Intervista al Direttore Cc-Ti Luca Albertoni per radio SRF

Ospite di Susanne Brunner, della radio svizzero tedesca SRF lo scorso 21 settembre, il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni parla dell’elezione di Ignazio Cassis quale Consigliere Federale ticinese, in relazione anche ai rapporti con l’UE ed alle tematiche tra Ticino e la vicina frontiera.

Das Tessin, das seinen neuen Bundesrat feiert: So nehmen wir am Tag nach der Bundesratswahl die Stimmung im Tessin wahr. Mit einem Tessiner Vertreter in der Landesregierung sind aber noch keine Probleme des Südkantons gelöst. Die vielen Grenzgänger, die tiefen Löhne, die Angst, keine Stelle zu finden oder sie zu verlieren.
Seit über 20 Jahren lehnt denn auch eine Mehrheit der Tessiner Stimmbevölkerung sämtliche Vorlagen ab, die eine Öffnung gegenüber der EU beinhalten: EWR, Personenfreizügigkeit und die Bilateralen, dafür ein wuchtiges JA zur Masseneinwanderungsinitiative. In Bundesbern ist derweil das EU-Dossier blockiert, und Bundesrat Ignazio Cassis hat denn auch einen Neuanfang in der Europafrage versprochen.
Damit sind im Tessin aber noch keine Probleme gelöst. Was machen Tessiner Wirtschaftsvertreter, um Lösungen zu finden? «Auf Cassis sollte jetzt kein zu grosser Druck ausgeübt werden.», sagt Albertoni, «es geht um andere Ansätze aus dieser besonderen Region.» – «Der Lohndruck ist in Grenzregionen wie dem Tessin da. Aber man hat eine Wirtschaft, die sich geöffnet hat», so Abertoni: «Die Wirtschaft ist internationaler geworden, im Gegensatz zur Politik, die sich sehr verschlossen hat. Diese Schere ist in den letzten Jahren sehr gross geworden.»

Ascoltate l’intervista completa con l’intervento di Luca Albertoni sul sito della Schweizer Radio und Fernsehen, attraverso questo link.

Dentro l’economia e Oltre i confini

Dal 17 settembre al 15 ottobre andranno in onda su Teleticino le puntate di “Dentro l’economia”, il format dedicato alla scoperta dell’economia ticinese nelle sue diverse sfaccettature settoriali e storiche. Il martedì sera – sempre su Teleticino –  continuerà il viaggio all’interno delle realtà aziendali ticinesi orientate all’esportazione, grazie alle mini- puntate di “Oltre i confini” .

Dentro l’economia

Dentro l’economia – in onda su Teleticino per 5 domeniche dal 17 settembre alle ore 18.30 – è una trasmissione ideata per far scoprire, attraverso materiali d’archivio, interviste e testimonianze i settori economici che la Cc-Ti rappresenta. Industria, servizi, commercio ed artigianato saranno i protagonisti di 4 delle 5 puntate di “Dentro l’economia”, permettendo al pubblico di scoprirli con un excursus storico settoriale, passando poi a interviste con ospiti che attraverso le loro esperienze professionali e in seno alle diverse associazioni di categoria, fanno emergere cifre e dati, risaltando anche il ruolo della Cc-Ti in questo contesto.

Qui sotto potrete visualizzare la prima delle puntate settoriali, andata per l’appunto in onda il 17 settembre scorso.

 

 

La puntata di domenica 15 ottobre sarà speciale perché dedicata alla storia della Cc-Ti: si ripercorreranno i cento anni attraverso materiali d’archivio e interviste in prima persona dei personaggi che hanno avuto e che hanno tuttora un ruolo attivo per la Cc-Ti.

Oltre i confini

Da martedì 19 settembre alle 19.15 continua il viaggio attraverso l’economia ticinese legata al settore export.  Prosegue infatti anche quest’anno la collaborazione sempre con MediaTI e Switzerland Global Enterprise (S-GE) per le brevi interviste ad imprenditori ticinesi in onda su Teleticino settimanalmente nell’ambito del progetto “Oltre i confini”.

 

Nella prima puntata, l’intervista al direttore della Cc-Ti Luca Albertoni.

 

Forze e competenze unite nel settore della formazione professionale

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) e la Società degli Impiegati del Commercio sezione Ticino (Sic Ticino) uniscono le forze e propongono nella Svizzera italiana un’offerta articolata di corsi nel settore del commercio e della vendita.

L’offerta congiunta propone corsi di formazione professionale sviluppati sulla base dei bisogni espressi dalle aziende, dai professionisti del commercio e della vendita e dal territorio. L’iniziativa è frutto di una lunga collaborazione fra Cc-Ti e SIC Ticino e della convinzione dell’efficacia di un modello basato sulla complementarietà delle organizzazioni del mondo del lavoro. Questa collaborazione permette di creare un polo formativo attrattivo e interessante, in grado di arricchire il panorama dell’offerta formativa nella Svizzera italiana e di sviluppare nuove iniziative in riferimento alle nuove competenze emergenti sul mercato del lavoro, confrontato a cambiamenti epocali come la digitalizzazione e nuovi modelli di lavoro, di cui la formazione deve tenere conto.

La Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia cantonale, sostiene le iniziative formative dei vari settori economici e in particolare quelle trasversali a molti ambiti, come è il caso per i corsi promossi congiuntamente con SIC Ticino.

Un momento della conferenza stampa di presentazione della nuova offerta, tenutasi a Lugano il 14 settembre.
Nella foto, da sin., Nicola Giambonini, Direttore SIC Ticino e Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

La messa in comune di infrastrutture, strumenti didattici, competenze pedagogiche e capacità di ascoltare il territorio, l’economia e le esigenze di tutti i suoi attori, rappresenta il grande valore aggiunto di questa collaborazione, che pone le basi per affrontare le numerose sfide che attendono la Svizzera italiana nel settore della formazione professionale.
L’offerta presenta un ampio ventaglio possibilità di specializzazione o di approfondimento professionale. La collaborazione mette l’accento in modo particolare su due principi di fondo: da un lato l’indirizzo alle competenze e al mercato del lavoro, dall’altro un profondo orientamento pratico e un aggancio all’esperienza professionale (requisito indispensabile per avere successo agli esami federali superiori).
La decisione di approfondire le proprie competenze attraverso la formazione continua è spesso difficile per chi ha concluso una formazione di base e non pensa di avere la necessità, i mezzi o le risorse per accedere a formazioni superiori. Per questo ecco ora un ricco programma di certificazioni intermedie riconosciute, che si orienta alle esigenze dei collaboratori attivi nelle piccole medie imprese in Ticino. Un concreto contributo a coloro che vogliono creare solide basi per una carriera professionale e per le aziende che investono su persone qualificate e costantemente aggiornate.

