L’origine non è sempre origine

L’origine di un prodotto è l’elemento caratterizzante della sua nazionalità economica, riferita al Paese in cui viene estratta, lavorata, trasformata, assemblata e/o fabbricata. Essa riveste particolare importanza nel commercio internazionale ed è centrale non soltanto dal punto di vista doganale e commerciale, ma anche per la tutela dei consumatori, che hanno il diritto e l’esigenza di capire il luogo di effettiva produzione di una merce. In questo contesto occorre però effettuare la seguente distinzione:
– origine preferenziale
– origine non preferenziale
– indicazione di provenienza

La nozione di origine preferenziale individua l’origine delle merci dal punto di vista puramente doganale in quanto determinata sulla base di regole stabilite negli accordi di libero scambio (ALS) che la Svizzera ha concluso bilateralmente o nel quadro dell’Associazione europea di libero scambio (AELS). In generale si può dire che il concetto di origine preferenziale della merce è determinato da accordi ben precisi che un Paese – nel nostro caso la Svizzera da sola o nell’ambito dell’AELS – ha concluso con altri Paesi. Tali accordi definiscono quando la merce è considerata di origine preferenziale e beneficia quindi di preferenze tariffali (sgravi o esenzione dai dazi) nel Paese di destinazione parte dell’accordo. Ogni ALS ha le sue regole specifiche, che vanno pertanto analizzate e applicate caso per caso.

La nozione di origine non preferenziale individua il luogo geografico (il Paese) in cui il prodotto è totalmente ottenuto o fabbricato o in cui è stato oggetto di lavorazioni o trasformazioni sufficienti. L’origine non preferenziale si applica laddove, all’atto dell’importazione e dell’esportazione, le merci sono soggette a misure economiche esterne. Essa costituisce la base per l’applicazione della nazione più favorita (MFN), o per l’applicazione di molteplici misure di politica commerciale come, ad esempio, i dazi antidumping o compensativi (da non confondere con i dazi doganali), gli embarghi commerciali, le misure di salvaguardia e di ritorsione, le restrizioni quantitative (contingenti tariffali), ecc. In generale si può dire che ogni prodotto ha necessariamente un’origine non preferenziale, che potrebbe essere diversa dalla sua origine preferenziale.

Dal canto suo, l’indicazione di provenienza fornisce invece informazioni sulla regione di fabbricazione o di trasformazione di un prodotto (es. “Swiss Made” o “Made in Switzerland”), sulla base delle quali il compratore si attende una determinata qualità, una precisa caratteristica nonché una buona reputazione. Nel Paese del compratore, tuttavia, questa indicazione non comporta alcun trattamento specifico da parte delle autorità. Tale designazione è infatti utilizzata a fini pubblicitari in quanto può rendere una merce più interessante per i clienti, facendone aumentare il valore ed eventualmente il prezzo.

In generale, le indicazioni di provenienza possono essere utilizzate dai produttori senza alcun obbligo di autorizzazione purché soddisfino le condizioni previste dalla legge. Sia l’origine preferenziale sia quella non preferenziale richiedono invece l’allestimento di prove documentali che autorizzano un determinato trattamento, da parte delle autorità, delle merci nel Paese di destinazione.

Tra sgravi e… multe: ogni accordo di libero scambio ha le sue caratteristiche specifiche e la loro interpretazione e applicazione pratica non sono sempre evidenti e possono avere conseguenze importati per le aziende che operano con l’estero. In stretta collaborazione con la Dogana svizzera, la Cc-Ti organizza pertanto regolarmente dei corsi di formazione sugli ALS e sull’origine preferenziale. A testimonianza dell’importanza del tema, la prima edizione del 2022 è andata subito esaurita. Il servizio Formazione puntuale ha pertanto deciso di proporre una seconda sessione i prossimi martedì 29 marzo (tutto il giorno) e mercoledì 30 marzo 2022 (la mattina). Per ragguagli ed iscrizioni: https://www.cc-ti.ch/calendario/accordi-di-libero-scambio-e-origine-preferenziale-seconda-edizione-2/
Chi volesse approfondire (anche) il tema dell’origine non preferenziale può annunciarsi al corso di mezza giornata che si terrà mercoledì 30 marzo 2022 pomeriggio. Per ragguagli ed iscrizioni: Origine non preferenziale delle merci – SECONDA EDIZIONE – Cc-Ti

