Etica d’impresa e solidarietà

Il Presidente Cc-Ti Glauco Martinetti si esprime su tematiche fondamentali per il fare impresa e la società di oggi, in un’intervista condotta da Caritas Ticino

Vi proporremo con cadenza periodica un ciclo di interviste mirate su temi di stretta attualità per l’economia e la società in cui viviamo, realizzate da Caritas Ticino, alle quali ha partecipato il Presidente Cc-Ti, Glauco Martinetti, insieme a Giovanni Scolari del sindacato OCST. Il tema della prima puntata è stato la situazione odierna dell’economia e del mercato del lavoro. Il discorso si è poi ampliato all’imprenditorialità e all’etica nel mondo professionale.

Questo progetto rappresenta una bella testimonianza di come economia, sindacati e altri partner (Caritas, nello specifico) intrattengano un dialogo costruttivo per una visione del territorio condivisa e fattiva, volta ad un benessere generalizzato.

Scoprite il tutto nella video intervista!

 

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La comunicazione è sempre più strategica

“Stiamo vivendo una fase di ampia transizione che vede il sistema produttivo e la cultura d’impresa tradizionali riconfigurarsi verso un futuro digitale che è appena agli inizi. Una realtà che sta già trasformando in profondità non solo la produzione e la distribuzione delle merci, ma la società nel suo insieme. In questa prospettiva la comunicazione – da sempre al centro della vita umana e quindi aziendale – assume sempre più un ruolo centrale” afferma Cassia Casagrande, Responsabile comunicazione ed eventi della Cc-Ti.

La digitalizzazione resta, dunque, al centro dell’attenzione della Cc-Ti?

“Indubbiamente. La digitalizzazione, che è la matrice di ogni cambiamento, l’innovazione, la sostenibilità e l’internazionalizzazione delle imprese, rappresentano per noi le articolazioni di un’unica visione per uno sviluppo della nostra economia che possa garantire un benessere generalizzato. Attorno a quest’ultime ruoteranno i nostri approfondimenti diversi, i nostri principali momenti eventistici, così come la nostra articolata offerta formativa e alcuni altri rinnovati servizi, pensati apposta per agevolare le aziende nella loro attività quotidiana . Il tutto grazie ad un approccio concreto improntato su un dialogo costante con i nostri associati e le  istituzioni che ci permette di mettere a fuoco i processi di cambiamento in corso e ripensare in
modo costante le nostre proposte, in modo tale da orientarle ancor meglio alle esigenze del tessuto imprenditoriale locale”.

Una strategia che si sviluppa dunque su più livelli per accompagnare le aziende in questa fase di trasformazione radicale?

“Sì, il nostro lavoro si svolge su diversi piani ma con un obiettivo finale: offrire agli imprenditori gli strumenti informativi e formativi necessari per gestire al meglio questa trasformazione. In questa ottica vanno pure letti i 12 Networking  Business Breakfast programmati per il 2019. Incontri focalizzati su tematiche attuali della vita aziendale e sull’offerta di una formazione mirata per sostenere gli imprenditori o i loro collaboratori nell’attività professionale. Per i nostri associati questi appuntamenti sono anche un’occasione importante per lo scambio di esperienze, conoscenze personali e contatti, favorendo così un concetto di rete tangibile che – in un contesto sempre più virtuale – resta un caposaldo per far nascere sinergie e collaborazioni promettenti”.

La comunicazione è un territorio molto vasto, dove s’incrociano esigenze e strategie diverse, come vi orientate rispetto a questa molteplicità di bisogni e saperi?

