Le legalizzazioni incontrano il digitale

Non è mai stato così facile, veloce e sicuro richiedere un certificato d’origine. Il nostro Servizio Export è a vostra disposizione per i dettagli.

Da qualche anno abbiamo implementato l’utilizzo della piattaforma www.certify.ch, già utilizzata con successo e praticità anche da altre Camere di commercio e dell’industria svizzere.
Invece di fornire le domande di attestazione e di ricevere i documenti via posta cartacea, il tutto avviene semplicemente online. I certificati e i documenti legalizzati possono essere comodamente stampati dal richiedente o utilizzati in PDF.
La piattaforma non ha alcun costo supplementare e i prezzi delle pratiche rimangono invariati. Si guadagna sicuramente in velocità e in sicurezza.

Crediamo che non ci sia momento migliore per avvicinarsi al mondo della digitalizzazione anche nel settore dell’export, soprattutto riguardo al rilascio dei certificati d’origine, per i quali l’emissione è richiesta sempre di più in tempi brevi.

La piattaforma è accessibile 24h su 24h, 7 giorni su 7, tramite il proprio nome utente e la propria password che vi rilasceremo noi al momento della creazione dell’account.

Per qualsiasi informazione il Servizio Export Cc-Ti è a vostra disposizione.

Gli impatti di un’ipotetica guerra commerciale mondiale

Che cosa sta succedendo sui mercati mondiali? Da dove derivano le tensioni commerciali, inasprite ancor di più dal Covid 19? Per avere un occhio critico su quanto sta succedendo è sempre bene rivolgere un veloce sguardo al passato.

Conoscere i principali passi della storia permette di leggere il presente e guardare al futuro con occhi diversi. Uno studio ci aiuta inoltre a capire quali conseguenze avrebbe una caduta del sistema commerciale multilaterale attuale e il ruolo della Svizzera a livello internazionale.

Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina sono sotto gli occhi di tutti e gli imprenditori devono continuamente rimanere vigili sulla guerra dei dazi e delle contro misure che si sono susseguono nel tempo. Di basilare importanza, in un momento critico, è la presenza di istituzioni internazionali multilaterali che permettono di mantenere un certo rigore ed evitare guerre commerciali che distruggerebbero l’economia mondiale. L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), non priva di attacchi critici negli ultimi anni, vigila sulla liberalizzazione del mercato internazionale ed è la forza che ancora oggi mantiene gli equilibri internazionali.

Un salto nella storia

Su iniziativa degli Stati Uniti nel 1947 fu firmato a Ginevra l’accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT), predecessore dell’OMC. Il trattato, sottoscritto inizialmente da 23 Paesi, mirava a impedire un ritorno al protezionismo del periodo tra le due guerre, liberalizzando gli scambi commerciali attraverso l’abbassamento multilaterale delle tariffe doganali e l’adozione di regole contro la concorrenza sleale. Nel 1948 il GATT divenne un’istituzione a pieno titolo con sede a Ginevra e proseguì da un lato il processo di liberalizzazione organizzando periodicamente cicli di negoziazioni (rounds) tra i Paesi membri, dall’altro sovraintese all’applicazione degli accordi che risultavano da questi incontri. Il 1°.1.1995 il GATT fu sostituito dall’OMC: oggi i governi degli Stati membri possono cooperare per stabilire le tariffe doganali e risolvere i principali conflitti con soluzioni comuni.

Una forte rete di libero scambio

Anche se la Svizzera non volle subito entrare nel GATT, per le piccole economie è fondamentale fare parte di un sistema commerciale multilaterale. Oggi la nostra Confederazione, oltre alla Convenzione AELS e all’accordo di libero scambio con l’Unione europea (UE), dispone di una rete di 30 accordi di libero scambio con 40 partner ed intrattiene forti relazioni con molte nazioni a livello internazionale.  

