Pubbliredazionale Cc-Ti del 19.11.2024
Il pubbliredazionale apparso sui quotidiani ticinesi in data odierna ripercorre, con diversi contributi, l’Assemblea Cc-Ti
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L’invidiabile situazione finanziaria della Confederazione, a differenza di altri Stati europei zavorrati da un enorme debito pubblico, l’offerta formativa di ottimo livello, le condizioni quadro e, soprattutto, quella capacità d’innovazione che da anni colloca la Svizzera al primo posto nelle diverse classifiche internazionali. Con il suo intervento alla 107esima assemblea della Cc-Ti, il Professor Lino Guzzella, ha offerto un’analisi a 360 gradi del modello economico svizzero. I punti di forza, ma evidenziando anche i suoi elementi di vulnerabilità, in un quadro di forte concorrenza internazionale e di preoccupanti tensioni geopolitiche che, oltre a generare timori e incertezza, possono condizionare le sorti di un’economia che dipende fortemente dal commercio con l’estero.
Un modello di successo, certamente, ma non acquisito per sempre, nulla è scontato, ha avvertito l’ex rettore e già presidente del Politecnico federale di Zurigo. Perciò, non bisogna mollare la presa. Anzi, visto che il nostro paese può incidere poco sugli inquietanti scenari geopolitici che stanno scuotendo le relazioni tra gli Stati, è più che mai necessario concentrare gli sforzi per salvaguardare e potenziare quei fattori propulsivi che hanno finora garantito la crescita. “Riusciremo a mantenere la nostra prosperità – ha ricordato – solo se possiamo continuare a vendere con successo i nostri prodotti e servizi sul mercato mondiale”.
A cinque anni dal suo primo intervento ad un’assemblea della Camera di commercio, il Professor Lino Guzzella con la sua analisi ha riproposto ora un’articolata visione d’insieme della situazione svizzera, con uno sguardo particolare al Ticino e alle sue potenzialità nel contesto dell’economia nazionale. In questa intervista ripercorriamo col Professor Guzzella i passaggi più importanti della sua relazione, mettendo a fuoco i temi cruciali per il futuro della Svizzera e del Cantone.
“Lo spero, ma non ci sono garanzie di successo. Alcuni sviluppi geopolitici non possono essere influenzati dalla Svizzera. Per questo è ancora più importante concentrarsi sui nostri punti di forza. Si tratta di condizioni quadro politiche ragionevoli, di un uso economico delle entrate fiscali, di un sistema educativo duale che seleziona in modo meritocratico, di un’infrastruttura intatta (trasporti, energia, …) e di molto altro ancora”.
“Il Ticino ha già un vivace ecosistema dell’innovazione, sia nei settori tradizionali (moda, turismo, ecc.) sia in quelli più recenti (biomedicina, sistemi energetici, microelettronica, ecc.). I due centri universitari, USI e SUPSI, che dispongono di eccellenti reti nazionali e internazionali, ne sono il fulcro. L’asse Ticino-Zurigo, che sta assumendo un peso sempre più importante, svolge un ruolo particolare in questo ambito”.
“Queste classifiche vanno sempre trattate con cautela e, inoltre, riflettono solo il passato. Ma sì, la Svizzera ha fatto molte cose bene, ad esempio non ha perseguito una politica industriale eccessiva, ma ha sostenuto la ricerca di base e i progetti pilota. È stato importante che alle imprese esistenti e a quelle nuove fosse concessa una grande libertà per partecipare con successo al mercato globale. Altrettanto importante è stato il sistema di istruzione duale, che ha permesso ai giovani di entrare nel mondo del lavoro in base alle loro capacità”.
“La Svizzera è fortemente dipendente dal commercio estero, da cui dipende quasi la metà del nostro PIL e quasi nessun altro paese ha beneficiato della globalizzazione quanto la Svizzera. Possiamo mantenere la nostra prosperità solo se possiamo continuare a vendere con successo i nostri prodotti e servizi sul mercato mondiale. Questo costringe le aziende a cercare nicchie redditizie in cui competere. Ciò richiede agilità, contatto costante con i clienti e personale eccellente. E, naturalmente, un’abile gestione degli sviluppi geopolitici, che rappresentano una sfida importante soprattutto per le piccole imprese”.
“È una domanda difficile. Da un lato, possiamo vedere dall’esempio della Germania, che non ha avuto crescita economica per cinque anni, come regioni economiche un tempo di successo possano ristagnare. Dall’altro lato, gli Stati Uniti hanno sviluppato un enorme dinamismo nello stesso periodo, ottimizzando le aree di business esistenti e sviluppandone di completamente nuove. Tutto dipende dall’atteggiamento di base di una società: vuole essere il più egualitaria possibile ed è avversa al rischio, oppure accetta le disuguaglianze e gli approcci fallimentari? Solo il secondo approccio può portare sempre nuovi successi”.
