Cristina Maderni eletta in Gran Consiglio

La Cc-Ti si complimenta con la propria Vice Presidente per la sua elezione nel Parlamento cantonale

In corsa per le elezioni cantonali dello scorso aprile, Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino e Presidente FTAF è stata brillantemente eletta in Gran Consiglio nelle fila del PLRT.

Con una campagna elettorale durante la quale si è smarcata su diverse tematiche anche legate al mondo economico ticinese, Cristina Maderni ha saputo affermarsi e dimostrare il proprio impegno.

La Cc-Ti si complimenta con la propria vice presidente e le formula i migliori auguri di un buon lavoro in seno al Parlamento cantonale.

 

Le opinioni di Cristina Maderni su tematiche differenti

L’impresa virtuosa è attenta all’ecologia

L’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino, Presidente FTAF e candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio

Quale economia e quale impresa desideriamo per il Ticino del futuro? Il dibattito in merito si è rivelato assai acceso in questi primi mesi del 2019. Ha toccato i temi dell’occupazione e dei salari, dell’avanzare della trasformazione  digitale, del ruolo delle aziende storiche e dell’opportunità di attrarne di nuove da altri Paesi o altri Cantoni. Al centro di questa discussione, si è gradualmente ma opportunamente affermato anche il tema della sostenibilità.

In un contesto ricco di contenuti e confronti l’economia del nostro Cantone ha dimostrato a più riprese di basarsi su di un tessuto imprenditoriale sano, composto prevalentemente da migliaia di medio/piccole aziende, fortemente  radicate nel territorio, ove mantengono il loro centro decisionale, valorizzano le risorse umane e pagano stipendi equi, oltre che le imposte. Sarà di sicuro prioritario per la politica economica sostenere questo tipo d’impresa,  aiutarla a mantenersi competitiva, affrontando in modo ottimale la transizione tecnologica che sappiamo l’aspetta,  permetterle di reperire quella manodopera qualificata che oggi ancora purtroppo scarseggia. Bisogna quindi impegnarsi per un migliore orientamento professionale e un incitamento alla formazione di qualità. È importante che le associazioni economiche continuino a collaborare con la politica per sostenere l’impresa ticinese tramite la formazione continua, l’appoggio alla ricerca di nuovi mercati e la creazione di condizioni quadro dove il «fare impresa» resti  prioritario.

Per rispondere quindi alla domanda iniziale, credo fermamente che l’economia e l’impresa che vogliamo e dobbiamo sostenere in Ticino, debba saper affrontare anche il tema della sostenibilità, dove con questo termine si concatenano i tratti economici, sociali e ambientali, con una visione d’insieme. Riduzione delle missioni, ottimizzazione delle risorse, incremento dell’efficienza energetica: sono alcuni dei temi su cui, nel Ticino di domani, vorrei si puntasse sempre di più e con nuove misure concrete. Il mio auspicio conclusivo è che le imprese, con il supporto della politica, mantengano alta la propria sensibilità ecologica e si attivino per adeguare i propri standard ambientali con soluzioni innovative e sostenibili. Il Cantone potrà dal canto suo, valutare con attenzione possibili insediamenti sul territorio di aziende attive nelle produzioni e nei processi legati all’ecologia, ad esempio nei campi del trasporto sostenibile.

Certezze e sorprese del nuovo anno

Vi proponiamo l’opinione di Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti e candidato PPD al Consiglio di Stato

Un nuovo anno porta con sé certezze e sorprese. E così, per il 2019 vi è la certezza che sarà un anno politicamente caldo, considerate le imminenti elezioni cantonali e quelle federali ormai alle porte. È altrettanto certo che si parlerà, tra le altre cose, di politica sanitaria, visto che anche quest’anno i costi della sanità aumenteranno.

