Rock Economy

Proseguono i podcast della Cc-Ti con Radio Ticino. A disposizione la 35° puntata con il titolo “Caleidoscopio Ticino”. Con Luca Albertoni, dir. Cc-Ti, Angelo Chiello di Radio Ticino. Disponibile anche su Spotify!

Online tutte le puntate (1-35) del podcast. Buon ascolto!


Per sorridere, si mettono in movimento 16 muscoli, per arrabbiarsi 65… fai ECONOMIA, sorridi!
Chiacchierate, aneddoti, tanti fatti, poca politica… Un modo un po’ giocoso ma serio per condividere l’economia, perché l’economia siamo tutti noi.

Ascolta il podcast su Radio Ticino, a cura della Cc-Ti con Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti e Angelo Chiello di Radio Ticino.
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Risultati inchiesta congiunturale 2024/2025

2024: bene i servizi, difficoltà per alcuni settori industriali

Le tendenze generali dell’economia ticinese ricalcano quelle delle altre regioni svizzere

Nel 2024 i risultati delle aziende ticinesi sono stati in generale soddisfacenti, anche se, rispetto al 2023, vi è stata una flessione dovuta soprattutto alle difficoltà per le aziende del settore industriale, legate al difficile contesto internazionale e in particolare alla forte crisi economica della Germania. Per il 36% delle aziende l’andamento è stato sufficiente (40% nel 2023), per il 34% buono (35% nel 2023) e per il 4% eccellente (2% nel 2023). Il settore dei servizi ha registrato risultati migliori di quello secondario (77% di risultati di segno positivo contro il 67%), in linea con le previsioni espresse a fine 2023.
Per il 2025 la tendenza resta sostanzialmente simile, con maggiori difficoltà per le aziende del settore secondario rispetto a quelle del terziario. Si riscontra l’identica tendenza in tutte le altre regioni svizzere.  

Malgrado le difficoltà, il livello degli investimenti, parametro fondamentale nell’ottica della competitività delle aziende e del territorio è rimasto complessivamente stabile, confermando i valori fatti registrare nel 2023, con il 46% delle aziende che ha dichiarato di avere effettuato investimenti. Questo benché sia scesa in maniera marcata la percentuale per le aziende del settore secondario (dal 67% al 60%). La media generale rappresenta un consolidamento degli investimenti rispetto agli anni difficili della pandemia, che avviene malgrado un contesto internazionale molto instabile, catene di approvvigionamento più complesse e costose e rincari diffusi (materie prime, energia, ecc.). Resta aperta la questione della costante erosione dei margini, in atto da diversi anni, che al momento non sembra avere però effetti eccessivi. Il buon grado di investimenti, comparato anche a quello delle altre regioni svizzere, costituisce un importante segnale di fiducia verso il territorio.

L’autofinanziamento, altro parametro a cui prestiamo sempre particolare attenzione per comprendere lo stato di salute delle imprese, si è confermato stabile anche per il 2024, con il 34% delle aziende che lo considera buono e il 36% che lo ritiene soddisfacente.

Le previsioni per il 2025, in parte difficili a causa del forte panorama di incertezza internazionale e di diverse iniziative politiche interne che creano notevole insicurezza, sono improntate a una sostanziale stabilità, sebbene prevalga una maggiore prudenza rispetto al passato. Il 71% delle imprese prevede un andamento da sufficiente a buono nel primo semestre del 2024 e leggermente migliore per il secondo semestre. Più preoccupante per contro il dato concernente gli investimenti previsti, con il 39% delle aziende che manifesta tale intenzione, in calo rispetto al 2024 (46%). Anche qui pesano particolarmente le difficoltà di taluni settori industriali.

Come avviene regolarmente da quando vengono effettuati questi rilevamenti, i risultati del 2024 e le attese per il 2025 sono in linea con quanto rilevato negli altri Cantoni.

Analisi dei risultati nello specifico

1. Andamento generale degli affari

L’andamento generale degli affari nel 2024 è risultato di segno tutto sommato positivo, benché, come previsto a fine 2023, leggermente inferiore al passato. Il 74% delle imprese (77% nel 2023) ha valutato in maniera favorevole l’andamento degli affari nello scorso anno (soddisfacente per il 36% delle aziende, buono per il 34%, eccellente per il 4%). Sul fronte delle aziende esportatrici i dati sono, senza sorprese, leggermente inferiori, sebbene restino ancora di buon livello, con il 36% delle aziende che definisce l’andamento soddisfacente e il 28% che lo considera buono e il 3% eccellente (per un complessivo 67%).

La differenza con il settore dei servizi è facilmente spiegabile con le difficoltà nell’ambito delle esportazioni. Difficoltà che fortunatamente non sono generalizzate, ma colpiscono solo taluni settori, in particolare l’industria MEM per la parte metallurgica e metalmeccanica, come sottolineato da Swissmem qualche settimana fa: Industria tecnologica: la crisi continua – Swissmem. Dato che le nostre aziende sono strettamente legate all’esportazione, direttamente o indirettamente attraverso le collaborazioni con altre imprese elvetiche, il risultato deve essere considerato “normale” ed era atteso. In effetti, per questi ambiti industriali, la Germania, in grave difficoltà, rappresenta ancora il primo mercato di esportazione.

Per le previsioni sull’andamento degli affari a breve termine, cioè̀ per i prossimi 6 mesi, le cifre sono sostanzialmente stabili, con il 38% delle aziende che si attende un’evoluzione sufficiente e il 33% che prevede un andamento buono (il 2% prevede un’evoluzione eccellente, in totale quindi abbiamo un 73% di previsioni di tendenza favorevole). Anche qui il settore secondario è più negativo, con “solo” il 64% di attese positive. Chi esporta è tendenzialmente più negativo di chi opera solo sul mercato interno (la differenza, a dipendenza della parte di export della cifra d’affari, varia dai 7 ai 12 punti).