“Innanzitutto, sarei cauto con le previsioni troppo ottimistiche. Le reti neurali generative aumenteranno certamente la produttività assumendo compiti cognitivi di routine. Quanto siano grandi questi guadagni di efficienza resta da vedere. C’è poi la questione della regolamentazione: ancora una volta, questa varia molto da regione a regione. Come ogni nuovo strumento creato dall’uomo, anche le reti neurali comportano dei rischi. La regolamentazione è una cosa, ma sarà ancora più importante formare le persone affinché possano utilizzare i nuovi strumenti in modo sensato”.
“I paesi che forniscono agli abitanti e all’industria energia affidabile e a prezzi accessibili hanno successo anche dal punto di vista economico. Per la Svizzera sarà fondamentale fornire circa il 50% in più di energia elettrica nel 2050, soprattutto da fonti domestiche. Ma questo non sarà possibile con le misure presentate nel 2017”.
“L’USI dimostra che la differenziazione delle tasse universitarie non deve necessariamente andare a scapito delle università. Tuttavia, un eventuale aumento delle tasse deve essere abbinato a corrispondenti offerte di borse di studio per i talenti eccezionali”.
“In realtà si tratta sempre della stessa cosa: consentire ai giovani di pensare in modo critico e creativo, di apprendere in modo indipendente per essere in grado di plasmare il futuro in modo responsabile”.
La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto oggi, 18 ottobre 2024, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 107esima Assemblea generale ordinaria.
L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Swisscom.
Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha nominato nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone) Massimo Cereghetti, nuovo Presidente della Società svizzera degli impresari costruttori, Sezione Ticino (SSIC-TI), che sostituisce l’uscente Mauro Galli.
Dopo i lavori assembleari vi sono stati gli interventi del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni, del Professore emerito e già rettore del Politecnico federale di Zurigo Lino Guzzella, che poi ha dibattuto con Presidente delle Cc-Ti, Andrea Gehri, il Consigliere agli Stati Fabio Regazzi e il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta.
Il Direttore Luca Albertoni, introducendo il Professor Guzzella, ha invitato a mantenere una visione di sistema che non dovrebbe essere annebbiata dalle discussioni sulle questioni più locali. La dipendenza dall’andamento di partner commerciali importanti come la Germania, gli Stati Uniti e la Cina ha un’influenza che deve essere tenuta in considerazione.
A cinque anni esatti dal suo primo intervento all’Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti. Il Professore emerito Lino Guzzella ha analizzato la situazione elvetica e del Ticino dopo la crisi pandemica e quella energetica causata anche dagli scenari di guerra attuali. Egli ha sottolineato i noti punti forti della Svizzera, come la buona situazione finanziaria, l’alto livello di formazione e innovazione, sebbene anche in questi ambiti siano in atto cambiamenti importanti che devono indurre a non dare nulla per scontato e acquisito. Ha pure sottolineato le potenzialità del Ticino quale piazza idonea a proporre progetti di rilevanza nazionale.
Alla presentazione del Professore emerito Lino Guzzella, è seguita una tavola rotonda che lo ha coinvolto insieme al Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri, al Consigliere agli Stati Fabio Regazzi e al Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta.
La vivace discussione ha portato ad approfondire temi di natura cantonale, federale e internazionale. Il Presidente della Cc-Ti Andrea Gehri ha sollevato diverse questioni che preoccupano l’imprenditoria ticinese, dalla situazione politica confusa, alla questione demografica e alla difficoltà di reperire manodopera, in un contesto sempre più burocratizzato. Il Consigliere di Stato Christian Vitta ha messo in evidenza le difficoltà a trovare intese, in particolare sui conti dello Stato, come pure la pericolosa illusione della risposta statale a ogni necessità della società, sottolineando però al contempo le molte iniziative volte a rafforzare il cantone, come ad esempio la creazione dello Swiss Innovation Park. Il Consigliere agli Stati Fabio Regazzi ha dal canto suo ribadito l’importanza della formazione professionale, che continua a giocare un ruolo decisivo in Svizzera e che pertanto non va trascurata. Così come non vanno bloccati progetti infrastrutturali di fondamentale importanza come l’ampliamento della rete autostradale nazionale in votazione il prossimo 24 novembre, poiché la mobilità è un fattore essenziale per il funzionamento del sistema-paese. Infine, tutti si sono detti preoccupati dalla difficile trattativa in corso con l’Unione europea, nostro principale partner commerciale con il quale è essenziale regolare i rapporti. Dal canto suo il Professore emerito Lino Guzzella ha ribadito che l’innovazione che caratterizza la Svizzera va sostenuta continuamente, favorendo in particolare la creatività e che non vi sono cose scontate, per cui occorre essere abili per adattarsi continuamente alle situazioni che cambiano in maniera molto rapida.
