La forza della nostra economia

Due domande al Presidente Cc-ti, Glauco Martinetti

Da quest’edizione di Ticino Business, che apparirà lunedì 7 maggio, potrete approfondire e conoscere meglio i membri del nostro Ufficio Presidenziale. Nella prima intervista, vi proponiamo due domande al Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti, che è anche Direttore dell’azienda Rapelli SA. Egli parla della nostra economia, concentrandosi anche sull’attività della ditta che dirige, in relazione alle opportunità che la Cc-Ti offre e crea per le PMI e le aziende e su diversi mercati.

L’economia ticinese è in crescita, fatto confermato dallo studio BAK Economics e che la Cc-Ti afferma da tempo. Su quali questioni occorre lavorare?

Credo che il Ticino abbia da anni intrapreso una via positiva ma la stessa società ancora non se ne è accorta. Il Ticino imprenditoriale ed economico di oggi è più forte di trent’anni fa, eppure si è molto più divisi oggi di allora. Il mio primo auspicio è che si capisca l’importanza e la necessità di un lavoro di concerto da parte di tutti gli attori sul territorio a favore di una dinamicità economica di cui possono beneficiare tutti, in modo da poter preparare il nostro Cantone a cogliere le diverse opportunità già oggi esistenti e che si svilupperanno ancora di più nel futuro. Secondariamente abbiamo delle grandi sfide nella successione aziendale e nell’importanza di tramandare il nostro modo di fare impresa, che nel corso degli anni è stato fonte importante di  successo. Il sistema imprenditoriale svizzero, dalla formazione duale alla spirito associativo, è un modello di successo: va preservato e moltiplicato.

Al timone di un’azienda come la Rapelli SA e con ampia esperienza alle spalle, quali sono i servizi fondamentali che la Cc-Ti offre agli imprenditori e aziende attive in Ticino?

La Cc-Ti è il rappresentante degli interessi imprenditoriali di chi fa impresa, e da oltre 100 anni tutela e promuove l’esistenza di condizioni quadro favorevoli per tutta l’economia cantonale. Uniti siamo più forti, con questo spirito è nata nel 1917 l’associazione mantello dell’economia ticinese. Ho toccato con mano questa forza dell’agire insieme quando sono riuscito, tramite una missione economica in Russia, organizzata dalla Cc-Ti, ad entrare su questo mercato con i nostri prodotti di salumeria.

Serve più innovazione istituzionale

L’opinione del Direttore Cc-Ti, Luca Albertoni

Per sfruttare l’enorme potenzialità della digitalizzazione, per la Svizzera è d’importanza cruciale, adottare al più presto la tecnologia 5G. Si tratta di una tecnologia che aumenterà notevolmente le prestazioni della telefonia mobile, moltiplicando i volumi dei dati gestibili e accelerando i tempi di reazione di tutto il sistema alla nuova potenza delle comunicazioni.

Purtroppo, in questo campo siamo in ritardo rispetto ad altri Paesi europei, poiché il nostro attuale quadro normativo non permette di introdurre rapidamente le reti mobili di quinta generazione e di sfruttare, dunque, già adesso le enormi possibilità che esse offrono per l’economia e per la società. Questo ritardo è la chiara dimostrazione che la necessità di stare al passo con l’incessante evoluzione tecnologica, non richiede solo adeguati investimenti nelle infrastrutture e nella formazione per l’acquisizione di nuove competenze, ma impone anche una forte innovazione istituzionale e culturale. Che può nascere solo da una comune consapevolezza, a livello politico, economico e sociale, delle grandi trasformazioni che stanno investendo la produzione, i consumi e il nostro stile di vita. Serve, insomma, un approccio innovativo nella scelta degli investimenti, nella politica della formazione scolastica e professionale, così come nella legislazione sociale e nel diritto del lavoro, che oggi sembrano ancora ingabbiati negli schemi novecenteschi della vecchia società industriale.

Alla luce di tutto ciò acquistano maggiore rilevanza l’esigenza del dialogo tra le parti sociali, senza arroccamenti ideologici, la discussione costante con lo Stato e il confronto costruttivo nel dibattito pubblico, su cui come Cc-Ti insistiamo da tempo. Ma la capacità d’innovare dei nostri imprenditori, per essere soggetti attivi e non passivi dalla rivoluzione digitale, è strettamente legata alla libertà d’impresa. Se quest’ultima viene limitata, come purtroppo sta accadendo oggi, con un eccesso di regolamentazioni e di burocrazia, si rischia di pregiudicare la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.

