Convenzione PEM: aggiornamento

Nell’ambito degli accordi di libero scambio con la Macedonia del Nord e con il Montenegro, dal 1° aprile 2022 le norme transitorie (norme di origine rivedute della Convenzione PEM) sono applicabili in alternativa. Inoltre, non vi sono più restrizioni sul cumulo diagonale per i prodotti agricoli di base e i prodotti agricoli trasformati.

La Matrix, che mostra nel quadro di quali accordi di libero scambio è già consentito il cumulo con l’applicazione delle norme transitorie, è stata aggiornata di conseguenza.

Per ulteriori ragguagli si rinvia alla circolare R-30 relativa all’“applicazione della Convenzione regionale sulle norme di origine preferenziali paneuromediterranee con l’UE sul cumulo diagonale”.

SONDAGGIO: Impatto del conflitto in Ucraina e/o delle sanzioni sulle aziende della Svizzera italiana

La Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino lancia un sondaggio volto ad ottenere una fotografia regionale dettagliata degli effetti del conflitto in Ucraina e delle recenti sanzioni svizzere e internazionali sulle attività delle aziende della Svizzera italiana, in particolare per quanto riguarda il loro impatto (diretto o indiretto) sugli approvvigionamenti e sulle vendite.

Il sondaggio consiste in 8 brevi domande prevalentemente a crocette. La sua compilazione richiederà solo pochi minuti.
Termine di compilazione: giovedì 14 aprile 2022

Panama, l’hub per l’America centrale

La Repubblica di Panama è uno Stato dell’America centrale, situato nella parte più stretta della regione istmica, a cavallo fra il Mar delle Antille e l’Oceano Pacifico, la Colombia e il Costa Rica. Con un tasso di disoccupazione tra i più bassi dell’America centrale, l’economia panamense si fonda sul terziario, fortemente influenzata dal settore bancario, dal commercio e dal turismo.

Più di 100 aziende svizzere hanno già scoperto Panama come base per le loro attività in America centrale, di cui oltre 60 sono affiliate alla Camera di commercio svizzero-panamense (CCSP). Per la Svizzera, che nel 2018 era il quarto Paese investitore dietro Colombia, Stati Uniti e Canada, Panama è una Nazione importante quale sede di grandi imprese nella regione centroamericana. Il Paese è però interessante anche per le imprese di medie dimensioni che desiderano entrare nel mercato regionale. Ne sono un esempio GEOBRUGG AG e NESCENS SA, due aziende svizzere che hanno deciso di sviluppare il loro business nella regione operando da Panama. Ovviamente, ogni azienda è diversa e affronta problematiche individuali. Tuttavia, ci sono vantaggi nell’insediarsi a Panama, soprattutto in termini di logistica, sicurezza e stabilità politica e giuridica.

NESCENS sfrutta l’accesso a una regione con un alto tasso di crescita

Per SKINLAB CORP., distributore della linea di cosmetici anti-invecchiamento di origine svizzera NESCENS, Panama funge da porta di accesso per la commercializzazione dei suoi prodotti e servizi in tutta l’America latina, sfruttando i vantaggi logistici e di comunicazione offerti dal Paese. L’ampia connettività che il Paese ha con il resto del Continente e con l’Europa – e che ne fanno “l’Hub delle Americhe” – è senza dubbio uno dei grandi vantaggi che a medio e lungo termine sfrutteranno come primo distributore di prodotti cosmeceutici nel Paese.

Secondo Jessica Julio, Direttrice commerciale di SKINLAB CORP, “stabilirci a Panama significa avere accesso diretto a una delle regioni del mondo con la più alta crescita nelle vendite di prodotti di bellezza, con un fatturato annuale di circa 100 miliardi di dollari, secondo i dati del Consiglio delle associazioni dell’industria cosmetica latinoamericana (CASIC), che comprende il 90% del mercato regionale”. In tutti questi Paesi, il settore industriale è cresciuto costantemente negli ultimi anni. La categoria più grande è quella dei cosmetici, con più di 63,2 miliardi di dollari venduti ogni anno (2018), con una forte spinta all’impegno digitale e una concezione della bellezza ispirata alla salute e all’innovazione, caratteristiche che SKINLAB CORP condivide senza dubbio. “Quale distributore esclusivo di NESCENS in America Latina, sappiamo che i nostri prodotti sono all’avanguardia e il marchio «Swiss Guarantee COS», concesso a NESCENS dall’Associazione per la protezione dell’origine dei cosmetici svizzeri, ci rendono un concorrente molto importante sul mercato latinoamericano, che risulta competitivo”, aggiunge la Direttrice commerciale.