Rivivete i momenti più importanti
Leggete quanto emerso nelle precedenti Assemblee:
Stimati rappresentanti delle autorità,
cari soci della Cc-Ti,
stimati ospiti,
benvenuti alla 107esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti), associazione-mantello dell’economia ticinese che rappresenta oltre 60 associazioni economiche settoriali e ca. 1’000 aziende – soci individuali, che nel complessivo danno lavoro a ca. 150’000 lavoratori in Ticino che ci legittimano costantemente a difendere e promuovere condizioni quadro migliori per le aziende, per gli imprenditori e per l’economia in generale.
Il nostro contributo al dibattito pubblico su temi di economia e finanza è di fondamentale importanza, la visione dell’imprenditrice e imprenditore in un contesto sempre più sfaccettato e ricco di contrapposizioni ideologiche ci impongono spesso prese di posizioni puntuali e giustificate. Purtroppo, stiamo assistendo ad un degrado progressivo della qualità del dialogo che, inevitabilmente provoca confusione e genera insicurezze diffuse nella popolazione. Il nostro compito è anche quello di riportare la linea del ragionamento in termini razionali, pratici e a difesa del tessuto economico ticinese che, è bene ricordarlo, genera valore, posti di lavoro e il benessere di cui beneficiamo tutti. Un recente esempio interessante è stato quello del sostegno della recente riforma fiscale dove in qualità di promotori e attraverso un lavoro minuzioso di comunicazione siamo riusciti, compattando il fronte economico cantonale, a spiegare compiutamente le misure contenute nella riforma stessa, giustificando punto per punto la legittimità e la bontà delle misure varate. Ecco un esempio pratico di azione a favore della collettività e non soltanto a sostegno dell’economia.
È innegabile che l’economia del Canton Ticino stia affrontando molte sfide, ma ci sono anche segnali di opportunità e di positività che sarebbe sbagliato ignorare, a meno di voler fare del catastrofismo un dogma inattaccabile per meri scopi politici.
Partiamo dall’analisi delle finanze pubbliche che soffrono per i continui disavanzi e crescita della spesa pubblica che, senza interventi strutturali importanti e incisivi atti al contenimento e al ritorno in equilibrio, costituiranno anche per l’economia privata una zavorra e un handicap destinato a incidere negativamente sull’evoluzione del tessuto economico ticinese.
In particolare, conti pubblici contraddistinti da continui disavanzi incidono pesantemente:
Risulta pertanto irrinunciabile poter disporre di conti pubblici in equilibrio, sani e che possano promuovere gli investimenti pubblici e privati, senza gravare eccessivamente su cittadini e imprese. Si impone quindi una radicale, approfondita e, a questo punto, imprescindibile analisi dei costi e dei compiti dello Stato, affinché non inghiottano risorse e mezzi sproporzionati e ingiustificati.
Ma questa revisione dei compiti, di cui si parla da decenni ma che nessuno sembra avere il coraggio di affrontare, non può più venir procrastinata. Forse occorre cambiarne il nome, passando a un più semplice “capire chi fa cosa e come”, ma la sostanza non cambia. Questo passaggio costituisce un’urgenza assoluta e dev’essere la prima priorità sull’agenda politica del Governo e del Gran Consiglio. Le nostre aziende, se confrontate con disavanzi tali, sono obbligate ad intervenire e trovare misure di contenimento, pena il fallimento. Lo Stato preleva semplicemente imposte e grava sul bilancio dei cittadini e delle imprese…
Lo Stato dev’essere al servizio del cittadino e delle imprese, ponendosi con efficienza e razionalità alle esigenze comuni e non determinarne un ostacolo invalicabile, addirittura ingombrante.
Oltre alla necessità di poter disporre di finanze pubbliche sane, condizione fondamentale nella gestione dell’economia privata per generare valore, necessitiamo urgentemente anche di una netta e chiara riduzione del carico burocratico e amministrativo a carico delle nostre imprese e cittadini.
Stiamo soffocando a causa di uno Stato sempre più invasivo e costoso che ostacola le imprese e il cittadino a colpi di regolamentazioni, ordinanze, leggi e commissioni create a doc per mettere i bastoni nelle ruote di chi vuol fare.
Una burocrazia pubblica troppo invadente porta con sé diverse conseguenze negative che si possono riassumere principalmente:
La progressiva crescita di sfiducia nelle istituzioni da parte di imprese e cittadini significa far percepire i servizi pubblici come inefficaci e distanti dai propri bisogni, distanziando sempre più l’economia reale da quella pubblica.
Le aziende, le imprenditrici e gli imprenditori necessitano di regole snelle, puntuali ed efficienti affinché possano dedicarsi alle loro attività e generare valore, posti di lavoro e benessere sul territorio.
Nonostante queste difficoltà che, purtroppo incidono già ora negativamente sul tessuto socioeconomico del Canton Ticino, vi sono anche iniziative in corso per sostenere l’economia attraverso l’innovazione, la tecnologia e l’intelligenza artificiale che costituiscono con certezza i motori per migliorare l’attrattività economica del nostro Cantone in futuro.
