Sempre al servizio delle aziende ticinesi

 di Luca Albertoni, direttore Cc-Ti

Il 2017 sta volgendo al termine e così anche l’anno che ha segnato il centenario della nostra associazione. Molti sono stati i momenti pubblici che hanno permesso di affrontare temi d’attualità e ribadire i nostri valori, dalla trasformazione digitale al ruolo delle aziende nella società, dallo Swissness alle questioni più legate alla politica cantonale. Il tutto senza perdere di vista quello che è il valore fondamentale per ogni associazione economica, cioè la difesa della libertà imprenditoriale, sancita dall’articolo 27 della Costituzione federale. Ma a parte gli eventi pubblici, compresa la straordinaria assemblea generale dello scorso 20 ottobre, ancora e sempre risulta decisivo per la nostra missione il lavoro a stretto contatto con i nostri associati, siano essi le singole aziende oppure le oltre quaranta associazioni di categoria a noi legate. Offerte informative e formative commisurate sulle singole esigenze, contatti intensi, iniziative comuni, ecc., il tutto finalizzato alla ricerca di un equilibrio benefico per tutti. Un lavoro non sempre facile, ma appassionante, per facilitare la crescita dell’economia ticinese a beneficio di tutti. Non amiamo i proclami né le facili polemiche. A volte questo può essere scambiato per debolezza, in realtà simboleggia la forza degli argomenti.

“Un lavoro non sempre facile, ma appassionante, per facilitare la crescita dell’economia ticinese a beneficio di tutti. Non amiamo i proclami né le facili polemiche. A volte questo può essere scambiato per debolezza, in realtà simboleggia la forza degli argomenti. E non sempre i migliori risultati si ottengono brandendo la scimitarra. Talvolta il fioretto è più utile. Come a volte il silenzio è molto più significativo delle urla.”

E non sempre i migliori risultati si ottengono brandendo la scimitarra. Talvolta il fioretto è più utile. Come a volte il silenzio è molto più significativo delle urla. Fra le molte soddisfazioni dell’anno appena trascorso, vi è indubbiamente quella di avere riportato all’attenzione delle discussioni la già citata libertà economica e imprenditoriale, elemento centrale del sistema svizzero. Tanto quanto il rispetto del principio di legalità, troppo spesso negletto per dare i cosiddetti segnali, che sono poi spesso delle “Fausses bonnes idées”, cioè idee anche condivisibili sul principio, ma avulse dalla realtà. E quando alla prova dei fatti si rivelano per quello che sono, è comunque sempre colpa degli altri. Alla faccia dell’auto-responsabilità. Ma, si sa, il periodo delle feste natalizie non deve essere quello delle polemiche, per cui mi limito ad auspicare che magari si riesca a recuperare un certo equilibrio nel dibattito pubblico. Che non significa appiattirsi sulle posizioni di altri né di essere remissivi. Il confronto deve esserci e a volte può anche essere duro, ma se resta fine a sé stesso per mostrare i muscoli, senza reale volontà di trovare delle intese, allora resta un esercizio sterile. Forse è chiedere troppo, ma è lecito sperare.

Informazioni utili inerenti la riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione

Gentili signore, egregi signori,
Cari Soci,

In riferimento alle nostre precedenti comunicazioni, vi ricordiamo che a partire da lunedì 4 dicembre 2017 – nell’ambito della riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione – è prevista l’implementazione dell’assetto definitivo con l’estensione della procedura guidata a tutte le richieste di un permesso per stranieri. Saranno chiusi gli sportelli di tutti i Servizi regionali e sarà costituito il “Servizio nuove entrate” a Lugano. Questo servizio si occuperà di esaminare le domande di nuovi permessi di dimora B, L e G con attività indipendente.

Ulteriori informazioni potete trovarle direttamente sul sito dell’Amministrazione cantonale o riassunte qui di seguito.

Riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione

Il Consiglio di Stato ha presentato la riorganizzazione dell’Ufficio cantonale della migrazione che è stata attuata in due tappe, la prima che ha riguardato unicamente i permessi per i lavoratori frontalieri dipendenti, e la seconda che invece riguarda gli altri tipi di permessi.

