Servono anche aiuti a fondo perso per salvare aziende e occupazione

L’impegno della Camera di commercio e dell’industria per sostenere le imprese e limitare i rischi di una grave recessione

© FOXYS FOREST MANUFACTURE/SHUTTERSTOCK.COM

L’inchiesta congiunturale condotta dalla Camera di commercio e dell’industria presentata nel mese di gennaio, aveva messo in evidenza, in tempi non sospetti, una certa flessione degli investimenti da parte delle aziende. Il drammatico momento sociale ed economico che stiamo vivendo frenerà purtroppo ulteriormente la capacità di investimento, con riflessi negativi su tutto il sistema economico. In questo contesto è significativa l’affermazione di qualche giorno fa del direttore del KOF, Jan-Egbert Sturm, secondo il quale «Tutto ciò che non viene fatto oggi, costerà più caro domani». Secondo il professor Sturm, per contrastare l’impatto dell’emergenza Coronavirus sull’economia, la Confederazione dovrebbe valutare una misura più marcata e mirata, non solo quella dei prestiti garantiti, ma anche quella dei contributi a fondo perso. «Se molte aziende saranno eccessivamente indebitate dopo la crisi – ha spiegato – non investiranno negli anni a venire. Non si disporrà di denaro per l’innovazione.

L’economia crescerà con meno forza e le imprese svizzere saranno inevitabilmente meno competitive di quelle estere». Malgrado ciò il buon livello di autofinanziamento rilevato in generale in Svizzera e anche in Ticino, come emerso regolarmente in questi anni dai nostri rilevamenti effettuati presso le nostre aziende. Chiaro però che situazioni estreme come quella attuale scombinino tutti i parametri. Ragione per la quale, a tutela del sistema economico e dell’occupazione, riteniamo che anche gli aiuti a fondo perso possano essere una risposta importante, ovviamente con interventi mirati. Del resto, lo stesso Consigliere federale Maurer non ha escluso a priori tale possibilità. Ha infatti menzionato il fatto che già attualmente determinati casi considerati di rigore saranno trattati in modo particolare e che, a bocce ferme dopo la fase acuta di crisi, si procederà a una valutazione delle varie situazioni ed eventuali soluzioni a fondo perso non sono escluse. Un’apertura importante, sebbene non immediata. Il problema è che nel breve termine, nonostante le grandi difficoltà già marcatamente palpabili, moltissime piccole e medie aziende non ricorreranno ai crediti messi sino a questo momento a disposizione, per la legittima paura di indebitarsi eccessivamente, quindi l’argomento del fondo perso potrebbe arrivare troppo tardi. Di fronte al pericolo di una devastante recessione globale, un ulteriore autorevole appello per una manovra decisa della politica di sostegno all’economia è arrivato da Olivier Blanchard, ex capo economista del Fondo monetario Internazionale: «… servono aiuti diretti a fondo perso». Sulla stessa linea di pensiero di Sturm e Blanchard, ci sono tanti altri economisti, scuole differenti, dei nostri Politecnici federali, tutti allineati sul fatto che in una situazione di profonda incertezza economica, molte aziende, soprattutto le piccole imprese, difficilmente attingeranno ai crediti garantiti dallo Stato.

È infatti più che comprensibile e legittimo il timore di assumersi un debito, seppure iniziale interesse zero e rimborsabile in cinque anni, che dovrà comunque essere restituito, senza nessuna certezza di ripresa a corto- medio termine dei propri affari. Per migliaia di aziende, anche quelle che non avevano alcun problema finanziario, le perdite accumulate durante il fermo o il rallentamento dell’attività produttiva, sommate all’onere di un nuovo debito e agli insufficienti guadagni, nel futuro corso di un lento ritorno alla normalità, rappresentano una miscela esplosiva che potrebbe far «saltare» i bilanci. In poco meno di un mese e mezzo in Svizzera la produzione è crollata del 25% e l’orario ridotto coinvolge già oltre un milione di dipendenti. Gli scenari delineati in un recente intervento del Consigliere Federale Guy Parmelin sono inquietanti: una possibile contrazione del PIL del 10% e un aumento della disoccupazione sino al 7%. Percentuali che potrebbero tradursi in una devastante instabilità dell’economia svizzera e ticinese. Riconoscere dei contributi a fondo perso alle aziende in difficoltà, come si è fatto in passato con diverse attività pubbliche o para pubbliche, non significa fare dei regali agli imprenditori, ma molto più concretamente mirare a salvare centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro. Resta inteso che ci vogliono grandi cautele e riflessioni ponderate per evitare l’eventuale dispendio di denaro a favore di aziende senza prospettive. Siamo comunque convinti che esistano gli strumenti necessari per stabilire e utilizzare criteri sufficientemente attendibili per un’attribuzione oculata degli aiuti a fondo perso. Del resto, come detto in precedenza, lo stesso Consiglio federale ha lasciato intravvedere qualche considerazione in questa direzione, parlando di «attenzione» sul tema delle modalità di restituzione dei prestiti erogati. Riflessioni e considerazioni dei tempi che verranno.