L’economia in Ticino è parecchio diversificata, agile e con eccellenze di primo piano che ha le proprie carte da giocare, affrontando le sfide con determinazione e fiducia nel futuro, innovando e cercando di crearsi nuove opportunità.
Vi sono esempi di aziende e settori economici che dimostrano una capacità di adattamento alle situazioni e alle sfide a loro poste che val la pena di citare.
Il settore della finanza, per esempio, rimane uno dei pilastri dell’economia ticinese e, anche se ha dovuto adattarsi a nuove regolamentazioni e conformarsi ad un contesto economico globale ostile, ha dimostrato di aver affrontato con il giusto piglio la sfida, stabilizzando e rivitalizzando un settore che ora guarda al futuro con maggior ottimismo. Anche il delicato passaggio di Credit Suisse a UBS sta procedendo senza troppi traumi per il mondo imprenditoriale, al di là dei necessari adattamenti che possono creare momenti di incertezza. Certo, la migrazione di determinate competenze verso Ginevra e Zurigo ha un po’ intaccato il terreno delle competenze presenti sul nostro territorio, ma la base per riportare anche la piazza ticinese su un territorio di competitività c’è.
Il turismo è tuttora un settore chiave nel nostro panorama economico e si appresta ad affrontare nuove sfide legate alla diversa mobilità e alle mutate abitudini della clientela nazionale e internazionale.
L’industria manifatturiera è una certezza in Ticino e, nonostante le sfide che pongono le mutevoli e preoccupanti situazioni geopolitiche internazionali e la forza del franco svizzero, contribuiscono in modo significativo al benessere della nostra regione. La produzione di alta qualità e l’innovazione sono punti di forza imprescindibili.
L’industria dei settori della medicina costituisce da anni ormai un fattore di successo della nostra economia. Vi sono realtà ed eccellenze di livello internazionale che hanno i loro quartieri generali in Ticino e sviluppano le loro strategie e modelli di business da noi.
Negli ultimi anni, inoltre vi è stata un’accelerazione e crescita significativa nei settori tecnologici legati alla scienza della vita e al lifestyle che hanno creato importanti e ben remunerati posti di lavoro in Ticino. La strategia di far crescere le competenze attraverso il futuro Swiss Innovation Park, parco dell’innovazione ticinese, che promuoverà con il sostegno della scienza universitaria, del Cantone e dell’economia locale lo sviluppo dei settori economici poc’anzi citati, rappresenta un’opportunità di crescita importante per il nostro Cantone, sempre più inserito nel contesto nazionale e certamente da tempo non più un cantone a traino come molti vorrebbero far credere.
Attraverso l’innovazione e la tecnologia si curano pure la crescita sul territorio di startup che, nonostante le difficoltà del mercato, hanno conosciuto un discreto successo e sono destinate a crescere ulteriormente, rendendo il Ticino un luogo ideale per nuove imprese.
Non vorrei inoltre dimenticare il ruolo determinante delle PMI (piccole medie imprese) sul territorio che rappresentano la spina dorsale dell’economia ticinese. Come nel resto della Svizzera, la stragrande maggioranza delle attività economiche è costituita dalle cosiddette PMI che lavorano costantemente in diversi settori economici (artigianato, edilizia, servizi, turismo, gastronomia, commercio al dettaglio, ecc.) per offrire prodotti e servizi di ogni genere. Queste aziende sono determinanti per l’economia ticinese, dove anche loro saranno confrontate con temi quali l’innovazione, la tecnologia per mantenere e migliorare la competitività sul mercato.
Dopo gli anni dell’euforia generata dal settore finanziario (1970-2000) che, forse anche in modo artificiale, ha illuso sulla possibilità di generare valore per tutti con estrema facilità, ci siamo confrontati con l’esigenza di cambiare modello. Ebbene, il Ticino ha saputo trovare le risorse per creare sul nostro territorio modelli di business diversificati che, oggi rappresentano una ricchezza importante per il territorio. Non più una monocultura economica, ma una diversificazione figlia di imprenditrici e imprenditori che hanno creduto e credono tutt’ora nelle potenzialità del nostro territorio. Le sfide per il futuro non mancano, ma posizione geografica privilegiata, il made in Switzerland, come pure organizzazione e servizi stabili, oltre che una moneta forte come il Franco Svizzero costituiscono basi imprescindibili per qualsiasi azienda che desidera un luogo sicuro dove progredire.
Abbiamo saputo raccogliere anche la sfida della trasformazione digitale, che gioca e giocherà un ruolo cruciale nell’economia ticinese del futuro. Negli ultimi anni, il Ticino ha visto una trasformazione significativa grazie all’adozione di tecnologie digitali. Questo processo ha portato a cambiamenti significativi in vari settori, dall’industria al commercio, migliorando l’efficienza e la competitività delle imprese locali.