Per maggiori informazioni in merito potete contattate Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino,
(Tel. 091 911 51 19, klaus@cc-ti.ch)

Con grandi eventi e cultura una svolta decisiva in Ticino

Testo a cura di Alessio del Grande

Nell’anno di grazia 2017, forse, il Ticino riuscirà a liberarsi dall’immagine di Cantone sonnacchioso e lamentoso. Almeno sul piano della cultura e dei grandi eventi. Da Lugano a Locarno, favorita anche da un’incoraggiante ripresa del turismo, si è chiusa questa estate una fortunata stagione culturale, con spettacoli e rassegne che hanno richiamato centinaia di migliaia di persone. Una svolta che potrebbe segnare un decisivo cambio di passo per la politica culturale, grazie ad un’offerta di eventi che ha generato pure un importante indotto economico. Sicuramente valutabile in decine e decine di milioni di franchi, sebbene manchino ancora stime precise. È la sonora smentita di quella rozza opinione secondo cui con “la cultura non si mangia”, quando essa si sta, invece, rivelando, un potente propulsore non solo per la crescita sociale e civile, ma anche per quella economica.

A Lugano già nel 2016 il LAC ha proposto sette esposizioni e oltre 200 spettacoli, tra musica e teatro, mentre il Museo d’Arte ha accolto più di 100mila visitatori. Se la mostra su Paul Signac ha registrato 50mila visitatori, per l’anno prossimo si annunciano le due esposizioni dedicate a Picasso e Magritte, che contribuiranno a consolidare la presenza di Lugano sulla scena culturale internazionale attirando altre decine di migliaia di visitatori. Nella città dell’Estival Jazz, la settima edizione di LongLake Festival in 35 giorni ha offerto ben 500 eventi che hanno richiamato 350mila persone e innescato un milione di contatti online. Un open air urbano che ha saputo coinvolgere le più diverse fasce di pubblico, confermando anche una forte attrattività turistica.

A Locarno per le nove serate in Piazza Grande di Moon&Stars sono stati venduti più di 65mila biglietti, a cui vanno aggiunti i 35mila ospiti di Food&Music Street, intelligente novità introdotta quest’anno, a cui sono stati offerti una cinquantina di concerti gratuiti. Una manifestazione che è “linfa vitale per il turismo”, ha ricordato il Sindaco di Locarno Alain Scherrer. Basti pensare che l’esibizione dei Jamiroquai, diffusa in streaming, ha registrato 4,5 milioni di utenti. Con la musica del gruppo britannico, a viaggiare per il mondo c’era anche l’immagine di Locarno.

La cultura si rivela un propulsore per la crescita sociale, civile, e soprattutto per quella economica. Un esempio ne è il Festival Internazionale del Film, che si tiene annualmente a Locarno.

E c’è il Festival del Film che ha festeggiato la sua 70esima edizione con l’apertura della Casa del cinema – che dovrebbe diventare il polo ticinese dell’audiovisivo – e una crescita dell’8%, raggiungendo in 11 giorni i 174mila spettatori. Già nel 2005 uno studio dell’Università della Svizzera Italiana, aveva stimato in 22-23 milioni le ricadute economiche della rassegna cinematografica per la regione. Tanto per farsi un’idea, da sola lo scorso anno la Ticino Film Commission ha creato un indotto di 1,6 milioni. Pure il Festival ha ampliato le sue proposte con iniziative collaterali d’intrattenimento e con Locarno Experience, un doppio posizionamento che qualifica la manifestazione tra i “Top Event” della Svizzera. Da Lugano a Locarno si è affermato un concetto di offerta a largo spettro che si rivolge a tutti: alle fasce popolari così come a quanti sono più attenti ai specifici contenuti culturali. E ciò che serve per suscitare interesse e fare immagine. Eventi e cultura non sono, dunque, un lusso, bensì un investimento capace di richiamare un pubblico internazionale e di rilanciare il Cantone tra le destinazioni turistiche estive dell’Europa. Sempre che il Ticino sappia disintossicarsi da quelle acide polemiche che si sono viste col “caso Verzasca”.

Professionisti di serie A…rtigianato

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Eccovi una riflessione sul comparto dell’artigianato nell’economia odierna.

In occasione della ricorrenza del 2017 per la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), che segna il traguardo del 100° anno di attività, diamo spazio alla presentazione dei vari comparti economici. Il Ticino è caratterizzato da un tessuto economico molto diversificato e per questo solido. La sottolineatura delle molte situazioni positive che si trovano sul nostro territorio è doverosa per chi, come la Cc-Ti, è chiamata a tutelare gli interessi di tutta l’economia. In quest’ottica, l’edilizia e l’artigianato, per storia e tradizione ma anche per le importanti evoluzioni degli anni più recenti, hanno un ruolo molto importante per la stabilità del sistema, perché comprende di regola aziende molto radicate sul territorio. Analogamente a tutti gli altri settori economici, l’artigianato merita la giusta considerazione. Purtroppo, troppo spesso a torto, le aziende in Ticino in generale sono considerate a basso valore aggiunto in molti settori, tra cui anche l’artigianato, sfortunatamente. Nel confronto quotidiano con le imprese, ci si può invece facilmente rendere conto che la realtà è ben diversa e quelli che con faciloneria e con le pericolose semplificazioni tanto in voga oggi vengono considerati di scarso valore (o, peggio, disonesti), sono in realtà imprescindibili per il funzionamento del Cantone. E l’artigianato in quest’ottica non fa eccezione.

