L’accesso al Sud−Est asiatico passa da Singapore

L’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN), terza economia d’Asia e quinta a livello mondiale, è costituita da dieci Nazioni sempre più integrate nelle catene del valore globali, anche grazie ad una rete significativa di accordi di libero scambio, tra cui il Partenariato economico globale regionale (RCEP), che istituisce la zona di libero scambio più estesa al mondo e genera circa il 30% del PIL globale.

Questa regione, caratterizzata da una rapida crescita, è ricca di potenziale, ma presenta anche notevoli disparità di sviluppo e reddito, una varietà di culture, lingue e religioni, e un dedalo normativo in cui è difficile orientarsi. In un’area estremamente eterogenea e con significative barriere all’entrata, Singapore emerge come porta d’ingresso privilegiata. Le opportunità offerte dalla regione e il ruolo faro di Singapore sono stati al centro di un business breakfast organizzato dal Gruppo Fidinam in collaborazione con la Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino (Cc-Ti) e la Città di Lugano.

L’evento, moderato da Alex Chung, Delegato alle relazioni con l’Asia per conto della Città di Lugano, ha preso l’avvio con i saluti di benvenuto di Roberto Grassi, CEO del Gruppo Fidinam, che ha evidenziato come, nonostante uno scenario attuale caratterizzato da instabilità geopolitica, rischi di deglobalizzazione e frammentazione nonché da tendenze di nearshoring o reshoring, non si possa non considerare i mercati in crescita dell’ASEAN e il ruolo svolto da Singapore nella regione.

Anche la Svizzera, conferma Monica Zurfluh, Responsabile Commercio internazionale alla Cc-Ti, guarda con crescente interesse al Sud-Est asiatico: oltre ad una strategia regionale specifica elaborata dal Consiglio federale per gli anni 2023-2026, la Confederazione ha in essere accordi di libero scambio con Singapore, Filippine e Indonesia e negoziati in corso con Malaysia, Vietnam e Thailandia. Gli scambi commerciali con i Paesi dell’ASEAN sono aumentati negli anni, ma restano ancora modesti (3,3% del commercio estero svizzero). Nella regione, è Singapore a fare la differenza: è la quarta destinazione dell’export svizzero in Asia dopo Cina, Giappone e Hong Kong ed è il terzo mercato di approvvigionamento dopo Cina e Giappone. La città-Stato è anche la principale destinazione degli investimenti svizzeri, che dal 2010 al 2022 sono praticamente quadruplicati, raggiungendo quota 69,5 miliardi di franchi (su un totale di 81 miliardi di franchi nella regione).

Il CEO di Fidinam Asia Pacific, Alessandro Pedrinoni, ha poi fornito una panoramica della regione: su una popolazione di oltre 680 milioni di persone, il 51% vive in aree urbane, il 32% è sotto i 20 anni ed entro il 2030 il 70% farà parte della classe media. Le principali economie sono Indonesia, Thailandia, Singapore, Vietnam, Malaysia e Filippine: cumulativamente generano il 96% del PIL regionale, un PIL cresciuto in media del 4,2% negli ultimi dieci anni, con una proiezione di crescita media del 4% fino al 2040. I trend di crescita si concentrano nel settore manifatturiero, nel turismo e nell’economia digitale, ma la regione è anche confrontata con la risoluzione di problemi significativi, come ridurre la povertà, sviluppare le infrastrutture e rendere accessibili le tecnologie digitali. Pedrinoni si è poi chinato sulle singole economie. In Indonesia, la quarta Nazione più popolosa al mondo, crescono i settori minerario, infrastruttura, sanità, turismo e le batterie per i veicoli elettrici; nel 2023 gli investimenti esteri sono confluiti nei settori metalli, telecomunicazioni, farmaceutica, legno e carta. In Vietnam nel 2023 la popolazione ha raggiunto quota 100 milioni e il PIL è cresciuto del 5,03%; gli investimenti, diminuiti nel triennio 2020-2022, hanno ripreso in modo significativo nel 2023, soprattutto a beneficio dell’industria manifatturiera e della lavorazione (63%). Nel 2023 le Filippine hanno registrato il maggior tasso di crescita del PIL nella regione (5,6%), con trend di crescita osservati nell’inclusione finanziaria, nell’implementazione di soluzioni tecnologiche nei processi industriali e nella green energy. Il settore manifatturiero pesa per il 20% del PIL, ma lo sviluppo di catene di fornitura locali e il raggiungimento di una certa autonomia produttiva rappresentano ancora una sfida. La Thailandia ha un settore automobilistico significativo, il primo per dimensioni nella regione e il decimo a livello mondiale, con investimenti importanti annunciati nel settore delle auto elettriche. Nel 2023 la Malaysia ha visto la domanda internazionale di elettronica, olio di palma e prodotti petroliferi rallentare e il suo PIL crescere meno del previsto (3,7%).

Marta Giordano, Managing Director di Fidinam Singapore, ha poi evidenziato come la posizione strategica al centro di importanti rotte commerciali e marittime rendano la città-Stato la porta d’ingresso ideale dell’ASEAN. Terza economia nella regione, Singapore è di fatto un hub commerciale, finanziario e logistico ed è rinomata per la facilità nel fare impresa: tra le caratteristiche principali figurano procedure snelle e facilmente accessibili online, un sistema fiscale efficiente, un’ampia rete di accordi sulla doppia imposizione, incentivi agli investimenti, agevolazioni ed esenzioni fiscali nonché sovvenzioni per una vasta gamma di industrie e, non meno importante, la tutela degli investitori. Giordano ha poi illustrato nel dettaglio le opzioni per una presenza in loco (dalla società a responsabilità limitata alla filiale, all’ufficio di rappresentanza), il quadro fiscale, la politica d’immigrazione e i costi di assunzione.

In chiusura, la testimonianza di Christina Jensen e Pamela Annoni, co-fondatrici di Elixi International SA, azienda specializzata della consegna rapida di farmaci salvavita che ha scelto Singapore come base per le attività estero su estero.