La politica di libero scambio della Svizzera mira a migliorare le condizioni quadro che reggono le relazioni economiche con partner economicamente importanti. L’obiettivo è garantire alle imprese elvetiche un accesso ai mercati internazionali il più possibile privo di ostacoli e discriminazioni rispetto a quello di cui beneficiano i loro principali concorrenti. Gli accordi di libero scambio accelerano l’obiettivo principale del GATT prima e dell’OMC oggi: la liberalizzazione dei mercati, senza ostacoli né barriere commerciali. Le misure di apertura dei mercati esteri sono inoltre particolarmente importanti nell’ambito della politica di stabilizzazione economica del Consiglio federale. Abbandonare quindi un sistema di libero scambio liberale a favore di un maggiore protezionismo avrebbe conseguenze molto gravi, soprattutto per un’economia svizzera priva di materie prime e fortemente dipendente dall’estero.

Conseguenze nefaste di un protezionismo svizzero

Un interessante studio («Swiss market access in a global trade war», 2019, di Nicita Alessandro, Olarreaga Marcelo, Silva Peri et Solleder Jean-Marc)ha esaminato l’aumento delle tariffe al quale dovrebbero confrontarsi gli esportatori elvetici nel caso in cui il sistema commerciale multilaterale verrebbe a cadere e le tariffe doganali non sarebbero quindi più fissate dall’OMC. I risultati dello studio – che riportiamo qui di seguito e che sono stati pubblicati da “La Vie économique” (aprile 2020) – indicano che una guerra commerciale mondiale potrebbe generare una moltiplicazione di barriere tariffarie per gli esportatori elvetici. La Svizzera si ritroverebbe soprattutto schiacciata dai suoi principali partner commerciali: l’Unione Europea, gli Stati Uniti e il Giappone. Queste potenze economiche, non agendo più in seno all’OMC, disporrebbero di un’influenza di mercato sostanziale: le stime mostrano un aumento fino al 35% dei dazi doganali che metterebbero in ginocchio l’economia esportatrice elvetica.

Aumento dei dazi nei principali partner commerciali

Come si evince dal grafico “Aumenti tariffali per gli esportatori svizzeri secondo il mercato di riferimento”, lo studio ha calcolato un indice dell’effetto restrittivo dell’accesso al mercato negli scambi mondiali e permette di rappresentare l’aumento medio delle tariffe a cui dovrebbero far fronte gli esportatori elvetici. Il maggior aumento è dato dai mercati più importanti: i costi delle esportazioni aumenterebbero del 74% verso gli USA e del 60% verso l’UE, che oggi hanno strutture tariffarie cooperative in seno all’OMC. L’India invece è un’eccezione: gli esportatori svizzeri non subirebbero aumenti poiché già oggi, il sistema indiano, ha delle tariffe non cooperative.


Aumenti tariffali per gli esportatori svizzeri secondo il mercato di riferimento


Fonte: Nicita, Olarreaga, Da Silva e Solleder (2019)/La Vie économique

Conseguenze diverse per i settori

Una possibile distruzione del sistema commerciale multilaterale potrebbe avere degli effetti molto differenti a dipendenza del settore economico. Quelli che oggi trascinano l’export elvetico, come ad esempio il chimico-farmaceutico, potrebbero subire aumenti tariffari sostanziali più elevati (vedasi il grafico “Aumenti tariffali per gli esportatori svizzeri per settore industriale (classificazione Isic)”. Altri settori invece, come quello delle macchine elettriche, dei metalli non ferrosi o il tabacco, subirebbero degli aumenti tariffari inferiori alla media.