Mestieri e saperi antichi che oggi intrecciano tradizione con modernità ed innovazione. Pensiamo alla bottega del panettiere, piena di farina e dove si produceva “solo” il pane: oggi quest’immagine non corrisponde più alla realtà, vi è stata un’evoluzione.

Basti pensare alle enorme evoluzioni che i vari mestieri dell’artigianato hanno conosciuto nel corso degli ultimi anni. Mestieri storici come l’elettricista, il falegname, il piastrellista, il muratore, il panettiere, ecc. richiedono oggi un grado di specializzazione molto elevato. Sono mestieri e saperi antichi che oggi intrecciano tradizione con modernità ed innovazione. L’immagine magari un po’ “romantica” che vedeva la bottega del panettiere, ad esempio, piena di farina e dove si produce “solo” il pane, non corrisponde più alla realtà. Senza dimenticare che proprio i panettieri, come tante altre categorie artigianali, formano un numero consistente di apprendisti. Non sono più “unicamente” artigiani, ma oggi più che mai, esperti, professionisti specializzati che lavorano secondo processi e con strumenti innovativi. Assistiamo infatti a un’integrazione di due elementi sempre più imprescindibili: il valore intrinseco del lavoro definito “manuale” e l’innovazione combinata anche con la digitalizzazione. Lo confermano del resto i dati della nostra inchiesta congiunturale annuale condotta presso i nostri associati: la digitalizzazione alle imprese ticinesi, comprese quelle artigianali, non fa paura. Anzi è un motivo di ulteriore specializzazione nella ricerca di opportunità per aggiornarsi e fare fronte in modo efficace e soprattutto con la qualità a una concorrenza sempre più agguerrita. Le cifre dell’edilizia e dell’artigianato del resto parlano chiaro: 3’300 aziende attive, con un indotto di oltre 2 miliardi di franchi, ossia ben il 7,5% del PIL ticinese, occupando circa 19’000 dipendenti. Accennavo prima alla formazione: un punto focale per tutte le aziende, viste le numerose trasformazioni a cui assistiamo. Le associazioni di categoria artigianale si impegnano per la formazione di base e continua, il che rappresenta un valore inestimabile per la nostra economia. Non è quindi sbagliato affermare che professioni a volte neglette svolgono in realtà un ruolo primordiale che andrebbe tenuto nella giusta considerazione. Sarebbe magari giusto tenerne conto prima di dare giudizi affrettati.

Lungo il filo della storia dentro l’economia: 100 anni di Cc-Ti

Vi presentiamo una riflessione sul nostro traguardo, le attività ad esso legate ed i progetti che abbiamo in serbo, previsti da settembre in poi, che sottolineano il nostro anniversario.

Una data storica

Il 21 gennaio 1917, era una domenica, fu costituita a Lugano, da parte dell’Assemblea dell’Associazione commerciale Industriale del Canton Ticino, la Camera di commercio. Erano presenti 62 membri. Da quel momento l’attività della nostra associazione si è confrontata con la vita sociale, congiunturale, economica e storica del territorio ticinese, passando dalla Seconda Guerra Mondiale, al boom degli anni ‘50/’60, alle crisi degli anni Novanta, ecc.. La storia, quella insegnata sui banchi di scuola e vissuta dalle aziende nel XX secolo, la conosciamo tutti. Per la nostra associazione si tratta di un lasso temporale molto particolare: nel 2017, quest’anno, cade il Centenario dalla nostra fondazione. 100 anni durante i quali la Cc-Ti, attraverso iniziative, prese di posizione, confronti, informazioni alle aziende, pubblicazioni, eventi, ecc. è sempre evoluta, mantenendo però un punto fermo e ben focalizzato: la tutela e il benessere degli associati (aziende ed associazioni padronali) quale principale obiettivo.

Lavoro e passione per le aziende ed associazioni di categoria affiliate

La Cc-Ti è stata un’ottima interprete dei principali avvenimenti che hanno caratterizzato un lungo periodo, dimostrandosi una struttura solida e di successo, con una finalità che nel tempo non è mai mutata, anzi, ha garantito la prosperità del Cantone: il benessere del tessuto aziendale, con la garanzia del rispetto della libertà economica. Quest’ultima è iscritta anche nella Magna Charta federale (all’articolo 27 della Costituzione svizzera, che ricordiamolo, recita 1. La libertà economica è garantita. 2. Essa include in particolare la libera scelta della professione, il libero accesso a un’attività economica privata e il suo libero esercizio), per cui ci siamo sempre battuti. Nel nostro Cantone sono così insediate ottime realtà imprenditoriali e operano associazioni professionali con una lunga tradizione alle spalle. Il sistema associativo svizzero rappresenta un unicum a livello mondiale, invidiatoci da molti.
Oggi possiamo dunque contare su oltre 1’000 aziende e 43 associazioni padronali affiliate alla Cc-Ti, che raffigurano tutta l’economia ticinese. L’evoluzione, dalla fondazione del 21 gennaio 1917 con 62 membri ad oggi, è stata costante.

Rappresentiamo delle eccellenze e non imprenditori senza scrupoli. L’immagine tendenziosa che purtroppo spesso viene portata agli occhi dell’opinione pubblica non corrisponde alla realtà. In quest’anno così peculiare per noi abbiamo agito e agiamo per il contrasto all’immagine negativa delle del tessuto economico ticinese con fatti, dati, immagini e progetti che fanno prendere coscienza alla popolazione e agli opinion leader della realtà concreta dei fatti, ridando la giusta dimensione e immagine, ossia positiva, propositiva ed umanizzata, al mondo imprenditoriale ticinese.

Un altro messaggio per noi fondamentale è quella di confermare il nostro ruolo, con una prospettiva quale nostra associazione mantello di tutta l’economia, mantenendo l’accento su tematiche trasversali a tutti i settori economici, fornendo supporto e consulenza a temi più specifici, su richiesta degli associati. Durante il 2017 abbiamo intensificato la comunicazione a 360°, con percorsi eventistici, formativi e mediatici ad hoc.

