Progetti e novità per la nostra economia

Ecco una breve opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Venerdì 9 marzo verrà distribuita la nuova edizione di Ticino Business, la rivista economica della Cc-Ti, di cui scoprite la copertina proprio qui in apertura. Sul nostro sito è possibile scaricare il primo numero integralmente, accedendo all’area soci. Qualora non  foste associati alla Cc-Ti potete sottoscrivere un abbonamento per la rivista.

Si tratta di una rivista completamente rinnovata, che risponde sempre più ai bisogni delle aziende. Il cambiamento delle nostre strategie comunicative, di cui abbiamo ampiamente parlato negli ultimi mesi, è noto: utilizziamo canali e strumenti differenti fra loro, raggiungendo pubblici target diversi.

Scoprite allora anche i prossimi appuntamenti eventistici, di cui abbiamo già tracciato il programma fino a inizio giugno. Il 28 marzo  si terrà al LAC a Lugano un seminario dove verranno presentati i risultati di uno studio condotto dal rinomato istituto di ricerca Bak Economics, dal titolo “Lo sviluppo economico del Canton Ticino nel contesto intercantonale”. Abbiamo deciso di approfondire alcuni aspetti dell’economia cantonale per contribuire a rendere ancora più veritiera la sua immagine.

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Ritrovate tutta l’attualità targata Cc-Ti e tutte le novità sui nostri canali: sito web, newsletter, Ticino Business, social media, e sul dépliant che riassume le attività del primo semestre 2018.

Economia digitale e rinnovamento culturale

L’opinione del Direttore Cc-Ti, Luca Albertoni

La digitalizzazione nelle fabbriche, uffici e servizi è in corso da anni e nonostante le rovinose previsioni dei “tecno-pessimisti”, non ha avuto sinora il previsto impatto devastante sul mercato del lavoro. La perdita d’impieghi dovuta, in particolare, all’automazione, ai processi di ristrutturazione aziendale è stata largamente compensata dalla creazione di nuove tipologie di occupazioni. Innegabilmente il fenomeno va osservato con attenzione, non sottovalutando gli eventuali risvolti negativi, ma non dimenticando che la digitalizzazione permette il ritorno in Svizzera di molte fasi produttive, oggi all’estero. Anche per questo, vi sono fondati motivi di ritenere che il saldo generale dell’occupazione resterà positivo.

Dal 2000 ad oggi in Svizzera si è registrato, infatti, un aumento del 23% dei posti di lavoro.
Significativo l’ultimo report dell’Adecco Swiss job market index, secondo cui in questo trimestre invernale gli annunci dei posti vacanti delle aziende sono aumentati del 75% per il ramo delle tecnologie informatiche. Anche il proliferare del lavoro “atipico”, è rimasto un fenomeno marginale, se si pensa che nel 2016 il 91% dei rapporti di impiego nel nostro Paese era a tempo indeterminato. Ugualmente, nel nostro Cantone, come dimostrato dalla nostra recente inchiesta congiunturale, le forme di lavoro considerate più precarie restano una percentuale ridotta e perfettamente in linea con i dati svizzeri. Certo oggi stiamo vivendo una fase di transizione, per la quale è difficile fare previsioni precise su quanto avverrà nei prossimi anni.

Economia, Sindacati e Stato devono lavorare insieme, al fine di trovare le soluzioni che permettano alla Svizzera e al Ticino di rimanere competitivi nell’interesse generale.