Aumenti tariffali per gli esportatori svizzeri per settore industriale (classificazione Isic)

Fonte: Nicita, Olarreaga, Da Silva e Solleder (2019)/La Vie économique

Risultati in chiaro scuro

I risultati di questo studio rappresentano lo scenario peggiore di una guerra commerciale mondiale, che non implicherebbe necessariamente un taglio così netto alle tariffe non cooperative determinate dalla sola potenza del mercato d’importazione. Quest’analisi non tiene conto del fatto che le forze politiche delle potenze mondiali non subirebbero modifiche in caso di conflitto mondiale, anche se è una variabile molto probabile. Il punto più importante: lo studio non ha considerato tutte quelle barriere non tariffali che già oggi creano più ostacoli al commercio mondiale dei semplici dazi doganali. Pensiamo ad esempio alla richiesta di omologazioni, di certificazioni particolari, di registrazioni presso specifici ministeri o addirittura di ispezioni prima dell’invio delle merci.

Malgrado queste critiche, l’analisi mostra chiaramente il risultato dell’inasprirsi delle tensioni commerciali già oggi in atto e fornisce una chiara visione dell’importanza di un sistema commerciale multilaterale.

Il futuro dell’OMC e il ruolo della Svizzera

Il ruolo garante dell’OMC risulta fondamentale per mantenere gli equilibri mondiali e garantire la liberalizzazione dei mercati. Malgrado la sua istituzione sia stata scalfita nel dicembre 2019 con l’eliminazione della Corte d’appello – che rimasta con un solo giudice in carica non può più funzionare – le sue regole continuano a rimanere in vigore, ma con minore peso. Se la risoluzione delle controversie dell’OMC non ritornasse nuovamente operativa, i piccoli Stati rimarrebbero senza strumenti per far valere le loro ragioni e perderebbero la possibilità di rimettere le grandi potenze al loro posto in caso di violazione delle regole dell’OMC. La Svizzera può e deve continuare ad agire facendo tutto il possibile per ristabilire la capacità di funzionamento e di azione del sistema dell’OMC. Di fronte a questa crisi, gli accordi di libero scambio sono la strada da perseguire con ancor più capacità e forza. Non è consentito, per un Paese piccolo e dipendente dall’estero, chiudersi commercialmente: i trattati devono continuare ad essere sostenuti per garantire il funzionamento della nostra economia.


Fonte: La Vie économique, nr. 5, “Swiss market access in a global trade war”, 2019, di Nicita Alessandro, Olarreaga Marcelo, Silva Peri et Solleder Jean-Marc.

Covid-19: le nuove sfide a livello internazionale

L’effetto complessivo del Coronavirus sull’economia globale è ancora sconosciuto, ma possiamo già constatare un forte impatto sulla supply chain, sui consumatori e sulle loro abitudini di acquisto.

Negli ultimi decenni, le aziende hanno puntato molto sull’ottimizzazione della supply chain a livello mondiale per minimizzare i costi. La Cina, in particolare, è diventata la cosiddetta “fabbrica del mondo”, un punto di riferimento per molti settori. Le rotture delle catene di approvvigionamento, dapprima nel Regno di Mezzo e poi nel resto del mondo, aggravate dalle restrizioni commerciali a seguito della pandemia, hanno però mostrato quanto tali relazioni siano vulnerabili alle incertezze e agli choc globali.

Ricostruire il sistema commerciale

Le aziende sono ora chiamate a rivedere e a ricostruire non solo tali catene, ma tutto il loro sistema commerciale, rendendolo più resiliente e agile, ma soprattutto digitale: dalla tracciabilità di componenti, materie prime e prodotti ad una trasmissione di dati a prova di manomissione e contraffazione, da magazzini più flessibili a nuove collaborazioni, anche tecnologiche, sino a nuove strategie omnichannel.

Sì, perché la diffusione della COVID-19 e la quarantena forzata sta modificando notevolmente anche le abitudini di acquisto e di spesa dei consumatori, facendo esplodere le vendite online e in sostanza dando un’accelerata alla trasformazione digitale. Questo fa presagire un dopo-Coronavirus con un commercio dal volto diverso, più digitale e online. Ma quanto sono pronte le aziende esportatrici ticinesi a questa trasformazione?