Gli elementi di un’«azienda felice»

Nelle risorse umane definiamo normalmente tre “pilastri” che abbracciano questa disciplina: il team building, la formazione e il benessere del dipendente. Quando questi tre elementi sono allineati possiamo parlare di «azienda felice».

Il capitale umano rappresenta il vantaggio competitivo di ogni azienda, che va preservato e tutelato mettendo il dipendente al centro della strategia di sviluppo delle HR.

È questo quanto tematizzato il 5 luglio nell’ultimo webinar della Cc-Ti prima della pausa estiva, in cui sono intervenuti quali esperti Andrea Abbatelli, Partner KIAI Sagl; Roberto Sciarra, General Manager OneOnOne Switzerland e Roberto Klaus, Direttore SSIB Ticino; moderati da Lisa Pantini, Responsabile comunicazione Cc-Ti.

Costruire le condizioni win to win

Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo” La citazione di Henry Ford riassume lo spirito del gruppo e del “fare squadra”. Occorre però costruire le condizioni corrette per realizzare un gruppo coeso. Il team occupa un elemento centrale nella gestione delle attività all’interno delle aziende. Avendo bisogno di innovazione e della costruzione di soluzioni che siano sempre più vicine alle esigenze dei clienti, questi due elementi finiscono per combinarsi tra loro. L’uno non potrebbe funzionare senza l’altro.
Nessun dipendente, in realtà, può lavorare da solo; ognuno necessita dell’altro per realizzare i propri compiti – all’interno di un dato sistema -. Diventare ed essere una squadra è però un processo che comporta diversi passaggi e per funzionare al meglio sottostà a regole e dinamiche precise e dinamiche.
Se lavorare in gruppo è faticoso e non banale, tutti sono corresponsabili della costruzione delle condizioni stesse e un team è felice e vincente quando oltre ad ottenere i suoi scopi riesce a costruire anche le corrette opportunità per soddisfare nella totalità i suoi membri. Durante il webinar sono stati fatti numerosi esempi di situazioni in cui gruppi e team si sono mossi e si sono evoluti in modo più o meno positivo a dipendenza dei presupposti sui quali hanno operato.

Il benessere in azienda

Nell’era della tecnologia e con la spinta digitale degli ultimi anni, una giornata lavorativa media per molte persone comporta anche necessariamente, lunghi tempi di sedentarietà, indipendentemente dal tipo di lavoro che si svolge e dal settore. Il concetto di “benessere” nel corso degli anni ha subito numerose modifiche, le quali hanno condotto a una visione del termine più ampia ed esaustiva.
In particolare, dagli anni ‘70 a oggi il ‘benessere’ non è più incentrato soltanto sull’idea di un fisico scolpito, ma si vuole considerare l’intero equilibrio psico-fisico dell’essere umano.
Il benessere è anche un tema che l’azienda può utilizzare quale incentivo per attrarre i futuri collaboratori, fidelizzare i propri e, in generale, per la propria strategia HR. Inoltre, l’attenzione alla salute e alla qualità della vita dei propri collaboratori è un fattore che, nei tempi odierni, è percepito come sempre più determinante per l’incremento della produttività, riflettendosi certamente poi anche sulle dinamiche interne di team. Esistono numerose azioni che possono essere intraprese per progettare un well-being aziendale, più o meno impegnative in termini di strutturazione, dalle quali cominciare per inserire il concetto e la cultura del ‘benessere’ nelle aziende: alcuni esempi possono essere meeting con postazioni attive, eventi dedicati al benessere (‘giornata del benessere’), comunicazione mirata, ecc..

La formazione: quando il sapere crea passione

Lo studio, il porsi domande, l’essere critici è una delle componenti necessarie della crescita e della progressione verso la serenità e la realizzazione personale dell’individuo. Il sapere e la formazione non possono più permettersi di limitarsi alla semplice trasmissione di nozioni e conoscenza. Oggi occorre dare un valore aggiunto con un accompagnamento per orientarsi in modo più marcato e distinguersi. La formazione sul posto di lavoro è determinante per permettere di ottimizzare le conoscenze e il potenziale dei propri collaboratori creando un circolo virtuoso di ‘lifelong learning’ (o apprendimento continuo), qui inteso come processo di apprendimento volto a incrementare le proprie competenze e l’acquisizione di nuovi ruoli. Inoltre, investire in modo costante nella formazione continua dei collaboratori resta una delle migliori azioni concrete da attuare per far fronte alla crescente difficoltà di reperire risorse umane qualificate.

La Scuola Manageriale della Cc-Ti

La Scuola Manageriale intende offrire formazioni di lunga durata rispetto ai più classici corsi di formazione puntuale brevi orientati alla formazione continua per i leader di domani: tramite le proposte formative studiate e costantemente aggiornate, si propongono ai partecipanti (siano essi imprenditori, dirigenti, futuri quadri, collaboratori, ecc.) percorsi di perfezionamento professionale che garantiscano loro una preparazione adeguata per affrontare le sfide a cui saranno chiamati a rispondere con un nuovo bagaglio di competenze.

Lo “Specialista della gestione PMI con attestato federale” è destinato a coloro che desiderano acquisire le competenze per assumere la posizione di quadro in una PMI. Il percorso di studi, strutturato sull’arco di un anno e mezzo, comprende sei moduli: Gestione generale dell’impresa; Leadership, comunicazione, gestione del personale; Organizzazione aziendale; Contabilità; Marketing e Diritto in materia di gestione d’impresa PMI. A completamento dei moduli si svolge un modulo interdisciplinare finale, durante il quale verranno ripetute e completate le competenze acquisite nei moduli studiati. Dopo ogni modulo i partecipanti sostengono un esame sulla materia. Con il superamento dei 6 esami è possibile accedere all’iscrizione dell’esame federale per il conseguimento del titolo di “Specialista della gestione PMI con attestato professionale federale”.

