Mobili… malgrado la politica
Carissimi soci, stimati rappresentanti delle autorità, cari ospiti, gentili signore, egregi signori,
anche da parte mia il più cordiale benvenuto alla 99esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino.
Il titolo “Mobili… malgrado la politica“ non vuole essere una bassa provocazione su un tema che molto ha fatto discutere come la tassa di collegamento e che noi continuiamo a ritenere una misura inadatta per risolvere i problemi di viabilità.
No, non cerchiamo la polemica gratuita, perché la nostra abitudine è quella di lavorare sodo, senza proclami fatti per raccogliere facili consensi, fini a sé stessi o a scopi elettorali.
No, noi non possiamo permetterci tutto questo perché siamo impegnati ogni giorno nell’appassionante, ma tutt’altro che facile compito di far “girare le nostre aziende”, di far quadrare i conti per realizzare utili che non rappresentano un peccato mortale ma sono indispensabili per gli investimenti nelle nostre aziende.
Investimenti che garantiscono la competitività, i posti di lavoro e non da ultimo il gettito fiscale. Probabilmente poca “roba”, parafrasando Giovanni Verga, per coloro che hanno sfacciatamente esultato alla notizia della partenza del Gruppo Armani da Mendrisio o del mancato ulteriore investimento del gruppo Swatch in Ticino. Salvo poi accorgersi che nel primo caso mancheranno oltre dieci milioni di franchi nelle casse dell’erario (e in più non si trattava di posti di lavoro a basso valore aggiunto). Mentre nel secondo caso gli investimenti aziendali sono finiti altrove, con i sentiti ringraziamenti dei nostri colleghi del Giura e di Neuchâtel per la spettacolare opera di promozione economica svolta dal Ticino a favore dei loro Cantoni, per un’azienda che probabilmente nessun Paese al mondo avrebbe rifiutato.
Certo, in un contesto in cui le cifre considerate “scomode” ai fini politici non sono neanche analizzate ma ritenute immediatamente taroccate, con le richieste di chiusura dell’ente non gradito perché non allineato, non ci si può forse più stupire di nulla.
Ma è a maggior ragione importante sottolineare, per riprendere il tema dominante della nostra odierna assemblea, come l’imprenditoria ticinese continui a lavorare, e bene, adattandosi alle molte sfide che il panorama internazionale, nazionale e locale le pongono quasi quotidianamente.
La nostra imprenditoria dimostra rispetto per il sistema-Paese, anche quando questo pone regole non molto favorevoli alla sua economia, mettendo a repentaglio pure le condizioni che hanno permesso alla Svizzera di diventare quello che è oggi e di garantire una libertà imprenditoriale decisiva per le sorti del nostro Paese.
Sì, perché la mobilità in senso lato dell’imprenditoria e quindi la prosperità del Paese, Ticino compreso, sono possibili solo laddove non ci si dimentichi che esiste un articolo della Costituzione federale, l’articolo 27, che recita che:
1 La libertà economica è garantita.
2 Essa include in particolare la libera scelta della professione, il libero accesso a un’attività economica privata e il suo libero esercizio.
La libertà economica è un diritto e non un privilegio inconfessabile concesso a pochi furfanti.
La libertà d’impresa è la spina dorsale dell’attività economica e quindi, di riflesso, anche del benessere generale.
La libertà d’impresa non è però un lasciapassare in bianco. Per chi sbaglia devono esserci le giuste conseguenze civili, penali e amministrative, come per tutti.
Negare però questa libertà fondamentale, e non ci stancheremo mai di ribadirlo, significa abbattere uno dei pilastri fondamentali della Svizzera moderna.
Questa libertà sancita all’articolo 27 della Costituzione federale non vale meno delle molte altre libertà garantite dalla nostra Magna Charta e ha lo stesso scopo: proteggere l’individuo, in questo caso l’imprenditore, dagli abusi del potere statale. Non dimentichiamoci che è proprio con questo scopo che sono nate le libertà fondamentali.
Oggi mi sembra che ci sia una volontà diffusa di uccidere la libertà economica e imprenditoriale, viste quali nuove nemiche da abbattere in nome di più o meno confessabili lotte di potere politico.
La difesa di questa libertà è per noi sempre stata fondamentale e rappresenta la ragione stessa di esistere per un’associazione-mantello che si preoccupa affinché le varie Associazioni di categoria possano prosperare in un quadro favorevole.