Come ripartire?

Come ci hanno insegnato queste difficili settimane, la salute pubblica ha la priorità assoluta e anche il mondo economico ha seguito alla lettera quanto indicato dalle autorità a tutela della popolazione.

D’altra parte è innegabile che sarebbe stato e sarebbe tuttora un grande errore fermare completamente il sistema economico, perché, «banalmente» occorre approvvigionarsi, disporre dei servizi essenziali, ecc.. Nell’interesse di tutta la popolazione e in primis di coloro che al fronte lottano per salvare vite. Come sempre è una questione di equilibrio, nello specifico fra la giusta protezione del bene supremo della salute e le attività che permettono, fra le altre cose, anche il funzionamento del sistema che se ne prende cura. È d’interesse generale avere un’economia che marcia, anche se a regimi minimi. Un equilibrio non facile da trovare ma non certo impossibile, soprattutto se caratterizzato dalla buona volontà di tutti di lavorare insieme, per il bene comune e nella stessa direzione.

Soluzioni differenziate

Negli ultimi anni abbiamo sempre sottolineato quanto sia importante poter disporre di un tessuto economico diversificato, con molti settori a convivere e a intersecarsi fra di loro. Per la stessa ragione, a differenza di quanto avviene per altri cantoni svizzeri con economie più «monotematiche», può diventare più impegnativo trovare soluzioni che possano essere «calzanti» per tutti. Già dall’inizio dell’attuale crisi sono emerse, legittimamente, le differenze fra i vari settori. Ad esempio l’edilizia e l’artigianato, a essa legato, si sono schierati per la chiusura del loro settore. Mentre i vari ambiti industriali erano e sono tutt’ora orientati a poter mantenere attive almeno parte delle loro attività a causa dei forti legami con il resto della Svizzera e l’estero, con fornitori e clienti disseminati in ogni parte del globo. Gli stessi problemi si ripresenteranno nella scelta dell’orientamento verso una situazione più normale, se di normalità si potrà parlare a breve termine. Fondamentale sarà l’approccio differenziato d’intervento e una grande flessibilità da parte di tutti, non solo delle imprese. Tutti gli attori del sistema devono comprendere che occorrerà ragionare quasi caso per caso, a chinandosi sui vari settori di attività e sulla loro composizione. Il mondo delle imprese è una realtà interconnessa: per una grande struttura che va in affanno, decine di imprese legate a questa attività andranno a loro volta in difficoltà o, purtroppo, non ce la faranno. Ragionare per compartimenti stagni e con l’illusione di facili soluzioni generalizzate valide per tutti sarebbe un errore fatale, un’utopia. Se nel momento di crisi più acuto vi è stato un denominatore comune legato alle difficoltà di liquidità, la riapertura delle attività presenterà invece una realtà più complessa. Ci sarà infatti chi dovrà lottare per riconquistare la clientela e far ripartire la macchina, come potrebbe essere il caso di taluni commerci e l’albergheria, ristorazione ecc. Altri invece dovranno gestire probabilmente masse di lavoro enormi per recuperare ritardi accumulati in questo eccezionale periodo, come potrebbe essere il caso dei parrucchieri, dei fisioterapisti, ecc..