Il prossimo percorso di studi avrà inizio in ottobre. La Cc-Ti è volentieri a disposizione per tutte le informazioni del caso.


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L’araba fenice nel mondo del lavoro

Conosciuta quale simbolo e figura mitologica, l’araba fenice rinasce dalle ceneri. È proprio la rinascita, la capacità di rialzarsi, di cambiare e di riadattarsi dopo un percorso, dopo il fallimento di un progetto o di un rapporto di lavoro terminato, l’esperienza da cui partire per parlare di resilienza.

Nel mondo del lavoro non tutto va sempre come pianificato e ci si scontra con un insuccesso, che può rilevare un’ottica diversa dalla quale ripartire.

È questo quanto tematizzato nel webinar della Cc-Ti del 16 giugno scorso, dove Romina Henle, Professional Development Director di International Coaching Federation Svizzera e Andrea Martone, Director Research and studies di Von Rundstedt & Partner Svizzera SA, sono intervenuti quali esperti; moderati da Lisa Pantini, Responsabile comunicazione Cc-Ti.

Un insegnamento pratico

Le “notti dell’insuccesso” si basano su storie di fallimenti professionali e imprenditoriali a differenti livelli. Se dai successi è possibile trarre un vantaggio evidente e immediato, è l’analisi degli insuccessi che può fornire approcci utili, percorsi diversi e differenti visioni.
Questa testimonianza vuole dimostrare che da un progetto mancato, come un’araba fenice, rinascere più forti e resilienti è possibile.

Se dovessimo dare una definizione di resilienza, potremmo dire che essa è intesa come la capacità delle persone di affrontare in modo costruttivo la pressione delle prestazioni, i cambiamenti e le crisi, di rimanere capaci di agire e, infine, anche di riemergere più forti da tutto questo. Il coaching (inteso come una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale) può essere un valido supporto per le ripartenze, in ogni ambito. Diventa per cui un’opportunità per reinventarsi.

Durante l’evento sono stati portati esempi famosi di “arabe fenici” che poi si sono rivelati vincenti.
Possiamo ricordare James Dyson (inventore, designer e imprenditore britannico, fondatore dell’azienda Dyson) che notò che il filtro dell’aria in una cabina di verniciatura risultava costantemente ostruito dalle particelle di polvere (proprio come un sacchetto di aspirapolvere). Così disegnò e costruì una torretta ciclonica industriale, in grado di eliminare le particelle esercitando spinte centrifughe centomila volte maggiori della forza di gravità. A quel punto si domandò se avrebbe potuto applicare lo stesso principio a un’aspirapolvere. E si mise al lavoro: dopo 5 anni e 5’127 prototipi venne alla luce il primo aspirapolvere senza sacchetto al mondo con il marchio Dyson, il Dual Cyclone.
Storia simile anche per quanto riguarda la 3M e i post-it. La colla del Post-it fu scoperta nel 1968 da Spencer Silver, un ricercatore della 3M, che voleva realizzare l’adesivo più potente al mondo, capace di essere impiegato in campo ingegneristico ed aeronautico. L’esperimento si rivelò un fallimento a tal punto che diede vita a un collante così debole da non riuscire a tenere insieme neanche dei fogli di cartoncino, ma solo i foglietti che tutti conosciamo.

Rinascere ogni volta che si cambia lavoro

Quando si cambia lavoro, o quando viene terminato un rapporto di lavoro, non ci si dovrebbe ‘fossilizzare’ solo sull’insuccesso, ma cogliere questa opportunità di crescita, da trasformare in un’esperienza positiva.
Per employability (o impiegabilità) si intende proprio la capacità di un individuo di mantenere nel tempo un impiego o la probabilità di trovarne un nuovo in caso di inoccupazione.

Nel mondo del lavoro e con gli scenari futuri che si prospettano, il “lavoro per sempre” va, purtroppo, scomparendo (dove si intende lavorare per lo stesso datore di lavoro – quale ‘posto fisso’ – dall’inizio della vita lavorativa sino alla pensione): in questo senso l’employability permette di concentrarsi su livelli diversi, in una concezione di “workforce transformation”, che coinvolge più attori di un sistema complesso (lavoratore, azienda, istituzioni).

Per migliorare l’impiegabilità di un collaboratore devono intervenire principalmente tre fattori: la persona stessa (con le sue abilità professionali, capacità comportamentali e aspettative di carriera), l’azienda (per le sue politiche HR e i servizi di ‘job facilities’ che mette in atto) e la società (andamento del mercato del lavoro, servizi a supporto dell’impiego).

Ottimizzare le proprie risorse, rivedere e/o sconvolgere i propri progetti, ripresentarsi in veste diversa, è possibile promuovendo maggiormente questa visione nell’impiegabilità nelle strategie delle risorse umane in azienda. L’essere umano deve restare e distinguersi al centro del sistema.


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Proteggere business e segreti aziendali

Telefonate, voci, immagini e documenti. Registrare o videosorvegliare con l’ausilio di microspie grandi come la punta di una matita? Solo fantascienza da film d’azione, serie tv o libri di realtà distopiche? La risposta è no.

Basta andare online su siti di e-commerce come Amazon o e-bay per accorgersi che la proposta di dispositivi per attività di monitoraggio a 360° sono oggi alla portata di tutti e facilmente accessibili.

Coloro che operano, siano essi imprenditori o aziende, con informazioni sensibili sono, loro malgrado, un possibile bersaglio di attenzioni non previste e non gradite, vulnerabili.
Anche di questi aspetti si è discusso nel webinar Cc-Ti dello scorso 20 maggio intitolato “Intelligence Talks: il vostro business è al sicuro?“, condotto da Michel Venturelli, Criminologo e Titolare di IRX Sagl e da Flavio Ferioli, Operatore Technical Surveillance Counter-Measures di IRX Sagl, moderati da Lisa Pantini, Responsabile comunicazione Cc-Ti.