 

Guardiamo con più fiducia al nostro Paese

L’opinione del Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti

“Il Ticino non è più il figliolo problematico della Svizzera”, scriveva qualche settimana fa la Neue Zürcher Zeitung, commentando i brillanti risultati della nostra economia rilevati nel recente studio di Bak Economics. Il prestigioso istituto ha difatti sottolineato “uno sviluppo economico con un andamento particolarmente dinamico” del Cantone, evidenziando peraltro molti fattori positivi. Tra questi il notevole aumento del PIL pro capite, una crescita della produttività che si è allineata alla media nazionale e una forte espansione dell’occupazione che dal 2005 al 2016 ha registrato un aumento del 24%. Un sistema produttivo che ha ottenuto spesso performances superiori a quelle ottenute nel resto della Svizzera e in altri Paesi europei.

Come Camera di commercio e dell’industria non possiamo che essere soddisfatti di questi risultati e orgogliosi degli sforzi intrapresi in questi anni dei nostri imprenditori per restare competitivi, nonostante non pochi ostacoli. Ciò non significa assolutamente sottovalutare alcune criticità di questa crescita, talune distorsioni del mercato del lavoro o le difficoltà ancora presenti in certi settori. Anzi, non possiamo che ribadire la nostra volontà di affrontare e risolvere questi problemi assieme agli altri partner sociali e alle Istituzioni, attraverso un dialogo costante e un confronto costruttivo, com’è sempre stato nella tradizione della nostra associazione.

Ma siamo altresì convinti che oggi possiamo, e dobbiamo, guardare con più fiducia e ottimismo alla nostra economia ticinese. Con quella fiducia e ottimismo di cui ha bisogno tutto il Paese e con cui ora si guarda, invece, da oltre Gottardo alle potenzialità del Ticino. Come hanno ben messo in luce recenti analisi dedicate al nostro Cantone, la decisione di UBS d’insediare a Manno il suo nuovo polo tecnologico e l’adesione del Ticino alla Greater Zurich Area, la più grande piattaforma svizzera di marketing territoriale. Riconoscimenti che segnalano un forte apprezzamento per l’affidabilità e la solidità della nostra economia, ma che purtroppo non pare siano stati recepiti in Ticino in tutta la loro importanza.

Ritrovate i risultati dello studio BAK Economics direttamente qui.

SÌ alla “Riforma fiscale e sociale”

In vista della votazione cantonale del 29 aprile 2018, la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) raccomanda di votare un chiaro SÌ alla “Riforma fiscale e sociale”.

La Cc-Ti sostiene la Riforma fiscale e sociale, giustamente definita un “patto sociale”, che prevede l’introduzione di un pacchetto a doppia struttura tra misure fiscali e misure sociali a beneficio delle famiglie, dei contribuenti e delle aziende.

Sul piano fiscale, la riforma, in linea con quella che sarà la prossima riforma a livello federale, permetterà di migliorare il posizionamento del nostro Cantone nella classifica nazionale a livello di attrattività fiscale. È un dato di fatto, attualmente il Ticino occupa il 22° posto, grazie a queste misure raggiungerebbe il 16° posto. La concorrenza fiscale intercantonale è al giorno d’oggi innegabile. È necessario quindi andare a consolidare il substrato fiscale, che è poi ciò che permette di garantire il finanziamento delle prestazioni pubbliche.

La riforma si inserisce inoltre nella strategia cantonale a favore delle start-up innovative, il cui obiettivo è quello di rendere il Ticino un luogo attrattivo per la nascita e la crescita di questa categoria di giovani aziende. Le nuove misure fiscali contribuiscono infatti a favorire gli investimenti in questo settore con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro qualificati, in particolare per le giovani generazioni.

Per quanto riguarda le misure sociali, è importante sottolineare che saranno assunte interamente dalle aziende.

In una società e in un contesto nazionale e internazionale in costante evoluzione, è primordiale che l’ente pubblico rinnovi il nostro sistema, sia sul piano sociale, che fiscale. La riforma fiscale e sociale permette proprio questo. Non va, inoltre, dimenticato che la riforma è stata approvata da oltre il 70% dei parlamentari, compresa una buona parte della sinistra (e dalla maggior parte degli enti sociali e sindacali).

