Un tessuto economico dinamico e di qualità

Si è svolta il 18 ottobre 2019 a Bellinzona la 102esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti). Alla presenza di oltre 400 fra ospiti e delegati, in rappresentanza delle 44 associazioni di categoria affiliate alla Cc-Ti e degli oltre 900 soci individuali, Glauco Martinetti è stato confermato all’unanimità alla Presidenza fino al 2023.

Nel suo discorso, Martinetti ha sottolineato l’importanza di ritrovare un equilibrio di giudizio verso le aziende nella discussione pubblica. Il Direttore Luca Albertoni ha rilevato come il gettito fiscale delle persone giuridiche sia rimasto stabile nel corso dell’ultimo decennio, malgrado il tracollo delle entrate provenienti e generate dal settore bancario. Segno inequivocabile di un tessuto economico dinamico e di qualità.

L’ospite Lino Guzzella, Professore ETH Zürich, si è soffermato sul contesto svizzero quale luogo ideale per l’innovazione, sottolineando anche le importanti peculiarità ticinesi sul tema.

Nell’Ufficio presidenziale, composto da 21 membri, espressione di tutti i settori economici, sono stati nominati Roberto Bonfanti (settore dell’automobile), Alessandro Colombi (settore dell’editoria) e Didier Guglielmetti (settore dell’artigianato). Un ringraziamento particolare è stato rivolto agli uscenti Gianni Albertoni e Silvio Bizzini per la lunga militanza e il lavoro svolto nell’Ufficio presidenziale.

Nel suo discorso, il Presidente Glauco Martinetti ha sottolineato il sentore di una sempre crescente ostilità verso le aziende nella discussione pubblica. Una mancanza di equilibrio nei giudizi che danneggia non solo le imprese e il tessuto economico, ma tutto il cantone. L’auspicio è che anche al mondo imprenditoriale venga riconosciuta la credibilità che merita, sanzionando chi non rispetta le regole, ma rispettando il lavoro della stragrande maggioranza degli imprenditori onesti che contribuiscono alla crescita quantitativa e qualitativa del cantone. È pertanto necessario dire basta a un “gioco al massacro” finalizzato solo a raccogliere audience e “like”, per concentrarsi su un lavoro costruttivo, fatto di confronti anche duri ma basati sui fatti concreti.

Il Direttore Luca Albertoni ha posto l’accento sul fatto della crescita in termini di valore dell’economia cantonale, che ha saputo rimediare, grazie al suo tessuto diversificato, alla crisi che ha colpito il settore bancario. Ciò è dimostrato dal fatto che negli ultimi dieci anni il gettito fiscale generato dalle persone giuridiche è rimasto costante, malgrado quello prodotto dal settore bancario sia crollato. Luca Albertoni ha pure sottolineato con soddisfazione il fatto che il Consiglio di Stato qualche giorno fa ha risposto in maniera positiva a un’interpellanza interpartitica che chiede l’eliminazione di taluni doppioni dell’amministrazione cantonale e quindi di burocrazia inutile che ostacola il lavoro delle imprese.

L’ospite Lino Guzzella si è soffermato sui fattori-chiave del successo elvetico nel mondo e perché la Svizzera con la creatività e la capacità di rischiare si è issata in vetta alla classifica dei paesi più innovativi. Mantenendo condizioni-quadro favorevoli, la Svizzera ha buone possibilità di difendere la sua posizione e anche il Ticino può giocare un ruolo decisivo in questo contesto, grazie al forte sviluppo della spinta innovativa presente nel nostro cantone.

La prossima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti è prevista per il 16 ottobre 2020.

La Cc-Ti ringrazia i partner dell’evento: EFG Bank e Swisscom.

Documentazione utile

L’evento nei media

Highlights

Discorso del Presidente Glauco Martinetti per la 102esima AGO Cc-Ti

Ecco la versione integrale del discorso pronunciato dal Presidente Cc-Ti  in occasione della nostra 102esima Assemblea Generale Ordinaria, tenutasi il 18 ottobre 2019 presso l’Espocentro di Bellinzona. 

Non è mai facile trovare la partenza giusta per il mio discorso, tanti sono gli argomenti che vorrei affrontare… tanti davvero che ritengo da 1° pagina!

A nome delle 44 associazioni affiliate alla Cc-Ti, dei 930 soci individuali, in rappresentanza dei 135’000 ca. posti di lavoro e delle 19 Camere di commercio e dell’industria svizzere vi porgo il più cordiale benvenuto alla  102esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino.

Ritengo doveroso iniziare sottolineando il valore e il diversificato repertorio delle nostre attività proposte anche quest’anno. Un 2019 caratterizzato da un intenso lavoro a favore delle nostre imprese. Molti sono stati infatti i momenti informativi, dai Business Breakfast agli eventi tematici dedicati anche all’export, alla presentazione e alla visita di paesi, all’evoluzione dell’economia legata alla trasformazione digitale e così via…

Non dimentichiamo anche la vasta offerta formativa con corsi puntuali dedicati alla formazione continua nell’ambito della gestione aziendale: dal diritto alle risorse umane, dal marketing alle soft skills.
Una nota particolare voglio spenderla per la nostra scuola manageriale: sviluppata nel corso degli ultimi due anni, essa coinvolge decine di persone di ogni settore economico, di disparata formazione, di esperienza e aziende diverse, ma tutte desiderose di acquisire le conoscenze fondamentali per la gestione soprattutto delle piccole e medie aziende, che ricordiamolo sono la maggioranza del tessuto aziendale ticinese.
Tassello fondamentale, quello della nostra scuola manageriale, per incrementare le conoscenze di chi già opera in azienda ma ambisce a un ruolo dirigenziale. Si tratta di un nostro contributo concreto alla crescita e al miglioramento dei leader di oggi e di domani e quindi allo sviluppo responsabile dell’economia ticinese. Tassello che va ad aggiungersi, come detto, alla già ampia offerta formativa di corsi modulari dedicati alla formazione continua, frequentati in media da 1’500 persone all’anno. Numeri ragguardevoli per una struttura come la nostra, dedita a molte attività diverse e non solo alla formazione.

Numeri che raccontano un’economia dinamica e dalle numerose caratteristiche positive come abbiamo più volte sottolineato in questi anni.
Non ripeto quanto già detto lo scorso anno perché i contenuti del discorso del 2018 restano sempre d’attualità per quanto riguarda l’andamento generale, gli elementi da perfezionare, la capacità di autocritica nostra e delle aziende che rappresentiamo.
Di per sé un quadro molto positivo, ovviamente non perfetto, ma assolutamente positivo.