Tematiche trasversali e lavoro comune

Abbiamo identificato 4 macro aree di importanza strategica inerenti tematiche di base per l’economia ticinese e l’attività quotidiana delle ditte, con cui ci si confronta: l’internazionalizzazione, la digitalizzazione, la responsabilità sociale delle aziende e la swissness (intesa nella sua accezione più larga come modo di fare impresa svizzero, che già racchiude in sé la capacità di adattamento e la creatività che ha permesso al nostro tessuto di reinventarsi).
Grazie agli eventi ed alla nostra comunicazione multicanale, abbiamo potuto strutturare e focalizzare l’attenzione eventistica, e quindi di approfondimento attorno ai quattro temi maggiori citati poc’anzi. Gli eventi in questione sono: “La giornata dell’export”, “L’economia del futuro è digitale”, “Responsabilità sociale delle aziende: un vantaggio competitivo”, che si sono tenuti nei primi 6 mesi del 2017 e di cui sul nostro sito www.cc-ti.ch trovate gli approfondimenti, e “Swissness: innovazione e creatività”, in programma in autunno. In questo senso, grazie ai nostri canali di comunicazione tradizionali (newsletter, social media, sito, Ticino Business), oltre che attraverso l’erogazione dei nostri normali servizi (proposte eventistiche e di formazione, consulenze in azienda, …) e la nostra attività tradizionale di lobby politica, abbiamo potuto insistere sui messaggi chiave identificati tramite comunicazioni ed informazione distinte.
Inoltre vista la collaborazione con il gruppo MediaTI (che comprende diversi mezzi di comunicazione quali tv – Teleticino –, quotidiani – Corriere del Ticino e Giornale del Popolo –, portali online – ticinonews.ch –) abbiamo potuto mediatizzare queste informazioni strutturandole differentemente, tematizzando i messaggi che sosteniamo, sfruttando appieno tutto il potenziale offerto.
Non da ultimo, volendo differenziare i canali di informazione per raggiungere pubblici diversi e coprire l’intera popolazione ticinese con i nostri messaggi, stiamo collaborando anche con LiberaTV e LaRegione, che rappresentano due organi d’informazione importanti.
Il tutto per arrivare ai pubblici d’interesse vasti in modo completo e variato, modulando le notizie in modo mirato.

Novità in vista da settembre 2017: “Dentro l’economia”

Oltre i nostri confini

Durante il corso di quest’anno è proseguita pure la collaborazione sempre con MediaTI e Switzerland Global Enterprise (S-GE) per le brevi interviste ad imprenditori ticinesi in onda su Teleticino settimanalmente nell’ambito del progetto “Oltre i confini”.

Zoom in tv

Come presentato sul nostro sito, sono state girate 3 puntate speciali sui nostri 4 eventi principali del 2017, a copertura di essi. Un 4° appuntamento è in programma per l’evento sulla Swissness. Vi sarà anche una puntata speciale dedicata all’assemblea del Centenario, prevista il 20 ottobre, che simboleggerà il clou dei festeggiamenti.

Il 100° nella seconda parte del 2017: cosa ci aspetta? Dentro l’economia

Continueremo con gli approfondimenti, come fatto sinora, su differenti canali e attraverso mezzi diversi. Ci dedicheremo anche, in particolare, a degli speciali televisivi con “Dentro l’economia” in onda su Teleticino per 5 domeniche dal 17 settembre alle ore 18.30: una trasmissione ideata per far scoprire, attraverso materiali d’archivio, interviste e testimonianze i settori economici che la Cc-Ti rappresenta. Industria, servizi, commercio ed artigianato saranno i protagonisti di 4 delle 5 puntate di “Dentro l’economia”, permettendo al pubblico di scoprirli con un excursus storico settoriale, passando poi a interviste con ospiti che attraverso le loro esperienze professionali e in seno alle diverse associazioni di categoria, fanno emergere cifre e dati, risaltando anche il ruolo della Cc-Ti in questo contesto.
La puntata di domenica 15 ottobre sarà speciale perché dedicata alla storia della Cc-Ti: si ripercorreranno i cento anni attraverso materiali d’archivio e interviste in prima persona dei personaggi che hanno avuto e che hanno tuttora un ruolo attivo per la Cc-Ti.

Moltissime dunque le attività ancora in programma, a dimostrazione del reale valore del mondo imprenditoriale ticinese, che racconta un territorio propositivi, in cui la Cc-Ti è un attore principale, a sostegno del benessere aziendale e della difesa della libertà economica. Restate aggiornati sulle nostre attività attraverso il nostro sito internet e tramite la nostra newsletter.

I servizi: realtà trainante dell’economia ticinese

di Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti

Con questo testo si approfondisce il comparto del settore terziario in Ticino, che costituisce circa il 70% dei posti di lavoro dell’intera economia cantonale.

Continua il viaggio all’interno dei vari settori dell’economia ticinese nel quadro dei 100 anni della Cc-Ti. Questa volta l’attenzione è dedicata ai servizi. Il settore terziario ticinese conta oltre 27’000 aziende e 124’000 lavoratori a tempo pieno, il che costituisce circa il 70% dei posti di lavoro dell’intera economia cantonale. Cifre innegabilmente importanti per una realtà economica estremamente diversificata come quella ticinese. Purtroppo nella discussione pubblica questa varietà è troppo spesso ignorata, visto che è abbastanza usuale considerare il settore terziario come limitato ai servizi legati soprattutto al mondo finanziario, dimenticando tutto il resto, dal commercio ai servizi sanitari. Sarebbe opportuno tenerne conto, soprattutto quando si affrontano temi importanti e delicati come il frontalierato, perché il settore terziario racchiude in sé realtà aziendali diversissime fra loro, con competenze professionali molto ampie.

Il settore terziario in Ticino rappresenta un meta-settore complesso e vasto, con competenze professionali molto ampie.