Aiuti finanziari ma non solo…

Occorrerà quindi identificare e ponderare l’equilibrio fra misure finanziarie di rilancio per sostenere il nostro territorio e regolamentazioni «ad hoc» per orari, gestione del personale ecc.. Manovre che dovranno sovrapporsi e contrastare questo sentimento d’incertezza e timore. Non si può identificare con una scadenza questo duro lavoro che ci attende, viste le tante variabili che sta presentando questo virus, che non conosce confini e che sta mettendo in ginocchio socialmente ed economicamente il mondo. Si tratterà di adattare nuovamente in modo impensabile sino a mesi fa, i propri modelli di business. «I nostri sono dei seri problemi e di persone serie abbiamo bisogno» (citazione dal film «Il Presidente», del 1995). Le aziende ticinesi hanno già dimostrato in differenti modi e occasioni di essere quelle persone e di avere le carte in regola per riuscire. Il nostro tessuto ha dimostrato un avanzato civismo e vuole fortemente esserci.

Urgente necessità di chiarezza

Comunicato stampa della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino di mercoledì 25 marzo 2020

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino ribadisce la fiducia nell’operato delle autorità, soprattutto per le questioni inerenti gli aspetti sanitari, rigorosamente rispettati in questi giorni. A seguito dell’odierna comunicazione del Consiglio federale, prendiamo atto che Confederazione e Cantone stanno cercando una soluzione comune per la questione delle misure restrittive adottate dal Consiglio di Stato. Ci attendiamo che venga fatta chiarezza al più presto e che, qualsiasi soluzione verrà concordata, tuteli la salute delle cittadine e dei cittadini e al contempo non comporti svantaggi per le aziende e le lavoratrici e i lavoratori ticinesi.

Cc-Ti e OATI affrontano insieme la sfida del coronavirus

Comunicato stampa della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino e dell’Ordine degli Avvocati del Canton Ticino di venerdì 20 marzo 2020

In data odierna, 20.3.2020, la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) e l’Ordine degli Avvocati del Canton Ticino (OATI) hanno deciso di iniziare un dialogo strutturato al fine di affrontare in modo coordinato l’emergenza coronavirus.

A tale scopo procederanno ad individuare le criticità per le aziende dovute alla situazione attuale e proporre soluzioni a carattere giuridico nel breve e nel medio termine.

Concretamente si tratta di individuare strumenti legali già a disposizione, proporre la modifica di norme esistenti ma non adatte alla situazione straordinaria, e adottare nuove norme che possano aiutare le aziende in quest’emergenza così come sul medio termine.

Le persone di riferimento per le due organizzazioni sono l’Avv. Michele Rossi (Cc-Ti) e l’Avv. Sascha Schlub (OATI).

Le Camere di commercio e dell’industria svizzere unite nella lotta al Coronavirus

Comunicato stampa Cc-Ti/SHIK – Due ulteriori misure a sostegno dell’economia di tutti i Cantoni

La Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti), di cui Direttore Luca Albertoni presiede l’Associazione delle Camere di commercio e dell’industria svizzere (SIHK-CCIS), si è fatta promotrice di alcune ulteriori misure auspicabili in tutti i Cantoni.

In questa fase è infatti fondamentale garantire la liquidità delle aziende ed evitare danni irreparabili.  Tutte le Camere di commercio e dell’industria svizzere, ognuna nelle rispettive regioni, chiederanno le seguenti misure, in aggiunta a quelle già anticipate dalla Cc-Ti negli scorsi giorni.

  • La creazione di aiuti speciali a fondo perso per la copertura dei costi fissi aziendali, che non sono coperti dalle indennità di lavoro ridotto e che non riguardano gli stipendi.
    Si tratta in particolare dei costi di locazione, di leasing, ipotecari, ecc.  Tale misura volge a completare le richieste da noi precedentemente formulate, di estendere le indennità per lavoro ridotto agli indipendenti.  

  • Le Camere di commercio e dell’industria svizzere invitano i rispettivi governi cantonali a sospendere con effetto immediato ogni procedura di incasso dello Stato. I governi cantonali sono invitati a chiedere alle autorità competenti di applicare tale principio anche per quanto riguarda l’AVS e l’IVA.
    Tutte le richieste di acconto pendenti devono essere annullate.

La Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia ticinese, ribadisce e sostiene le varie proposte espresse in questi giorni dalle associazioni di categoria.

Invitiamo le aziende a utilizzare solo i canali d’informazione ufficiali delle autorità cantonali e federali, ed a osservare scrupolosamente i divieti vigenti e le limitazioni alle attività essenziali (di norma limitate a servizi di picchetto).