E-commerce: cosa sapere

Ad esempio, non è sufficiente avviare semplicemente un commercio online per garantire il successo delle vendite, ma bisogna prestare attenzione anche ai minimi dettagli poiché la merce, in definitiva, viaggerà fisicamente e valicherà frontiere internazionali. Le informazioni inerenti i costi previsti dovranno quindi essere trasparenti: dal valore della merce, all’eventuale imposta sul valore aggiunto, alla copertura delle spese di spedizione fino ai dazi doganali. Non ci si può permettere di tralasciare questi aspetti e fatturarli al cliente in un secondo tempo.

Ecco quindi che gli aspetti amministrativi, logistici, legali ma anche culturali non vengono a mancare neanche nell’e-commerce. Se le aziende desiderano rafforzare le loro attività internazionali, questi temi, tra gli altri, le vedranno sicuramente impegnate nel periodo post-pandemia. E con loro anche la Cc-Ti e S-GE.

Un franco su due è guadagnato all’estero. La nostra economia è dinamica e volta all’internalizzazione poiché trova condizioni favorevoli sui mercati esteri, grazie anche ai numerosi accordi di libero scambio siglati dalla Svizzera. Prova di questo successo sono i dati presentati dall’Amministrazione federale delle dogane concernenti il commercio con l’estero per l’anno 2019. Malgrado un clima internazionale caratterizzato da guerre commerciali, tensioni politiche e una congiuntura mondiale estremamente instabile, il commercio estero elvetico ha nuovamente registrato numeri da record, seppur con un minimo rallentamento. Dopo un 2018 estremamente positivo, lo scorso anno le esportazioni sono cresciute del 3,9% e le importazioni dell’1,6% portando l’eccedenza della bilancia commerciale a oltre 37,3 miliardi di franchi.  

Articolo a cura di

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Sportello legalizzazioni chiuso

Tutte le pratiche possono essere normalmente richieste via posta o online

Per risoluzione governativa, lo sportello del Servizio Legalizzazioni rimarrà chiuso. Le richieste di Certificati d’origine, Carnet ATA e Cites si svolgono normalmente via posta o mediante le piattaforme elettroniche.

La Cc-Ti, tramite il suo Servizio Export, è da anni impegnata nell’implementazione di alcune procedure elettroniche. I CITES e i Carnet ATA vengono già oggi rilasciati al 100% tramite piattaforme online. Anche per i certificati d’origine è disponibile una piattaforma che agevola le imprese nella richiesta di questi importanti documenti ed è già utilizzata con successo da numerose aziende. Per chi desiderasse implementare questo servizio o semplicemente ottenere maggiori informazioni, può contattare direttamente il Servizio Export per email.

Per qualsiasi necessità urgente, siamo a disposizione anche via telefono: 091 911 51 23/29.

Sosteniamo le aziende grazie alla digitalizzazione

Il Servizio Export è a disposizione per il rilascio di certificati d’origine elettronici

La Cc-Ti, tramite il suo Servizio Export, è da anni impegnata nell’implementazione di alcune procedure elettroniche. I CITES e i Carnet ATA vengono già oggi rilasciati al 100% tramite piattaforme online. Anche per i certificati d’origine è disponibile una piattaforma che agevola le imprese nella richiesta di questi importanti documenti ed è già utilizzata con successo da numerose aziende.

Certificati d’origine elettronici

La piattaforma Certify.ch permette di riempire le domande di legalizzazione dei documenti e di ottenere online i certificati d’origine. La Camera di commercio riceve le informazioni tramite Certify.ch e verifica le informazioni come da prassi. Certify.ch informa per e-mail quando i certificati e le legalizzazioni sono pronte. Sarà sufficiente connettervi, scaricarli e stamparli. Rispetto alla procedura cartacea, invece di fornire le domande di attestazione e di ricevere i documenti via posta tradizionale, il tutto avviene semplicemente online e i certificati e i documenti legalizzati possono essere comodamente stampati direttamente in azienda. I certificati d’origine elettronici sono accettati in tutti i Paesi del mondo.

