Una vera soluzione?

L’opinione del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni

Le discussioni sulla proposta di salario minimo cantonale formulata recentemente dal Consiglio di Stato, tutto sommato abbastanza equilibrata, sono state comprensibilmente molto animate. Purtroppo, forse volutamente, sono stati trascurati alcuni elementi essenziali per la discussione sull’applicabilità dello strumento e sulle possibili conseguenze che ne derivano per l’economia. È pertanto importante ricordare qualche elemento di base. Avantutto che il salario deve essere sì legato al contesto generale, ma non è una variabile indipendente modulabile a dipendenza delle molte fluttuazioni del costo della vita (affitti e costi della malattia fra i più citati). Si tratta invece della retribuzione percepita dal lavoratore dipendente per le proprie prestazioni professionali. Punto. Niente altro. Non lo dico io, bensì la legislazione federale, nello specifico il Codice delle obbligazioni e in particolare l’articolo 319 che stabilisce chiaramente come “Il contratto individuale di lavoro è quello con il quale il lavoratore si obbliga a lavorare al servizio del datore di lavoro per un tempo determinato o indeterminato e il datore di lavoro a pagare un salario stabilito a tempo o a cottimo“. Altre elementi non ve ne sono.
Comprendo che in Ticino oggi dia fastidio parlare di diritto superiore, ma, piaccia o no, questa è la base legale che definisce cosa è il salario. Che non è quindi uno strumento in cui includere qualsiasi cosa passi per la testa. Questo non può essere ignorato, altrimenti la discussione è impostata su basi errate. Un’altra insidia del salario minimo è costituita dal rischio di appiattire la curva dei salari di tutta l’azienda, perché anche la massa salariale non è una variabile indipendente dell’attività aziendale e non è adattabile a piacimento secondo le esigenze del momento.
Poniamo di avere una massa salariale di 10. Un impiegato alle prime armi o con basso livello di formazione guadagna 3 e uno più qualificato guadagna 7. Se il salario del livello inferiore sale a 4 in virtù del salario minimo salta la proporzione con chi ha salari superiori. Dato che non posso decidere a tavolino di aumentare automaticamente la massa salariale a 11, perché vi sono altri fattori aziendali da considerare (costi e ricavi per dirla in modo semplice), chi guadagna 7 rischia di scendere a 6. La compressione verso il basso del livello salariale generale è quindi un rischio molto concreto ed è un risultato diametralmente opposto a quanto perseguito dall’iniziativa volta a salvare il lavoro in Ticino. Come diametralmente opposto agli scopi dell’iniziativa è il fatto che i beneficiari siano nella misura dei 2/3 lavoratori frontalieri, come chiaramente indicato nel Messaggio del Consiglio di Stato. Del resto, è illusorio pensare che alzando i livelli di taluni salari bassi vi sarebbe una corsa dei ticinesi verso lavori come l’assemblaggio di componenti elettroniche o la produzione nel settore tessile. Che sia chiaro, ciò non significa non combattere gli abusi e le associazioni economiche hanno sempre sostenuto ogni misura atta a inasprire i controlli e a correggere distorsioni, come i contratti normali di lavoro. Ma i salari bassi, in generale ovviamente non auspicabili, non costituiscono sempre situazioni abusive e spesso rispecchiano una realtà economica consolidata da decenni sul territorio e che non sta giocando al ribasso. Anche di questo andrebbe tenuto conto se si vuole combattere efficacemente il vero dumping salariale.

Il 101° anno della Cc-Ti

L’anno del Centenario si appresta a terminare, portando con sé da un lato i festeggiamenti che hanno confermato il ruolo centrale della Cc-Ti per la vita economica del territorio cantonale, e dall’altro importanti riflessioni a proposito delle tematiche sulle quali in futuro saremo confrontati. Il tutto con il dinamismo e la passione che ci contraddistingue. E sempre nell’ottica della tutela della libertà imprenditoriale, che è sancita nella Costituzione federale all’articolo 27. In un mondo denso di cambiamenti continui, che coinvolgono tutti gli attori in gioco, senza preclusioni, anche per le aziende è difficile orientarsi. La Cc-Ti è stata e continuerà ad essere un punto fermo in questo scenario, sul quale le aziende ticinesi potranno contare. Il 2018 coinciderà con il nostro 101° anno di attività, che perseguiremo con impegno e costanza, come fatto finora, e ci concentreremo sui temi che abbiamo già portato avanti lungo il 2017, con nuovi spunti di riflessione, attuali opportunità da cogliere, eventi e formazioni specifiche, in costante risposta alle necessità aziendali.