In generale l’iter per l’ottenimento di un permesso per stranieri è il seguente:

 

19 giugno 2017 – Ha preso avvio la fase intermedia, con l’introduzione della procedura guidata per i permessi G (che prevede la verifica del documento d’identità dei richiedenti da parte dei servizi della Polizia cantonale presso gli sportelli di Chiasso, Mendrisio, Noranco, Caslano, Camorino e Locarno, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 11.30 e dalle 14.00 alle 16.30, – festivi infrasettimanali esclusi) e la chiusura del Servizio regionale degli stranieri di Agno.

 

 

4 dicembre 2017 – Assetto definitivo con l’estensione della procedura guidata a tutte le richieste di un permesso per stranieri, chiusura degli sportelli di tutti i Servizi regionali e costituzione del Servizio “nuove entrate” a Lugano, incaricato di esaminare le domande di nuovi permessi di dimora 8, L e G con attività indipendente.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito della Sezione della popolazione. È inoltre stato istituito un Contact center (Tel: +41 91 814 55 00) disponibile dalle 08:00 alle 12:00 e dalle 13:30 alle 17:00.

Ripercorriamo le tappe del secolo che ha festeggiato la Cc-Ti

Il 2017 è stato un anno denso di appuntamenti ed emozioni per la Cc-Ti. Tanti eventi, iniziative mediatiche su diversi canali, approfondimenti, corsi ed informazioni legate ai nostri 100 anni. Il clou dei festeggiamenti è stato il 20 ottobre scorso, quando all’Assemblea del Centenario, abbiamo gettato le basi per la nostra attività futura, davanti a oltre 500 persone e avendo quale gradita ospite d’onore la Presidente della Confederazione Doris Leuthard.

Per sottolineare il nostro secolo anche il Corriere del Ticino ha pubblicato un inserto economico speciale di 40 pagine sulle attività passate e i propositi per i nuovi 100 anni, con foto, ricordi e riflessioni.

È possibile scaricare l’inserto del Corriere del Ticino, ripercorrendo pure le emozioni della serata del 20 ottobre scorso. Buona lettura!

I dirigenti di domani e la formazione

L’opinione del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni

Secondo un recente studio di Credit Suisse, condotto su 1’900 aziende, oltre la metà delle piccole e medie imprese (PMI) svizzere incontra difficoltà a trovare candidati idonei per i posti vacanti. Il 25% di queste, ossia circa 90’000 PMI, lamenta una carenza acuta di personale qualificato, soprattutto in posti dirigenziali. Come rimediare a questa situazione? Le necessità formative sono sempre più sentite ma al contempo complesse, per cui è fondamentale orientarsi alle esigenze specifiche che emergono in particolare dalle associazioni di categoria.
Per questo motivo, la Cc-Ti, da anni impegnata nell’ambito della formazione dei futuri dirigenti e collaboratori di direzione, ha varato un nuovo ciclo delle proprie scuole manageriali che inizierà nel febbraio 2018 per ottenere il titolo di “Specialista della gestione PMI” con il diploma federale dopo il superamento degli esami finali.

Proprio per tenere conto delle richieste specifiche che emergono dal mondo del lavoro, in collaborazione con l’Istituto svizzero per la formazione di capi azienda – SIU/IFCAM, l’ulteriore offerta finalizzata alla figura dello/a specialista in gestione di PMI è di ampio respiro e concerne tutti i settori dell’economia.Essa infatti punta sullo sviluppo di molteplici competenze aziendali, in
modo da permettere l’assunzione della direzione operativa di tutti gli ambiti di una piccola azienda, oppure per approdare al ruolo di quadro in un’azienda di media grandezza. Si tratta quindi di trasmettere le competenze per condurre la propria azienda, dalle questioni di gestione generale dell’impresa, agli aspetti di leadership, comunicazione e gestione del personale. Passando per la contabilità, il marketing, le pubbliche relazioni e i rapporti con i clienti e i fornitori, per finire sulle questioni giuridiche legate alla gestione di una PMI. 352 ore di lezioni per ottenere il titolo di specialista della gestione PMI con attestato professionale federale.