Siamo agli inizi di una rivoluzione epocale che durerà per molto tempo. Le tendenze attuali indicano chiaramente una modifica profonda dei modelli di business e quindi, inevitabilmente, di molte forme di lavoro. Questo non significa solo valenze negative o precarizzazione generalizzata. La rivoluzione digitale e le profonde trasformazioni del sistema economico vanno però affrontate non solo dal punto di vista dell’evoluzione tecnologica. Se si vuole che tutti ne beneficino, è necessaria una corrispondente innovazione di carattere istituzionale, politico e culturale.
Serve, insomma, una visione di sistema orientata verso un futuro che comprenda molti risvolti che oggi sono ancora visti in maniera separata. Ad esempio la legislazione sul lavoro non può più essere scissa dalle considerazioni sulle assicurazioni sociali, visto che oggi molti lavoratori giovani prediligono avere più impieghi diversi, con evidenti conseguenze sulle questioni previdenziali. Del resto uno dei fenomeni che tutti constatiamo è l’assottigliamento del confine tra la vita lavorativa e quella privata, che dimostra la necessità di ripensare non solo il ruolo delle aziende ma anche quello di tutte le persone coinvolte nella vita sociale. Anche la distinzione tra dipendente e indipendente non sarà più così netta e dovrà essere rimessa in discussione
Questa metamorfosi del mondo del lavoro sta già mettendo a dura prova gli attuali schemi normativi. Sarebbe un errore capitale negare questa realtà arroccandosi su posizioni eccessivamente conservatrici. Ciò non significa, ovviamente, avallare l’illegalità o tagliare brutalmente i diritti ormai acquisti, ma è assolutamente indispensabile dare seguito alle nuove realtà e non subirle. Alla luce di tutto ciò, sono dell’avviso che Economia, Sindacati e Stato debbano lavorare insieme, al fine di trovare le soluzioni che permettano alla Svizzera e al Ticino di rimanere competitivi nell’interesse generale.

Si parlerà di cyber security e più in generale di digitalizzazione con l’evento “Cloud, big data e cyber security“, organizzato dalla Cc-Ti il prossimo 24 maggio. Segnatevi l’appuntamento in agenda. A breve seguiranno maggiori dettagli sul programma!
Inoltre ritrovate un’interessante articolo sul tema della cyber intelligence.

La Cc-Ti rinnova il proprio impegno verso la formazione professionale

Vi proponiamo una breve intervista apparsa lunedì 26 febbraio sul settimanale Azione, dove, il Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, si esprime sul rinnovato impegno che la Cc-Ti ha confermato verso la manifestazione Espoprofessioni, in partenza proprio il 5 marzo prossimo presso il Padiglione Conza di Lugano.

Da molti anni la Cc-Ti ha un proprio rappresentante in seno ad Espoprofessioni. Questo impegno si traduce nella presenza di Lisa Pantini, Responsabile delle relazioni con i soci, nel Comitato organizzatore, per un sostegno fattivo alla formazione professionale di base e continua.

La Cc-Ti pone molta attenzione verso la formazione, con dei corsi puntuali, una Scuola manageriale, ma anche e soprattutto attraverso un costante sostegno alle associazioni di categoria affiliate, che si occupano settorialmente di formazione professionale.

Nell’intervista, oltre a Luca Albertoni, si esprime anche Claudia Sassi, Direttrice aggiunta della Divisione della formazione professionale e Vice presidente del comitato organizzatore di Espoprofessioni.

Leggete l’intervista “Una finestra sul mondo del lavoro

Falsa agenzia di collocamento che utilizza il nome della Cc-Ti

La Cc-Ti segnala che è in atto una truffa che sta prendendo sempre più piede in questi giorni. Vengono offerti inesistenti posti di lavoro in Svizzera, facendo riferimento a un nostro Ufficio di collocamento (la Camera di commercio del Cantone Ticino NON offre questo tipo di servizio).

Rendiamo attenti tutti coloro che leggendo questi annunci vengono invitati a inviare i propri dati personali (documento d’identità, codice fiscale, banca d’appoggio,…), a telefonare (inutilmente e costosamente) a numeri di call center esteri, a perdere tempo con messaggi e-mail a indirizzi sempre diversi e poco chiari, a versare caparre (mai più restituibili).

NON date seguito a questi annunci senza aver verificato attentamente la fonte! Le autorità competenti di Polizia sono state avvisate e si stanno occupandosi del caso.

Vi riconfermiamo che questi annunci e queste persone NON hanno alcun legame con la Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti).

 

 

 

Grazie,

il Team Cc-Ti

Eventuali abusi possono essere segnalati a: info@cc-ti.ch

Tante novità per un’economia in movimento

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Come ben sapete la nostra attività nel corso del 2018 sarà dinamica e intensa. Anche ora vogliamo condividere con voi alcuni dei progetti che stiamo portando avanti, e che a breve vedranno la luce.

Oltre ai numerosi progetti eventistici e formativi in programma a breve e nei prossimi mesi, vorremmo soffermarci su Ticino Business, la rivista della Cc-Ti, che apparirà a metà marzo 2018, e che si inaugura con un cambio radicale per diventare sempre più moderna, innovativa e in linea con le esigenze degli imprenditori che, quale associazione mantello dell’economia ticinese, rappresentiamo.