Le startup innovative sono particolarmente influenti in questo contesto, introducendo soluzioni tecnologiche all’avanguardia che stimolano la crescita economica e creano nuove opportunità di lavoro.
Inoltre, aspetto estremamente importante, la digitalizzazione ha facilitato la collaborazione tra aziende, università e istituzioni, creando un ecosistema favorevole all’innovazione.
Un esempio concreto è l’uso dell’intelligenza artificiale per la gestione del traffico e le piattaforme di e-commerce che stanno rivoluzionando il commercio locale.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una trasformazione radicale del paesaggio tecnologico in Ticino. L’accelerazione della digitalizzazione ha portato e porterà a cambiamenti significativi in quasi tutti i settori economici, influenzando profondamente la vita quotidiana delle persone.
Ovviamente la trasformazione digitale porterà opportunità di innovazione e crescita economica, ma anche sfide come i rischi per la cybersecurity e la protezione dei dati. Queste sfide saranno ancora tutte da affrontare e da vincere ed è per questo che occorre insistere su condizioni-quadro che facilitino il fare impresa e non ostacolino la creatività. La furia regolatrice che attanaglia molti paesi del nostro continente sta invadendo da tempo anche la Svizzera ed è importante che questa furia venga contenuta. Mi pongo ad esempio qualche domanda sulle regole introdotte dall’Unione europea in materia di intelligenza artificiale. Non è che siano eccessive e frenino l’innovazione? Questo genere di domande occorre sempre porsele quando si vogliono introdurre nuove regole o inasprire quelle esistenti.
Incertezza e furia regolatrice sono due elementi che possono essere fatali per lo sviluppo economico e per gli investimenti, asse portante della competitività della nostra economia e tassello fondamentale per creare e mantenere posti di lavoro. In questi anni le aziende ticinesi, comparate a quelle degli altri cantoni, si sono sempre distinte per capacità e disponibilità agli investimenti, anche molto corposi. E il Ticino in generale continua ad essere un’area di grande interesse per gli investimenti, specialmente nel settore dell’innovazione e delle startup tecnologiche. Negli ultimi anni, il Cantone ha visto una crescita significativa grazie a vari incentivi e supporti offerti dalla mano pubblica. La nostra regione è divenuta un hub per le tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, la blockchain, il fintech e la biotecnologia. Questo dinamismo attira investitori da tutto il mondo, creando un ambiente fertile per la nascita e la crescita di nuove imprese. Lo stesso governo ticinese ha implementato politiche economiche mirate a sostenere l’innovazione e lo sviluppo sostenibile, con un focus particolare sulla creazione di posti di lavoro e sulla crescita economica duratura.
I poli tecnologici e gli incubatori giocano un ruolo cruciale in questo ecosistema, offrendo risorse, mentorship e opportunità di rete per le startup e le aziende in generale.
Necessità di investimento e innovazione che non risparmia nemmeno i settori economici a trazione, diciamo, più tradizionale come l’edilizia, l’artigianato e altri ambiti che sono pure confrontati con l’esigenza di doversi adeguare all’evoluzione attraverso le nuove tecnologie e implementare investimenti per una migliore gestione ed efficienza. Tutto ciò a significare un dinamismo generale che coinvolge tutta l’imprenditoria ticinese, nessun settore sarà escluso.
Non investire nelle nuove tecnologie e nella digitalizzazione significa dover confrontarsi con conseguenze negative per le aziende e l’economia in generale.
Significa, perdita di competitività, riduzione dell’efficienza operativa, difficoltà nell’attrarre talenti e manodopera qualificata, rischi di sicurezza e, soprattutto un impatto negativo sulla crescita economia dell’azienda e della regione in cui si opera.
Investire in tecnologia non costituisce solo una ragione per rimanere al passo con i tempi, ma è fondamentale per garantire la sostenibilità e la crescita a medio-lungo termine.
In conclusione, auspico che si possa far affidamento in futuro su finanze sane ed equilibrate a livello pubblico, oltre che ad una burocrazia a misura per l’utente, condizioni essenziali affinché anche l’economia privata possa crescere e generare valore, posti di lavoro e opportunità di occupazione per i nostri giovani sul nostro territorio.
E che la discussione politica e pubblica si basi finalmente su fatti e non solo su contrapposizioni ideologiche. Il mondo è sempre più competitivo e più complesso per tutti, imprese, politici, cittadine e cittadini. Senza visioni di sistema, progetti ad ampio respiro, liberi da interessi egoistici, sarà difficile affrontare il futuro. Sarebbe peccato perché il nostro sistema istituzionale ed economico, sebbene messo a dura prova da tante sfide nuove, è solido e ci offre la possibilità di essere attori del cambiamento, non solo di subirlo. Basta volerlo.
