L’Uzbekistan, questo grande Paese sconosciuto

La Svizzera rappresenta il primo mercato d’esportazione dell’Uzbekistan, Stato dell’Asia centrale. Un Paese che offre delle prospettive di crescita importanti, un’economia forte, uno sviluppo demografico marcato e una piazza in via d’industrializzazione tutta da scoprire.

Un panorama di Tashkent, capitale dell’Uzbekistan

L’Uzbekistan fa parte dello stesso gruppo della Svizzera presso la Banca mondiale, dove i rappresentanti delle due nazioni si incontrano. La Banca mondiale prevede nel suo caso una crescita del PIL annuale del 5% per il periodo attuale, confermando il fatto che l’ex Repubblica sovietica è ormai una delle economie con lo sviluppo più veloce al mondo. Il Paese conta circa 33 milioni di abitanti di cui il 65% parla l’uzbeco, la lingua turca ufficiale. Una minoranza della popolazione è russa e il russo è diffuso come lingua di comunicazione sebbene l’inglese inizi sempre di più a prendere piede. A queste si aggiungono altri gruppi e lingue come i Tadjiks, i Kazaki, i Tatari e i Caracalpachi. Circa il 37% della popolazione uzbeka vive nelle città e il 63% in campagna. La maggioranza è in età lavorativa e rappresenta il 57% del totale, mentre il 7% sono pensionati. La crescita demografica è aumentata dell’1,7% (2015) e la speranza di vita si attesta a 64 anni.

Le prospettive di sviluppo a lungo termine di questa nazione situata sulla via che collega la Cina e il Mediterraneo sono positive: una crescita economica vigorosa, un basso debito nazionale, importanti riserve di valute estere e d’oro e da ultimo, ma non meno importante, stupende ricchezze naturali. Esso possiede importanti giacimenti di gas naturali, d’oro, d’uranio e di rame. Grazie anche a un’economia diversificata, nessun settore rappresenta più del 20% del prodotto interno lordo. L’Uzbekistan è tra i primi dieci produttori ed esportatori di cotone. Tra il 2004 e il 2016 l’economia di questo Paese ha visto una crescita annuale dal 7 al 9%. Nell’anno a venire la crescita economica dovrebbe raggiungere una media del 5,5%.

Riforme in corso

Dalla capitale Tashkent, il Presidente Shavkat Mirziyoyev, in carica dal 2016, ha avviato riforme ambiziose: l’iperinflazione – ossia una situazione di inflazione particolarmente elevata tanto da indurre i consumatori ad usare valuta estera e le riforme in ambito legale e fiscale sono state ben accolte dalle società uzbeka. La Nazione si concentra sull’imprenditoria, la privatizzazione e l’apertura.
Le relazioni con i Paesi vicini si sono normalizzate. I risultati di questo operato si notano: l’Uzbekistan è progredito dal 166° posto (2012) al 69° posto (2019) nella classifica “Doing Business” della Banca mondiale. Negli anni a venire si attende un afflusso di investimenti diretti esteri pari a 65 milioni di dollari americani.

Relazioni con la Svizzera

Il fatto che l’Uzbekistan faccia parte dello stesso gruppo della Svizzera presso la Banca mondiale è piuttosto aneddotico. Il legame commerciale tra i due Paesi è molto più importante. Sui 14 miliardi di dollari d’esportazione dell’Uzbekistan, più del 18% sono destinati alla Svizzera, seguita dal Regno unito (17%) e dalla Russia (14%). Per quanto riguarda le importazioni, invece, sui 21 miliardi di dollari, il 23% provengono dalla Cina. La parte che tocca la Confederazione è inferiore all’1% e il volume delle importazioni da questo Paese ammonta a 148 milioni di dollari l’anno (cifre sono intese per l’anno 2019).

“Mercato di confine”

Gli investimenti svizzeri in questo Paese agroindustriale sono aumentati più del 200% nel corso degli ultimi 10 anni; anche le importazioni uzbeke sono incrementate. Solo 10 anni fa, il Paese acquistava 60 milioni di dollari di merce all’anno in Svizzera. I piccoli volumi, il carattere unilaterale e la crescita rapida sono le proprietà evidenti di questo “mercato di confine”, con una rapida industrializzazione.

Fare affari con Paesi come questo può anche comportare dei rischi, ma i successi sono altrettanto significativi. Purtroppo, la poca conoscenza dello Stato, della sua economia e del mercato tende anche a mascherare le opportunità.

Fonte: Testo di Henrique Schneider, USAM; adattamento Cc-Ti

Il prezzo da pagare

Come abbiamo già avuto modo di sottolineare in più occasioni durante questi ultimi mesi, l’aumento dei prezzi e la scarsità di talune materie prime è fonte di preoccupazione importante per l’economia.

