Propulsione digitale

Prosegue l’approfondimento dedicato ai membri del nostro Ufficio Presidenziale. In quest’intervista a Silvio Bizzini, Ing., Delegato UPSA Ticino, capiamo meglio le dinamiche della digitalizzazione nel settore dell’automobile.

Le specializzazioni nel settore dell’automobile stanno diventando importanti, a fronte di una sempre maggior presenza della digitalizzazione nei processi produttivi. In che modo cambierà il settore nell’avvenire?

La digitalizzazione cambierà il ruolo degli operatori anche nel campo dell’automobile. Propulsori alternativi sia con motori a combustione, ibridi o elettrici, veicoli a guida autonoma e collegati in rete con gli altri utenti del traffico, sono le tendenze future con le quali gli operatori dovranno confrontarsi nei prossimi anni. Vi sarà dunque l’opportunità di trasformare la classica officina in un fornitore di mobilità. Le tecnologie future risultano sempre più complesse e richiedono specialisti sia nel campo tecnico, che nei servizi rivolti al cliente. In questo senso la formazione professionale è e rimane un pilastro, anche per l’integrazione dei processi di digitalizzazione.

Tra Cc-Ti e UPSA Ticino la collaborazione è sempre stata performante. Come trovare nuove sinergie tra le associazioni e la Cc-Ti stessa?

Nel sistema associativo svizzero il successo delle aziende è dato dall’interazione tra gli attori coinvolti (associazione mantello e aziende). UPSA Ticino collabora efficacemente con la Cc-Ti (che rappresenta oltre 1’000 aziende e più di 40 associazioni di categoria), avendo il Segretariato presso essa. Con un maggior dialogo e interazione su temi d’attualità, la collaborazione risulta vincente.

Il coraggio dei nostri imprenditori

L’opinione di Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti

Il successo dell’export ticinese, confermato a più riprese da statistiche diverse, dimostra che nel nostro Paese coesistono spirito propositivo, coraggio imprenditoriale, motivazione e voglia di fare e anche di rischiare cimentandosi con nuovi mercati.

Passione, impegno, fiducia nelle proprie capacità e in quelle dei dipendenti, è questa l’aria che si respira tra gli imprenditori che partecipano agli Eventi-Paese ed alle Missioni economiche all’estero che come Cc-Ti da anni promuoviamo. È proprio grazie alla mia partecipazione alla missione commerciale tenutasi a Mosca nel 2015, che ho potuto, da un lato, assaporare ancor più da vicino questo entusiasmo e spirito di iniziativa, e dall’altro lato, confermare l’utilità di queste iniziative per le aziende ticinesi esportatrici. Come Cc-Ti siamo impegnati da anni nel supportare, in collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), le aziende d’esportazione, offrendo, grazie al nostro International Desk e alla piattaforma Export Training Center, servizi e consulenze che toccano ogni ambito del commercio con l’estero. Attraverso l’erogazione costante di informazioni utili e approfondimenti, l’organizzazione di seminari e corsi di formazione sulle problematiche legate alle esportazioni, consulenze doganali e certificazioni legali, così come la messa in rete e la creazione di momenti di contatto con partner stranieri, la partecipazione a fiere internazionali e l’organizzazione di Eventi-Paese (i prossimi in agenda Azerbaijan e Mercosur), ci muoviamo in prima linea per promuovere al meglio gli interessi delle aziende che operano nel settore export. Offriamo ai nostri imprenditori incontri B2B con potenziali partner stranieri che già hanno permesso di consolidare promettenti relazioni con molti Paesi. Dalla Russia alla Turchia, dall’Iran al Kazakistan, da Londra a Shenzhen – la capitale high-tech della Cina, che a novembre sarà la destinazione della nuova missione organizzata dalla Cc-Ti. Un impegno a 360 gradi quindi per sostenere l’internazionalizzazione del nostro sistema produttivo, quale condizione irrinunciabile per la crescita futura. Produrre, innovare, fare leva sulla qualità per cercare nuovi sbocchi commerciali, esportare, crescere e creare occupazione. È questa voglia, questa forza di non arrendersi mai e di tentare sempre nuove strade, anche a costo di altri sacrifici, che ha permesso alla nostra industria dell’export di diversificare in pochi anni i mercati di riferimento.

