Lo scorso 4 maggio la Camera dei deputati italiana ha approvato l’accordo tra Roma e Berna sulla fiscalità dei frontalieri.
Il testo ritorna per l’adozione definitiva al Senato. La procedura di ratifica sta quindi giungendo al termine. Si concluderà, verosimilmente a breve termine, con lo scambio ufficiale di note diplomatiche tra Svizzera e Italia, attestanti l’avvenuta ratifica. Contemporaneamente sono stati adottati emendamenti sull’imposizione del telelavoro dei frontalieri e sull’eliminazione della Svizzera dalla black list delle persone fisiche. Anche su questo fronte entreranno quindi in vigore, al termine dell’iter parlamentare, importanti modifiche. Sarà nostra premura informarvi al riguardo in modo tempestivo.
Come vi abbiamo recentemente già comunicato il nuovo accordo fiscale introduce un sistema di imposizione dei frontalieri differente. I frontalieri verranno suddivisi in attuali e nuovi. Ai frontalieri attuali continuerà ad applicarsi il sistema fiscale che conosciamo oggi, ossia una tassazione esclusiva in Svizzera (alla fonte), con il riversamento all’Italia dei cosiddetti ristorni da parte delle autorità fiscali elvetiche. Per contro i nuovi frontalieri oltre all’imposizione in Svizzera, diventeranno soggetti fiscali anche in Italia, e avranno pertanto a loro carico un’imposizione fiscale accresciuta.
Sono considerati frontalieri attuali ai sensi del nuovo Accordo le persone che alla data della ratifica svolgono oppure che tra il 31 dicembre 2018 e la data della ratifica hanno svolto un’attività di lavoro dipendente nell’area di frontiera.
Il nuovo accordo verrà applicato dal 1° gennaio 2024. Ma attenzione, già la conclusione della procedura di ratifica, che avverrà con la comunicazione ufficiale da parte italiana alla Svizzera, implica però degli effetti nel 2023.
Infatti, tutti i frontalieri che inoltreranno una richiesta di permesso in Svizzera e che si annunceranno all’autorità fiscale ticinese dopo tale data saranno considerati “nuovi frontalieri” e quindi, da gennaio 2024, saranno imposti fiscalmente secondo il nuovo sistema. In altre parole, la conclusione della procedura di ratifica nel 2023 sarà già concretamente determinante per la definizione dei “nuovi frontalieri”.
Rendiamo quindi attenti che per poter beneficiare del periodo transitorio riservato ai cosiddetti frontalieri attuali i datori di lavoro e i collaboratori devono inoltrare la richiesta di permesso G prima della conclusione della procedura di ratifica che, come indicato, si trova attualmente in dirittura di arrivo.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/12/ART22-frontalieri.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-05-12 15:47:112023-05-12 15:47:36Frontalieri e fiscalità
Con l’esercizio finanziario che inizierà il 1° giugno 2023, per la prima volta le società degli Emirati Arabi Uniti (EAU) saranno tenute a pagare l’imposta sull’utile.
Il 9 dicembre 2022, il Ministero delle Finanze degli EAU ha pubblicato il Federal Decree-Law No. 47 of 2022 on the Taxation of Corporations and Businesses (pdf) introducendo per la prima volta un’imposta federale sull’utile delle persone giuridiche: essa entrerà in vigore per gli esercizi finanziari a partire dal 1° giugno 2023 (dal 1° gennaio 2024 per chi segue l’anno solare). La legge è stata integrata da 158 domande frequenti.
In sostanza, a partire giugno, le aziende emiratine e le società straniere con una stabile organizzazione negli EAU (es. una sede, una filiale o un ufficio) e con un reddito imponibile superiore a 375’000 AED (circa 95’000 EUR / 100’000 CHF) dovranno pagare un’aliquota base dell’imposta sull’utile del 9%. Per supportare le piccole imprese e le start-up, il reddito imponibile al di sotto di questa soglia sarà invece soggetto a un’aliquota dello 0%.
Il decreto-legge introduce anche il concetto di “Qualifying Free Zone Person” (QFZP), definito in senso lato come una società o una filiale registrata in una zona franca che, benché assoggettata alla corporate tax potrà beneficiare di un’aliquota dello 0% sui redditi cosiddetti “qualificati”.
La nuova imposta non si applicherà invece alle imprese che operano nell’estrazione di risorse naturali, alle entità governative e paragovernative, così come a enti di pubblica utilità o di beneficienza, fondi pensioni e fondi di investimento qualificati.