In questo contesto l’importante aumento dei costi di trasporto costituisce un ulteriore fattore aggravante che tocca tutti i settori, dall’automobile all’agroalimentare, dall’elettronica al tessile. Basti pensare che i circa 5’000 pezzi che compongono un’automobile arrivano da molti Paesi diversi sparsi in tutto il mondo. Acciaio, plastica, componenti elettronici, elementi meccanici, ecc. devono essere trasportati per via marittima, fino a qualche tempo fa la meno costosa, aerea oppure con la ferrovia e i camion laddove possibile.

Soffermandosi sulla via marittima, essenziale per i trasporti delle merci, si può osservare che, oltre ai tempi di fornitura molto dilatati, i prezzi per i container sono quasi quintuplicati nello spazio di un anno. Ad esempio, un container per la tratta Shanghai – Le Havre può costare anche 17’000 dollari contro i 2’000 dollari necessari prima della crisi pandemica. Inoltre, essendo i porti sovraccarichi, non capita di rado che un trasporto invece di attraccare al porto previsto, come Le Havre nell’esempio appena citato, faccia rotta su un altro porto come può essere Anversa, aumentando evidentemente i costi e allungando i tempi di fornitura.
A Los Angeles i tempi di attesa per scaricare le merci dalle navi vanno dalle due alle tre settimane. Fra le cause principali di questo aumento dei prezzi, a parte la mancanza di alternative di trasporto per talune merci, figurano i consumi durante i periodi di lockdown.

L’aumento esponenziale degli ordini di prodotti online (in larga parte provenienti dall’Asia) ha creato un sovraccarico del trasporto marittimo e una conseguente scarsità di container a disposizione. A fronte del calo massiccio del trasporto di passeggeri, quello delle merci è addirittura aumentato, con incrementi del 27% nel primo semestre 2021, rispetto allo stesso periodo nel 2019 (+37% rispetto al primo semestre del 2020). Nemmeno i 600’000 container supplementari ordinati durante la pandemia e i 180’000 che dovrebbero essere disponibili nei prossimi mesi sono stati sufficienti per arginare la situazione. Con un inevitabile rialzo dei prezzi. Se questo ha ridato il sorriso agli armatori, dapprima paralizzati nella prima fase della pandemia e ora confrontati a un importante aumento degli utili, il resto dell’economia è colpito in maniera pesante in molti settori e in tutti i Paesi. Il problema è che una fine a breve termine non è prevista, dato che si parla di una normalizzazione verso la primavera del 2022, cioè dopo il Capodanno cinese. Si avvicinano momenti di ordinazioni importanti legati ad esempio al Black Friday, al Thanksgiving e a Natale. Il trasporto delle merci via aerea costituisce un’alternativa assai limitata.

Si tratta di elementi spesso ignorati, ma che hanno un ruolo fondamentale per il funzionamento del sistema economico, in una realtà economica interconnessa come quella odierna. Fa capolino evidentemente il discorso della forte dipendenza, non solo della Svizzera, da altri Paesi ma qualche margine di miglioramento può esserci.

Il reshoring di talune attività produttive, cioè il “rimpatrio” di certe aziende per una produzione più “indigena” è senza dubbio un elemento che può essere rafforzato dall’evoluzione tecnologica e alcuni esempi edificanti non mancano. Ma si tratta di un fenomeno ancora abbastanza marginale e comunque la dipendenza dalle materie prime resterà comunque. Ed è normale che talune fasi produttive restino laddove vi sono materie prime per la produzione di molte componenti, altrimenti la sostenibilità economica non sarebbe possibile.

Discorso complesso, che richiede molta attenzione e molto equilibrio di giudizio, perché il sistema non può essere modificato a colpi di decreto e non vi sono soluzioni facili. La pandemia ha portato all’attenzione del grande pubblico l’interdipendenza internazionale, suscitando anche timori, sospetti e risentimenti. Emozioni comprensibili ma anche poco utili nell’insieme. Ma qui il discorso si fa complesso e meriterebbe approfondimenti ben più ampi. L’urgenza è ora quella di cercare alternative, come l’economia svizzera e ticinese hanno sempre dimostrato di saper fare, gestendo questi aumenti di prezzi senza che vi siano conseguenze troppo pesanti sul mercato interno e in termini di competitività internazionale. La “fortuna” è che, per una volta e per restare in ambito navale, quasi tutti i Paesi sono sulla “stessa barca”, per cui almeno su questo fronte, ce la possiamo giocare quasi alla pari con tutti gli altri, visto che le difficoltà elencate toccano tanti se non tutti.

Brexit: gli ultimi aggiornamenti

Un excursus sulle ultime notizie.

11.08.2021: SVIZZERA – REGNO UNITO: IL CONSIGLIO FEDERALE APPROVA UNA NUOVA CONVENZIONE DI SICUREZZA SOCIALE

L’11 agosto 2021 il Consiglio federale ha approvato una nuova convenzione di sicurezza sociale tra la Svizzera e il Regno Unito che garantirà a lungo termine il coordinamento delle assicurazioni sociali dei due Stati dopo il recesso del Regno Unito dall’UE. La nuova convenzione fa parte della strategia «Mind the gap» del Consiglio federale in seguito alla Brexit. Dopo la consultazione delle competenti commissioni parlamentari l’accordo sarà già applicato provvisoriamente.