Il servizio è messo a disposizione gratuitamente dalla vostra Camera di commercio e i costi delle richieste rimangono invariati. L’unica configurazione richiesta è una connessione internet a banda larga, un computer dotato di browser e un lettore di PDF.

I vantaggi di Certify.ch

  • Domande di certificati d’origine online
  • Legalizzazione semplificata dei vostri documenti e fatture
  • Non c’è più bisogno di ordinare i formulari
  • Le domande possono essere effettuate 24h/24h, 365 giorni all’anno
  • Le informazioni della domanda sono immediatamente valide
  • Non è più necessario l’invio per posta dei documenti legalizzati
  • Il sistema è sicuro e le informazioni sono criptate
Per chi desiderasse implementare questo servizio o semplicemente ottenere maggiori informazioni, può contattare direttamente il Servizio Export per email.

Meccanismo di pagamento verso l’Iran per alcune aziende elvetiche

L’accordo su un meccanismo di pagamento per l’invio di aiuti umanitari in Iran Swiss Humanitarian Trade Arrangement (SHTA) è entrato in vigore il 27 febbraio 2020.

Lo SHTA, elaborato dalla Svizzera in stretta collaborazione con i servizi competenti negli Stati Uniti e in Iran e con alcune banche e aziende svizzere, è aperto alle aziende elvetiche dei settori alimentare, farmaceutico e medico.

Lo Swiss Humanitarian Trade Arrangement (SHTA) intende garantire agli esportatori e alle aziende commerciali dei settori alimentare, farmaceutico e medico con sede in Svizzera un canale di pagamento affidabile presso una banca elvetica per le loro esportazioni in Iran. In linea con la tradizione umanitaria svizzera, il nostro Paese fornisce così un contributo all’approvvigionamento della popolazione iraniana con materie prime agricole, generi alimentari, farmaci e apparecchi medici.

Lo SHTA è stato elaborato dalla Svizzera in stretta collaborazione con i servizi competenti negli Stati Uniti e in Iran e con alcune banche e aziende svizzere. Nell’ambito dello SHTA il Dipartimento del Tesoro americano (US Treasury Department) fornirà alle banche interessate le necessarie garanzie che le transazioni finanziarie avvengano in conformità con la legislazione statunitense.

In cambio, gli esportatori e le banche che sottoscriveranno lo SHTA informeranno in dettaglio la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) sulla loro attività e sui loro partner commerciali in Iran oltre che sulle transazioni effettuate. La SECO verificherà queste informazioni e si accerterà, in collaborazione con l’US Treasury Department, che le operazioni avvengano nel pieno rispetto del dovere di diligenza, trasmettendo anche ai servizi americani le informazioni ricevute dalle banche e dagli esportatori.

Dalla fine del 2018, in collaborazione con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e la Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI), la SECO si è impegnata per realizzare questo meccanismo di pagamento a scopo umanitario. Il 20 gennaio 2020 il Consiglio federale ha dato la sua approvazione di principio all’attuazione dell’accordo.

Il 27 gennaio 2020 è già stato autorizzato a titolo di prova un primo pagamento per la fornitura di medicinali da parte di un’azienda farmaceutica svizzera all’Iran. Si tratta di farmaci per la cura del cancro e il trapianto di organi.

Da quando gli Stati Uniti, nel maggio 2018, sono usciti dall’accordo sul nucleare con l’Iran e hanno reintrodotto sanzioni unilaterali, gli esportatori svizzeri hanno avuto sempre maggiori difficoltà a fornire aiuti umanitari all’Iran, benché queste forniture non siano in linea di principio soggette alle sanzioni americane. Visti i rischi legali dovuti a tali sanzioni, praticamente nessun istituto finanziario era più disposto a effettuare pagamenti destinati all’Iran. I pochi canali ancora esistenti erano costosi, complessi e poco affidabili.

