Votazioni federali del 4 marzo 2018: raccomandazioni di voto

In vista delle votazioni federali del 4 marzo 2018, la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) si esprime in merito a due oggetti in votazione.

Sì al Decreto federale concernente il nuovo ordinamento finanziario 2021

L’imposta federale diretta e l’imposta sul valore aggiunto sono le principali fonti di introiti della Confederazione e devono essere confermate. Il diritto della Confederazione di riscuotere queste imposte decade infatti alla fine del 2020 e con il nuovo ordinamento finanziario 2021 questo diritto è prorogato sino alla fine del 2035.

No all’Iniziativa popolare «Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo (Abolizione del canone Billag)»

L’iniziativa intende abolire il canone radiotelevisivo ed è troppo estrema, poiché sopprime il servizio pubblico senza proporre alternative concrete. La Cc-Ti auspica però che la SSR adotti e metta in atto le riforme interne necessarie, che tengano conto dei molti cambiamenti del panorama mediatico e del ruolo che il servizio pubblico deve svolgere in questo contesto. Non va inoltre dimenticato che il canone radiotelevisivo costituisce un contributo importante anche per le emittenti private regionali.

Un’economia forte è composta da aziende vincenti

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Abbiamo iniziato il 2018 con i migliori auspici. Già nella scorsa edizione della nostra newsletter abbiamo potuto presentare le attività Cc-Ti del 2018 . Ricordiamo che abbiamo potenziato la comunicazione promuovendola su più canali. Questo significa che oltre ai nostri canali di comunicazione tradizionali (sito web, newsletter, Ticino Business, social media), è possibile ritrovare i nostri approfondimenti anche su alcuni media ticinesi. In questo senso vanno proprio, ad esempio, le pagine di approfondimento sui grandi temi dell’economia, che appariranno sul Corriere del Ticino; a partire dal 29 gennaio prossimo, a cadenza mensile, l’ultimo lunedì del mese, per 10 volte.

Conoscere, riflettere e condividere opinioni ed idee, è la nostra via per soluzioni concertate, con l’impegno comune di tutte le parti in gioco (attori sociali, politica, economia, collettività), per far prosperare, anche in futuro, il nostro territorio, e dunque per tutto il Cantone. Sempre nell’ottica del dialogo, senza polemiche, ma costruendo nuove idee e proponendo iniziative. I macro temi strategici sui quali ci concentriamo rappresentano oggi, per le aziende e per tutta la società le sfide con cui confrontarsi nel momento attuale ed in futuro: internazionalizzazione delle imprese, sostenibilità, digitalizzazione e smart life. Anche quest’anno dunque avremo eventi speciali con appuntamenti informativi e di analisi che vedranno la partecipazione di specialisti dei vari settori.

In quest’ottica il 22 gennaio, sono stati resi noti i risultati della nostra inchiesta congiunturale, edizione 2017-2018. Un appuntamento che è ormai una tradizione a conferma della costante attenzione della Cc-Ti verso l’andamento della nostra economia. L’indagine, che ha toccato gli aspetti più importanti per le imprese, dai salari all’autofinanziamento, dai livelli occupazionali alla conciliabilità tra lavoro e vita privata, ha registrato anche questo anno importanti novità che meritano più di una riflessione, di cui non mancheremo di informarvi. Riassumendo, l’economia ticinese evolve positivamente, le imprese risultano soddisfatte dell’andamento degli affari e gli investimenti sono stabili. Potete scoprire quanto emerso continuando a leggere i risultati dell’inchiesta congiunturale, a cui abbiamo dedicato un ampio approfondimento.