Attività di spionaggio

Concorrenza sleale, segreti industriali trafugati da (ex) collaboratori, manipolazioni ambientali per lo spionaggio, ecc., sono solo alcuni esempi di realtà che, in questo mondo digitale, si palesano ormai, all’ordine del giorno.
Spesso ci si accorge di queste manovre fraudolente solo quando esse sono già in atto e i danni tristemente tangibili.
La prevenzione resta la migliore difesa, almeno inizialmente, e che prevede un’attività di analisi puntuale e dedicata, che occorre riproporsi con una certa regolarità per verificare costantemente la privacy della nostra attività e validare, nel caso, una strategia di difesa immediata con misure mirate più o meno incisive.

È stato citato Edward Snowden (informatico e attivista statunitense, ex tecnico della CIA e fino al 10 giugno 2013 collaboratore di un’azienda consulente della National Security Agency, noto per aver rivelato pubblicamente dettagli di diversi programmi top-secret di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico) che disse “…dalla mia scrivania avevo la possibilità di INTERCETTARE CHIUNQUE, dal commercialista a un giudice federale e persino il Presidente, se solo avessi avuto la sua e-mail personale…”. Tecnologie più o meno sofisticate che permettono di violare la privacy di chiunque, in qualsiasi momento, da qualsiasi luogo.

L’attacco elettronico

Gli strumenti a disposizione sono molteplici, sempre più piccoli e preformanti e davvero ingegnosi. Congegni costruiti e ideati per soddisfare i piani più sofisticati e aggirare la sicurezza già presente.
Oggetti di uso comune modificati e resi “invisibili” al più delle persone (alcuni esempi: Microspie via radio, Microspie GSM, Registratori digitali, Microtelecamere, localizzatori GPS, Malware Trojan…).

Le tecnologie di difesa elettronica

È l’attività di bonifica (chiamate anche T.S.C.M. – Technical Surveillance Counter Measures) che sarà il primo “step” verso una strategia di protezione e prevenzione degli ambienti e delle persone.
Occorre affidarsi solo a professionisti accreditati di questo settore, persone qualificate e, proprio per lo scopo primario della collaborazione, di fiducia assoluta.

È un consiglio da ritenere, quello di restare sempre vigili e non peccare di ingenuità nelle proprie considerazioni istintive. Rivolgersi a questi professionisti aiuterà voi, per primi, a lavorare in un ambiente più rilassato e “libero” da vincoli, per trattare i vostri affari nella massima tranquillità, con la relativa grande resa.

Essere proprietari della propria privacy è oggi un lusso che spesso sottovalutiamo, sino al momento in cui non viene violata in qualche modo. Pensarci per tempo e cautelarci si rivelerà un investimento anch’esso, forse, il più redditizio.

Ogni ambiente (casa, ufficio, auto, garage, telefono, …) richiede strumenti puntuali, alcuni esempi sono, analizzatori di spettro, analizzatori di segnale GSM, rilevatori di giunzioni lineari e non (“spazzolone”), camera lens detector, termocamere, ecc..

È utile sapere che l’intercettazione “pirata” con microspie o telecamere è un reato penale. L’articolo 179 e segg. del Codice penale svizzero lo definisce con chiarezza.


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Quando il digitale incontra l’export

Il 5 maggio scorso si è svolto il webinar “Il digitale incontra l’export” dedicato a un argomento di attualità e in forte espansione. All’incontro online – organizzato dalla
Cc-Ti, in collaborazione con S-GE, hanno assistito una quarantina di partecipanti.

Al webinar sono intervenuti Michele Merazzi, Vicedirettore Cc-Ti; Martina Grisoni, Responsabile Servizio Export Cc-Ti; Silvia Del Vitto, Head of Sales & International Client Management Intarget Suisse e Monica Zurfluh, Head of S-GE Southern Switzerland.

Il COVID-19 ha modificato le abitudini, gli usi, i consumi e gli acquisti di consumatori e aziende attive su mercati nazionali ed internazionali, con profonde trasformazioni.
Le aziende sono spinte verso nuove evoluzioni, rivolgendosi sempre di più verso un mercato digitale, sviluppando nuove strategie di distribuzione.
Dai dati dell’Amministrazione federale delle dogane, il valore dell’export in Svizzera è calato del 7.1% nel 2020, rispetto al 2019; ciò è dovuto anche alla pandemia e ai suoi diversi effetti. Fortunatamente, il 2021 è cominciato in positivo con un incremento del 5.4% rispetto al dicembre 2020. Con dati come questi è difficile fare delle previsioni attendibili per scenari futuri anche a breve termine, la situazione economica dipenderà molto dall’andamento congiunturale e dalla campagna vaccinale a livello globale.

Il nuovo consumatore è globale

Internet è sempre più globale, le aziende necessitano gli strumenti digitali e il digital marketing rappresenta un ponte verso nuove opportunità da sfruttare. Il web non è sicuramente una novità per le aziende, come pure per i consumatori, ma nell’ultimo anno c’è stata una netta escalation del loro utilizzo.

Digital export?

Che cosa si intende quando parliamo di ‘digital export’? Si tratta dell’implementazione di modelli di business B2B o B2C attraverso le leve del marketing digitale e dell’utilizzo di piattaforme online al fine di espandere un’attività al di fuori dai confini nazionali.

Le tendenze confermano che i digital buyers, ossia coloro che compiono acquisti online anche da un marketer straniero, rappresentano oggi più del 30% della popolazione mondiale. E si tratta di una tendenza destinata a crescere.

La sicurezza prima di tutto

e-commerce B2C in Svizzera

La Svizzera è prima nel B2C e-commerce Index 2020, annuale classifica redatta dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD). Le economie sono classificate in base all’accessibilità a server Internet sicuri, affidabilità del servizio postale e della sua infrastruttura e la percentuale di popolazione che usa internet e possiede un account presso un’istituzione finanziaria o un servizio di pagamento mobile.