Fonte: SECO

Informazioni tecniche per le aziende, Segreteria di Stato dell‘economia SECO: Email

Brexit: e ora?

Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, gli accordi bilaterali tra la Svizzera e l’UE restano in vigore

L’uscita del Regno Unito dall’UE alla mezzanotte del 31 gennaio 2020 non comporterà a breve termine cambiamenti nelle relazioni tra la Svizzera e questo Paese: gli accordi bilaterali in vigore tra la Svizzera e l’UE si applicheranno al Regno Unito per il periodo transitorio (prorogabile) previsto almeno fino alla fine del 2020. L’accordo commerciale tra la Svizzera e il Regno Unito entrerà in vigore al più presto il 1° gennaio 2021.

Nell’ambito della strategia «Mind the gap» la Svizzera ha concluso tempestivamente una serie di nuovi accordi con il Regno Unito in settori quali il commercio, la migrazione, i trasporti stradali e aerei e le assicurazioni. La strategia «Mind the gap» mira a salvaguardare e, laddove possibile, estendere i diritti e gli obblighi reciproci esistenti. Inoltre, in un secondo momento e nel reciproco interesse, la collaborazione con il Regno Unito sarà ampliata ulteriormente («Mind the gap Plus»).

Relazioni intense e diversificate

Le relazioni tra la Svizzera e il Regno Unito sono intense e diversificate. Nel 2018 il Regno Unito era il sesto partner commerciale della Svizzera, con un volume di scambi di oltre 36 miliardi di franchi svizzeri, e nel 2017 era il terzo mercato in ordine di importanza per le esportazioni svizzere di servizi mentre la Svizzera era la terza piazza più importante per gli investimenti diretti britannici. Ogni anno vengono effettuati circa 58 600 voli tra la Svizzera e il Regno Unito. Nel Regno Unito vivono circa 34 500 cittadini e cittadine svizzeri e in Svizzera risiedono 43 000 cittadini e cittadine britannici.

Finora, queste relazioni tra la Svizzera e il Regno Unito si sono basate in modo determinante sugli accordi bilaterali tra Svizzera e UE. Al fine di garantire, per quanto possibile, i diritti e gli obblighi reciprochi esistenti anche dopo l’uscita dall’UE per mezzo di nuovi accordi, ed eventualmente di ampliarli in determinati ambiti, il Consiglio federale ha fissato per tempo la sua strategia «Mind the gap» (ottobre 2016), precisandola poi nell’aprile del 2018. L’Esecutivo ha deciso che nel caso di un’uscita ordinata dall’UE (scenario deal) la possibilità di applicazione temporanea degli accordi UE con Paesi terzi al Regno Unito per un periodo transitorio prevista nell’accordo di recesso potrà valere anche per gli accordi bilaterali Svizzera-UE. Si tratta dell’eventualità che si è verificata.

La validità degli accordi bilaterali tra la Svizzera e l’UE durante il periodo transitorio è stata confermata formalmente tramite uno scambio di note tra l’UE e la Svizzera. Gli accordi bilaterali Svizzera-UE sono dunque validi fino alla fine del periodo transitorio, il 31 dicembre 2020 (prorogabile), anche per le relazioni Svizzera-Regno Unito.

Mind the Gap Plus

Oltre ad assicurare la continuità, la Svizzera sta verificando la possibilità di ampliare le relazioni con il Regno Unito («Mind the Gap Plus»). Il Consiglio federale sta esaminando in quali campi la collaborazione potrebbe essere approfondita dopo la Brexit e dove sussistono eventuali interessi comuni. Nell’accordo commerciale è già stato stabilito che la Svizzera e il Regno Unito avvieranno colloqui esplorativi per sostituire, ammodernare o sviluppare ulteriormente tale accordo

