La certezza di un tessuto imprenditoriale dinamico è fondamentale per la solidità del Cantone

Comunicato stampa della 106esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto oggi, 20 ottobre 2023, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 106esima Assemblea generale ordinaria.
L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Swisscom.

Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha confermato all’unanimità la Presidenza di Andrea Gehri per i prossimi quattro anni.  
Nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone), Federico Haas, vicepresidente di Hotelleriesuisse Ticino, è stato nominato in sostituzione dell’uscente Lorenzo Pianezzi.

Dopo i lavori assembleari vi sono stati gli interventi del Presidente delle Cc-Ti, Andrea Gehri, del Consigliere di Stato e Direttore del DFE Christian Vitta e del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni. Quest’ultimo ha introdotto, unitamente al Consigliere di Stato e Direttore del DI Norman Gobbi, l’ospite d’onore. Il Comandante di corpo Thomas Süssli, capo dell’esercito svizzero.

La centralità del ruolo dell’imprenditore

Il Presidente Andrea Gehri ha incentrato il suo discorso sul ruolo fondamentale dell’imprenditore nella società. Ruolo purtroppo spesso misconosciuto, malgrado sia centrale per la crescita del paese. Senza l’assunzione di rischi, la spinta innovativa e gli investimenti delle imprese non sarebbe possibile creare e mantenere posti di lavoro. Quindi ne soffrirebbe tutto il paese. Anche le riforme invocate, come la recente proposta del Consiglio di Stato di intervenire su determinate aliquote per le persone fisiche e l’imposizione delle successioni e delle rendite previdenziali, non hanno certo lo scopo di provocare discriminazioni o favorire indebitamente determinati gruppi. Bensì sono essenziali per mantenere interessante il Ticino come terra del “fare impresa”, pena la perdita persone fisiche e aziende fondamentali per finanziare un sistema sempre più “costoso”.

Restano aperti molti fronti carichi di insidie, perché anche per le aziende l’inflazione ha conseguenze importanti e la crescita di molti costi rappresenta una minaccia per tutti. Dalle materie prime, all’energia, passando per i costi creati dalla crescente burocrazia, le incognite per il futuro sono parecchie. Solo permettendo al tessuto imprenditoriale di fare il proprio lavoro e di creare ricchezza per sostenere l’importante meccanismo ridistributivo, sarà possibile superare anche i momenti più difficili.

Il Direttore della Cc-Ti ha dal canto suo aggiunto come nelle altre regioni elvetiche non sia tabù parlare della centralità del ruolo delle aziende e come sia insensata l’ossessione di combattere i ricchi, visto che ad esempio, citando il padre dell’AVS, l’ex Consigliere federale Hans-Peter Tschudi, “I ricchi non hanno bisogno dell’AVS, ma l’AVS ha bisogno dei ricchi”. Aggiungendo che non solo l’AVS ha bisogno di contribuenti forti, bensì tutto il sistema fiscale e finanziario cantonale dipende da loro.

L’impegno del Cantone per rendere il Ticino un luogo sempre più attrattivo e favorevole all’imprenditorialità

Il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, Christian Vitta, dopo una panoramica sulla situazione macro-economica attuale, ha rimarcato l’importanza di volgere lo sguardo al futuro, continuando a lavorare per rendere il Ticino un territorio sempre più attrattivo e, in maniera particolare, favorevole all’imprenditorialità. Il Consigliere di Stato si è così soffermato su alcuni fattori che contribuiscono a creare le migliori condizioni quadro e a favorire una crescita economica armoniosa e duratura. Proprio in questo senso, il Cantone continua a lavorare per un quadro fiscale moderno e competitivo, per rafforzare l’innovazione nel nostro territorio, per un mercato del lavoro dinamico e per ritrovare un equilibrio delle finanze pubbliche.
In conclusione, il Consigliere di Stato ha espresso i suoi ringraziamenti alla Camera di commercio in quanto interlocutore prezioso per il Dipartimento delle finanze e dell’economia che permette allo Stato di disporre di vigili antenne a stretto contatto con le realtà economiche del territorio.

Politica di sicurezza e sistema di milizia

L’intervento del Comandante di corpo e Capo dell’esercito svizzero ha sottolineato l’importanza del settore militare come attore economico. Ma soprattutto è stata evidenziata l’importanza del sistema di milizia, essenziale non solo per l’esercito stesso, ma anche perché costituisce un fondamentale elemento di permeabilità tra l’armata e l’economia, molto utile anche per le aziende, soprattutto negli aspetti gestionali. Il Comandante ha poi anche portato qualche riflessione sul ruolo della difesa svizzera nel teso contesto geo-politico internazionale.


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Approfondimenti

Leggete quanto emerso nelle precedenti Assemblee:

Anche la Cc-Ti ha partecipato al Salone della CSR a Milano

Gianluca Pagani, CSR Manager Cc-Ti, è stato relatore ad un evento presso l’Università Bocconi.

Verso la transizione ecologica: il ruolo delle Camere di Commercio” è questo il titolo della conferenza a cui ha presenziato anche la Cc-Ti lo scorso 4 ottobre 2023 a Milano, presso l’Università Bocconi, in occasione dell’11esima edizione del Salone della CSR e dell’innovazione sociale.