Inevitabile quindi che anche l’andamento del meta-settore sia di difficile lettura. Se pensiamo all’evoluzione degli ultimi anni, i dati ufficiali del Cantone indicano come vi sia stata una riduzione per il comparto dei servizi finanziari ed assicurativi sul valore aggiunto lordo, con una variazione nel 2014 da 2 a 1,9 miliardi di franchi circa. Questo nonostante l’ambito finanziario offra ben il 6,4% dei posti di lavoro dell’intera economia ticinese, una quota superiore a quella dello stesso ambito su scala nazionale (5,8%). Per un settore in profonda trasformazione, per le note evoluzioni a livello internazionale, ve ne sono altri in cui invece vi è stata una chiara progressione del valore aggiunto. Basti pensare all’importante sviluppo del commercio di materie prime, diventato un fattore fondamentale per il Ticino, sia dal punto di vista fiscale che occupazionale, perché sempre più orientato alla formazione e all’assunzione di personale residente in un contesto fortemente internazionalizzato. Parimenti, alle difficoltà numeriche conosciute dal commercio al dettaglio, fanno da contraltare le buone cifre del settore turistico e dell’albergheria in particolare nei mesi più recenti. Insomma, il settore terziario è indicativo della struttura economica cantonale, più resistente di altre regioni svizzere alle difficoltà proprio perché molto variegata. E non va dimenticato che, anche grazie alla digitalizzazione sempre più diffusa, si sta rafforzando notevolmente l’ambito dei servizi all’industria, che permette di svolgere alle nostre latitudini servizi di alta qualità concorrenziali nella realtà internazionale, perché non direttamente legati alla produzione. Un’ulteriore differenziazione che può portare novità interessanti per la nostra realtà.

“Previdenza 2020”: occorrerebbe correggere gli squilibri – dossier tematico

a cura di Alessio Del Grande

Che riforma è una riforma che discrimina tra i pensionati di oggi e quelli di domani, che non distingue tra chi ha veramente bisogno e chi no, che impone anche ai giovani di pagare di più senza la garanzia di benefici futuri? Che senso ha tentare di salvare provvisoriamente le casse dell’AVS, per ritrovarsi tra un decennio con un deficit di sette miliardi di franchi all’anno? Quale logica di risanamento c’è nel risparmiare 1,2 miliardi portando a 65 anni l’età di pensionamento delle donne, ma spendendo 1,4 miliardi in più con l’aumento di 70 franchi dell’AVS?

Ecco perché “Previdenza 2020” non è una vera revisione del sistema previdenziale, ma solo una “riforma farsa”. Approfondiamo dunque il tema in questo testo. Potremo avere un quadro completo sulla tematica trattata, in votazione il prossimo 24 settembre.

Una storia tormentata

Settant’ anni di vita e ben 11 revisioni. L’ultima, nel 2004, è stata bocciata dal popolo. Un altro tentativo si è arenato in Parlamento nel 2010, mentre nell’autunno scorso è stata respinta dal voto popolare l’iniziativa AVSplus. Storia tormentata e irrisolta quella dell’Assicurazione per la vecchiaia e il prossimo 24 settembre si tornerà ancora alle urne per “Previdenza 2020”, la riforma del Consigliere federale socialista Alain Berset. Con un doppio voto: sul previsto aumento dell’IVA (referendum obbligatorio) e sull’insieme della nuova legge contro cui è stato lanciato un altro referendum. Di fatto, si voterà due volte sullo stesso tema. Quando nel 1948 entrò in vigore l’AVS si contavano 6,5 persone attive per ogni pensionato, oggi sono soltanto 3,4. Stando agli attuali trend demografici, tra trent’anni il numero dei pensionati svizzeri passerà da 1,5 milioni a circa 2,6 milioni e ci saranno soltanto due lavoratori attivi per un pensionato. Detto altrimenti, saranno sempre meno le persone attive che dovranno sostenere il finanziamento delle rendite pensionistiche. Secondo un recente studio di UBS, nel 2060 il numero degli over 64 sarà raddoppiato e i costi dell’AVS, assieme a quelli dell’assistenza sanitaria, saranno, al netto dell’inflazione, più che duplicati. Di fronte a queste previsioni e considerando anche altri due preoccupanti fattori, ossia i giovani che arrivano sempre più tardi sul mercato del lavoro, rispetto a quanto avveniva con le precedenti generazioni, e la discontinuità contributiva, si profilano grosse incognite per un sistema previdenziale, che nei tempi d’oro di alta congiuntura e del baby boom aveva spesso registrato buone eccedenze. I primi segnali di allarme per l’AVS ci sono stati con la recessione economica degli anni ‘70, quando cominciò a farsi sentire anche in Svizzera il calo della nascite e l’aumento degli anziani. Da allora la situazione è andata peggiorando e oggi, con la forte crescita degli ultrasessantenni e il pensionamento della generazione dei “babyboomer”, il finanziamento del primo e del secondo pilastro non è più assicurato. Che sia necessaria una revisione radicale è, quindi, fuor di dubbio, ma certamente non secondo il modello messo a punto da Berset.

Cosa prevede “Previdenza 2020”?

In sintesi i punti principali della riforma Berset, che tocca sia il primo pilastro come la previdenza professionale, sono:

  • l’aumento a 65 anni dell’età di pensionamento per le donne;
  • il pensionamento flessibile tra i 62 e i 70 anni;
  • la riduzione dal 6,8 al 6,0% del tasso di conversione con cui si calcolano le rendite del secondo pilastro;
  • l’aumento di 0,3 punti dei prelievi salariali;
  • l’incremento dell’IVA di 0,6 punti per finanziare l’AVS;
  • 70 franchi in più al mese di rendita AVS per compensare la riduzione del tasso di conversione del secondo pilastro;
  • l’aumento del tetto massimo per i coniugi dal 150% al 155%.

Di queste due ultime misure beneficeranno, però, soltanto coloro che andranno in pensione a partire dal prossimo anno.

Ci si dovrebbe confrontare con i problemi strutturali del sistema, non rinviare le soluzioni.

La revisione si propone di garantire l’equilibrio finanziario dell’AVS sino alla fine del prossimo decennio. Ma in buona sostanza si tratta di una “pseudo riforma”, come è stata definita, perché non affronta i veri nodi della previdenza e rappresenta, inoltre, una cambiale in bianco per i lavoratori più giovani, chiamati alla cassa per saldare il conto di un meccanismo di finanziamento che non garantisce né stabilità né sicurezza per il futuro. Una revisione, quindi, che invece di misurarsi con i problemi strutturali del sistema ne rinvia solo la soluzione. Ma, intanto, ne crea di altri.