Nuove sanzioni contro la Bielorussia

Il Consiglio federale ha proceduto ad una revisione totale dell’ordinanza che istituisce provvedimenti nei confronti della Bielorussia. Sulla scia di quanto adottato contro la Russia, le misure riguardano in particolare il settore commerciale e quello finanziario.

Tra le novità vi è il divieto di esportazione in Bielorussia di tutti i beni a duplice impiego (civile o militare), a prescindere dallo scopo o dal destinatario finale. Viene inoltre vietata l’esportazione di determinati macchinari e di beni per il rafforzamento militare e tecnologico o per lo sviluppo del settore della difesa e della sicurezza. In relazione a tali beni non è più permesso fornire assistenza tecnica, servizi di intermediazione né mezzi finanziari. Sono stati ampliati anche i divieti di importazione nei confronti della Bielorussia, che ora includono anche i prodotti del legno e della gomma, ferro, acciaio e cemento. In base alla nuova ordinanza è vietato fornire finanziamenti pubblici o assistenza finanziaria pubblica per gli scambi commerciali o gli investimenti in tale Paese. Altri provvedimenti in ambito finanziario concernono titoli di credito, mutui e l’accettazione di depositi. Le transazioni con la Banca centrale bielorussa non sono più consentite. Inoltre, le banche elencate nell’allegato sono escluse dal sistema di messaggistica internazionale SWIFT.

I nuovi provvedimenti possono essere visionati qui: https://www.seco.admin.ch/seco/it/home/Aussenwirtschaftspolitik_Wirtschaftliche_Zusammenarbeit/Wirtschaftsbeziehungen/exportkontrollen-und-sanktionen/sanktionen-embargos/sanktionsmassnahmen/massnahmen-gegenueber-belarus.html

Contatto per domande mirate: Segreteria di Stato dell’economia SECO, sanctions@seco.admin.ch, tel. 058 464 08 12


Situazione in Ucraina: ulteriori sanzioni contro la Russia

Il 4 marzo 2022 il Consiglio federale ha adottato la revisione totale dell’Ordinanza che istituisce provvedimenti per impedire l’aggiramento delle sanzioni internazionali in relazione alla situazione in Ucraina, riprendendo le sanzioni dell’UE del 23 e 25 febbraio e del 1° marzo 2022.

Si tratta principalmente di sanzioni commerciali e finanziarie, tra cui:

Provvedimenti relativi ai beni

  • fatte salve le deroghe previste all’art. 6, divieto di esportazione in Russia di beni a duplice impiego (art. 4 cpv. 1, allegato 2 OBDI), a prescindere dallo scopo o dal destinatario finale;
  • divieto di esportazione in Russia di beni militari speciali (art. 3 cpv. 1, allegato 3 OBDI) e, fatte salve le deroghe previste all’art. 6, divieto relativo ai beni che potrebbero contribuire al rafforzamento militare e tecnologico o allo sviluppo del settore della difesa e della sicurezza della Russia (art. 5 cpv. 1, allegato 1). In questo contesto sono vietate anche l’assistenza tecnica, l’intermediazione e la concessione di mezzi finanziari (art. 5 cpv. 2);
  • divieto di importare armi da fuoco, munizioni, esplosivi, pezzi pirotecnici e polvere da fuoco dalla Russia e dall’Ucraina (art. 2);
  • divieti relativi ai beni per l’aviazione e l’industria spaziale e ai servizi ad essi connessi (art. 9);
  • divieti relativi ai beni per la raffinazione del petrolio (artt. 10-12).