Il 2018 della Cc-Ti inizia sotto i migliori auspici

L’opinione del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni

L’anno appena conclusosi si è rivelato fondamentale per la nostra struttura. Da un lato abbiamo confermato quanto sia centrale il nostro ruolo per l’economia cantonale, dall’altro portiamo avanti, durante il nostro 101° anno di attività che si appresta ad iniziare, gli stessi valori, la passione e la competenza che contraddistinguono il nostro modo di operare. In che modo? Proponendo soluzioni, idee e nuovi spunti  senza polemiche e discussioni inutili, ma volte al dialogo costruttivo tra le parti, con un obiettivo chiaro ben definito, ossia la tutela della libertà imprenditoriale, iscritta all’articolo 27 della Costituzione Federale svizzera. Rappresentando oltre 1’000 aziende e oltre 40 associazioni di categoria, ci facciamo interpreti delle esigenze reali del mondo economico ticinese. In questo senso abbiamo sempre anticipato le tendenze in atto e offerto punti di vista interessanti e mai banali, anche nuovi. Il tutto con un taglio molto concreto, destinato proprio al sostegno dell’attività imprenditoriale. Eventi, incontri  d’approfondimento, missioni economiche, offerte informative e formative a diversi livelli (puntuali e di lunga durata) strutturate sulle singole esigenze, iniziative comuni, ma anche tutti i nostri servizi mirati e il contatto giornaliero con le aziende del territorio, ci permettono di modulare le proposte che presentiamo tenendo conto dell’estrema attualità. La nostra visione economica locale, nazionale ed internazionale ci permette considerazioni a differenti livelli, sempre nell’ottica della libertà imprenditoriale. Anche per il 2018, dunque, porteremo avanti alcuni dei temi già concretizzati durante lo scorso anno, con spunti  diversi, altre visioni e informazioni nuove e complementari. Promuoviamo i valori svizzeri tipici della cultura rossocrociata (precisione, affidabilità, innovazione e qualità), ossia la “swissness”, nella sua ampia accezione. La capacità di adattamento e la creatività delle aziende svizzere hanno permesso loro di restare al passo con i tempi e contribuire al benessere della società elvetica. Da qui all’internazionalizzazione  delle imprese il passo è breve. La Cc-Ti possiede un’attitudine di previsione e analisi che ci permette di elaborare nuovi modelli e creare connessioni diverse. Insieme alla digitalizzazione e alla smart life, che stanno sempre più prendendo piede con modelli di business e innovazioni che modificano il modo di essere e quello di agire sul mercato, parleremo anche di strategia e di sostenibilità. Tutti questi argomenti  rappresentano delle aree strategiche per la Cc-Ti, come pure per le aziende associate. Ecco perché vanno cavalcate nell’ottica di una sempre maggiore innovazione e dinamicità.

I collaboratori della Cc-Ti pronti ad intervenire in caso di arresto cardiaco

Martedì 9 e mercoledì 10 gennaio i collaboratori della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) hanno avuto la possibilità di partecipare al corso di rianimazione cardiopolmonare promosso dalla Croce Verde Lugano.

Nel nostro Cantone si contano annualmente tra i 250 e 300 arresti cardiaci improvvisi con una sopravvivenza globale del 14%, che aumenta fino al 55% in caso di fibrillazione ventricolare. Ad ogni minuto di ritardo nella defibrillazione la probabilità di successo per una rianimazione efficace si riduce del 7-10%.

Il sistema di emergenza territoriale ticinese generalmente giunge sul paziente colpito da arresto cardiaco improvviso mediamente in 9 minuti. I tempi di arrivo sul luogo sono influenzati da diversi fattori quali la distribuzione della popolazione, il tipo di territorio, le caratteristiche dell’organizzazione dei servizi di soccorso sanitario ed altre variabili. Per questo motivo risulta determinante mettere in atto quanto prima le misure salvavita e la rianimazione cardiopolmonare (BLS) associate all’impiego di defibrillatori automatici esterni (DAE) da parte di soccorritori laici adeguatamente formati.

Il corso svolto dai collaboratori della Cc-Ti ha permesso di acquisire le nozioni di base e le capacità necessarie a soccorrere la persona colta da arresto cardiorespiratorio e di sostenere le funzioni vitali per mezzo della rianimazione cardiopolmonare e l’uso del defibrillatore automatico fino all’arrivo dei soccorsi. Inoltre, ha fornito le capacità per riconoscere e far fronte a situazioni che potrebbero sfociare in un arresto cardiaco. Al termine del corso i collaboratori della Cc-Ti hanno ottenuto un certificato di abilitazione alla rianimazione e defibrillazione (BLS-DAE SRC complet), riconosciuto a livello europeo. La formazione è pure valida come corso base per aderire alla rete dei “First Responder”. Si tratta di un modello organizzativo innovativo ideato dalla Fondazione Ticino Cuore e dalla Federazione Cantonale Ticinese Servizi Ambulanze (FCTSA) nell’ambito del “piano cantonale di intervento in caso di arresto cardiaco e rianimazione precoce”. La rete “First Responder” è costituita da un insieme di persone e istituzioni che, su base volontaria, hanno dato la propria disponibilità ad essere allarmati da Ticino Soccorso 144 per situazioni di arresto cardiaco.