Lugano, 18 ottobre 2024
Stimato ospite d’onore, Capo dell’Esercito e Comandante di Corpo, Thomas Süssli,
Consigliere agli Stati,
Consiglieri nazionali,
Presidente e Consiglieri di Stato del Canton Ticino,
Gran Consiglieri,
Municipali,
Carissimi soci, stimati rappresentanti delle Autorità e delle associazioni economiche, gentili signore, egregi signori, cari ospiti,
Ribadisco il benvenuto alla 106esima Assemblea generale ordinaria della nostra Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi, un evento che si vuole una festa, una celebrazione della figura dell’imprenditore e dell’economia. Insomma, il giorno X dell’imprenditoria!
La domanda è più che legittima, visto il contesto sociopolitico sempre più ostile all’imprenditoria, alimentato ad arte da chi avrebbe la responsabilità di informare oggettivamente ed invece rincorre acriticamente i clic o in generale l’audience denigrando chi ogni giorno crea valore e la ricchezza di questo paese. Ma perché?
Non ho purtroppo una risposta, e ci ho pensato a lungo in verità, forse perché, semplicemente, non c’è o perché ve ne sono più di una.
Fatto è che per gli imprenditori rischi, fallimenti e ostacoli crescono ogni giorno e da qualche anno non ci lasciano tregua. Oltre agli squilibri creati dalle molte tensioni internazionali, che hanno riflessi diretti e indiretti anche sulla nostra realtà locale, vi è il particolare gusto Canton ticinese a creare ulteriori difficoltà a chi non viene visto come l’asse portante del paese, ma come un affarista senza scrupoli, avido, addirittura dannoso per la società.
Con il conseguente potere taumaturgico affidato all’interventismo statale, invero non solo cantonale, che condiziona pesantemente la libertà economica.
Per i superficiali e tendenziosi attori della vita pubblica che considerano Il mercato come fonte di ogni ingiustizia, il profitto come furto, il capitale come concetto inconfessabile e l’imprenditore come uno sfruttatore privo di coscienza sociale, è quasi naturale invocare una cascata di regole moralizzatrici e ingabbianti.
Ma ribadiamolo una volta per tutte e chiariamo in modo inequivocabile cosa rappresenta l’imprenditore per la nostra società!
L’imprenditore è colui che crea valore, genera ricchezza, occupazione e posti di lavoro per la società, che risolve problemi e soddisfa bisogni attraverso prodotti e servizi innovativi, che stimola la concorrenza e la qualità del mercato, che assume rischi e sfide per realizzare la propria visione, e aggiungo, senza chiedere aiuti pubblici, se non le giuste condizioni per poter lavorare. L’imprenditore è anche colui che deve tenere conto degli interessi e delle aspettative dei vari stakeholder (dipendenti in prima linea, clienti, fornitori, comunità, ambiente, etc.) e deve agire in modo etico e sostenibile.
Difficile in queste condizioni non mollare. Il mio, il nostro fortissimo senso di responsabilità, deriso da taluni, ce lo impone. Altro che interessi egoistici! Sarebbe stato impossibile portare il Ticino economico dove è oggi se non vi fosse stato un tessuto economico sano e dinamico, che ha saputo sempre reagire alle avversità con efficienza.
Passato attraverso la grave crisi finanziaria del 2008 e lo sconvolgimento del cambio franco-dollaro-euro, che continua ad essere di non facile gestione anche ai nostri giorni. Senza dimenticare le radicali trasformazioni tecnologiche del sistema produttivo, i repentini alti e bassi dei mercati internazionali che hanno imposto veloci cambiamenti dei modelli di business, la pandemia, la crisi delle materie prime, i problemi di approvvigionamento, le conseguenze della guerra in Ucraina, e ora anche quella scatenatasi in Israele e in Palestina, oltre agli abnormi rincari dei costi dell’energia, di cui tutti noi ne siamo vittima. Nonostante tutto questo, abbiamo continuato a investire, ad innovare per salvaguardare e migliorare la competitività delle nostre aziende. Abbiamo creato migliaia di nuovi posti di lavoro, rafforzando la base economica e occupazionale del Cantone. I dati parlano chiaro, ma purtroppo il paese non li metabolizza, rimanendo ancorato a vari pregiudizi e clichés che descrivono il Ticino come paese povero, con solo salari bassi, attività di poco valore, terra invasa dai frontalieri e stupidaggini di questo tipo.
Questo deve essere chiaro a tutti. Del resto, è questa l’essenza di quella autentica funzione sociale dell’impresa che purtroppo non è riconosciuta per come meriterebbe. Altro che sfruttatori!
Il primo ed essenziale compito delle imprese è di creare posti di lavoro. Poi su questo si possono costruire vari castelli di benefit, vantaggi, ecc., ma il compito primario non va dimenticato, né sottovalutato.
E, ribadisco con convinzione e determinazione: non esiste un imprenditore di successo che non abbia sensibilità sociale e rispetto verso i propri dipendenti, verso il paese dove è ospitato e le istituzioni pubbliche. Ma, purtroppo si vuol far credere il contrario!