  • Svizzera e il Regno Unito hanno negoziato un nuovo accordo bilaterale. Il Consiglio federale ha ora approvato il risultato dei negoziati.
  • La nuova convenzione di sicurezza sociale garantisce un’ampia parità di trattamento tra gli assicurati e un accesso facilitato alle prestazioni di sicurezza sociale

30.06.2021: SVIZZERA – REGNO UNITO: IL CONSIGLIO FEDERALE ADOTTA IL MESSAGGIO CONCERNENTE L’ACCORDO SULLA MOBILITÀ DEI PRESTATORI DI SERVIZI

Il 30 giugno 2021 il Consiglio federale ha adottato il messaggio concernente l’Accordo tra la Svizzera e il Regno Unito sulla mobilità dei prestatori di servizi (Services Mobility Agreement, SMA). Questo Accordo consente di mantenere l’accesso reciproco agevolato per i prestatori di servizi dopo l’estinzione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone tra i due Paesi.

  • Questo Accordo regola l’accesso reciproco al mercato e il soggiorno temporaneo di prestatori di servizi, come i consulenti aziendali, gli esperti informatici o gli ingegneri.
  • Garantisce alla Svizzera e al Regno Unito l’accesso reciproco agevolato al mercato per i prestatori di servizi, subentrando così all’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) tra la Svizzera e l’UE, che dal 1. gennaio 2021 non è più applicabile al Regno Unito

08.06.2021: PRIMA RIUNIONE DEL COMITATO MISTO DELL’ACCORDO COMMERCIALE TRA LA SVIZZERA E IL REGNO UNITO

L’accordo commerciale tra la Svizzera e il Regno Unito è entrato in vigore il 1° gennaio 2021. Il comitato misto competente ha tenuto la sua riunione costitutiva l’8 giugno 2021. Sono stati discussi temi chiave per le relazioni commerciali con il Regno Unito, come il cumulo dell’origine e l’ulteriore sviluppo dell’accordo.

  • la Svizzera e il Regno Unito hanno accettato di incorporare nell’accordo commerciale le regole riviste della Convenzione regionale sulle regole di origine preferenziali paneuromediterranee (Convenzione PEM)
  • il cumulo con materie prime provenienti dall’UE e dalla Turchia sarà nuovamente possibile a partire dal 9 giugno 2021.

04.06.2021: NEL CONTESTO DELLA BREXIT, GLI STATI DELLO SPAZIO ECONOMICO EUROPEO E IL REGNO UNITO FIRMANO UNA SOLUZIONE ALTERNATIVA

  • Ciò che per la Svizzera è già realtà dal 1 gennaio 2021 grazie alla strategia “mind the gap”  lo è ora anche per gli Stati del Spazio economico europeo (Norvegia, Islanda, Liechtenstein): una soluzione contrattuale alternativa per le relazioni commerciali post-Brexit con il Regno Unito. L’accordo di libero scambio, firmato il 4 giugno 2021, è ora sottoposto ai rispettivi processi nazionali di ratifica ed entrata in vigore.

27.05.2021: SEGNI DI RIPRESA NEL COMMERCIO DI MERCI TRA SVIZZERA E REGNO UNITO

  • Dopo il crollo massiccio degli scambi di merci tra Svizzera e Regno Unito nel primo trimestre del 2021, ci sono ora segni incoraggianti di una ripresa significativa nel mese di aprile 2021.  La ripresa generale degli scambi di merci con il Regno Unito è superiore alla media anche in confronto alle esportazioni e importazioni complessive della Svizzera da e verso l’Europa.

28.04.2021: L’ACCORDO COMMERCIALE E DI COOPERAZIONE UE-REGNO UNITO È STATO FINALMENTE RATIFICATO 

  • il Parlamento europeo ha chiaramente approvato l’accordo commerciale e di cooperazione tra l’UE e il Regno Unito. Per l’economia svizzera, e non solo per le imprese dell’UE e del Regno Unito, la frammentazione della politica commerciale dell’Europa in seguito alla Brexit comporta un gran numero di nuove barriere commerciali quali dazi doganali, impegnativi controlli alle frontiere e ulteriori requisiti amministrativi.