La Cc-Ti e i macro temi strategici

La nostra visione globale dell’economia ci permette considerazioni da molteplici prospettive, che però coincidono sempre con l’interesse delle aziende che quale associazione mantello dell’economia ticinese rappresentiamo e che compongono il tessuto sociale ed economico ticinese ed elvetico, generando benessere per tutto il nostro Paese. La Cc-Ti gode infatti anche di un’ottica nazionale, vista la Presidenza dell’Associazione delle Camere di commercio e dell’industria svizzere che il nostro Direttore, Luca Albertoni, detiene ormai da alcuni anni, oltre che di una visione internazionale, grazie all’importante rete camerale e non solo, di cui è parte. In questo contesto vengono promossi i valori svizzeri, tipici della cultura rossocrociata, che ci contraddistinguono all’estero e in Patria, che permettono un rafforzamento e una condivisione degli stessi. La swissness, proprio nella sua ampia accezione del termine, intesa oltre il “Made in Switzerland”, come innovazione, qualità, precisione, affidabilità, è un termine che già racchiude in sé la capacità di adattamento e la creatività che ha permesso al nostro tessuto economico di reinventarsi, restando al passo con i tempi. Essa insieme all’internazionalizzazione delle imprese pongono la Cc-Ti su un piano d’osservazione e di attuazione di idee, modelli e visioni privilegiato. È ovvio che in un mondo in evoluzione, con cambiamenti di paradigmi repentini e costanti, sono anche molte le incognite alle quali però cerchiamo di dare qualche risposta, anticipando argomenti che diventano trend nell’immediato avvenire. Un’attitudine di previsione e analisi che ci permette di creare connessioni e ipotesi di lavoro per elaborare anche nuovi modelli. È ad esempio il caso della digitalizzazione. Si tratta di un’area strategica verso la quale stiamo puntando in modo rilevante, poiché per noi è imprescindibile anticipare i tempi e lanciare il dibattito, come appunto fatto finora, per valutare ed esaminare le diverse implicazioni ed opportunità. Essa ha sicuramente molte connessioni e sviluppi sulla società (basti pensare all’ampio concetto di smart life, che implica tematiche importanti come la gestione flessibile del tempo di lavoro) e sul modo di fare impresa (non a caso si parla già di industria 4.0, di nuovi modelli di business e di mobilità, di cyber security, ecc.), ma rappresenta molteplici sfide che le aziende di oggi devono essere pronte ad affrontare. In questo contesto la formazione sarà una conseguenza naturale dei cambiamenti in atto, tema sulla quale occorrerà puntare a differenti livelli, sia in un contesto di formazione professionale di base, che continua; proprio per seguire il progresso, che va cavalcato e non subito, e le cui innovazioni vanno adattate man mano. Non si può esimersi dal citare la Responsabilità Sociale delle Imprese, dentro la quale troviamo numerose misure ed attività legate alla mobilità, alla formazione (già citata poc’anzi), alla sostenibilità (economica, ambientale e sociale) ed alla strategia aziendale.
Riassumendo vediamo bene come la Cc-Ti si occupi di temi di ampia rilevanza e non solo regionale, con un approccio costruttivo sia nei consessi internazionali, nazionali, come pure ticinesi (in questo senso tramite questo link è possibile trovare un riassunto delle attività del 2017).

Anche per il prossimo anno continueremo a lavorare con passione e competenza per il tessuto economico ticinese.