Si tratta di un’importante progetto che sottolinea come, in un’economia in movimento, la Cc-Ti si concentri sugli aspetti utili alla vita dell’imprenditore ed alla messa in rete e creazione di contatti dei propri associati. Ma non solo. Grazie alla strategia di comunicazione implementata con successo ed ottimi risultati dalla Cc-Ti, che predilige la multicanalità per le informazioni e la loro divulgazione, si possano raggiungere differenti pubblici e target più ampi.

Nell’attesa di poterla condividere con voi, vi auguro buoni affari.

L’orgoglio delle imprese per un’economia che cresce

L’orgoglio di ogni vero imprenditore è nel vedere crescere la propria azienda, nel riuscire a superare anche i momenti più difficili. È sapere motivare i dipendenti verso un traguardo comune, continuare a garantire loro un impiego e i meritati riconoscimenti retributivi. La soddisfazione di chi fa impresa è il gusto del rischio nel raccogliere le sfide di un’economia sempre più competitiva. È il legame profondo col territorio, anche se si opera su mercati internazionali, perché esso rappresenta un capitale sociale di vitale importanza per ogni attività produttiva. È questa la filosofia imprenditoriale che ha permesso all’economia ticinese di svilupparsi, lasciandosi alle spalle i pesanti contraccolpi delle ricorrenti crisi.

L’ultima inchiesta congiunturale della Cc-Ti per il 2017-2018 ha confermato la solidità di un sistema produttivo che in questi anni si è diversificato e internazionalizzato, mettendo a segno risultati spesso al di sopra della media nazionale. Una solidità che ispira fiducia anche per il futuro. Sebbene l’esperienza insegni a non sottovalutare mai i rischi che possono nascere da contesti economici ormai mondializzati e, perciò, strettamente interdipendenti e ancora di più concorrenziali.

Tutti gli indicatori della nostra indagine, andamento degli affari, autofinanziamento delle imprese, investimenti e occupazione, sono più che soddisfacenti. Un quadro positivo già messo in luce da altre importanti ricerche congiunturali che hanno evidenziato l’allargamento della base occupazionale del cantone, la diminuzione della disoccupazione, sia che la si misuri con i dati della SECO che con quelli dell’ILO, e dal 2008 una crescita che Avenir Suisse ha stimato dell’1,5% superiore a quella della media nazionale (ritrovate qui la nostra intervista a Marco Salvi, Senior Fellow presso Avenir Suisse). C’è di che andare fieri.

Eppure in Ticino si continua ad alimentare una rappresentazione falsata e strumentale della nostra realtà economica. Si spaccia per precariato diffuso e sottoccupazione l’aumento del lavoro a tempo parziale, quando sino a qualche anno fa si rimproverava alle aziende di usare poco il part time per conciliare meglio gli impegni famigliari e professionali; casi circoscritti di dumping salariale vengono presentati come fenomeni generalizzati e sistemici di un mercato del lavoro allo sbando; in un cantone che conta decine e decine di migliaia d’imprese, pochi imprenditori scorretti sono raffigurati come l’emblema di una categoria avida e spregiudicata che pensa solo al portafoglio; il profitto è considerato un furto e non come il giusto guadagno di chi fa impresa e la risorsa cruciale per investire e garantire l’occupazione; i frontalieri, il cui apporto è stato fondamentale per la nostra crescita, sono ormai visti come la causa di ogni male, senza però chiedersi come reggerebbe il sistema produttivo senza quei 30-40mila lavoratori d’oltre confine che si vorrebbe non avere più.

Oggi con la disoccupazione in netto calo, per continuare a fomentare un clima di emergenza sociale si fa leva sull’ aumento dei casi di assistenza, tacendo il fatto che la maggior parte dei beneficiari dell’aiuto pubblico sono persone senza un’adeguata formazione e genitori di famiglie monoparentali, difficilmente ricollocabili. È su questo che, invece, bisognerebbe riflettere per trovare delle possibili soluzioni.

Nessun vuol negare che ci possano essere abusi e distorsioni sul mercato del lavoro, anomalie dovute anche alle discontinuità della crescita e alle radicali trasformazioni di un’economia che ha cambiato pelle. Ma questi guasti si combattono con quel dialogo tra le parti sociali, senza pregiudizi e spirito di contrapposizione, che come Cc-Ti abbiamo sempre promosso e sostenuto. Con un lavoro comune per rimuoverne le cause e non attizzando l’ostilità verso le imprese, perché alla fine a rimetterci è tutto il Paese.

