Una delegazione della città di Ningbo in visita a Lugano

Martedì 3 luglio 2018 è stata in visita a Lugano una delegazione della città di Ningbo (Cina). La delegazione cinese era guidata dalla direttrice dell’Ufficio risorse umane e sicurezza sociale Chen Yu, accompagnata da alcuni rappresentanti di aziende cinesi.

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) ha partecipato all’incontro con il Sindaco Marco Borradori, il quale ha fatto gli onori di casa ricordando la solida tradizione di scambi istituzionali fra Lugano e la Cina e due obiettivi della Città. Il primo: unire le forze e le competenze dei settori pubblico e privato al fine di consolidare Lugano quale piattaforma privilegiata da e per la Cina. Il secondo, divenuto realtà: consolidare una rete di partner che coinvolga attivamente enti pubblici, istituzioni accademiche e bancarie, aziende e associazioni mantello attive sul territorio.

Per la Cc-Ti hanno partecipato Alberto Lotti, rappresentante ufficiale all’estero, e Chiara Crivelli, responsabile dell’International Desk, che con delle interessanti presentazioni hanno messo l’accento sulla crescente importanza del mercato cinese per le aziende ticinesi e sulla competitività del nostro tessuto economico. All’incontro erano presenti anche Mirko Audemars, in rappresentanza dell’Associazione delle imprese familiari Ticino, Airaldo Piva, Presidente della neonata associazione Silk Link Ticino e il vicesindaco Michele Bertini nella veste di vicepresidente dell’associazione.

Al termine dell’incontro è stato firmato un memorandum di intesa fra Silk Link Ticino e Ningbo. L’associazione, che persegue finalità culturali, scientifiche e artistiche e si impegna nella ricerca con l’obiettivo di sviluppare relazioni ad ampio raggio fra il Ticino e la Cina, aprirà un ufficio di rappresentanza a Ningbo. Durante la permanenza a Lugano la delegazione cinese è stata inoltre introdotta a diverse realtà locali, considerato l’interesse per settori specifici fra cui formazione, cultura, turismo e scambi commerciali. In agenda anche un incontro con il rettore dell’Università della Svizzera italiana Boas Erez. Obiettivo della delegazione era infatti conoscere e aprire la strada a possibili scambi accademici.

La guerra dei dazi: cosa sono e perché esistono

Di questi tempi non si fa che parlare di dazi, di guerra al libero scambio e di ritorno al protezionismo. Per capire il futuro spesso è utile volgere lo sguardo al passato. Da dove nascono questi termini e perché?

Per risalire all’origine dei dazi bisogna ripercorrere la storia degli antichi greci e romani, quando si riscuotevano tributi alle entrate delle città sotto forma di denaro o merci. I dazi moderni – come li conosciamo ancora oggi – risalgono però a un periodo più recente.

I dazi moderni

Oggi viviamo in un mondo globalizzato, nato dopo la Seconda guerra mondiale quando gli Stati, ormai scossi dal conflitto, si accordarono per dare nuovo slancio all’economia e agli scambi. Fu così che nel 1947 nacque a Ginevra il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), il cui obiettivo fu una progressiva riduzione delle restrizioni commerciali e l’affermazione del principio della non discriminazione nel commercio internazionale. Oggi il GATT è stato integrato nell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) – nata nel 1994 – e di cui fanno parte 153 Stati che hanno accettato non solo i principi del GATT, ma anche gli Accordi in materia di commercio di servizi (GATS), di investimenti (TRIMS), di proprietà intellettuale (TRIPs) e di risoluzione delle controversie (DSU).

La clausola della nazione più favorita

Nel GATT ritroviamo la clausola della nazione più favorita (Most favoured nation – MFN), una sigla che ancora oggi – per chi si occupa di dazi e origine delle merci – viene molto utilizzata. Ma qual è il suo significato? Con questa clausola, il GATT voleva vietare ogni discriminazione tra i suoi Stati membri e quindi, in genere, tutte le agevolazioni concesse a un Paese dovevano essere estese a tutti i membri. Un’utopia? L’idea del commercio libero piaceva ma la storia ci insegna che questo principio non ha avuto un percorso facile.

La clausola della nazione più favorita impedirebbe la creazione di unioni doganali o accordi di libero scambio visto che queste forme di trattato rappresenterebbero una violazione della clausola stessa. Per raggiungere l’obiettivo principale del GATT – la liberalizzazione del commercio mondiale – sono state però concesse delle “scorciatoie”. L’articolo 24 del GATT permette infatti delle eccezioni – le unioni doganali e gli accordi di libero scambio – proprio perché la finalità di questi accordi è quella di promuovere ancor più velocemente l’integrazione del commercio a livello globale.