Eppure i “sì, ma” si sprecano e sono una costante quando osiamo mettere in evidenza le qualità del nostro territorio e delle nostre aziende. Qualità che sono appunto molte. “Sì, ma” che non vengono mai sollevati quando altri attori della vita sociale presentano situazioni basate su ipotesi, illazioni, situazioni dubbie tutte  da verificare  e che spesso si  rivelano strumentali. Queste vengono, anzi, considerate verità assolute e spacciate per tali con grande enfasi. E’ evidente che c’è qualcosa che non funziona. Oggettivamente constato, purtroppo, che noi vediamo la positività delle situazioni, ne parliamo attivamente, ma l’opinione pubblica non la sente.

Vediamo, parliamo, ma voi non sentite…

Ma perché? Ignoranza, nel senso etimologico del termine, cioè mancanza di conoscenza? Mancanza di volontà? Malafede?

Non ho una risposta ma è comunque fortemente sgradevole la sensazione che la valorizzazione dei punti di forza e dei punti positivi siano  trattati con diffidenza, mentre la marcatura delle debolezze sia considerata quasi alla  stregua di  un mantra da seguire  ciecamente  e con soddisfazione.

Constato, come dicevo prima e senza timore di essere smentito, che sempre più spesso inchieste fantasiose condotte senza alcuna base quantitativa e qualitativa per attestare malesseri di vario genere, imputabili inesorabilmente alle aziende, sono riprese acriticamente da tutti, senza alcun MA.

Salvo poi fare a pezzi in maniera impietosa, o nella migliore delle ipotesi con un pesante “sì, ma“, tutto quanto di positivo emerge dalle cerchie economiche, anche se suffragato dai fatti. Ad esempio sui dati positivi che scaturiscono dall’inchiesta congiunturale che conduciamo ogni anno su un campione, direi molto rappresentativo, di più di 300 aziende.

Unico cantone in Svizzera dove questo avviene, visto che nessuna delle altre Camere Svizzere che esegue lo stesso sondaggio, deve affrontare la messa in dubbio del principio e dei risultati. Critiche, osservazioni, come è normale che sia, ma nessuna delegittimazione a prescindere.
Senza citare altre pubblicazioni, frettolosamente tacciate come tarocche oppure stravolte, al punto da attribuirci affermazioni mai fatte e accusarci di un trionfalismo che non fa parte del nostro modo di porci di fronte sia alle analisi della situazione economica cantonale, sia ai nostri interlocutori.
Come se gli imprenditori, spesso dipinti come lamentosi per ottenere inconfessabili favori, diventassero strumentalmente ottimisti per ingannare la popolazione con un messaggio di esagerata e non veritiera positività. Quale dovrebbe essere il nostro tornaconto nel dipingere una realtà eccessivamente positiva? Assolutamente nessuno!
Lasciatemi dire che comincia a diventare una situazione ripetitiva e surreale, come è surreale la nemmeno troppo malcelata accusa di non essere attenti al territorio, salvo poi volutamente ignorare ogni nostra iniziativa costruttiva, comprese quelle rivolte a chi è più in difficoltà.

Ho gioco facile nel sottolineare ad esempio, fra le molte iniziative, la nostra collaborazione con l’Ufficio cantonale dell’invalidità per il reintegro professionale di persone che hanno problemi di salute. Collaborazione suggellata da un evento annuale purtroppo quasi completamente ignorato da media e politici. Probabilmente perché non c’è sentore di polemica e perché sfoderare un “sì, ma” sarebbe piuttosto difficile di fronte all’evidenza di una nostra sensibilità sociale innegabile e di cui andiamo molto fieri. Questa incapacità di ascolto  è molto grave: impedisce il dialogo e quindi anche la possibilità di un dibattito costruttivo per la crescita del paese e per procedere e produrre quelle riforme che sono essenziali per il nostro cantone.

Cito quella attualmente discussa in materia di fiscalità cantonale, fondamentale per mantenere il nostro cantone su un buon livello competitivo in campo nazionale e internazionale.

Qui mi permetto un inciso, tanto per non dare l’impressione di sole recriminazioni gratuite e generalizzate. Voglio ringraziare infatti i Consiglieri di Stato e il Cancelliere, presenti in forze questa sera, perché, al di là delle naturali divergenze di opinioni che possono esserci sui vari dossier, non ci negano mai la possibilità di confrontarci direttamente e di approfondire ogni tema importante. A volte si trovano dei compromessi, a volte no, ma questo fa parte del gioco. Ma l’ascolto non manca mai e di questo ne siamo profondamente riconoscenti.

Per chi non ascolta invece, la libertà economica e imprenditoriale sancita esplicitamente nell’articolo 27 della nostra Costituzione federale, sembra essere un valore trascurabile e comunque subordinato ad altri diritti, veri o presunti. No, la libertà economica, che permette l’attività di noi imprenditori e quindi la creazione della ricchezza, non è un valore trascurabile finito per caso nella nostra Magna Charta, ma è un principio fondamentale che ha permesso e permette alla Svizzera e al Ticino di prosperare. Certo, porta con sé i normali limiti imposti dal quadro legislativo, dall’equilibrio che va cercato costantemente con altri diritti costituzionali, ma indubbiamente il suo principio NON è negoziabile.

Qui sento già insorgere i paladini di un certo catastrofismo che dopo la nostra Assemblea dello scorso anno ebbero fortemente da ridire sulle mie considerazioni concernenti proprio la libertà economica e il relativo positivo sviluppo del nostro tessuto economico. Ignorando volutamente tutti i richiami, contenuti nello stesso discorso, sull’assoluta necessità di rispettare tutte le regole vigenti. Per noi è chiaro, e i fatti lo dicono in modo incontestabile, che chi opera fuori dalla legge non ha diritto di cittadinanza nella vita associativa. Abbiamo sempre detto e lo ribadiamo a chiare lettere che chi sgarra deve essere sanzionato. Ritengo doveroso sottolineare, però, che questo deve applicarsi a tutte le categorie della società e che tutti dovrebbero assumere le responsabilità dei propri comportamenti e ammetterne le conseguenze, prima di calare sentenze sulle aziende che operano in modo irreprensibile. Purtroppo, e lo dico con sincera tristezza, l’approfondimento, l’oggettività e l’equilibrio per molti non sembrano più valori importanti ed efficaci. Un equilibrio che avevo già invocato lo scorso anno, ma evidentemente invano… visto mi sembra non faccia passi avanti!