Cronologia

  • 31.12.2020 Termine previsto del periodo transitorio
  • 31.01.2020 Uscita del Regno Unito dall’UE
  • 31.10.2019 Firma di un Accordo temporaneo relativo al coordinamento delle assicurazioni sociali
  • 10.07.2019 Firma di un Accordo temporaneo sull’ammissione reciproca al mercato del lavoro e di una dichiarazione d’intenti sulla cooperazione di polizia
  • 25.02.2019 Firma dell’Accordo inerente ai diritti dei cittadini
  • 11.02.2019 Firma dell’Accordo commerciale
  • 25.01.2019 Firma dell’Accordo sulle assicurazioni e dell’Accordo sul trasporto stradale
  • 17.12.2018 Firma dell’Accordo sui trasporti aerei
  • 29.03.2017 Inizio della procedura di uscita dall’UE del Regno Unito ai sensi dell’articolo 50 del Trattato sull’Unione europea (TUE) (data di uscita originale: 29.03.2019)
  • 19.10.2016 Approvazione della strategia «Mind the gap» da parte del Consiglio federale
  • 23.06.2016 Referendum popolare sull’uscita del Regno Unito dall’UE («Leave» 51,9%)

Per maggiori informazioni:

Export svizzero da record anche nel 2019

Malgrado un clima internazionale caratterizzato da guerre commerciali e tensioni politiche, l’export svizzero ha nuovamente segnato numeri da record, dopo un 2018 già estremamente positivo. 

Un franco su due è guadagnato all’estero. La nostra economia è dinamica e volta all’internalizzazione poiché trova condizioni favorevoli sui mercati esteri, grazie anche ai numerosi accordi di libero scambio siglati dalla Svizzera. Prova di questo successo sono i dati presentati dall’Amministrazione federale delle dogane concernenti il commercio con l’estero per l’anno 2019. Malgrado un clima internazionale caratterizzato da guerre commerciali, tensioni politiche e una congiuntura mondiale estremamente instabile, il commercio estero elvetico ha nuovamente registrato numeri da record, seppur con un minimo rallentamento. Dopo un 2018 estremamente positivo, lo scorso anno le esportazioni sono cresciute del 3,9% e le importazioni dell’1,6% portando l’eccedenza della bilancia commerciale a oltre 37,3 miliardi di franchi.  

Chi trascina e chi frena?

La locomotiva dell’economia elvetica è il settore chimico-farmaceutico, che in un solo anno ha avuto una crescita esponenziale di quasi il 10%. Da sottolineare che i soli prodotti farmaceutici rappresentano oltre il 40% del valore di tutte le esportazioni di merci svizzere. Segnali positivi arrivano anche dal settore orologiero e dagli strumenti di precisione, che hanno ripreso una buona attività.

La Germania rimane di gran lunga il più importante mercato di esportazione della Svizzera e, malgrado i segnali di recessione, l’export elvetico verso questo Paese ha continuato a crescere. Il clima di tensione a livello internazionale non ha scalfito nemmeno gli scambi con i maggiori leader mondiali: la Cina si è infatti rivelata essere uno dei mercati più dinamici (+9.7%) come pure gli Stati Uniti (9.1%). Le esportazioni svizzere verso il Regno Unito, che avevano già accusato un’importante riduzione nel 2018 (-18%), hanno incassato un nuovo colpo a causa delle incertezze politiche legate alla Brexit (-1.8%). Emerge infine la dinamicità del mercato russo e di quello di Singapore, che negli ultimi tre anni hanno continuato a crescere a ritmo sostenuto.

Futuro roseo?

I primi indicatori mostrano che l’export svizzero continuerà all’insegna della positività anche nel 2020. A fornire segnali concreti è il sondaggio sul clima dell’export di S-GE e il barometro delle esportazioni di Credit Suisse: oltre la metà delle aziende intervistate hanno infatti indicato che nel primo semestre 2020 prevedono una crescita dell’export. Cc-Ti e S-GE continuano a seguire e a sostenere con impegno le attività delle PMI della Svizzera italiana.