2018: qualche primizia

Viste queste premesse, la Cc-Ti proseguirà rafforzando i suoi servizi verso gli associati, nell’ottica di un sostegno fattivo, ribadendo con vigore l’importanza della libertà imprenditoriale (tutti i servizi per i soci della Cc-Ti sono riassunti sul nostro sito). L’ottica nella quale agiamo è quella della creazione della rete, che resta la forza della Cc-Ti: far in modo che i nostri soci possano dialogare tra loro e creare nuovi sbocchi di business, e questo attraverso svariati momenti di incontro come, consulenze, eventi, corsi di formazione, missioni all’estero, ecc..
Molte le novità in vista nel 2018 per la Cc-Ti. La comunicazione si farà sempre più diversificata e multicanale per trasmettere i nostri messaggi a un pubblico sempre più eterogeneo. Dal prossimo anno infatti la strategia di comunicazione sarà ulteriormente potenziata abbinando ai tradizionali veicoli informativi della Cc-Ti (Ticino Business, Sito internet e Newsletter) le più moderne tecnologie informative (quali i social media diversi) e aumentando la mediatizzazione di determinati messaggi, grazie alla conclusione di importanti accordi mediatici. Una prima novità riguarda Ticino Business che dal 2018 sarà pubblicato in 5 numeri (marzo, maggio, settembre, ottobre e novembre) e diventerà ancor più la rivista di riferimento utile alla vita degli imprenditori, con approfondimenti sulle attività Cc-Ti, contenuti pratici e concreti relativi agli aggiornamenti economici e giuridici e un’ampia vetrina di presentazione e promozione delle attività aziendali, anniversari, traguardi e nuovi prodotti. Saremo felici di svelarvi tutte le nostre diverse proposte a livello di comunicazione sul primo numero di Ticino Business del 2018, previsto nel mese di marzo, e in modo più immediato, attraverso il nostro sito internet e la Newsletter, grazie ai quali potete seguire costantemente le nostre attività. A potenziarsi ulteriormente nel 2018 sarà anche la formazione (leggete il nostro approfondimento in merito) che si delineerà sotto tre grandi aree: seminari di approfondimento, che spaziano sui temi della gestione aziendale, corsi dedicati alle tematiche export e la Scuola Manageriale targata Cc-Ti.

Continua la lettura dell’articolo scaricando il file.

La Cc-Ti in campo per la formazione professionale

La formazione e l’orientamento professionale sono di importanza fondamentale per il successo dell’economia ticinese e svizzera. Infatti da sempre sosteniamo che la formazione professionale porta una pluralità di visioni e di professionisti, che sono le risorse per il nostro Paese. Non solo: il modello della formazione professionale svizzero ci è invidiato anche all’estero, persegue una strategia di adattamento ai mutamenti della società e del mondo del lavoro, è sostenibile e flessibile, garantendo un’efficienza ottimale per le persone in formazione.

Oltre al quotidiano dialogo con le associazioni di categoria, che si occupano in prima linea di formazione professionale per gli apprendisti e la formazione professionale superiore (ossia la maestria e/o corsi di aggiornamento che portano ad un brevetto federale), anche la Cc-Ti è attiva nella formazione superiore con la Scuola Manageriale che porta all’ottenimento del titolo “Specialista della Gestione PMI”; così come in corsi di formazione continua su tematiche differenti (www.cc-ti.ch/corsi).

Ricordiamo anche il lavoro di approfondimento portato avanti lungo il 2017, nell’anno del Centenario, per far conoscere meglio i settori dell’economia ticinese (qui i profili delle differenti realtà associative).

Un grande impegno è poi quello di supporto ad iniziative volte alla conoscenza ed alla divulgazione di progetti innovativi inerenti la formazione professionale ed i giovani. Parliamo di Espoprofessioni, la fiera delle professioni che si svolge ogni 2 anni, in cui, nel Comitato organizzatore, siede la Cc-Ti, insieme ad autorità ed istituzioni cantonali e federali. Una fiera di 5 giorni ricca di emozioni e coinvolgimento ed interattività, che si svolgerà a Lugano dal 5 al 10 marzo 2018. Un percorso interattivo permetterà agli allievi delle Scuole Medie, ma anche a giovani ed adulti di interagire con le associazioni di categoria, impegnate nelle differenti formazioni (www.espoprofessioni.ch).

Da segnalare anche il supporto fattivo al progetto LIFT, che prosegue con successo in 7 Scuole Medie ticinesi. La transizione tra scuola dell’obbligo e formazione professionale è un passaggio molto delicato. Per aumentare le possibilità d’integrazione degli allievi nel mercato del lavoro, è nato LIFT. Si tratta di un percorso per i giovani di 3a e 4a media, che prevede stages nelle aziende. La Cc-Ti ha aderito con entusiasmo a questo progetto, entrando a far parte del plenum direttivo e offrendosi quale trait d’union fra mondo del lavoro e scuola, coordinando la rete di aziende che si sono messe a disposizione per offrire un posto di stage e sostenendo il progetto con contatti e promozione (www.progetto-lift.ch).

Il contatto fra il tessuto economico ticinese ed i giovani di scuole di diverso genere è una prerogativa per la Cc-Ti. Impegno che cerchiamo di mettere in atto e sviluppare attraverso diverse iniziative indirizzate a giovani di differenti età e scuole.