Perché NO a questa riforma?

Approvata nel marzo scorso dal Parlamento con una maggioranza risicata, grazie ad un’alleanza di centrosinistra, “Previdenza 2020” potrà offrire solo una boccata di ossigeno alle casse dell’AVS, rischiando però di compromettere, col suo meccanismo espansivo e la logica dell’innaffiatoio, tutto il sistema previdenziale. Infatti, nonostante l’apporto di nuova liquidità per miliardi di franchi tramite l’aumento dell’IVA e dei prelievi sui salari, tra dieci anni l’AVS sarà di nuovo in rosso. Si stima che a partire dal 2035 mancheranno ogni anno circa sette miliardi. Per scongiurare questa voragine bisognerà, dunque, intervenire prima. Ma come? Semplice, davanti alla nuova emergenza finanziaria la sola scelta possibile sarà di portare a 67 anni, per tutti, l’età del pensionamento oppure di aumentare di altri due punti percentuali l’IVA. Intanto i cittadini sopporteranno gli effetti di una revisione iniqua che non risolve nulla, ma che penalizza in particolare i giovani che lavorano e gli attuali pensionati. I primi saranno costretti a pagare un prezzo molto alto con maggiori contributi salariali e il rincaro dell’IVA, senza avere la garanzia di poter poi godere a loro volta della previdenza per la vecchiaia. Il che rappresenta una grave lesione di quel patto tra generazioni sui cui si fonda il nostro sistema assicurativo. I secondi si troveranno di fronte ad un’AVS a due velocità. Chi oggi è già è pensionato non riceverà, infatti, i 70 franchi di aumento previsti da “Previdenza 2020” soltanto per coloro che andranno in pensione dal 2018. Una discriminazione bella e buona che viola uno dei principi fondanti dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti, secondo cui tutti devono essere trattati allo stesso modo. Gli attuali pensionati saranno di fatto beffati: dovranno pagare un’IVA più cara per finanziare una riforma che a loro non riconosce nessun aumento, subendo, perciò, un’erosione del potere di acquisto. E ci rimetteranno pure i beneficiari delle prestazioni complementari, da cui sarà detratto ogni franco in più che riceveranno dall’AVS. Inoltre, se le prestazioni complementari sono esentasse, su quanto riceveranno in più con la rendita vecchiaia dovranno, invece, pagare le imposte. Per i socialisti e i verdi questa riforma è una rivincita dopo la sonora bocciatura popolare di AVSplus, su cui è stata ricalcata “Previdenza 2020”. Ma è anche un nuovo tentativo di fare dell’AVS una leva di quel sistema redistributivo che da sempre ispira la politica della sinistra. Un’impostazione ideologica di cui faranno le spese i pensionati di oggi e di domani.

Se la “Previdenza 2020” venisse accettata in votazione il prossimo 24 settembre, assisteremmo ad una lesione del patto generazionale su cui si fonda il nostro sistema assicurativo.

Il dossier sulla Riforma 2020 è pubblicato sull’edizione di luglio+agosto di Ticino Business.
Esso si compone di tre articoli:

“Previdenza 2020”: occorrerebbe correggere gli squilibri
Previdenza vecchiaia: non sacrifichiamo la solidarietà tra generazioni
Età di pensionamento flessibile: basta con i tabù

 

Il libero mercato è un processo in divenire

Parliamo ancora di opportunità offerte dal libero commercio, tema fondamentale per la prosperità svizzera e, di conseguenza, delle aziende del nostro territorio. Leggete anche i diversi approfondimenti di un dossier dedicato al tema, già pubblicato su Ticino Business di aprile 2017.

Che il libero mercato sia un elemento imprescindibile per garantire il nostro benessere è stato chiarito a più riprese dalle colonne di Ticino Business. Da ultimo ricordiamo l’intervento sul numero di marzo 2017  intitolato “Il protezionismo è una minaccia per la nostra economia”. È pertanto innegabile che quella che sembra ormai una diffusa tendenza globale alla chiusura preoccupa non poco, soprattutto per una nazione a forte vocazione di esportazione come la Svizzera. Quando si parla di protezionismo la Svizzera, come tutte le altre nazioni al mondo, lo applica in taluni campi sensibili, forse anche a ragione. Si cerca di tutelare le competenze presenti sul nostro territorio e anche la nostra qualità, come appunto fanno tutti, in varie misure. È evidente che la linea fra difesa degli interessi nazionali e politica protezionistica è assai sottile e può prestarsi a molte interpretazioni, più o meno legittime. E non si rimette nemmeno in discussione che l’apertura, rivelatasi sempre benefica nel corso della storia, debba spesso essere gestita per mettere qualche paletto correttivo.

La chiusura comporta delle conseguenze

È però importante rilevare che gli impeti di chiusura non sono neutrali dal punto di vista delle conseguenze. A partire dalla difficoltà di coniugare le visioni diverse fra chi, nel contesto di un tessuto economico forte perché differenziato, si dedica in buona parte all’export e deve combattere quotidianamente nell’arena globale e chi invece è prevalentemente orientato al mercato interno. Le aziende del primo gruppo necessitano di mercati senza grosse barriere, le seconde invece spesso premono per metterne a loro tutela. Nel breve periodo una protezione può essere vantaggiosa, sia per l’azienda che per il consumatore, ma alla lunga la mancanza di concorrenza potrebbe portare a meno innovazione, a minori spinte di cambiamento e quindi lentamente ad erogare un servizio o creare un prodotto meno performante, a svantaggio dei consumatori. A svantaggio quindi di tutti noi. Non fraintendiamo, la nicchia ben sfruttata o magari anche un privilegio quasi unico concesso ad una o poche aziende non è per forza negativo e ci sono molti esempi di aziende che, anche operando in queste condizioni, rimangono competitive, a vantaggio di molti, se non tutti. Ma in generale l’apertura (con i necessari correttivi) ha sempre dato risultati migliori della chiusura, anche e soprattutto in termini di benessere generale, malgrado a volte la percezione sia di segno contrario. Per questo è fondamentale che la politica svolga il suo lavoro varando o abrogando leggi, vigilandone sul rispetto, ecc., ma sempre mantenendo come obiettivo quello di un mercato il più aperto possibile.