L’anno prossimo, che sarà quello del centenario della nostra associazione, costituirà un momento privilegiato in questo senso, perché l’articolo 27 sarà ribadito come faro delle nostre attività e cardine imprescindibile di un sistema che molti sembrano voler cambiare per scimmiottare gli esempi poco edificanti di Paesi a noi anche molto vicini, fatti di norme rigide e quantomeno fantasiose per non dire arbitrarie, complessità burocratiche insormontabili, fiscalità punitiva. Ogni riferimento alla vicina Penisola non è puramente casuale.
Certezza del diritto
Non mancano del resto nel passato recente gli esempi di progetti (meglio sarebbe dire insuccessi) politici portati avanti senza tenere conto del quadro giuridico e istituzionale svizzero.
Non occorre nemmeno menzionarli, tanto ne sono pieni i media negli ultimi mesi. Comprendo che ogni tanto sia necessario un atto di forza per smuovere certe dinamiche politiche-partitiche, ma calpestare sistematicamente le regole del diritto svizzero in nome di presunti interessi superiori e vivere di “segnali” da mandare a destra e a manca, stravolge non solo le abitudini elvetiche, ma anche la certezza del nostro diritto, caposaldo di ogni sistema che si vuole funzionante e competitivo e che non può essere preso a schiaffi ogni tre mesi nelle urne o con decisioni avventate di Governo e Parlamento, magari belle da propagandare ma nella migliore delle ipotesi inutili ai fini della risoluzione dei problemi o addirittura controproducenti nella peggiore delle ipotesi. Ogni riferimento alla Legge sulle imprese artigianali (LIA) non è puramente casuale.
Una cultura giuridica e istituzionale “ticinensis” che spesso è servita solo a inasprire i rapporti di vicinato con Berna e Roma.
Ponderatezza e disponibilità alla collaborazione
La Cc-Ti ha invece sempre dimostrato grande ponderatezza e disponibilità alla collaborazione costruttiva con le autorità anche su dossier per noi non sempre “simpatici”, penso ad esempio il “9 febbraio”, quando immediatamente dopo la votazione popolare abbiamo detto chiaramente che il nuovo articolo 121a della Costituzione federale andava applicato, perché così voluto dal popolo sovrano. Contingenti compresi, perché l’economia, al contrario dell’ottusità di certa politica, ha la capacità e il dovere di adattamento a nuove situazioni per sopravvivere.
Certo, l’adattamento ha un prezzo da pagare e questo deve rimanere equo, pena la distruzione stessa dell’economia, ma è meglio confrontarsi su certezze anche scomode e trovare la via per realizzarle che vivere continuamente nell’incertezza.
Politica e aziende
Per chiudere la parte “politica” del mio discorso sorge pertanto spontanea la domanda: “Ma allora cosa può fare direttamente la politica per le aziende”? La risposta è lapidaria: assolutamente nulla!
Affinché gli imprenditori possano operare nel miglior modo possibile – garantendo di riflesso un benessere a tutta la popolazione – lo Stato deve impegnarsi unicamente nella garanzia di condizioni quadro ottimali. Questa è da anni la chiara posizione della Cc-Ti.
Malgrado le varie crisi finanziarie e valutarie che hanno messo in difficoltà la nostra economia (ticinese e svizzera), non abbiamo mai chiesto aiuti sotto forma di contributi diretti, sussidi o forme analoghe.
Abbiamo sempre e solo chiesto di favorire le nostre attività aziendali riducendo le regole, le tasse, i balzelli, i cartelli, la burocrazia. Proprio per permettere di operare con una certa facilità e flessibilità nel rispetto delle leggi e nell’interesse di tutti, lavoratrici e lavoratori (leggi posti di lavoro) e Stato (leggi gettito fiscale). L’eccesso di regole, di burocrazia, mosse dalla volontà utopica di poter stabilire tutto nei minimi dettagli in nome di una presunta e maniacale pianificazione, non protegge ma uccide la libertà imprenditoriale. Altri Stati in altri tempi ne hanno fatto triste memoria.
Fieramente autosufficienti
Non abbiamo mai chiesto soldi allo Stato, dicevo un attimo fa. Questo vale anche e soprattutto per le molteplici attività svolte quotidianamente dalla Camera a favore dei nostri associati, a favore di voi tutti.
