, evitando inutili sprechi e riducendo le emissioni nocive.
Dalla combinazione tra queste tecnologie e sostenibilità ambientale sono già nate nuove forme di economia: la sharing economy, l’economia on demand, l’economia dei dati, nuove modalità di lavoro e anche un più attento approccio ai consumi, ad esempio la blockchain, tecnologia che permette di tracciare esattamente la provenienza e i passaggi fondamentali di ogni merce.

La trasformazione digitale non assicura una maggiore sostenibilità solo nei processi produttivi, ma l’estende a tutta l’organizzazione della società. Basta pensare all’uso dei big data per rendere più efficienti i grandi servizi collettivi, dalla distribuzione idrica e dell’energia elettrica allo smaltimento dei rifiuti. Per arrivare alla gestione del traffico che ha visto anche in Svizzera esperienze molto promettenti, con soluzioni innovative che, purtroppo, faticano ancora a farsi strada in Ticino.

Un Ticino dinamico, dove si crea, si sperimenta e si innova

L’impegno della Cc-Ti per un tessuto produttivo sempre più aperto al futuro.

Estro imprenditoriale, competenza e innovazione. Ma, soprattutto, la consapevolezza che su un mercato mondiale sempre più concorrenziale non esistono rendite di posizione, che si combatte, invece, una sfida competitiva continua. Sono questi i fattori che negli ultimi quindici anni hanno trasformato in profondità la struttura economica del nostro cantone, mettendo a segno una crescita non solo quantitativa ma anche fortemente qualitativa. Un tessuto produttivo con una notevole capacità d’innovazione, come dimostra il numero di brevetti depositati dalle aziende ticinesi, superiore alla media svizzera che è già molto alta nel  confronto internazionale. È questo uno degli elementi più importanti, ma purtroppo meno conosciuti, dell’evoluzione positiva dell’economia cantonale messo bene in luce da una recente analisi di BAK Economics. Il deposito di brevetti è un eccellente indicatore dell’innovazione e della dinamicità di un sistema  economico. Difatti, quanto più è l’impegno nella ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie tanto maggiore è il risultato in  termini d’innovazione e, di conseguenza, la capacità di restare competitivi. Ma cosa ancora più importante è il fatto che il Ticino può oggi vantare aziende che primeggiano a livello internazionale anche  nei brevetti di qualità. I cosiddetti brevetti d’impatto a cui viene riconosciuta una rilevanza mondiale. Il rapporto  tra brevetti di livello mondiale e la totalità dei brevetti è generalmente interpretato come indice di successo. Un traguardo che in Ticino ha ormai acquisito numerosi riscontri ufficiali.Un successo che ha il suo  fulcro nella ricerca e nel dinamismo imprenditoriale e che vede da noi in prima fila l’industria farmaceutica, il settore degli ascensori e dei sistemi d’imballaggio, la tecnologia medicale, le misurazioni, l’ingegneria chimica, il  comparto elettronico e ottico, la chimica organica e la metallurgia. Anche in questo la  diversificazione della nostra economia dimostra un altro dei suoi punti di forza che fa guardare con ragionevole ottimismo al futuro. Non c’è solo il fatto che in termini di crescita il Cantone abbia superato negli ultimi anni i valori rilevati in Paesi come la Germania o gli USA. Questa brillante affermazione nel campo dei brevetti è la conferma di un tessuto produttivo solido, che investe in ricerca e sviluppo, che sa sfruttare la collaborazione con università e centri scientifici, le  sinergie tra filiere produttive differenti e che si è inserito a pieno titolo nei networking internazionali  delle competenze. Tutte qualità che danno nuovo slancio alle aziende, ma che valorizzano anche la reputazione del Ticino come luogo dove si crea, si sperimenta, si innova, con risultati spesso di eccellenza mondiale, e dove si possono costruire allettanti carriere professionali. Un’immagine positiva del nostro cantone capace di attirare talenti e professionalità sempre più  necessari a quell’economia della conoscenza a cui le nuove tecnologie digitali daranno un’ulteriore accelerazione.

Un nuovo paradigma IT

L’”Everything as a Service”, ovvero l’acquisto di qualsiasi bene sotto forma di servizio, è un nuovo modello di business in continuo sviluppo. Si stima infatti che il suo tasso di crescita raggiungerà il 40% ogni anno fino al 2020.

Perché le aziende dovrebbero sempre più indirizzarsi verso l’acquisto di un servizio rispetto all’acquisto del bene fisico? In particolare, quali sono i benefici del nuovo paradigma IT “Device as a Service”? Device as a Service, una nuova soluzione IT in continuo sviluppo.