Desiderate sapere come avviare un business negli Emirati Arabi Uniti e quali aspetti amministrativi e fiscali tenere in considerazione? Partecipate all’EVENTO PAESE | Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che si terrà il prossimo 25 maggio 2023 presso il Suitenhotel Parco Paradiso a Paradiso. All’ordine del giorno figurano anche una panoramica dei settori più interessanti e la presentazione delle strategie di ingresso, assicurative e logistiche migliori. Seguiranno due testimonianze di chi opera sul mercato e l’opportunità di fare networking in occasione dell’aperitivo finale. Vi aspettiamo!
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2022/06/ART22-eau-imposta-utili.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-05-12 15:00:002023-05-15 09:33:19EAU: imposta sull’utile delle società dal 01.06.2023
A metà aprile, il governo saudita ha annunciato la creazione di quattro nuove Zone Economiche Speciali (ZES) in varie regioni del Paese e dedicate a settori chiave. Per le aziende estere si aprono nuove opportunità.
Nell’ambito del suo programma di riforme Vision 2030, l’Arabia Saudita punta alla diversificazione economica e alla riduzione della dipendenza dal petrolio, promuovendo così l’iniziativa privata e la nascita di filiere produttive ad elevato contenuto locale. A tale scopo necessita di tecnologie e talenti.
Per accelerare gli investimenti esteri diretti nei settori chiave, a metà aprile il governo ha lanciato quattro nuove Zone Economiche Speciali (ZES):
King Abdullah Economic City (KAEC) sarà dedicata alla catena di fornitura e assemblaggio di automobili, ai beni di consumo, all’ICT, al farmaceutico, al medtech (inclusa la logistica);
Ras Al-Khair, sulla costa orientale, si rivolgerà al settore della costruzione e riparazione navale nonché della perforazione offshore;
Jazan, sul Mar Rosso, sarà dedicata alla produzione, lavorazione e distribuzione di prodotti alimentari nonché alla lavorazione dei metalli (logistica inclusa);
Cloud computing sarà invece una ZES virtuale consacrata all’omonimo settore e parte integrante della King Abdulaziz City for Science and Technology (KACST) di Riyadh.
A seconda della ZES e del settore, gli investitori potranno beneficiare di incentivi competitivi quali ad esempio aliquote fiscali ridotte, importazioni di macchinari e materie prime esenti da dazi doganali, proprietà straniera al 100%, procedure di avviamento senza intoppi e flessibilità nell’impiego di manodopera estera.
Il processo di riforme radicali in atto in Arabia Saudita apre nuove opportunità per le aziende straniere. Desiderate saperne di più? Partecipate all’EVENTO PAESE | Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che si terrà il prossimo 25 maggio 2023 presso il Suitenhotel Parco Paradiso a Paradiso. All’ordine del giorno figurano una panoramica dei settori più interessanti e la presentazione delle strategie di ingresso, assicurative e logistiche migliori nonché degli aspetti amministrativi e fiscali da tenere in considerazione. Seguiranno due testimonianze di chi opera sul mercato e l’opportunità di fare networking in occasione dell’aperitivo finale. Vi aspettiamo!
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/05/ART23-Arabia-Saudita-nuove-ZES.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-05-04 08:00:002023-05-02 10:25:23Arabia Saudita: nuove ZES, nuove opportunità
Con l’aumento delle tensioni geopolitiche, le aziende stanno esplorando modi per rendere le loro catene di approvvigionamento maggiormente resilienti e guardano sempre più spesso a strategie per spostare la produzione in Paesi “fidati”, lo conferma il Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel suo World Economic Outlook di aprile 2023.
In concomitanza con il vertice di primavera del Gruppo della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale (FMI), quest’ultimo ha pubblicato il suo ultimo “World Economic Outlook” (WEO) dedicato allo stato e alle prospettive dell’economia mondiale.
Tra i vari temi affrontati, anche quello delle interruzioni delle catene di approvvigionamento e delle crescenti tensioni geopolitiche, che hanno portato al centro del dibattito politico i rischi e i potenziali benefici e costi della frammentazione geoeconomica. Nel capitolo 4 “Frammentazione geoeconomica e investimenti diretti esteri” il FMI studia come tale frammentazione rimodelli la geografia degli investimenti diretti esteri (IDE) e, a sua volta, come la frammentazione degli IDE influisca sull’economia globale. Emerge come le aziende stiano adattando la loro strategia alla frammentazione geopolitica, concentrandosi sui Paesi geopoliticamente allineati (Paesi “fidati”): infatti, il cosiddetto “friend-shoring” rappresenta oggi più della metà di tutti gli investimenti diretti esteri.