Per il secondo semestre del 2025, le previsioni sono di un’evoluzione soddisfacente per il 41% delle aziende e l’andamento buono si attesta sul 34% (eccellente per il 2%, per un totale del 77%). Anche qui quanto espresso dal settore secondario è inferiore al terziario (71% contro il 79%), anche se le aspettative per il secondo semestre del 2025 risultano essere migliori di quelle del primo semestre.

2. Margine di autofinanziamento delle imprese

I valori del margine di autofinanziamento delle aziende sono sempre osservati con attenzione particolare, trattandosi di un indicatore importante dello stato di salute delle imprese e quindi anche della capacità competitiva del sistema in generale. Il valore è in crescita rispetto al 2023, con il 78% delle imprese che giudica positivamente il margine di autofinanziamento (36% soddisfacente, 34% buono, 8% eccellente). In questo ambito non si osservano differenze marcate fra settore secondario e terziario, né fra aziende di piccole e grandi dimensioni. Il dato è evidentemente importante anche nell’ottica della capacità di investimento.

3. Investimenti

Gli investimenti si confermano in media su livelli stabili, con il 46% delle aziende che segnala investimenti, malgrado la flessione nel settore secondario (60% dopo il 67% del 2023) che tocca le aziende di tutte le dimensioni. Visto quanto detto in precedenza, ossia le difficoltà legate alla situazione internazionale e all’export, non si tratta di una contrazione inattesa.

Per il 2025 queste incertezze pesano parecchio, perché la previsione di investimenti scende al 39% (55% per il settore secondario e 33% per quello terziario). Si tratta di una tendenza riscontrata anche nelle altre regioni ed è figlia, oltre che dell’usuale e comprensibile prudenza, di fattori come un certo rallentamento nel settore delle costruzioni e delle ormai note incertezze che gravano sul settore industriale soprattutto per le tensioni internazionali e anche in parte per la forza del franco.

4. Occupazione e politica salariale

Come emerge anche dalle cifre ufficiali concernenti l’impiego che sono pubblicate a scadenza regolare, resta sostanzialmente alta l’attenzione verso l’occupazione, con il 59% delle aziende che segnala una stabilità dell’effettivo e il 21% che ha riscontrato aumenti. È però aumentata la percentuale di riduzione dell’effettivo, che si attesta al 20% (contro il 12% dello scorso anno), con una non inaspettata incidenza maggiore nel settore secondario (30% di aziende che rileva riduzioni dell’effettivo). Un dato che emerge soprattutto nelle aziende medie e grandi. Spesso si tratta di modifiche di qualche unità, legate anche a chiusure di attività non più richieste dal mercato, oltre alle note difficoltà congiunturali legate al panorama internazionale. Un elemento diverso rispetto al passato è costituito dal fatto che è difficile individuare settori particolari in cui vi sono interventi sull’effettivo del personale, perché la situazione varia molto a dipendenza delle strutture delle singole aziende, per cui è attualmente difficile trarre conclusioni di tendenze generali. Anche perché dai dati ufficiali del lavoro ridotto non emerge per ora un rallentamento diffuso e da quelli sulla disoccupazione non risultano impennate particolarmente importanti, per cui vi è da ritenere che, al di là di qualche chiusura aziendale, si tratti appunto piuttosto di interventi su qualche unità aziendale e quindi numericamente contenuti o comunque riguardanti personale frontaliero o facilmente ricollocabile.

Confortante è il fatto che per il 2025 le previsioni sono di segno più positivo, con il 75% delle aziende che prevede una stabilità dell’effettivo e il 17% un aumento. Per contro solo l’8% ipotizza una riduzione dell’effettivo, percentuale da considerare fisiologica e che riporterebbe in linea con gli altri anni.  

Da rilevare che è in aumento la percentuale di impiegati a tempo parziale (17% rispetto al 77% di impiegati a tempo pieno) e che la percentuale di interinali si attesta sul 2%. Il 3% di apprendisti nell’effettivo è da considerare un valore buono e in linea con una generale tendenza alla valorizzazione dell’apprendistato e a un conseguente aumento di questa figura professionale nel contesto del personale aziendale.

In ambito di politica salariale, il 66% delle aziende che hanno risposto alla domanda hanno concesso aumenti di stipendio di varia entità nel 2024.

5. Commercio estero e accordi Svizzera-Unione europea (UE)

Come da tradizione, parte dell’inchiesta congiunturale prevede domande legate a un tema di attualità e quest’anno le aziende sono state chiamate ad esprimersi sul tema del commercio internazionale in generale e sugli accordi bilaterali Svizzera-UE in particolare.

Diversificazione dei mercati

Senza sorprese, quasi tutte le aziende (81%) rilevano la necessità di rafforzare le relazioni economiche con partner commerciali diversi dall’Unione europea, strategia del resto già adottata da tempo dalla Confederazione con la conclusione di Accordi di libero-scambio e dalle aziende, anche quelle ticinesi, sempre orientate a diversificare il portafoglio di clienti. In questo contesto, fra i paesi indicati quali mercati a cui dare la priorità, primeggiano senza sorpresa gli Stati Uniti (45%), divenuti primo mercato di esportazione (come paese singolo) per la Svizzera e perché vi sono fondate speranze che si possa riprendere il discorso di un eventuale Accordo di libero scambio, già discusso durante la prima presidenza di Donald Trump.

Altri paesi citati sono, nell’ordine, l’India (41%), la Cina (37%) e poi seguono aree geografiche o continenti come il resto dell’Asia (34%), il Sudamerica (23%) e l’Africa (22%).

Fra i motivi indicati per negoziare nuovi Accordi di libero scambio o aggiornare quelli esistenti, figurano la facilitazione amministrativa (73%), la riduzione dei dazi doganali (59%), la protezione della proprietà intellettuale (36%) e la protezione vincolante delle norme ambientali e sociali (31%).