Dall’informazione alle imprese sulla transizione ecologica agli interventi per promuovere la creazione di filiere responsabili: il ruolo delle Camere di Commercio diventa sempre più strategico per la diffusione di comportamenti sostenibili e per lo sviluppo dell’economia dei territori. Una sfida importante che mette in gioco la capacità di tutti gli attori sociali di collaborare e di coniugare innovazione con inclusione sociale, risultati economici e sostenibilità ambientale.

Sono anche intervenuti: Walter Sancassiani, Focus Lab; Carlo De Luca, Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili; Marco Galimberti, Camera di Commercio Como-Lecco ed Elena Fammartino, Unioncamere Piemonte.

RIVEDI L’EVENTO

Finanza pubblica e fiscalità: due facce della stessa medaglia

Comunicato stampa – 09.10.2023

È stato presentato oggi uno studio della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI), commissionato dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti), che analizza la struttura della finanza pubblica e del sistema fiscale ticinesi. Si tratta del primo studio di questo genere per il Ticino, ispirato a un lavoro che la Camera di commercio, dell’industria e dei servizi di Ginevra svolge da anni. Lo scopo del lavoro è soprattutto di fotografare la situazione della finanza pubblica con dati oggettivi, per avere uno strumento attendibile anche quando si tratta di discutere di fiscalità e del margine di manovra del Cantone.

Il Presidente della Cc-Ti, Andrea Gehri, ha ribadito che una fiscalità attrattiva incoraggia lo sviluppo economico, perché le aziende, se dispongono di maggiori risorse finanziarie, possono investire e creare impieghi. Con innegabili benefici anche per le finanze pubbliche che permettono quindi anche al cantone di migliorare la propria competitività.

Il Responsabile del Centro di competenze tributarie della SUPSI, Professor Samuele Vorpe, e l’avvocato Francesca Amaddeo, docente-ricercatrice presso lo stesso Centro, hanno illustrato le due parti dello studio. È ad esempio emerso che il gettito fiscale nell’ultimo decennio è aumentato e, malgrado il difficile periodo pandemico, è rimasto sostanzialmente stabile. In questo senso, la situazione della finanza pubblica può essere inquadrata bene con l’indice di sfruttamento fiscale, che mostra come il Ticino, benché Cantone finanziariamente debole, abbia una crescita delle entrate fiscali rispetto al proprio potenziale di risorse. Dato che va rapportato alla costante crescita della spesa pubblica negli ultimi venti anni, che ha più motivi. Sulla struttura fiscale, lo studio ha valutato in particolare il rapporto tra PIL, gettito fiscale ed entrate, gli aspetti di concorrenza intercantonale e intercomunale, l’imposizione delle persone facoltose e dei cosiddetti “globalisti”, come pure su quella dei frontalieri, oltre ovviamente all’imposizione delle persone giuridiche.

Il Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, ha rilevato come il tessuto economico estremamente dinamico e resistente alle varie crisi degli ultimi anni abbia garantito un’importante sstabilità delle entrate fiscali, ma insufficiente per rispondere a una spesa pubblica che sembra crescere in maniera incontrollata. Per la finanza pubblica emerge quindi soprattutto un problema sul fronte delle uscite e del conseguente indebitamento. Questione che potrebbe essere acuita a causa dell’evoluzione demografica che porta verso una popolazione più anziana e necessitante di maggiori cure e quindi di spese in materia sanitaria, a fronte di una diminuzione dei contribuenti. Anche i nuovi modelli di lavoro, con la crescente richiesta di modelli di occupazione a tempo parziale, vanno monitorati in relazione a possibili effetti fiscali.

Lo studio avrà una cadenza regolare e sarà costantemente aggiornato, in modo da contribuire costruttivamente al sempre vivace dibattito sulla finanza pubblica e sulla fiscalità.


SCARICATE LO STUDIO “Finanza pubblica e fiscalità 2023 Cantone Ticino”

(Questa versione dello studio verrà aggiornata prossimamente in modo definitivo)

L’intrepido imprenditore: coraggio e resilienza

Non è facile oggi fare impresa

Da imprenditori bisogna confrontarsi giorno per giorno con rischi e ostacoli che le tensioni congiunturali di questi anni hanno reso più complessi e gravosi rispetto al passato. Una sfida ancora più dura in Ticino. Lo strisciante interventismo statale, anche federale e non solo cantonale, ha condizionato pesantemente la libertà economica. Alimentando ad arte, inoltre, un clima poco favorevole alle imprese, all’insegna di un diffuso politically correct economico per cui il mercato è la fonte di ogni ingiustizia, il profitto un furto, il capitale una parola oscena e l’imprenditore è solo uno sfruttatore privo di coscienza sociale. Eppure, i nostri imprenditori hanno continuato a fare tenacemente il loro lavoro. Non certo incuranti della pioggia di accuse ingenerose, ma per l’alto senso di responsabilità che caratterizza la stragrande maggioranza delle imprenditrici e degli imprenditori, tutt’altro che mossi solo da interessi egoisti.

Con creatività, flessibilità e grande spirito di adattamento il mondo imprenditoriale ticinese ha affrontato la grave crisi del 2008, il successivo sconvolgimento del cambio franco-dollaro-euro, le radicali trasformazioni tecnologiche del sistema produttivo, i repentini alti e bassi dei mercati internazionali che hanno imposto veloci cambiamenti dei modelli di business, la pandemia, la crisi delle materie prime, i problemi di approvvigionamento, le conseguenze della guerra in Ucraina e gli abnormi rincari dei costi dell’energia. Nonostante questa lunga catena di avversità gli imprenditori non hanno rinunciato a investire, a innovare per salvaguardare e migliorare la competitività delle loro aziende. Hanno creato migliaia di nuovi posti di lavoro, rafforzando la base economica e occupazionale del Cantone.