12.03.2021: FORTE CALO DEL COMMERCIO BILATERALE CON IL REGNO UNITO

  • Nel gennaio 2020 le importazioni hanno subito un calo del -46% e -30% le esportazioni dalla Svizzera verso il Regno Unito per rapporto a gennaio 2020. Il massiccio calo si estende a tutti i settori – ed è maggiore del calo del commercio con l’Unione Europea (importazioni -11%, esportazioni -10%). Per quanto concerne le importazioni dal Regno Unito, è l’industria chimica e farmaceutica ad essere maggiormente colpita (-58,3% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso), mentre il settore dell’energia è particolarmente toccato per quanto riguarda le esportazioni (-82%)

17.02.2021: IL CONSIGLIO FEDERALE APRE LA CONSULTAZIONE RELATIVA ALL’ACCORDO SULLA MOBILITÀ DEI PRESTATORI DI SERVIZI

Il 17 febbraio 2021 il Consiglio federale ha aperto la consultazione relativa all’Accordo tra la Svizzera e il Regno Unito sulla mobilità dei prestatori di servizi (Services Mobility Agreement, SMA), che garantisce un accesso reciproco agevolato per i prestatori di servizi dopo l’estinzione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) tra la Svizzera e il Regno Unito. La consultazione durerà fino al 30 aprile 2021.

  • regola l’accesso reciproco e il soggiorno temporaneo dei prestatori di servizi, come i consulenti aziendali, gli esperti informatici o gli ingegneri.
  • La durata di validità del SMA è per ora fissata a due anni, ma le parti contraenti potranno decidere di prolungarlo di comune intesa. L’Accordo è applicato temporaneamente dal 1° gennaio 2021.

Fonti: www.admin.ch e https://www.economiesuisse.ch/it/articoli/news-ticker-la-svizzera-e-la-brexit

La trasformazione digitale delle dogane e DaziT

Informazione per le aziende esportatrici: l’Amministrazione federale delle dogane (AFD) ha avviato da tempo un progressivo ammodernamento dei propri servizi e si trova oggi nel pieno della trasformazione digitale.

Si sta evolvendo gradualmente verso l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC). In questo scenario, il programma «DaziT» – che si compone di «dazi» (ovvero dazio o più in generale dogana) e «T» (trasformazione) – è stato avviato ufficialmente il 1° gennaio 2018 e durerà fino alla fine del 2026.
DaziT riduce i costi delle procedure di riscossione del dazio e dei tributi. Entro fine 2026 i processi specialistici verranno gradualmente semplificati, standardizzati e interamente digitalizzati.
La trasformazione si basa sulla semplificazione dei processi, sulla digitalizzazione e su un ulteriore sviluppo organizzativo.

L’AFD ha introdotto delle applicazioni per smartphone utili a semplificare i processi. Si tratta di “QuickZoll” che permette di effettuare imposizioni digitali nel traffico turistico privato, “Via” che consente di versare la tassa forfettaria sul traffico pesante in maniera mobile e “ActivePeriodic” che concede di attivare automaticamente le dichiarazioni doganali al passaggio del confine.

LINK – Le app introdotte dell’AFD

Oltre alle applicazioni ActivePeriodicche consentono già l’attivazione automatica delle dichiarazioni doganali, l’AFD sta sviluppando un sistema ancora più ambizioso: la soluzione telematica. La procedura potrebbe essere interamente digitalizzata, senza l’ausilio dello smartphone.

L’attivazione automatica è un elemento chiave della nuova procedura doganale, infatti avvisa la dogana quando una merce dichiarata sta per attraversare il confine.

Le imprese di trasporto potranno beneficiare di procedure più efficaci e di conseguenza di un risparmio di tempo e di risorse. La completa digitalizzazione della procedura renderà superflui i documenti cartacei. Tutti questi aspetti permetteranno di velocizzare la circolazione dei veicoli e delle merci al confine.

L’obiettivo dell’AFD è di rendere produttiva l’attivazione telematica entro l’estate del 2023, ovvero al momento del lancio del nuovo sistema per il traffico delle merci Passar. Da metà 2023 Passar sostituirà completamente gli attuali sistemi NCTS (transito ed esportazione) nonché e-dec/e-dec web (importazione ed esportazione). A dipendenza del volume delle attività commerciali, le ditte potranno scegliere di utilizzare Passar tramite un’interfaccia utente basata sul web o un’interfaccia automatica ai propri sistemi informatici.


I SERVIZI DIGITALI DELLA CC-TI
Anche la Cc-Ti mette a disposizione dei servizi digitali nell’ambito export.
La piattaforma www.certify.ch permette di richiedere l’emissione dei documenti d’origine direttamente online comodamente da casa o dall’ufficio. I certificati e i documenti legalizzati potranno poi essere comodamente stampati dal richiedente o utilizzati in PDF.
Il portale www.ataswiss.ch consente di richiedere i Carnet ATA online dopo aver creato il proprio account. La piattaforma è accessibile 24 h su 24 h, 7 giorni su 7.

Il Servizio Export Cc-Ti resta sempre a disposizione.

LINK UTILI
Le app introdotte dell’AFD
DaziT
Amministrazione federale delle dogane (AFD)

Fonte: “Telematica, la soluzione chiave in vista della digitalizzazione” e “Le operazioni doganali sono troppo complicate per le PMI?”, Amministrazione federale delle dogane (AFD)

TARES: novità dal 1°.1.2022

La tariffa doganale è un elenco sistematico di merci con l‘indicazione di aliquote di dazio per una specifica quantità di merci.