Per GEOBRUGG la decisione finale è stata a favore di Panama

L’azienda GEOBRUGG AG, leader mondiale nella produzione e nello sviluppo di sistemi di protezione dai pericoli naturali, ha intuito subito che un ufficio regionale ubicato a Panama sarebbe stato l’ideale per servire i diversi mercati dell’America centrale e già nel 2009 aveva messo gli occhi sul mercato panamense. Tuttavia, anche il Costa Rica era in corsa: infatti, entrambi i Paesi rappresentavano per GEOBRUGG il mercato potenziale più interessante e le economie più dinamiche della regione. Secondo Ricardo de Stefano, Direttore regionale di GEOBRUGG in America Centrale, la decisione finale è stata a favore di Panama per vari motivi:

  • la moneta ufficiale: il balboa è legato al dollaro americano, pertanto la gestione di compra-vendita dei sistemi è più stabile rispetto alle fluttuazioni dei tassi di cambio nell’“exchange market”;
  • la connettività aerea: con voli diretti verso tutte le principali città del continente americano, Panama permette ai professionisti di GEOBRUGG di raggiungere più velocemente i clienti e i progetti in fase di sviluppo nella regione;
  • le zone economiche speciali: esse consentono di mantenere stock regionali di materiale e di sdoganarli nel Paese di destinazione finale del prodotto (poche aree in America latina offrono questa possibilità);
  • l’organizzazione logistica: collegata principalmente con il Canale di Panama, la logistica consente di ricevere merce in stock e di smistare in brevissimo tempo i prodotti inviandoli in altri Paesi della regione;
  • apertura all’investimento: Panama è un Paese favorevole agli investimenti internazionali ed è quindi relativamente semplice costituire aziende in loco.

Panama: uno Stato con tanti vantaggi

Alla menzione di Panama, molte aziende spesso si mettono sulla difensiva. Sì, Panama deve ancora affrontare delle sfide. Vi sono però anche molti esempi a dimostrazione che il Paese è particolarmente adatto quale hub in America Centrale da cui partire per sviluppare la regione. Molte aziende svizzere oltre a GEOBRUGG e NESCENS hanno scelto Panama come sede centrale. Un sondaggio effettuato tra i soci della Camera di commercio svizzero-panamense ha confermato gli argomenti sopra elencati a favore di una gestione centrale degli affari da Panama. Oltre a questa considerazione principalmente economica, altri associati hanno citato il Paese anche per la sua biodiversità e il suo clima tropicale, così come per la cordialità con cui si viene ricevuti dai panamensi.

“Panama, l’hub per l’America centrale”: la Nazione è il punto di partenza ideale per l’espansione di un nuovo business nella regione.

La Camera di commercio svizzero-panamense al vostro fianco

Secondo S.E. l’ambasciatore di Svizzera in Costa Rica, El Salvador, Nicaragua e Panama, Gabriele Derighetti, “la nuova Camera di commercio svizzero-panamense, nata nel gennaio 2020, ha dimostrato di essere un attore chiave per la Svizzera a Panama. Grazie al suo dinamismo, anche in tempi di pandemia, è riuscita a posizionarsi e a farsi apprezzare dai locali e dalle imprese svizzere.”

La Camera di commercio svizzero-panamense è a disposizione per fornire risposte a possibili domande e supporto nello sviluppo delle attività in America centrale partendo da Panama.

Autore e contatto:
Camera di commercio svizzero-panamense (CCSP)
https://swisschamberpanama.org/
info@swisschamberpanama.org

L’origine non è sempre origine

L’origine di un prodotto è l’elemento caratterizzante della sua nazionalità economica, riferita al Paese in cui viene estratta, lavorata, trasformata, assemblata e/o fabbricata. Essa riveste particolare importanza nel commercio internazionale ed è centrale non soltanto dal punto di vista doganale e commerciale, ma anche per la tutela dei consumatori, che hanno il diritto e l’esigenza di capire il luogo di effettiva produzione di una merce. In questo contesto occorre però effettuare la seguente distinzione:
– origine preferenziale
– origine non preferenziale
– indicazione di provenienza

La nozione di origine preferenziale individua l’origine delle merci dal punto di vista puramente doganale in quanto determinata sulla base di regole stabilite negli accordi di libero scambio (ALS) che la Svizzera ha concluso bilateralmente o nel quadro dell’Associazione europea di libero scambio (AELS). In generale si può dire che il concetto di origine preferenziale della merce è determinato da accordi ben precisi che un Paese – nel nostro caso la Svizzera da sola o nell’ambito dell’AELS – ha concluso con altri Paesi. Tali accordi definiscono quando la merce è considerata di origine preferenziale e beneficia quindi di preferenze tariffali (sgravi o esenzione dai dazi) nel Paese di destinazione parte dell’accordo. Ogni ALS ha le sue regole specifiche, che vanno pertanto analizzate e applicate caso per caso.