Eppure sostengo un equilibrio, un’oggettività e una ricerca approfondita dei fatti, che dovrebbero essere possibili senza forzi sovrumani.

Cito un titolo, e lo cito volutamente in versione originale e integrale:

Tessiner Wirtschaft wächst – aber niemenad glaubt es

Non si tratta di un’affermazione di qualche malcapitato turista germanico annebbiato dal nostro merlot. Molto più semplicemente è il titolo del servizio dedicato dalla radio e televisione della Svizzera tedesca, DRS, alla presentazione dello scorso mese di marzo della seconda edizione dello studio di BAK Economics sull’andamento economico del Cantone Ticino. Senza “sì, ma”, come si sono invece affrettati a ribattere molti osservatori i locali, fra cui anche i colleghi ticinesi  della stessa  DRS : ma non sono  la stessa azienda?  Misteri.

Ancora più misteriosa diventa questa stridente differenza di valutazione se si considera che la Svizzera tedesca di principio non ci regala nulla e quando deve essere critica con il Ticino non si risparmia. Ma un’analisi equilibrata e approfondita ha portato innanzitutto a un giudizio corrispondente alla realtà dei fatti, senza per questo omettere di evidenziare, giustamente, taluni punti critici della nostra realtà cantonale. E’ davvero così difficile essere più oggettivi?

Del resto, anche un noto e brillante economista ticinese, certo non sospettabile di appartenere alla temibile casta delle aziende, in un recente editoriale intitolato “Fuori dalla crisi: adesso!” ha apertamente elogiato il nostro lavoro di analisi. Non ha tralasciato i punti deboli del nostro sistema economico, ma ha smentito clamorosamente le cassandre di sventura.

Altro esempio: qualche settimana fa si è parlato del disagio sul lavoro, riferendosi esclusivamente alle aziende private e omettendo scientemente quelle para-pubbliche e pubbliche. Come se le debolezze dell’essere umano, perché infondo di “persone” stiamo parlando, si concentrassero e concretizzassero solo nelle aziende private, scomparendo magicamente nelle altre. Tutti sappiamo che la realtà non è questa, ma è certamente la realtà più comoda e facile da presentare agli altri.

Fra i molti esempi che ritengo poco edificanti ce n’è un altro che mi ha particolarmente colpito e che si poteva leggere su un portale ticinese poche settimane or sono, per mano di una persona oltretutto istruita. Essa ha affermato, testuale, che “Il Ticino è pieno (sottolineo PIENO) di datori di lavoro trogloditi”. Il tutto evidentemente fortemente poi enfatizzato a livello mediatico, presentando una mancanza assoluta di sensibilità e rispetto per un incalcolabile numero di neo mamme che verrebbero sistematicamente escluse dal mondo del lavoro.

Tutti noi siamo concordi nel sostenere che anche un solo caso di abuso sia da considerare uno di troppo e vada giustamente sanzionato dal punto di vista legale, ma mi permetto di asserire che i numeri reali, che vi invito a verificare, di questo sicuramente disdicevole fenomeno, rapportati ai 230’000 posti di lavoro di donne e uomini in Ticino, non danno il diritto ad insulti di questa portata e totalmente fuori misura.

È evidente che qualcuno in questo cantone ha ormai perso il senso della misura. Questo gioco al massacro non ci porterà da nessuna parte. Abbattere l’imprenditoria non farà certo progredire il cantone e ritengo che molti atteggiamenti accusatori a prescindere non siano più sostenibili.

Per questo penso che sia giunto il momento di dire BASTA! Basta con queste dinamiche. La ricerca disperata di audience non può giustificare qualsiasi cosa e non può esimere da un confronto sui fatti. Rischiamo la perdita di tanti valori che hanno fatto grande il Paese: la stabilità e la prevedibilità del sistema, la certezza del diritto, il principio di legalità, il rispetto della libertà economica e della proprietà privata, l’auto­ responsabilità, solo per citarne alcuni. Non è puntando il dito indistintamente contro tutto il mondo imprenditoriale, senza distinzioni fra i molti che “tirano la carretta” e i pochi che sgarrano, che si fa il bene di questo paese.

L’imprenditoria, quella SERIA che noi rappresentiamo, ha il diritto di essere ascoltata. Criticata quando è giusto farlo, elogiata quando è giusto farlo, certamente non bistrattata. Quando la prima virtù dovrebbe essere quella di rispettare le leggi e di creare posti di lavoro, concetti come “aziende virtuose” possono prestarsi a interpretazioni fuorvianti. Vi possono essere molte sfaccettature: talune aziende hanno più possibilità di offrire vantaggi alla società, altre devono lottare strenuamente nel quotidiano per sopravvivere. Ma non per questo le seconde sono meno virtuose delle prime.
Discorso complesso, ma proprio perché complesso è il sistema economico stesso e la complessità richiede, mi ripeto, equilibrio di analisi e di giudizio.

Non saremo noi a cambiare il mondo, nemmeno il micro-cosmo ticinese. Ma ci sforziamo tutti i giorni per dare il nostro contributo, lavorando seriamente e cercando di essere una vetrina privilegiata per mettere in evidenza le tantissime aziende che permettono a questo cantone di giocarsela con tante realtà mondiali considerate anche molto più competitive di noi. Parliamo di difficoltà di ogni genere, di disoccupazione, di assistenza, di quello che volete. Ma non dobbiamo avere vergogna ad ammettere che vi sono molte cose che funzionano bene. E’ solo con un vero dialogo che si possono affrontare e risolvere i problemi. Noi vogliamo dare voce alle persone, perché di persone sono fatte le aziende che noi tuteliamo.

Noi ci siamo. Agli ALTRI la facoltà di scegliere se le beghe strumentali sono più importanti di un reale lavoro comune nell’interesse di tutti.

In conclusione desidero ringraziare tutto lo staff della Camera, in primis il nostro Direttore Luca Albertoni, che con grande dedizione e professionalità operano a favore di tutte le aziende: grandi, medie, piccole, rivolte al mercato interno o esportatrici. Esattamente come deve essere per un’associazione-mantello.

Vi segnalo infine la data dell’Assemblea Generale Ordinaria Cc-Ti per il prossimo anno, cioè venerdì 16 ottobre 2020.

Un’economia competitiva e innovativa grazie alla tecnologia 5G

Un medico potrà operare un paziente anche se fisicamente si troverà dall’altra parte del mondo? Uno scenario futuristico ma non così distante. È con questo esempio di applicazione della tecnologia 5G che è stata inaugurata la conferenza “L’importanza del 5G per la nostra economia” tenutasi al Palazzo dei Congressi il 15 ottobre e organizzata da Swisscom in collaborazione con la Cc-Ti e AITI.