Dal passato al presente… e il futuro?

Nei decenni passati gli Stati membri hanno continuato sulla via del libero scambio concludendo accordi bilaterali o multilaterali al fine di agevolare gli scambi commerciali eliminando o abbassando i dazi. Oggi – con le diverse vicissitudini legate alla guerra dei dazi tra Stati Uniti e resto del mondo – sembra che la storia stia prendendo una strada diversa, passando dall’era della globalizzazione a nuove chiusure nazionali, dal libero scambio al protezionismo,… insomma una mutazione epocale che si scontra con i principi dell’OMC.

Con questo excursus storico abbiamo ripercorso le tappe che ci hanno portato ad oggi. Ora rimaniamo vigili e guardiamo con attenzione al futuro, nella speranza che la liberalizzazione del commercio mondiale non venga calpestata.

Testo a cura di

Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

 

 

Le istituzioni internazionali vengono affrontate anche nel primo modulo del corso “L’ABC dell’export: Introduzione al commercio con l’estero” in agenda il 26 settembre

Cina: opportunità degli shop di e-commerce in Wechat

A seguito dell’aumento dei redditi in Cina, il mercato dell’e-commerce transfrontaliero (CBEC) in Cina continua la sua prorompente crescita; i consumatori hanno aumentato i loro acquisti di beni di importazione. Le PMI svizzere, in particolare quelle del settore dei beni di consumo, beneficeranno di questa tendenza dell’e-commerce, in presenza di opportunità uniche per aprire uno shop WeChat CBEC.

WeChat è un software applicativo mobile cinese multifunzione nell’ambito dei social media. Il suo lancio risale al 2011 e nel 2017 è stata una delle maggiori app di messaging indipendenti per utenti attivi mensilmente, con oltre 980 milioni di utenti (902 milioni di utenti attivi quotidianamente). Lo shop di WeChat è un sito web mobile che connette gli utenti direttamente con l’account ufficiale di WeChat in modalità B2C. Gli utenti di WeChat possono comodamente accedere allo shop ed eseguire un “pagamento con un clic” tramite il servizio pagamenti di WeChat.

Gli utenti B2C stanno crescendo più rapidamente del mercato complessivo transfrontaliero dell’e-commerce, diversamente dal mercato e-commerce locale; gli utenti cinesi sono abituati ad effettuare acquisti su piattaforme decisamente non grandi e a volte ad acquistare direttamente dai rivenditori oltreoceano. L’apertura di uno shop WeChat CBEC offre ai marchi svizzeri un’opportunità unica per liberarsi definitivamente dalle grandi piattaforme come Tmall e JD.com e iniziare a costruire un rapporto diretto con i propri clienti. … continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE©

L’Uzbekistan apre il mercato alle imprese svizzere

Nuove riforme e nuove liberalizzazioni: l’Uzbekistan, un Paese da lungo tempo isolato, riduce finalmente le barriere commerciali, diminuisce la burocrazia e crea condizioni allettanti per l’importazione di beni e servizi dall’estero. Un’analisi più dettagliata del mercato uzbeko può essere utile soprattutto alle imprese svizzere che operano nei settori delle infrastrutture, dell’energia, del food e del tessile.

L’apertura del mercato di questo Paese dell’Asia centrale è fortemente legata al primo cambio di governo, dopo 27 anni. Da dicembre 2016, è infatti al potere il neoeletto presidente Shavkat Mirziyoyev, il quale sta avviando numerose riforme. Il governo intende promuovere lo sviluppo del Paese, favorendo gli investimenti esteri, creare posti di lavoro per la popolazione locale, prevenendo così l’emigrazione.

Liberalizzazione del cambio di valuta

Uno dei maggiori ostacoli che sono stati rimossi riguarda il cambio di valuta. Le imprese possono ora cambiare in banca la valuta nazionale, Sum, senza incorrere in restrizioni ed utilizzarla per il pagamento delle transazioni. Prima di questa riforma, le imprese estere spesso non potevano utilizzare il denaro generato in Uzbekistan, in quanto il cambio era limitato e la valuta praticamente era priva di valore al di fuori del Paese. Sono state inoltre create condizioni migliori per quanto riguarda i dazi all’importazione e all’esportazione, che sono stati aboliti. Al contempo, l’Uzbekistan ha creato diverse zone economiche speciali, in cui le imprese estere possono stipulare contratti di locazione.