La nozione di origine non preferenziale individua il luogo geografico (il Paese) in cui il prodotto è totalmente ottenuto o fabbricato o in cui è stato oggetto di lavorazioni o trasformazioni sufficienti. L’origine non preferenziale si applica laddove, all’atto dell’importazione e dell’esportazione, le merci sono soggette a misure economiche esterne. Essa costituisce la base per l’applicazione della nazione più favorita (MFN), o per l’applicazione di molteplici misure di politica commerciale come, ad esempio, i dazi antidumping o compensativi (da non confondere con i dazi doganali), gli embarghi commerciali, le misure di salvaguardia e di ritorsione, le restrizioni quantitative (contingenti tariffali), ecc. In generale si può dire che ogni prodotto ha necessariamente un’origine non preferenziale, che potrebbe essere diversa dalla sua origine preferenziale.

Dal canto suo, l’indicazione di provenienza fornisce invece informazioni sulla regione di fabbricazione o di trasformazione di un prodotto (es. “Swiss Made” o “Made in Switzerland”), sulla base delle quali il compratore si attende una determinata qualità, una precisa caratteristica nonché una buona reputazione. Nel Paese del compratore, tuttavia, questa indicazione non comporta alcun trattamento specifico da parte delle autorità. Tale designazione è infatti utilizzata a fini pubblicitari in quanto può rendere una merce più interessante per i clienti, facendone aumentare il valore ed eventualmente il prezzo.

In generale, le indicazioni di provenienza possono essere utilizzate dai produttori senza alcun obbligo di autorizzazione purché soddisfino le condizioni previste dalla legge. Sia l’origine preferenziale sia quella non preferenziale richiedono invece l’allestimento di prove documentali che autorizzano un determinato trattamento, da parte delle autorità, delle merci nel Paese di destinazione.

Tra sgravi e… multe: ogni accordo di libero scambio ha le sue caratteristiche specifiche e la loro interpretazione e applicazione pratica non sono sempre evidenti e possono avere conseguenze importati per le aziende che operano con l’estero. In stretta collaborazione con la Dogana svizzera, la Cc-Ti organizza pertanto regolarmente dei corsi di formazione sugli ALS e sull’origine preferenziale. A testimonianza dell’importanza del tema, la prima edizione del 2022 è andata subito esaurita. Il servizio Formazione puntuale ha pertanto deciso di proporre una seconda sessione i prossimi martedì 29 marzo (tutto il giorno) e mercoledì 30 marzo 2022 (la mattina). Per ragguagli ed iscrizioni: https://www.cc-ti.ch/calendario/accordi-di-libero-scambio-e-origine-preferenziale-seconda-edizione-2/
Chi volesse approfondire (anche) il tema dell’origine non preferenziale può annunciarsi al corso di mezza giornata che si terrà mercoledì 30 marzo 2022 pomeriggio. Per ragguagli ed iscrizioni: Origine non preferenziale delle merci – SECONDA EDIZIONE – Cc-Ti

Nuove sanzioni contro la Bielorussia

Il Consiglio federale ha proceduto ad una revisione totale dell’ordinanza che istituisce provvedimenti nei confronti della Bielorussia. Sulla scia di quanto adottato contro la Russia, le misure riguardano in particolare il settore commerciale e quello finanziario.