Provvedimenti finanziari

  • blocco di averi e di risorse economiche (art. 15);
  • obbligo di notifica relativo al blocco degli averi e delle risorse economiche (art. 16);
  • divieto concernente i valori mobiliari e gli strumenti del mercato monetario (artt. 18 e 23, allegati 9, 10 e 11);
  • divieto di concessione di mutui (art. 19);
  • divieto di accettare depositi di più di 100’000 franchi da cittadini russi o da persone fisiche e giuridiche nella Russia (art. 20);
  • dichiarazione obbligatoria relativa ai depositi esistenti (art. 21);
  • divieto legato alle transazioni con la Banca Centrale della Russia (art. 24);
  • divieto di fornire servizi specializzati di messaggistica finanziaria (art. 27).

Provvedimenti relativi ai territori designati

  • divieto d’importare i beni originari dei territori designati senza un certificato d’origine rilasciato dalle autorità ucraine (art. 13 cpv. 1);
  • divieto d’esportare certi beni e di fornire servizi connessi (art. 14);
  • divieto di finanziamenti, partecipazioni e certi servizi (art. 25).

Ulteriori restrizioni

  • divieto di entrata o di transito per talune persone (art. 29, allegato 8).

Coordinate di contatto per richieste specifiche sulle sanzioni: Segreteria di Stato dell’economia (SECO), sanctions@seco.admin.ch, tel. +41 58 464 08 12 (dalle 08:00-12:00 e 13:00-17:00)

Supply chain: concentrarsi sui clienti

Dalla fine del lockdown la domanda di taluni prodotti è in continuo aumento. Questo causa ripetutamente dei colli di bottiglia nella fornitura e nel trasporto. Le aziende della supply chain sono quindi nel mirino: devono superare i colli di bottiglia dell’approvvigionamento e fare di più per soddisfare i loro clienti.

Le richieste dei clienti sono aumentate significativamente spinte anche dalla rapida digitalizzazione nel settore delle vendite: sempre più processi legati ai prodotti si stanno spostando su internet (vedi e-commerce o shopping online).

Contatto e trasparenza

Cosa ricercano i clienti? Desiderano di certo modi facili e veloci di contatto attraverso vari canali. Richiedono anche informazioni/raccomandazioni complete e personalizzate su prodotti e servizi. È importante anche la rapidità nell’elaborazione di un ordine, non soltanto nella consegna.

Si evidenzia una tendenza alla trasparenza: innanzitutto, i clienti stessi vogliono leggere su internet le informazioni inerenti ai servizi. Inoltre, vogliono poter seguire l’intero processo di trasporto e le transazioni commerciali e vederli adattati ai loro standard personali (order-to-cash-process).

Quali sono questi standard personali? Sempre più clienti sono interessati alla protezione dell’ambiente e agli standard etici. Pertanto, spesso vogliono un monitoraggio in tempo reale per poter conoscere direttamente lo stato delle cose.

Incidono gli strumenti digitali

Gli strumenti di comunicazione sono cruciali. Le aziende devono essere raggiungibili via e-mail, telefono fisso, social media e anche tramite una chat sul proprio sito web. In questo contesto è utile disporre di un’unica piattaforma digitale per tutti i canali di comunicazione (omnichannel solution).

Oltre a ciò, le aziende dovrebbero anche essere in grado di inviare SMS e messaggi personali alle applicazioni smartphone dei clienti: infatti, i clienti apprezzano il fatto di ricevere messaggi utili al momento giusto.

Un unico sistema digitale può anche coordinare l’ordine, la consegna e consentire il monitoraggio in tempo reale della merce da parte dei clienti stessi. In questo caso, aiutano gli strumenti basati sull’Internet of Things (IoT). L’IoT può anche far uso di telecamere speciali in loco che permettono di monitorare le merci nei magazzini e durante il trasporto.

Infine, le aziende della catena di approvvigionamento dovrebbero mettere in rete i singoli dipartimenti e filiali. Così facendo, avranno ovunque gli stessi standard elevati di qualità e di servizio al cliente. In questo contesto la tecnologia blockchain può fornire un accesso rapido a tutti i documenti e processi interni.