È con queste misure che il governo intende rafforzare la catena nazionale del valore aggiunto, perché l’economia del Paese è ancora fortemente dipendente dalle importazioni. Esiste quindi un enorme bisogno di recupero in vari settori. continua a leggere

Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE©

Come comportarsi con richieste commerciali dalla Russia

Negli scorsi mesi, le aziende svizzere hanno ricevuto diverse richieste truffaldine o non serie dalla Russia. Vi consigliamo in primo luogo di chiarire i seguenti punti.

Le imprese svizzere devono verificare questi punti per determinare se la richiesta commerciale dalla Russia è seria o meno e per tutelarsi.

Per quanto riguarda richieste “spontanee” che giungono dalla Russia, le aziende svizzere dovrebbero valutare alcune questioni relative ai potenziali interessati prima di dedicare tempo all’elaborazione della richiesta. Ciò vale in particolare se l’impresa o la persona che effettua la richiesta non era, finora, conosciuta e se si tratta di consegne nel settore edile, ad esempio, costruzione di case in legno, finestre, o simili. Spesso si tratta di un “scam” ovvero di un inganno per ottenere, ad esempio, pagamenti per certificazioni, visto, provvigioni, ecc. Questo può essere evitato con alcune misure di sicurezza.

Verificate per esempio se la situazione in cui vi siete imbattuti interessa uno dei seguenti punti:

Lista di controllo per le richieste commerciali dalla Russia

  • La richiesta viene inoltrata spontaneamente: nessun contatto prima della richiesta all’impresa
  • Il volume dell’ordine per l’impresa svizzera risulta essere piuttosto ampio
  • Non vi sono discussioni o soltanto di piccola natura legate al prezzo e alla tecnica

L’impresa svizzera è:

  • Piuttosto piccola (a conduzione familiare)
  • È un’azienda di artigiani nel settore dell’edilizia e dei rami accessori dell’edilizia (ad esempio costruzione di finestre e di forni, costruzioni in legno)
  • Non ha quasi nessuna esperienza nell’export
  • Non ha mai esportato in Russia.

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Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE©

Gli USA reintroducono le sanzioni contro l’Iran

L’8 maggio 2018, il Presidente degli USA ha dichiarato conclusa la partecipazione al Piano d’azione congiunto globale (PACG) e ha annunciato di reintrodurre sanzioni contro l’Iran che tramite la stipula dell’accordo erano state sospese.

Le seguenti sanzioni entreranno nuovamente in vigore dopo un periodo transitorio di 90 giorni, ovvero dal 6 di agosto 2018, come si evince dal documento sulle “Frequently Asked Question” dell’ufficio per il controllo dei beni esteri (OFAC):

  1. “Sanzioni sull’acquisto o la compravendita di banconote in dollari USA da parte del governo iraniano;
  2. sanzioni sul commercio iraniano di oro o metalli preziosi;
  3. sanzioni sulla vendita diretta o indiretta, la fornitura o il trasferimento in Iran o dall’Iran di grafite, metalli semilavorati come l’alluminio o l’acciaio, carbone e software per l’integrazione nei processi industriali;
  4. sanzioni su importanti transazioni in relazione all’acquisto o alla vendita di Rial iraniani o sul mantenimento di importanti fondi o conti in Rial iraniani al di fuori del territorio iraniano;
  5. sanzioni sull’acquisto, la sottoscrizione o l’emissione di titoli di stato iraniani, e
  6. sanzioni sul settore automobilistico iraniano.”

Inoltre, dopo il periodo transitorio di 90 giorni, che terminerà il 6 agosto 2018, il governo USA revocherà le seguenti autorizzazioni legate al PACG secondo le sanzioni primarie USA contro l’Iran:

  1. “L’importazione negli USA di tappeti e generi alimentari di origine iraniana e in tal senso determinate transazioni finanziarie correlate ai sensi di direttive generali conformemente le normative iraniane di transazioni e sanzioni, 31 Q.R.C. parte 560 (ITSR);
  2. attività effettuate ai sensi di specifiche licenze emesse conformemente a licenze per attività legate all’esportazione o alla riesportazione di aerei passeggeri commerciali e delle loro componenti e servizi in Iran (PACG SLP); e
  3. attività svolte secondo la licenza generica I, in relazione ad accordi preliminari per attività, che possono essere autorizzati nell’ambito del PACG SLP.”… continua a leggere
Articolo tratto da Switzerland Global Enterprise (S-GE©