UE e Accordi bilaterali III

Per quanto riguarda le domande più specifiche concernenti l’UE, il 79% delle aziende ha risposto di impiegare personale proveniente dall’UE (di ogni categoria di permesso, non solo i frontalieri) e in caso di restrizioni all’assunzione di lavoratori stranieri il 50% delle aziende ha indicato che proverebbe a intervenire per aumentare la formazione del personale locale, a patto ovviamente che questo sia disponibile. Per il 32% vi sarebbe invece la rinuncia a progetti di sviluppo aziendale (percentuale molto più alta nel settore secondario rispetto al terziario con 46% contro il 26%), per il 18% vi sarebbe un’esternalizzazione dei servizi all’estero e per un altro 18% la delocalizzazione all’estero.

L’impatto degli attuali Accordi bilaterali con l’UE viene valutato positivamente dal 42% delle imprese (il 2% lo valuta estremamente positivo), mentre per il 39% non vi è stato nessun impatto economico diretto. Una valutazione negativa è espressa dal 17% delle imprese.

Fra gli Accordi considerati essenziali da concludere o rinnovare sono stati menzionati: la libera circolazione delle persone (60%), ricerca e formazione (57%), riconoscimento reciproco (MRA, 43%), elettricità (35%), trasporti aerei e terrestri (34%), sanità (28%), sicurezza alimentare (25%) e agricoltura (19%).

Una firma degli Accordi bilaterali III attualmente negoziati non avrebbe un impatto economico diretto per il 56%, mentre per il 33% avrebbe effetti positivi. Conseguenze negative sono segnalate dal 10% di chi ha risposto alla domanda. La firma avrebbe per contro un impatto positivo sullo sviluppo economico per la Svizzera per il 54% delle imprese.

Alla domanda se ritengono che la protezione salariale prevista dal nuovo pacchetto di Accordi bilaterali sia sufficiente, il 64% delle aziende ha risposto di non essere in grado di formulare un’opinione, a dimostrazione della complessità del dossier e della difficoltà a esprimersi prima di potersi confrontare con gli esiti concreti dei negoziati.

Per le imprese, la firma degli Accordi bilaterali III rafforzerebbe la cooperazione economica, sociale e politica fra i 2 partner (48%), ma per il 46% imporrebbe al contempo obblighi alla Svizzera (fiscalità, concorrenza, protezione dei lavoratori, ecc.) Per il 38% garantirebbe un migliore accesso al mercato interno europeo, mentre per il 17% aumenterebbe la disoccupazione e la pressione sulle assicurazioni sociali.

Infine, il 39% delle aziende si esprime in maniera favorevole sulla firma degli Accordi bilaterali III, mentre rimane una percentuale alta (47%) di imprese che non sono ancora in grado di esprimere un’opinione.

In sostanza, i risultati non sono molto differenti da quanto è emerso negli altri cantoni. Si riconosce l’importanza delle relazioni con l’UE, manifestando al contempo la volontà di diversificare le attività, laddove possibile, su altri paesi. Vi sono dossier nell’ambito delle trattative con l’UE che sono considerati assolutamente imprescindibili, anche se gli impatti per molte aziende non sarebbero diretti. Anche fra chi non è direttamente toccato emerge comunque che Accordi aggiornati accrescerebbero lo sviluppo economico della Svizzera in generale. È importante sottolineare l’alto numero di risposte che indica come la tematica sia complessa e non ancora compiutamente valutabile nei suoi effetti. Data la complessità della materia e le scarse informazioni a disposizione su quello che sarà il contenuto effettivo di eventuali Accordi bilaterali III, la cosa non stupisce e anche in Romandia, tradizionalmente favorevole alle questioni di politica europea della Svizzera, vengono espresse le medesime riserve. Se vi sarà una firma fra Svizzera e UE, pareri più precisi potranno essere espressi nel contesto della relativa procedura di consultazione.

Hanno partecipato all’inchiesta 268 imprese associate alla Cc-Ti, che impiegano in tutto 14’035 dipendenti nel cantone.

Si tratta di 73 aziende del settore industria-artigianato e di 195 del comparto commercio e servizi.       
Un campione di aziende consolidato da un rilevamento che viene effettuato da 15 anni con risultati attendibili e sempre confermati da altre ricerche congiunturali condotte da istituti federali e cantonali e dai dati ufficiali.

L’indagine della Cc-Ti, che ha coinvolto 133 realtà̀ aziendali che operano sul mercato interno e altre 135 orientate in parte o totalmente all’export, mira appunto a fornire indicazioni sulle tendenze generali dell’economia ticinese, senza volersi sostituire ad analisi più mirate effettuate da singoli settori economici.

L’inchiesta è stata condotta unitamente alle Camere di commercio e dell’industria di Friborgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel, e Vaud. Le Camere di commercio e dell’industria della Svizzera tedesca operano individualmente, ma seguendo lo stesso schema.


Link ai risultati delle Camere degli altri Cantoni che hanno condotto l’inchiesta comune (alcuni dati sono accessibili solo ai soci delle rispettive Camere)

VD :    
CVCI – Chambre vaudoise du commerce et de l’industrie – Enquêtes conjoncturelles

JU :     
Chambre de commerce et d’industrie du Jura – Chambre de commerce et d’industrie du Jura

NE :     
Les entreprises neuchâteloises, en particulier les industrielles, entrent dans le dur.  CNCI

FR :      
CCIF – Communiqué : L’activité ralentit toujours dans les entreprises fribourgeoises – Perspectives compliquées

GE :    
Geneva Chamber of Commerce, Industry and Services – Chambre de commerce, d’industrie et des services de Genève

Inchieste condotte da altre Camere di commercio e dell’industria svizzere con i propri associati

BE :
https://www.baerntoday.ch/bern/kanton-bern/der-fachkraeftemangel-bereitet-den-berner-kmu-am-meisten-sorgen-155171646

BS/BL
Stimmungsbarometer | Handelskammer beider Basel HKBB – Handelskammer beider Basel

SO :

Wirtschaftsinformationen

Svizzera centrale :
Wirtschaftscockpit | IHZ

Svizzera orientale (SG, TG, AI, AR) : 
Konjunkturanalysen – IHK St.Gallen-Appenzell

ZH
Zürcher Wirtschaftsmonitoring September 2024

Alcune Camere di commercio e dell’industria si basano di regola sui rapporti degli Uffici cantonali di statistica oppure su valutazioni del KOF.