Da rilevare che la Confederazione sostiene in maniera importante questo genere di formazione, tanto che dal 1°gennaio 2018 coloro che partecipano ai corsi di preparazione agli esami federali riceveranno un sostegno finanziario direttamente dalla Confederazione, ossia il 50% dei costi computabili dei corsi, fino a un massimo di 9’500 CHF per gli esami federali di professione e di 10’500 CHF per gli esami professionali superiori. Si tratta di un atto importante che sottolinea come anche la Confederazione ponga l’accento, oltre che sulle competenze tecniche legate a una determinata professione, sull’aspetto gestionale dell’azienda quale condizione fondamentale per il tessuto economico elvetico. L’inizio del prossimo corso presso la Cc-Ti è previsto per febbraio 2018 e il termine d’iscrizione è il 31 dicembre 2017.

Per informazioni e un contatto diretto: Lisa Pantini, pantini@cc-ti.ch, Tel. +41 91 911 51 32

Aziende: attenzione al rischio cyber

I risultati dell’inchiesta promossa da Cc-Ti, Supsi e InTheCyber SA

Torniamo, come già annunciato tempo fa, a parlare di cyber risk, sicurezza ed aziende. Questa volta lo facciamo in modo scientifico, presentando i risultati di un’inchiesta condotta dalla Cc-Ti in collaborazione con la SUPSI e IntheCyber SA, su un campione di aziende private, pubbliche e semipubbliche ticinesi, che risulta rappresentativo e dimostra lo stato dell’arte in tema di sicurezza e prevenzione di attacchi cibernetici, soprattutto a livello ticinese.

Sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Alessandro Trivilini, Ing., SUPSI e Paolo Lezzi, CEO, IntheCyber SA.

È stato messo in evidenza come occorra creare sempre di più una cultura della sicurezza e del mondo cibernetico sia nelle aziende che nella società, con un approccio interdisciplinare che tocchi differenti aspetti e non solo misure relative alla sicurezza informatica. Nelle aziende oggi si trattano sempre più dati sensibili, che rappresentano una “miniera d’oro” per gli hacker.
Anche a livello normativo stiamo assistendo ad una revisione del diritto federale: lo scorso 15 settembre il Consiglio federale ha presentato alle Camere federali il progetto della Legge sulla protezione dei dati, che nella revisione, si armonizza al diritto europeo. Il tutto verrà discusso nelle sedute parlamentari nei prossimi mesi.

Se un’azienda piccola o grande che sia è fatta di persone, anche la questione della sicurezza e della prevenzione, come pure quella degli attacchi, è determinata dal fattore umano. In questo senso occorre una maggior consapevolezza ai vertici aziendali, così che, cambiando ottica, arrivando a “pensare come un hacker o un cybercriminale”, sia possibile dotarsi di strumenti corretti di analisi e salvaguardia in azienda. I trend mostrano che le questioni della sicurezza in ambito di big data, ITC e cibernetica oggi sono equiparabili alla sicurezza fisica, e dunque, nelle PMI non è più attribuibile direttamente al dipartimento IT, ma sottoposta direttamente al board direttivo.

L’inchiesta svolta dalla Cc-Ti ha indagato gli aspetti di governance e di tecnologia nelle aziende, valutandone il grado di processi implementati e il livello di difesa alle minacce a diversi livelli. Se ben un terzo degli intervistati non usa alcuno standard di cybersecurity governance, emerge anche come occorra cercare dei compromessi tra sicurezza e esigenze aziendali affinché il business non venga compromesso. I rischi di un attacco cyber sono molteplici e i costi per riparare ai danni possono essere maggiori dell’investimento richiesto in sicurezza. Dal prossimo maggio 2018, le aziende dovranno prestare attenzione al “Security by Design”, ossia all’implementazione della sicurezza concepita già in fase di progettazione (secondo le normative svizzere ed europee).
Consapevolezza, formazione ed informazione dunque a tutti i livelli aziendali.