“Semplificando possiamo dire che la comunicazione della Cc-Ti si sviluppa in una triplice direzione: informazione diretta orientata sulle reali necessità delle imprese; sostegno all’ottimizzazione della comunicazione aziendale – supportando gli imprenditori, così come i manager e i collaboratori con specifici interventi informativi e corsi di formazione puntuali che abbracciano competenze trasversali ma fondamentali per tutti i settori – e comunicazione verso l’esterno per interagire con la società e il mondo politico, stimolando il dibattito pubblico. Siamo convinti che solo la piena consapevolezza di tutti sull’impatto della trasformazione digitale, ci permetterà di attrezzarci al meglio per sfruttarne le grandi opportunità e allo stesso tempo contenere gli inevitabili rischi”.

Articolo apparso sul CdT del 7.1.2019

La conoscenza è il motore della crescita

di Glauco Martinetti, Presidente Cc-Ti

“Nelle vecchie fabbriche fordiste si lavorava con il corpo, nelle fabbriche di oggi e di domani si lavorerà sempre più con la mente” ha scritto un acuto studioso del mondo del lavoro. Un’osservazione che esprime tutto il senso dell’economia digitale e dell’industria 4.0.

La grande trasformazione tecnologica che ha come materia prima la conoscenza, in un sistema produttivo ormai basato sulla cooperazione intelligente tra uomo e macchina e  sull’interconnessione di una molteplicità di dispositivi informatici. A differenza dei fattori classici della produzione, il capitale e il lavoro, la conoscenza, come ricorda Paul Romer, premio Nobel dell’economia nel 2018, è un bene che si usa e si condivide senza che si consumi, e che si può incrementare a livello individuale. È dalla conoscenza, nelle sue diverse applicazioni, che nasce l’innovazione e, dunque, la crescita economica. Ma per creare, sviluppare e diffondere la conoscenza servono, in particolare, due condizioni imprescindibili: un’adeguata formazione e una società aperta. Sono i requisiti fondamentali su cui come Cc-Ti ci battiamo da anni, perché anche da essi dipende il futuro del nostro Paese. Una formazione che trasmetta innanzitutto la consapevolezza che l’apprendimento e il sapere sono necessariamente un processo continuo dove niente è acquisito e vale per sempre. Che predisponga all’acquisizione progressiva di nuove capacità cognitive e abilità digitali. Una formazione che ad ogni livello infonda anche una diversa cultura del lavoro che oggi richiede propositività e partecipazione, creatività e flessibilità, polivalenza e responsabilità. La conoscenza, invece, non può alimentarsi e diffondersi in un sistema chiuso da muri e barriere protezionistiche, cresce e si sviluppa solo in una società aperta ai grandi flussi internazionali del sapere, allo scambio di esperienze, competenze e intelligenze. Valorizzando il confronto delle idee e la cooperazione creativa. In fondo, non è sempre stato così?

Articolo apparso sul Corriere del Ticino il 7.1.2019

Contratti pubblicitari a nome Cc-Ti – attenzione

A scadenze regolari constatiamo purtroppo che vi sono operatori che cercano di ottenere contratti pubblicitari a nome della Cc-Ti.

Rendiamo attenti gli associati della Cc-Ti che la raccolta pubblicitaria per i nostri vari canali di comunicazione e gli eventi avviene esclusivamente attraverso i collaboratori e le collaboratrici del team della Cc-Ti  oppure attraverso partner designati ufficialmente e muniti di relativa autorizzazione scritta della Cc-Ti.

Chiunque altro si presentasse presso i vostri uffici o vi contattasse in altri modi per richieste di sponsorizzazione o offerte varie, non ha l’autorizzazione della nostra associazione e vi chiediamo di segnalarcelo immediatamente scrivendo un’e-mail a info@cc-ti.ch.

Per qualsiasi dubbio e/o necessità, contattateci senza esitare.

 

Ascolto e impegno per una maggior rappresentatività femminile

Nell’intervista a Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti e della Federazione delle Associazioni di Fiduciarie del Cantone Ticino, parliamo di donne attive in politica e nell’economia e del suo percorso. 