Informati e formati, ecco la chiave del successo

L’opinione di Cassia Casagrande, Responsabile Comunicazione ed Eventi Cc-Ti

In un mondo globalizzato e sempre più interconnesso ogni singolo dispositivo informatico, che si tratti di tablet, smartphone o altro, rappresenta una parte del filo che forma una complessa ragnatela planetaria. La costante presenza online facilitata da queste nuove tecnologie genera numerosi dati più o meno sensibili, che sono poi stoccati su dispositivi diversi e nel cloud. È proprio la vulnerabilità dei sistemi informatici a esporre le persone, così come le aziende, a una serie di rischi a livello di sicurezza. Proprio per il mondo imprenditoriale che, come Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), rappresentiamo il “cyber crime” è oggigiorno una criticità importante, indipendentemente dal settore economico di attività, che genera ripercussioni diverse sulle aziende, sia a livello produttivo che di reputazione.

© digitalflow.ch / Cc-Ti

L’importanza dei cosiddetti big data, spesso definiti “l’oro nero del terzo millennio”, così come delle opportunità e dei possibili rischi che ne derivano, è stata l’oggetto dell’evento “Cloud, big data e cyber security” che come Cc-Ti abbiamo organizzato insieme a Gruppo Sicurezza SA e Gehri Rivestimenti SA, il 24 maggio scorso. I differenti interventi hanno fortificato la tesi che come Cc-Ti stiamo portando avanti da tempo; ovvero come si debba approcciare la trasformazione digitale e il progresso tecnologico con proattività e informazione, poiché si tratta di un vero e proprio rinnovamento culturale, che se ben cavalcato porterà benefici e vantaggi alle aziende e più in generale alla società.

Come in tutti gli ambiti, anche per l’economia digitale, affinché si possa approfittare dei vantaggi che essa offre, si deve guardare avanti, senza marciare sul posto. Ecco perché sia a livello personale che aziendale, servono una corretta propensione al cambiamento così come un’importante consapevolezza del fenomeno con il quale si è confrontati. Sono proprio l’informazione e la formazione a rappresentare quindi il connubio su cui far leva per approfittare al meglio degli sviluppi che la digitalizzazione racchiude in sé. In questo senso come Cc-Ti siamo da tempo attivi e consci delle necessità di informazione e formazione sulle tematiche del mondo digitale. Per questo motivo durante il corso del 2018 continueremo a proporre approfondimenti mirati ed eventi tematici, così come amplieremo il nostro nuovo ciclo formativo interamente dedicato al tema della digitalizzazione, nelle sue più ampie sfaccettature. Riteniamo importante questo passo per avvicinare sempre di più le aziende al tema, ma anche e soprattutto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle opportunità che l’economia digitale offre.

La Cc-Ti continuerà a trattare il tema della digitalizzazione secondo varie forme (eventi, articoli d’approfondimento, corsi di formazione puntuale). Sul nostro sito ritroverete sempre tutte le novità.

Una moneta intera pericolosa

L’opinione del Direttore Cc-Ti Luca Albertoni

Il ritmo incessante delle consultazioni popolari ci chiamerà di nuovo alle urne il prossimo 10 giugno per due oggetti federali, fra cui l’iniziativa popolare per una moneta intera. Tema complesso e molto tecnico, che anche gli iniziativisti faticano a spiegare. L’intento di base che viene propagandato potrebbe anche sembrare accattivante, visto che la finalità dell’operazione sembrerebbe quella di scongiurare l’insolvenza delle banche e il ripetersi di crisi finanziarie. Lodevole, benché il sistema bancario elvetico, dopo l’implementazione di numerose misure (“too big to fail”, standard internazionali di ogni genere e una vigilanza assai rigorosa della FINMA), non necessiti di ulteriori regole. Ma tant ’è, questo sembra non bastare a chi vuole fare della Svizzera un laboratorio di un pericoloso esperimento che non ha praticamente uguali nel mondo. Esperimento oltretutto concepito fuori dai nostri confini nazionali, per cui il legittimo dubbio di tentativi esteri di ulteriore attacco alla piazza finanziaria svizzera non è infondato.