Una maggior attenzione al tema è necessario, proprio per sensibilizzare quel cambiamento culturale che è in atto anche dalle sfide che porta oggi la digitalizzazione, in tutti gli ambiti. Come Cc-Ti ci si sta muovendo anche nella formazione ICT, avendo creato un’associazione che si occupa proprio di ciò, e di cui Luca Albertoni è Presidente.

Scoprite, con delle brevi interviste, cosa hanno detto i relatori su questo tema:

Scaricate i risultati dell’inchiesta sulla sicurezza cibernetica: la presentazione completa mostrata il 22 novembre illustra grafici e trend in atto.

L’artigianato tra tradizioni e innovazione

La Cc-Ti compie 100 anni e per celebrare questo importante traguardo vuole portare l’attenzione su diversi temi importanti non solo per l’economia.

Vi proponiamo l’opinione del Direttore Luca Albertoni

Prosegue il viaggio della Cc-Ti nei vari settori dell’economia ticinese. Questa volta è il turno dell’edilizia e dell’artigianato, attività storiche della nostra realtà economica. Nell’immaginario collettivo purtroppo le professioni legate a questi rami economici non vengono sempre percepite per il loro giusto valore. Il muratore, l’elettricista, il lattoniere, il falegname, il piastrellista, il panettiere, ecc. sono troppo spesso a torto considerate attività meno qualificate di altre, mentre la realtà è ben diversa. Al di là del valore intrinseco del lavoro definito “manuale”, l’evoluzione delle professioni artigianali è stata impressionante in termini di necessità di conoscenze specifiche e sempre più variegate. Pensiamo ad esempio all’elettricista che deve essere in grado di districarsi anche tra reti cablate, connessioni Internet e la domotica, ai molti nuovi materiali a cui sono confrontati i vari operatori che contribuiscono alle costruzioni di edifici. Realtà molto dinamiche che segnano un’evoluzione nei modelli di lavoro ma anche tecnologica che non deve  essere sottovalutata, sia per il contributo di qualità al territorio che per il grado di difficoltà crescente per i molti mestieri che ruotano attorno ai settori edile e artigianale. Soprattutto per mantenere quella  qualità che può e deve essere l’arma decisiva per affrontare venti concorrenziali spesso sleali e basati magari solo sul gioco al ribasso dei prezzi. E’ giusto sottolineare che edilizia e artigianato, con circa 3’300  aziende, contribuiscono nella misura di oltre 2 miliardi alla creazione del prodotto interno lordo cantonale, ciò che in termini percentuali significa circa il 7,5%.

L’evoluzione delle professioni artigianali è stata impressionante in termini di necessità di conoscenze. Pensiamo ad esempio all’elettricista che deve essere in grado di districarsi anche tra reti cablate,  cnnessioni Internet e la domotica, ai molti nuovi materiali con cui lavorare.

Il numero di addetti impiegati in equivalenti a tempo pieno è di oltre 19’000. Cifre decisamente ragguardevoli per attività a volte considerate come meno “nobili” di altre. Che il comparto rappresenti un elemento forte della nostra economia, è anche dimostrato dal fatto che in Ticino la percentuale di addetti in questo settore è maggiore rispetto a quella svizzera (10.5%, rispetto alla media svizzera dell’8.1%).  Praticamente ogni associazione di categoria e professionale del settore si occupa direttamente della formazione di base e di quella continua. Per avere un’idea di quanto ruota attorno alla formazione, basta ad esempio dare un’occhiata su Internet all’offerta del Centro di formazione professionale della Società svizzera degli impresari costruttori, sezione Ticino, a Gordola, oppure a quanto proposto dalle associazioni raggruppate sotto la Commissione paritetica cantonale del ramo dell’edilizia. Liste ovviamente non esaustive ma significative, a cui vanno aggiunti altri ambiti facenti parte dell’artigianato in senso lato. Come può essere quello rappresentato dalla Società mastri panettieri, pasticcieri e confettieri che, come la Cc-Ti, festeggia i 100 anni di esistenza e che continua a contraddistinguersi anche per l’intenso lavoro  formativo svolto nel campo dell’apprendistato. Senza dimenticare che edilizia e artigianato possono vantare una lunga e consolidata tradizione di contratti collettivi di lavoro con ottime condizioni per gli addetti, fattore questo che andrebbe maggiormente considerato quando si parla di questi settori.