Ogni giorno viene scambiata una quantità enorme di dati. Questo volume raddoppia ogni 12-18 mesi e le reti attuali sono ormai giunte ai loro limiti. È quindi necessario un ammodernamento delle reti di telefonia mobile con una tecnologia che permetta uno scambio di dati 10 volte superiore. Il 5G si appresta a varcare le soglie di una nuova era poiché la sua applicazione permetterà di offrire numerosi nuovi servizi e soluzioni in svariati campi.

Durante la conferenza non sono mancati anche gli aspetti politici. A portare la voce dell’industria, il Consigliere nazionale Fabio Regazzi (anche Presidente di AITI) ha ricordato che se si vuole cavalcare le opportunità della digitalizzazione occorrono condizioni quadro favorevoli atte a sviluppare l’infrastruttura 5G in tutta la Svizzera. A fargli eco il Sindaco di Lugano Marco Borradori, che ha sottolineato l’importanza per una città di avere un piano di gestione per le antenne, come ha fatto proprio Lugano tramite una variante di Piano regolatore. Ad intervenire anche il Rettore dell’USI Boas Erez, che ha evidenziato come la diffusione del 5G è anche un problema culturale e che le critiche oggi sollevate devono essere prese sul serio.

Valore aggiunto grazie al 5G

Secondo uno studio, presentato da Alessandra Gianella, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, grazie al 5G l’economia elvetica sarà in grado di generare un valore aggiunto supplementare per 2 miliardi di franchi e creare entro il 2030 oltre 137’000 nuovi impieghi. La nuova tecnologia avrà anche effetti indiretti positivi su svariati settori. Un esempio è quello della sanità dove vi potrà essere il trattamento e la condivisione dei dati in tempo reale tra pazienti, fornitori di assistenza e terze parti. Oppure nella mobilità dove si potrà gestire al meglio il traffico, la sicurezza o anche la performance dei veicoli analizzando le prestazioni dei loro componenti. Di fronte alle numerose applicazioni della tecnologia 5G, non bisogna rimanere indietro e la Svizzera non può rimanere a guardare di fronte a questi sviluppi tecnici e a queste nuove opportunità.

“Il 5G può salvarti la vita”. Con questo titolo, il CEO di Dos Group nonché capo del Soccorso Alpino Ticino Stefano Doninelli ha presentato le applicazioni sviluppate dalla sua azienda nel campo dei primi soccorsi d’intervento. Una rete 5G si inserisce anche in questo contesto poiché migliora la velocità di trasmissione e di elaborazione dei dati raccogliendo più informazioni per analizzare al meglio le situazioni di emergenza. 

I vantaggi del 5G sono stati elencati anche da Stefano Santinelli, Delegato del CEO Swisscom per la Svizzera italiana: maggiore velocità, capacità, efficienza energetica, rapidità di reazione, disponibilità garantite,… Oggi però la rete è al suo utilizzo massimo e va aggiornata. Entro la fine del 2019, il 90% delle antenne Swisscom sarà quindi supportata dalla nuova tecnologia 5G (in Ticino – dove oggi vi sono già 10 antenne – se ne conteranno 16).

Anche il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni era intervenuto nel corso della conferenza stampa antecedente l’evento, focalizzando i vantaggi che la velocità di rete potrà avere per alcuni settori.

“Se vogliamo rimanere innovativi e competitivi dobbiamo cogliere ogni opportunità di progresso. E il 5G è una di queste”, è così che Rocco Cattaneo, Consigliere nazionale e membro dell’Ufficio Presidenziale della Cc-Ti ha concluso l’evento.

Il potenziamento della rete 5G va quindi sostenuto perché nessun’altra tecnologia alternativa consente una così ampia gamma di applicazioni orientate al futuro e di alta qualità.

Pensare a un progetto Ticino condiviso

La 102esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti

Un Ticino dai molteplici settori

A sei mesi dal suo inizio, la nuova legislatura non sembra lanciata verso i temi prioritari. Risanate le finanze cantonali, vi erano legittime speranze che si riprendesse finalmente a fare davvero politica, a progettare il futuro del Ticino confrontandosi su progetti costruttivi e non perdendosi solo in contrapposizioni. Ma il dibattito parlamentare sul bilancio consuntivo, nonostante i 130 milioni di avanzo, e la minaccia di un altro referendum contro la riforma fiscale, lasciano presagire un ulteriore quadriennio all’insegna della conflittualità che rischia d’immobilizzare ancora il Paese. Una situazione che aggravata da altri fattori d’incertezza, sia nazionali che internazionali, non può non preoccupare il mondo economico.

È su questo sfondo che il 18 ottobre, all’Espocentro di Bellinzona, la Cc-Ti terrà la sua 102esima Assemblea Generale Ordinaria.

Oltre un secolo di storia a fianco delle imprese, a difesa della libertà imprenditoriale, della cultura del dialogo tra le parti sociali e del confronto costruttivo con le forze politiche nell’interesse di tutto il Cantone. Una tradizione e un impegno che rappresentano un sicuro punto di riferimento e orientamento per affrontare ora una fase molto delicata per la nostra economia.
Su di essa pesano, infatti, gli effetti della guerra dei dazi tra USA e Cina con i danni collaterali prodotti da un protezionismo che sta frenando la congiuntura mondiale. Pesano la rivalutazione del franco che penalizza l’industria dell’export e limita la capacità d’investimento delle aziende, l’incertezza nei rapporti con l’UE, il principale partner commerciale della Svizzera, e le conseguenze della Brexit. Ecco perché, rispetto a questo contesto internazionale poco rassicurante, le nostre imprese si sarebbero aspettate, e si aspettano, dalla nuova legislatura una svolta decisa per lasciarsi alle spalle un decennio difficile. Inasprito da tre crisi economiche e contrassegnato da una regressione del dibattito politico che ha svilito le potenzialità di un territorio al centro delle maggiori aree produttive d’Europa e mortificato la voglia di fare degli imprenditori.