Data la loro dipendenza da IDE provenienti da Paesi geopoliticamente lontani, diverse economie emergenti e in via di sviluppo sono tuttavia altamente vulnerabili alla delocalizzazione degli investimenti. A lungo termine, la frammentazione degli IDE derivante dall’emergere di blocchi geopolitici può generare grandi perdite di produzione, soprattutto per le economie emergenti e in via di sviluppo, ma – conclude il FMI – con rischi anche per la crescita globale.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/04/ART23-commercio-globale-rischi-strategia.jpg8531279Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-04-20 08:00:002023-04-18 15:15:33Commercio globale: più rischi, strategia adattata
Le esportazioni mondiali di beni intermedi hanno registrato una crescita sostenuta nel secondo trimestre del 2022. È quanto emerge dall’ultima analisi dell’Organizzazione mondiale del commercio.
I beni intermedi identificano i beni utilizzati nella produzione di beni finali e sono un indicatore dell’attività nelle supply chain globali. L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) monitora e fornisce approfondimenti trimestrali sullo scambio internazionale di parti, componenti e accessori. Queste note sono occasionalmente integrate da brevi rapporti dedicati a beni specifici, che riflettono questioni di attualità e prodotti fondamentali scambiati all’interno delle filiere.
Dall’ultima nota informativa dell’OMC si evince che le esportazioni mondiali di beni intermedi sono cresciute del 4% su base annua nel secondo trimestre del 2022, raggiungendo quota 2,5 trilioni di dollari. La quota di beni intermedi sul commercio totale (esclusi i carburanti) si è confermata al 50%, un rapporto che rimasto costante nell’ultimo decennio.
Il settore F&B ha contribuito in larga misura alla crescita del commercio all’interno delle catene di approvvigionamento, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente e superando i 120 miliardi di dollari. L’export mondiale di altre forniture industriali, quali ad esempio strutture metalliche, conduttori elettrici e prodotti medici, sono aumentate del 9%. Le esportazioni di parti e accessori di trasporto sono cresciute dell’1%, mentre quelle di minerali, pietre preziose e terre rare sono invece diminuite dell’11% a causa del calo dei prezzi del minerale di ferro.
A livello regionale, la crescita maggiore è stata registrata dall’America centrale e del sud (22%), seguita dal Nordamerica (9%): al centro-sud la crescita è stata sostenuta dalle esportazioni di soia dal Brasile (90%, 20 miliardi di dollari), per lo più destinate alla Cina, e al nord dall’aumento del 74% dell’export di oro dagli Stati Uniti, prevalentemente a destinazione di Europa e Asia.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/04/ART23-export-mondiale-beni.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-04-13 08:00:002023-04-04 15:26:56Cresce l’export mondiale di beni intermedi
La ricerca farmaceutica è interessata da numerose normative sul controllo delle esportazioni, la cui analisi fornisce importanti indicazioni in merito all’assoggettamento o meno a tali controlli. L’attuazione pratica dei controlli richiesti all’inizio e nel corso dell’intero progetto dipende dalle procedure aziendali, non deve tuttavia mancare l’obiettivo principale: conciliare la conformità in materia di controllo delle esportazioni e le misure di sicurezza con gli obiettivi aziendali. Il controllo riguarda il contenuto del progetto stesso, i partecipanti al progetto interni all’azienda e presso il partner di cooperazione esterno, il quadro concordato per il trasferimento tecnologico e la stesura del contratto per quanto attiene alla riservatezza o alla pubblicazione dei risultati.
Gli aspetti legali e pratici del controllo delle esportazioni in relazione alla ricerca farmaceutica in azienda e le definizioni fornite nei quadri normativi svizzero, americano ed europeo sono stati illustrati nel dettaglio da Nora Bartos, Legal Counsel Export Control & Economic Sanctions del Gruppo Roche nell’articolo “Forschung im Unternehmen – rechtliche und praktische Aspekte der Exportkontrolle” apparso sull’ultimo numero (1/2023) della rivista Zoll + MWST Revue | Revue Douanière + TVA.
Zoll + MWST Revue | Revue Douanière + TVA è una rivista trimestrale specialistica che dal 2016 si rivolge a professionisti attivi negli ambiti consulenza, economia, industria e amministrazione. Essa fornisce informazioni fondate sugli ultimi sviluppi giuridici, sui cambiamenti nella prassi amministrativa e sulle sentenze giudiziarie rilevanti, con un occhio di riguardo alla quotidianità professionale.