1917-2017. Cento anni al servizio del Ticino

Testi a cura di Alessio Del Grande

C’era una volta la Cc-Ti… e c’è ancora.

Per ricordare i 100 anni della sua nascita, ripercorriamo in questo approfondimento le tappe più significative della storia di un’istituzione che è la storia stessa dello sviluppo economico e sociale del Ticino. Uno sguardo al passato anche per capire meglio le difficoltà di oggi e le sfide che ci attendono in futuro.

In quel lontano 1917, il nostro Paese era una regione molto povera, caratterizzata da un’agricoltura di sussistenza mentre i commerci, le poche attività industriali e il turismo, a cui avevano dato promettenti impulsi l’apertura nel 1882 della galleria ferroviaria del Gottardo, saranno pesantemente penalizzati dai disastrosi effetti della prima guerra mondiale, che accentuano l’isolamento geografico, economico e politico del Ticino. Un secolo dopo il Cantone ha in gran parte recuperato i suoi storici ritardi rispetto al resto della Svizzera, anche se molti problemi restano ancora aperti.

Quella domenica del 21 gennaio 1917, a Lugano 62 soci, che rappresentavano 103 imprese, con l’assemblea all’Associazione Commerciale – Industriale del Canton Ticino, danno vita a quella che negli anni a venire diventerà la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino.

Numerose e lunghe furono le discussioni per raggiungere l’intesa fra i vari attori, cioè l’Associazione commerciale industriale del cantone Ticino, la Sezione ticinese delle sezioni dei commercianti e l’Associazione industriale ticinese.

Uno dei nodi più importanti fu la scelta della struttura associativa, fra chi prediligeva una forma completamente privata e chi invece avrebbe visto di buon occhio una anche il coinvolgimento dello Stato negli organi associativi. Prevalse la prima variante, secondo il modello anglo-sassone, che ancora oggi contraddistingue l’attività della Cc-Ti, cioè un’associazione di diritto privato completamente staccata dallo Stato e senza alcun finanziamento pubblico. La sede scelta dai 62 membri presenti all’atto di costituzione fu Lugano.
Generalmente si pensa che la scelta della città sul Ceresio fosse dettata dalla volontà di fare da contraltare al potere politico concentrato a Bellinzona (un po’ come Zurigo e Berna, tanto per intenderci). In realtà essa fu probabilmente il frutto di una disposizione statutaria, secondo la quale la sede andava fissata nel luogo con il maggior numero di aderenti e i migliori requisiti (dal punto di vista della rilevanza economica) per averla.

Nel 1918 fu assunto un segretario a tempo pieno, in un contesto economico difficile all’ombra della prima Guerra Mondiale.

 

 

 

 

 

 

 

In termini numerici e di funzione, l’evoluzione della Camera di commercio, partì dagli anni Sessanta, parallelamente allo sviluppo economico del Cantone. Nelle foto di quegli anni, ad esempio, si evidenzia il boom economico a cui si assistette.

La vera e propria evoluzione della Camera in termini numerici e di funzione si ebbe sostanzialmente a partire dagli anni Sessanta, parallelamente allo sviluppo economico del Cantone. Da organo prevalentemente composto da commercianti e industriali, l’attività si estese anche al mondo artigianale e poi ovviamente a quello in grande espansione dei servizi. Per arrivare a fare della Cc-Ti un punto di riferimento per le questioni di politica economica generale, quindi complementare alle associazioni di categoria o di settore. Questo ha portato nel corso degli anni all’adesione, che ricordiamo è volontaria trattandosi di un rapporto di natura puramente privato, di molti rami professionali e varie rappresentanze di tutti i settori economici, per giungere alle 43 associazioni oggi aderenti alla Cc-Ti. Senza dimenticare ovviamente i soci individuali, quantificabili in circa 1’000 aziende, per cui in totale sono rappresentante oltre 7’000 aziende e circa 120’000 posti di lavoro. La tendenza verso un’associazione-mantello si è consolidata soprattutto nell’ultimo decennio, dove è emersa ancora più chiaramente la ripartizione dei ruoli: la Cc-Ti si occupa di questioni di ordine generale e solo sussidiariamente interviene a sostegno delle singole categorie, se queste ne fanno richiesta. La ricerca dell’equilibrio fra interessi settoriali e generali è uno dei compiti fondamentali dell’attività odierna, separata fondamentalmente in due grandi rami di attività: il dialogo con le autorità quale rappresentante del mondo economico a sostanziale tutela della libertà imprenditoriale e la prestazione di servizi agli associati, affinché essi possano essere facilitati nello svolgimento delle loro attività.