Prosperare, anche online

Il digitale e l’internazionalizzazione diventano cruciali per aiutare un business a crescere e prosperare raggiungendo nuovi consumatori all’estero.
In questo ambiente dinamico, con un consumatore sempre più attento, le esigenze cambiano costantemente e da mercato a mercato. A cosa prestare attenzione?

  1. Identificare i nuovi mercati
  2. Valutare le barriere all’ingresso
  3. Pianificare l’operatività
  4. Promozione, marketing e pubblicità
  5. Misurazione della performance ed espansione

Con un approccio strategico e con il supporto di strumenti esistenti quali, ad esempio, Google Trends e Google Market Finder, sarà poi possibile identificare nuovi mercati target. In questo modo si potranno prendere decisioni più ponderate, adattando il proprio modello di business ai mercati interessati e ottimizzando l’investimento e le strategie di marketing sulla base delle informazioni più attuali e delle ultime tendenze.

I marketplace

Si definisce tale, un sito online di intermediazione per la compravendita di beni e servizi, come ad esempio Zalando o Amazon, i più conosciuti alle nostre latitudini.
Interessante sottolineare come i marketplace rappresentino oggi il 50% delle vendite online a livello globale. La caratteristica che differenzia un marketplace da un e-commerce è la presenza all’interno del sito di merci, prodotti e servizi di più produttori o venditori.
Questo genere di negozio online si distingue secondo due criteri: orizzontale – se vende prodotti di diverse categorie e verticale – se è specializzato in una sola categoria. Questo tipo di negozi, paragonabili a dei veri e propri supermercati online, offre diversi vantaggi, tra cui al primo posto una favorevole accessibilità economica.

Una nuova normalità: la visibilità online

Visto che la presenza fisica è ormai limitata, occorre aumentare e rafforzare la propria visibilità online, focalizzandosi sul definire la migliore strategia d’entrata sul mercato, ottimizzando il proprio e-commerce e/o sfruttando i marketplace esistenti, considerando però già da ora anche strategie multicanale e non dimenticandosi di chiarire gli aspetti legali, fiscali e logistici della vendita a distanza. Oggigiorno una presenza e una buona immagine online sono qualità necessarie. Se da un lato il proprio sito va curato, aggiornato e ottimizzato (SEO), anche l’impegno nell’essere attivi sui social media va potenziato. Questi ultimi stanno diventando sempre di più un canale preferenziale attraverso i quali i consumatori effettuano i propri acquisti. Da non sottovalutare il fatto che il sito web deve essere ottimizzato per il ‘mobile’.
Switzerland Global Enterprise ha creato un settore dedicato sul proprio sito web  con numerose informazioni e consigli utili e dove offrirà ad inizio giugno anche dei webinar tematici.

Un ulteriore strumento per rendersi visibili sono i mercati e le fiere digitali. C’è ancora molto scetticismo e resistenza alla partecipazione a questi eventi virtuali, non va tuttavia dimenticata l’importanza di questi luoghi d’incontro per testare le acque, restare in contatto con i propri clienti e partner e acquisirne di nuovi. Come avviene per il sito web, il contenuto è la chiave e deve essere accattivante, ma anche autoesplicativo e incoraggiare i visitatori ad essere proattivi e a mettersi in contatto con l’espositore. La sfida maggiore resta il far confluire i visitatori sul proprio stand, risolvibile solo potenziando le proprie attività di web marketing.

La presenza nei database

 Sono diverse le piattaforme che facilitano la visibilità online consentendo nel contempo di far incontrare domanda e offerta, fra cui:

  • Cleantech CUBE Database | S-GE – la banca dati delle aziende svizzere attive nelle cleantech;
  • PartneringOpportunity Database (POD) – la più grande banca dati di scambi commerciali e di innovazioni tecnologiche dell’Unione europea e dei Paesi associati. La Svizzera vi partecipa in qualità di Paese associato e il consorzio EEN svizzero è costituito da S-GE (ricerca di partner commerciali) e da  Innosuisse e Euresearch (ricerca di partner tecnologici);
  • S-GE matchmaking – banca dati in cui le aziende svizzere possono cercare e selezionare esperti e dove vengono pubblicati annunci di aziende estere alla ricerca di fornitori svizzeri.

Valutare nuovi mercati in remoto…

Nell’impossibilità o comunque difficoltà di viaggiare, valutare nuovi mercati e riunire informazioni utili di persona ad una presa di decisione resta difficile per le aziende esportatrici. Online si trovano tuttavia alcuni strumenti utili in proposito, quali il  Market Finder di Google, promosso in collaborazione con S-GE (che consente di stimare le dimensioni di un mercato sulla base delle ricerche effettuate online dal proprio target di clientela e di altri criteri) ) e il GoGlobal Cockpit (basato invece sulle voci di tariffa doganale dei prodotti esportati e presto esteso anche ai determinati servizi).

Va tuttavia tenuto presente che a volte sarà necessario adattarsi ad altri motori di ricerca (Baidu, Yandex…) e utilizzare rispettivamente confrontare i risultati di diversi strumenti per valutare un mercato e pianificare la propria espansione internazionale.

… ma attenzione alle barriere tariffarie e non tariffarie

Dazi doganali, tasse e formalità d’importazione sono tra i fattori più importanti che frenano l’accesso ai mercati ed ogni azienda dovrebbe essere in grado di identificarli per tempo. Uno strumento indispensabile e che si appresa all’uso quotidiano è la banca dati doganale, che fornisce dati in 150 Paesi.