La tariffa doganale svizzera si basa sull‘accordo internazionale del “Sistema armonizzato”, denominato “SA”, attualmente in uso in quasi tutti i Paesi del mondo (in vigore dal 1°.1.1988). Tutte le Nazioni utilizzano una medesima nomenclatura doganale, armonizzando le prime sei cifre a livello mondiale. Il sistema suddivide la tariffa doganale scomponendo la cifra in sezioni, capitoli e sotto-capitoli.

Le voci di tariffa servono di base per la riscossione dei dazi e di altri tributi, l’allestimento della statistica del commercio esterno e per stabilire l’origine preferenziale delle merci.

Per conoscere la voce doganale di un prodotto è possibile visitare il sito www.tares.ch dell’Amministrazione Federale delle Dogane (AFD). Tramite questa piattaforma è possibile cercare la voce di tariffa doganale in base al nome del proprio prodotto e conoscere le aliquote di dazio. A partire dal 1° gennaio 2022 la tariffa doganale subirà delle modifiche in seguito alla revisione della Convenzione internazionale sul Sistema armonizzato di designazione e di codificazione delle merci (SA).

Fonte e maggiori dettagli: https://www.ezv.admin.ch/ezv/it/home/informazioni-per-ditte/tariffa-doganale–tares/modification-entrant-en-vigueur-le-1-1-2022.html


LINK UTILI
Tariffa doganale – Tares
Modifiche dall’1.1.2022
Piattaforma tares.ch

Il Servizio Export Cc-Ti resta a vostra disposizione.

Buona ripresa delle esportazioni svizzere

L’economia svizzera è sopravvissuta alla pandemia di COVID-19 con perdite sorprendentemente ridotte. Perlomeno se si utilizza quale criterio di paragone il prodotto interno lordo (PIL). Nonostante la massiccia seconda ondata di contagi, il PIL ha ora quasi raggiunto di nuovo il livello pre-crisi.

Nel complesso quest’anno il PIL è cresciuto del 3,5% compensando così il calo nel 2020 (-2,6%). Dall’inizio del 2021 anche l’industria delle esportazioni ha avuto una grande ripresa.

Nel marzo 2021 le esportazioni dell’industria meccanica, elettrica e metallurgica hanno raggiunto il livello più alto da maggio 2019. Già dall’inizio dell’anno in corso si è potuto notare un aumento delle esportazioni verso i principali partner commerciali: ciò è stato possibile grazie alla forte domanda globale di beni e merci.

Non solo i macchinari e l’industria hanno avuto un forte rialzo nell’export, anche il settore farmaceutico prosegue positivamente: paragonato al livello pre-pandemia, nel primo trimestre 2021 ha avuto un aumento del 10%.
In particolare, i mercati USA e Cina hanno contribuito a questo incremento. Invece, in Germania e in Italia la ripresa delle esportazioni avanza più lentamente, mentre che i mercati spagnoli e francesi sembrano conoscere anch’essi, una ripresa più positiva.

Persino l’industria dell’esportazioni orologiera nel 1° trimestre 2021 ha registrato quasi gli stessi livelli del pre-pandemia (dati 2019), sebbene nel 2020 abbia incontrato grandi difficoltà. Sembra che in Cina sia stata rilevata un forte incremento della domanda di commercio svizzero dell’orologeria, e che negli Stati Uniti gli aiuti alle famiglie da parte del Governo americano per far ripartire l’economia, abbiano fatto aumentare anche la richiesta nel campo orologiero.

Grazie all’avanzare della campagna di vaccinazione COVID-19 e all’aumento dei test di massa in Svizzera (e ne resto del mondo), i contagi stanno continuando a scendere: questo fa sì che le prospettive economiche e congiunturali per il secondo semestre del 2021 si presentino in maniera abbastanza positiva.
Da un lato, l’attività nella maggior parte dei settori dei servizi svizzeri sta riprendendo quasi gradualmente dopo l’allentamento delle misure di contenimento della pandemia; d’altro canto, grazie ad una domanda mondiale di beni superiore alla media e ad un settore che si sta ancora riprendendo, c’è persino una carenza diffusa.

Di conseguenza, l’indice PMI per l’industria svizzera, che riflette la domanda industriale, è attualmente al livello più alto dall’inizio dell’indagine nel 1995. Grazie al boom di ripresa in corso nell’industria globale, le esportazioni nel settore MEM svizzero sono aumentate e continuano la loro ascesa.

Inoltre, il graduale allentamento delle restrizioni nell’Unione Europea (UE) dovrebbe risollevare la fiducia dei consumatori e quindi contribuire anche a una ripresa delle esportazioni di orologi svizzeri verso l’UE.