Articolo a cura di

Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e
Valentina Rossi, Responsabile Servizio Export Cc-Ti


Commercio estero svizzero destagionalizzato. Fonte AFD

Incoterms® 2020: anche in una pratica App

Con il rilascio della nuova versione delle clausole di resa, la Camera di commercio internazionale (ICC) promuove anche una pratica applicazione per smartphone.

L’App Incoterms 2020 è a disposizione sui principali store:  Apple App Store e Google Play

Rimanere connessi digitalmente agli strumenti di business che utilizziamo quotidianamente è più importante che mai, specialmente per chi lavora nel commercio con l’estero. Anche restare aggiornati sulle ultime novità è essenziale per poter portare avanti la propria attività con successo.  

Una delle principali novità di questo anno è sicuramente la pubblicazione delle nuove clausole Incoterms® 2020. Malgrado abbiate seguito i corsi della Cc-Ti o acquistato il libro “Incoterms 2020”, può sempre rimanere un dubbio sulle regole di resa. Ecco quindi che anche la Camera di commercio internazionale (ICC) ha voluto aiutare gli imprenditori fornendo una App da scaricare sul proprio cellulare, utile a colmare i dubbi che possono sorgere in un momento di distrazione. Anche in viaggio quindi è sempre pratico e veloce consultare le obbligazioni del compratore o del venditore in una determinata regola, oppure ripassare la nuova clausola DPU.

L’App fornisce i seguenti servizi:

  • Breve descrizione delle 11 regole Incoterms®
  • Aiuta a comprendere quale termine commerciale includere nei contratti di vendita, a seconda del modo di trasporto: aereo, ferroviario, stradale, marittimo o una loro combinazione
  • Aggiorna sulle novità della ICC  

Ricordiamo che gli Incoterms® 2020 aiutano gli importatori e gli esportatori di tutto il mondo a comprendere le proprie responsabilità ed evitare costosi equivoci. Le regole formano il linguaggio delle transazioni di vendita internazionali e contribuiscono a rafforzare la fiducia nel nostro sistema commerciale globale.

La Cc-Ti, oltre a fornire consulenze ai propri associati, promuove anche corsi di formazione sulle clausole Incoterms®. Il prossimo appuntamento è in programma il 1° aprile e le iscrizioni sono già aperte!

Cina: I Carnet ATA anche per le manifestazioni sportive

La Cina ha annunciato che dal 1 gennaio 2020 accetterà i Carnet ATA anche per le merci sportive. Si creano così le basi per facilitare le Olimpiadi invernali di Pechino nel 2022.

Il Carnet ATA, il documento internazionale per l’esportazione temporanea di merci, denominato anche “passaporto delle merci”, permette il passaggio alle frontiere senza dover pagare tasse né tributi nell’arco di un anno. Questo documento è attualmente accettato da 78 Paesi ed è rilasciato dalle Camere di commercio.  

La Cina accetta il Carnet ATA per “mostre, fiere, congressi” ufficiali, per il “materiale professionale” e per i “campioni commerciali”. Dal 1 gennaio 2020 le condizioni vengono estese anche al materiale dedicato alle manifestazioni sportive. Questo ampliamento giunge al momento opportuno e sarà molto apprezzato dagli atleti e da tutte le entità coinvolte nei Giochi Olimpici invernali che si disputeranno nel 2022 a Pechino.  

La Cina ha introdotto il sistema dei Carnet ATA nel 1998, accettando le esportazioni temporanee solo per mostre e fiere. A gennaio 2019 sono state aggiunte anche le attrezzature professionali e i campioni commerciali, permettendo a queste ultime di entrare temporaneamente nella più grande nazione asiatica.

Il Servizio Export della Cc-Ti è sempre a disposizione per informazioni relative ai Carnet ATA e al loro utilizzo. Non esitate a contattarci.