Per questi motivi, la Cc-Ti raccomanda di sostenere la Riforma fiscale e sociale in votazione il prossimo 29 aprile.

Il futuro passa anche dall’export

Una riflessione di Valentina Rossi, Responsabile del Servizio Export Cc-Ti

Gli scambi commerciali sono per l’economia uno dei punti chiave di successo. Le aziende ticinesi sono fortemente orientate all’internazionalizzazione e trovano nella Cc-Ti un partner affidabile su cui contare per sostenere, a diversi livelli, le loro attività.
L’economia svizzera è in crescita, l’export è una delle punte di diamante quale generatore di benessere e ricchezza; realtà confermata anche recentemente da diversi studi, tra cui quello di BAK Economics.
Quale Cc-Ti proponiamo diverse occasioni – declinate in differenti modalità – per sottolineare l’importanza di avere un  territorio ricco di aziende esportatrici. Ricordiamo infatti che gli svizzeri guadagnano due franchi su cinque grazie a un’economia esterna di successo. Nell’approcciare nuovi mercati l’imprenditore ticinese ha un vantaggio competitivo interessante dalla sua parte: possiede la “Swissness” intesa – nella sua più ampia accezione – quale modo di fare impresa. Questo significa essere riconosciuti per qualità, precisione, affidabilità e innovazione. Valori tipicamente svizzeri che sui mercati internazionali fanno sicuramente la differenza. Una solida cultura d’impresa che si contraddistingue per l’apertura e la ricerca del miglioramento è quello che caratterizza le aziende esportatrici ticinesi. Della Swissness e del modo di fare impresa svizzero avremo la possibilità di discuterne giovedì 26 aprile alla tradizionale ‘Giornata dell’export’. Durante la conferenza ospiteremo alcuni imprenditori ticinesi attivi internazionalmente che ci racconteranno la loro esperienza nell’aprirsi a nuovi mercati e a portare nel mondo lo spirito imprenditoriale elvetico. Quest’ultimo si declina nei diversi ambiti, dall’impresa produttrice a quella che offre servizi e prodotti non tangibili ma che celano intrinsecamente il marchio svizzero, come è caso di opere artistiche, quali la creazione di spettacoli e pièces teatrali che permettono la trasmissione di emozioni e messaggi importanti. Proprio per valorizzare anche questo aspetto, la Giornata dell’export ospiterà Daniele Finzi Pasca, artista ticinese riconosciuto internazionalmente e che ha saputo testimoniare la  solidità e la trasversalità del cosiddetto “Swissness delle menti”.
A sottolineare l’importanza dell’export elvetico, la Cc-Ti propone inoltre una trasmissione televisiva nata dalla collaborazione con Teleticino e giunta alla sua terza edizione. Si tratta di ‘Oltre i confini’, in onda dal 17 aprile ogni martedì alle 19.15 durante la quale – tramite brevi interviste a imprenditori ticinesi – emergono le peculiarità dell’economia reale, quella fatta di impresa e di persone che dedicano i propri sforzi a creare benessere e produttività al nostro cantone. Vi aspettiamo, non mancate!

GDPR: una sigla insidiosa?

Una riflessione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Da qualche tempo si parla di una sigla ancora poco familiare alle nostre latitudini, il GDPR, che è l’acronimo per Global Data Protection Regulation, cioè il nuovo Regolamento generale sulla  protezione dei dati dell’Unione Europea che entrerà in vigore il prossimo 25 maggio 2018, che costituisce un importante cambiamento nel contesto della tutela dei dati personali.

In cosa ciò riguarda la Svizzera? Il tema, complesso e approfondito il 9 aprile  in un Business Breakfast organizzato dalla Cc-Ti, è anche in parte legato alla revisione della legge federale sulla protezione dei dati, attualmente pendente davanti al Consiglio nazionale. E come sempre si creano anche voci incontrollate su misure da prendere, rischi, sanzioni ecc. Vediamo di riassumere alcuni punti  principali che saranno poi oggetto di vari approfondimenti nei prossimi mesi.