Materiale informativo


Archivio delle edizioni passate

Quale America e quale mondo?

Si è svolto il 13 novembre 2024 presso l’Hotel Villa Castagnola, Lugano, l’evento su invito “CEO Experience 2024”.

Un’occasione d’incontro dedicata ai quadri aziendali proposto dalla Cc-Ti, in collaborazione con BancaStato, economiesuisse e Sunrise, che ha potuto contare sulla presenza di circa 100 ospiti.

Marcello Foa ha intervistato Lucio Caracciolo, fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes, proponendo un’occasione privilegiata di riflessione e approfondimento, a una settimana dall’elezione presidenziale degli Stati Uniti. Quali scenari attesi non solo per l’America ma per il mondo? Fra nuovi equilibri geostrategici, politica economica e relativi impatti anche sull’Europa e sulla Svizzera.

Caracciolo ha sottolineato che, da parte dei media, non viene sempre mostrata la vera America, ma data grande enfasi al personaggio ‘Trump’, mistificando – forse – l’anima della nazione e dei cittadini che hanno fatto questa scelta presidenziale. Una società che sta conoscendo una crisi interna profonda. Trump alla Casa Bianca – continua l’esperto – significa che si occuperà un po’ più di America e un po’ meno del resto del mondo.

Da alcuni anni, continua Caracciolo, sono in atto relazioni sempre più forti tra il governo statunitense ed entità economiche e finanziarie che si sono sempre più politicizzate. L’ultimo in ordine di tempo riguarda una sola persona: Elon Musk, un elettrone libero nel sistema mondiale e americano che è stato decisivo nell’elezione di Trump e che ora “passa alla cassa” con la nomina al Department Of Government Efficiency, una sorta di super ministero con supervisione su tutta l’amministrazione. È finita un’epoca, quella delle grandi illusioni liberal e della globalizzazione, per esempio ed è iniziata una fase di declino dell’America che potremmo definire di transizione egemonica”

(fonte: intervista di Generoso Chiaradonna, Corriere del Ticino).

Specialista della gestione PMI con attestato federale: al via la 13a edizione

Iscrizioni aperte fino a fine dicembre 2024. Inizio lezioni il 10 marzo 2025.

Giunto alla sua tredicesima edizione, questo programma formativo attira partecipanti provenienti da tutti i settori economici, offrendo una formazione completa e trasversale.

Perché scegliere questo corso?

La formazione fornisce competenze multidisciplinari indispensabili per la gestione aziendale. Con l’attestato federale, potrai:

  • Assumere la direzione operativa di una PMI;
  • Ricoprire ruoli di quadro in aziende di maggiori dimensioni.

Lo “Specialista della gestione PMI” è una figura strategica che sviluppa una visione d’insieme dell’impresa, acquisendo le capacità per analizzare e gestire le attività, coordinare i diversi settori e delegare compiti in modo efficace.

Maggiori info: https://www.cc-ti.ch/percorsi-formativi-gestione-aziendale/specialista-della-gestione-pmi-con-attestato-federale/

Swiss Medtech Ticino spegne due candeline

Intervista con Giuseppe Perale, Presidente Swiss Medtech Ticino

Swiss Medtech Ticino ha alle spalle due intensi anni di attività? Può fare un bilancio e parlarci delle sinergie con altri comparti economici?

I primi due anni di vita di Swiss Medtech Ticino sono sicuramente stati molto intensi, caratterizzati da importanti sviluppi e iniziative volte a consolidare la nostra posizione sia a livello cantonale che nazionale. Stiamo, infatti, uscendo dalla fase di start-up e guardiamo al prossimo anno con lo spirito di continuare a crescere organicamente e, sulla scorta degli obiettivi della nostra associazione madre nazionale, consolidare il nostro ruolo tra gli attori economici di riferimento.
La nostra sezione ticinese in soli due anni è passata da 13 iscritti all’importante traguardo di 50 associati, passato proprio oggi: un segno importante e tangibile della dinamicità del contesto medicale ticinese, dell’interesse verso la vita associativa e verso i temi affrontati durante i nostri eventi. Gli associati hanno infatti chiaramente espresso una forte volontà di networking sia su base locale che nazionale, confermando anche l’interesse per gli argomenti chiave del settore medtech. Dal nostro avvio, infatti, abbiamo lavorato intensamente per creare un ecosistema collaborativo, puntando su innovazione, ricerca e sviluppo, regolatorio, formazione, sviluppo di sinergie e proiezione internazionale. Nei primi due anni abbiamo organizzato 12 eventi tematici, spesso ospitati presso aziende associate, permettendo così non solo l’approfondimento specifico ma anche la conoscenza reciproca tra colleghi. Questo, grazie ad un Comitato locale estremamente attivo ed al supporto segretariale della Cc-Ti rappresentata dal Vicedirettore Michele Merazzi, ci ha permesso di sviluppare anche numerose sinergie con altri comparti economici ed industriali, laddove le nuove frontiere della ricerca tecnologica stanno facendo sfumare sempre di più i tradizionali confini settoriali. Su tutte meritano menzione l’intelligenza artificiale, la chimica, la scienza dei materiali e l’elettronica. Non mancano le collaborazioni con istituzioni accademiche e sanitarie, che ci hanno permesso di promuovere progetti comuni, spesso con il diretto coinvolgimento dei colleghi di Farma Industria Ticino, al fine di consolidare il ruolo del comparto economico delle scienze della vita nella vita del nostro Cantone. La volontà è e resta quella di fare fronte comune alle grandi sfide sistemiche e geopolitiche che colorano di tinte chiaro-scure la fase storica in cui viviamo ma che vanno affrontate uniti come imprenditori, come economia e come Paese. Pur restano le perduranti incertezze legate al sempre più caotico quadro normativo europeo per il settore medicale, i vicini conflitti, le tensioni valutarie e la carenza di personale specializzato, il bilancio resta complessivamente positivo. Si è consolidata anche la collaborazione tra Ticino e la nostra associazione madre a Berna, facilitata sicuramente dall’introduzione dell’italiano come lingua ufficiale nelle comunicazioni a tutti i livelli ma soprattutto dall’arrivo di una imprenditrice ticinese di spicco, Nicoletta Casanova, nel board nazionale.