Sono al vaglio ulteriori misure che verranno presentate a breve.

Due misure immediate a sostegno dell’economia

Comunicato stampa di domenica 15.3.2020: per la Cc-Ti è urgente adottare ulteriori provvedimenti

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, che rappresenta tutti i settori economici dell’economia cantonale, segue ovviamente ora per ora la situazione che si è creata a causa del Coronavirus e opera sette giorni su sette a sostegno dei propri associati confrontati con una situazione straordinaria, imprevista e drammatica.

Considerate le prime misure disposte dal cantone relative alle attività economiche, esprimiamo soddisfazione per il fatto che alcune nostre proposte espresse negli scorsi giorni siano già state riprese, come la richiesta di estensione del lavoro ridotto agli indipendenti e la rinuncia agli interessi di mora sugli acconti fiscali.

Ovviamente la tutela della liquidità richiede ulteriori importanti misure a breve, medio e lungo termine. Tenuto conto delle misure entrate in vigore oggi che vietano per legittimi motivi sanitari talune attività economiche, a nostro giudizio è urgente adottare queste ulteriori misure:

  1. Presunzione del diritto alle indennità per lavoro ridotto per quelle attività chiuse per ordine statale. Ciò significa in concreto che per le aziende di questi settori le indennità devono essere erogate senza la necessità di presentare particolari documenti, perché l’azzeramento del fatturato è un fatto incontestabile che non necessita di ulteriori dimostrazioni.
  2. Preso atto che determinate attività dello Stato sono state giustamente sospese, chiediamo che le forze lavoro così liberate vengano destinate, previa adeguata e rapida formazione, all’evasione delle urgenti e crescenti pratiche a sostegno dell’economia.

La Cc-Ti sta elaborando ulteriori richieste più strutturate che verranno presentate nei prossimi giorni, d’intesa con tutti i settori economici.

Ringraziamo il Governo cantonale che, pur richiedendo sacrifici importanti, sta cercando di tutelare la salute pubblica e, congiuntamente e nel limite del possibile, l’economia. Ringraziamo al contempo tutte le imprenditrici e tutti gli imprenditori che in questo momento, con grande senso di responsabilità, stanno compiendo sforzi molto importanti nell’interesse della collettività.

Aziende ticinesi fra apprensione per la salute e conseguenze pesanti per l’economia

La Cc-Ti, associazione-mantello dell’economia ticinese, condivide le preoccupazioni della popolazione ticinese per i pericoli rappresentati dal Coronavirus

Le aziende ticinesi hanno finora dimostrato grande senso di responsabilità, seguendo in maniera molto scrupolosa le raccomandazioni delle autorità. Da un punto di vista economico, le conseguenze in alcuni ambiti sono già molto presenti e la durata dell’emergenza sanitaria avrà un peso decisivo per le proporzioni degli impatti negativi.

L’associazione-mantello dell’economia ticinese, in rappresentanza dei suoi 1’000 soci individuali e delle 45 associazioni di categoria, è vicina alla popolazione ticinese nella difficile battaglia che tutti insieme dobbiamo affrontare per limitare i danni alla salute causati dal Coronavirus. A torto si accusano spesso le aziende di scarsa sensibilità verso il territorio, dimenticando che esse sono composte da donne e uomini, cittadine e cittadini. In queste prime settimane difficili le aziende hanno del resto dimostrato grande senso di responsabilità, ponendo quale priorità la tutela della salute dei propri dipendenti e attuando, senza riserve, le misure raccomandate dalle autorità cantonali e federali. Cercando quindi di svolgere il ruolo di “sentinelle” sul territorio, in grado di individuare e isolare tempestivamente collaboratrici e collaboratori malati, contribuendo quindi in modo fattivo alla limitazione della diffusione del virus. Per quanto riguarda il personale, sono state prese molte misure per gestire la situazione (telelavoro laddove possibile, vacanze anticipate, ecc.), ma nessuno ha considerato l’ipotesi di licenziamenti a breve.

La Cc-Ti ha da subito assicurato alle autorità la massima disponibilità e collaborazione, mantenendo costantemente aperto il canale comunicativo con gli esperti e seguendone le istruzioni. La parte essenziale del nostro lavoro è quindi stata dedicata in queste prime fasi ai contatti con le autorità e alle relative informazioni puntuali, costanti e dirette agli associati, per contribuire a sostenere quanto indicato dalle persone competenti. Volutamente abbiamo limitato la comunicazione pubblica al di fuori della cerchia degli associati, per non creare confusione o tensioni con informazioni che nulla avrebbero aggiunto alle informazioni fondamentali e ufficiali per le cittadine e i cittadini.