Chi è responsabile per la creazione di valore e di ricchezza nel nostro bel Paese, se non l’imprenditore?
Investire per avanzare, innovare e creare appunto posti di lavoro, dicevo. Facile all’apparenza. E l’investimento è quotidiano, non solo in termini di soldi intesi come cash, ma anche di visioni, di adattamenti dei modelli di business, di procedure, di scelte, di rischi da assumere. Senza questa dedizione giornaliera le imprese perdono competitività e spariscono. In termini di cifre, va comunque evidenziato che, pur tra i contraccolpi della pandemia sulle catene di approvvigionamento, l’aumento dei costi dell’energia, il rincaro e la difficoltà di reperire materie prime, la nostra inchiesta congiunturale dello scorso anno ha evidenziato che nel settore industriale ha investito ben il 67% delle aziende, percentuale che sale al 77% per le imprese con oltre 100 dipendenti. L’indagine attualmente in corso per il 2023 sta evidenziando che circa il 45% delle aziende sta operando investimenti.
Dati notevoli che dovrebbero venir resi pubblici dai media e non solo evidenziare a grandi titoli quando un’azienda licenzia, suo malgrado, 5 lavoratori.
Se l’investimento nell’innovazione abbraccia molti aspetti, dal miglioramento dei processi produttivi a quello dei prodotti, non va dimenticato che esso innesca anche delle trasformazioni positive che si riflettono direttamente su tutta la società: nuovi prodotti che soddisfano nuovi bisogni, più sviluppo produttivo, crescita del know-how del sistema Paese, più lavoro qualificato, più redditi e ricchezza per tutti. In poche parole, una generale evoluzione non solo economica ma anche sociale. E al centro di questo progresso c’è l’imprenditore con la sua voglia di fare, con le sue visioni per far crescere l’azienda e di riflesso il paese.
Il profitto, che in Ticino è condannato a prescindere come fosse un’appropriazione indebita dei “padroni”, quando viene conseguito nel rispetto delle leggi e delle consuetudini economiche locali, dimostra innanzitutto che l’impresa funziona, che chi la guida fa un uso efficiente e mirato dei fattori produttivi. I veri imprenditori, come diceva qualcuno, non inondano la società con annunci e dichiarazioni roboanti sulle loro buone intenzioni. Svolgono invece la loro funzione fondamentale perseguendo quel profitto che garantisce i mezzi adeguati a investire, per mantenere competitiva l’impresa, per continuare a produrre quei beni e servizi che i consumatori richiedono, e, dettaglio di non poco conto, per conservare i posti di lavoro e offrirne di nuovi. È così che si consolidano pure i legami col territorio e la comunità locale, si accresce la fiducia dei clienti, dei fornitori e degli stessi dipendenti che si sentono rassicurati dal buon andamento aziendale.
Preoccupante e sbagliato credere che l’imprenditore miri solo al suo profitto personale, non è così!
L’imprenditore investe nel suo lavoro, nella propria azienda e, che lo si accetti o meno, rappresenta l’unica fonte per creare e ridistribuire ricchezza alla comunità.
L’economia continua a creare lavoro. Il tasso di crescita degli impieghi offerti dalle nuove imprese ticinesi tra il 2013 e il 2020 è addirittura superiore alla media nazionale. Malgrado la mancanza di personale qualificato e a volte persino di lavoratori poco formati. Del resto, il lavoro non si crea per legge, lo creano le imprese se sono messe nelle condizioni di farlo. Noi imprenditori chiediamo solo che la nostra attività non sia resa ancora più complicata, arricchita senza motivo di incombenze amministrative. Esigiamo che, quando si discute di politica economica, si ragioni sulla base di dati e fatti concreti e non di preconcetti ideologici. Come stiamo cercando di fare da anni, ma ahimè poco ascoltati.
La burocrazia pubblica, ad esempio, è un problema che cresce a dismisura e affligge da tempo il nostro Paese, ostacolando lo sviluppo economico, sociale ed ambientale.
Si devono assolutamente ridurre il numero e la complessità delle leggi, regolamenti e procedure che regolano l’attività delle imprese e dei cittadini, eliminando quelle obsolete, inutili o contraddittorie. Si tratta anche di analizzare l’impatto della burocrazia eccessiva, soprattutto quelle sulle PMI, che distolgono all’imprenditore sempre più risorse ed energie, invece di investirle nella sua attività, perché oberato da balzelli amministrativi e burocratici senza senso.
Si avanzi finalmente nella digitalizzazione: si tratta di favorire finalmente il processo di trasformazione digitale sia all’interno dell’amministrazione pubblica, che nelle imprese, rendendo efficienti, rapidi, sicuri i servizi e le procedure verso le aziende e la comunità.