La scelta della Cc-Ti di partecipare all’iniziativa proposta dalla Croce Verde Lugano è stata dettata dalla volontà di fornire ai propri collaboratori un’importante e utile formazione di base per il soccorso in caso di emergenza. Inoltre, con questa partecipazione la Cc-Ti tiene a sensibilizzare le aziende sull’importanza di avvicinarsi alle tecniche di pronto intervento sanitario, con lo scopo di incrementare la rete di persone abilitate ad intervenire in caso di arresto cardiaco e di conseguenza aumentare le possibilità di sopravvivenza dei pazienti.

La Cc-Ti invita dunque i propri associati ad aderire a questa importante iniziativa.

 

Le aziende del Luganese interessate possono prendere contatto con:

Massimiliano Palma
Responsabile sicurezza sanitaria
Coordinatore corsi territoriali,
Croce Verde Lugano
Via Bozzoreda 46
6963 Pregassona
massimiliano.palma@croceverde.ch

Ulteriori informazioni per gli associati del resto del Cantone possono prendere contatto con:

Accademia di Medicina d’Urgenza Ticinese (AMUT)
Via Vergiò 8
6932 Breganzona
Tel. 091 960 36 63
Ulteriori informazioni: www.croceverde.ch / www.fctsa.ch / http://www.ticinocuore.ch/it

Anno nuovo, spunti interessanti e diversificati

Il 2018 si è apprestato a cominciare, ha portato nuova linfa anche alla nostra attività. Grazie alle nostre precedenti comunicazioni avete già iniziato a conoscere gli spunti sui quali ci concentreremo durante tutto il 2018. Se il 2017 è stato per la Cc-Ti l’anno della conferma del suo ruolo quale associazione mantello dell’economia ticinese e dei festeggiamenti per i 100 anni, dal 1° gennaio guardiamo oltre, ma con lo stesso spirito propositivo che ci rappresenta da sempre. Le novità non mancano.

Una prima azione in questo senso è la pubblicazione di un dépliant che racchiude le attività programmate per il primo semestre. Cosa contiene? Oltre alle informazioni mirate su eventi, formazioni e missioni economiche, include anche, in modo sintetico, ragguagli sui nostri diversi servizi e sul team di collaboratori Cc-Ti che se ne occupa, nell’ottica di una sempre maggior connessione e rispondenza alle esigenze dei nostri associati. La nostra pubblicazione sarà spedita a tutti le aziende associate.

Macro temi clou

Sono 4 le aree tematiche sulle quali ci concentreremo nel 2018, e che fungeranno dal fil rouge per tutta quella che è la comunicazione della Cc-Ti.
Da sempre precursori dei trend in atto, per proporre e invitare alla riflessione ed al dialogo, i temi declinati saranno: internazionalizzazione e swissness; responsabilità sociale delle aziende; digitalizzazione; smart life.

Come fare per seguire in tempo reale la Cc-Ti?

Il nostro sito web www.cc-ti.ch resta il principale veicolo d’informazione. À côté abbiamo poi strutturato e potenziato le comunicazioni attraverso le newsletter dedicate. Ve ne sono 3 diverse:
– una incentrata sulle attività della Cc-Ti
– una seconda newsletter è destinata all’export
– e, novità, una terza è specifica per la formazione

Ci potete sempre raggiungere anche attraverso i social media (Facebook, YouTube, Twitter, LinkedIn). La nostra rivista, Ticino Business, sarà pubblicata in 5 numeri annui, con contenuti informativi per i soci e vetrina per loro notizie.

I primi appuntamenti

Già dalle prossime settimane avremo appuntamenti interessanti a cui partecipare. Come detto, il programma sarà intenso: proporremo dei networking breakfast per far incontrare i soci e dar loro la possibilità di conoscersi e presenteremo la nostra consueta inchiesta congiunturale, di cui potrete conoscere i risultati dopo la metà del mese. Vi aspettiamo ai nostri appuntamenti!

Continuate a seguirci sul nostro sito, troverete tutti i dettagli su quello che abbiamo in programma!

La LIA giudicata illegale

Il Tribunale amministrativo cantonale (TRAM), accogliendo un ricorso dell’avv. Paolo Tamagni di Bellinzona, presentato per tutelare gli interessi di un’azienda ticinese, ha stabilito che la Legge sulle imprese artigianali (LIA), limita in modo eccessivo la libertà economica sancita dalla Costituzione federale.