Articolo di Tiziana Hunziker, Swiss Export Journal 3.Quartal 2021 – traduzione e adattamento Cc-Ti

I servizi export digitali della Cc-Ti

La Cc-Ti, fondata nel 1917, da oltre 100 anni, lavora come associazione mantello dell’economia ticinese al servizio delle aziende, sia quelle che operano con e sul mercato interno come pure quelle che lavorano con l’estero. Negli anni l’economia, le persone, le imprese e il mondo nel suo complesso, si sono “tenuti al passo” per fronteggiare al meglio le molteplici esigenze sempre più impegnative dell’internazionalizzazione.

Per questo motivo, crediamo che non ci sia momento migliore per avvalersi del mondo della digitalizzazione anche nel settore dell’export, e in particolar modo, per il rilascio dei certificati d’origine.
Senza un certificato di origine rilasciato da una Camera di commercio e dell’industria competente, che confermi la provenienza della merce, non è possibile esportare dei prodotti in un Paese con il quale la Svizzera non ha alcun accordo di libero scambio (ALS) o altre attestazioni di origine, per le quali quali, inoltre, si richiede sempre più celerità nell’emissione.  

Fino a pochi anni fa era impensabile poter richiedere la legalizzazione di documenti per l’esportazione, quali certificati di origine, fatture e altre attestazioni, tramite un portale web. Complice anche la pandemia e l’incremento dell’home working, da qualche tempo è possibile richiedere l’emissione dei documenti direttamente online comodamente da casa o dall’ufficio. Infatti, non è mai stato così facile, veloce e sicuro richiedere un certificato d’origine. Tutto questo è possibile grazie all’utilizzo della piattaforma www.certify.ch, già in utilizzo con successo e praticità anche per altre Camere di commercio e dell’industria svizzere (CCIS).

Per tutte le aziende che erano abituate a fornire le domande di attestazione e a ricevere i documenti via posta cartacea, adesso tutto può avvenire semplicemente online. I certificati e i documenti legalizzati potranno poi essere comodamente stampati dal richiedente o utilizzati in PDF. La piattaforma non ha alcun costo supplementare e i prezzi delle differenti prestazioni rimangono invariati. Si guadagna sicuramente in velocità e in sicurezza.

La piattaforma è accessibile 24h su 24h, 7 giorni su 7, accedendo con il proprio nome utente e la propria password, che la Cc-Ti vi rilascerà al momento della creazione dell’account.

Un altro documento che si può richiedere online è il Carnet ATA (Ammissione temporanea/Temporary Admission), questo documento doganale ufficiale viene definito come il passaporto per le merci utilizzato per l’esportazione temporanea di merce all’estero, per quanto riguarda le mostre fiere e congressi, campioni commerciali e materiale professionale.

L’idea di un regime di ammissione di franchigia per i campioni era già stata elaborata su base bilaterale tra Austria e Svizzera, regime che entrò in vigore tra i due Paesi nel febbraio del 1954. Fu così creata la prima Convenzione, con la documentazione Carnet ECS (dal francese “Echantillons Commerciaux”) che andava a sostituire qualsiasi deposito o garanzia per i dazi e gli oneri all’importazione.
A seguito del successo del Carnet ECS seguì il Carnet ATA, visto come una versione aggiornata a quella precedente.
Anche questo documento era compilato manualmente. Purtroppo, ancora oggi il documento ATA non è ancora del tutto digitalizzato, ma si sta lavorando a un prototipo per renderlo fruibile al 100% in formato elettronico.

Il Carnet ATA è uno strumento che garantisce notevoli vantaggi sugli scambi internazionali e assicura maggiore semplificazione dei regimi doganali, facilitando così l’esportazione temporanea di merce all’estero, armonizzando le svariate procedure, proseguendo obbiettivi di carattere economico, culturale, sociale, umanitario e turistico.

Un documento simile è il Carnet CPD, utilizzato solamente per le esportazioni temporanee a Taiwan e in un certo numero di Paesi ATA tra cui la Svizzera. Questo documento viene rilasciato dalla Camera di commercio e dell’industria e le condizioni per il suo uso sono identiche a quelle previste per il Carnet ATA.

Per poter richiedere un Carnet ATA bisogna contattare la propria Camera di commercio e dell’industria, che vi indirizzerà sul portale www.ataswiss.ch, la pagina sulla quale si possono richiedere i Carnet ATA online dopo aver creato il proprio account. Anche questo portale è accessibile 24 h su 24 h, 7 giorni su 7, comodamente da casa o dall’ufficio. Una volta effettuato il log-in con il proprio nome utente e la propria password, si può iniziare in modo semplice e pratico la compilazione del documento ATA.

Per qualsiasi informazione il servizio Export e Legalizzazioni della Cc-Ti è a vostra disposizione.

AFCFTA: l’accordo di libero scambio nel Continente africano

Il Trattato di Libero Commercio Continentale Africano, (in inglese African Continental Free Trade Agreement, abbreviato AFCFTA) è un trattato internazionale che regola l’apertura delle frontiere e la creazione di un’area di libero scambio tra i Paesi africani membri.