Dal 1848 al 1984, lo Stato federale svizzero è stato esclusivamente governato da uomini, in seguito il Parlamento ha eletto la prima donna in Consiglio federale (CF). Nel 2010 vi è stata per la prima volta una maggioranza femminile in Governo e recentemente sono state elette altre due donne in CF, Viola Amherd e Karin Keller-Sutter . Nonostante si tratti di un processo tardivo, sembra che qualcosa stia cambiando, anche se in tutti i comparti, non solo in quello politico, permangono resistenze importanti. Come incentivare le candidature femminili in un Paese dove le donne ai vertici (politici, aziendali, nei Consigli d’Amministrazione, ecc.) rimangono modeste?

Effettivamente è la realtà odierna che l’avanzamento delle donne in politica, come pure nei consessi economici rappresenti una sfida non di poco conto. È davvero esiguo il loro numero e l’elezione delle due nuove Consigliere Federali lascia ben sperare. Il processo, come già sottolineato nella domanda, è lento e tardivo, rispetto ad altre realtà europee, anche se è possibile che questo input raffiguri un’accelerazione verso un cambiamento giusto nel quale anche le donne potranno portare il proprio contributo alla vita politica, economica, amministrativa e di tutti i consessi più importanti. Le resistenze c’erano e ci sono tutt’ora, è compito delle donne stesse e degli uomini intelligenti traghettare questo cambiamento di mentalità verso il futuro, con tenacia, esempi positivi, progetti ed idee innovative e risultati concreti. Un paio di dati a sostegno della causa: nelle Camere federali vi sono il 70% di uomini in Consiglio Nazionale e l’85% in Consiglio degli Stati. Il numero delle donne è quindi assai ridotto. Recentemente la prima cittadina svizzera, Marina Carobbio, ticinese, si è espressa per incentivare la presenza femminile in politica. Sicuramente una visione interpartitica e trasversale alla politica, che è anche possibile riportare alle nostre latitudini, nell’economia e/o nei gremi rilevanti quali associazioni di categoria, vertici aziendali e Consigli d’Amministrazione. Non parlo appositamente di “quote rosa”, poiché non credo abbiano senso. Occorre invece mettere in pratica strategie nelle quali si valorizzino i talenti e condizioni quadro che favoriscano la rappresentatività femminile. L’economia svizzera, così come la politica, devono incoraggiare le donne nell’assumere i vertici aziendali, con obiettivi chiari, perseguibili e vincenti. In esse vanno esaltati il talento, le competenze e la meritocrazia, affinché si possa dirottare questo cambiamento pragmatico e di apertura democratica.

 

La Consigliera Federale Viola Amherd ha assunto la Direzione del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), al quale sottostanno gli affari militari. Si tratta di una prima per la Confederazione, con una donna ai vertici di un comparto solitamente maggioritariamente maschile. Le donne stanno acquisendo più determinazione?

Credo che occorra uscire dalla logica “uomo – donna”, ed avere una visione più globale e relativa alle giuste condizioni-quadro nelle quali fare politica (e impresa, mi verrebbe da aggiungere) per il bene della Nazione (e dell’economia). Non esistono più ambiti dove una donna non possa dare il proprio contributo. Occorre portare avanti una visione determinata? Sì, certo. Come ha sicuramente fatto la Signora Amherd. Bisogna favorire l’accesso delle donne alla politica ed ai posti dirigenziali promuovendo le loro competenze quale vantaggio competitivo. La democrazia è rappresentata da una chiara visione, dove le diversità, la cultura ed i sessi sono potenziati e differenziati, orientandoli al talento ed alla leadership femminile.

 

Vice Presidente della Cc-Ti, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti e della Federazione delle Associazioni di Fiduciarie del Cantone Ticino, ma non solo. Titolare di una brillante attività fiduciaria, dove impiega sole donne. È l’esempio di un risultato vincente dove con impegno e determinazione si raggiungono gli obiettivi prefissati. Sono ruoli, i suoi, dalle mille sfaccettature. Quali i “segreti” alla base del suo successo imprenditoriale e personale?