L’iniziativa limiterebbe in sostanza il raggio d’azione delle banche. Le banche infatti potrebbero prestare solo denaro messo loro a disposizione dai risparmiatori, da altri istituti o dalla Banca Nazionale Svizzera (BNS) sotto forma di moneta intera, non potendo più emettere moneta scritturale tramite la concessione di crediti con il contemporaneo accredito sui conti correnti. La massa monetaria circolante non potrebbe quindi essere incrementata. In pratica, questo conferirebbe alla BNS la facoltà di distribuire in maniera diretta ed esclusiva denaro agli enti pubblici e ai cittadini, con buona pace dell’indipendenza della BNS, che è uno dei pilastri del nostro sistema, perché è facile immaginare che vi sarebbero pressioni politiche non indifferenti se la BNS assumesse questo nuovo ruolo. Non a caso la stessa BNS è fermamente contraria all’iniziativa e questo la dice già lunga sulla fondatezza della proposta. Chi dovrebbe in teoria avere un potere accresciuto non lo vuole perché lo ritiene inutile se non controproducente per l’intero sistema elvetico. Mica roba da poco. Va infatti anche tenuto conto che non solo cambierebbe il ruolo della BNS, che ha dimostrato di saper fare molto bene il suo lavoro anche in questi anni turbolenti, ma si rimetterebbe in questione in maniera fondamentale anche il modello imprenditoriale delle banche commerciali, che si troverebbero con un margine di manovra eccessivamente limitato. Con l’inevitabile conseguenza che la concessione di crediti diverrebbe molto più complessa, dato che le banche sarebbero obbligate a rifinanziarsi presso la BNS. La quale dovrebbe decidere anche sulla concessione dei singoli crediti, il che, dal punto di vista pratico, non è certo molto favorevole per i cittadini.
Un azzardo burocratico che metterebbe in difficoltà non solo le aziende ma appunto anche i cittadini ad esempio per la concessione di ipoteche. Il nostro sistema non è certamente perfetto, perché di perfetto non esiste nulla. Ma è performante come attestano tutti i dati economici. Stravolgerlo per fare della Svizzera un laboratorio per soddisfare strane curiosità o poco trasparenti interessi estranei al nostro sistema sembra decisamente esagerato, per cui l’iniziativa per una moneta intera deve essere rigettata.

Nuove tecnologie per l’innovazione

Eccovi l’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino e Presidente FTAF

L’economia ticinese è in crescita. A confermarlo recentemente è stato anche lo studio commissionato dalla Cc-Ti all’istituto BAK Economics. Un’economia dinamica quella ticinese, che è supportata da settori sempre più specializzati, dove l’innovazione è il propulsore naturale. A risultare innegabile è proprio l’impatto che le nuove tecnologie hanno su quest’ultima e come ciò si ripercuota a cascata positivamente su tutti i comparti economici. Gli spunti che l’onda della digitalizzazione porta con sé sono numerosi e vanno da nuovi modelli di business a dinamiche differenti in atto nel mondo del lavoro, passando per figure professionali specializzate sempre più richieste. Questo cambiamento epocale è trasversale su tutta l’economia e coinvolge aziende e PMI. Le aziende sono pronte ad innovarsi, con l’obiettivo di diversificarsi per restare competitive in un mondo interconnesso. È questo il caso, ad esempio, del comparto nel quale opero, quello dei commercialisti e dei fiduciari, che negli ultimi anni ha subito profonde trasformazioni, sia dal punto di vista strutturale che operativo. Una delle tattiche adottate è quella della razionalizzazione dei costi nell’ottica del potenziamento di prodotti più competitivi per mercati maggiormente diversificati, proprio combinando l’economia digitale e le sue opportunità con il progresso tecnologico, che presenta potenzialità da cogliere a 360 gradi. Una politica già in atto, di cui si vedono i risultati, considerate la stabilità dell’attività fiduciaria e la ripresa dei ricavi nel settore bancario. Pensiamo solo alla specializzazione dei sistemi IT e ai nuovi modi di comunicare, così come alla sicurezza che è richiesta nel trattamento dei dati, vista anche l’imminente entrata in vigore del Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione Europea, il prossimo 25 maggio. Regolamento che avrà ripercussioni sulle attività aziendali svizzere e di cui come Cc-Ti abbiamo ampiamente parlato e continueremo a farlo in appositi momenti informativi e formativi. Quindi, per tutto il sistema produttivo, di beni e servizi, le sfide dell’era digitale sono prossime e coinvolgono la governance aziendale a livello strategico. Riflettiamo in questo senso con propositività, senza timori, ma con slanci di rinnovamento.