Nonostante tutto si investe

Anche in un contesto così instabile e imprevedibile, imprese e imprenditori si sono confermati come una componente vitale della società: se le aziende funzionano l’economia gira, se l’economia funziona si generano ricchezza e benessere per tutta la collettività. È questa l’essenza di quella autentica funzione sociale dell’impresa che purtroppo non è riconosciuta per come meriterebbe. Ma affinché un’azienda funzioni, l’imprenditore sa che non può stare fermo, che deve anticipare i tempi, investire e innovare per restare concorrenziale. Un compito a cui l’imprenditoria ticinese non si è di certo sottratta, dimostrando come l’innovazione non sia un concetto astratto, ma che può e deve essere parte dell’attività quotidiana, pena l’esclusione dal mercato. Anche questo un elemento spesso negletto da chi considera l’innovazione limitata alle navette spaziali sparate su Marte.

Le sole società anonime che fanno capo alle imprese di famiglia in Ticino, settore che da noi rappresenta oltre il 60% delle aziende, nel triennio 2019-21 hanno investito in beni tangibili circa 6,5 miliardi di franchi, con investimenti medi per azienda poco al di sotto del milione di franchi. Grazie anche a questi investimenti le aziende a conduzione familiare hanno visto aumentare l’occupazione, superando largamente gli 83mila impieghi. Nel comparto chimico-farmaceutico, una delle punte di diamante della nostra economia, le aziende dal 2018 al 2022 hanno investito da sole un miliardo in Ricerca e Sviluppo, nuovi laboratori e siti di produzione, creando oltre 500 nuovi posti di lavoro.

Pur tra i contraccolpi della pandemia sulle supply chain, l’aumento dei costi dell’energia, il rincaro e la difficoltà di reperire materie prime, il trend positivo degli investimenti è stato confermato dall’ Inchiesta congiunturale della Cc-Ti del 2022: nel settore industriale ha investito il 67% delle aziende, percentuale che sale al 77% per le imprese con oltre 100 dipendenti. L’indagine ha pure rilevato per l’anno in corso un 44% di aziende che ha già investito o che intende farlo.

Sulla base dei dati dello Swiss Innovation Survey, lo studio nazionale del Kof sull’innovazione, l’Ufficio cantonale di statistica (Ustat) ha evidenziato che le imprese ticinesi, che fanno innovazione e investono in R&S sono in proporzione di più rispetto alla media svizzera. Un chiaro segnale del fatto che i nostri imprenditori credono nel territorio in cui operano, che sanno valorizzare i saperi e le competenze dei loro collaboratori perché da essi dipende lo sviluppo competitivo dell’azienda.

Il profitto non è un furto

Se l’investimento nell’innovazione abbraccia molti aspetti, dal miglioramento dei processi produttivi a quello dei prodotti, non va dimenticato che esso innesca anche delle trasformazioni positive che si riflettono direttamente su tutta la società: nuovi prodotti che soddisfano nuovi bisogni, più sviluppo produttivo, crescita del know-how del sistema Paese, più lavoro qualificato, più redditi e ricchezza per tutti. In poche parole, una generale evoluzione non solo economica ma anche sociale. E al centro di questo progresso c’è l’imprenditore con la sua voglia di fare, con le sue visioni per far crescere l’azienda.

Sebbene sia confrontato con non poche difficoltà, chi fa impresa crede nel futuro altrimenti non potrebbe, non saprebbe affrontare le sfide del presente, vive la passione di chi ragiona sul lungo termine da cui nasce il coraggio di pensare e ideare cose che ancora non esistono.

Ma un’azienda non può investire, non può innovare se non ha risorse sufficienti, ossia se non consegue dei profitti. Il profitto, che in Ticino è condannato a prescindere come un’appropriazione indebita dei “padroni”, quando viene conseguito nel rispetto delle leggi e delle consuetudini economiche locali, dimostra innanzitutto che l’impresa funziona, che chi la guida fa un uso efficiente dei fattori produttivi. I veri imprenditori, come diceva qualcuno, non servono la società con annunci e dichiarazioni roboanti sulle loro buone intenzioni. Svolgono invece la loro funzione fondamentale perseguendo quel profitto che garantisce i mezzi adeguati per investire, mantenere competitiva l’impresa, continuare a produrre quei beni e servizi che i consumatori richiedono, per conservare i posti di lavoro e offrirne di nuovi. È così che si consolidano pure i legami col territorio e la comunità locale, si accresce la fiducia dei clienti, dei fornitori e degli stessi dipendenti che si sentono rassicurati dal buon andamento aziendale. Preoccupante e sbagliato credere che l’imprenditore miri solo al suo profitto personale, non è così! L’imprenditore investe nel suo lavoro, nella propria azienda e, che lo si accetti o meno, rappresenta l’unica fonte per creare e ridistribuire ricchezza alla comunità.

Chi crea il lavoro

Del resto, in Ticino l’occupazione continua a crescere. Secondo gli ultimi dati dell’Ustat, anche nel secondo trimestre del 2023 è aumentato il numero degli occupati attivi sul mercato del lavoro: più 5600 unità, rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso, con un incremento del 2,4% che ha portato il numero totale degli occupati oltre quota 242.650. Una crescita che riguarda anche i residenti (+4,6%), in misura maggiore rispetto ai frontalieri (+3,5). In rapporto al 2022 si contano 1’500 disoccupati in meno.  Dunque, l’economia continua a creare lavoro: il tasso di crescita degli impieghi offerti dalle nuove imprese ticinesi tra il 2013 e il 2020 è addirittura superiore alla media nazionale.