Sono stati anni di attacchi sistematici alla libertà d’impresa, di progressivo irrigidimento del mercato del lavoro che ha reso ancora più difficile reperire la manodopera qualificata indispensabile per la crescita, di criminalizzazione strisciante dell’economia e d’irridente svalorizzazione della cultura del dialogo come ricerca di soluzioni condivise. Oggi c’è da ricostruire un tessuto politico che non sia prigioniero solo di pregiudizi, ma che si riapra senza tabù all’ascolto e recuperi la capacità di una visione d’insieme del sistema. È questa la premessa per pensare fattivamente ad un “Progetto Ticino” che, dalla fiscalità alla scuola, dalla mobilità alle infrastrutture civili, si attrezzi per affrontare le sfide contemporanee. Con la necessità di percorsi formativi orientati verso i nuovi lavori, di reti di connessione estese su tutto il Cantone e servizi per gestire il flusso crescente di dati. Ma soprattutto con una forte capacità d’innovazione istituzionale per governare un salto tecnologico che sta già cambiando la società.

Germania: partner fondamentale per le aziende elvetiche

Primo partner commerciale della Svizzera, la Germania è stata al centro dell’Evento Paese della Cc-Ti, organizzato il 19 settembre presso il Grand Hotel Villa Castagnola a Lugano, in collaborazione con i partner Export (Switzerland Global Enterprise, Cippà Trasporti, Credit Suisse, Euler Hermes, PwC e M. Zardi & Co).

I relatori, da sinistra: Alessandro Monti, Marcus Ehnle, Giovanni Narcisi, Christoph Richter, Valentina Rossi, Nadja Kolb, Aurélie Barthère, Gaetano Loprieno. 

“Il volume degli scambi commerciali tra Svizzera e il Baden-Württemberg equivale a quello con la Cina” ha esordito Valentina Rossi, Responsabile del Servizio Export Cc-Ti, aprendo l’Evento Paese e sottolineando l’importanza del commercio con il partner tedesco per le nostre aziende.

Rallentamento economico in vista

La Germania è la maggiore potenza economica a livello europeo. Nonostante ciò, dai dati presentati da Aurélie Barthère, Vicepresident, Multi Asset Investment Management di Credit Suisse, risulta che la nazione tedesca stia per affrontare un periodo di recessione. La diminuzione degli ordini con la relativa riduzione dei margini aziendali, una contrazione del mercato del lavoro più evidente rispetto agli altri Paesi dell’Eurozona, ma anche un aumento della pressione politica sulla coalizione esistente sono tutti segnali che portano gli economisti come Barthère ad indicare anche una diminuzione della crescita del PIL.

Dalle Smart Technologies all’alimentare 

In quali settori puntare in un mercato così ampio? Nadja Kolb, Consultant Germany di S-GE, ha voluto dare qualche consiglio agli imprenditori presenti. Tutto quanto concerne le Smart Technologies è sicuramente d’interesse per i partner tedeschi: dalle smart cities, all’intelligenza artificiale applicata nel campo dell’industria o del commercio. Un altro settore, che potrebbe sembrare saturo, ma – se calibrato nel modo giusto – può attirare l’attenzione risulta essere quello alimentare. La qualità dei prodotti svizzeri è sempre apprezzata, soprattutto nelle nicchie degli alimenti organici, salutari e con nuove fonti proteiche.  Il Governo tedesco spinge inoltre verso le innovazioni digitali nel campo medico volte ad abbattere i costi e ad ampliare le coperture sanitarie. Infine, data l’elevata domanda e i bassi tassi d’interesse, sono in aumento gli investimenti immobiliari, principalmente nelle aree urbane.

Solida garanzia delle imprese

Dopo un inizio del 2019 positivo, le previsioni indicano un’inversione di tendenza per l’economia tedesca che segue d’altronde le tendenze globali in atto, ha esordito Marco Arrighini, Head of Southern Region di Euler Hermes Switzerland. La Germania si conferma comunque il migliore Paese a livello mondiale per quanto concerne i pagamenti. Al di sotto della media, sono 54 i giorni che impiegano le aziende tedesche per saldare i pagamenti. Il consiglio di Arrighini è di tenere alta la guardia – soprattutto nel prossimo futuro a tinte grigie – perché è proprio con i clienti che si conoscono meglio che si tende a fare minore attenzione.

Tra fiscalità e logistica

Nel campo fiscale, ad introdurre le nozioni di base sul transfer pricing in Germania, è intervenuto Christoph Richter, Senior Manager Transfer Pricing di PwC. Le normative tedesche sono in linea con quelle dell’OCSE, dove il principio di libera concorrenza è fondamentale. Licenza per i marchi, perdite permanenti, relocation, stabile organizzazione sono alcuni dei temi fondamentali citati da Richter a cui un’azienda in entrata o in uscita dalla Germania deve fare particolare attenzione.

L’intervento sulla logistica effettuato da Gaetano Loprieno, Resp. ufficio Commerciale e Alessandro Monti, capo reparto trasporti di Cippà Trasporti SA ha toccato gli aspetti principali per una spedizione da e per la nazione tedesca. Anche in questo settore l’aspetto fiscale, declinato in ambito doganale, è di importanza fondamentale. La problematica dell’IVA comunitaria può essere infatti gestita tramite un cosiddetto sdoganamento europeo, un processo che permette ad un’azienda svizzera di vendere ad un soggetto comunitario senza che quest’ultimo anticipi l’IVA al momento dell’importazione, usufruendo di una rappresentanza fiscale all’interno di uno Stato UE.

Un profumo, un marchio

La Germania fa parte del sistema europeo di proprietà intellettuale e ha una lunga ed importante storia in merito, ha esordito Marcus Ehnle, Managing Counsel e European Patent Attorney di M. Zardi & Co. SA. Ehnle ha portato l’esempio di Jean Marie Joseph Farina, imprenditore e profumiere  originario di Santa Maria Maggiore, in Valle Vigezzo (Italia), e creatore della famosa acqua di Colonia che prese il nome della sua città adottiva tedesca, a cavallo tra il 1700 e il 1800. La tutela del marchio e la lotta alla contraffazione durò per decenni tant’è che un’imitazione, la 4711, divenne più famosa dell’originale.

Qualità e presenza in loco per un successo garantito

A concludere la serie di interventi, la testimonianza di un’azienda attiva da oltre 50 anni in Germania: la Trasfor SA del gruppo ABB. Giovanni Narcisi, direttore vendite, ha tracciato una breve storia dell’impresa che negli anni ha visto una forte riduzione dei livelli dei prezzi. Il consiglio dell’azienda di Molinazzo di Monteggio è quello di partecipare alle fiere di settore, molto presenti in Germania, e di non sottovalutare il mercato tedesco perché può anche essere una finestra interessante verso i Paesi dell’est. Infine, il prodotto di alta qualità svizzero, anche se con un prezzo più elevato in un mercato molto concorrenziale, riscuote sempre successo grazie anche al servizio post vendita fornito.