L’esempio recente più illuminante, e non solo perché coinvolge anche l’azienda che dirigo, è l’apertura del mercato russo per diverse imprese ticinesi. Un attento e costante lavoro, durato alcuni anni, esclusivamente realizzato con mezzi finanziari privati, della Cc-Ti e delle aziende interessate. Un risultato che dà lustro a tutto il Ticino e che ha permesso di realizzare al contempo contatti fondamentali con aziende russe che hanno già spostato da noi alcune attività legate in particolare al commercio di materie prime. Siamo, e lo capite dalle mie parole, fieramente autosufficienti.
Le nostre molteplici attività
Vale la pena ricordare sommariamente le molteplici attività della Cc-Ti, riassunte sotto due capisaldi: la consulenza agli associati e la tutela dei loro interessi nel contesto politico-istituzionale.
Il rapporto con le altre Camere di commercio e dell’industria svizzere è in questo senso fondamentale e sempre più forte, non solo sulla condivisione dei temi, ma anche nello sviluppo di progetti comuni, come è stato il caso qualche mese fa sul tema della mobilità con una piattaforma comune con i colleghi di Basilea e Neuchâtel, che è sfociata in un corso di formazione sulla mobilità destinato alle nostre aziende per capire meglio le dinamiche di questo complesso tema.
Per la sostenibilità, l’approccio è stato identico. Grazie alle esperienze maturate sul tema, siamo la prima Camera di commercio a essere certificata con indicatori di sostenibilità e il modello verrà presto seguito in altri Cantoni. Il nostro motto è che “quando si parla di qualcosa è giusto farlo con cognizione di causa” e questo va a beneficio di tutte le nostre aziende associate. Maggiore sarà la credibilità della Cc-Ti, tanto più peso avrà la voce delle imprese.
Decisivo è pure il ruolo delle Associazioni di categoria, con le quali la ripartizione dei compiti funziona bene: la Cc-Ti si occupa di questioni di economia generale, per quelle settoriali sono solo ed esclusivamente le Associazioni di categoria ad occuparsene.
La rete
La rete di scambio di esperienze fra le Associazioni e le aziende è fondamentale per il nostro lavoro, spesso svolto lontano dai riflettori. Purtroppo l’attenzione mediatica è sovente rivolta in primis agli argomenti che possono creare polemiche.
Peccato che le cose funzionino così, ma noi non smetteremo mai di sottolineare i tanti esempi di un’imprenditoria sana e dinamica.
Ho parlato della Russia. Una sfida per noi importante, e questo vale per tutte le Camere svizzere, è trovare il punto di equilibrio tra aziende che esportano e quelle che si rivolgono prevalentemente al mercato interno, con attenzione particolare a chi è già sul nostro territorio.
Esigenze diverse, a volte contrastanti, su cui occorre cercare un punto di incontro comune che sovente passa attraverso la già citata messa in rete, fatta di eventi, formazione, consulenze mirate, ecc..
Il settore dell’export è per la Cc-Ti (e per il Ticino) ovviamente fondamentale e non a caso, oltre alle numerose missioni economiche auto-finanziate realizzate nel corso degli ultimi anni è stato ulteriormente rafforzato tutto il settore formativo e una presenza costante in azienda per corsi individualizzati su misura. Utile inoltre ricordare anche l’enorme lavoro svolto nel servizio delle legalizzazioni, senza il quale molte aziende ticinesi non potrebbero esportare.
L’internazionalizzazione è ormai diventato un tema costante delle nostre attività, grazie anche alla proficua e positiva collaborazione con Switzerland Global Enterprise e contribuisce a rafforzare in maniera decisiva il tessuto economico cantonale.
La formazione e la consulenza non sono solo al servizio dell’export, ma di tutte le aziende, dalla più grande alla minuscola ma non meno importante ditta individuale, perché nel contesto della politica economica generale la Camera rappresenta tutti i settori e tutte le dimensioni aziendali.
Al di là della differenza tra chi vuole pochi ostacoli per esportare meglio e chi invece desidera barriere per proteggere il mercato interno, la fiscalità, la mobilità, la sostenibilità, i contingenti per l’immigrazione, i salari minimi, i rapporti con i sindacati, la preparazione tecnica e umana del personale e tanti altri temi sono comuni a tutte le imprese. Su questi temi la Camera è, sempre e con costanza, al vostro fianco.
Carissimi soci, un tempo le chiamavano condizioni-quadro. Oggi forse sarebbe più opportuno parlare di quadro delle condizioni. Un quadro, una tela che inizia a sbiadire i suoi colori.
A noi, carissimi soci della Cc-Ti, il compito di assicurarne il costante restauro nel tempo.
Vi auguro buon lavoro e buoni affari e vi ringrazio per la vostra attenzione.