Come in ogni ambito, anche in quello sanitario, per risolvere un problema bisogna affrontarne le cause. Altrimenti ci si perde in discussioni sterili che non portano a nulla. Ora, quando ci lamentiamo degli aumenti dei premi delle assicurazioni malattia, in verità ci lamentiamo soprattutto del fatto che queste ultime sono chiamate a coprire fatture sempre più elevate di prestazioni sanitarie. La crescita di questi costi è originata da molti fattori su cui è necessario intervenire in modo mirato, alfine di contenere quella che ormai per le economie domestiche è una voce di spesa sempre più problematica.

Purtroppo, spesso la politica si inoltra in dibattiti che deviano l’attenzione dai problemi principali. Si pensi, ad esempio, al sempre ricorrente tema delle riserve delle casse malati, che per alcuni sarebbero responsabili dell’aumento dei premi. In realtà, ogni assicuratore malattia deve disporre per legge delle risorse per coprire tutti i costi originati dagli assicurati – che vanno dal medico, all’ospedale, ai medicamenti,…– più una “riserva”, che ammonta a circa 3 mesi di prestazioni ipotetiche da pagare. Si tratta di riserve che la legge impone. Vanno previste e servono quale ammortizzatore di un sistema che deve funzionare nel tempo. Inoltre, tenuto conto che gli utili sulle assicurazioni base sono vietati dalla LAMal, qualora un’assicurazione accumulasse delle riserve oltre alle prescrizioni legali, non può comunque trattenerle quale profitto, ma l’anno successivo le deve compensare a vantaggio degli assicurati.

In questo tanto importante quanto complesso ambito della politica non dobbiamo quindi perdere di vista le cause effettive dei nostri problemi, ossia l’aumento delle prestazioni sanitarie. Bisogna intervenire laddove si ottengono risultati concreti a favore degli assicurati e non limitarsi a puntare il dito verso situazioni mediaticamente ghiotte ma non centrali ai fini delle soluzioni. Sotto questo aspetto l’iniziativa lanciata dal PPD ( “Iniziativa per un freno ai costi”) offre la possibilità concreta di  iniziare una seria discussione per  affrontare il problema,  e di venire dunque in aiuto del ceto medio che più di altri soffre dell’aumento delle spese.

Che il 2019 permetta alla politica sanitaria di concentrarsi veramente all’essenziale? E che dunque si possa dibattere su soluzioni vere a questa sfida, come sul sistema di finanziamento uniforme tra cure stazionarie e ambulatoriali, il tariffario dei medici, il prezzo dei medicamenti, la redistribuzione delle risorse e, perché no, la prevenzione? In mezzo a tutte le certezze sarebbe un auspicio e, per una volta, una piacevole sorpresa.

Abolizione dei dazi doganali sui prodotti industriali

La Cc-Ti sostiene il progetto del Consiglio federale volto ad abolire tutti i dazi sui prodotti industriali in importazione in Svizzera.

Il 7 dicembre 2018 il Consiglio Federale ha incaricato il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) di svolgere una procedura di consultazione in merito all’abolizione dei dazi industriali. Il progetto di revisione prevede l’abolizione unilaterale dei dazi sulle importazioni di prodotti industriali e una semplificazione della tariffa doganale per i prodotti industriali. La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) è stata invitata ad esprimere un parere e ritiene importante sostenere la proposta.

In generale, l’abolizione dei dazi industriali semplifica le importazioni di prodotti industriali con effetti positivi sia per i consumatori sia per l’industria. Inoltre fornisce un’immagine innovativa e propositiva della Svizzera che sposa i principi fondamentali sostenuti dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), volti ad abolire le barriere commerciali per incoraggiare e liberalizzare il commercio. In un clima globale sempre più protezionistico, il nostro Paese può quindi dare un segnale positivo a sostegno di un’economia liberale che desidera sostenere la competitività delle aziende svizzere a livello internazionale.

L’abolizione dei dazi doganali porterà importanti risparmi alle imprese che potranno beneficiare di sgravi amministrativi (andranno per esempio a cadere le spese legate alle procedure generate dall’imposizione dei dazi all’importazione).