La Cc-Ti continuerà a battersi per il libero mercato, che non significa anarchia, ma poche regole certe che danno sicurezza.

L’importanza dell’accordo per l’eliminazione degli ostacoli tecnici al commercio

In questo contesto basti pensare ai tanto deprecati Accordi bilaterali fra Svizzera e Unione europea, caratterizzati quasi solo dalla discussione sulla libera circolazione delle persone. Fondamentale è l’accordo che riguarda l’eliminazione degli ostacoli tecnici al commercio, meno famoso e scottante rispetto alla libera circolazione delle persone, ma importantissimo per le aziende perché facilita in maniera considerevole le procedure, permettendo di risparmiare molti costi e aumentandone la competitività nel contesto del fondamentale mercato europeo. La riduzione delle differenze fra le norme di omologazione e quindi una maggiore omogeneità nella valutazione di conformità dei prodotti è un tassello che facilita enormemente il lavoro delle aziende e prima di norme che possono ostacolare il commercio. Prima del 2002, senza gli accordi bilaterali, occorreva tenere conto anche di questa complessità nel fare affari con i paesi europei: senza questa difficoltà, le aziende svizzere hanno risparmiato e risparmiano centinaia di milioni, reinvestiti nei loro fattori competitivi. Chiaramente si faceva business anche senza gli accordi bilaterali ed era possibile, ma ogni norma che favorisce la semplificazione degli scambi commerciali aiuta ovviamente in maniera decisiva le nostre aziende. Senza dimenticare che in generale la politica svizzera degli Accordi di libero scambio è una carta vincente per il nostro benessere, tanto che regolarmente il nostro paese conclude tali accordi molto prima di quanto non facciano entità economiche più pesanti della nostra.

L’esempio del “Cassis de Djion”

Polemiche aveva scatenato qualche tempo fa anche l’introduzione del principio del “Cassis de Djion”. Ricordiamo che secondo tale principio i prodotti fabbricati e venduti legalmente nell’UE possono essere venduti anche in Svizzera senza particolari controlli. È prevista una regolamentazione speciale per le derrate alimentari, dato che si tratta di prodotti particolarmente sensibili. Siamo oramai ad alcuni anni di distanza dall’introduzione di questa regola e si può quindi dare uno sguardo al passato, analizzando le paure e le obiezioni espresse al riguardo prima della messa in opera di questo accordo, contestualizzandolo con quello che poi effettivamente è successo. Ed è successo poco, per la verità. In ogni caso nulla di grave, perché dopo i timori concernenti l’idraulico polacco, tale principio aveva scatenato i timori dell’invasione di yoghurt bulgari. Gli effetti sull’ “Isola dei prezzi alti” non sono forse stati così forti come auspicava il Consiglio Federale a suo tempo, ma non vi sono nemmeno stati effetti nefasti come quelli ipotizzati dai contrari, perché non si è vista un’invasione massiccia di beni europei a bassa qualità come si temeva. Insomma, questo esempio concreto mostra che, quando si parla del libero mercato, ansie e timori possono giocare brutti scherzi ma poi, a conti fatti, essi rimangono spettri quasi intangibili. Rimane il fatto che leggi e regolamenti sullo stile del “Cassis de Dijon”, con gli opportuni correttivi quando si parla di determinati elementi qualitativi, sono una buona strada da percorrere per mantenere il nostro mercato competitivo.

La tutela del libero mercato

Per fare business è ovvio che bisogna però essere almeno in due. È importante che noi ci impegniamo a tutelare il libero mercato e gli strumenti tecnici e giuridici che lo consentono (ad esempio gli accordi bilaterali o strumenti affini), ma è altresì importante avere dei partner che agiscano nella stessa maniera. Una debolezza svizzera è forse quella di voler essere quasi sempre i primi della classe, applicando pedissequamente ogni genere di accordo, mentre a volte i partner non sono così precisi. È un elemento che andrebbe riconosciuto maggiormente, non per mettere in dubbio la politica svizzera in generale, ma per evitare strumentalizzazioni politiche che, alla fine, inficiano i principi di base del libero mercato. Niente è perfetto, nessun accordo può esserlo, ma la politica di apertura economica deve continuare, indipendentemente dagli strumenti giuridici utilizzati. Un mondo aperto agli scambi è un mondo in cui il benessere può prosperare. Questo, come già detto, non significa evitare i necessari correttivi, che si chiamino misure d’accompagnamento come nel caso degli accordi bilaterali con l’UE o altro. Perché una politica di apertura economica non è inconciliabile con la difesa degli interessi nazionali o cantonali. Ma affossare qualcosa che funziona è pericoloso. Sostenere sempre che tutto va male e che dobbiamo cambiare sistema, senza peraltro indicare vie praticabili di come si vuole cambiare le cose, non è un modo di procedere costruttivo e porta a una chiusura che ottiene esattamente il contrario dello scopo che in teoria essa persegue. Illudendosi di garantire una protezione onnipresente, si chiudono sbocchi essenziali perché il paese possa prosperare. Da questo punto di vista manca probabilmente una visione di sistema che possa andare oltre le questioni individuali, certo spesso difficili e comunque da risolvere, ma che non possono essere il solo parametro per definire il funzionamento di base del paese. Purtroppo questa è una tendenza di un contesto storico e politico mondiale ostile alla globalizzazione. Alcune ragioni sono più che comprensibili perché gli indicatori mondiali di segno positivo sulla globalizzazione non interessano alle persone toccate nella loro esistenza ad esempio da una concorrenza estera a minor prezzo che ha cancellato certi posti di lavoro. La reazione umana è quella di pensare a limitare gli scambi commerciali con barriere di varia natura, ma non sempre è la decisione giusta. Correttivi sì, soppressione del libero mercato no. Purtroppo oggi è più popolare la tesi che la difesa degli interessi nazionali passa per la chiusura economica.

Nel breve periodo una protezione può essere vantaggiosa, sia per l’azienda che per il consumatore, ma alla lunga la mancanza di concorrenza potrebbe portare a meno innovazione e a minori spinte di cambiamento… A svantaggio quindi di tutti noi.