Ho sempre amato le sfide e mi piace pensare che il mio percorso – che ho seguito con tenacia e non senza qualche difficoltà dalla quale non mi sono fatta abbattere – possa essere un’ispirazione per altre donne. Ho cominciato il lavoro da giovane, aiutando mio padre nella sua attività di installatore elettrico. Qui ho sviluppato l’interesse per la finanza e la contabilità. Conseguito il relativo attestato federale nel 1989, ho seguito il mio istinto, lanciando uno studio in proprio di fiduciario commercialista. Ho lavorato sia come insegnante presso istituti professionali, sia quale fiduciaria. Operando a stretto contatto con le persone, vero capitale umano sia in politica che in economia, ho appreso e sviluppato la capacità di ascolto. Credo che sia proprio quest’ultima a rappresentare un buon punto di partenza dalla quale trarre spunto per capire, analizzare e riflettere sulle situazioni che ci troviamo dinnanzi. Con motivazione e un animo prettamente concreto mi sono messa al servizio delle persone, a contatto con realtà diverse, tutte arricchenti. Ritengo che sia proprio la risolutezza nell’affrontare le sfide che il quotidiano ci porta, insieme all’empatia, che mi permette di riconoscere ed anticipare i bisogni di chi ho di fronte.

Maggiori competenze a favore del territorio

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Anche il 101° anno della nostra storia sta volgendo al termine. Esso è stato caratterizzato da un’ulteriore intensificazione del lavoro mirato svolto a favore delle aziende, grazie soprattutto al consolidamento delle offerte informative e formative già esistenti e alla creazione di nuove proposte.

Sempre in linea con i grandi temi come ad esempio la trasformazione digitale e tutte le relative declinazioni sul mondo aziendale (modelli di business, problematiche di diritto del lavoro, ecc.). Una linea chiara, quella della difesa della libertà imprenditoriale, che si gioca sia sul piano politico sia su quello della trasmissione delle competenze e della creazione di rete fra le aziende grandi e piccole e fra i vari settori. Un incastro di pezzi che crea un mosaico dinamico come quello dell’economia ticinese e che continueremo anche nei prossimi anni a sviluppare. Quale associazione-mantello dell’economia ticinese percepiamo l’onore ma anche l’onere di questo ruolo, votato completamente all’accompagnamento e al sostegno delle imprese, soprattutto in un contesto che si ostina spesso a sottolineare solo taluni aspetti negativi, ergendoli a regola generale. È un vero peccato che il valore del nostro tessuto economico venga spesso disconosciuto. Non molti anni fa si parlava di “economia a traino”, oggi che non è più così sembra quasi vi sia un certo fastidio ad ammetterlo. Non si tratta di negare l’esistenza di problemi che vanno risolti senza tentennamenti, ma a nostro avviso questo va fatto con approccio ragionato e costruttivo, non sparando nel mucchio. Noi cerchiamo di farlo senza tanti clamori e l’intensificazione dell’offerta formativa e informativa va proprio in questa direzione, perché dà quegli strumenti che servono alle aziende e ai loro dipendenti per reggere una concorrenza sempre più aggressiva. Le conoscenze specialistiche sono fornite giustamente dalle associazioni professionale e di categoria. Noi lavoriamo su quelle competenze che sono trasversali a tutti i settori, ma non per questo meno importanti. E l’apprezzamento delle aziende e delle associazioni dimostra che siamo sulla strada giusta.

Entusiasmo e propositività per il 2019

Nell’intervista a Cassia Casagrande, Responsabile Comunicazione ed eventi Cc-Ti,  scopriamo qualche anticipazione sulle attività targate Cc-Ti e tutte le novità a cui stiamo lavorando per il  prossimo anno.

Il 2018 ha comportato molte innovazioni tecnologiche per il mondo aziendale, a cui avete dedicato grande attenzione. Come evolveranno le attività nel 2019?