In particolare, esprimendosi sull’obbligo per la società ricorrente di iscriversi all’albo delle imprese artigianali, i giudici hanno confermato che di regola sono ammesse restrizioni di polizia al diritto di esercitare liberamente un’attività economica, al fine di tutelare l’ordine pubblico, la sicurezza, la salute, la quiete e la moralità pubblici, i buoni costumi e la buona fede nei rapporti commerciali da atti sleali e idonei a ingannare il pubblico. Sono invece escluse le misure protezionistiche e le restrizioni motivate da ragioni di politica economica.

Ora, considerato il genere delle attività artigianali concretamente oggetto della fattispecie (posa di pavimenti e falegnameria) il TRAM non ha ritenuto possibile che l’eventuale mancato adempimento delle precitate disposizioni di polizia da parte della ricorrente potesse dar luogo a una concreta e diretta minaccia o anche soltanto a un rischio accresciuto per la sicurezza della collettività in generale e della clientela dell’azienda in questione. In effetti i prodotti e i servizi offerti dalla società ricorrente nel settore della posa di pavimenti e della falegnameria non implicano la necessità di tutelare in modo particolarmente accresciuto quegli ambiti che secondo il Tribunale federale potrebbero invece giustificare la restrizione della libertà economica.

Alla luce di quanto sopra i giudici hanno quindi ritenuto che il regime della LIA costituisce un’illecita interferenza nella libera concorrenza tra imprese che non può essere ammessa.

In conclusione, l’obbligo di iscrizione all’albo delle imprese artigianali è stato giudicato lesivo della libertà economica in quanto non sorretto da sufficienti interessi pubblici e, in ogni modo, poiché in contrasto anche con il principio della proporzionalità.

Contattateci per maggiori informazioni: potete scriverci, inviando un’e-mail a info@cc-ti.ch o chiamarci al nr. 091 911 51 11.

L’apprendistato non è una scelta di serie B

Testo a cura di Alessio del Grande

In Ticino si è raggiunto un buon equilibrio tra domanda e offerta dei posti per il tirocinio. La campagna per il 2017 ha, difatti, centrato l’obiettivo di collocare tutti i giovani che cercavano un apprendistato dopo le scuole medie. Un ottimo risultato ottenuto grazie anche ad un accresciuto impegno delle aziende abilitate alla formazione, ben 1’607 imprese, contro le 1’466 del 2016, che hanno assicurato 3’471 posti di apprendistato, 292 in più rispetto all’anno precedente. Ma da noi purtroppo, a differenza della svizzera tedesca, non si riesce a sfruttare ancora a pieno le opportunità offerte dall’apprendistato. Qui, come nei Cantoni romandi del resto, nelle famiglie e tra i giovani persiste la convinzione che il liceo, a differenza del tirocinio, sia la via più prestigiosa e sicura per un buon impiego.

In realtà, chi dopo l’apprendistato ha seguito una formazione professionale superiore, grazie all’esperienza pratica già acquisita trova spesso più rapidamente un lavoro e, magari, meglio retribuito di quello raggiunto alla fine di un percorso universitario. Sull’apprendistato c’è, dunque, un preconcetto di fondo duro a morire, dovuto principalmente a due fattori. Il primo è la scarsa conoscenza in molte famiglie delle possibilità professionali che si aprono con un tirocinio, sottovalutando, altresì, il fatto che un Attestato Federale di Capacità dà accesso alla maturità professionale e, quindi, alle scuole universitarie professionali o all’università. Il secondo fattore è, invece, legato ad un’insufficiente valorizzazione dell’immagine stessa di alcune professioni, anche artigianali, che negli ultimi anni hanno subito una radicale evoluzione. Tanto per fare qualche esempio, oggi un elettricista deve sapersi destreggiarsi tra reti cablate e domotica che sempre più governeranno le nostre abitazioni, un meccanico più che la chiave inglese lavora col computer, mentre nuove tecniche e nuovi materiali stanno trasformando l’edilizia e la falegnameria.
Per non parlare, poi, di altre attività come quelle socio-sanitarie o dell’informatica e della mediamatica, settori chiave dell’economia digitale su cui nel nostro Cantone si sta concentrando l’impegno dell’ICT per la formazione professionale. A questa evoluzione fa da contraltare un uso più selettivo dell’apprendistato da parte delle aziende che, confrontate con mercati estremamente competitivi, ma anche con la burocrazia, i costi e il tempo che comporta il tirocinio, richiedono ai giovani apprendisti una forte motivazione professionale e un’adeguata preparazione di partenza per stare al ritmo di un mondo del lavoro in continua evoluzione. Certo è che se l’apprendistato verrà considerato solo come una via di fuga, che non richiede un impegno particolare, per i giovani che al liceo non ce la possono fare, quel sistema duale imperniato su teoria e pratica, che ha fatto il successo della formazione in Svizzera, e che gli altri Paesi ci invidiano, prima o poi entrerà in crisi.