La consulenza personale

Un servizio clienti personalizzato significa anche digitalizzare i processi banali e impiegare i dipendenti in modo mirato per la consulenza personale ai clienti. In questo modo, i collaboratori possono fidelizzare i clienti coniugando l’accoglienza e l’empatia alla loro competenza in materia di prodotti e servizi.

È altresì importante trattare i reclami in modo positivo: i clienti lo apprezzano. Infine, ogni feedback è utile all’ottimizzazione dei processi interni dell’azienda.

Commercio estero e “best practices” di sostenibilità

La sostenibilità è diventata un argomento rilevante nel mondo economico, anche nel commercio con l’estero.

Secondo diversi sondaggi internazionali, vi è un trend importante tra i consumatori: la stragrande maggioranza dei millenials, cioè i nati tra i primi anni ’80 e la metà degli anni ‘90, pagano volentieri di più per acquistare i prodotti se questi sono ecologicamente ed eticamente sostenibili. C’è anche un secondo trend: i clienti, così come i dipendenti, favoriscono le aziende che agiscono in modo ecologico e socialmente responsabile. Inoltre, sempre più investitori vogliono investire in aziende considerate sostenibili.

Sostenibilità economica, ecologica e sociale

Queste tendenze hanno implicazioni complesse per il supply chain management (SCM). Tre sono infatti gli aspetti importanti: la sostenibilità economica (efficienza delle risorse, costi), la sostenibilità ecologica (protezione dell’ambiente) e la sostenibilità sociale (etica sul lavoro).

Quali sono le “best practices” di sostenibilità per l’SCM? Queste risultano abbastanza chiare nell’area della sostenibilità economica: già da anni le aziende cercano di utilizzare le risorse in modo efficiente, ottimizzando i processi di lavoro tramite la tecnologia digitale e riducendo così i costi. Lo stesso vale per l’uso mirato dell’energia.

Qui incide anche il concetto della “circular economy” che incoraggia sempre più produttori e venditori a utilizzare più volte materiali e componenti di prodotti. Anche gli elementi che sono già stati smistati possono essere conseguentemente riciclati e rimessi in circolazione.

Le emissioni di CO2

Nell’ambito della sostenibilità ecologica, l’attenzione è rivolta alla riduzione delle emissioni di CO2. Il criterio della “product/corporate carbon footprint” (impronta di carbonio dell’azienda o del prodotto stesso) è decisivo: lungo tutta la catena di approvvigionamento si determina in modo trasparente il punto esatto in cui le emissioni di gas serra sono causate direttamente o indirettamente. In questo modo, si possono identificare i maggiori driver di CO2 e sviluppare contromisure mirate, come l’uso di materiali regionali a costi reali.

È anche importante usare le tecnologie moderne per monitorare o tracciare la sostenibilità della supply chain in ogni fase. Qui, il sistema dell’“internet of things” (IoT) offre la possibilità di monitoraggio in tempo reale tramite l’uso di dispositivi di misurazione e di telecamere esterne.

La sostenibilità etica

La sostenibilità etica riguarda il rispetto degli standard lavorativi e sociali che, nei principali paesi industrializzati, sono generalmente allineati. Questi standard non sono invece automaticamente garantiti nei vari siti di produzione delle catene di approvvigionamento internazionali. È qui che le aziende della supply chain europee possono intervenire, per esempio offrendo la prospettiva di benefici economici se si migliora la sostenibilità sociale oppure selezionando a monte fornitori che rispettino prerequisiti specifici.

Il database “Standards Map”

E dove si possono trovare le “best practices” di sostenibilità? Il database “Standards Map“, gestito dall’International Trade Center (ITC), offre una panoramica dettagliata: infatti si possono mettere a confronto più di 200 norme e i loro criteri, semplificando così il processo di valutazione dei fornitori o dei prodotti stessi.