Tra le novità vi è il divieto di esportazione in Bielorussia di tutti i beni a duplice impiego (civile o militare), a prescindere dallo scopo o dal destinatario finale. Viene inoltre vietata l’esportazione di determinati macchinari e di beni per il rafforzamento militare e tecnologico o per lo sviluppo del settore della difesa e della sicurezza. In relazione a tali beni non è più permesso fornire assistenza tecnica, servizi di intermediazione né mezzi finanziari. Sono stati ampliati anche i divieti di importazione nei confronti della Bielorussia, che ora includono anche i prodotti del legno e della gomma, ferro, acciaio e cemento. In base alla nuova ordinanza è vietato fornire finanziamenti pubblici o assistenza finanziaria pubblica per gli scambi commerciali o gli investimenti in tale Paese. Altri provvedimenti in ambito finanziario concernono titoli di credito, mutui e l’accettazione di depositi. Le transazioni con la Banca centrale bielorussa non sono più consentite. Inoltre, le banche elencate nell’allegato sono escluse dal sistema di messaggistica internazionale SWIFT.

I nuovi provvedimenti possono essere visionati qui: https://www.seco.admin.ch/seco/it/home/Aussenwirtschaftspolitik_Wirtschaftliche_Zusammenarbeit/Wirtschaftsbeziehungen/exportkontrollen-und-sanktionen/sanktionen-embargos/sanktionsmassnahmen/massnahmen-gegenueber-belarus.html

Contatto per domande mirate: Segreteria di Stato dell’economia SECO, sanctions@seco.admin.ch, tel. 058 464 08 12


Situazione in Ucraina: ulteriori sanzioni contro la Russia

Il 4 marzo 2022 il Consiglio federale ha adottato la revisione totale dell’Ordinanza che istituisce provvedimenti per impedire l’aggiramento delle sanzioni internazionali in relazione alla situazione in Ucraina, riprendendo le sanzioni dell’UE del 23 e 25 febbraio e del 1° marzo 2022.

Si tratta principalmente di sanzioni commerciali e finanziarie, tra cui:

Provvedimenti relativi ai beni

  • fatte salve le deroghe previste all’art. 6, divieto di esportazione in Russia di beni a duplice impiego (art. 4 cpv. 1, allegato 2 OBDI), a prescindere dallo scopo o dal destinatario finale;
  • divieto di esportazione in Russia di beni militari speciali (art. 3 cpv. 1, allegato 3 OBDI) e, fatte salve le deroghe previste all’art. 6, divieto relativo ai beni che potrebbero contribuire al rafforzamento militare e tecnologico o allo sviluppo del settore della difesa e della sicurezza della Russia (art. 5 cpv. 1, allegato 1). In questo contesto sono vietate anche l’assistenza tecnica, l’intermediazione e la concessione di mezzi finanziari (art. 5 cpv. 2);
  • divieto di importare armi da fuoco, munizioni, esplosivi, pezzi pirotecnici e polvere da fuoco dalla Russia e dall’Ucraina (art. 2);
  • divieti relativi ai beni per l’aviazione e l’industria spaziale e ai servizi ad essi connessi (art. 9);
  • divieti relativi ai beni per la raffinazione del petrolio (artt. 10-12).

Provvedimenti finanziari

  • blocco di averi e di risorse economiche (art. 15);
  • obbligo di notifica relativo al blocco degli averi e delle risorse economiche (art. 16);
  • divieto concernente i valori mobiliari e gli strumenti del mercato monetario (artt. 18 e 23, allegati 9, 10 e 11);
  • divieto di concessione di mutui (art. 19);
  • divieto di accettare depositi di più di 100’000 franchi da cittadini russi o da persone fisiche e giuridiche nella Russia (art. 20);
  • dichiarazione obbligatoria relativa ai depositi esistenti (art. 21);
  • divieto legato alle transazioni con la Banca Centrale della Russia (art. 24);
  • divieto di fornire servizi specializzati di messaggistica finanziaria (art. 27).

Provvedimenti relativi ai territori designati

  • divieto d’importare i beni originari dei territori designati senza un certificato d’origine rilasciato dalle autorità ucraine (art. 13 cpv. 1);
  • divieto d’esportare certi beni e di fornire servizi connessi (art. 14);
  • divieto di finanziamenti, partecipazioni e certi servizi (art. 25).

Ulteriori restrizioni

  • divieto di entrata o di transito per talune persone (art. 29, allegato 8).

Coordinate di contatto per richieste specifiche sulle sanzioni: Segreteria di Stato dell’economia (SECO), sanctions@seco.admin.ch, tel. +41 58 464 08 12 (dalle 08:00-12:00 e 13:00-17:00)

Supply chain: concentrarsi sui clienti

Dalla fine del lockdown la domanda di taluni prodotti è in continuo aumento. Questo causa ripetutamente dei colli di bottiglia nella fornitura e nel trasporto. Le aziende della supply chain sono quindi nel mirino: devono superare i colli di bottiglia dell’approvvigionamento e fare di più per soddisfare i loro clienti.