Il fatto che negli ultimi cinque anni lo sviluppo dell’occupazione sia stato trainato principalmente dai lavoratori d’oltre confine dimostra il dinamismo del nostro sistema produttivo che, al di là delle ricorrenti critiche sull’effetto sostitutivo del frontalierato, ha fame di manodopera. Oggi uno dei principali problemi degli imprenditori è, infatti, la mancanza di personale qualificato e a volte persino di lavoratori poco formati.

Certo, nel Cantone esistono anche aziende, prevalentemente piccole, che sopravvivono grazie al basso costo della manodopera, perché il contesto internazionale molto concorrenziale non lascia altra scelta. Attenzione però nel criminalizzare queste imprese, come si fa abitualmente nel dibattito pubblico, perché esse offrono comunque spesso impieghi anche a persone meno qualificate che altrimenti resterebbero senza un posto e senza un salario. Semmai queste realtà andrebbero aiutate, con interventi mirati, a consolidarsi e a crescere, quando ci sono i presupposti per un possibile miglioramento.

Il lavoro non si crea per legge, lo creano le imprese se sono messe nelle condizioni di farlo. I nostri imprenditori, che già operano in una situazione difficile, contrassegnata da profondi e rapidissimi cambiamenti strutturali, da un risorgente nazionalismo economico e da tensioni geopolitiche che destabilizzano di continuo i mercati, chiedono solo che la loro attività non sia resa ancora più complicata. Vorrebbero che, quando si discute di politica economica si ragionasse sulla base di dati e fatti concreti e non di preconcetti ideologici.

Sostenere gli imprenditori oggi significa credere nel nostro sistema Paese domani!

Summer Meeting 2023

Si sono svolte due serate tematiche per gli ex studenti del corso Specialista della gestione PMI

La Cc-Ti, in collaborazione con Agile Lab Ticino e l’Associazione Equi-Lab, ha organizzato due serate in cui sono stati trattati i seguenti temi:

  • Primo incontro – 22 agosto
    FUTURE OF WORK
    HR, digitalizzazione e agilità quali elementi di innovazione nella gestione efficace delle persone
    Relatore: Christian Burkhalter, Agile Lab Ticino
  • Secondo incontro – 7 settembre
    LE OPPORTUNITÀ DELLE PARI OPPORTUNITÀ
    Diversità, Equità e Inclusione per lo sviluppo sostenibile: la situazione in Ticino e gli strumenti a disposizione delle PMI
    Relatore: Christian Burkhalter, Agile Lab Ticino
    Relatrice: Marialuisa Parodi, Associazione Equi-Lab

Ringraziamo i relatori e i partecipanti per la buona riuscita delle due serate. Durante l’estate 2024 verranno riproposti nuovi incontri.

Serata informativa per il corso Specialista della gestione PMI con attestato federale

Mercoledì 20 settembre 2023 alle ore 18.00

La Cc-Ti organizza una serata informativa per tutti gli interessati ad iscriversi al corso Specialista della gestione PMI. Durante l’incontro saranno fornite maggiori informazioni inerenti al corso (costi, calendario, docenti e contenuti).

Coloro che volessero partecipare alla serata sono pregati di confermare la propria presenza al Signor Roberto Klaus all’indirizzo email: klaus@cc-ti.ch.

La Costituzione del 1848: una pietra miliare della storia svizzera

Nel 2023 la Svizzera moderna compie 175 anni.

Il 1848 costituisce una pietra miliare per la Svizzera: segna infatti l’approvazione della Costituzione federale, su cui si fonda la Svizzera moderna. Il 12 settembre 1848 la Dieta federale la dichiarò adottata. Da Confederazioni di Stati la Svizzera si trasformò quindi in uno Stato federale, divenendo la prima democrazia stabile in Europa.


Fonte: DFGP – https://www.ejpd.admin.ch/ejpd/it/home/temi/175-jahre-bundesverfassung.html

nLex Prevenire Difendere

Da più di anno la Cc-Ti organizza corsi di formazione e momenti informativi per preparare le aziende all’entrata in vigore della nuova legge federale sulla protezione dei dati (LPD), che sarà realtà dal prossimo 1° settembre 2023.

Vediamo alcuni punti essenziali delle nuove regole, inteso che si tratta di una carrellata generale che non può essere esaustiva e che nei casi specifici richiede spesso l’intervento di esperti per elaborare regolamenti, istruzioni, dichiarazioni e contratti che siano conformi alle disposizioni legali e puntuali per le singole esigenze.

Che cos’è la protezione dei dati?

Già oggi esistono disposizioni sulla protezione dei dati che si applicano anche alle aziende e quanto entra in vigore il prossimo 1° settembre è un aggiornamento resosi necessario, vista l’evoluzione del contesto tecnologico in particolare e le regole che si è data l’Unione Europea (con il famoso GDPR). Il legislatore svizzero ha cercato di essere pragmatico, ma, forse inevitabilmente, le nuove regole possono anche prestarsi a complicazioni non da poco. Almeno sulla carta. Per questo è importante cercare di attenersi soprattutto ai principi fondamentali.