Per gentile concessione di Zoll + MWST Revue | Revue Douanière + TVA, la Cc-Ti cura la traduzione in italiano di articoli selezionati, che mette gratuitamente a disposizione dei propri associati sotto forma di scheda informativa. È quanto avvenuto con l’articolo di Nora Bartos sul controllo delle esportazioni in relazione con la ricerca farmaceutica.
La scheda informativa “La ricerca in azienda: aspetti legali e pratici del controllo delle esportazioni” può essere richiesta tramite e-mail a Monica Zurfluh, responsabile Servizio Commercio internazionale, zurfluh@cc-ti.ch. Il documento è destinato unicamente agli associati.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/03/ART23-farmaceutica-controllo-export.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-04-06 08:00:002023-04-03 07:49:33R&S farmaceutica e controllo dell’export
Dal 29 marzo 2023 in Algeria vige l’obbligo di apposizione del codice a barre sui prodotti destinati al consumo umano. Sono soggetti a tale obbligo i prodotti destinati alla rivendita senza trasformazione.
L’obbligo è conforme al decreto interministeriale del 16 febbraio 2021 recante regolamenti tecnici che fissano le condizioni e le modalità di applicazione del codice a barre sui prodotti destinati al consumo umano, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 28 marzo 2021. Sono soggetti a tale obbligo i prodotti alimentari e non alimentari preimballati, fabbricati in loco o importati, destinati alla rivendita senza subire ulteriori trasformazioni.
Il codice a barre deve essere rilasciato da un’organizzazione accreditata nel Paese esportatore. Per quanto riguarda l’Algeria, il Governo algerino ha autorizzato in tal senso la società GS1 Algeria.
Diciamolo subito: nota per essere sempre stata alla ricerca di qualsiasi nuova tecnologia occidentale da copiare o migliorare, la Cina domina ora sugli Stati Uniti nella maggior parte dei settori ad alta tecnologia e “le democrazie occidentali stanno perdendo la competizione tecnologica globale, compresa la corsa alle scoperte scientifiche e di ricerca, e la capacità di trattenere i talenti globali – ingredienti cruciali alla base dello sviluppo e del controllo delle tecnologie più importanti del mondo, incluse quelle che ancora non esistono”. È quanto emerge dal Critical Technology Tracker – The global race for future power, uno studio del think tank australiano ASPI finanziato nientemeno che dal Dipartimento di Stato statunitense.
In breve: gli americani potrebbero anche limitare la capacità dei cinesi di produrre chip avanzati, vedi bloccare il trasferimento di tecnologie, e sovvenzionare la produzione nazionale per massimizzare la distanza tecnologica tra i due Paesi, ma come evidenzia l’Australian Strategic Policy Institute (ASPI) nel suo Critical Technology Tracker, la Nazione asiatica sta avanzando nella corsa al dominio tecnologico globale molto più rapidamente di quanto si possa pensare e di fatto ha già gettato le basi per posizionarsi quale superpotenza scientifica e tecnologica del mondo, stabilendo una leadership nella ricerca ad alto impatto nella maggior parte dei settori tecnologici critici ed emergenti (tra cui difesa, spazio, robotica, energia, ambiente, biotecnologia e intelligenza artificiale) e nello specifico in 37 delle 44 tecnologie valutate. Le sette rimanenti sono guidate dagli Stati Uniti (vaccini, computer, calcolo quantistico, sistemi di lancio orbitale nello spazio, progettazione di circuiti, sistemi di riconoscimento linguistico e piccoli satelliti, informatica ad alte prestazioni, informatica quantistica, vaccini). Ma c’è di più, la Cina ha un vantaggio a “rischio monopolio alto” in sette ambiti: materiali e produzione su scala nanometrica, tecnologie di rivestimento, comunicazioni RF avanzate (incl. 5G e 6G), idrogeno e ammoniaca per l’energia, supercondensatori, batterie elettriche, biologia sintetica e sensori fotonici. In questo mondo bipolare tendente all’unipolarismo c’è ben poco spazio per gli altri Paesi. In ordine di importanza, e seppur distanziate dalle prime due, le uniche Nazioni ad essere menzionate nella speciale classifica delle eccellenze nella ricerca tecnologica sono India e Regno Unito, seguite da Corea del Sud, Germania, Australia, Italia e Giappone.