La zona di libero scambio del continente africano rappresenta dunque un nuovo mercato comune, il più vasto al mondo in termini di popolazione.

La prossimità geografica e il potenziale in ascesa delle differenti economie africane creano numerose opportunità per le aziende esportatrici svizzere.
La Svizzera vanta una lunga tradizione di partenariato con il Continente africano e gode di un’ottima reputazione.

Il lungo cammino verso l’integrazione africana

L’accordo di libero scambio continentale africano (AFCFTA) è un progetto ambizioso, dettato da una volontà politica che dovrebbe permettere sviluppi economici favorevoli per grandi progetti; forti del dinamismo economico che caratterizza diverse Nazioni africane.
Progetto faro dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana, l’AFCFTA stabilisce un mercato unico che dovrebbe rivitalizzare lo spazio commerciale africano, promuovendo l’industrializzazione, creando nuovi posti di lavoro e migliorando la competitività delle industrie africane a livello mondiale.
In termini di popolazione (parliamo di 1.3 miliardi di abitanti), l’AFCFTA pone le fondamenta della più vasta zona di libero scambio dopo la creazione dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). 54 dei 55 Stati membri dell’Unione africana l’hanno firmato, fatto che rappresenta un PIL combinato di 3.4 miliardi di dollari.

Il 1° gennaio 2021 ha segnato l’apertura operativa dei mercati di questa nuova grande zona di libero scambio per 36 Paesi che avevano già ratificato l’accordo. I protocolli sul commercio di merci, il commercio dei servizi e la risoluzione di controversie, derivati dalla fase I delle negoziazioni, sono entrati in vigore contemporaneamente all’accordo. I paesi che l’hanno ratificato sembrerebbero essersi messi d’accordo sulle regole d’origine per più dell’81% delle linee tariffarie. Ad oggi, l’Africa è pertanto in grado di iniziare il libero scambio per più dell’81% dei prodotti alle condizioni preferenziali. Le parti dovranno ancora accordarsi sul 19% restante, nonché sul commercio dei servizi. La fase II delle negoziazioni tratterà i protocolli sugli investimenti, i diritti della proprietà intellettuale e la politica in materia di concorrenza; la fase III si concentrerà sull’e-commerce.


Svizzera e Africa

L’Africa subsahariana sta guadagnando peso geopolitico e rilevanza economica. Benché il subcontinente continui a confrontarsi con innumerevoli sfide, spesso annose, la rapida trasformazione sociale, economica e politica apre nuove opportunità.
Il Consiglio federale vuole dare maggiore peso e rilievo alla politica della Svizzera per l’Africa subsahariana, rafforzando ulteriormente la coerenza della sua politica estera. A tal fine intende modellare le relazioni bilaterali e regionali con l’Africa subsahariana all’insegna del partenariato. Facendo leva su un’analisi geopolitica del contesto regionale e sulla Strategia di politica estera 2020–2023, il Consiglio federale ha determinato 4 priorità tematiche:

  • pace, sicurezza e diritti umani
  • prosperità
  • sostenibilità
  • digitalizzazione

La strategia del Consiglio federale per l’intera regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) – che costituirà il quadro di riferimento per tutte le attività svizzere in quest’area negli anni 2021-2024 – si riferisce ai Paesi a sud del Sahara e riguarda 49 Stati.

L’Africa subsahariana e le sue regioni limitrofe (Fonte: DFAE)

Fonte: CCIG info, aprile 2021, adattamento e sviluppo Cc-Ti

Link utili: Strategia MENA del Consiglio Federale – 2021-2024

Carnet ATA per il Brasile di nuovo possibili

Il segretariato dell’International Chamber of Commerce (ICC) di Parigi ha confermato che i Carnet ATA per il Brasile sono nuovamente in funzione.

Tutte le problematiche in corso sono dunque state risolte.

L’ufficio Export della Cc-Ti rimane sempre a vostra disposizione per qualsiasi informazione.

Focus sul Mercosur

Un futuro accordo di libero scambio con il MERCOSUR (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay)

Oltre all’accordo di libero scambio con l’Unione Europea e la convenzione AELS, la Svizzera dispone di una rete di 32 accordi di libero scambio con 42 partner. Questi accordi sono spesso conclusi nell’ambito dell’Associazione europea di libero scambio (AELS). La Confederazione può però concludere accordi di libero scambio anche con partner commerciali al di fuori dell’Europa, come è stato il caso per il Giappone e la Cina.

Dati essenziali

Gli accordi di libero scambio sono molto importanti per un Paese, poiché riducono notevolmente gli elevati dazi all’importazione che colpiscono gli esportatori elvetici. Ad oggi la Svizzera esporta nei Paesi del Mercosur beni per oltre 3,6 miliardi di franchi e le importazioni si aggirano intorno ai 711 milioni di franchi, si tratterebbe di uno dei mercati con il maggiore potenziale non ancora sfruttato.