Il 1° giugno 2018 entra in vigore l’accordo di libero scambio tra l’AELS e le Filippine

Il 1° giugno 2018 entrerà in vigore l’accordo di libero scambio tra l’Associazione europea di libero scambio (AELS) e le Filippine. L’accordo ‒ che è stato approvato dalle Camere federali nel marzo 2017 – mira a contribuire all’intensificazione delle relazioni economiche tra i due Paesi. Il 9 maggio 2018 il Consiglio federale ha deciso le modifiche delle ordinanze necessarie ai fini delle concessioni tariffarie previste dall’accordo.

L’accordo di libero scambio tra le Filippine e gli Stati dell’AELS (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera), firmato il 28 aprile 2016, concerne numerosi settori. In particolare liberalizza gli scambi di merci e servizi, agevolando l’accesso dei prodotti originari svizzeri al mercato filippino e permettendo all’economia svizzera di avvantaggiarsi sui Paesi concorrenti che non dispongono di un accordo analogo. L’accordo consente inoltre di ridurre o evitare le discriminazioni nei confronti dei partner di libero scambio attuali e futuri delle Filippine.

Soppressione dei dazi doganali

Dal 1° giugno 2018 gli esportatori elvetici potranno accedere in franchigia di dazio al mercato filippino con circa il 92 per cento dei loro prodotti industriali, vale a dire il 96 per cento delle attuali esportazioni svizzere nelle Filippine. Salvo rare eccezioni, i dazi applicati sui restanti prodotti industriali verranno eliminati gradualmente nell’arco di un periodo compreso tra tre e dieci anni. Inoltre, i dazi riscossi finora dalle Filippine sulla maggior parte dei più importanti prodotti agricoli (di base e trasformati) saranno soppressi immediatamente (ad es.: bevande energetiche, caramelle, cioccolato, formaggio, latte in polvere) oppure dopo un periodo di transizione di sei anni al massimo (ad es.: biscotti, müesli e marmellata, carne secca bovina, prodotti del tabacco). Con l’accordo anche i dazi applicati sulle capsule di caffè verranno dimezzati.

Da parte svizzera saranno soppressi tutti i dazi sui prodotti industriali originari delle Filippine. Inoltre alcuni prodotti agricoli di particolare rilevanza per le Filippine – il Muscovado (specialità di zucchero), alcune specie di fiori recisi, diversi tipi di frutta e succhi di frutta, soprattutto tropicale – potranno accedere al mercato svizzero beneficiando di un trattamento preferenziale.

Potenziale di crescita

L’accordo permetterà agli operatori svizzeri di rafforzare le loro relazioni economiche e commerciali con un partner che presenta potenzialità di sviluppo importanti. Con più di 100 milioni di abitanti e una forte crescita economica, le Filippine costituiscono un mercato in crescita interessante agli occhi delle imprese svizzere. Nel 2017 le Filippine erano in ordine di importanza il sesto partner commerciale della Svizzera nel Sud-Est asiatico.

Comunicazione ufficiale della SECO, 09.05.2018
Il servizio Export della Cc-Ti è a vostra disposizione per consulenze in ambito di esportazioni.

Forte slancio dell’export elvetico in Cina

Negli ultimi decenni la Svizzera si è impegnata a sostenere le aziende esportatrici promuovendo una politica del libero scambio e siglando una trentina di accordi volti ad agevolare il commercio con l’estero. I trattati sono in continua evoluzione e la Confederazione ambisce a stipularne di nuovi per poter facilitare l’export svizzero. Punta di diamante degli scambi commerciali elvetici è sicuramente la Cina, nazione con oltre 1,4 miliardi abitanti e un potenziale ancora da sfruttare, come conferma la netta crescita delle esportazioni svizzere negli ultimi dieci anni, praticamente raddoppiate dal 2008. Una spinta sostanziale è stata data proprio dall’accordo di libero scambio (ALS) bilaterale entrato in vigore il 1 luglio 2014, che ha permesso alle aziende svizzere di beneficiare di un vantaggio concorrenziale fondamentale rispetto ai cugini europei o americani che non godono del libero scambio. La particolarità dell’ALS Svizzera-Cina è infatti stata la soppressione parziale, ma per lo più totale, dei tributi doganali distribuita nell’arco di 5 o 10 anni (in singoli casi 12 o 15) per gran parte dei prodotti industriali svizzeri.