Va detto avantutto che non tutte le aziende svizzere saranno toccate. Di principio la normativa riguarda chi ha una sede anche nell’UE e le aziende svizzere che offrono beni e/o servizi a persone fisiche che si trovano nell’UE. Inoltre, tocca anche l’impresa elvetica che monitora il comportamento nell’UE di persone fisiche che si trovano nell’UE e quella che elabora dati per qualcuno stabilito nell’UE. Non è quindi rilevante se l’azienda svizzera impiega frontalieri o comunque cittadini UE, se ha un sito internet accessibile dall’UE o un indirizzo di posta elettronica a cui ci si può rivolgere da uno stato membro dell’UE. Si può quindi affermare che anche un’azienda svizzera che non mira direttamente alla clientela UE è esclusa dal campo d’applicazione. La normativa necessiterà di parecchie precisazioni, perché tali concetti si prestano evidentemente a interpretazioni diverse, dipendenti dalle circostanze del caso concreto. Va anche detto che taluni aspetti sono comunque già regolati dall’attuale diritto svizzero, benché le esigenze di trasparenza e informazione dovranno essere rafforzate. Chi, dopo avere effettuato la valutazione della propria attività, risulta essere assoggettato alle norme europee, deve tenere conto dell’obbligo di notifica all’autorità entro 72 ore delle infrazioni legate alla protezione dei dati. Questo è il caso per esempio in caso di sottrazione di dati o perdita di un computer portatile che contiene dati sensibili sul disco duro.
Le aziende sono chiamate quindi a organizzarsi in questo senso, perché devono poi poter dimostrare di avere preso tutte le misure necessarie per evitare danni a seguito di atti di pirateria informatica.

Fra le misure organizzative necessarie, pur non essendovi nella maggior parte dei casi l’obbligo formale di avere un delegato alla protezione dei dati (per le aziende con meno di 250 impiegati vi sono numerose deroghe), è importante che venga designato un responsabile incaricato di coordinare la tematica, soprattutto ai fini della dimostrazione che l’impresa ha diligentemente gestito e protetto i dati considerati sensibili, anche per evitare sanzioni che possono essere molto pesanti.
Senza creare allarmismi, è molto importante tenere conto di questa nuova realtà giuridica che, giocoforza, avrà un’influenza considerevole anche sula legislazione svizzera che purtroppo al momento segue gli adattamenti con un certo ritardo. Questo potrebbe creare non pochi problemi alle nostre aziende, che comunque in primis devono tenere conto del diritto nazionale e trovare la via della conciliabilità con il regolamento europeo, laddove esso è applicabile.

Un tema complesso che ci occuperà per molto tempo, visto anche il crescente valore strategico di tutto quanto ruota attorno alla raccolta e alla gestione dei dati.

ASPASI e le associazioni economiche unite per l’Aeroporto di Lugano

Comunicato stampa Cc-Ti, ABT, AITI, ASPASI

Le attuali incertezze attorno all’aeroporto rafforzano la necessità di agire in tempi  brevi e di trovare una soluzione sostenibile a lungo termine.

L’Associazione dei Passeggeri Aerei della Svizzera italiana (ASPASI), la Camera di  commercio, dell’industria dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), l’Associazione industrie ticinesi (AITI) e l’Associazione bancaria ticinese (ABT) sono preoccupate in relazione alla situazione che si è venuta a creare attorno all’Aeroporto di Lugano-Agno.

Il fallimento di Darwin Airlines ha preso in contropiede l’aeroporto e gli utenti di  quest’ultimo. L’attuale vuoto in relazione alla tratta Lugano-Ginevra non solo crea forti disagi a numerose realtà sul territorio, ma rischia di compromettere irreversibilmente opportunità legate ai voli di linea da e per la nostra regione. A questo si aggiunge un collegamento su Zurigo altamente insoddisfacente che peggiora ulteriormente il servizio agli utenti. Il tasso dei voli cancellati negli ultimi mesi è assolutamente giustificabile nei confronti dei passeggeri. L’aeroporto di Lugano-Agno rappresenta un’infrastruttura di trasporto strategica non solo per la regione del Luganese. La politica aeronautica federale prevede pressamente uno scalo a Sud delle Alpi. Alla politica spetta ora il compito di concepire e strutturare un progetto di aeroporto moderno e funzionale. Richiamiamo al riguardo realtà analoghe come quelle di Berna e Sion, in parte anche più vicine agli aeroporti internazionali. In un cantone il cui successo economico è da sempre strettamente legato alle infrastrutture di trasporto, è primordiale una sensibilità nei confronti di quest’ultime. Nel 2016 sono state oltre 72’000 le persone che hanno viaggiato tra Lugano e Ginevra. Proprio in un momento storico di rafforzamento di Lugano quale piazza congressuale è determinante  mantenere e ripristinare un servizio di aviazione di linea – puntuale e affidabile – a supporto di turismo ed economia. Inoltre non va dimenticato l’indotto generato dall’attività aeronautica: sono numerose le aziende fornitrici e del ramo aeronautico insediate a ridosso dell’Aeroporto di Lugano-Agno e i relativi impieghi.  Attraverso un’apertura dell’azionariato anche a privati e a investitori eventualmente interessati, le attività e l’indotto potranno in futuro guadagnare ulteriore importanza.