Grazie a una tale soppressione, le importazioni di materie prime, di prodotti semilavorati e di beni d’investimento, ma anche di consumo, saranno esenti da dazi. Vi sarebbero quindi anche benefici per i consumatori finali. Complessivamente, si stima che grazie all’abolizione dei dazi la diminuzione dei prezzi in Svizzera sarebbe compresa tra lo 0,1% e il 2,6%, ovvero a circa 350 milioni di franchi.

In conclusione, il pacchetto di misure proposte consente di ridurre le barriere commerciali favorendo sia le aziende sia i consumatori elvetici e permette quindi di mantenere attrattiva la piazza economica svizzera.

 

Una vocazione sempre più internazionale

L’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino, Presidente FTAF e candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio

Chi non conosce da vicino l’impegno e le capacità dei nostri imprenditori può restare meravigliato dal fatto che il Ticino si sia ormai conquistato un ruolo rilevante nel commercio internazionale della Svizzera. Un ruolo certificato dai considerevoli volumi delle nostre esportazioni. Questo successo è dovuto innanzitutto a quello spirito imprenditoriale che negli ultimi anni, superando non poche difficoltà, ha saputo consolidare un’articolata diversificazione
produttiva, raggiungendo al tempo stesso un elevato livello di specializzazione in molti settori. Ciò ha permesso alle aziende ticinesi di accrescere la loro competitività sui mercati esteri. Una vocazione internazionale delle nostre imprese sempre più spiccata che, come Cc-Ti, sosteniamo e promuoviamo con servizi mirati di consulenza, informazione e formazione che toccano tutte le problematiche dell’export, con numerose missioni economiche all’estero e con eventi Paese che portano a conoscenza degli imprenditori le opportunità di business su nuovi mercati. Con le aziende operiamo con la convinzione comune che l’economia di una minuscola regione, quale il Ticino, non può avere chances per una vera crescita contando esclusivamente sul ridotto mercato interno, ma solo intensificando gli scambi commerciali con gli altri Paesi. In poche parole, puntando su un’economia aperta che, oltre a garantire sbocchi commerciali per i nostri prodotti, facilita le interazioni con realtà produttive diverse, il confronto con sistemi economici, tecnologie, risorse e bisogni differenti. Una relazione che stimola ulteriormente l’innovazione delle nostre imprese. Tra internazionalizzazione e innovazione c’è infatti un rapporto molto stretto, come attestano numerosi studi. Se l’export incoraggia i processi innovativi, questi ultimi a loro volta permettono poi di accedere a nuovi mercati. Un circolo virtuoso che ha permesso al nostro cantone d’inserirsi in contesti di scambi commerciali sempre più ampi.

La piazza finanziaria va difesa?

L’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino, Presidente FTAF e candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio

È giusto alzare la voce per difendere le banche ticinesi nel recente contenzioso fiscale con l’Italia? Se sì, a chi spetta l’onere di organizzare una linea di difesa? Oppure, le banche vanno lasciate da sole a gestire le eredità del passato come implicitamente sembrano sostenere alcuni osservatori, critici sul loro comportamento? Domande difficili, che si prestano a risposte non univoche ma che, nell’interesse comune, non devono in alcun modo restare inevase. Devo a questo punto confessare il mio stupore: queste domande, fino a ieri, non le ho sentite porre da nessuno. A spaiare il mazzo ci ha pensato Giovanni Merlini, depositando un’interrogazione al Consiglio federale in cui si chiede apertamente come il Governo intenda difendere le banche svizzere, invitandolo inoltre a chiarire i dubbi relativi all’interpretazione nella fattispecie della convenzione fra Italia e Svizzera contro la doppia imposizione fiscale. Portare il problema a livello federale servirà, nella mia opinione, a porre la piazza finanziaria su di una base di partenza più chiara, se non migliore. Una presa di posizione federale consentirà a tutti quegli operatori che sono oggetto di indagine, ma che non hanno ecceduto in comportamenti invasivi in materia transfrontaliera, di dotarsi di convinzioni e di coraggio necessari per difendere se stessi e i propri dipendenti, di cui, concordo con ASIB, i nominativi vanno protetti. Purtroppo, ancora una volta, ci troviamo di fronte alle conseguenze di un accordo, quello del 2015 con l’Italia, concluso da parte svizzera senza mordente e con approssimazione. Eppure, nel 2015 la Svizzera aveva potere contrattuale, disponeva di merci di scambio che oggi non ha più. Al posto di una roadmap per la prosecuzione del dialogo andavano immediatamente ottenuti due accordi. Un primo, sull’accesso al mercato da parte degli operatori finanziari, tema che ancora ci angoscia e di cui non vediamo soluzione. Un secondo, riguardante una amnistia fino al 2015 che scongiurasse potenziali assoggettamenti (non reati) fiscali derivanti da operazioni cross border, la cui necessità sarebbe dovuta essere evidente a chiunque, e la cui conclusione avrebbe costituito un chiaro monito sulla punibilità di comportamenti futuri.