Anche la Cc-Ti offre dei servizi export digitali

Inizialmente, tutti i certificati di origine non preferenziale venivano emessi in modalità cartacea, muovendosi sempre più però verso la digitalizzazione, anche la Cc-Ti ha voluto creare – assieme all’International Chamber of Commerce e alle altre Camere di commercio e dell’industria svizzere – una piattaforma online utilizzata con successo www.certify.ch (accessibile 24h su 24h, 7 giorni su 7, tramite il proprio nome utente e la propria password). Non è mai stato così veloce, pratico e sicuro richiedere l’emissione del Certificato di origine. I certificati e i documenti legalizzati possono essere comodamente stampati dal richiedente o utilizzati in PDF. La piattaforma non ha alcun costo supplementare e i prezzi rimangono invariati. Si guadagna sicuramente in velocità e in sicurezza.

Tutti i dettagli su questi servizi digitali nell’articolo di approfondimento già online sul nostro sito.

Oltre al rilascio dei certificati di origine, la Cc-Ti emette anche il Carnet ATA, questo documento serve all’esportazione temporanea di merce all’estero, per mostre fiere e congressi, campioni commerciali e materiale professionale. Il Carnet ATA, che purtroppo al momento non è ancora del tutto digitale, ha la durata di un anno, nel quale si può varcare il confine senza dover pagare dazio o IVA. Entro la data di scadenza del Carnet ATA tutta la merce esportata deve rientrare in Svizzera, dopo di che si potrà richiedere l’emissione di un nuovo documento per l’anno successivo. Maggiori informazioni le potete trovare sulla piattaforma www.ataswiss.ch. Su questa piattaforma è possibile, dopo essersi registrati, richiedere il Carnet ATA online, che verrà poi stampato dalla Cc-Ti.


DOCUMENTI UTILI
Scarica la presentazione powerpoint del webinar

Zoom sull’evento “Click, informazione, formazione”

Un approfondimento televisivo curato da Teleticino dedicato all’evento della Cc-Ti dello scorso 26 novembre.

Click, informazione, formazione” è stato l’ultimo evento del 2019 per la Cc-Ti, organizzato in collaborazione con i partner tematici Gruppo Sicurezza SA, Gehri Rivestimenti SA, Cornèrcard Swisscom. Durante questo appuntamento, tenutosi il 26 novembre nella suggestiva cornice del Cinema Lux a Massagno, l’attenzione è stata posta alla manipolazione delle informazioni e delle news in rete, all’importanza di essere flessibili e capaci di rispondere in modo incisivo all’adattamento dei modelli di business e alla formazione continua dei dipendenti.

In questa puntata speciale di Zoom, curata ed andata in onda su Teleticino, ritroviamo spunti interessanti sul tema. Intervengono Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti;  Francesco Arruzzoli, Cyber security Architect di Gruppo Sicurezza SA;  Andrea Gehri, Direttore Gehri Rivestimenti SA e Roberto Pezzoli, Partner, Gruppo Multi SA.

Scopriamo allora insieme quanto emerso. Buona visione!

Per un pugno di “click”!

Nell’ottica della sensibilizzazione verso il ‘digitale’ per il mondo imprenditoriale, abbiamo posto l’attenzione su consapevolezza, attuali business model e formazione continua.

I relatori della serata: Luca Albertoni, Andrea Gehri, Roberto Pezzoli e Francesco Arruzzoli

Nella serata del 26 novembre 2019, nella suggestiva cornice del Cinema Lux a Massagno, si è svolto l’ultimo evento tematico del 2019 – organizzato dalla Cc-Ti in collaborazione con i suoi partner tematici 2019 Gruppo Sicurezza SA, Gehri Rivestimenti SA , Cornèrcard, Swisscom – intitolato “Click, informazione e formazione“.
Sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Francesco Arruzzoli, Cyber security Architect di Gruppo Sicurezza SA; Roberto Pezzoli, Partner, Gruppo Multi SA e Andrea Gehri, Direttore Gehri Rivestimenti SA.

Nuovi elementi al dibattito

L’ampio lavoro di sensibilizzazione che la Cc-Ti sta portando avanti da tempo sull’economia digitale (con eventi, approfondimenti, prese di posizione, formazioni mirate, ecc.) atto ad accrescere il dialogo e le conoscenze sul tema, si è arricchito in quest’occasione di nuovi spunti di riflessione. È stato questo il tema del saluto di benvenuto di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, che ha poi moderato l’evento del 26 novembre 2019. Un’attenzione peculiare è stata dedicata alla manipolazione delle informazioni e delle news in rete, all’importanza di essere flessibili e capaci di rispondere in modo incisivo all’adattamento dei modelli di business e alla formazione continua dei dipendenti.

L’oro nero del terzo millennio

In un’economia globale connessa e tecnologica i dati rappresentano ciò che viene definito “l’oro nero del terzo millennio”. È incredibile come nella società odierna la condivisione di informazioni (spesso anche rilevanti come numeri di carte di credito, foto, opinioni, adesioni ad associazioni varie, ecc.) e di dati, avvenga spesso in modo inconsapevole, con un click. Francesco Arruzzoli, Cyber security Architect di Gruppo Sicurezza SA ha portato numerosi esempi nella sua presentazione, in primis quello dei social network o di aziende attive in settori diversi nell’ambito della sharing economy. A ciò si aggiungono sempre nuove minacce, come le recent “deep fake news” (ossia una nuova tecnica di creazione di notizie false utilizzando un doppiaggio video e audio tramite intelligenza artificiale. Così combinate, si sovrappongono nuovi contenuti falsi a immagini e video originali, creando delle distorsioni).
Chi trae vantaggio da questo numero di informazioni “fuori controllo”? Le aziende che acquistano questi dati per vendere prodotti e/o servizi a terzi e vere e proprie organizzazioni criminali che collezionano miliardi di credenziali e dati per poi rivenderli.
Nonostante protezioni e tecnologia abbiano fatto passi da gigante nell’implementazione di misure di sicurezza, così come una maggiore attenzione è sempre più data alla formazione continua dei collaboratori per responsabilizzare e sensibilizzare il personale, l’anello “debole” della “catena della sicurezza” continua a restare l’essere umano.