Le associazioni economiche e l’associazione dei passeggeri chiedono quindi alla Città di Lugano e alla Lugano Airport SA di presentare senza indugi un progetto attuabile in tempi brevi che permetta di non compromettere irrimediabilmente il valore strategico del nostro aeroporto.

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La swissness quale spinta del successo aziendale

Eccovi una breve riflessione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Nelle scorse settimane abbiamo presentato lo studio elaborato dall’istituto svizzero BAK Economics, che ha evidenziato uno scenario incoraggiante e positivo per l’economia ticinese, che cresce in modo continuo. Quadro che avevamo anticipato anche con la nostra inchiesta congiunturale di gennaio 2018, confermato ora da BAK Economics. Questo fatto fortifica sicuramente la nostra economia, in cui l’export si conferma una delle punte di diamante quale generatore di benessere e ricchezza.

Annualmente la Cc-Ti dedica una conferenza per sottolineare l’importanza dell’internalizzazione nei suoi diversi aspetti. Vi aspettiamo quindi alla Giornata dell’export” il prossimo 26 aprile.  Vi segnalo anche che dal 17 aprile ritorna la trasmissione televisiva “Oltre i confini” per conoscere meglio l’export ticinese tramite brevi interviste ad imprenditori locali.

Continueranno poi gli approfondimenti eventistici e formativi legati agli sviluppi sulle tematiche della digitalizzazione (cyber security, GDPR, nuove forme di comunicazione, ecc.).

Approfondimenti statistici
Ritrovate i risultati emersi dallo studio BAK Economics
Scoprite i dettagli dell’inchiesta congiunturale Cc-Ti
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Dobbiamo decidere in che Paese vogliamo vivere

Anche lo studio dell’istituto Bak Basel ha confermato una sorprendente crescita dell’economia ticinese, pur evidenziando problemi che non vanno certamente sottovalutati e su cui come Cc-Ti siamo molto attenti da tempo. Un risultato lusinghiero già sottolineato, peraltro, dell’ultima inchiesta congiunturale della Cc-Ti e dal rapporto speciale che Avenir Suisse ha dedicato qualche mese fa al nostro Cantone. Davanti a questo quadro positivo del nostro sistema produttivo, che smentisce nei fatti le ricorrenti campagne che dipingono un “mercato del lavoro allo sbando” e “un’economia da far west”, si ha spesso l’impressione di vivere in due Paesi diversi.

Da una parte c’è il Ticino che lavora, crea e produce ricchezza per tutti, guardando avanti. Che difende la libertà d’impresa e l’economia di mercato, consapevole che solo con l’apertura al mondo e alla competizione internazionale ci possono essere innovazione tecnologica, sviluppo economico, progresso scientifico e sociale. Dall’altra c’è un Ticino ripiegato su sé stesso, chiuso nella difesa identitaria e territoriale, convinto che isolazionismo e protezionismo siano il più sicuro salvagente contro le ondate della globalizzazione. Che cerca di condizionare in mille modi l’attività imprenditoriale nel nome di una presunta difesa della manodopera indigena, violando a volte anche il diritto superiore. Senza rendersi conto che ingessando il mercato del lavoro e imbrigliando l’economia non si creeranno nuove opportunità d’impiego, né per i residenti né per i lavoratori stranieri.
Il primo è il Ticino che si sforza, e con successo, di restare dentro i flussi mondiali degli scambi, della ricerca e delle nuove competenze; il secondo è il Ticino che, stretto nella morsa dei populismi di destra e di sinistra, crede di bastare a sé stesso, rifiutando persino dei leggeri sgravi delle imposte (in cambio di misure sociali finanziate anche dalle aziende), per rilanciare la concorrenzialità fiscale del Cantone. Eppure, il caso della DuPont Pioneer che, per motivi fiscali, ha deciso di lasciare Manno per Ginevra, dovrebbe insegnare qualcosa.