Online il nuovo portale dell’assicurazione disoccupazione: lavoro.swiss

Informazione importante per le aziende: da fine gennaio è online il portale web dell’Assicurazione contro la disoccupazione, raggiungibile all’url lavoro.swiss.

Si tratta di una piattaforma rinnovata contenente informazioni e servizi sul lavoro per le persone in cerca d’impiego, i datori di lavoro, le agenzie di collocamento, le istituzioni e i media.

Lo scopo del nuovo sito, come riporta il portale dell’Amministrazione Federale è quello di un maggior interscambio tra aziende, disoccupati, mondo economico e amministrazione.

Nel corso dell’anno e nel 2019 verranno introdotti nuovi servizi online. Questo sito sarà lo strumento di attuazione dell’obbligo di annuncio dei posti vacanti a disposizione di datori di lavoro e URC (obbligo che entrerà in vigore il 1° luglio 2018).

Per qualsiasi informazione non esitate a contattarci.

Il Ticino tra vecchie paure e nuove sfide

Intervista a cura della Cc-Ti con Marco Salvi, Senior Fellow presso Avenir Suisse

Avenir Suisse ha pubblicato poche settimane fa un rapporto speciale dedicato al Ticino.  Un’analisi che evidenzia un’economia in netta ripresa e con forti potenzialità, grazie anche alla diversificazione del sistema produttivo. Per il nostro Cantone si sottolinea, tuttavia, una pericolosa tendenza protezionista ed isolazionista. Secondo l’economista Marco Salvi (Senior Fellow presso Averni Suisse), uno degli autori dello studio, per assicurarsi una crescita duratura il Ticino dovrebbe, innanzitutto, ritrovare al più presto un clima di fiducia sulle sue possibilità e sui vantaggi di un’economia aperta. Una visione più positiva della realtà odierna, insomma, che oggi appare spesso soffocata da un regionalismo  esasperato.

Ci sono altri fattori su cui agire per consolidare la crescita?

“Bisogna insistere ancora di più sulla formazione che in Ticino sta dando risultati interessanti. L’USI e la SUPSI sono molto internazionalizzate e fra gli unici atenei elvetici con una strategia di esportazione. A differenza di altre istituzioni universitarie svizzere generano introiti grazie alla presenza di studenti stranieri. Non va, però, dimenticato che alcuni problemi che vive attualmente il cantone rientrano nelle competenze della Confederazione. Basti pensare, ad esempio, alle difficoltà che si hanno con l’Italia per il rispetto della reciprocità nell’accesso al mercato. Al cantone servirebbe un accordo globale con l’UE e su questo aspetto che si dovrebbe insistere a Berna”.

Dal 2008 la crescita in Ticino ha superato dell’1,5% quella della media nazionale, un risultato positivo che, come sottolinea la vostra analisi, è dovuto anche all’apporto dei frontalieri. Eppure, i lavoratori d’oltre confine non sono visti qui come una risorsa, bensì come una presenza devastante per il mercato del lavoro. Come spiegare questo atteggiamento?

“Spero che si riesca a superare questo atteggiamento e che il tema dei frontalieri non continui a dominare il confronto politico. Se si guardano con oggettività i dati, si vede che è sbagliato pensare che i frontalieri sostituiscano i lavoratori residenti, che rubino il lavoro ai ticinesi come si ripete spesso nel dibattito politico. Può essere che questo effetto sostituzione ci sia stato in alcuni casi individuali, ma non a livello regionale. Se si analizza l’insieme dei dati sull’andamento dell’occupazione, risulta che più lavoro per frontalieri significa più lavoro anche per i ticinesi. Perché più lavoro crea altro lavoro, altre possibilità d’impiego. Non si spiega altrimenti la forte diminuzione della disoccupazione nonostante l’aumento del frontalierato. Bisogna superare la convinzione errata che il lavoro sia una quantità definita”.

Ma oggi i frontalieri sono diventati il capro espiatorio per la disoccupazione, per le strade intasate dalle loro auto e per il dumping salariale. Un insieme di problemi che inasprisce ulteriormente il rapporto con i lavoratori d’oltre confine.