Oggigiorno sono molte le aziende che si scontrano quotidianamente con difficoltà legate alla gestione dei molteplici dispositivi IT e sono costrette a dedicare risorse aziendali per l’amministrazione degli stessi. Non solo, considerate le nuove tendenze e i conseguenti bisogni delle nuove generazioni di lavoratori, la mobilità e l’economia collaborativa (anche detta “sharing economy”) sono sempre più necessarie e devono obbligatoriamente essere supportate da tecnologia all’avanguardia. Infatti, una modalità di lavoro più intelligente e smart comprende anche l’utilizzo di sistemi informatici che non limitino la flessibilità degli utilizzatori.

Più flessibilità e meno confini, però, mettono a rischio la sicurezza dei dispositivi. Nasce così l’esigenza di un nuovo servizio che garantisca sicurezza e permetta alle aziende di ottimizzare la performance. Device as a Service è un nuovo modello IT che fornisce hardware e lo amministra esternamente all’azienda, permettendo a quest’ultima di ottimizzare l’utilizzo delle risorse nelle attività legate al proprio business. Dunque, tra IT provider e azienda si crea un legame più profondo, che va oltre la semplice fornitura di hardware e software ma che comprende anche analisi e gestione proattiva dei dispositivi durante tutto il ciclo di vita.

I benefici di questo servizio sono diversi. Prima di tutto, permette alle aziende di risparmiare risorse finanziarie: è basato su una politica di prezzo per cui vale il “paghi solo per ciò che usi”. Inoltre, grazie al modello DaaS, le aziende risparmiano risorse in termini di tempo. Questo fattore è molto importante, infatti, secondo uno studio condotto dall’IDC (International Data Corporation), la metà dei responsabili IT aziendali ritiene di spendere troppo tempo nell’acquisizione e nella gestione dei dispositivi interni.

Un altro vantaggio riguarda la prontezza delle aziende che, grazie al DaaS, sono in grado di far fronte alle minacce di obsolescenza dei device, in modo da mantenere un vantaggio competitivo durevole nel tempo garantendo in questo modo un sistema sempre aggiornato.

HP Device as a Service è il moderno modello di consumo IT che ti garantisce vantaggi economici legati alla manutenzione e alla gestione dei dispositivi.

Per stare al passo con i tempi le aziende devono necessariamente prendere in considerazione questi nuovi modelli di business ed implementare soluzioni moderne in linea con i trend del mercato.

Testo a cura di DOS Group, Mendrisio

Belloli SA di Grono si aggiudica il Prix SVC Svizzera italiana 2019

Nella serata del 15 maggio è stato conferito il Prix SVC Svizzera italiana – manifestazione di cui la Cc-Ti è partner – , in un grande evento presso il Palazzo dei Congressi a Lugano. Tra le sei aziende finaliste, si è distinta la Belloli SA di Grono.

Alberto Belloli, comproprietario di Belloli SA, ha preso in consegna il 15 maggio 2019 l’ambito Prix SVC Svizzera italiana 2019. La Belloli SA è un’azienda di famiglia fondata nel 1886, gestita oggi dalla quinta generazione e dà lavoro a una sessantina di persone.

Il vincitore del Prix SVC svizzera italiana 2019, Alberto Belloli, Comproprietario, Belloli SA di Grono, con gli altri finalisti, durante la premiazione.

Offre una paletta completa di prodotti e servizi dedicati al settore delle opere sotterranee a livello mondiale e di lavorazione di veicoli corazzati.
Al secondo posto si è classificata la Polydentia SA di Mezzovico, specializzata in sviluppo, produzione e commercializzazione a livello mondiale di strumenti per i professionisti del settore dentale. Agroval SA di Airolo, che produce e commercia formaggi di montagna e yogurt certificati, esportati anche in Russia e verso l’Unione dei paesi Eurasia si è aggiudicata il terzo premio. Il premio speciale è andato ai tre finalisti: LifeLike SA di Chiasso, Orticola Bassi SA di St. Antonino e Plastifil SA di Mendrisio.

Enorme successo per l’ottava edizione del Prix SVC Svizzera italiana

Il Prix SVC è ormai diventato un appuntamento importante e atteso nella Svizzera italiana. Quest’anno quasi 1000 persone del mondo economico, politico, accademico e culturale si sono incontrati al Palazzo dei Congressi di Lugano per assistere alla cerimonia di consegna del premio. Marzio Grassi, Presidente della giuria del Prix SVC Svizzera italiana, durante la laudatio ha così motivato la scelta del vincitore: “Abbiamo voluto premiare un’impresa rimasta in mano alla stessa famiglia per cinque generazioni e da oltre 130 anni continuando a crescere e a ottenere risultati positivi, ben inserita e radicata sul territorio.