Swissness per il territorio

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

Lo studio elaborato da BAK Economics sullo sviluppo dell’economia ticinese ha messo in evidenza tassi di crescita molto interessanti, grazie anche al tessuto economico molto diversificato.

Un’evoluzione costante nel periodo 2005-2016, nonostante periodi difficili e tre grandi crisi in dieci anni (una di natura finanziaria, le altre due legate alla questione euro-franco). Anche le prospettive future sono di segno positivo, soprattutto se riusciremo a mantenere intatte le caratteristiche tipicamente elvetiche, improntate alla libertà imprenditoriale, che non significa ovviamente vivere senza regole, ma limitarsi a quelle indispensabili che non ostacolano lo spirito d’impresa, la creatività e l’innovazione, motori essenziali di ogni sviluppo economico. Certo, ci sono settori trainanti come l’IT, l’industria farmaceutica, il settore dell’elettronica, il commercio di materie prime o il settore della moda, che vanno considerati con la giusta attenzione, ma la forza del Ticino oggi è la coesistenza fra realtà grandi e piccole, fra multinazionali e aziende rivolte al mercato interno, in un delicato ma fondamentale equilibrio fra la necessaria apertura e alcune legittime  richieste di tutela che però non devono sconfinare nel protezionismo tout court.

Equilibrio non sempre facile da mantenere e per il quale ci adoperiamo, poiché riteniamo che, come in una squadra vincente, ci voglia una copertura di qualità per tutti i ruoli. Quando il denominatore comune sono valori come appunto l’innovazione, la creatività, il rispetto delle regole, la qualità, la precisione, ecc., le basi sono più che solide e danno origine a quella che si può definire come una Swissness più ampia non solo legata al prodotto, ma vero e proprio marchio di fabbrica di un atteggiamento imprenditoriale di qualità. Come abbiamo avuto modo di discutere durante la recente Giornata dell’export lo scorso 26 aprile, durante la quale abbiamo potuto dare spazio a realtà aziendali di assoluto valore mondiale, alle quali anche i vati del disfattismo generalizzato farebbero bene a prestare qualche attenzione. Certo, come in ogni ambito dell’attività umana, anche il sistema economico ticinese non è perfetto e necessita di alcuni correttivi, di un’attenta e mirata lotta a determinati abusi e su questo non ci siamo mai tirati indietro. Intanto noi continuiamo a lavorare anche su temi strategici come appunto la Swissness,  internazionalizzazione, la sostenibilità, la trasformazione digitale, che sono assi portanti anche per le aziende ticinesi.

Farmaceutica: una forte specializzazione

Giorgio Calderari, Presidente Farma Industria Ticino e membro del nostro UP, ci parla in questo breve approfondimento, delle dinamiche in atto nel settore farmaceutico ticinese e di come questo comparto si stia vieppiù specializzando (dato confermato anche dai risultati emersi dallo studio BAK Economics), con grandi aziende consolidate, accanto a nuove start up che dialogano con i centri di ricerca accademici.

Lo studio BAK Economics ha evidenziato una forte specializzazione nel settore della farmaceutica.
Come ci stiamo muovendo?