Che fare quindi? I primi indispensabili passi, come hanno evidenziato alcune ricerche in Romandia, sarebbero una più incisiva presenza a scuola dell’orientamento professionale che affianchi i docenti, i quali spesso sanno poco dell’evoluzione del mercato del lavoro e dei possibili sbocchi professionali, per indirizzare i giovani verso le scelte giuste; il rafforzamento di alcune competenze, tecniche e linguistiche in particolare, necessarie per sostenere adeguatamente un tirocinio e, non da ultimo, un informazione più mitrata alle famiglie e all’opinione pubblica sulle possibilità lavorative e formative che offre l’apprendistato.

La Cc-Ti è in prima linea a favore dell’orientamento e della formazione professionale di base e superiore. Lo dimostra il fatto che da sempre siamo attivi nella formazione continua, come pure prestiamo molta attenzione verso iniziative a sostegno dei giovani. Quali? Scopritene alcune attraverso questo link.

IVA: importanti aggiornamenti dal 1° gennaio 2018

Gentili signore, egregi signori,
cari Soci,

dal 1° gennaio 2018, con l’entrata del nuovo anno sono entrate in vigore le nuove aliquote relative all’Imposta sul Valore Aggiunto.
Infatti il 2 giugno 2017, nella seduta del Consiglio Federale, è stato deciso di mettere in vigore a decorrere dal 1° gennaio 2018 una parziale revisione della Legge sull’IVA, approvata dal Parlamento elvetico.

Vi informiamo dunque sulle nuove aliquote:

  • l’aliquota normale ammonta ora al 7,7%
  • l’aliquota speciale per il settore alberghiero si riduce al 3,7%
  • l’aliquota ridotta rimane invariata al 2,5%.
Contattateci per maggiori informazioni: potete scriverci, inviando un’e-mail a info@cc-ti.ch o chiamarci al nr. 091 911 51 11.

In Ticino vive un’economia diversificata e resistente

L’opinione del Direttore Cc-Ti Luca Albertoni

Un Cantone in crescita, che ha diversificato il suo sistema produttivo e con grandi potenzialità anche nella nuova economia digitale. È il quadro dell’economia ticinese tracciato da un recente studio di Avenir Suisse. Con tutti i limiti che tali analisi possono avere, è indubbio che si tratta di un segnale incoraggiante. Che trova conferma in quanto hanno rilevato le nostre aziende nel quadro dell’ultima inchiesta congiunturale targata Cc-Ti, presentata il 22 gennaio scorso, che ha evidenziato un’economia che ha ritrovato una certa stabilità, dopo gli scossoni delle forti crisi dell’ultimo decennio.

Al di là delle difficoltà riscontrabili in taluni settori, il quadro generale dell’economia  ticinese è positivo, anche se paragonato alla media nazionale e all’andamento di altre regioni svizzere altamente competitive come l’Arco lemanico. Alcuni nostri risultati sono del resto addirittura migliori di quelli registrati in altri cantoni. Non si tratta di negare che vi siano delle difficoltà legate anche a talune questioni strutturali, ma parlare di economia ticinese debole è  scorretto. Le 318 aziende associate alla Cc-Ti che hanno partecipato all’inchiesta congiunturale  annuale, campione molto rappresentativo di imprese ben radicate sul territorio, confermano una fase di consolidamento economico per l’andamento degli affari, con valori molto interessanti ad esempio per il grado di autofinanziamento, il livello degli investimenti e l’occupazione. Fra i fattori positivi  della nostra economia si può senz’altro menzionare la diversificazione del tessuto economico. Ma anche l’internazionalizzazione delle attività aziendali ha avuto effetti benefici perché il confronto con la concorrenza mondiale ha permesso la crescita di tutto il sistema produttivo.
Lo studio di Avenir Suisse evidenzia che il Ticino può puntare su una crescita duratura ma deve ritrovare un clima di fiducia che oggi manca. Come associazione-mantello dell’economia ticinese ci  impegniamo quotidianamente affinché certi modi truffaldini di fare impresa vengano sanzionati senza se né ma. Il disonesto deve essere punito e questo è nell’interesse di tutti gli imprenditori che sono legati alla vita associativa, perché all’economia vera e seria non fanno piacere le tensioni sociali.
Cerchiamo quindi di dare il nostro contributo per migliorare il clima generale, non sottraendoci mai nemmeno alle discussioni per noi apparentemente “scomode”. Ma è ovvio che anche tutti gli altri attori dovrebbero fare altrettanto. Insistere solo sulle cose negative, ignorando volutamente le tante cose positive espresse dall’economia ticinese può forse essere pagante nel breve e medio termine, ma a lungo termine non porta alla soluzione vera dei problemi. Distorsioni e abusi vanno combattuti e debellati, senza però generalizzare spacciandoli per fenomeni sistemici, perché questo non aiuta a trovare le giuste soluzioni, rispettose del sistema svizzero che ci ha permesso di essere la nazione che siamo oggi, fatta soprattutto di certezze, compresa quella del diritto.