Un secolo di attività in cui la Cc-Ti ha saputo coniugare il sostegno e la tutela degli interessi delle aziende, rafforzando progressivamente anche l’associazionismo delle diverse categorie produttive, con la capacità di uno sguardo lungo l’evoluzione di tutta dell’economia cantonale, anticipando spesso con lungimiranza l’analisi e la soluzione di problemi che anni dopo avrebbero monopolizzato l’agenda politica.

La storia della Cc-Ti si può ripercorrere attraverso questo dossier d’approfondimento,
apparso sull’edizione di Ticino Business di novembre 2017.
Vi segnaliamo inoltre che abbiamo già dedicato un articolo alle tematiche ricorrenti su cui la Cc-Ti si è chinata nel secolo di vita. Questo è stato pubblicato sul numero di ottobre di TB.

Valori svizzeri e mobilità, anche per l’avvenire

L’opinione di Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti e Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

L’anno del centenario sta lentamente volgendo al termine, dopo mesi contraddistinti da molte iniziative atte a celebrare la nostra storia e da altrettante rivolte ai temi del presente e del futuro, l’Assemblea generale ordinaria dello scorso 20 ottobre è stata certamente un “highlight” di portata storica per tanti motivi.

Innanzitutto per il luogo scelto, cioè l’aeroporto di Lugano-Agno, scelta non casuale e operata in tempi non sospetti quasi due anni fa per sottolineare simbolicamente l’apertura del Ticino verso il mondo, ma soprattutto per ribadire quanto sia importante l’aeroporto per la regione. Siamo sempre stati fautori della complementarietà dei vettori di trasporto per un territorio competitivo e, nel caso del Ticino, questo significa strada, ferrovia e aereo. Rinunciare a quest’ultimo sarebbe autolesionistico. Malgrado Alptransit, Malpensa, ecc., un aeroporto regionale può avere una sua funzione importante, a patto ovviamente che vi sia una strategia chiara. Questo però è un altro discorso che, purtroppo o per fortuna, al momento non ci compete, visto che è più volte stato ribadito che si tratta di fatti in cui i privati non devono mettere il naso. Bene, ne prendiamo atto, ma non possiamo non sottolineare come a Sion e Berna, ad esempio, nessuno metta in dubbio l’utilità di un aeroporto regionale per il territorio, malgrado le difficoltà che a scadenze regolari affliggono soprattutto l’aeroporto della Capitale federale.

Ma, come evidenziato lo scorso 20 ottobre, l’Assemblea generale non era il momento per creare polemiche. Infatti l’Assemblea del centenario è stata un momento di grande positività, grazie anche alla prestigiosa partecipazione della Presidente della Confederazione Doris Leuthard, volata appositamente da Berna per essere presente ai nostri festeggiamenti e rientrata subito dopo il suo intervento. Presenza non solo prestigiosa, ma soprattutto brillante per i contenuti delle dichiarazioni, incisive e decise, malgrado i toni “leggeri” e una propensione alla battuta non comune.

Un momento molto intenso che resterà nella storia della Cc-Ti.

Le attività della Cc-Ti sono orientate alla libertà imprenditoriale, su cui continueremo a puntare con impegno e tenacia anche per i prossimi 100 anni.

