Vi proponiamo l’opinione di Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti e candidato PPD al Consiglio di Stato
Un nuovo anno porta con sé certezze e sorprese. E così, per il 2019 vi è la certezza che sarà un anno politicamente caldo, considerate le imminenti elezioni cantonali e quelle federali ormai alle porte. È altrettanto certo che si parlerà, tra le altre cose, di politica sanitaria, visto che anche quest’anno i costi della sanità aumenteranno.
Come in ogni ambito, anche in quello sanitario, per risolvere un problema bisogna affrontarne le cause. Altrimenti ci si perde in discussioni sterili che non portano a nulla. Ora, quando ci lamentiamo degli aumenti dei premi delle assicurazioni malattia, in verità ci lamentiamo soprattutto del fatto che queste ultime sono chiamate a coprire fatture sempre più elevate di prestazioni sanitarie. La crescita di questi costi è originata da molti fattori su cui è necessario intervenire in modo mirato, alfine di contenere quella che ormai per le economie domestiche è una voce di spesa sempre più problematica.
Purtroppo, spesso la politica si inoltra in dibattiti che deviano l’attenzione dai problemi principali. Si pensi, ad esempio, al sempre ricorrente tema delle riserve delle casse malati, che per alcuni sarebbero responsabili dell’aumento dei premi. In realtà, ogni assicuratore malattia deve disporre per legge delle risorse per coprire tutti i costi originati dagli assicurati – che vanno dal medico, all’ospedale, ai medicamenti,…– più una “riserva”, che ammonta a circa 3 mesi di prestazioni ipotetiche da pagare. Si tratta di riserve che la legge impone. Vanno previste e servono quale ammortizzatore di un sistema che deve funzionare nel tempo. Inoltre, tenuto conto che gli utili sulle assicurazioni base sono vietati dalla LAMal, qualora un’assicurazione accumulasse delle riserve oltre alle prescrizioni legali, non può comunque trattenerle quale profitto, ma l’anno successivo le deve compensare a vantaggio degli assicurati.
In questo tanto importante quanto complesso ambito della politica non dobbiamo quindi perdere di vista le cause effettive dei nostri problemi, ossia l’aumento delle prestazioni sanitarie. Bisogna intervenire laddove si ottengono risultati concreti a favore degli assicurati e non limitarsi a puntare il dito verso situazioni mediaticamente ghiotte ma non centrali ai fini delle soluzioni. Sotto questo aspetto l’iniziativa lanciata dal PPD ( “Iniziativa per un freno ai costi”) offre la possibilità concreta di iniziare una seria discussione per affrontare il problema, e di venire dunque in aiuto del ceto medio che più di altri soffre dell’aumento delle spese.
Che il 2019 permetta alla politica sanitaria di concentrarsi veramente all’essenziale? E che dunque si possa dibattere su soluzioni vere a questa sfida, come sul sistema di finanziamento uniforme tra cure stazionarie e ambulatoriali, il tariffario dei medici, il prezzo dei medicamenti, la redistribuzione delle risorse e, perché no, la prevenzione? In mezzo a tutte le certezze sarebbe un auspicio e, per una volta, una piacevole sorpresa.