Un elemento su cui puntare per il futuro è sicuramente la formazione continua. Come vi state muovendo?

Come tutti i settori ad alto valore aggiunto, anche il comparto medtech svizzero soffre l’endemica carenza di personale specializzato e, a livello cantonale, questo aspetto è ulteriormente accentuato da una crescente competizione con le aziende di oltre confine, in un quadro aggravato anche dai complessi rapporti fiscali e normativi. Swiss Medtech Ticino si è attivata nel mappare le offerte educative presenti attualmente sul territorio e che sono mirate o affini al nostro settore. Una volta ultimata questa prima attività ci occuperemo ora di rendere maggiormente attrattive le formazioni da offrire ai ragazzi e alle ragazze che si avvicinano al mondo del lavoro attraverso la formazione duale. Sarà inoltre imprescindibile un incremento della collaborazione con USI e SUPSI per favorire l’interazione tra le nostre aziende e i loro studenti, in corsi di bachelor e master legati direttamente all’ambito medicale e/o ingegneristico. Un primo strumento concreto cui si sta già lavorando è pensato per i collaboratori già attivi nelle aziende medicali ticinesi e vede la creazione di una “Swiss Medtech Academy” (declinata nelle differenti regioni linguistiche della Confederazione e dunque anche in Ticino) volta proprio ad offrire dei percorsi specifici per questo settore che rappresenta una fetta sempre più importante e crescente del PIL nazionale. Grazie al ruolo del Comitato di Swiss Medtech Ticino, anche in questo ambito il nostro Cantone è all’avanguardia potendo mirare in tempi brevi ad essere il primo in Svizzera ad offrire questi percorsi dedicati. Tutto questo è reso possibile grazie agli ottimi rapporti con le nostre università e con il DECS, in particolare con la Divisione per la formazione professionale: tutte istituzioni che hanno mostrato una grande disponibilità e un forte interesse per le nostre realtà aziendali. Siamo convinti che grazie a queste fondamentali basi riusciremo a proporre tutti insieme delle formazioni all’avanguardia e a sopperire alla prevista carenza di manodopera traversale che accomuna il nostro settore con tutte le altre categorie.

Centro di competenze sulle scienze della vita. Quo vadis?

Quanto al tema dell’innovazione, cardine per il nostro settore, va sottolineato che Swiss Medtech Ticino è stata tra i fondatori del Centro di Competenze in Scienze della Vita all’interno del progetto Ticinese dello Swiss Innovation Park. In questo contesto la nostra associazione sta lavorando al consolidamento del centro di competenze, con un’ottima comunione di intenti e visione con gli altri attori istituzionali coinvolti. La risposta delle aziende associate è stata notevole e si stanno profilando le tematiche su cui incardinare il centro di competenze, in primis quella tecnologica che collega il mondo delle disabilità agli strumenti dell’intelligenza artificiale. Queste sinergie sono essenziali per creare una rete forte e coesa, che possa competere a livello globale, attrarre investimenti e promuovere l’eccellenza ticinese nel settore medtech. Continueremo a lavorare su questa strada, rafforzando la collaborazione tra pubblico e privato e supportando l’intero comparto verso una crescita robusta e innovativa.

Pubbliredazionale Cc-Ti del 19.11.2024

Il pubbliredazionale apparso sui quotidiani ticinesi in data odierna ripercorre, con diversi contributi, l’Assemblea Cc-Ti

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Concentrazione sui nostri punti di forza

I punti di forza e le criticità del modello economico svizzero nell’analisi del Prof. Lino Guzzella all’Assemblea Cc-Ti

L’invidiabile situazione finanziaria della Confederazione, a differenza di altri Stati europei zavorrati da un enorme debito pubblico, l’offerta formativa di ottimo livello, le condizioni quadro e, soprattutto, quella capacità d’innovazione che da anni colloca la Svizzera al primo posto nelle diverse classifiche internazionali. Con il suo intervento alla 107esima assemblea della Cc-Ti, il Professor Lino Guzzella, ha offerto un’analisi a 360 gradi del modello economico svizzero. I punti di forza, ma evidenziando anche i suoi elementi di vulnerabilità, in un quadro di forte concorrenza internazionale e di preoccupanti tensioni geopolitiche che, oltre a generare timori e incertezza, possono condizionare le sorti di un’economia che dipende fortemente dal commercio con l’estero.

Prof. Lino Guzzella

Un modello di successo, certamente, ma non acquisito per sempre, nulla è scontato, ha avvertito l’ex rettore e già presidente del Politecnico federale di Zurigo. Perciò, non bisogna mollare la presa. Anzi, visto che il nostro paese può incidere poco sugli inquietanti scenari geopolitici che stanno scuotendo le relazioni tra gli Stati, è più che mai necessario concentrare gli sforzi per salvaguardare e potenziare quei fattori propulsivi che hanno finora garantito la crescita. “Riusciremo a mantenere la nostra prosperità – ha ricordato – solo se possiamo continuare a vendere con successo i nostri prodotti e servizi sul mercato mondiale”.

A cinque anni dal suo primo intervento ad un’assemblea della Camera di commercio, il Professor Lino Guzzella con la sua analisi ha riproposto ora un’articolata visione d’insieme della situazione svizzera, con uno sguardo particolare al Ticino e alle sue potenzialità nel contesto dell’economia nazionale. In questa intervista ripercorriamo col Professor Guzzella i passaggi più importanti della sua relazione, mettendo a fuoco i temi cruciali per il futuro della Svizzera e del Cantone.