“Va ricordato che per buona parte degli anni ‘90 la disoccupazione nel Cantone era molto più alta di oggi, e a volte con tassi doppi rispetto a quelli odierni, sebbene allora non si registrasse un aumento dei frontalieri. Attualmente spaventa il fatto che dall’Italia non arrivino più soltanto manovali per l’edilizia e operai per le fabbriche, ma anche lavoratori qualificati. L’economia ticinese ha però bisogno di loro per continuare a crescere ed è miope pensare che danneggino il mercato del lavoro. La loro attività contribuisce, infatti, a creare altre attività, altre occasioni d’impiego. Il traffico e i trasporti sono certamente problemi reali, ma per risolverli la Confederazione e il Cantone dovevano intervenire prima. Oggi l’acuirsi di questi problemi concorre ad esasperare anche la questione dei frontalieri”.

Votazioni federali del 4 marzo 2018: raccomandazioni di voto

In vista delle votazioni federali del 4 marzo 2018, la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) si esprime in merito a due oggetti in votazione.

Sì al Decreto federale concernente il nuovo ordinamento finanziario 2021

L’imposta federale diretta e l’imposta sul valore aggiunto sono le principali fonti di introiti della Confederazione e devono essere confermate. Il diritto della Confederazione di riscuotere queste imposte decade infatti alla fine del 2020 e con il nuovo ordinamento finanziario 2021 questo diritto è prorogato sino alla fine del 2035.

No all’Iniziativa popolare «Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo (Abolizione del canone Billag)»

L’iniziativa intende abolire il canone radiotelevisivo ed è troppo estrema, poiché sopprime il servizio pubblico senza proporre alternative concrete. La Cc-Ti auspica però che la SSR adotti e metta in atto le riforme interne necessarie, che tengano conto dei molti cambiamenti del panorama mediatico e del ruolo che il servizio pubblico deve svolgere in questo contesto. Non va inoltre dimenticato che il canone radiotelevisivo costituisce un contributo importante anche per le emittenti private regionali.

Un’economia forte è composta da aziende vincenti

di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Abbiamo iniziato il 2018 con i migliori auspici. Già nella scorsa edizione della nostra newsletter abbiamo potuto presentare le attività Cc-Ti del 2018 . Ricordiamo che abbiamo potenziato la comunicazione promuovendola su più canali. Questo significa che oltre ai nostri canali di comunicazione tradizionali (sito web, newsletter, Ticino Business, social media), è possibile ritrovare i nostri approfondimenti anche su alcuni media ticinesi. In questo senso vanno proprio, ad esempio, le pagine di approfondimento sui grandi temi dell’economia, che appariranno sul Corriere del Ticino; a partire dal 29 gennaio prossimo, a cadenza mensile, l’ultimo lunedì del mese, per 10 volte.

Conoscere, riflettere e condividere opinioni ed idee, è la nostra via per soluzioni concertate, con l’impegno comune di tutte le parti in gioco (attori sociali, politica, economia, collettività), per far prosperare, anche in futuro, il nostro territorio, e dunque per tutto il Cantone. Sempre nell’ottica del dialogo, senza polemiche, ma costruendo nuove idee e proponendo iniziative. I macro temi strategici sui quali ci concentriamo rappresentano oggi, per le aziende e per tutta la società le sfide con cui confrontarsi nel momento attuale ed in futuro: internazionalizzazione delle imprese, sostenibilità, digitalizzazione e smart life. Anche quest’anno dunque avremo eventi speciali con appuntamenti informativi e di analisi che vedranno la partecipazione di specialisti dei vari settori.

In quest’ottica il 22 gennaio, sono stati resi noti i risultati della nostra inchiesta congiunturale, edizione 2017-2018. Un appuntamento che è ormai una tradizione a conferma della costante attenzione della Cc-Ti verso l’andamento della nostra economia. L’indagine, che ha toccato gli aspetti più importanti per le imprese, dai salari all’autofinanziamento, dai livelli occupazionali alla conciliabilità tra lavoro e vita privata, ha registrato anche questo anno importanti novità che meritano più di una riflessione, di cui non mancheremo di informarvi. Riassumendo, l’economia ticinese evolve positivamente, le imprese risultano soddisfatte dell’andamento degli affari e gli investimenti sono stabili. Potete scoprire quanto emerso continuando a leggere i risultati dell’inchiesta congiunturale, a cui abbiamo dedicato un ampio approfondimento.