Sempre al servizio delle aziende ticinesi

 di Luca Albertoni, direttore Cc-Ti

Il 2017 sta volgendo al termine e così anche l’anno che ha segnato il centenario della nostra associazione. Molti sono stati i momenti pubblici che hanno permesso di affrontare temi d’attualità e ribadire i nostri valori, dalla trasformazione digitale al ruolo delle aziende nella società, dallo Swissness alle questioni più legate alla politica cantonale. Il tutto senza perdere di vista quello che è il valore fondamentale per ogni associazione economica, cioè la difesa della libertà imprenditoriale, sancita dall’articolo 27 della Costituzione federale. Ma a parte gli eventi pubblici, compresa la straordinaria assemblea generale dello scorso 20 ottobre, ancora e sempre risulta decisivo per la nostra missione il lavoro a stretto contatto con i nostri associati, siano essi le singole aziende oppure le oltre quaranta associazioni di categoria a noi legate. Offerte informative e formative commisurate sulle singole esigenze, contatti intensi, iniziative comuni, ecc., il tutto finalizzato alla ricerca di un equilibrio benefico per tutti. Un lavoro non sempre facile, ma appassionante, per facilitare la crescita dell’economia ticinese a beneficio di tutti. Non amiamo i proclami né le facili polemiche. A volte questo può essere scambiato per debolezza, in realtà simboleggia la forza degli argomenti.

“Un lavoro non sempre facile, ma appassionante, per facilitare la crescita dell’economia ticinese a beneficio di tutti. Non amiamo i proclami né le facili polemiche. A volte questo può essere scambiato per debolezza, in realtà simboleggia la forza degli argomenti. E non sempre i migliori risultati si ottengono brandendo la scimitarra. Talvolta il fioretto è più utile. Come a volte il silenzio è molto più significativo delle urla.”

E non sempre i migliori risultati si ottengono brandendo la scimitarra. Talvolta il fioretto è più utile. Come a volte il silenzio è molto più significativo delle urla. Fra le molte soddisfazioni dell’anno appena trascorso, vi è indubbiamente quella di avere riportato all’attenzione delle discussioni la già citata libertà economica e imprenditoriale, elemento centrale del sistema svizzero. Tanto quanto il rispetto del principio di legalità, troppo spesso negletto per dare i cosiddetti segnali, che sono poi spesso delle “Fausses bonnes idées”, cioè idee anche condivisibili sul principio, ma avulse dalla realtà. E quando alla prova dei fatti si rivelano per quello che sono, è comunque sempre colpa degli altri. Alla faccia dell’auto-responsabilità. Ma, si sa, il periodo delle feste natalizie non deve essere quello delle polemiche, per cui mi limito ad auspicare che magari si riesca a recuperare un certo equilibrio nel dibattito pubblico. Che non significa appiattirsi sulle posizioni di altri né di essere remissivi. Il confronto deve esserci e a volte può anche essere duro, ma se resta fine a sé stesso per mostrare i muscoli, senza reale volontà di trovare delle intese, allora resta un esercizio sterile. Forse è chiedere troppo, ma è lecito sperare.

Informazioni utili inerenti la riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione

Gentili signore, egregi signori,
Cari Soci,

In riferimento alle nostre precedenti comunicazioni, vi ricordiamo che a partire da lunedì 4 dicembre 2017 – nell’ambito della riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione – è prevista l’implementazione dell’assetto definitivo con l’estensione della procedura guidata a tutte le richieste di un permesso per stranieri. Saranno chiusi gli sportelli di tutti i Servizi regionali e sarà costituito il “Servizio nuove entrate” a Lugano. Questo servizio si occuperà di esaminare le domande di nuovi permessi di dimora B, L e G con attività indipendente.

Ulteriori informazioni potete trovarle direttamente sul sito dell’Amministrazione cantonale o riassunte qui di seguito.

Riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione

Il Consiglio di Stato ha presentato la riorganizzazione dell’Ufficio cantonale della migrazione che è stata attuata in due tappe, la prima che ha riguardato unicamente i permessi per i lavoratori frontalieri dipendenti, e la seconda che invece riguarda gli altri tipi di permessi.