Anche se in misura minore rispetto al passato, il Prodotto interno lordo elvetico continua a crescere e le esportazioni in questi ultimi anni hanno retto i contraccolpi della forza del franco. Al confronto di molti altri paesi europei, la Svizzera sta dimostrando una notevole resilienza nel succedersi di varie crisi e crescenti tensioni internazionali. Si riuscirà a mantenere e migliorare questo trend?

Lo spero, ma non ci sono garanzie di successo. Alcuni sviluppi geopolitici non possono essere influenzati dalla Svizzera. Per questo è ancora più importante concentrarsi sui nostri punti di forza. Si tratta di condizioni quadro politiche ragionevoli, di un uso economico delle entrate fiscali, di un sistema educativo duale che seleziona in modo meritocratico, di un’infrastruttura intatta (trasporti, energia, …) e di molto altro ancora”.

Che importanza ha il Ticino nell’economia nazionale e quali sono le sue prospettive di sviluppo? Si sono create le premesse per avere anche qui da noi un ecosistema economico forte e dinamico?

“Il Ticino ha già un vivace ecosistema dell’innovazione, sia nei settori tradizionali (moda, turismo, ecc.) sia in quelli più recenti (biomedicina, sistemi energetici, microelettronica, ecc.). I due centri universitari, USI e SUPSI, che dispongono di eccellenti reti nazionali e internazionali, ne sono il fulcro. L’asse Ticino-Zurigo, che sta assumendo un peso sempre più importante, svolge un ruolo particolare in questo ambito”.

La Svizzera si è confermata ancora al primo posto nelle più accreditate classifiche internazionali per l’innovazione. Quali sono le ragioni di questa affermazione?

“Queste classifiche vanno sempre trattate con cautela e, inoltre, riflettono solo il passato. Ma sì, la Svizzera ha fatto molte cose bene, ad esempio non ha perseguito una politica industriale eccessiva, ma ha sostenuto la ricerca di base e i progetti pilota. È stato importante che alle imprese esistenti e a quelle nuove fosse concessa una grande libertà per partecipare con successo al mercato globale. Altrettanto importante è stato il sistema di istruzione duale, che ha permesso ai giovani di entrare nel mondo del lavoro in base alle loro capacità”.

Quali sono i punti deboli che potrebbero compromettere la forza economica del paese, guardando anche all’industria europea hi- tech che arranca, schiacciata dal peso degli Usa, della Cina e dell’India?

“La Svizzera è fortemente dipendente dal commercio estero, da cui dipende quasi la metà del nostro PIL e quasi nessun altro paese ha beneficiato della globalizzazione quanto la Svizzera. Possiamo mantenere la nostra prosperità solo se possiamo continuare a vendere con successo i nostri prodotti e servizi sul mercato mondiale. Questo costringe le aziende a cercare nicchie redditizie in cui competere. Ciò richiede agilità, contatto costante con i clienti e personale eccellente. E, naturalmente, un’abile gestione degli sviluppi geopolitici, che rappresentano una sfida importante soprattutto per le piccole imprese”.

L’economia mondiale è in fase di rallentamento, alcuni parlano di stagnazione secolare, altri di trappola della crescita. Cosa pensa al proposito?

“È una domanda difficile. Da un lato, possiamo vedere dall’esempio della Germania, che non ha avuto crescita economica per cinque anni, come regioni economiche un tempo di successo possano ristagnare. Dall’altro lato, gli Stati Uniti hanno sviluppato un enorme dinamismo nello stesso periodo, ottimizzando le aree di business esistenti e sviluppandone di completamente nuove. Tutto dipende dall’atteggiamento di base di una società: vuole essere il più egualitaria possibile ed è avversa al rischio, oppure accetta le disuguaglianze e gli approcci fallimentari? Solo il secondo approccio può portare sempre nuovi successi”.

Secondo un recente studio di Google Svizzera, entro il 2050 l’intelligenza artificiale generativa potrebbe favorire un aumento del PIL elvetico fino all’11%, pari a qualcosa come 80-85 miliardi di franchi all’anno. Eppure, si guarda agli sviluppi dell’IA con timore.

“Innanzitutto, sarei cauto con le previsioni troppo ottimistiche. Le reti neurali generative aumenteranno certamente la produttività assumendo compiti cognitivi di routine. Quanto siano grandi questi guadagni di efficienza resta da vedere. C’è poi la questione della regolamentazione: ancora una volta, questa varia molto da regione a regione. Come ogni nuovo strumento creato dall’uomo, anche le reti neurali comportano dei rischi. La regolamentazione è una cosa, ma sarà ancora più importante formare le persone affinché possano utilizzare i nuovi strumenti in modo sensato”.

La recente crisi energetica ha dimostrato che un approvvigionamento di energia sicuro e, tendenzialmente, ad emissioni zero è una condizione imprescindibile per lo sviluppo del paese. Quali sono le prospettive al riguardo?

“I paesi che forniscono agli abitanti e all’industria energia affidabile e a prezzi accessibili hanno successo anche dal punto di vista economico. Per la Svizzera sarà fondamentale fornire circa il 50% in più di energia elettrica nel 2050, soprattutto da fonti domestiche. Ma questo non sarà possibile con le misure presentate nel 2017”.

Per compensare i tagli dei contributi alle Università, il Parlamento federale ha deciso di triplicare le tasse per gli studenti stranieri che frequentano i nostri Politecnici. Come giudica questa decisione? Non si rischia di rendere la Svizzera meno attrattiva per quei giovani talenti di cui abbiamo sempre più bisogno?

“L’USI dimostra che la differenziazione delle tasse universitarie non deve necessariamente andare a scapito delle università. Tuttavia, un eventuale aumento delle tasse deve essere abbinato a corrispondenti offerte di borse di studio per i talenti eccezionali”.