L’Assemblea è stata resa speciale anche dalla partecipazione massiccia di soci, ospiti e autorità politiche federali, cantonali e comunali. Oltre 500 persone che hanno testimoniato vicinanza alla nostra  associazione. Senza dimenticare tutti gli associati non presenti la sera dei festeggiamenti ma fedeli sostenitori, che ci permettono di svolgere la nostra attività a favore dell’economia e del territorio cantonale.  Sempre rispettando e sottolineando quei valori svizzeri invocati da molti sul piano teorico ma applicati solo sporadicamente. Su questo punto si giocherà molto del nostro futuro, come abbiamo avuto modo di sottolineare nei nostri interventi. La trasformazione digitale, tanto per citare il cambiamento che al momento sembra preoccupare maggiormente, ci pone davanti a scelte epocali, con importanti impatti sui modelli di business, sui modi di lavorare e quindi anche sulle basi legali concernenti il lavoro, le assicurazioni sociali, ecc.. Il tutto con una rapidità senza precedenti. Di fronte a mutamenti così repentini e impegnativi, la tutela della libertà economica resta per noi un cardine imprescindibile, di cui occorre tenere conto quando si discute di modifiche del nostro sistema. Perché correggere non significa per forza stravolgere e, una volta rotti, gli equilibri sono difficili da ricostruire.

Ritrovate online sul nostro sito l’intervista alla Presidente della Confederazione Doris Leuthard
e il resoconto della nostra 100° Assemblea Annuale!

La valorizzazione del settore enogastronomico ticinese passa da Lugano

Nell’ambito della presentazione del progetto “Lugano Città del Gusto 2018” (tenutasi a Lugano il 6 e l’8 novembre 2017) il Presidente della Cc-Ti Glauco Martinetti ha presenziato e portato il suo pensiero.

Nel 2018 saranno infatti organizzati degli eventi a livello enogastronomico e non, che coinvolgeranno la popolazione, le aziende, il turismo e la società in genere, sulla maggior conoscenza e promozione delle eccellenze settoriali alimentari ticinesi. Lugano è stata recentemente nominata “Lugano Città del Gusto 2018”, progetto sostenuto dal Municipio della Città di Lugano.
Nelle serate informative era anche presente il Sindaco, On. Marco Borradori, oltre a Dany Stauffacher, CEO di Sapori Ticino Sagl e promotore del progetto.

Si tratta dunque di un’occasione per mettere in luce le eccellenze enogastronomiche e alimentari del Canton Ticino; fatto che metterà in evidenza differenti enti pubblici e privati, come pure delle aziende, sia a Lugano che nel territorio ticinese, con ricadute positive in termini di immagine, ma soprattutto quale generatore di business e relazioni in numerosi settori (turismo, eventi, hotellerie, esercentesco, ecc.).

 

Un momento delle presentazioni della serata del 6 novembre.

Sulle foto si riconoscono il Sindaco di Lugano, Marco Borradori, il Presidente della Cc-Ti Glauco Martinetti e Dany Stauffacher, CEO di Sapori Ticino.

 

 

 

 

 

 

 

 

Glauco Martinetti ha ricordato la ricchezza e la diversità delle associazioni di categoria presenti sul territorio e affiliate alla Cc-Ti, sottolineando come (soprattutto anche per la piazza luganese, ma in generale per il Cantone) i servizi non raffigurino solo banche ed assicurazioni, bensì tutta una serie di altri ambiti (come appunto hotellerie, ristorazione, organizzazione e gestione di eventi, ecc.) che, globalmente, rappresentano il 70% dei posti di lavoro dell’intera economia cantonale.

A livello enogastronomico è pure molto ampia la fabbricazione di prodotti, per cui il progetto “Lugano Città del Gusto 2018” è senz’altro interessante.

Infine il Presidente Cc-Ti ha parlato dell’importanza della formazione continua per il personale e l’imprenditoria in generale, citando il corso “Specialista della gestione PMI” con attestato federale che la Cc-Ti eroga da molto tempo con le sue scuole manageriali. Il prossimo corso infatti partirà nel 2018, ed è stato strutturato in collaborazione con alcune associazioni del settore alimentare. Il corso è aperto, in ogni caso, a tutte le altre associazioni e a tutti i settori economici.