Lo scopo principale della protezione dei dati è quello di proteggere la personalità e i diritti fondamentali delle persone. Essa regolamenta ciò che deve essere osservato nel trattamento dei dati personali. Per dati personali si intendono tutte le informazioni che possono essere attribuite a una persona, come i dati di contatto, le impronte digitali, gli spostamenti, ma anche le registrazioni di video e immagini (tutto ciò che può ricondurre ad un individuo specifico). La protezione dei dati intende tutelare le persone dall’acquisizione, dall’archiviazione, dall’elaborazione e dall’utilizzo ingiustificato dei suoi dati. Ciò significa che possono essere trattati solo i dati idonei e necessari allo scopo del trattamento specifico. Il consenso della persona è fondamentale, soprattutto in caso di trasmissione dei dati, così come è imprescindibile un’informazione trasparente su quali dati vengono raccolti, per quale scopo e il loro trattamento. I dati possono essere trasmessi se la persona stessa ha dato il proprio consenso, se i dati sono a  prescindere accessibili al pubblico o se una legge ne consente la trasmissione. Inoltre, la sicurezza dei dati è un principio compreso nella protezione dei dati. I dati devono essere gestiti con attenzione e rispettando precise regole di sicurezza. I dati personali devono essere distrutti o resi anonimi non appena non sono più necessari ai fini del trattamento. Ciò vale anche per i dipendenti e gli ex dipendenti delle aziende. Tutte le persone hanno il diritto di chiedere a qualsiasi azienda se e quali dati vengono conservati su di loro. Questo vale ovviamente anche per i dipendenti. I dati non personali, come le cifre o i dati sui prodotti, non sono soggetti alla protezione dei dati. Allo stesso modo, i dati anonimi dei clienti valutati a fini statistici non sono soggetti alla protezione dei dati. Tuttavia, tali dati possono essere protetti in altri modi, ad esempio attraverso le regole sul segreto commerciale o dal diritto d’autore.

Quali sono le novità principali della nuova LPD?

Le modifiche principali riguardano trasparenza e l’informazione. I principi generali rimangono sostanzialmente simili, ma la trasparenza avrà un peso maggiore, ad esempio indicando sul sito web dell’azienda quanto disposto in materia di protezione dei dati, spiegando come questi vengono raccolti, gestiti, utilizzati e conservati. Con le nuove disposizioni, le aziende sono ora tenute a segnalare all’Incaricato federale per la protezione dei dati gli episodi in cui vi sia stato un utilizzo abusivo dei dati. Anche il trasferimento dei dati a fornitori e partner deve essere regolato contrattualmente, per cui è importante che le aziende valutino eventuali adattamenti delle basi contrattuali dei loro rapporti commerciali.

Con la nuova legge, la dichiarazione sulla protezione dei dati che deve figurare sul sito web aziendale assume quindi ancora maggiore importanza. Infatti, essa è ora obbligatoria per tutti e deve informare su quali dati vengono raccolti e conservati, su quali programmi vengono utilizzati e su chi contattare per ottenere informazioni. La novità è anche che le impostazioni di base dei moduli, delle app e dei siti web devono essere regolate ovunque al minimo, in modo da raccogliere o elaborare solo i dati necessari.

Anche l’obbligo di fornire informazioni è stato inasprito. Se una persona chiede se e quali dati che la riguardano sono stati elaborati, tali informazioni devono essere indicate in conformità alle norme di legge, salvo eccezioni. Devono inoltre essere fornite informazioni sulle condizioni in cui i dati sono stati trasmessi a terzi.

La legge sulla protezione dei dati ora distingue tra aziende più piccole e più grandi. Alle aziende con più di 250 dipendenti o a quelle con dati sensibili (ad esempio, gli studi medici) si applicano disposizioni aggiuntive, soprattutto per quanto riguarda la documentazione sulla protezione dei dati.

Di seguito sono elencati i punti più importanti da implementare per le aziende:

  1. Controllare l’informativa sulla privacy sul sito web e, se necessario, adattatala.
  2. Stabilire le linee guida per il trattamento dei dati all’interno dell’azienda.
  3. Stabilire in forma scritta accordi e contratti con fornitori e aziende partner. È obbligatorio registrare il tipo di archiviazione dei dati e la notifica delle violazioni della protezione dei dati.
  4. Nominare un/a responsabile della protezione dei dati in azienda.
  5. Creare un registro del trattamento dei dati. Le aziende con meno di 250 dipendenti sono esenti da tale obbligo se non vi è un rischio elevato di lesioni dei diritti personali.
  6. Definire la procedura per ottemperare all’obbligo di fornire informazioni e di richiesta di cancellazione dei dati.
  7. Definire la procedura di segnalazione delle violazioni della protezione dei dati.
  8. Creare un processo per le valutazioni d’impatto necessarie se l’azienda assume un rischio elevato nel trattamento dei dati.
  9. Verificare se i dati vengono trasmessi ad altri Paesi. In tal caso, verificare se questi paesi sono registrati come paesi riconosciuti dal Consiglio federale. In caso contrario, si applicano requisiti più severi in materia di protezione dei dati.