In un mondo in cui tutto, produzione, costumi, società, cambia rapidamente, qual è oggi la missione dell’Università?

“In realtà si tratta sempre della stessa cosa: consentire ai giovani di pensare in modo critico e creativo, di apprendere in modo indipendente per essere in grado di plasmare il futuro in modo responsabile”.

4 oggetti in votazione il 24 novembre

Il 24 novembre 2024 saranno in votazione 4 oggetti volti a rinforzare il nostro Paese.

Sanità pubblica per contribuire alla riduzione dei costi globali del sistema, strade nazionali per una maggiore sicurezza delle vie di comunicazione , fluidità e per una netta riduzione d’impatto sugli agglomerati vicini e, infine, 2 progetti di legge rivolti al diritto di locazione al fine di rafforzare il diritto di proprietà e la sicurezza giuridica.
Nelle pagine delle campagne puoi trovare informazioni utili.

L’economia raccomanda 4 x SI a sostegno delle persone e del territorio:


SÌ per più sicurezza sulla nostra rete di strade nazionali

Il 24 novembre 2024 voteremo sulla Fase di potenziamento 2023 delle strade nazionali PROSTRA. PROSTRA comprende sei sottoprogetti destinati a eliminare i colli di bottiglia e a migliorare il flusso del traffico sulle strade nazionali. Se il traffico scorre sui grandi assi autostradali, le città e i comuni possono essere sgravati dal dannoso traffico di transito e la sicurezza stradale può essere migliorata. Le strade nazionali sono un tassello fondamentale nel puzzle della rete complessiva dei tras­porti. Abbiamo bisogno di entrambe le cose: ferrovia e strada! La proposta è quindi nell’interesse di tutte e tutti gli utenti della strada ed è sostenuta da un’ampia alleanza tra politica, economia e società.

«Questo progetto è di estrema importanza. Per la popolazione, pendolari, residenti, per il traffico del tempo libero, per il turismo e, in generale, per l’intera economia con la sua logistica, le imprese commerciali e le PMI». Così ha aperto la conferenza stampa del comitato, il consigliere agli Stati del «Centro» Fabio Regazzi. Un Sì a questo progetto, significa Sì a meno colli di bottiglia sulle strade nazionali e quindi a meno code e a meno dannoso traffico di aggiramento. La proposta gode di un ampio consenso ed è sostenuta dal Consiglio federale e dal parlamento, dai partiti borghesi, dai gruppi parlamentari e dall’intera economia del nostro paese. Il progetto è anche un impegno a favore della mobilità.

La ferrovia e la strada sono due realtà che si integrano

«La rete delle strade nazionali è un tassello del puzzle della rete di trasporto complessiva. Tutti i tasselli si incastrano come in un grande puzzle. Sia il trasporto di passeggeri che quello di merci si basano su entrambe le modalità di trasporto», ha affermato il consigliere agli Stati PLR Thierry Burkart. Come esempio ha aggiunto che noi raggiungiamo la stazione ferroviaria in auto, prendiamo poi il treno per i viaggi più lunghi, o che trasportiamo le merci che ci arrivano da oltreoceano con il treno, per poi farle proseguire con il camion al supermercato o all’officina. Può solo essere dannoso se la ferrovia e la strada vengono messe in contrapposizione. Un trasferimento su larga scala dalla strada alla ferrovia e viceversa, non è assolutamente possibile. Perché in entrambi i sistemi ci sono dei colli i bottiglia.

Tutti noi paghiamo i costi causati dalle code

«Le code sulle nostre strade sono dannose per l’economia e per la società. Con oltre 48’800 ore di code solo sulle strade nazionali, l’anno scorso l’USTRA ha registrato un aumento del 22,4% rispetto all’anno precedente», ha spiegato il consigliere agli Stati PLR Pascal Broulis. Il tempo è denaro. Solo per le strade nazionali, ciò costa annualmente 1,2 miliardi di franchi». Costi che sono inevitabili se i lavoratori sono bloccati negli ingorghi, se ritardi nella catena di approvvigionamento rendono i prodotti più costosi o addirittura impediscono di evadere gli ordini. «E se ognuno di noi è bloccato in una coda nel traffico, perdiamo tempo che potrebbe essere investito meglio: al lavoro, in famiglia o nel tempo libero per rilassarci», ha affermato Pascal Broulis.

L’intero sistema di trasporti ne beneficia

«I progetti vengono avviati solo dove sono più urgenti e dove possono ottenere il massimo valore aggiunto. E cioè, dove attualmente ci sono gravi colli di bottiglia», ha detto il consigliere agli Stati Mauro Poggia. Come, per esempio in Svizzera romanda, con il progetto fra Nyon e Ginevra, che ha visto una crescita demografica di 25’000 abitanti nel 2023. Sia per il canton Vaud che per Ginevra, questo progetto non rappresenta quindi un ulteriore sviluppo, ma piuttosto un adeguamento alle esigenze della società odierna. Questo progetto è anche un buon esempio di come l’intero sistema di trasporti ne tragga beneficio. Oltre a eliminare la strozzatura sulla strada nazionale, con questo progetto si migliorerà anche il flusso di traffico sulla strada cantonale e l’efficienza degli svincoli autostradali.

Un aumento della sicurezza già finanziato

«Tutte e tutti noi utenti della strada paghiamo con i nostri pedaggi per una rete autostradale ben funzionante», ha detto il consigliere nazionale UDC Thomas Hurter. Questo mantenimento è finanziato indipendentemente dal bilancio federale ordinario, tramite tasse quali la vignetta autostradale, la tassa di circolazione o la sovrattassa sul carburante. Questi prelievi sono vincolati possono essere utilizzati solo per progetti autostradali e anche per progetti legati al traffico negli agglomerati. Il progetto del Fäsenstaubtunnel nel canton Sciaffusa è un buon esempio di convogliamento del traffico al di fuori o addirittura al di sotto delle aree abitate. Questo smistamento alleggerisce le località: c’è meno traffico, meno emissioni e la sicurezza stradale migliorata.