 

Scarica le presentazioni:
Business opportunities, Nadja Kolb, Consultant Germany, S-GE
Trade Credit Risk Insights, Marco Arrighini, Head of Southern Region, Euler Hermes Switzerland
Introduction to Transfer Pricing landscape in Germany, Christoph Richter, Senior Manager Transfer Pricing, PwC
Gli aspetti logistici, Gaetano Loprieno, Resp. ufficio Commerciale e Alessandro Monti, capo reparto trasporti, Cippà Trasporti SA
Intellectual Property Highlights, Marcus Ehnle, Managing Counsel e European Patent Attorney di M. Zardi & Co. SA

La testimonianza aziendale, Giovanni Narcisi, direttore vendite, Trasfor SA

 

 

La Cc-Ti ringrazia i partner export:
S-GE, Cippà Trasporti, Credit Suisse, Euler Hermes, PwC e M.Zardi & Co SA

 

Collaborazione e dialogo per un mercato del lavoro a favore di tutti

Si è svolto nel Mendrisiotto il primo appuntamento con gli eventi Cc-Ti del secondo semestre

Siamo tornati a parlare dell’Obbligo di annuncio dei posti vacanti, dopo diversi appuntamenti sul tema tenuti nei mesi scorsi. Infatti il 9 settembre 2019, nella sede dello Swiss Agile Center a Mendrisio, si è tenuto il nostro primo Networking Business Breakfast d’autunno.

In una cornice moderna e innovativa, davanti a una trentina d’imprenditori soci della Cc-Ti, Michele Merazzi, Vicedirettore Cc-Ti e  Claudia Sassi, Capo della Sezione del lavoro del DFE, hanno presentato i risultati attuali dell’interazione tra le misure del Cantone e il mercato del lavoro interagendo in finale direttamente con i partecipanti.

Temi concreti

Sono stati ribaditi i punti chiave dell’obbligo di annuncio dei posti vacanti – introdotto il 1° luglio 2018 -. Si è posto l’accento sull’indispensabile collaborazione tra le parti coinvolte: istituzioni, datori di lavoro e candidati. Il 1° gennaio 2020 il numero delle voci che sottostanno all’obbligo d’annuncio subiranno un leggero aumento in quanto il valore relativo di riferimento (tasso di disoccupazione) verrà diminuito al 5% (valore attuale 8%).

Una scelta per mantenere le interazioni con il territorio

La proposta di spostarci a Mendrisio, presso uno spazio al passo con i tempi come lo Swiss Agile Center, è il riflesso di una ferma volontà di avvicinarci alle aziende di ogni distretto del Cantone, valorizzando così in modo concreto la prossimità e il dialogo che – come associazione-mantello dell’economia – vogliamo mantenere costante con i nostri affiliati (imprese ed associazioni di categoria).

La Cc-Ti in prima linea

Affinché gli associati e le aziende siano sempre informati sulla stretta attualità, proponiamo eventi, formazioni e informazioni mirate. Per richieste mirate sul diritto del lavoro il nostro Sevizio giuridico può affiancarvi con una consulenza dedicata!

Scopri tutti gli approfondimenti sul tema

Posti vacanti: più efficienza e dialogo

Incrementare l’efficienza ed il dialogo tra le parti coinvolte: candidati, aziende e istituzioni. Sviluppi interessanti (con margini di miglioramento)  per la procedura della notifica dell’obbligo dell’annuncio dei posti vacanti.

Dopo un anno esatto dall’introduzione della modifica legislativa che ha decretato l’obbligo  dell’annuncio dei posti vacanti (entrata in vigore nel 2018), la Cc-Ti è tornata sul tema per un primo bilancio con le aziende: le protagoniste di questa importante modifica legislativa. Nell’ultimo Networking Business Breakfast prima della pausa estiva (gli eventi riprenderanno a settembre, il calendario è già pronto ed è possibile ritrovare online tutti i programmi) abbiamo fatto il punto dello stato dell’arte e guardato oltre per capire quali sono i passi che seguiranno. All’evento “Obbligo di annuncio dei posti vacanti: un anno dopo” sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti e Claudia Sassi, Capo della Sezione del lavoro del DFE, che hanno portato riflessioni diverse, interagendo con la sala.

Una brevissima “cronistoria”

Nel febbraio 2014 il popolo svizzero ha approvato l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”. Il nuovo articolo 121 a della Costituzione federale prevede l’applicazione di contingenti e del principio della preferenza nazionale nei confronti degli stranieri, compresi i cittadini dell’Unione Europea. In seguito all’esito delle urne il Parlamento elvetico ha deciso di introdurre l’obbligo di annuncio per i generi professionali con un elevato tasso di disoccupazione, al fine di favorire l’occupazione della manodopera in cerca di impiego. Il 1° luglio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di annuncio di un posto vacante all’Ufficio Regionale di Collocamento (URC).

La comunicazione: sempre più rilevante

Se il tasso di disoccupazione è lievemente sceso, si attesta una grande fluttuazione per determinate categorie professionali che sono soggette a stagionalità (ad esempio edilizia e settore alberghiero). Rilevante è il fatto di segnalare all’URC il posto vacante in azienda, indipendentemente che esso sia soggetto all’obbligo di annuncio o meno: in questo senso un dialogo performante è sempre più determinate, affinché tra persone in cerca d’impiego, aziende ed istituzioni si generi un ciclo comunicativo virtuoso e sempre più dettagliato sulle necessità delle aziende e sui riscontri sui candidati. I consulenti URC sono sempre a disposizione delle aziende per rispondere alle domande specifiche.

Gli strumenti

È stato sottolineato quanto fondamentale sia sempre il dialogo, oltre che al rilevamento tempestivo per aziende della verifica delle tappe per l’annuncio rispettando i termini legislativi stabiliti (periodo di protezione): in questo senso i colloqui con gli URC sono fondamentali. Oltre a ciò sulla piattaforma online lavoro.swiss si trovano tutti i ragguagli, nonché informazioni e profili di chi è in cerca di un impiego, come pure è questo il portale dove pubblicare i posti a disposizione. Nella “Job Room” di lavoro.swiss, ad oggi, si contano oltre 40’000 candidati iscritti e circa 4’000 aziende con un proprio profilo.