Dopo questa prima difficile fase, è già il momento di segnalare le prime importanti difficoltà riscontrate dall’economia ticinese. Ciò non significa voler mettere l’economia davanti alla salute, come taluni superficiali osservatori tentano polemicamente di attribuire alle parti, ma semplicemente di sottolineare quelle che sono le situazioni economiche che necessitano di attenzione, perché in assenza di attività produttive diventa anche difficile poter finanziare le essenziali misure a protezione della salute di tutti.

Il delicatissimo momento colpisce un’economia che, pur essendo solida grazie a un tessuto economico diversificato, è toccata in maniera trasversale, nessun settore escluso. Il che è molto preoccupante e costituisce una realtà molto diversa dalle ultime grandi crisi conosciute, che di regola si concentravano su alcuni settori specifici.
Con effetti a cascata anche su altri, ma nessuna situazione recente è paragonabile a quella che stiamo affrontando in termini di velocità, intensità e, appunto, trasversalità. Questo elemento è gravissimo, perché si tratta di una crisi che può colpire e indebolire tutto il sistema economico, senza eccezioni e in poco tempo.
Oltretutto viene a inserirsi in un contesto in cui le aziende, come abbiamo ravvisato nella nostra inchiesta congiunturale presentata a gennaio, lavorano da tempo con margini ridotti a causa della forza del franco. La frenata degli investimenti era stata una prima conseguenza, ora questa situazione che colpisce con violenza e rapidità la liquidità delle aziende, con molte che si sono fermate da un giorno all’altro, ha già conseguenze economiche estremamente pesanti.

Preoccupa in modo particolare la situazione di molte piccole imprese legate ad esempio all’eventistica che, come nel resto della Svizzera, si trovano nell’impossibilità di lavorare a causa dell’annullamento improvviso di quasi tutte le manifestazioni pubbliche e private. Ma tutti i settori vivono momenti difficili o anche drammatici. Il commercio al dettaglio, escludendo gli alimentari che beneficiano parzialmente del recupero di molte clienti che non si recano più in Italia per gli acquisti, conosce un crollo quasi totale per la parte non legata ai beni di prima necessità. Le difficoltà per il settore turistico in senso ampio (alberghi, ristoranti, turismo in genere) è sotto gli occhi di tutti, come del resto tutto l’ampio ed eterogeneo mondo dei servizi. Per l’industria, che in alcuni ambiti aveva già subito un rallentamento nei mesi scorsi e che è molto confrontata al franco forte, la situazione è analogamente delicata. Per talune realtà aziendali, già colpite dalla situazione di stallo in Cina per questioni produttive e di approvvigionamento, si prospettano blocchi di attività totali dai costi elevatissimi, solo difficilmente recuperabili. Edilizia e artigianato sono di fatto fermi.

Facile comprendere che le conseguenze economiche sono già molto importanti e lo saranno ancora di più, tanto più lunga sarà la durata di questa situazione eccezionale. Quanto a possibili rimedi, non vi sono ricette facili perché, dal punto di vista della nostra associazione-mantello, occorrerebbe individuare soluzioni rapide, di facile attuazione e che valgano per tutti i settori (le rivendicazioni settoriali sono compito delle associazioni di categoria e da posticipare).
A parte l’indiscutibile utilità del lavoro ridotto, servono soprattutto sostegni alla liquidità, che è il problema più urgente. Le aziende si sono già mosse ad esempio per negoziare con le banche eventuali dilazioni per i pagamenti di leasing e ipoteche. Alla stessa stregua si devono ipotizzare dilazioni anche da parte dello Stato. Per quanto riguarda la realtà cantonale, chiediamo che vengano azzerati gli interessi passivi sul ritardato pagamento degli acconti fiscali e ci attiveremo presso la Confederazione affinché questo avvenga anche sugli acconti dell’AVS e i versamenti dell’IVA in caso di dilazioni di pagamento. Non certo per non ottemperare agli obblighi legali, ma per ovviare a una situazione eccezionale che richiede misure eccezionali. Concessioni che però non stravolgano il sistema, né costituiscano per lo Stato perdite troppo consistenti e che, con una certa tolleranza, possano essere introdotte in maniera rapida e senza troppe formalità.