Belloli SA è attiva a livello mondiale, riconosciuta per la qualità dei suoi prodotti e servizi e quindi esporta anche la buona reputazione del nostro Paese. Inoltre, investe costantemente nella crescita dell’azienda e nei propri collaboratori. Belloli SA è un ottimo esempio di azienda di successo presente nella Svizzera italiana”. Il comproprietario Alberto Belloli ha ritirato il primo premio consistente in un viaggio per imprenditori in Asia offerto da Credit Suisse e in un buono esclusivo, offerto da SUPSI, del valore di CHF 12’500 per seguire uno o più corsi di formazione continua SUPSI.

Secondo posto per Polydentia SA e terzo posto per Agroval SA

Polydentia SA, nata nel 1976 con sede a Mezzovico, si è aggiudicata il 2° premio. L’azienda, che dà lavoro a una ventina di persone, sviluppa, produce e commercializza a livello mondiale strumenti per i professionisti del settore dentale. Unisce con successo i valori fondanti come l’eccellente qualità svizzera, il pensiero innovativo e il costante sviluppo del prodotto, con le ultime tendenze della moderna odontoiatria conservativa. Il premio ritirato da Claudia Schaffner Paffi, CEO, è offerto da Ernst & Young e consiste nella partecipazione – con un accompagnatore – a un viaggio-studio o all’Entrepreneur of the Year Congress a Palm Springs, USA.

Il terzo premio è andato ad Agroval SA di Airolo. L’azienda, nata nel 1993, produce e commercia latticini, in particolare formaggi di montagna ticinesi e 22 gusti di yogurt certificati. I prodotti sono distribuiti sul suolo nazionale tramite la grande distribuzione ed esportati in Russia e verso l’Unione dei paesi Eurasia. L’azienda dà lavoro a una ventina di persone. Ari Lombardi, CEO,, ha ritirato il premio offerto da Swisscom e consistente in un buono per la partecipazione a uno degli esclusivi appuntamenti promosso e sostenuto da Swisscom.

Premio speciale per tre aziende con ottime prestazioni

Le finaliste LifeLike SA di Chiasso, Orticola Bassi SA di St. Antonino e Plastifil SA di Mendrisio hanno ricevuto un premio speciale da La Mobiliare, consistente in un buono per un workshop sull’innovazione di due giorni e mezzo presso il Mobiliar Forum Thun, sotto la guida di un coach specializzato.

LifeLike SA, La società, fondata nel 2012, ha sviluppato prodotti di simulazione didattica dedicati allo sviluppo delle soft skills in ambito corporate e sanitario, disponibili in 3 lingue e basati su un’innovativa metodologia proprietaria. Essi consentono di allenare le capacità relazionali e negoziali tramite “digital role play”. L’azienda diretta dal CEO Andrea Laus occupa 13 persone.

Orticola Bassi SA è attiva dal 1986, produce ortaggi, prato verde e salsa al pomodoro distribuiti a livello nazionale. Inoltre, è attiva in ambito biogas, raccolta di scarti della gastronomia e gestione di un agriturismo. A dipendenza della stagione, l’azienda impiega da 20 a 60 persone, sotto la direzione di Christian Bassi.

Plastifil SA è un’impresa di famiglia fondata nel 1934 e giunta alla 4 generazione, che progetta e produce prodotti e componenti di precisione in filo di acciaio inox, tubo, tela e lamiera, utilizzati in ambito medicale, tecnico-industriale, alimentare e nel design/arredo. L’azienda, che oggi conta 160 collaboratori, si occupa anche di trattamenti galvanici e rivestimenti plastici e lavora con importanti gruppi internazionali sia in Svizzera che all’estero e il suo presidente è Martino Piccioli.

Obiettivo: riconoscere e far conoscere le realtà imprenditoriali eccellenti

L’attività più conosciuta dello Swiss Venture Club è il Prix SVC che viene assegnato in ciascuna delle sette regioni in Svizzera. Andreas Gerber, presidente dello Swiss Venture Club, rimarca: “Lo Swiss Venture Club ha quattro priorità: la crescita del proprio network coinvolgendo in particolare più donne e più giovani; il dialogo tra economia, società e politca; lo scambio di esperienze tra generazioni e la trasformazione digitale. Sono rimasto favorevolmente impressionato dalla varietà delle attività svolte dai finalisti nella Svizzera italiana, regione caratterizzata da ampio know-how, spirito imprenditoriale e capacità innovativa”.

La giuria del Prix SVC Svizzera italiana

Il Prix SVC fa affidamento su una giuria composta da noti esponenti della scena economica del Cantone. Ne fanno parte Marzio Grassi, presidente, Alessandra Alberti, Luca Albertoni, Stefano Caccia, Carlo Secchi, Beatrice Fasana, Daniele Lotti, Michele Masdonati, Giambattista Ravano, Stefano Rizzi e Lino Terlizzi.