Oggi dobbiamo domandarci in quale di questi due Paesi vogliamo vivere. La crescita economica, il reddito dei cittadini e la competitività delle aziende dipendono dall’attività imprenditoriale e dall’aumento della produttività, ora più che mai legata all’innovazione tecnologica. Da questa crescita dipendono anche le risorse finanziarie dello Stato per sostenere le fasce meno fortunate della popolazione.

Di fronte alle nuove e importanti sfide dell’economia digitale, come Cc-Ti siamo convinti che l’iniziativa pubblica e quella privata devono interagire in modo virtuoso per permettere alle nostre aziende d’innovare e mantenersi sempre competitive sui mercati mondiali. Se restiamo succubi dei pregiudizi ideologici e delle contrapposizioni politiche per meri interessi elettorali, non faremo molta strada. Dobbiamo, invece, essere capaci di allungare, tutti assieme, lo sguardo sul futuro.

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Più informazione e formazione al servizio delle imprese

Obblighi vincolanti per le imprese e multe sino a 20 milioni di euro. Sono le sanzioni previste dal GDPR, il Regolamento europeo sulla protezione dei dati che entrerà in vigore il prossimo 25 maggio. Il GDPR garantirà una maggiore protezione dei cittadini, disciplinando in modo omogeneo nell’UE la gestione dei dati personali. La normativa si applicherà anche alle aziende svizzere che trattano questi dati attraverso una loro sede in un Paese dell’Unione Europea oppure in Patria offrendo merci e servizi a chi risiede in uno Stato dell’UE. A questa importante novità la Cc-Ti dedicherà il Networking business breakfast del 9 aprile, una mattinata informativa per le imprese che dovranno adeguarsi alle nuove regole, a cui seguirà alla fine del mese una mezza giornata di formazione mirata.

Ma questi sono solo due dei tanti appuntamenti promossi dalla Cc-Ti che nel corso dell’anno concentrerà i suoi “Eventi”, ossia specifici spazi di discussione e analisi, su alcuni problemi strategici per la crescita economica. Temi che saranno anche approfonditi sul nostro sito e su altri media.
Una comunicazione su più livelli per interfacciarsi meglio con l’opinione pubblica, le imprese e i nostri associati che ora potranno contare anche sulla nuova edizione di Ticino Business. Il nostro periodico, completamente rinnovato, vuole essere, infatti, un filo diretto con il mondo produttivo, offrendo più informazione di servizio e maggiore visibilità alle attività imprenditoriali.

Dopo l’appuntamento del 28 marzo con la presentazione dei sorprendenti risultati dello studio Bak Basel sulla nostra economia, il 26 aprile si terrà la Giornata dell’export. Su questo terreno la Cc-Ti è impegnata da tempo con l’organizzazione di missioni economiche all’estero e con gli “Eventi Paese” per far conoscere alle aziende ticinesi nuove opportunità di business sui mercati mondiali.
Il 24 maggio l’evento tematico riguarderà, invece, tre aspetti chiave della digitalizzazione: il Cloud, la mitica nuvola che ha esteso le potenzialità del web; i Big Data, ossia la materia prima delle società della comunicazione; la Cyber security, la sicurezza informatica quale risorsa cruciale per l’affidabilità, e il futuro, di ogni azienda. Si parlerà ancora di rivoluzione digitale con l’evento del 25 settembre dedicato alle nuove forme di lavoro tra tecnologia e sostenibilità, mentre il 5 dicembre si discuterà di Smart life.

Sull’economia digitale la Cc-Ti, in collaborazione con Swisscom, nel secondo semestre del 2018 proporrà un apposito ciclo formativo con specialisti di diversi settori. Una nuova offerta che affiancherà la tradizionale formazione proposta dalla Cc-Ti.

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