I prossimi step

Dal 1° gennaio 2020 il valore della soglia d’annuncio verrà diminuito al 5% (valore attuale 8%). Ci si sta concentrando sull’introduzione di controlli: la scorsa settimana il Parlamento ha delegato all’Amministrazione cantonale il controllo dell’obbligo di annunciare i posti vacanti e le sanzioni delle eventuali violazioni. Questi controlli saranno effettuati nel contesto delle normali inchieste del mercato del lavoro e dei normali controlli effettuati dalle commissioni paritetiche, in modo da non “ingessare” il sistema creando burocrazia, ma rendendo agili le procedure.
Infine si lavora anche sull’efficacia dello strumento lavoro.swiss, con un costante ammodernamento dei servizi.

La Cc-Ti in prima linea
Affinché gli associati e le aziende siano sempre informati sulla stretta attualità, proponiamo eventi, formazioni e informazioni mirate. Proseguiremo dunque anche in questo caso approfondendo questa tematica. Per domande mirate il nostro Sevizio giuridico può fornirvi le risposte con una consulenza dedicata!

 

Zoom sul check digitale

In occasione dell’ultimo evento tematico Cc-Ti “Check digitale: analizzarsi per crescere“, è stato evidenziato come la cultura del digitale diventi strategica.

In collaborazione con i partner tematici 2019 Gruppo Sicurezza SA, Gehri Rivestimenti SA, Cornèrcard Swisscom, la Cc-Ti è tornata sul tema della digitalizzazione, cercando di fare chiarezza e mettere un punto fermo nella discussione. Vista la vastità delle soluzioni esistenti e ‘in progress’ oltre ad un’ampia accezione terminologica e concettuale della ‘digitalizzazione’, è necessario cercare di dare una definizione univoca per costruire innovazione e portare elementi utili al dibattito. In questo senso si è dunque potuto vedere come sia rilevante creare un terreno comune dal quale partire e spingere sull’acceleratore dell’innovazione.

Nella puntata della trasmissione ZOOM, curata ed andata in onda su Teleticino, ritroviamo spunti interessanti sul tema. Intervengono Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Carlo Secchi, Sales Director Swisscom (Svizzera) SA Enterprise Customers; Dr. Ing. Alessandro Trivilini, Responsabile del Servizio informatica forense SUPSI e Giambattista Ravano, Professore e Direttore delegato per la ricerca e l’innovazione SUPSI.

Scopriamo allora insieme quanto emerso!

 

La cultura del digitale diventa strategica

L’importanza della digitalizzazione per creare un terreno comune dal quale partire e spingere sull’acceleratore dell’innovazione.

Nell’accezione quotidiana e nelle attività di approfondimento ed analisi svolte dalla Cc-Ti, la digitalizzazione è stata trattata nelle sue ampie sfaccettature da differenti angolazioni: big data, smart life, cyber security, trasferimento tecnologico, modelli di business, formazione, ecc.. È quindi necessario creare ora una strategia di verifica “digitale” per fare in modo che per ogni azienda e per la Cc-Ti – quale associazione mantello – si possa tracciare una base comune su cui continuare a progredire con l’economia digitale.

Il progresso tecnologico ha portato un’evoluzione positiva per l’economia, la vita aziendale e la società nel suo complesso, andando a facilitare ancora di più la quotidianità con strumenti e supporti ben integrati nei processi organizzativi.
Vista la vastità delle soluzioni esistenti e ‘in progress’ oltre ad un’ampia accezione terminologica e concettuale della ‘digitalizzazione’, è necessario cercare di dare una definizione univoca per costruire innovazione e portare elementi utili al dibattito. È questa la premessa da cui si è partiti per dibattere nell’evento “Check digitale: analizzarsi per crescere“, organizzato dalla Cc-Ti – insieme ai suoi partner tematici 2019 Gruppo Sicurezza SA, Gehri Rivestimenti SA, Cornèrcard Swisscom – presso l’Auditorium USI a Lugano il 12 giugno. Sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Carlo Secchi, Sales Director Swisscom (Svizzera) SA Enterprise Customers; Dr. Ing. Alessandro Trivilini, Responsabile del Servizio informatica forense SUPSI e Giambattista Ravano, Professore e Direttore delegato per la ricerca e l’innovazione SUPSI.

L’organizzazione e la cultura aziendale

Il modello organizzativo è fondamentale nella definizione di una cultura digitale aziendale. L’impresa stessa può facilitare l’adozione di pratiche agili volte a supportare la transizione verso una trasformazione digitale progressiva. È necessario però intendere il ‘digitale’ quale sostegno alla governance e alla strategia aziendale e non un ‘mero’ aspetto tecnologico a margine della struttura. La trasformazione digitale deve essere prima di tutto un cambiamento della cultura d’impresa e del modo di concepire il funzionamento stesso dell’organizzazione. Questa evoluzione deve toccare i flussi informativi e i processi, arrivando fino al cambiamento del modello di business. Così facendo muta la cultura aziendale e i risultati saranno efficienti.

Una scelta strategica in 6 mosse

Occorre lavorare su elementi precisi e verificare l’avanzamento digitale dell’azienda in modo semplice, analizzando determinati punti per implementare nuove modelli e portare innovazione a processi e alla struttura. Fermo restando che i risultati che emergeranno da quest’analisi saranno differenti per ogni impresa – grande, media o piccola essa sia – proprio perché la concezione della digitalizzazione dipende dalla cultura e dall’organizzazione della struttura stessa. Vanno indagati: i touchpoint digitali, la communication & collaboration aziendali, i processi di business, la sicurezza informatica, l’organizzazione del personale e i processi decisionali. Una volta elaborato ogni punto nei dettagli è poi possibile definire una strategia digitale customizzata sulle esigenze e sulla realtà della singola azienda. Sono questi i principi del ‘check digitale’.

La sicurezza in primo piano

La cybersecurity è ancora spesso sottovalutata. Si fa un gran uso di terminologie “digitali” ma non si ha ancora bene in chiaro quanto siano determinanti gli eventuali danni causati da problemi relativi alla sicurezza informatica. Occorre agire anche qui a monte, lavorando sulla cultura digitale, dove quest’elemento accompagna la quotidianità di tutti e su cui si dovrebbe riflettere e creare consenso comune. Si sta formando una discrepanza tra la conoscenza e l’utilizzo delle terminologie e dei processi aziendali, per cui un cambio di rotta ed un’educazione alla condivisione e all’attitudine  della trasformazione culturale-digitale è più che mai necessaria. In questo senso la Cc-Ti accompagna le aziende lungo il cammino del cambiamento digitale con approfondimenti mirati, eventi e corsi di formazione che offrano agli imprenditori gli strumenti e le conoscenze giuste per continuare a produrre innovazione.