Mi fa molto piacere vedere come il BAK abbia validato con una ricerca seria ed indipendente quanto da noi rilevato come Farma Industria Ticino in questi ultimi anni: una forte crescita del settore ed il consolidamento di un cluster di aziende molto unite nel modo di fare impresa ma anche molto diversificate e specializzate, così da rendere il settore resiliente verso la competizione mondiale. Sono 28 le aziende associate con 2’900 collaboratori ed una massa salariale di CHF 255 milioni; il fatturato ammonta a CHF 2.3 miliardi realizzato soprattutto tramite esportazioni. Tornando al cluster, mi piace sottolineare come se si dovessero raggruppare gli associati in azienda paragonabile ad una media multinazionale, sia per fatturato che per capacità di creare valore aggiunto. E di fianco alle società consolidate, cominciano a nascere alcune start-up, anche grazie al supporto delle scuole universitarie e dei centri di ricerca del territorio.

Quale valenza hanno il modo di fare impresa “svizzero” ed il marchio Swiss made, nel settore farmaceutico?

Mentre l’importanza del marchio “Swiss made” è relativa, il modo di fare impresa svizzero è determinante, grazie alla nostra capacità di innovare, di creare know-how e proprietà intellettuale, di pianificare a lungo termine e all’eccellenza nell’implementazione dei processi. E naturalmente, la tradizione del polo basilese è di grande rilevanza per la crescita di tutto il settore nazionale.

Sostenibilità, chiave del successo

Nell’ambito delle interviste che mirano a conoscere i differenti membri del nostro Ufficio Presidenziale, che poi appaiono anche sulla rivista economica della Cc-Ti, Ticino Business, conosciamo oggi una donna che dirige un’azienda che produce cioccolato ed esporta in tutto il mondo. Alessandra Alberti, Direttrice Chocolat Stella SA, ci parla dell’importanza della Swissness, dell’attenzione alla qualità ed all’innovazione per fare impresa oggi.

Quanto è importante la sostenibilità nell’ambito delle attività della Cc-Ti e per l’economia?

L’attenzione che la Cc-Ti dedica alla sostenibilità è forte: da alcuni anni è stato incrementato il focus su questo argomento, tanto che nel settembre 2016 anche la Cc-Ti si è autocertificata con una valutazione interna. Inoltre nelle proprie attività la considerazione verso il tema è sempre presente con corsi, approfondimenti e seminari. Ricordo che sono tre i fattori che compongono la sostenibilità (economica, ambientale e sociale). Essi generano un circolo virtuoso nelle aziende, che porta un benessere per l’economia e la società più in generale.

Se si pensa alla Svizzera si dice “cioccolato”. Anche altri Paesi lo producono. Come si resta competitivi sul mercato, dalla sua esperienza personale?

La Svizzera è sempre riconosciuta per la qualità dei suoi prodotti. Non si può tuttavia dormire sugli allori perché anche gli altri si danno da fare. Chocolat Stella esporta oggi in 50 Paesi, oltre che vendere le proprie specialità in Svizzera e in Ticino. Ci siamo concentrati sulle nicchie di mercato (come ad esempio biologico, ecosolidale, vegan, dietetico, …), dopo approfondite analisi relative ai bisogni dei consumatori. La nostra azienda è molto attenta all’innovazione. Crediamo che essa ci fornisca, insieme alla ricerca ed alla creatività, quel propulsore che ci permette di distinguerci ed andare avanti con successo. Vendiamo prodotti sia con il nostro marchio, come pure con quello del cliente. La metà della produzione ha il marchio Bio e Fair Trade. Siamo molto attenti alla  sostenibilità, in tutte le attività aziendali.

Costruire insieme il futuro

Intervista a Cécile Chiodini Polloni, Responsabile Formazione Puntuale Cc-Ti

Nell’ambito della sua rinnovata strategia di formazione, la Cc-Ti ha ampliato la sua offerta di corsi puntuali.
Può anticiparci qualche novità?