Così non è stato. Di conseguenza ci troviamo a difendere la piazza finanziaria di Lugano da un nuovo attacco. Non la difendiamo per motivi ideologici ma per supportare quei 15.000 posti di lavoro che sono generati dalle banche e in ugual misura dagli operatori fiduciari e parabancari. Posti di lavoro che non si spostano per motivi di fiscalità societaria, che impiegano manopera residente e che pagano stipendi equi.

L’economia è la vera priorità

Vi proponiamo l’opinione di Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti e candidato PPD al Consiglio di Stato

Ora, in questo coro di voci si perde però spesso di vista un aspetto determinante: pur ammettendo che tutti i temi meritino attenzione, alcuni ne meritano di più. La priorità tra i temi è l’ago da non perdere nel pagliaio delle opinioni e delle ricette proposte all’elettorato. E così la domanda che sorge spontanea è una sola: qual è oggi la vera, grande sfida che il Ticino deve affrontare? C’è forse un problema che sta all’origine di molti altri, sul quale dovremmo chinarci con maggior determinazione ed energia? A mio avviso c’è. E da come lo sapremo affrontare dipenderanno le soluzioni di tanti importanti problemi oggi sul tavolo.

Il Ticino sta vivendo una trasformazione profonda. Nel secondo dopoguerra il nostro Cantone ha sperimentato una rapida e consistente crescita economica. Un evento senza pari nella sua storia. Un Cantone che aveva conosciuto il dramma dell’emigrazione si è visto nascere in casa una piazza finanziaria di livello internazionale che ha generato e distribuito, direttamente o indirettamente, una ricchezza di cui tutti, compreso l’ente pubblico, hanno potuto beneficiare. Questa situazione di benessere generata quasi spontaneamente è durata per alcuni decenni, ma oggi purtroppo le cose, volenti o nolenti, sono cambiate e continuano a farlo. Il benessere generale garantito nel passato recente dalla piazza finanziaria non è più assicurato. Tanto che oggi più che mai le nostre scelte politiche diventano determinanti per la tutela del benessere. Perché se un tempo la politica e l’economia cantonale potevano contare a priori su un fondamento solido, oggi le cose stanno diversamente.

Per mantenere il nostro benessere dobbiamo pertanto assicurare all’economia quelle condizioni quadro che le permettano di funzionare al meglio, nell’interesse di tutti noi: le aziende, gli investitori, i lavoratori e le lavoratrici, i liberi professionisti e le loro famiglie. Quando l’economia gira bene tutti ne beneficiamo. Quando rallenta tutti ne soffriamo. Solo un’economia sana ed operativa può creare ricchezza, lavoro e benessere. La politica deve occuparsene prioritariamente. In modo equilibrato, certo, ma consapevole che solo questa è la base su cui è possibile costruire tutto il resto. Garantendo le giuste condizioni quadro, noi dobbiamo permettere all’economia di generare quel benessere al quale non vorremmo doverci disabituare. Tutto il resto ne dipende. È la base del nostro sistema. È un po’ come nella vita di tutti i giorni: con la pancia vuota tutto il resto perde gran parte della sua importanza.