Ritrovate i dati dell’inchiesta congiunturale della Cc-Ti, gli approfondimenti dedicativi e la nostra intervista a Marco Salvi di Avenir Suisse sul tema.

Una vera soluzione?

L’opinione del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni

Le discussioni sulla proposta di salario minimo cantonale formulata recentemente dal Consiglio di Stato, tutto sommato abbastanza equilibrata, sono state comprensibilmente molto animate. Purtroppo, forse volutamente, sono stati trascurati alcuni elementi essenziali per la discussione sull’applicabilità dello strumento e sulle possibili conseguenze che ne derivano per l’economia. È pertanto importante ricordare qualche elemento di base. Avantutto che il salario deve essere sì legato al contesto generale, ma non è una variabile indipendente modulabile a dipendenza delle molte fluttuazioni del costo della vita (affitti e costi della malattia fra i più citati). Si tratta invece della retribuzione percepita dal lavoratore dipendente per le proprie prestazioni professionali. Punto. Niente altro. Non lo dico io, bensì la legislazione federale, nello specifico il Codice delle obbligazioni e in particolare l’articolo 319 che stabilisce chiaramente come “Il contratto individuale di lavoro è quello con il quale il lavoratore si obbliga a lavorare al servizio del datore di lavoro per un tempo determinato o indeterminato e il datore di lavoro a pagare un salario stabilito a tempo o a cottimo“. Altre elementi non ve ne sono.
Comprendo che in Ticino oggi dia fastidio parlare di diritto superiore, ma, piaccia o no, questa è la base legale che definisce cosa è il salario. Che non è quindi uno strumento in cui includere qualsiasi cosa passi per la testa. Questo non può essere ignorato, altrimenti la discussione è impostata su basi errate. Un’altra insidia del salario minimo è costituita dal rischio di appiattire la curva dei salari di tutta l’azienda, perché anche la massa salariale non è una variabile indipendente dell’attività aziendale e non è adattabile a piacimento secondo le esigenze del momento.
Poniamo di avere una massa salariale di 10. Un impiegato alle prime armi o con basso livello di formazione guadagna 3 e uno più qualificato guadagna 7. Se il salario del livello inferiore sale a 4 in virtù del salario minimo salta la proporzione con chi ha salari superiori. Dato che non posso decidere a tavolino di aumentare automaticamente la massa salariale a 11, perché vi sono altri fattori aziendali da considerare (costi e ricavi per dirla in modo semplice), chi guadagna 7 rischia di scendere a 6. La compressione verso il basso del livello salariale generale è quindi un rischio molto concreto ed è un risultato diametralmente opposto a quanto perseguito dall’iniziativa volta a salvare il lavoro in Ticino. Come diametralmente opposto agli scopi dell’iniziativa è il fatto che i beneficiari siano nella misura dei 2/3 lavoratori frontalieri, come chiaramente indicato nel Messaggio del Consiglio di Stato. Del resto, è illusorio pensare che alzando i livelli di taluni salari bassi vi sarebbe una corsa dei ticinesi verso lavori come l’assemblaggio di componenti elettroniche o la produzione nel settore tessile. Che sia chiaro, ciò non significa non combattere gli abusi e le associazioni economiche hanno sempre sostenuto ogni misura atta a inasprire i controlli e a correggere distorsioni, come i contratti normali di lavoro. Ma i salari bassi, in generale ovviamente non auspicabili, non costituiscono sempre situazioni abusive e spesso rispecchiano una realtà economica consolidata da decenni sul territorio e che non sta giocando al ribasso. Anche di questo andrebbe tenuto conto se si vuole combattere efficacemente il vero dumping salariale.