La Cc-Ti è, da sempre, attiva nella formazione su differenti livelli: sia in modo mirato con una formazione puntuale su temi di gestione aziendale a 360 gradi, come pure con una scuola  manageriale che forma futuri dirigenti, imprenditori e collaboratori di direzione. La nostra linea è quella di un dialogo sempre più performante e interattivo improntato a rispondere alle esigenze peculiari dei soci (aziende ed associazioni di categoria) per permettere uno sviluppo futuro delle loro attività. Nella scelta dei temi da trattare, siamo molto attenti all’attualità. Gli ambiti nei quali possiamo offrire corsi di formazione puntuale spaziano dalle HR alle questioni giuridiche (con il diritto del lavoro che occupa una parte preponderante delle tematiche). Oltre a ciò tutto il comparto della comunicazione e della vendita. Non dimentichiamoci dell’importanza che riveste oggi la digitalizzazione, in tutti gli ambiti aziendali: sia per la produzione, sia per i servizi, ecc.. Gli approfondimenti ed i seminari, come pure i numerosi eventi legati alla tematica “digital” sono da alcuni anni nelle prerogative della Cc-Ti, che puntualmente propone. À côté, dall’autunno di quest’anno, offriremo anche un ampio ventaglio di proposte formative legate alla digitalizzazione per avvicinare sempre di più aziende e PMI al tema, ma anche e soprattutto per sensibilizzare sulle opportunità che essa dà.

Come avviene l’interazione con le aziende a voi associate? Su quali temi ricevete invece le maggiori sollecitazioni?

Principalmente attraverso le comunicazioni e le interazioni che ogni dipendente del team della Cc-Ti ha quotidianamente con gli associati. Gli stimoli che riceviamo sono numerosi e ci spingono ad analizzare e creare eventi, approfondimenti e formazioni mirate su temi d’attualità, anticipando spesso i tempi su informazioni e dibattiti. I temi di attualità – pensiamo soprattutto all’introduzione e / o modifiche di leggi cantonali o federali – sono quelli su cui siamo maggiormente sollecitati. Tra i nostri punti di forza, sicuramente uno  dei più rilevanti è la vasta conoscenza di specialisti del settore ben ancorati al nostro territorio. Siamo quindi in grado di aiutare concretamente l’imprenditore per mantenere e migliorare la propria competitività sul mercato.

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Cc-Ti e soci: dialogo performante

Due domande a Cristina Maderni

Prosegue l’approfondimento dedicato ai membri del nostro Ufficio Presidenziale. In quest’intervista a Cristina Maderni, Vicepresidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino e Presidente FTAF, scopriamo il ruolo della Cc-Ti nell’interazione con i propri associati (aziende ed associazioni di categoria), e quanto il settore dei servizi nei quali lei opera (commercialisti/fiduciari) sia in ripresa, anche dai dati emersi dallo studio BAK Economics.

La Cc-Ti ha un forte approccio di prossimità alle aziende associate, in che modo sta potenziando questo aspetto?

Ritengo che proprio questa nostra rivista economica costituisca un indicatore di quanto la Cc-Ti si adoperi per essere “vicina” alle aziende associate. Le sue pagine rivelano la qualità del dialogo che assieme ci sforziamo di edificare. La Cc-Ti fa consulenza, eroga formazione puntuale, supporta le aziende in tema di diritto del lavoro, di risorse umane, di export, di vendita. Certo, la prossimità è un aspetto che desideriamo potenziare e migliorare. Ne sono testimonianza gli investimenti che destiniamo a progetti ad hoc per singoli associati, alle missioni all’estero, alle riflessioni sull’economia del Cantone che proponiamo con successo ai soci e alla collettività. Il tutto basato sull’ascolto delle esigenze dei nostri membri.

L’economia ticinese si presenta dinamica e in crescita, quali sviluppi ritiene possibili per la piazza finanziaria luganese?

Sì, l’economia ticinese si caratterizza per un ritrovato clima di crescita e di ottimismo. Il recente studio BAK Economics conferma questo trend, cui il settore finanziario si sente spronato a partecipare. Il focus strategico dei nostri operatori si riposiziona dalle politiche di razionalizzazione dei costi alla ricerca di nuovi sentieri di crescita. Sentieri imperniati sullo sviluppo di prodotti più competitivi e di mercati maggiormente diversificati, così come sull’investimento in tecnologie emergenti. E già si intravedono i primi risultati, ad esempio nella confermata stabilità  dell’attività fiduciaria e nella recente ripresa dei ricavi del settore bancario.