La sicurezza dei dati

La sicurezza dei dati è una base importante per la protezione dei dati. Ad esempio, le aziende devono garantire la sicurezza dei dati personali e proteggerli da accessi non autorizzati e illegali. Se si utilizzano strumenti esterni per la gestione dei dati personali (ad esempio, software di gestione online dei soci), la protezione dei dati deve essere stipulata contrattualmente con il fornitore. L’azienda è tenuta a verificare la sicurezza dei dati del partner contrattuale. Se i dati personali vengono trasferiti all’estero, anche se ciò è dovuto solo al fatto che il server del servizio cloud in cui sono memorizzati i dati si trova all’estero, devono essere soddisfatti i requisiti legali.

Sanzioni e ammende

Le multe possono essere comminate sulla base della LPD. Chiunque non informi correttamente una persona interessata al momento della raccolta dei dati o successivamente non le fornisca, su richiesta, informazioni sufficienti sui dati raccolti, come previsto dalla LPD, può incorrere in multe fino a 250’000 franchi svizzeri. L’importo delle  multe sarà stabilito dal tribunale competente nel corso del procedimento. È verosimile che, almeno in una prima fase di applicazione della LPD, le multe siano comminate solo in caso di gravi violazioni. Ciò non esime tuttavia dal rispetto delle disposizioni legali. A titolo di paragone, nell’Unione Europea sono possibili multe fino al quattro per cento del fatturato o a cinque milioni di euro. Da rilevare che, al di là della tempestività di eventuali multe, che un incidente che comporti la violazione di dati costituisce per le aziende un danno reputazionale presso i clienti, i fornitori, i dipendenti e l’opinione pubblica spesso maggiore di una multa.

La Cc-Ti metterà a disposizione dei propri associati nei prossimi giorni alcuni modelli di documenti che possono essere utilizzati sia all’interno dell’azienda che sul web e nei rapporti con i partner. Si tratta di basi che vanno completate con le caratteristiche delle singole aziende e spesso facendo capo a specialisti per affinare al meglio i documenti.

Parola ai soci!

Inchiesta Congiunturale 2023-24

L’inchiesta congiunturale condotta in collaborazione con le Camere di commercio e dell’industria della Svizzera romanda è giunta alla sua 14esima edizione.

In qualità di associazione mantello dell’economia ticinese contiamo sulla vostra preziosa collaborazione, in qualità di aziende affiliate, per raccogliere dati essenziali sullo stato di salute dell’economia ticinese. Ogni anno, il vostro contributo informativo viene sistematicamente confermato dai dati ufficiali, riconosciuto dalle Autorità federali e cantonali e utilizzato quale strumento a tutela degli interessi delle aziende.     
Oltre alle usuali domande generali riguardanti l’attività aziendale, l’inchiesta pone ogni anno l’accento su un tema di attualità per il territorio. Quest’anno vi sono approfondimenti sull’evoluzione digitale, sull’intelligenza artificiale e sulla sostenibilità.            
I risultati dell’inchiesta saranno presentati ufficialmente e poi pubblicati sui nostri usuali canali di comunicazione (Ticino Business, newsletter, www.cc-ti.ch, Facebook, Instagram, Twitter e YouTube) in forma anonima. Tutti i dati vengono trattati in ottemperanza della legge vigente sulla protezione dati.

Istruzioni per la compilazione (FORMULARIO IN PDF)

L’accesso all’inchiesta sarà possibile dal 23.8.2023.

L’inchiesta deve essere compilata e rispedita entro il 15 ottobre 2023, attraverso una delle seguenti modalità a vostra scelta:

  • direttamente online sul sito www.enquete-cci.ch inserendo la vostra SWISSFIRMS ID e la relativa password (presenti nell’intestazione dell’inchiesta)
  • inviando il formulario in forma cartacea via posta (CP 1269, 6901 Lugano) o via fax al numero 091 911 51 12.
  • via e-mail a: trabucchi@cc-ti.ch

Informazioni: trabattoni@cc-ti.ch , T. 091 911 51 15

Vi ringraziamo già sin d’ora della vostra preziosa collaborazione e della vostra fedeltà alla nostra associazione.

Illusioni e realismo

L’attualità politica ci porta a tornare su due temi sui quali ci siamo già espressi nelle scorse settimane, ma che sono centrali per il nostro Cantone e che quindi meritano ulteriori approfondimenti. Si tratta della proposta di introdurre un pedaggio per la galleria autostradale del San Gottardo e del progetto di riforma fiscale presentato dal Consiglio di Stato. Dossier che ci occuperanno intensamente nei prossimi mesi.

NO AL PEDAGGIO AL SAN GOTTARDO

La mozione di un Consigliere nazionale urano che vuole un pedaggio per accedere al tunnel del San Gottardo sta facendo discutere molto sia in Ticino che oltre Gottardo. Al di là di sondaggi più o meno pilotati attraverso domande suggestive, sembra crescere anche in Ticino la fetta di popolazione favorevole al pedaggio.

Il motivo è semplice: si pensa di poter far pagare il transito agli stranieri, né più né meno. Abbiamo già attirato l’attenzione sul fatto che l’autore della mozione, il Consigliere nazionale Simon Stadler, menziona esenzioni per i cantoni limitrofi, ma il testo del suo atto parlamentare cita solo riduzioni per gli abitanti dei cantoni interessati e non di esenzioni. Quindi non saranno solo gli stranieri a dover pagare.