In generale l’iter per l’ottenimento di un permesso per stranieri è il seguente:

 

19 giugno 2017 – Ha preso avvio la fase intermedia, con l’introduzione della procedura guidata per i permessi G (che prevede la verifica del documento d’identità dei richiedenti da parte dei servizi della Polizia cantonale presso gli sportelli di Chiasso, Mendrisio, Noranco, Caslano, Camorino e Locarno, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 11.30 e dalle 14.00 alle 16.30, – festivi infrasettimanali esclusi) e la chiusura del Servizio regionale degli stranieri di Agno.

 

 

4 dicembre 2017 – Assetto definitivo con l’estensione della procedura guidata a tutte le richieste di un permesso per stranieri, chiusura degli sportelli di tutti i Servizi regionali e costituzione del Servizio “nuove entrate” a Lugano, incaricato di esaminare le domande di nuovi permessi di dimora 8, L e G con attività indipendente.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito della Sezione della popolazione. È inoltre stato istituito un Contact center (Tel: +41 91 814 55 00) disponibile dalle 08:00 alle 12:00 e dalle 13:30 alle 17:00.

Ripercorriamo le tappe del secolo che ha festeggiato la Cc-Ti

Il 2017 è stato un anno denso di appuntamenti ed emozioni per la Cc-Ti. Tanti eventi, iniziative mediatiche su diversi canali, approfondimenti, corsi ed informazioni legate ai nostri 100 anni. Il clou dei festeggiamenti è stato il 20 ottobre scorso, quando all’Assemblea del Centenario, abbiamo gettato le basi per la nostra attività futura, davanti a oltre 500 persone e avendo quale gradita ospite d’onore la Presidente della Confederazione Doris Leuthard.

Per sottolineare il nostro secolo anche il Corriere del Ticino ha pubblicato un inserto economico speciale di 40 pagine sulle attività passate e i propositi per i nuovi 100 anni, con foto, ricordi e riflessioni.

È possibile scaricare l’inserto del Corriere del Ticino, ripercorrendo pure le emozioni della serata del 20 ottobre scorso. Buona lettura!

I dirigenti di domani e la formazione

L’opinione del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni

Secondo un recente studio di Credit Suisse, condotto su 1’900 aziende, oltre la metà delle piccole e medie imprese (PMI) svizzere incontra difficoltà a trovare candidati idonei per i posti vacanti. Il 25% di queste, ossia circa 90’000 PMI, lamenta una carenza acuta di personale qualificato, soprattutto in posti dirigenziali. Come rimediare a questa situazione? Le necessità formative sono sempre più sentite ma al contempo complesse, per cui è fondamentale orientarsi alle esigenze specifiche che emergono in particolare dalle associazioni di categoria.
Per questo motivo, la Cc-Ti, da anni impegnata nell’ambito della formazione dei futuri dirigenti e collaboratori di direzione, ha varato un nuovo ciclo delle proprie scuole manageriali che inizierà nel febbraio 2018 per ottenere il titolo di “Specialista della gestione PMI” con il diploma federale dopo il superamento degli esami finali.

Proprio per tenere conto delle richieste specifiche che emergono dal mondo del lavoro, in collaborazione con l’Istituto svizzero per la formazione di capi azienda – SIU/IFCAM, l’ulteriore offerta finalizzata alla figura dello/a specialista in gestione di PMI è di ampio respiro e concerne tutti i settori dell’economia.Essa infatti punta sullo sviluppo di molteplici competenze aziendali, in
modo da permettere l’assunzione della direzione operativa di tutti gli ambiti di una piccola azienda, oppure per approdare al ruolo di quadro in un’azienda di media grandezza. Si tratta quindi di trasmettere le competenze per condurre la propria azienda, dalle questioni di gestione generale dell’impresa, agli aspetti di leadership, comunicazione e gestione del personale. Passando per la contabilità, il marketing, le pubbliche relazioni e i rapporti con i clienti e i fornitori, per finire sulle questioni giuridiche legate alla gestione di una PMI. 352 ore di lezioni per ottenere il titolo di specialista della gestione PMI con attestato professionale federale.

Da rilevare che la Confederazione sostiene in maniera importante questo genere di formazione, tanto che dal 1°gennaio 2018 coloro che partecipano ai corsi di preparazione agli esami federali riceveranno un sostegno finanziario direttamente dalla Confederazione, ossia il 50% dei costi computabili dei corsi, fino a un massimo di 9’500 CHF per gli esami federali di professione e di 10’500 CHF per gli esami professionali superiori. Si tratta di un atto importante che sottolinea come anche la Confederazione ponga l’accento, oltre che sulle competenze tecniche legate a una determinata professione, sull’aspetto gestionale dell’azienda quale condizione fondamentale per il tessuto economico elvetico. L’inizio del prossimo corso presso la Cc-Ti è previsto per febbraio 2018 e il termine d’iscrizione è il 31 dicembre 2017.