Come stanno affrontando il tema della sostenibilità ambientale e sociale le aziende ticinesi che operano a livello internazionale? Ce ne parlerà il 24 marzo 2022 l’azienda Geomagworld SA di Novazzano, nel corso di un Lab congiunto di NZZ Impact e Switzerland Global Enterprise, con la collaborazione della Cc-Ti, di SUPSI e Rytec Circular. Maggiori ragguagli qui: Abbracciare la filosofia dell’economia circolare – Cc-Ti

Implicazioni pratiche della Brexit per le aziende svizzere

La Brexit ha creato ostacoli agli scambi di merci e servizi anche tra la Svizzera e il Regno Unito. Pur avendo concluso vari accordi bilaterali per garantire il mantenimento delle loro strette relazioni, alcuni o parti di essi si fondano sull’armonizzazione delle disposizioni tra la Svizzera e l’Unione europea (UE) e quindi per il momento non vengono applicati (potranno esserlo solo se l’UE e il Regno Unito definiranno soluzioni contrattuali analoghe sulla base di standard armonizzati). Tutto ciò crea difficoltà nelle operazioni quotidiane degli operatori economici dei due Paesi.

Per essere di aiuto concreto ai suoi associati che operano con il Regno Unito, il servizio Commercio internazionale della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) ha riunito le principali disposizioni in una scheda informativa che mira a rispondere a domande pratiche inerenti alle esportazioni di merci (questioni doganali, legislazione prodotti, IVA nell’e-commerce) e alla fornitura di servizi. Laddove di interesse la scheda è completata con informazioni inerenti alle importazioni e alla fornitura di servizi in Svizzera da parte di aziende o lavoratori britannici.

La scheda informativa è riservata ai soci della Cc-Ti e può essere richiesta al servizio Commercio internazionale inviando una e-mail a internazionale@cc-ti.ch

Fare business in Cina

Una guida pratica vi illustra come.

Di recente pubblicazione, una guida redatta da Dezan Shira & Associates, società specializzata in investimenti diretti esteri, illustra come aprire un’attività in Cina. La guida fa altresì riferimento alle tanto attese leggi sulla protezione dei dati e della privacy ed è pertanto utile anche alle aziende già insediate che vogliono tenersi aggiornate sui cambiamenti legislativi più recenti.

Ecco i contenuti della guida in breve:

  • Creazione e gestione di un’impresa
  • Tasse, audit e contabilità
  • Risorse umane e libro paga
  • Cybersecurity e protezione dei dati.
La guida può essere scaricata sul sito web di Switzerland Global Enterprise: Doing Business in China 2022 | S-GE

Abbracciare la filosofia dell’economia circolare

Se ne parlerà il 24 marzo 2022

Oggi più che mai, l’innovazione deve andare di pari passo con due priorità fondamentali: minimizzare l’impatto sull’ambiente e massimizzare i benefici sociali. Il nostro pianeta ha bisogno che tutti noi facciamo uno sforzo consolidato per ridurre l’impatto ambientale dei nostri prodotti. Ma come si può attuare l’economia circolare in un contesto commerciale internazionale? Geomag gioca un ruolo di primo piano nella ricerca di soluzioni a questi problemi, anche in collaborazione con gli istituti locali.

Come? Se ne parlerà il 24 marzo 2022 presso Geomagworld SA a Novazzano: il Lab congiunto di NZZ Connect e Switzerland Global Enterprise, con il supporto della Camera di commercio e dell’industria del Canton Ticino, di SUPSI e Rytec Circular, inizia con un’immersione nel mondo Geomag, dove i partecipanti avranno la possibilità di visitare lo stabilimento e di partecipare ad un workshop di creazione.

Il direttore della Cc-Ti Luca Albertoni darà poi l’avvio alla tornata di discussioni, che prevede un keynote sulla circolarità nel business internazionale e tre workshop paralleli durante i quali i partecipanti potranno sviluppare con esperti soluzioni per implementare più circolarità nel loro business internazionale.

Il programma completo e il formulario d’iscrizione sono disponibili qui: CE2 | Labs (ce2lab.ch)

La Corea del Sud si unisce al RCEP

Il 1° febbraio 2022, il blocco commerciale più grande al mondo è entrato in vigore anche per la Corea del Sud.