Tema, del resto, anche giuridicamente complesso e tutt’altro che scontato, visto che di principio non si possono fare discriminazioni. Lo ha riconosciuto esplicitamente anche il Consiglio federale in data 6 novembre 2019, rispondendo a una mozione del Consigliere agli Stati Marco Chiesa. Il Consiglio federale rileva come nei paesi limitrofi e in tutta Europa i pedaggi non distinguono fra veicoli “indigeni” e immatricolati all’estero, per cui anche noi dovremmo attenerci a questo principio. Il principio di non discriminazione impedisce di fatto un pedaggio per soli veicoli stranieri. Posizione chiara, della quale occorre tenere assolutamente conto per non cullarsi nelle illusioni che a pagare debbano essere solo gli altri. Una sana dose di realismo si rende, quindi, assolutamente indispensabile, pena clamorosi autogol per il Ticino.

Anche chi ipotizza una compensazione per i ticinesi attraverso la riduzione della tassa di circolazione farebbe bene a tenere conto di una decisione del 2019 della Corte di giustizia europea che ha bocciato un sistema di questo tipo previsto dalla Germania. I tedeschi avevano infatti previsto che i propri cittadini potessero dedurre il pedaggio almeno parzialmente dalla tassa di circolazione e che quindi di fatto il pedaggio lo pagassero quasi solo gli stranieri. Principio di discriminazione previsto dal diritto europeo violato e governo tedesco rimandato alla casella di partenza. Molto probabile che anche in Svizzera verrebbe presa una decisione analoga.

Economia, ma non solo…

Le pesanti conseguenze per l’economia ticinese sarebbero innegabili, non solo per il turismo, ma per tutti i settori economici indissolubilmente legati ai trasporti da e verso il resto della Svizzera. Una vera e propria filiera che, se turbata, porterebbe a ripercussioni negative su cittadine e cittadini che ne rappresentano l’ultimo anello. 

Ma, in tema di discriminazione, non può evidentemente non preoccupare il trattamento diverso del nostro Cantone rispetto agli altri. Essere l’unica regione della Svizzera accessibile quasi solo a pagamento (escludendo le molto parziali alternative estive di qualche mese o i passaggi per l’Italia) sarebbe un fatto gravissimo, non accettabile nell’ottica della coesione nazionale. È bene ricordare che l’articolo 1 della Costituzione federale prevede che la Confederazione Svizzera è costituita dal popolo svizzero e dai cantoni, tutti, senza eccezioni. Non ci sono cantoni di categorie A o B.

L’eventualità di accedere al Ticino solo pagando costituirebbe una discriminazione bella e buona, senza se né ma. La gestione del traffico e il finanziamento delle infrastrutture, quando possibile, può e deve fare capo ad altri strumenti, ben noti a tutti ma ovviamente più scomodi da realizzare politicamente.

Limitarsi a penalizzare l’asse storico del traffico nord-sud sarebbe atto miope e inutile, oltre che profondamente scorretto. Giova ricordare ancora una volta che non sono indicativi gli esempi di valichi con pedaggi come il Brennero, il Monte Bianco, il Fréjus o il Gran San Bernardo. Essi portano da una nazione all’altra e non collegano regioni di uno stesso paese.

Infine, la discriminante della densità del traffico a sfavore del San Gottardo è fondamentalmente errata. Certo, impressionano le code chilometriche che si accumulano in certi periodi. Ma in altre regioni elvetiche, in particolare attorno agli agglomerati, la densità del traffico è molto maggiore e comporta code quotidiane. Differenza sostanziale se si intende affrontare il tema seriamente.

SÌ ALLA RIFORMA FISCALE

Il progetto di riforma fiscale presentato recentemente dal Consiglio di Stato dovrebbe dal canto suo permettere di uscire dal tunnel fiscale di un sistema che presenta molte distorsioni che penalizzano intere categorie di contribuenti. Una modernizzazione si rende assolutamente necessaria e deve permetterci di rimanere al passo anche degli altri cantoni svizzeri (anche qui una forma di coesione nazionale…).

Lo scopo è di rendere il Ticino maggiormente attrattivo per chi vuole investire e risiedere nel nostro Cantone, generando in tal modo entrate fiscali e posti di lavoro a beneficio di tutti. 

Non solo i ricchi

Ovviamente e purtroppo la discussione politica rischia di focalizzarsi su presunti regali ai ricchi, quando in realtà la riforma proposta prevede altri elementi molto importanti per rendere il sistema più moderno. Basti pensare alle agevolazioni previste per la successione e le donazioni che tengono conto dell’evoluzione della società e delle nuove forme di relazioni personali.

Per gli imprenditori è particolarmente rilevante il fatto che sia previsto un importante alleggerimento dell’aliquota fiscale in caso di trasferimento dell’azienda. Significa mettere in campo uno strumento fondamentale per facilitare anche la successione aziendale, che, come nel resto della Svizzera, sta diventando sempre più difficile, perché non si trovano facilmente successori all’interno della propria famiglia, passaggio un tempo considerato come “naturale” e scontato. Oggi la tendenza va sempre più nella direzione di cessione dell’azienda a terzi. Quando anche questa opzione decade, si chiude per mancanza di persone disposte a riprendere l’attività, con conseguenze disastrose per il tessuto economico, in termini di perdita di posti di lavoro, competenze e anche gettito fiscale. Spesso la rinuncia a riprendere un’azienda è dettata proprio dall’eccessivo carico fiscale che richiede di assumere rischi eccessivi per avere la liquidità necessaria. Alleggerire gli oneri fiscali per questo genere di operazione potrà certamente facilitare la ripresa di aziende da parte di persone esterne alla cerchia familiare e garantire quindi la continuità stessa dell’impresa. Anche la riduzione dell’imposizione sui capitali previdenziali ritirati è importante perché permette di mantenere in Ticino persone altrimenti attratte da altri cantoni vicini con imposizioni più favorevoli. Misura che quindi può essere importante anche per imprenditori e dirigenti e per talune decisioni strategiche riguardanti le aziende. Infine, l’aumento delle deduzioni per le spese professionali va giustamente a premiare chi lavora.