Fabbisogno di superfici coltivabili ridotto al minimo e totalmente compensato

La consigliera nazionale UDC Katrin Riem ha sottolineato come siano le imprese commerciali e le PMI a essere danneggiate dalle code stradali. Spesso non sono in grado di ribaltare sui clienti i costi aggiuntivi sostenuti e si ritrovano a dover sostenere l’esborso. Come commerciante, conosce fin troppo bene questa situazione e si rende conto che già oggi è necessario intervenire con urgenza. Quale, non sono solo commerciante, ma anche agricoltrice e agronoma, le stanno a cuore i nostri terreni agricoli e, in particolare, le aree destinate alla coltura in rotazione. Le strade hanno bisogno di spazio. Ma grazie ai grandi sforzi delle autorità responsabili e alla buona collaborazione con i vari gruppi di interesse, lo spazio necessario ha potuto essere ridotto al minimo, ossia a 1/3 dell’area globale, ed è completamente compensato mediante la rivalutazione.

«Sono stati raggiunti i migliori risultati possibili e, comunque, anche l’agricoltura dipende da una rete stradale ben funzionante» ha concluso Katja Riem.

Ambiente e sicurezza ne beneficiano

«Quando parliamo di traffico di aggiramento, parliamo sempre anche di sicurezza stradale», ha detto la consigliera nazionale del «Centro» Elisabeth Schneider-Schneiter. Nei sei mesi successivi all’apertura del terzo tubo del tunnel Gubrist, il traffico su tratti della rete stradale a valle, tipicamente considerati percorsi alternativi, è diminuito fino al 20%. Ciò significa meno code, meno tamponamenti, meno rischi per pedoni e ciclisti, e più facile passaggio dei veicoli d’emergenza. Il terzo tubo della galleria ha portato a una riduzione del 75% degli incidenti. Le code non sono solo un rischio per la sicurezza, ma inquinano anche l’ambiente. Infatti, il traffico stop-and-go emette una quantità di gas di scarico significativamente maggiore rispetto al traffico normale.


Fonte: Comitato «SÌ – Garantire il futuro delle strade nazionali»

Sostenibilità: 7 novembre 2024, al Centro Professionale del Verde di Mezzana

Si è svolta il 7 novembre 2024, al Centro Professionale del Verde di Mezzana, la serata dedicata al rapporto di sostenibilità semplificato organizzata dall’Ente Regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio (ERS-MB) e la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti), in collaborazione con la Società commercianti del Mendrisiotto, l’Organizzazione turistica del Mendrisiotto e Basso Ceresio (OTR-MB) e con il sostegno di SUPSI e di Banca Stato.

Quattro associazioni, sostenute dalla SUPSI e da Banca Stato, hanno unito le forze per trattare un argomento di interesse comune e di crescente rilevanza internazionale: la responsabilità sociale d’impresa. Un tema che concerne tutti; i colossi multinazionali, le grandi e medie imprese, ma anche le pmi, i piccoli commerci, i Comuni, le associazioni, i patriziati, fino ad arrivare alle famiglie e ai singoli cittadini quali parti attive di una comunità.

Nei saluti di apertura, il direttore di ERS-MB Claudio Guidotti e il CSR Manager della Cc-Ti Gianluca Pagani hanno subito spiegato come l’obiettivo, posto dai rispettivi enti per la serata, fosse quello di aiutare gli oltre cento partecipanti – appartenenti a quasi tutte le categorie sopra elencate – a fare, tutti insieme, un passo concreto verso la sostenibilità; condividendo esperienze e buone pratiche. Il singolo impegno conta e investire nella misurazione e nel monitoraggio del proprio impatto ambientale e sociale, oltre ad essere un importante elemento competitivo, permette di intraprendere un percorso arricchente che tocca tutti i valori aziendali.

Nell’ampio ventaglio di strumenti a disposizione, il rapporto semplificato sviluppato dalla Cc-Ti con il supporto scientifico della SUPSI e in collaborazione con il Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), ha il vantaggio di fornire uno strumento accessibile a tutti. La docente e ricercatrice della SUPSI Jenny Assi e il CSR Manager della Cc-Ti Sergio Trabattoni hanno spiegato come il modello sia nato proprio per rispondere a un’esigenza specifica: aiutare le piccole attività a dotarsi di un rapporto di comunicazione e di pianificazione di applicazione semplice, economica ed efficace. In questo senso le testimonianze del direttore di Borgovecchio SA Carlo Crivelli e della direttrice dell’OTR-MB Nadia Lupi hanno confermato come questi aspetti siano stati cruciali nella scelta di valersi di tale piattaforma, condividendo con i presenti le rispettive esperienze, i risultati raggiunti, ma anche i dubbi iniziali e gli elementi critici riscontrati durante il percorso. Entrambi hanno anche evidenziato come, per le aziende nel settore del turismo, tale rapporto permetta di ottenere il riconoscimento Swisstainable Level II. Infine, Walter Bizzozero, esperto in materia di commesse pubbliche, ha presentato le modifiche normative che hanno visto l’inserimento della CSR quale criterio di aggiudicazione con un peso specifico del 4% nella valutazione dell’offerente.

La serata si è conclusa con la presentazione da parte di Guidotti del Bando sostenibilità di ERS-MB che prevede la messa a disposizione di un importo complessivo di 10’000 franchi sull’arco di tre anni a sostegno delle realtà che desiderano valutare il proprio impegno nell’ambito della sostenibilità e della responsabilità sociale tramite il rapporto semplificato e l’eventuale ulteriore Dichiarazione di conformità rilasciata da Cc-Ti e riconosciuta sia dal DFE che dall’ufficio di vigilanza sulle commesse pubbliche. Step importanti che richiedono impegno, ma accessibili a tutti e dai risultati tangibili; da qui la necessità di fare, insieme, piccoli passi concreti.