Per informazioni e un contatto diretto: Lisa Pantini, pantini@cc-ti.ch, Tel. +41 91 911 51 32

Aziende: attenzione al rischio cyber

I risultati dell’inchiesta promossa da Cc-Ti, Supsi e InTheCyber SA

Torniamo, come già annunciato tempo fa, a parlare di cyber risk, sicurezza ed aziende. Questa volta lo facciamo in modo scientifico, presentando i risultati di un’inchiesta condotta dalla Cc-Ti in collaborazione con la SUPSI e IntheCyber SA, su un campione di aziende private, pubbliche e semipubbliche ticinesi, che risulta rappresentativo e dimostra lo stato dell’arte in tema di sicurezza e prevenzione di attacchi cibernetici, soprattutto a livello ticinese.

Sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Alessandro Trivilini, Ing., SUPSI e Paolo Lezzi, CEO, IntheCyber SA.

È stato messo in evidenza come occorra creare sempre di più una cultura della sicurezza e del mondo cibernetico sia nelle aziende che nella società, con un approccio interdisciplinare che tocchi differenti aspetti e non solo misure relative alla sicurezza informatica. Nelle aziende oggi si trattano sempre più dati sensibili, che rappresentano una “miniera d’oro” per gli hacker.
Anche a livello normativo stiamo assistendo ad una revisione del diritto federale: lo scorso 15 settembre il Consiglio federale ha presentato alle Camere federali il progetto della Legge sulla protezione dei dati, che nella revisione, si armonizza al diritto europeo. Il tutto verrà discusso nelle sedute parlamentari nei prossimi mesi.

Se un’azienda piccola o grande che sia è fatta di persone, anche la questione della sicurezza e della prevenzione, come pure quella degli attacchi, è determinata dal fattore umano. In questo senso occorre una maggior consapevolezza ai vertici aziendali, così che, cambiando ottica, arrivando a “pensare come un hacker o un cybercriminale”, sia possibile dotarsi di strumenti corretti di analisi e salvaguardia in azienda. I trend mostrano che le questioni della sicurezza in ambito di big data, ITC e cibernetica oggi sono equiparabili alla sicurezza fisica, e dunque, nelle PMI non è più attribuibile direttamente al dipartimento IT, ma sottoposta direttamente al board direttivo.

L’inchiesta svolta dalla Cc-Ti ha indagato gli aspetti di governance e di tecnologia nelle aziende, valutandone il grado di processi implementati e il livello di difesa alle minacce a diversi livelli. Se ben un terzo degli intervistati non usa alcuno standard di cybersecurity governance, emerge anche come occorra cercare dei compromessi tra sicurezza e esigenze aziendali affinché il business non venga compromesso. I rischi di un attacco cyber sono molteplici e i costi per riparare ai danni possono essere maggiori dell’investimento richiesto in sicurezza. Dal prossimo maggio 2018, le aziende dovranno prestare attenzione al “Security by Design”, ossia all’implementazione della sicurezza concepita già in fase di progettazione (secondo le normative svizzere ed europee).
Consapevolezza, formazione ed informazione dunque a tutti i livelli aziendali.

Una maggior attenzione al tema è necessario, proprio per sensibilizzare quel cambiamento culturale che è in atto anche dalle sfide che porta oggi la digitalizzazione, in tutti gli ambiti. Come Cc-Ti ci si sta muovendo anche nella formazione ICT, avendo creato un’associazione che si occupa proprio di ciò, e di cui Luca Albertoni è Presidente.

Scoprite, con delle brevi interviste, cosa hanno detto i relatori su questo tema:

Scaricate i risultati dell’inchiesta sulla sicurezza cibernetica: la presentazione completa mostrata il 22 novembre illustra grafici e trend in atto.

L’artigianato tra tradizioni e innovazione

La Cc-Ti compie 100 anni e per celebrare questo importante traguardo vuole portare l’attenzione su diversi temi importanti non solo per l’economia.