Boom dei droni in Cina

Negli ultimi anni l’industria dei droni, nota in Cina anche come industria degli UAV (Unmanned Aerial Vehicle), è stata protagonista di una rapida espansione dovuta all’impiego sempre più sostenuto di velivoli teleguidati.

Questo sviluppo offre varie e concrete opportunità di business per le aziende svizzere produttrici di droni, che offrono soluzioni high-tech molto interessanti. Scoprite qui come beneficiare di queste opportunità e partecipate alla Swiss Innovation Week 2019: Home of Drones a Pechino.

Per presentare gli interessanti settori legati ai droni e aiutare le aziende svizzere produttrici di droni a trovare investitori e partner economici in Cina, l’Ambasciata svizzera a Pechino organizza l’evento Swiss Innovation Week 2019: Home of Drones a Pechino (12-14 giugno 2019).

Partecipate al più grande evento organizzato dell’Ambasciata svizzera quest’anno e contribuite a configurare e a promuovere l’immagine della Svizzera come Paese più innovativo del mondo!

Politiche e supporto normativo da parte del governo cinese

Secondo le linee guida UAV pubblicate dal Ministero cinese dell’industria e dell’informazione tecnologica (MIIT), il ministero ha deciso di definire e rivedere oltre 200 norme nella ricerca, produzione, applicazione e sicurezza dei droni civili.

La Cina mira al decollo della sua industria UAV fino al raggiungimento di 27 miliardi di dollari di output totale entro il 2025. Per il settore infatti si prevede una crescita annua del 40% entro il 2020 e del 25% per gli anni successivi.

A luglio 2017 il Consiglio di Stato della Cina ha emanato il piano di sviluppo “New Generation Artificial Intelligence AI”, con l’intento di far diventare la Cina leader mondiale nel settore entro il 2030. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ha raggiunto il livello di una strategia nazionale. L’UAV è uno dei settori focus.  ….continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE) ©

Vetraio: arte e tecnica in evoluzione

Con Marco Jelmini, Presidente AVCT, scopriamo maggiori dettagli su una professione artigianale non così conosciuta, il vetraio.

Oggi si parla in modo importante di sostenibilità, legandola al modo di fare impresa ‘svizzero’ (la cosiddetta ‘swissness’). Quale attenzione pone la vostra associazione a riguardo?

La AVCT, Associazione Vetrerie del Cantone Ticino, riunisce l’eccellenza delle ditte nel campo della vetreria presenti nel Canton Ticino con lo scopo di promuovere, sul piano regionale, la professione di vetraio e di difendere un modo di operare che ha sempre distinto le nostre aziende dal punto di vista della serietà, della affidabilità e della conoscenza approfondita del loro mestiere. Non da ultimo un contratto collettivo di lavoro permette buone condizioni salariali a tutti i collaboratori e contribuisce alla stabilità economica e sociale del nostro Paese, garantendone una buona qualità di vita. La nostra associazione fa riferimento a livello svizzero all’Associazione Svizzera del Vetro Piano che raggruppa a sua volta tutte le ditte attive nel ramo a livello nazionale.

Come è evoluto il ‘mestiere’ del vetraio negli ultimi anni, visto il grande progresso tecnologico, se pensiamo alla formazione ed agli sbocchi professionali?

Il mestiere del vetraio negli ultimi anni si è parecchio evoluto grazie ad un progresso tecnologico nella costruzione in vetro che ha fatto sì che venisse potenziato il percorso formativo dei nostri giovani sia nell’ambito della conoscenza dei nuovi materiali come pure di una corretta loro messa in opera, tale da garantirne la massima sicurezza e durabilità nel tempo. In questi ultimi anni sono stati aggiornati e pubblicati tutta una serie di direttive dell’arte del vetrario a cura dell’Istituto Svizzero del Vetro Piano (SIGaB) che permettono di definire con maggiore chiarezza i requisiti qualitativi e tecnici posti a tutte le Opere da Vetraio in Svizzera, direttive che possono essere consultate ed ordinate direttamente al sito dell’Istituto SIGaB. Dopo la scuola dell’obbligo vi è la possibilità per un giovane di seguire la formazione professionale di base quale vetraio terminando l’apprendistato di 4 anni con l’attestato federale di capacità. Si può quindi proseguire il percorso formativo pratico ottenendo l’attestato professionale federale di capo vetraio e terminare la formazione con un esame professionale federale superiore con diploma “maestro vetraio”. Con l’ottenimento di tale diploma si può quindi se lo si desidera proseguire gli studi presso le scuole specializzate superiori, scuole universitarie professionali in Svizzera e all’estero.