Come Cc-Ti non potevamo esimerci dal cambiamento che stiamo vivendo a tutti i livelli. Dal 2018 abbiamo optato per una trasformazione progressiva delle nostre attività per renderle in
linea con le esigenze dei nostri associati, che restano per noi l’obiettivo principale a cui fornire
delle risposte competenti. Il 2019 si appresta ad essere un anno altrettanto dinamico, nel quale
continueremo con approfondimenti costanti a sostegno dell’attività aziendale, offrendo ai nostri associati strumenti e spunti di riflessione innovativi. Attraverso le nostre diverse attività
– siano esse informazioni mirate, eventi e missioni economiche, formazioni puntuali o nuovi
percorsi della Scuola manageriale – continueremo a trattare le tematiche che ci stanno a cuore:
dall’internazionalizzazione alla digitalizzazione passando per la fiscalità, l’innovazione e la
sostenibilità. Insomma temi ampi e apparentemente disparati ma che appartengono ad una
stessa maglia che se ben tessuta può generare benefici importanti per l’intera società. E noi
non vediamo l’ora di contribuire a questo disegno.

Con quale spirito affrontate i mutamenti repentini caratterizzanti la società odierna e le necessità imprenditoriali?

Con spirito propositivo e grande passione per il ruolo che abbiamo la fortuna di poter svolgere, quello di rappresentante di un tessuto economico sano e  dinamico, quale quello ticinese. L’accompagnamento alle aziende, calibrato con servizi concreti e personalizzati, nonché la ricerca continua di stimoli, soluzioni dinamiche sono i principi sui quali operiamo.

Quali sono i progetti a cui state lavorando?

Stiamo continuando a raccogliere le necessità dei nostri soci e ad agire di concerto con attori competenti nelle tematiche a noi più care, per offrire soluzioni concrete. La messa in rete delle aziende, imprescindibile per un business di successo, sarà inoltre ancor più valorizzata, attraverso un accresciuto numero di momenti di incontro e scambio, così come grazie ad un ampliamento dell’“Area soci”, una zona del nostro sito web interamente dedicata a loro.

 

 

Il lavoro cambia e le leggi?

Il nostro sistema produttivo si va adattando rapidamente alla rivoluzione digitale, lo stesso, purtroppo, però non succede a livello di pubblica amministrazione e di legislazione.  L’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino e Presidente FTAF.

Sebbene già nel 2016 il Consiglio federale abbia avviato una prima strategia per “La Svizzera digitale, nelle amministrazioni cantonali e federali, come notava qualche settimana fa il Consigliere nazionale Rocco Cattaneo, la digitalizzazione non decolla. Si scontano pesanti ritardi nello sfruttare risorse tecnologiche che potrebbero alleggerire la burocrazia e ottimizzare i rapporti dei cittadini e delle imprese con lo Stato. Un ritardo analogo si registra anche a livello politico e legislativo. È ormai risaputo che la digitalizzazione sta trasformando il modo di produrre, di lavorare e i nostri stili di vita. Una svolta epocale che richiederebbe, innanzitutto, innovative riforme del diritto del lavoro e delle assicurazioni sociali. Il lavoro è ormai fuoriuscito dai rigidi schemi del secolo scorso, con gli orari predefiniti, il posto fisso e le carriere lineari e automatiche. È già fuori dalle gabbie di mansioni e posizioni prestabilite per sempre.  Aumentano gli impieghi part-time e quelli con più datori di lavoro, si afferma lo smart working, cresce la discontinuità lavorativa e nascono figure professionali inedite, mentre ogni attività si arricchisce di contenuti cognitivi. Oggi il lavoro è governato da nuove logiche, risponde ad un diverso sentimento etico-sociale, si commisura con altre esigenze economiche e di status. Anche la spesso vituperata gig economy, che si sviluppa negli interstizi di una società in rapida evoluzione, risponde a nuovi bisogni di beni e servizi, offrendo a migliaia di persone, che altrimenti resterebbero al di fuori del mercato del lavoro, la possibilità di restare attive e avere dei guadagni. Un grande cambiamento questo che non si può più gestire con l’armamentario del vecchio diritto del lavoro e delle assicurazioni sociali.