L’azienda deve reagire

La risposta va data in modo propositivo. Perché è così importante conoscere i modelli di business ed essere flessibili nell’innovarsi? Viste le sfide con cui le aziende sono confrontate, analizzare il proprio business model e attuare misure di adattamento/innovazione è imperativo. Occorre stravolgere la logica dominante, valutare le possibilità che offrono i business model esistenti e dotarsi di un approccio sistematico. Roberto Pezzoli, Partner, Gruppo Multi SA ha fatto una panoramica sui differenti approcci al ‘Business Model Innovation’, illustrando con numerosi esempi i casi di successo (Nespresso, Ikea, Gillette, ecc.), sottolineando come le aziende e le organizzazioni siano entità composte da persone, dove uno degli elementi chiave per il successo sia sempre la costante cura della formazione e dell’aggiornamento dei dipendenti.

La centralità della persona

Nella relazione di Andrea Gehri, Direttore Gehri Rivestimenti SA – intervistato da Luca Albertoni – è stato posto l’accento sulla rilevanza dell’individuo, malgrado lo sviluppo tecnologico. Soprattutto nell’ambito artigianale, di cui Gehri è testimone, la manualità e la creatività restano le caratteristiche fondamentali, valido trasversalmente anche per altri settori economici. L’innovazione digitale gioca certamente un ruolo incisivo nella governance aziendale, ciononostante la vera centralità è l’essere umano e la sua crescita personale.
I settori scolastico e formativo sono chiamati a responsabilizzarsi e aggiornare i propri percorsi in modo continuo per garantire la necessaria preparazione e attualizzare le competenze degli individui.

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Zoom sul check digitale

In occasione dell’ultimo evento tematico Cc-Ti “Check digitale: analizzarsi per crescere“, è stato evidenziato come la cultura del digitale diventi strategica.

In collaborazione con i partner tematici 2019 Gruppo Sicurezza SA, Gehri Rivestimenti SA, Cornèrcard Swisscom, la Cc-Ti è tornata sul tema della digitalizzazione, cercando di fare chiarezza e mettere un punto fermo nella discussione. Vista la vastità delle soluzioni esistenti e ‘in progress’ oltre ad un’ampia accezione terminologica e concettuale della ‘digitalizzazione’, è necessario cercare di dare una definizione univoca per costruire innovazione e portare elementi utili al dibattito. In questo senso si è dunque potuto vedere come sia rilevante creare un terreno comune dal quale partire e spingere sull’acceleratore dell’innovazione.

Nella puntata della trasmissione ZOOM, curata ed andata in onda su Teleticino, ritroviamo spunti interessanti sul tema. Intervengono Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Carlo Secchi, Sales Director Swisscom (Svizzera) SA Enterprise Customers; Dr. Ing. Alessandro Trivilini, Responsabile del Servizio informatica forense SUPSI e Giambattista Ravano, Professore e Direttore delegato per la ricerca e l’innovazione SUPSI.

Scopriamo allora insieme quanto emerso!

 

La cultura del digitale diventa strategica

L’importanza della digitalizzazione per creare un terreno comune dal quale partire e spingere sull’acceleratore dell’innovazione.

Nell’accezione quotidiana e nelle attività di approfondimento ed analisi svolte dalla Cc-Ti, la digitalizzazione è stata trattata nelle sue ampie sfaccettature da differenti angolazioni: big data, smart life, cyber security, trasferimento tecnologico, modelli di business, formazione, ecc.. È quindi necessario creare ora una strategia di verifica “digitale” per fare in modo che per ogni azienda e per la Cc-Ti – quale associazione mantello – si possa tracciare una base comune su cui continuare a progredire con l’economia digitale.

Il progresso tecnologico ha portato un’evoluzione positiva per l’economia, la vita aziendale e la società nel suo complesso, andando a facilitare ancora di più la quotidianità con strumenti e supporti ben integrati nei processi organizzativi.
Vista la vastità delle soluzioni esistenti e ‘in progress’ oltre ad un’ampia accezione terminologica e concettuale della ‘digitalizzazione’, è necessario cercare di dare una definizione univoca per costruire innovazione e portare elementi utili al dibattito. È questa la premessa da cui si è partiti per dibattere nell’evento “Check digitale: analizzarsi per crescere“, organizzato dalla Cc-Ti – insieme ai suoi partner tematici 2019 Gruppo Sicurezza SA, Gehri Rivestimenti SA, Cornèrcard Swisscom – presso l’Auditorium USI a Lugano il 12 giugno. Sono intervenuti Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti; Carlo Secchi, Sales Director Swisscom (Svizzera) SA Enterprise Customers; Dr. Ing. Alessandro Trivilini, Responsabile del Servizio informatica forense SUPSI e Giambattista Ravano, Professore e Direttore delegato per la ricerca e l’innovazione SUPSI.

L’organizzazione e la cultura aziendale

Il modello organizzativo è fondamentale nella definizione di una cultura digitale aziendale. L’impresa stessa può facilitare l’adozione di pratiche agili volte a supportare la transizione verso una trasformazione digitale progressiva. È necessario però intendere il ‘digitale’ quale sostegno alla governance e alla strategia aziendale e non un ‘mero’ aspetto tecnologico a margine della struttura. La trasformazione digitale deve essere prima di tutto un cambiamento della cultura d’impresa e del modo di concepire il funzionamento stesso dell’organizzazione. Questa evoluzione deve toccare i flussi informativi e i processi, arrivando fino al cambiamento del modello di business. Così facendo muta la cultura aziendale e i risultati saranno efficienti.

Una scelta strategica in 6 mosse

Occorre lavorare su elementi precisi e verificare l’avanzamento digitale dell’azienda in modo semplice, analizzando determinati punti per implementare nuove modelli e portare innovazione a processi e alla struttura. Fermo restando che i risultati che emergeranno da quest’analisi saranno differenti per ogni impresa – grande, media o piccola essa sia – proprio perché la concezione della digitalizzazione dipende dalla cultura e dall’organizzazione della struttura stessa. Vanno indagati: i touchpoint digitali, la communication & collaboration aziendali, i processi di business, la sicurezza informatica, l’organizzazione del personale e i processi decisionali. Una volta elaborato ogni punto nei dettagli è poi possibile definire una strategia digitale customizzata sulle esigenze e sulla realtà della singola azienda. Sono questi i principi del ‘check digitale’.