L’esempio norvegese e Haaland nel canton URI

Si diceva della litania dei regali ai ricchi. In linea con una demonizzazione di chi ha molti mezzi che è ormai un leit-motif diventato stucchevole. Poco comprensibile nella nostra realtà, visto che possiamo contare su un sistema redistributivo molto efficace. Ma proprio per sostenere tale sistema sono necessari contribuenti forti, che devono rimanere o essere attratti sul nostro territorio in virtù di un sistema fiscale moderno e affidabile. Certo, ci sono anche altri fattori che determinano la permanenza sul nostro territorio di persone facoltose, come la sicurezza, la qualità di vita in generale, ecc. Ma è inutile negarlo, il fattore fiscale gioca un ruolo determinante e per questa categoria di contribuenti noi siamo ormai da tempo non concorrenziali.

La necessità di intervento è ancora più urgente se si considera l’introduzione dell’imposta minima globale per le aziende, accettata in votazione popolare lo scorso 18 giugno. Questo nuovo sistema porta a un cambio di paradigma, con un maggiore accento sulla concorrenza fiscale delle persone fisiche legate alle aziende, in particolare i dirigenti con redditi elevati. Questo rapporto sempre più stretto fra imposizione delle società e delle persone fisiche è un fatto dal quale non si può più prescindere. Un esempio illuminante è costituito dal cosiddetto “caso norvegese”. Esempio da manuale delle cose da evitare.

Il tema è venuto alla ribalta per l’inusuale afflusso di facoltosi norvegesi in Svizzera, compreso Alf-Inge Haaland, ex calciatore di buon livello ma soprattutto padre del fenomeno del Manchester City, Erling Haaland. Ma cosa è successo in Norvegia?

La Norvegia ha “leggermente” aumentato la sua tassazione sui grandi patrimoni, ma anche e soprattutto la tassazione delle azioni, ora imposte all’80% del loro valore contro il 55% precedente. Nel capitolo imposta sul reddito, la tassazione dei dividendi è aumentata dal 31,7% al 37,8%. Questo ha evidentemente toccato imprenditori il cui patrimonio è costituito principalmente dalla loro azienda. Gli esperti fiscali rilevano che il costo fiscale di possedere un’impresa in Norvegia è più che raddoppiato in due anni. Alcuni imprenditori devono addirittura chiedere prestiti o vendere parte dei loro beni per poter pagare le imposte. Potendo risparmiare il 90% delle imposte trasferendosi in Svizzera, la decisione non è troppo difficile da prendere. Perché, se possedere un’attività diventa un lusso e il fisco è confiscatorio, difficile resistere alla tentazione di emigrare verso altri lidi.

Solo per questi contribuenti più ricchi, la perdita per le autorità fiscali norvegesi potrebbe raggiungere l’equivalente di circa 85 milioni di franchi. L’intero fenomeno è però difficile da quantificare perché anche i contribuenti meno ricchi stanno partendo e la Svizzera non è l’unica destinazione scelta. Le autorità norvegesi stanno del resto cominciando a preoccuparsi seriamente per questa perdita, sia fiscale che sociale. Ma incredibilmente il governo non sembra voler fare marcia indietro. Al contrario, sta cercando di aumentare la pressione sui contribuenti che lasciano il paese, il che non fa che accelerare l’esodo. 

Quale lezione trarne

Come detto sopra, se la pressione fiscale va oltre il sopportabile, chi può trasferisce armi e bagagli. Non si tratta qui di prediligere una categoria di contribuenti rispetto ad altre. Tutte hanno la loro dignità e meritano l’assoluto rispetto, anche chi versa alle casse dello Stato somme più piccole. È però innegabile che figure come quelle dei norvegesi sbarcati in Svizzera portano molto e non pesano sulla comunità, anzi. Vanno considerati come importante fattore nell’ottica della politica fiscale e della politica di ridistribuzione delle risorse. Se i soldi non vengono prima generati, è difficile poi ridistribuire. Sembra una banalità, ma purtroppo nella discussione politica spesso non lo è.La bulimia fiscale è penalizzante e bisogna resistere a tentazioni alla “Robin Hood”. In uno Stato di diritto come il nostro l’equilibrio è assicurato, senza necessità di rapine. Occorre superare la solita immagine caricaturale del ricco contribuente seduto egoisticamente su un mucchio d’oro mentre la comunità è costretta a privazioni. La ricchezza, anche se percepita in modo diverso, può diventare un valore per tutti.

L’immobilità dei ricchi è un mito

Nei dibattiti sulle imposte gli scettici dicono spesso che i ricchi residenti hanno molte ragioni per rimanere dove sono e che il rischio di vederli partire è basso. Con l’esempio norvegese è chiaramente dimostrato che esiste davvero una “soglia di resistenza” oltre la quale coloro che possono partire, scelgono di farlo, e in fretta. Questa soglia è impossibile da determinare con precisione, il che dovrebbe incoraggiare ancora di più la cautela in materia di politica fiscale. L’equilibrio è essenziale, l’uso della mannaia crea solo danni.