Gli attuali sforzi di tutti serviranno a recuperare in fretta quello che abbiamo costruito in Ticino e che sarà una base  importante per una pronta ripartenza in un futuro che speriamo molto prossimo.

Mantenendo fede alla nostra linea di comunicare in maniera strutturata e solo quando vi sono informazioni da condividere, evitiamo di intasare i media con prese di posizione prive di contenuti a voi utili. Anche in questo modo pensiamo di contribuire a facilitare il già delicato lavoro delle Autorità, esposte a continue sollecitazioni in questo momento storico davvero arduo. Ribadiamo la nostra completa fiducia nell’operato delle Autorità cantonali e federali e l’invito a seguire solo i canali di informazione ufficiali.

Obiettivi ideali e realizzabili

Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, parla della ‘Responsabilità sociale delle imprese’.

La Giornata dell’economia dedicata alla responsabilità sociale delle aziende (CSR) ha fornito spunti interessanti e che meritano di essere sviluppati e approfonditi, tenuto conto che le nostre aziende, nel contesto nazionale, hanno dimostrato di essere su buoni livelli e certamente non inferiori a quelli delle altre regioni elvetiche. Al di là degli obiettivi e dei buoni propositi, vi sono però alcuni trabocchetti da considerare per non vanificare i principi, spesso realizzati inconsapevolmente nell’attività quotidiana anche da chi sembra apparentemente essere distante dal tema. Prima insidia da evitare è l’abuso del termine “azienda virtuosa”, perché l’associazione mentale secondo cui gli altri sono automaticamente non virtuosi (e quindi magari criminali) incombe sempre. In altre parole, per essere concreti, è certamente virtuoso chi crea la palestra per i propri dipendenti, ma chi non ce l’ha non deve per forza essere “messo alla gogna”. Forse semplicemente perché non può o sarebbe una pratica che non rispecchia le esigenze della propria realtà, oppure pratica la CSR in altro modo, a esempio, banalmente, gestendo con grande flessibilità assenze dovute a visite mediche, impegni familiari, ecc..
È in questo contesto che il virtuoso non rende gli altri automaticamente poco virtuosi. Nello specifico il virtuoso applica misure che vanno oltre  gli obblighi legali, che meritano la meritata attenzione. Ma chi si “limita” a rispecchiare le leggi o sceglie altre misure meno spettacolari, spesso perché non ha altra scelta, deve avere il suo giusto riconoscimento. Anche l’applicazione pratica di talune misure spacciate genericamente come semplici e virtuosissime, va comunque valutata con attenzione. Prendiamo il telelavoro, osannato come panacea, per esempio, contro l’aumento del traffico. Tutto giusto, ma teniamo in considerazione che molte aziende non possono applicarlo. Difficile, malgrado il progresso tecnologico, immaginare il telelavoro per opere di cantiere, ma non per questo edilizia e artigianato sono nello specifico meno bravi di altri. Pure in ambiti in cui il telelavoro è tecnicamente fattibile, esso implica comunque molti risvolti, fra cui quelli giuridici concernenti la sicurezza degli impianti in azienda e al domicilio del dipendente, la protezione dei dati, il rilevamento del tempo di lavoro e delle pause, ecc.. Aspetti questi sempre da regolamentare e che non sono sempre di facile applicazione. Questo non significa che non si possa fare, ma è bene essere coscienti della “realtà” dietro a talune ricette che sembrano semplici. Soprattutto quando si parla di responsabilità sociale e la tentazione di dividere in buoni e cattivi è
particolarmente allettante.

La Cc-Ti dedica un evento al tema della CSR, il prossimo 2 marzo a Mendrisio. Informazioni e iscrizioni direttamente sul nostro sito.

Dati attesi e non disattesi!

Vi proponiamo l’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti sul tema CSR – aziende ticinesi.

Sono spesso coinvolto nelle riflessioni di persone che mi comunicano la loro impressione di aziende non attente o non rispettose del nostro territorio, pensando che il solo progetto imprenditoriale oggigiorno sia finalizzato unicamente e sempre alla resa finanziaria. La vita di ogni settore, congiuntamente a quella dei propri attori, può incorrere, a volte loro malgrado, in comportamenti non costruttivi, non corretti e quindi anche sanzionabili. Ma per la maggior parte, questo non è ciò che rileviamo.