Le richieste dei clienti sono aumentate significativamente spinte anche dalla rapida digitalizzazione nel settore delle vendite: sempre più processi legati ai prodotti si stanno spostando su internet (vedi e-commerce o shopping online).

Contatto e trasparenza

Cosa ricercano i clienti? Desiderano di certo modi facili e veloci di contatto attraverso vari canali. Richiedono anche informazioni/raccomandazioni complete e personalizzate su prodotti e servizi. È importante anche la rapidità nell’elaborazione di un ordine, non soltanto nella consegna.

Si evidenzia una tendenza alla trasparenza: innanzitutto, i clienti stessi vogliono leggere su internet le informazioni inerenti ai servizi. Inoltre, vogliono poter seguire l’intero processo di trasporto e le transazioni commerciali e vederli adattati ai loro standard personali (order-to-cash-process).

Quali sono questi standard personali? Sempre più clienti sono interessati alla protezione dell’ambiente e agli standard etici. Pertanto, spesso vogliono un monitoraggio in tempo reale per poter conoscere direttamente lo stato delle cose.

Incidono gli strumenti digitali

Gli strumenti di comunicazione sono cruciali. Le aziende devono essere raggiungibili via e-mail, telefono fisso, social media e anche tramite una chat sul proprio sito web. In questo contesto è utile disporre di un’unica piattaforma digitale per tutti i canali di comunicazione (omnichannel solution).

Oltre a ciò, le aziende dovrebbero anche essere in grado di inviare SMS e messaggi personali alle applicazioni smartphone dei clienti: infatti, i clienti apprezzano il fatto di ricevere messaggi utili al momento giusto.

Un unico sistema digitale può anche coordinare l’ordine, la consegna e consentire il monitoraggio in tempo reale della merce da parte dei clienti stessi. In questo caso, aiutano gli strumenti basati sull’Internet of Things (IoT). L’IoT può anche far uso di telecamere speciali in loco che permettono di monitorare le merci nei magazzini e durante il trasporto.

Infine, le aziende della catena di approvvigionamento dovrebbero mettere in rete i singoli dipartimenti e filiali. Così facendo, avranno ovunque gli stessi standard elevati di qualità e di servizio al cliente. In questo contesto la tecnologia blockchain può fornire un accesso rapido a tutti i documenti e processi interni.

La consulenza personale

Un servizio clienti personalizzato significa anche digitalizzare i processi banali e impiegare i dipendenti in modo mirato per la consulenza personale ai clienti. In questo modo, i collaboratori possono fidelizzare i clienti coniugando l’accoglienza e l’empatia alla loro competenza in materia di prodotti e servizi.

È altresì importante trattare i reclami in modo positivo: i clienti lo apprezzano. Infine, ogni feedback è utile all’ottimizzazione dei processi interni dell’azienda.

Commercio estero e “best practices” di sostenibilità

La sostenibilità è diventata un argomento rilevante nel mondo economico, anche nel commercio con l’estero.

Secondo diversi sondaggi internazionali, vi è un trend importante tra i consumatori: la stragrande maggioranza dei millenials, cioè i nati tra i primi anni ’80 e la metà degli anni ‘90, pagano volentieri di più per acquistare i prodotti se questi sono ecologicamente ed eticamente sostenibili. C’è anche un secondo trend: i clienti, così come i dipendenti, favoriscono le aziende che agiscono in modo ecologico e socialmente responsabile. Inoltre, sempre più investitori vogliono investire in aziende considerate sostenibili.

Sostenibilità economica, ecologica e sociale

Queste tendenze hanno implicazioni complesse per il supply chain management (SCM). Tre sono infatti gli aspetti importanti: la sostenibilità economica (efficienza delle risorse, costi), la sostenibilità ecologica (protezione dell’ambiente) e la sostenibilità sociale (etica sul lavoro).

Quali sono le “best practices” di sostenibilità per l’SCM? Queste risultano abbastanza chiare nell’area della sostenibilità economica: già da anni le aziende cercano di utilizzare le risorse in modo efficiente, ottimizzando i processi di lavoro tramite la tecnologia digitale e riducendo così i costi. Lo stesso vale per l’uso mirato dell’energia.