Articolo apparso sul CdT del 3 dicembre 2018

Parliamo di queste tematiche e di molto altro, con esempi, testimonianze ed esperienze, nell’evento Cc-Ti di oggi “Smart life, quando la tecnologia migliora la qualità

Maggiori spinte alla crescita

Proseguono le interviste ai membri del nostro Ufficio Presidenziale. Con Andrea Gehri, Direttore Gehri Rivestimenti SA, parliamo di condizioni quadro e digitalizzazione.

 Occorrono condizioni quadro performanti per fare impresa secondo le esigenze aziendali (in evoluzione costante, viste le trasformazioni tecnologiche in atto). Come implementarne sempre di migliori? Su cosa far leva?

È innegabile che condizioni quadro interessanti e attrattive rappresentino fattori imprescindibili che determinino la capacità di una regione e/o nazione di attirare l’attenzione dell’economia e attrarre nuove realtà imprenditoriali verso le stesse. Le aziende pongono un’elevata attenzione a fattori e condizioni quadro favorevoli, che permettono loro di favorire uno sviluppo sostenibile. Occorre ottimizzare la crescente burocratizzazione statale, come pure migliorare l’approccio pubblico e politico verso gli imprenditori seri che desiderano mantenere e sviluppare le loro basi in Ticino.

Come si abbina la digitalizzazione alla formazione professionale nel suo settore?

Inizierei con l’affermare che il nostro settore è di connotazione artigianale e in tale contesto e per certi versi fortunatamente è ancora la capacità e l’estro manuale che fanno la differenza. Dobbiamo tuttavia essere coscienti che, probabilmente con minor intensità e rapidità di altre professioni, anche il settore artigianale verrà toccato dall’evoluzione digitale e, di conseguenza, anche la formazione professionale dovrà dimostrare attenzione all’evoluzione che si prospetta. Ostacolare o ignorare tale sviluppo significherebbe  regredire anche dal punto di vista artigianale.

Specializzazione industriale quale atout

Nell’intervista con Aleardo Cattaneo, Amministrazione delegato Ferriere Cattaneo SA e membro dell’Ufficio presidenziale della Cc-Ti, analizziamo il comparto industriale ticinese, parlando di mutamenti in atto, flessibilità e formazione professionale.

L’industria è sempre stato uno dei pilastri dell’economia cantonale. Visti i mutamenti nel mondo del lavoro e la richiesta di maggiore flessibilità, come risponde il comparto industriale?

Con la crisi del settore finanziario, l’industria in Ticino sta riprendendo importanza. Per rimanere competitivo il tessuto industriale cantonale deve puntare su prodotti di nicchia. I fornitori conto terzi ripensano continuamene i loro processi di produzione, snelliscono l’organizzazione, investono in macchinari moderni ed affiancano il cliente già in fase di progettazione. Gli OEM (Original Equipment Manufacturer) devono dapprima essere “state of the art” con le nuove tecnologie e adattare i loro prodotti alle richieste dei clienti. Essendo inoltre la Svizzera un Paese esportatore, una buona organizzazione di marketing/vendita a livello aziendale risulta fondamentale.

 

La formazione professionale, di base continua, è un atout imprescindibile del sistema elvetico. Come avvicinare i giovani alle professioni legate al mondo industriale?

Il tessuto industriale svizzero ha sempre considerato valido il modello apprendistato con possibilità di post- frequentare studi superiori. Questo permette di avere del personale qualificato sia in produzione che negli uffici. Alfine di rendere più attrattive le professioni industriali, dobbiamo meglio istruire il personale degli uffici predisposti. Fondamentale rimane l’aiuto alle aziende formatrici di apprendisti e che investono in riqualifica personale.