Più utile e propositivo sarebbe, quindi, ravvisare le tante condotte (sono la maggioranza) davvero degne di nota. Non è un caso che dai dati raccolti unitamente alle altre Camere di commercio e dell’industria svizzere, le aziende ticinesi sono ben posizionate in termini di responsabilità sociale delle aziende (CSR). Questo potrebbe sorprendere coloro che, ma solo loro, non sono stati attenti a quanto accaduto nel tempo nelle nostre realtà. È incontestabile riconoscere quanto viene già fatto nell’ottica delle misure che, nel contesto dell’attività economica, hanno un impatto sociale e ambientale di rilievo. In un quadro oggettivamente difficile, contraddistinto da un contesto internazionale nervoso, da protezionismi crescenti, da cambiamenti epocali dei modelli di business imposti soprattutto da una rapidissima evoluzione tecnologica, il fatto che gli investimenti legati alla CSR siano su livelli di assoluto rispetto è un risultato accertato e assolutamente positivo.

Non dimentichiamo il fatto che, da un punto di vista generale, assistiamo a una certa contrazione degli investimenti, legati alle difficoltà summenzionate, ma anche, inevitabilmente, all’erosione dei margini di utile in atto da diversi anni e che regolarmente abbiamo segnalato. Questa diminuzione ha ridotto i margini d’azione aziendali, ma ciò non ha impedito alle imprese di applicarsi nei propri compiti e adoperarsi anche e soprattutto nell’ambito ambientale. È comprensibile che per le aziende con dimensioni più grandi, i mezzi a disposizione siano maggiori e le possibilità di disporre misure di tipo ambientale o sociale abbiano un’opportunità di realizzazione più concreta. Dobbiamo però stare molto attenti a non dimenticare l’importanza del ruolo delle piccole e medie imprese. Queste realtà imprenditoriali contribuiscono attivamente con misure, magari meno spettacolari ma altrettanto importanti, al benessere del territorio offrendo, ad esempio, “semplicemente” posti di lavoro in tante località, anche discoste, del nostro Cantone.

Il dibattito attorno al tema della CSR è certamente molto importante e legittimo quando volge a tenere alta l’attenzione e la sensibilità sul tema. È un argomento molto differenziato che offre spunti e soluzioni davvero puntuali per ogni esigenza. Rinchiuderlo in una sola definizione lo svilisce e può accadere, senza ragione, di lavorare d’accetta (come purtroppo è spesso costume fare) criminalizzando chi magari, sul piano teorico, non rientra esattamente in taluni schemi (per altro sovente molto soggettivi).

Spesso, come diceva Voltaire, “il meglio è nemico del bene”, per cui l’illusoria ricerca della perfezione per tutti e a ogni costo può causare danni maggiori dei presunti mali da curare. Ogni passo di ogni singolo per il bene comune è da valorizzare al massimo, specialmente in un’epoca dove è già molto difficoltoso “camminare”.

La Cc-Ti incontra la Console generale svizzera a Milano, Sabrina Dellafior

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, insieme ad altri rappresentanti del mondo economico cantonale, ha ricevuto oggi la Console generale svizzera a Milano.

Da sin. Chiara Crivelli, Michele Rossi, Sabrina Dellafior e Sandra Caluori .

Sabrina Dellafior, è succeduta a Félix Baumann lo scorso agosto 2019. La Console era accompagnata dalla Console generale aggiunta, Sandra Caluori. L’incontro conoscitivo ha permesso la discussione su temi d’attualità d’interesse reciproco per le relazioni economiche tra il Ticino e il Nord Italia. All’incontro hanno partecipato l’Associazione Bancaria Ticinese (ABT), l’Associazione Industrie Ticinesi (AITI), la Camera Ticinese Economia Fondiaria (CATEF), l’Associazione dei grandi distributori ticinesi (DISTI), economiesuisse, la Società Svizzera Impresari Costruttori Sezione Ticino (SSIC TI) e l’Unione svizzera degli imprenditori (USI). La Console Dellafior ha sottolineato l’importanza della comunicazione e dei rapporti tra il Consolato svizzero e gli operatori economici ticinesi.