L’industria dell’esportazione svizzera ne farà sicuramente buon uso, l’accordo farà risparmiare oltre 180 milioni di franchi l’anno. Questo fa notare la loro importanza per l’industria svizzera d’esportazione. Ma oltre al risparmio sui dazi doganali, l’accordo di libero scambio rinforza anche la protezione della proprietà intellettuale, elimina gli ostacoli tecnici al commercio, accresce la sicurezza degli investimenti e degli appalti pubblici.

Nell’agosto del 2019 gli Stati dell’AELS (Svizzera, Norvegia, Liechtenstein e Islanda) e gli Stati del Mercosur hanno concluso le negoziazioni per un futuro accordo di libero scambio.

Ciò significa che quasi il 96% delle esportazioni svizzere verso i Paesi del Mercosur potranno essere esonerate dai diritti doganali.

Gli accordi di libero scambio contengono anche delle disposizioni obbligatorie in materia di sviluppo duraturo. Per questo motivo i diritti dei popoli indigeni e la sostenibilità sono parte integrante dei testi, giuridicamente vincolanti sul commercio e lo sviluppo sostenibile.
Pensando al Sud America, ci si focalizza subito sulla foresta amazzonica (che  si estende su una superficie di 6,7 milioni di km² e si sviluppa sul territorio di ben nove Stati sudamericani)  e alla sua deforestazione, nonché agli altri problemi ambientali che toccano questo importante polmone verde.

Il giro del Mercosur

Argentina

L’Argentina è il quarto partner commerciale della Svizzera in America del Sud per importanza e la terza destinazione delle sue esportazioni nel subcontinente. Nel 2019 la Svizzera ha importato beni dal Paese latinoamericano per un valore di 1,67 miliardi CHF, in prevalenza metalli preziosi e prodotti agricoli, mentre ha esportato soprattutto prodotti chimici e farmaceutici, macchinari e orologi per un totale di 665 milioni CHF.

Alla fine del 2018 gli investimenti diretti svizzeri in Argentina erano pari a circa 3 miliardi CHF e le imprese svizzere davano lavoro a 11’320 persone.

Brasile


Il Brasile è il partner commerciale più importante della Svizzera in America latina, e molte aziende svizzere sono attive nel Paese. Già nel 2008 i Governi di Svizzera e Brasile hanno avviato un «partenariato strategico» nel cui quadro i due Paesi intrattengono scambi e cooperazioni in diversi campi. I due Stati hanno concluso accordi nei settori della scienza, dell’assistenza giudiziaria e della giustizia, dello scambio di informazioni in ambito fiscale, del traffico aereo e della sicurezza sociale.
Nel 2019 la Svizzera ha importato dal Brasile beni per un valore di quasi 1,4 miliardi CHF, soprattutto metalli preziosi e caffè, mentre ha esportato principalmente prodotti chimici e farmaceutici nonché macchinari per un totale di 2,5 miliardi CHF. Alla fine del 2018 gli investimenti diretti svizzeri in Brasile ammontavano a 10,5 miliardi CHF e le imprese svizzere impiegavano oltre 62’200 persone nel Paese.

Paraguay

La Svizzera e il Paraguay hanno concluso, tra gli altri, accordi negli ambiti del commercio, della protezione degli investimenti e della cooperazione tecnica.
Il commercio tra Svizzera e Paraguay è relativamente limitato. Nel 2019 le esportazioni della Svizzera verso il Paraguay sono state pari a 20,5 milioni CHF, mentre le importazioni sono ammontate a 23,4 milioni CHF e hanno riguardato principalmente prodotti agricoli, pietre e metalli preziosi e oli essenziali.

Uruguay

Le relazioni politiche tra la Svizzera e l’Uruguay sono buone, in quanto esiste uno stretto legame storico tra i due Paesi, che è da ricondurre alla forte emigrazione svizzera nel XIX secolo. Non a caso l’Uruguay è chiamato anche “piccola Svizzera”.

Attualmente la Svizzera e l’Uruguay hanno concluso accordi nel settore della protezione degli investimenti, della doppia imposizione, delle assicurazioni sociali e del traffico aereo.

Nel 2019 la Svizzera ha importato merci dall’Uruguay per un valore di circa 32 milioni CHF; si è trattato essenzialmente di pietre e metalli preziosi, ma anche di prodotti agricoli e cartacei. Sempre nel 2019, le esportazioni svizzere verso l’Uruguay si sono attestate a 158 milioni CHF e hanno riguardato principalmente prodotti farmaceutici, orologi e macchinari.

Alla fine del 2018 gli investimenti diretti svizzeri in Uruguay ammontavano a circa 2,4 miliardi CHF e le imprese svizzere impiegavano quasi 1’100 persone nel Paese. 


Fonte: admin.ch, adattamento Cc-Ti

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