Forte interesse delle aziende elvetiche

Oltre ad aver migliorato l’accesso reciproco ai rispettivi mercati per le merci e i servizi, l’ALS ha anche aumentato la sicurezza giuridica in materia di proprietà intellettuale e, in generale, negli scambi economici bilaterali, contribuendo altresì allo sviluppo sostenibile e rafforzando la collaborazione tra i due Paesi. La Cina è infatti considerata la nazione più interessante per l’export elvetico, affermazione confermata da un recente sondaggio condotto da S-GE tra le aziende esportatrici: queste hanno posizionato la Repubblica popolare cinese al primo posto di una classifica di 107 Paesi dove seguono gli USA e la Corea del Sud. È inoltre emerso che, anche chi non esporta ancora in Cina, è comunque intenzionato a farlo nel corso dei prossimi mesi.

Opportunità concrete di business

La Cc-Ti e S-GE intendono fornire maggiori informazioni e segnalare nonché aprire nuove opportunità su questo mercato tramite un evento-Paese, che si terrà il prossimo 7 giugno, e una missione economica a Shenzhen nel mese di novembre. Quest’ultima permetterà alle aziende di visitare la città più imprenditoriale della Cina ed incontrare aziende locali tramite appuntamenti B2B. La missione prevede inoltre una parte facoltativa anche a Shanghai. Per maggiori dettagli, non esitate a contattarci.

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

 

 

 

 

 

 

 

Il servizio Export della Cc-Ti e S-GE sono a vostra disposizione per consulenze
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Conosco la corretta voce di tariffa doganale dei miei prodotti?

Per le aziende esportatrici è fondamentale conoscere i dazi doganali all’importazione in un Paese estero. Alfine di avere tutte le informazioni corrette bisogna però conoscere due elementi importantissimi: l’origine della merce (che non tratteremo in questo articolo ma di cui abbiamo già ampiamente dato spazio) e la corretta voce di tariffa doganale (VT). Proprio quest’ultima è al centro di questo breve testo – nonché argomento centrale di un corso in agenda il prossimo 17 maggio – poiché non conoscere il codice doganale della merce può generare tutta una serie di problematiche a catena, ovvero dazi sbagliati o, peggio ancora, origine della merce non corretta. Inoltre la classificazione tariffaria permette di conoscere anche eventuali misure commerciali (ad es. contingenti), norme di sicurezza o formalità fitosanitarie o sanitarie, divieti o embarghi.

Il sistema armonizzato

La tariffa doganale si basa sull’accordo internazionale del “Sistema Armonizzato” (SA), attualmente in uso in quasi tutti i Paesi del Mondo. Ciò significa che tutti i Paesi utilizzano una medesima nomenclatura doganale, armonizzando le prime sei cifre a livello mondiale. Il SA suddivide a “blocchi” la tariffa doganale, scomponendo la cifra in sezioni, capitoli e sotto-capitoli.

Le piattaforme online

Tares è la piattaforma online messa a disposizione dall’Amministrazione Federale delle Dogane (AFD) dove si possono trovare tutte le voci di tariffa con pratiche ricerche di testo ma anche direttamente di codici doganali.

Ben sapendo che le voci di tariffa doganale possono essere differenti nei Paesi esteri, Mendel Online, una piattaforma messa gratuitamente a disposizione alle aziende svizzere da Switzerland Global Enterprise, permette di effettuare ricerche accurate delle VT in tutto il mondo. È una banca dati che sfruttata nel modo corretto permette di fornire tutta una serie di informazioni fondamentali per le aziende esportatrici, come ad esempio le regole dell’origine.

Per informazioni doganali sui paesi dell’UE si può invece utilizzare la TARIC (tariffa doganale integrata dell’Unione europea) che fornisce dati precisi sulle tariffe doganali dei singoli Stati membri.

Per saperne di più

Il Servizio Export della Cc-Ti in maniera complementare rispetto al ruolo dell’Amministrazione federale delle Dogane, aiuta le aziende affiliate alle necessarie ricerche dei tributi e delle voci di tariffa doganali. Siamo quindi a disposizione per ulteriori approfondimenti in merito come per le consulenze export generali dedicate agli affiliati Cc-Ti.