Gli americani mantengono una lunghezza di vantaggio in alcune tecnologie mature e sono leader non solo in ambito digitale e della difesa, ma anche nelle biotecnologie e altri settori. Dispongono inoltre di università e laboratori di richiamo mondiale, di alti livelli di investimento, di un mercato favorevole all’innovazione e di un’ampia rete di alleanze internazionali. Il Paese di Mezzo è però sede dei dieci principali istituti di ricerca al mondo per alcune tecnologie fondamentali e spesso produce una quantità di ricerca ad alto impatto cinque volte superiore a quella americana. Un dato, questo, da non sottovalutare, anche se trasformare le scoperte della ricerca in successi produttivi “made in China” è ben più complicato: ad esempio, nonostante gli investimenti da parte cinese per padroneggiare tecnologie come i motori a reazione, i suoi ingegneri hanno faticato per decenni per produrli, motivo per cui l’aviazione commerciale e militare continua per lo più a far capo a fornitori stranieri.
Gli Stati Uniti dominano anche nella ricerca sull’informatica quantistica, ma la Nazione asiatica li insegue primeggiando nella crittografia post-quantistica, nelle comunicazioni quantistiche e nella ricerca sui sensori quantistici. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, gli americani si affermano sì nella progettazione di circuiti integrati avanzati, nell’elaborazione del linguaggio e nel calcolo ad alte prestazioni, ma i cinesi capeggiano nelle comunicazioni a radiofrequenza avanzate come il 5G e il 6G, oltre che in molte altre aree. Il Paese di Mezzo sta inoltre superando gli Stati Uniti in tutte le aree di ricerca sulle tecnologie energetiche e ambientali ed è leader in tecnologie come i droni, i sistemi autonomi e l’ipersonica. Svolge inoltre un ruolo cruciale nella transizione verso l’energia pulita, perché produce molti prodotti essenziali e opera su una scala così vasta da dominare alcune parti delle catene di approvvigionamento, quali ad esempio i settori eolico, solare e delle batterie. Ha costruito questo vantaggio per decenni, dominando la capacità di lavorazione e raffinazione di tali prodotti. Per gli Stati Uniti, e più in generale l’Occidente, cancellare questa dipendenza richiederà uno sforzo a lungo termine.
Il think tank australiano sottolinea infine come la leadership cinese sia un problema, non solo per la posizione dominante in sé e la sua capacità di stabilire una morsa sulle catene di fornitura globali per le tecnologie critiche, che le conferiscono una potente leva e un chiaro vantaggio tecnico, ma anche perché a lungo termine tale dominio potrebbe “spostare non solo lo sviluppo e il controllo tecnologico, ma anche il potere e l’influenza globale verso uno Stato autoritario in cui lo sviluppo, la sperimentazione e l’applicazione di tecnologie emergenti, critiche e militari non sono aperti e trasparenti e non possono essere scrutati dalla società civile e dai media indipendenti”. Tra le raccomandazioni fornite per contrastare la leadership della Nazione asiatica figurano l’istituzione di fondi sovrani per finanziare la ricerca e lo sviluppo, l’agevolazione di visti tecnologici, il “friend-shoring”, le sovvenzioni per la R&S tra nazioni e il perseguimento di nuovi partenariati pubblico-privato.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/03/ART23-tecnologie-critiche.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-03-28 08:00:002023-03-24 14:38:33Chi guida la corsa alle tecnologie critiche?
L’elenco dei valori limite in valuta estera e in franchi svizzeri nel quadro delle preferenze doganali è stato aggiornato (LB).
L’elenco dei valori limite validi dal 27 marzo 2023 può essere scaricato dal sito web dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) al seguente link: UDSC – Elenco dei valori limite
Il sistema bancario di molti Paesi non funziona bene come in Svizzera e per le aziende più piccole attive nella distribuzione può essere difficile e oneroso ottenere un credito. Essere in grado di offrire ai propri partner commerciali una soluzione per finanziare i loro ordini di acquisto può quindi rappresentare un grande vantaggio. In tal senso, le aziende esportatrici svizzere possono avvalersi di una gamma crescente di servizi offerti dagli istituti finanziari.
Il nostro partner Switzerland Global Enterprise illustra in questo articolo (in inglese) le basi del finanziamento delle esportazioni e della copertura dei rischi.
https://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2023/03/ART23-finanziamento-export.jpg8531280Giulia Scalzihttps://www.cc-ti.ch/site/wp-content/uploads/2020/05/LG-cc-ti-03.pngGiulia Scalzi2023-03-23 08:00:002023-03-20 14:34:20Cosa fare se la banca non finanzia l’export?
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