Vi proponiamo l’opinione del Direttore Luca Albertoni

Prosegue il viaggio della Cc-Ti nei vari settori dell’economia ticinese. Questa volta è il turno dell’edilizia e dell’artigianato, attività storiche della nostra realtà economica. Nell’immaginario collettivo purtroppo le professioni legate a questi rami economici non vengono sempre percepite per il loro giusto valore. Il muratore, l’elettricista, il lattoniere, il falegname, il piastrellista, il panettiere, ecc. sono troppo spesso a torto considerate attività meno qualificate di altre, mentre la realtà è ben diversa. Al di là del valore intrinseco del lavoro definito “manuale”, l’evoluzione delle professioni artigianali è stata impressionante in termini di necessità di conoscenze specifiche e sempre più variegate. Pensiamo ad esempio all’elettricista che deve essere in grado di districarsi anche tra reti cablate, connessioni Internet e la domotica, ai molti nuovi materiali a cui sono confrontati i vari operatori che contribuiscono alle costruzioni di edifici. Realtà molto dinamiche che segnano un’evoluzione nei modelli di lavoro ma anche tecnologica che non deve  essere sottovalutata, sia per il contributo di qualità al territorio che per il grado di difficoltà crescente per i molti mestieri che ruotano attorno ai settori edile e artigianale. Soprattutto per mantenere quella  qualità che può e deve essere l’arma decisiva per affrontare venti concorrenziali spesso sleali e basati magari solo sul gioco al ribasso dei prezzi. E’ giusto sottolineare che edilizia e artigianato, con circa 3’300  aziende, contribuiscono nella misura di oltre 2 miliardi alla creazione del prodotto interno lordo cantonale, ciò che in termini percentuali significa circa il 7,5%.

L’evoluzione delle professioni artigianali è stata impressionante in termini di necessità di conoscenze. Pensiamo ad esempio all’elettricista che deve essere in grado di districarsi anche tra reti cablate,  cnnessioni Internet e la domotica, ai molti nuovi materiali con cui lavorare.

Il numero di addetti impiegati in equivalenti a tempo pieno è di oltre 19’000. Cifre decisamente ragguardevoli per attività a volte considerate come meno “nobili” di altre. Che il comparto rappresenti un elemento forte della nostra economia, è anche dimostrato dal fatto che in Ticino la percentuale di addetti in questo settore è maggiore rispetto a quella svizzera (10.5%, rispetto alla media svizzera dell’8.1%).  Praticamente ogni associazione di categoria e professionale del settore si occupa direttamente della formazione di base e di quella continua. Per avere un’idea di quanto ruota attorno alla formazione, basta ad esempio dare un’occhiata su Internet all’offerta del Centro di formazione professionale della Società svizzera degli impresari costruttori, sezione Ticino, a Gordola, oppure a quanto proposto dalle associazioni raggruppate sotto la Commissione paritetica cantonale del ramo dell’edilizia. Liste ovviamente non esaustive ma significative, a cui vanno aggiunti altri ambiti facenti parte dell’artigianato in senso lato. Come può essere quello rappresentato dalla Società mastri panettieri, pasticcieri e confettieri che, come la Cc-Ti, festeggia i 100 anni di esistenza e che continua a contraddistinguersi anche per l’intenso lavoro  formativo svolto nel campo dell’apprendistato. Senza dimenticare che edilizia e artigianato possono vantare una lunga e consolidata tradizione di contratti collettivi di lavoro con ottime condizioni per gli addetti, fattore questo che andrebbe maggiormente considerato quando si parla di questi settori.

1917-2017. Cento anni al servizio del Ticino

Testi a cura di Alessio Del Grande

C’era una volta la Cc-Ti… e c’è ancora.

Per ricordare i 100 anni della sua nascita, ripercorriamo in questo approfondimento le tappe più significative della storia di un’istituzione che è la storia stessa dello sviluppo economico e sociale del Ticino. Uno sguardo al passato anche per capire meglio le difficoltà di oggi e le sfide che ci attendono in futuro.

In quel lontano 1917, il nostro Paese era una regione molto povera, caratterizzata da un’agricoltura di sussistenza mentre i commerci, le poche attività industriali e il turismo, a cui avevano dato promettenti impulsi l’apertura nel 1882 della galleria ferroviaria del Gottardo, saranno pesantemente penalizzati dai disastrosi effetti della prima guerra mondiale, che accentuano l’isolamento geografico, economico e politico del Ticino. Un secolo dopo il Cantone ha in gran parte recuperato i suoi storici ritardi rispetto al resto della Svizzera, anche se molti problemi restano ancora aperti.