La sicurezza in primo piano

La cybersecurity è ancora spesso sottovalutata. Si fa un gran uso di terminologie “digitali” ma non si ha ancora bene in chiaro quanto siano determinanti gli eventuali danni causati da problemi relativi alla sicurezza informatica. Occorre agire anche qui a monte, lavorando sulla cultura digitale, dove quest’elemento accompagna la quotidianità di tutti e su cui si dovrebbe riflettere e creare consenso comune. Si sta formando una discrepanza tra la conoscenza e l’utilizzo delle terminologie e dei processi aziendali, per cui un cambio di rotta ed un’educazione alla condivisione e all’attitudine  della trasformazione culturale-digitale è più che mai necessaria. In questo senso la Cc-Ti accompagna le aziende lungo il cammino del cambiamento digitale con approfondimenti mirati, eventi e corsi di formazione che offrano agli imprenditori gli strumenti e le conoscenze giuste per continuare a produrre innovazione.

Puntare sulla formazione

È stato rilevato come, più che mai oggi, si necessiti di intervenire sulla formazione (scolastica, di base e continua) per accrescere le competenze del digitale, andando a sostenere le aziende con profili già pronti e meglio preparati per il mondo del lavoro che verrà. Accanto a quelle competenze tecniche occorre agire anche sulle soft skills nell’ambito ICT, creando condizioni quadro ottimali per il fiorire della digitalizzazione e dell’innovazione.
E per il futuro? Saranno richieste sempre più visioni tangibili con capacità di risolvere i problemi e l’adattamento dei processi cognitivi all’ecosistema in cui viviamo. Un fattore di sviluppo che si snoda su tre asset: scuola – impresa – ambiente, in cui tutti devono cooperare e lavorare in modo concertato al progresso dei tempi che mutano.

Sempre sul pezzo

La consapevolezza sul digitale va accresciuta ed è quello che come associazione mantello dell’economia stiamo cercando di portare avanti per il tessuto economico ticinese, contribuendo così a diffondere in modo ampio e trasversale quella cultura aziendale agile e dinamica, capace di seguire i cambiamenti in atto ed i trend a livello mondiale.

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Il virtuale è sempre più reale

La Cc-Ti al servizio delle imprese ticinesi per sfruttare meglio le opportunità date dalle trasformazioni tecnologiche: tutti i dettagli in un evento dedicato il prossimo 12 giugno.

Nel 2007, quando Steve Jobs lanciò il primo iPhone, nessuno avrebbe mai immaginato cosa sarebbe diventato quello che sino allora era stato un semplice telefonino. Come, nel giro di un decennio, avrebbe cambiato la nostra vita e il modo di lavorare. Oggi con lo smartphone trasmettiamo foto e immagini, facciamo videochiamate, guardiamo film, ascoltiamo musica, leggiamo i giornali online, da lontano controlliamo le nostre case, ordiniamo e paghiamo la spesa. Senza lo smartphone, la sharing economy non avrebbe avuto una crescita così rapida, il mercato mondiale delle app non avrebbe già superato i 100 miliardi di dollari.
Più di ogni altro dispositivo, l’evoluzione dello smartphone dimostra le potenzialità enormi e gli sviluppi pratici della grande trasformazione indotta dall’economia digitale. Un’economia basata su un progresso tecnologico continuo, sempre più integrato e convergente, sistemico e pervasivo, che investe tutti gli ambiti dell’attività umana. Ecco perché per ogni impresa è indispensabile valutare l’uso e l’efficienza delle proprie risorse digitali, che vanno ben oltre l’utilizzazione del web e gli investimenti per aggiornare l’hard e il software aziendali.
A questa necessità è finalizzato l’evento “Check digitale: analizzare per crescere”, proposto dalla Cc-Ti per il prossimo 12 giugno presso l’Auditorium USI a Lugano.
Un appuntamento per esaminare concretamente l’avanzamento e l’impatto delle nuove tecnologie nell’impresa, per capire come sfruttare meglio le opportunità offerte dalla digitalizzazione. Ma l’economia digitale non è più solo una questione di risorse tecnologiche.

Sia per l’attività produttiva sia per la governance sociale, essa richiede oggi una visione prospettica capace di ripensare i confini tra virtuale e reale. Con l’avvento dell’Internet delle cose siamo, difatti, alla vigilia di un’altra grande ondata tecnologica. Nel 2020 oltre 40 miliardi di oggetti saranno collegati tra di loro in tutto il mondo, attraverso una rete planetaria di sensori che produrranno, scambieranno e utilizzeranno dati per migliorare, in ogni campo, beni e servizi già esistenti e crearne di nuovi.
Quel flusso incessante di dati, definito l’oro del terzo Millennio, che si va moltiplicando di anno in anno, subirà un’ulteriore, poderosa accelerazione. Si apriranno scenari inediti per l’analisi e il trattamento dei big data che già ora, oltre ad ottimizzare le catene della produzione e dei consumi, permettono anche una gestione più efficiente dei servizi collettivi: dalla distribuzione di acqua ed energia allo smaltimento dei rifiuti, dalla sanità alla sicurezza, dai trasporti pubblici alla soluzione dei problemi del traffico.
Possibilità da noi ancora poco utilizzate, perché manca una diffusa cultura pubblica ispirata alla filosofia “Open data”, con un approccio più dinamico e innovativo nell’affrontare i problemi collettivi. Si resta così intrappolati in quel “deficit percettivo” che non consente di vedere, e quindi di sfruttare, tutte le potenzialità delle tecnologie digitali.