Puntare sulla formazione

È stato rilevato come, più che mai oggi, si necessiti di intervenire sulla formazione (scolastica, di base e continua) per accrescere le competenze del digitale, andando a sostenere le aziende con profili già pronti e meglio preparati per il mondo del lavoro che verrà. Accanto a quelle competenze tecniche occorre agire anche sulle soft skills nell’ambito ICT, creando condizioni quadro ottimali per il fiorire della digitalizzazione e dell’innovazione.
E per il futuro? Saranno richieste sempre più visioni tangibili con capacità di risolvere i problemi e l’adattamento dei processi cognitivi all’ecosistema in cui viviamo. Un fattore di sviluppo che si snoda su tre asset: scuola – impresa – ambiente, in cui tutti devono cooperare e lavorare in modo concertato al progresso dei tempi che mutano.

Sempre sul pezzo

La consapevolezza sul digitale va accresciuta ed è quello che come associazione mantello dell’economia stiamo cercando di portare avanti per il tessuto economico ticinese, contribuendo così a diffondere in modo ampio e trasversale quella cultura aziendale agile e dinamica, capace di seguire i cambiamenti in atto ed i trend a livello mondiale.

Documenti utili

 

Nuovi orizzonti e connessioni con la Russia

La Cc-Ti ha partecipato con successo alla missione organizzata dalla Joint Chamber of commerce – Switzerland, il cui scopo è la promozione delle relazioni economiche tra Svizzera e Russia, Bielorussia, Ucraina, Asia Centrale e Caucaso del Sud.

La Cc-Ti negli ultimi anni è sempre stata molto attiva nello sviluppo delle relazioni con la Russia. La missione è quindi stata un’ottima occasione per tastare il clima attuale del Paese, valutando la situazione delle imprese svizzere attive in Russia e osservando in che modo questa grande nazione stia sviluppando le relazioni con mercati esteri.

La missione in dettaglio

Il viaggio –  che si è tenuto a Mosca dal 3 al 5 giugno – ha visto la partecipazione di una folta delegazione formata da imprenditori e rappresentanti istituzionali provenienti da tutta la Svizzera e, grazie alla Cc-Ti, anche dal Ticino. Momento chiave del programma è stata la conferenza “Regional Cooperation between Switzerland and Russia. New Horizons, New Connections”, un interessante dialogo tra Regioni russe e Cantoni svizzeri. Chiara Crivelli, responsabile dell’International Desk della Cc-Ti ha esposto una presentazione sull’andamento dell’economia ticinese e sullo stato del commercio con l’estero (import ed export) del nostro Cantone. Un accento è stato messo sulle importanti relazioni della Cc-Ti con la Russia, i cui primi contatti risalgono al 2010.

L’evento si iscriveva inoltre nel programma della visita in Russia della Segretaria di Stato dell’economia, Marie Gabrielle Ineichen – Fleisch, che ha fornito un interessante contributo alla conferenza focalizzandosi sulle relazioni bilaterali tra Svizzera e Federazione Russa. Da parte russa, alla conferenza erano presenti rappresentanti di numerose regioni russe (autorità e imprenditori), un’ottima occasione per ampliare la rete di contatti locale.

Non sono mancati momenti di incontro con la business community svizzera a Mosca e con l’Ambasciatore svizzero in Russia, Yves Rossier. A chiudere il programma un’interessante visita al polo tecnologico “Technopolis” situato nella “Zona economica speciale” della città. Si tratta di uno dei motori fondamentali della nuova Mosca industriale, dedicato allo sviluppo dell’ecosistema innovativo della città che mira a creare condizioni favorevoli per la crescita delle aziende Hi-Tech.

Per le aziende in arrivo dal Ticino, grazie alla collaborazione con Switzerland Global Enterprise (S-GE), sono stati organizzati incontri B2B con potenziali partner locali selezionati in maniera mirata.

Le opportunità del mercato russo

Oggi l’economia russa è in ripresa e sembra aver accusato il colpo delle sanzioni messe in atto da USA e UE dal 2014. Gli anni 2015-2016 sono stati segnati da un’importante contrazione, anche a causa della caduta del prezzo del petrolio, ma a partire dal 2017 il PIL è di nuovo cresciuto, seppur non in maniera accentuata.

Secondo le stime della Banca Mondiale, la Russia dovrebbe crescere tra l’1,5 e l’1,8 % nel periodo 2018-2020. Una previsione positiva, anche se ancora inferiore rispetto al potenziale del Paese più grande del mondo. Dal punto di vista del business, la situazione sta nettamente migliorando: secondo la classifica della Banca Mondiale Ease of Doing Business, nel 2018 la Russia guadagna la posizione 35 su 190 paesi, con un aumento di ben cinque punti rispetto all’anno precedente.

Il commercio tra Russia e Svizzera (e in particolare con il Ticino) è stabile. Come confermato anche dalla Segretaria di Stato per l’economia, la Russia è un partner importante per la Svizzera. Il nostro Paese, inoltre, rimane al 10° posto degli investitori in Russia.

Il potenziale della regione di Kaluga

One Belt One Road e i Paesi di transito

Tra le Regioni russe presenti alla conferenza, abbiamo ritenuto particolarmente interessante la Regione di Kaluga, che si trova a 180km a sudovest di Mosca, in cui potrebbe esserci un potenziale attrattivo anche per le aziende ticinesi.

Dalla presentazione della regione, sono emerse grandi opportunità nei settori dell’automotive (Kaluga è conosciuta per un’importante produzione di veicoli), farmaceutico, metalmeccanica, trasporti e logistica. Proprio a questo proposito è interessante sottolineare che Kaluga ha aderito al progetto cinese “One Belt One Road” per quello che riguarda i “Paesi di transito” (Transit countries) che vede lo sviluppo in Russia di un corridoio tra l’Europa, Russia (passando da Kaluga fino alla Siberia centrale), scendendo verso la Mongolia, fino ad arrivare in Cina. Questo permetterà di dimezzare i tempi di percorrenza del trasporto su rotaia tra Russia e Cina che normalmente veniva effettuato via l’estremo est russo. Secondo i dati forniti dal Governo di Kaluga, la percorrenza di questo tratto è oggi di 15-17 giorni (7’750km), contro i 35 giorni via Far East (11’000km).

L’importanza della Regione di Kaluga è inoltre confermata anche dalla presenza di grandi aziende svizzere come Nestlé, Forbo, Omya, Bucher e Holcim.