La Cc-Ti in difesa della libertà economica

La Cc-Ti continua a difendere la libertà economica e imprenditoriale e le libertà in generale, che sono tutt’altro che acquisite. Come già detto a più riprese, ciò non significa essere stoltamente bloccati su posizioni ideologiche e il nostro comportamento in questi anni lo sta a dimostrare. Mai ci siamo opposti a sanzioni per chi ignora le regole, né abbiamo combattuto i correttivi introdotti in maniera equilibrata. L’economia, malgrado quello che possono pensare taluni, non è interessata a creare tensioni sociali, perché il quadro in cui essa opera è molto più vantaggioso se caratterizzato da una situazione tranquilla (in Svizzera si chiama anche pace sociale). Opporsi a soluzioni apparentemente facili, dal grande effetto mediatico ma povere di contenuti concretizzabili non significa ignorare i problemi. Ma la difesa dei principi generali che caratterizzano il sistema liberale e la tutela degli imprenditori è essenziale per il funzionamento della nostra struttura e un’economia funzionante, sana e rispettosa del quadro legislativo e istituzionale come quella che difendiamo è la migliore tutela per il benessere di tutti i cittadini. Regole certe, migliorabili ma senza colpi di testa dettati dalle emozioni, restano essenziali per salvaguardare il principio di legalità, uno degli elementi fondanti della stabilità svizzera. Anche tale principio è assai sotto pressione alle nostre latitudini e questo non va assolutamente bene. Le leggi possono e devono essere modificate, questo è ovvio. Ma ignorare che ci sono per dare spazio a cose astruse, scientemente incompatibili con le basi legali esistenti, tanto per vedere l’effetto che fa è assurdo. Continueremo quindi a batterci per il libero mercato, che non significa anarchia, ma poche regole certe che danno sicurezza. Convinti che questo sia un modo intelligente per continuare ad avere il miglior contesto possibile in cui le aziende possano operare e prosperare, con risvolti positivi per tutti.

Da cento anni con passione e competenza

È con questo spirito che la Cc-Ti lavora da 100 anni per il territorio ticinese.

Il 2017 rappresenta per la Cc-Ti un anno cruciale: festeggiamo il nostro centenario. Per tale occasione, vogliamo trasmettere alcuni messaggi chiave per la nostra struttura, con un percorso dedicato ai nostri associati composto da eventi, formazioni e appuntamenti mediatici ad hoc. Avremo il piacere di informarvi costantemente sulle numerose prossime novità attraverso tutti i nostri canali di comunicazione (sito web, Newsletter, Ticino Business e social media). Qui sotto potrete inoltre leggere e visualizzare alcuni video su tre momenti eventistici importanti che hanno contraddistinto la nostra attività degli ultimi mesi.

Il 100° è un momento di particolare importanza per dar risalto alla solidità della nostra struttura e affermare che, oggi come allora, le sfide così come le opportunità a cui la nostra associazione deve confrontarsi, quale mantello dell’economia di tutto il territorio cantonale, sono molteplici e variate.

Sin dalla sua nascita la Cc-Ti si fa interprete delle voci delle aziende e delle associazioni di categoria, a loro tutela ed in difesa della libertà economica (che ricordiamo è sancita dall’art. 27 della Costituzione federale), ed è stata capace di adattarsi agli eventi del XX secolo, senza mai perdere di vista il proprio obiettivo: i propri soci e il loro benessere. Questo è un fil rouge che percorre trasversalmente tutti i nostri cento anni. 

Fondata sull’iniziativa privata, la Cc-Ti promuove lo sviluppo dell’economia ticinese, portando avanti iniziative, servizi e progetti in difesa della libertà imprenditoriale, spina dorsale dell’attività economica per tutto il territorio cantonale. Un dialogo franco con i nostri associati ci permette di essere costantemente “sul pezzo”, proponendo servizi innovativi costruiti sulla base delle loro esigenze. Quale interlocutore privilegiato possiamo anticipare i trend e le tematiche di stretta attualità e proporre ai soci dei momenti di aggiornamento e informazione di qualità. In questo senso identifichiamo temi, argomenti e Paesi nei quali stanno nascendo possibilità d’affari e presentiamo degli appuntamenti dove, oltre all’aggiornamento sulla tematica in questione, vi è la possibilità di un’interazione tra i partecipanti. Così facendo i membri della Cc-Ti possono disporre di molteplici occasioni di networking, per sfruttare una rete vincente e creare opportunità di business.

Su che cosa ci siamo concentrati e ci concentreremo quest’anno?

Oltre alla difesa della libertà imprenditoriale, che resta al centro della nostra costante attività, abbiamo deciso di focalizzare la nostra attenzione su 4 tematiche fondamentali per la nostra economia, che abbiamo approfondito e approfondiremo anche durante alcuni momenti eventistici. Si è parlato di internazionalizzazione (resoconto e video), di digitalizzazione (resoconto e video) e della responsabilità sociale delle aziende (resoconto e video) e durante i prossimi mesi toccheremo in modo approfondito anche il tema dello swissness – inteso nella sua accezione più larga come modo svizzero di fare impresa.

Inoltre, attraverso differenti azioni mediatiche e divulgative abbiamo deciso di evidenzierà il valore del territorio cantonale, composto da realtà aziendali importanti e forte di un sistema associativo (a livello svizzero) che rappresenta un unicum mondiale, invidiatoci da molti. Tutto ciò mostrando, con numerosi esempi positivi, la reale immagine del mondo imprenditoriale ticinese, caratterizzato da dinamismo, creatività, potenzialità e innovazione.

1 minuto e 15 secondi per conoscere meglio la Cc-Ti.
La nostra infografica!

Scopritene di più sugli eventi del centenario

Per rimarcare il traguardo del 100°, i cui festeggiamenti culmineranno durante l’Assemblea del 20 ottobre 2017, abbiamo deciso di proporre ai soci 4 momenti eventistici maggiori:

Per maggiori dettagli su questi eventi restiamo a vostra disposizione:
Tel. +41 91 911 51 11, casagrande@cc-ti.ch