Qui incide anche il concetto della “circular economy” che incoraggia sempre più produttori e venditori a utilizzare più volte materiali e componenti di prodotti. Anche gli elementi che sono già stati smistati possono essere conseguentemente riciclati e rimessi in circolazione.

Le emissioni di CO2

Nell’ambito della sostenibilità ecologica, l’attenzione è rivolta alla riduzione delle emissioni di CO2. Il criterio della “product/corporate carbon footprint” (impronta di carbonio dell’azienda o del prodotto stesso) è decisivo: lungo tutta la catena di approvvigionamento si determina in modo trasparente il punto esatto in cui le emissioni di gas serra sono causate direttamente o indirettamente. In questo modo, si possono identificare i maggiori driver di CO2 e sviluppare contromisure mirate, come l’uso di materiali regionali a costi reali.

È anche importante usare le tecnologie moderne per monitorare o tracciare la sostenibilità della supply chain in ogni fase. Qui, il sistema dell’“internet of things” (IoT) offre la possibilità di monitoraggio in tempo reale tramite l’uso di dispositivi di misurazione e di telecamere esterne.

La sostenibilità etica

La sostenibilità etica riguarda il rispetto degli standard lavorativi e sociali che, nei principali paesi industrializzati, sono generalmente allineati. Questi standard non sono invece automaticamente garantiti nei vari siti di produzione delle catene di approvvigionamento internazionali. È qui che le aziende della supply chain europee possono intervenire, per esempio offrendo la prospettiva di benefici economici se si migliora la sostenibilità sociale oppure selezionando a monte fornitori che rispettino prerequisiti specifici.

Il database “Standards Map”

E dove si possono trovare le “best practices” di sostenibilità? Il database “Standards Map“, gestito dall’International Trade Center (ITC), offre una panoramica dettagliata: infatti si possono mettere a confronto più di 200 norme e i loro criteri, semplificando così il processo di valutazione dei fornitori o dei prodotti stessi.

Come stanno affrontando il tema della sostenibilità ambientale e sociale le aziende ticinesi che operano a livello internazionale? Ce ne parlerà il 24 marzo 2022 l’azienda Geomagworld SA di Novazzano, nel corso di un Lab congiunto di NZZ Impact e Switzerland Global Enterprise, con la collaborazione della Cc-Ti, di SUPSI e Rytec Circular. Maggiori ragguagli qui: Abbracciare la filosofia dell’economia circolare – Cc-Ti

Implicazioni pratiche della Brexit per le aziende svizzere

La Brexit ha creato ostacoli agli scambi di merci e servizi anche tra la Svizzera e il Regno Unito. Pur avendo concluso vari accordi bilaterali per garantire il mantenimento delle loro strette relazioni, alcuni o parti di essi si fondano sull’armonizzazione delle disposizioni tra la Svizzera e l’Unione europea (UE) e quindi per il momento non vengono applicati (potranno esserlo solo se l’UE e il Regno Unito definiranno soluzioni contrattuali analoghe sulla base di standard armonizzati). Tutto ciò crea difficoltà nelle operazioni quotidiane degli operatori economici dei due Paesi.

Per essere di aiuto concreto ai suoi associati che operano con il Regno Unito, il servizio Commercio internazionale della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) ha riunito le principali disposizioni in una scheda informativa che mira a rispondere a domande pratiche inerenti alle esportazioni di merci (questioni doganali, legislazione prodotti, IVA nell’e-commerce) e alla fornitura di servizi. Laddove di interesse la scheda è completata con informazioni inerenti alle importazioni e alla fornitura di servizi in Svizzera da parte di aziende o lavoratori britannici.

La scheda informativa è riservata ai soci della Cc-Ti e può essere richiesta al servizio Commercio internazionale inviando una e-mail a internazionale@cc-ti.ch

Fare business in Cina

Una guida pratica vi illustra come.

Di recente pubblicazione, una guida redatta da Dezan Shira & Associates, società specializzata in investimenti diretti esteri, illustra come aprire un’attività in Cina. La guida fa altresì riferimento alle tanto attese leggi sulla protezione dei dati e della privacy ed è pertanto utile anche alle aziende già insediate che vogliono tenersi aggiornate sui cambiamenti legislativi più recenti.

Ecco i contenuti della guida in breve:

  • Creazione e gestione di un’impresa
  • Tasse, audit e contabilità
  • Risorse umane e libro paga
  • Cybersecurity e protezione dei dati.
La guida può essere scaricata sul sito web di Switzerland Global Enterprise: Doing Business in China 2022 | S-GE