Maggiori informazioni per il corso di formazione Specialista della gestione PMI sono disponibili online. È altresì possibile scaricare il flyer informativo sul corso che partirà nel 2018. Potete anche contattare Lisa Pantini, Tel. 091 911 51 32, pantini@cc-ti.ch per ulteriori ragguagli.

Dettagli sul progetto “Lugano Città del Gusto 2018” sono disponibili scrivendo a info@saporiticino.ch

Tre grandi insidie per la nostra economia

Testo a cura di Alessio Del Grande

La carenza di personale specializzato, l’eccesso di regolamentazioni e la mancanza di grandi riforme sono le principali insidie per la nostra economia. Tre punti deboli che rischiano di compromettere la crescita futura. Oggi una delle maggiori preoccupazioni delle piccole e medie imprese svizzere è la difficoltà nel trovare manodopera qualificata. È quanto emerge da un recente studio del Credit Suisse sui fattori di successo per le PMI, che ha coinvolto 1900 aziende.

Più delle metà delle piccole e medie imprese che sarebbero pronte ad assumere fanno fatica a trovare candidati per i posti disponibili e circa un quarto di esse soffre di un’acuta carenza di lavoratori  specializzati. Un problema che, secondo le stime dei ricercatori del CS, interessa 90mila PMI. La mancanza di profili adeguati alle necessità aziendali si avverte soprattutto per alcune competenze tecniche  specialistiche e tra le funzioni direttive o di project management. A soffrire di più sono le imprese delle regioni della Svizzera orientale e centrale, mentre le PMI dei grandi agglomerati urbani hanno meno  difficoltà nel reclutare il personale di cui hanno bisogno. Anche le PMI ticinesi e del Canton Ginevra risultano meno colpite dalla mancanza di specialisti, fatto questo che lo studio del CS spiega con la forte presenza di lavoratori frontalieri. La digitalizzazione dell’economia, che richiederà ancora più competenze professionali, l’invecchiamento della popolazione e il pensionamento della generazione dei baby  boomer, sembrano destinati ad accentuare le difficoltà nel reperire manodopera qualificata. Se, in generale, le PMI danno un giudizio positivo sulla piazza economica svizzera, lamentano, però, un eccesso di  regolamentazione. Problema questo già più volte evidenziato da altre ricerche e su cui le associazioni economiche insistono da tempo per i crescenti oneri amministrativi che ne derivano e i troppi vincoli imposti all’attività imprenditoriale.

Si rischia l’erosione della prosperità economica, occorrono grandi riforme.

Un altro inquietante segnale per un mercato del lavoro che stenta a stare al passo con le esigenze delle imprese nella ricerca di personale specializzato, è arrivato alla fine di agosto con la richiesta dei Cantoni di Basilea Città, Ginevra e Zurigo di aumentare i contingenti per i lavoratori provenienti da Paesi terzi, ossia extra UE, che erano stati ridotti dopo l’approvazione dell’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa. I contingenti per i permessi (B di dimora ed L di breve durata) fissati all’inizio dell’anno erano, difatti, già esauriti nel primo trimestre del 2017. Perciò, i tre Cantoni hanno chiesto a Berna di portare i contingenti almeno al livello fissato nel 2014, ossia mille permessi in più. Un’analoga richiesta era stata già avanzata dall’Unione svizzera degli imprenditori. “Primanostristi” e quanti altri vorrebbero chiudere del tutto le frontiere ai lavoratori stranieri avrebbero che di riflettere. Non meno preoccupante è l’allarme lanciato poche settimane fa da Eric Scheidegger, Responsabile della politica economica della Seco, secondo cui è dagli anni ‘90 che in Svizzera non si fanno grandi riforme. Per Scheidegger sarebbero necessarie più concorrenza sul mercato interno e più apertura nella politica agricola. Inoltre, sarebbe auspicabile, dal punto di vista economico, la privatizzazione della Posta e delle Ferrovie federali per evitare distorsioni nella concorrenza. Conseguenza di questo “vuoto” politico, ha avvertito, sarà la  progressiva erosione della nostra prosperità economica.