Servizio Export Cc-Ti

Lo spirito vincente nel fare impresa

Internazionalizzazione delle imprese e Swissness sono le due facce di una  stessa medaglia: la costante ricerca della qualità, su tutta la filiera produttiva, che ha reso famoso il “Made in Switzerland” nel mondo. Qualità, innovazione e passione imprenditoriale connotano il “successo svizzero di fare impresa”, a cui sarà dedicata la Giornata dell’export, organizzata dalla Cc-Ti, il 26 aprile al Grand Hotel Villa  Castagnola di Lugano.

La Swissness è qualcosa che va ben  al di là della legge sulla protezione  del marchio elvetico, entrata in vigore nel 2017. È una filosofia aziendale che tende al miglioramento continuo, grazie ad un’attitudine mentale improntata  all’apertura, allo scambio di  competenze ed esperienze e, per  questo, dotata di una spiccata sensibilità  per le mutevoli esigenze del  mercato. È il sapere combinare l’efficacia con l’efficienza, “per fare le cose giuste e farle bene”, come insegnava l’economista Peter Drucker.
Una dimensione del saper fare che con la “Swissness delle menti” investe anche la cultura, la sensibilità e la genialità artistica, di cui è un brillante esempio la fama internazionale di Daniele Finzi Pasca, ospite d’eccezione di questa Giornata dell’export.
Un artista che con la sua compagnia teatrale ha saputo coniugare creatività e imprenditorialità, portando sul palcoscenico del mondo l’estro svizzero. Anche nel campo culturale c’è, dunque, quell’ethos imprenditoriale che ha fatto dello “Swiss made” il sinonimo mondiale di affidabilità, precisione e qualità, che ha portato il nostro Paese ai vertici delle classifiche dell’innovazione e della competitività. Una visione particolare del fare impresa che affonda le sue radici nella storia stessa della Svizzera che, priva di materie prime, ha trovato nella materia grigia, nell’infaticabile sforzo competitivo degli imprenditori, nel loro profondo legame col territorio e con i propri collaboratori, la sua più preziosa risorsa naturale. In un piccolo Paese che vanta una massiccia presenza di multinazionali e un fitto tessuto di PMI, qualità e innovazione nascono spesso dall’ibridazione tra l’industria avanzata e minuscole aziende che hanno conservato quel “saper creare” delle vecchie imprese artigianali, ottenendo così una flessibilità che riesce a calibrarsi con dinamismo sui repentini cambiamenti del mercato. È questa “svizzeritudine” che fa anche da propellente all’internazionalizzazione delle imprese ticinesi e alle loro esportazioni. Ciò ha permesso, negli ultimi anni, al nostro sistema produttivo di reagire tempestivamente alle crisi che riducevano margini di guadagno e quote di mercato, assicurandosi quella qualità che oggi lo ha portato a risultati superiori alla media nazionale e persino a quelli di altri Paesi.
Il Ticino per la sua collocazione geografica di cerniera tra Sud e Nord Europa, per i suoi centri di ricerca di eccellenza mondiale, per l’industria di punta e un 42% di PMI che sono anche aziende esportatrici, ha un’inclinazione naturale verso l’internazionalizzazione della sua economia.

Una vocazione su cui si concentra l’impegno della Cc-Ti che, in collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), sostiene le aziende nella ricerca di nuovi mercati e di nuovi modelli di business. Con gli eventi Paese e le missioni economiche all’estero per far conoscere alle imprese nuovi sbocchi per le esportazioni, con consulenze e percorsi formativi mirati per affrontare anche mercati poco conosciuti. L’export ticinese è in ripresa, con volumi che superano il dato ufficiale dei 6,3 miliardi di franchi all’anno, poiché molte industrie non esportano direttamente, ma da “terzisti” forniscono componenti per prodotti che vengono poi esportati dalle imprese di oltre Gottardo. Le aziende sotto la pressione del franco forte e della recessione che ha investito l’Italia, principale partner commerciale sino a pochi anni fa, hanno saputo diversificare i mercati di riferimento. Se nel 2006 il 22% dell’export era destinato all’Italia, nel 2016 si è scesi al 17%. Oggi il flusso di merci e servizi verso gli altri Paesi europei è salito al 39%, con gli USA ha toccato il 22% e il 16% con l’Asia. Come ricorda Valentina Rossi, Responsabile del Servizio export della Cc-Ti, “la diversificazione dei mercati significa anche più opportunità di business e una nuova crescita imprenditoriale”.

Un contatto diretto con il Servizio Export Cc-Ti
Valentina Rossi, Responsabile del Servizio Export Cc-Ti ed il suo team sono a disposizione per maggiori informazioni.
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