Quella domenica del 21 gennaio 1917, a Lugano 62 soci, che rappresentavano 103 imprese, con l’assemblea all’Associazione Commerciale – Industriale del Canton Ticino, danno vita a quella che negli anni a venire diventerà la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino.

Numerose e lunghe furono le discussioni per raggiungere l’intesa fra i vari attori, cioè l’Associazione commerciale industriale del cantone Ticino, la Sezione ticinese delle sezioni dei commercianti e l’Associazione industriale ticinese.

Uno dei nodi più importanti fu la scelta della struttura associativa, fra chi prediligeva una forma completamente privata e chi invece avrebbe visto di buon occhio una anche il coinvolgimento dello Stato negli organi associativi. Prevalse la prima variante, secondo il modello anglo-sassone, che ancora oggi contraddistingue l’attività della Cc-Ti, cioè un’associazione di diritto privato completamente staccata dallo Stato e senza alcun finanziamento pubblico. La sede scelta dai 62 membri presenti all’atto di costituzione fu Lugano.
Generalmente si pensa che la scelta della città sul Ceresio fosse dettata dalla volontà di fare da contraltare al potere politico concentrato a Bellinzona (un po’ come Zurigo e Berna, tanto per intenderci). In realtà essa fu probabilmente il frutto di una disposizione statutaria, secondo la quale la sede andava fissata nel luogo con il maggior numero di aderenti e i migliori requisiti (dal punto di vista della rilevanza economica) per averla.

Nel 1918 fu assunto un segretario a tempo pieno, in un contesto economico difficile all’ombra della prima Guerra Mondiale.

 

 

 

 

 

 

 

In termini numerici e di funzione, l’evoluzione della Camera di commercio, partì dagli anni Sessanta, parallelamente allo sviluppo economico del Cantone. Nelle foto di quegli anni, ad esempio, si evidenzia il boom economico a cui si assistette.

La vera e propria evoluzione della Camera in termini numerici e di funzione si ebbe sostanzialmente a partire dagli anni Sessanta, parallelamente allo sviluppo economico del Cantone. Da organo prevalentemente composto da commercianti e industriali, l’attività si estese anche al mondo artigianale e poi ovviamente a quello in grande espansione dei servizi. Per arrivare a fare della Cc-Ti un punto di riferimento per le questioni di politica economica generale, quindi complementare alle associazioni di categoria o di settore. Questo ha portato nel corso degli anni all’adesione, che ricordiamo è volontaria trattandosi di un rapporto di natura puramente privato, di molti rami professionali e varie rappresentanze di tutti i settori economici, per giungere alle 43 associazioni oggi aderenti alla Cc-Ti. Senza dimenticare ovviamente i soci individuali, quantificabili in circa 1’000 aziende, per cui in totale sono rappresentante oltre 7’000 aziende e circa 120’000 posti di lavoro. La tendenza verso un’associazione-mantello si è consolidata soprattutto nell’ultimo decennio, dove è emersa ancora più chiaramente la ripartizione dei ruoli: la Cc-Ti si occupa di questioni di ordine generale e solo sussidiariamente interviene a sostegno delle singole categorie, se queste ne fanno richiesta. La ricerca dell’equilibrio fra interessi settoriali e generali è uno dei compiti fondamentali dell’attività odierna, separata fondamentalmente in due grandi rami di attività: il dialogo con le autorità quale rappresentante del mondo economico a sostanziale tutela della libertà imprenditoriale e la prestazione di servizi agli associati, affinché essi possano essere facilitati nello svolgimento delle loro attività.

Un secolo di attività in cui la Cc-Ti ha saputo coniugare il sostegno e la tutela degli interessi delle aziende, rafforzando progressivamente anche l’associazionismo delle diverse categorie produttive, con la capacità di uno sguardo lungo l’evoluzione di tutta dell’economia cantonale, anticipando spesso con lungimiranza l’analisi e la soluzione di problemi che anni dopo avrebbero monopolizzato l’agenda politica.

La storia della Cc-Ti si può ripercorrere attraverso questo dossier d’approfondimento,
apparso sull’edizione di Ticino Business di novembre 2017.
Vi segnaliamo inoltre che abbiamo già dedicato un articolo alle tematiche ricorrenti su cui la Cc-Ti si è chinata nel secolo di vita. Questo è stato pubblicato sul numero di ottobre di TB.