Carenza di manodopera qualificata: che fare?

L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti sulle difficoltà a reperire manodopera qualificata

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Controlli sì, ma…

L’opinione di Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, Presidente Ordine dei Commercialisti del Cantone Ticino, Presidente FTAF e candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio

Della burocrazia e del suo potenziale asfissiante per l’economia si parla spesso, ma taluni sembrano considerarlo un concetto vuoto e puramente teorico. eppure il delirio di regolamentazioni e di controlli a tappeto su ogni attività aziendale è una realtà ben presente. A scanso di equivoci, i controlli ci stanno, ci mancherebbe altro e non avendo nulla da nascondere ben vengano gli strumenti utili a stanare i comportamenti fraudolenti. Ma questo non deve comportare che di fatto si impedisca alle aziende di svolgere il loro lavoro, che, è bene ricordarlo, è finalizzato alla creazione della ricchezza che molti sono abili soprattutto a distribuire. Ritengo quindi più che fondata l’esigenza di giungere alla creazione di uno sportello unico o quantomeno a un coordinamento preciso di tutti i controlli. Si tratterebbe non solo di una scelta di equilibrio ma anche e soprattutto di efficienza dell’attività statale. Avs, iva, verifiche fiscali generali, imposta alla fonte, ispettorato del lavoro, ufficio dell’igiene, commissioni paritetiche, tra non molto i controlli sulle possibili disparità salariali tra uomo e donna e chi più ne ha più ne metta. Un corollario di interventi degni di ben altri sistemi politici molto diversi dal modello elvetico e che sembrano non bastare mai. Certamente necessari ma con parecchi effetti negativi se slegati fra loro, sia per gli ostacoli posti alle aziende sia per il poco razionale utilizzo dei mezzi pubblici.

Ma è così difficile coordinare tutte queste attività? Secondo me no. Nel settore privato vi sono casi illuminanti di diverse certificazioni rilasciate da un unico ente che rappresenta tutti e che può applicare i diversi metri di valutazione per ogni certificazione attribuita. È ovvio che i molteplici controlli esistenti rispondono a basi legali diverse e quindi partono da presupposti differenti, con competenze sparpagliate fra Confederazione e Cantoni. Ma lo scopo finale è quello della verifica del rispetto di regole che sono fondamentalmente note a tutti (legge sul lavoro, assicurazioni sociali ecc.), spesso strettamente legate tra loro, per cui un coordinamento dovrebbe essere possibile, anche in termini di scambio di dati fra i diversi uffici dell’amministrazione. La sacrosanta protezione dei dati non sarebbe rimessa in discussione, visto che si tratterebbe in fin dei conti di portare le unità amministrative a una condivisione delle informazioni di base per operare in maniera coordinata.

Con un po’ di buona volontà e malgrado la necessità di prestare attenzione a talune regole non derogabili quando si tratta di protezione della personalità, la cosa sarebbe fattibile. Non voglio pensare che il sistema dei controlli sia gonfiato artificialmente per alimentare una burocrazia che forse fa comodo ad alcuni. Preferisco pensare che sia il frutto di un contesto sempre più complesso, nel quale ogni tanto si perde la visione d’insieme. Per questo, fermarsi ogni tanto a riflettere può essere utile.

Elezioni cantonali 2019

In vista delle prossime elezioni cantonali del 7 aprile 2019, vogliamo presentarvi i due candidati appartenenti alla nostra associazione mantello: Cristina Maderni, Vice Presidente Cc-Ti, candidata PLRT al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio e Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti, candidato PPD al Consiglio di Stato.

In questo modo teniamo a ribadire l’importanza di un rafforzamento della rappresentanza del mondo economico a livello istituzionale.

Vi presentiamo di seguito le loro opinioni su temi di diversa natura, così da conoscerli meglio ed approfondire alcune questioni di primaria rilevanza.

Cristina Maderni

Michele Rossi