Dell’RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership) se ne è parlato molto a fine 2020-inizio 2021 dopo che è stato siglato, ma la sua entrata in vigore – il 1° gennaio 2022 – è avvenuta un po’ in sordina.

Questo accordo di partenariato economico globale regionale rappresenta circa il 30% della popolazione mondiale e il 30% del PIL globale e, oltre a mettere il Pacifico al centro del mondo, costituisce oggi il blocco commerciale più grande di sempre.

Vi hanno aderito i dieci Stati membri dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico ASEAB (Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam), l’Australia, la Cina, la Corea del Sud, il Giappone e la Nuova Zelanda.

L’entrata in vigore sottotono è data dallo stato del processo di ratifica: dal 1° gennaio 2022 il RCEP si applica infatti unicamente a Brunei, Cambogia, Laos, Singapore, Thailandia, Vietnam, Australia, Cina, Giappone e Nuova Zelanda. La Corea del Sud si è unita al blocco il 1° febbraio 2022 e gli Stati rimanenti seguiranno 60 giorni dopo aver ratificato l’adesione.

Il RCEP è più che altro un accordo commerciale di prima generazione, in quanto si focalizza sulle concessioni tariffarie (oltre il 90% dei dazi saranno ridotti o eliminati a tappe) e l’armonizzazione delle regole d’origine. Esso copre però anche il commercio di servizi, gli investimenti, la cooperazione tecnica e commerciale, la proprietà intellettuale, la concorrenza e gli appalti pubblici.

È la prima volta che la Cina aderisce ad un patto commerciale multilaterale regionale, prediligendo finora accordi commerciali bilaterali. La particolarità del RCEP è però quella di essere il primo accordo di libero scambio che vede coinvolte Cina, Giappone e Corea del Sud, Paesi che non sempre hanno rapporti distesi. La grande assente è invece l’India, ritiratasi dai negoziati e la cui adesione non solo avrebbe reso ancora più ampia la portata dell’accordo, ma avrebbe anche attenuato il peso della Cina.

Questo accordo di partenariato cambia non solo il commercio con l’Asia, ma influisce anche direttamente sulle catene regionali del valore, con una potenziale riallocazione degli investimenti in risposta ai crescenti costi del lavoro in Cina e all’esigenza di differenziazione, contribuendo più in generale a rafforzare le catene globali del valore.

AVETE DOMANDE? CONTATTATECI!
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T +41 91 911 51 35
internazionale@cc-ti.ch

Decisione del Consiglio federale: dazi industriali abrogati dal 1° gennaio 2024

Dal 2024 l’importazione di prodotti industriali in Svizzera non sarà più soggetta a dazio, secondo quanto deciso dal Consiglio federale il 2 febbraio 2022. Questa misura favorisce la piazza economica svizzera e la ripresa economica dopo la crisi.

Con una modifica della legge sulla tariffa delle dogane si azzerano i dazi vigenti per l’importazione di tutti i prodotti industriali. La tariffa doganale svizzera viene inoltre semplificata per ciò che concerne le voci relative a questi prodotti. Si tratta di agevolare l’importazione e permettere alle imprese di accedere ai fattori produttivi esteri a condizioni più favorevoli, rafforzando nel contempo la competitività dell’economia nazionale e delle esportazioni. Inoltre i consumatori possono acquistare a un prezzo più conveniente i beni di consumo importati.

Il Consiglio federale ha stabilito che le misure entreranno in vigore il 1° gennaio 2024: in questo modo gli oneri legati ai cambiamenti procedurali possono essere contenuti al massimo, a tutto vantaggio degli operatori economici e dell’Amministrazione. Tutti gli attori coinvolti dispongono così del tempo necessario per gli adeguamenti tecnici e organizzativi. La modifica della legge sulla tariffa delle dogane, necessaria per le misure, è stata accolta dal Parlamento nell’ottobre 2021.

Fonte: CF – Decisione del Consiglio federale: dazi industriali abrogati dal 1° gennaio 2024 (admin.ch)