Si rispettino e si riducano i tempi amministrativi e si introduca il principio del silenzio assenso: dobbiamo dotarci di procedure semplificate che riducano sensibilmente i tempi improponibili della politica e delle decisioni. Le richieste delle imprese e dei cittadini devono essere evase entro limiti temporali predefiniti (che non possono essere infiniti), introducendo il principio del silenzio assenso in caso di mancato rispetto dei termini. Ossia: in mancanza di risposta da parte dell’autorità alla domanda di un soggetto entro il termine predefinito, questa è considerata automaticamente accolta!
Lotta alla corruzione: gli imprenditori responsabili denunciano fermamente i fenomeni di corruzione, evasione fiscale, inquinamento ambientale e violazione dei diritti dei lavoratori che danneggiano il tessuto sociale ed etico del Paese.
Si tratta infine di promuovere una cultura della legalità, della responsabilità sociale e dell’etica pubblica e quindi di sanzionare in modo esemplare là dove si manifesta reato.
In questo contesto assai difficile e a tratti molto confuso, sarebbe più che mai necessario ragionare sui dati oggettivi, come già ribadito in precedenza. Non a caso la scorsa settimana abbiamo presentato uno studio commissionato alla SUPSI per una fotografia della situazione della finanza pubblica e della fiscalità. Studio ispirato a quanto fanno da anni, senza alcuna polemica ideologica, i colleghi della Camera ginevrina. L’intento è di dare un ulteriore strumento oggettivo di analisi e riflessione quando si tratta di discutere di fiscalità e in particolare dei margini di manovra del Cantone in base alla situazione delle finanze pubbliche. Di per sé non dovrebbe esserci nulla di scandaloso, tanto più che non abbiamo avanzato richieste particolari, constatando semplicemente la crescita esponenziale della spesa pubblica, senza dare alcun giudizio di valore sulla stessa. Eppure, subito sono emerse critiche a prescindere da parte dei media, ancora prima che lo studio fosse analizzato, riducendo il tutto con faciloneria tendenziosa a una mossa di marketing per propagandare i tanto mitizzati “regali ai ricchi”. Mantra inattaccabile per affossare qualsiasi tentativo di riformare un sistema fiscale obsoleto, mentre gli altri Cantoni fanno passi avanti decisivi, relegando sempre più il nostro Cantone a maglia nera della Confederazione. Come i cugini grigionesi che, in modo lungimirante e pragmatico, hanno previsto un taglio di ben il 5% sull’imposizione del reddito, della sostanza e alla fonte del Cantone delle persone fisiche a partire dal 2024!
Quando si pensa che una fiscalità attrattiva incoraggia lo sviluppo economico, perché le aziende, disponendo di maggiori risorse finanziarie, possono investire e creare impieghi con innegabili benefici anche per le finanze pubbliche a medio e lungo termine. Opposizioni di principio sono pertanto incomprensibili, da rispedire al mittente con decisione. Del resto, si tace sul fatto che, malgrado le molte crisi citate in precedenza il tessuto economico sia stato in grado di fare miracoli, garantendo un gettito fiscale costante, addirittura in crescita. Ma altrettanto, e ancor più rumorosamente, si tace sull’esplosione della spesa pubblica. Che ha molti motivi e per la quale non chiediamo tagli draconiani a casaccio.
Ma una seria e urgente riflessione sì. Ci pare il minimo.
Ci pare pure assolutamente giustificato che, in uno stato di diritto come il nostro, vi sia radicata la sensibilità di trovare soluzioni per i meno abbienti e, il Canton Ticino è uno dei Cantoni a livello svizzero con una spiccata ed evoluta socialità.
Ma se chiedere una discussione e fornire i dati per le analisi equivale a essere gli affossatori dello Stato sociale, significa che il problema verosimilmente non sono le aziende…
La nostra preoccupazione è data dal fatto che il Ticino, benché ricco di risorse e potenziale grazie anche ad un tessuto economico molto diversificato e dinamico, non riesca ad emergere in termini concorrenziali ed attrattivi. Questo indica una chiara necessità di riforme e di adattamento del sistema fiscale, come pure un’attenta valutazione critica dell’evoluzione della spesa pubblica. In questo contesto, ben venga la proposta formulata nel mese di luglio 2023 dal Consiglio di Stato, volta a facilitare la successione aziendale e ad alleggerire l’onere fiscale sui capitali pensionistici, in modo da favorire il mantenimento del tessuto economico e frenare l’esodo, purtroppo continuo, di contribuenti “forti” in età pensionabile. Anche la correzione della fiscalità delle persone fisiche, con la riduzione degli oneri fiscali per i contribuenti con alti redditi, rappresenta un passo essenziale per mantenere la competitività con altri Cantoni. Gli alti redditi (superiori ai 200’000 franchi) sono in effetti troppo penalizzati poiché, ad oggi, da soli contribuiscono nella misura del 35% alle finanze cantonali tramite il prelievo dell’imposta sul reddito e il rischio che si spostino verso altri lidi fiscalmente attrattivi è già molto concreto.
Molte sono le sfide che attendono e che necessitano di riforme importanti, in una sorta di “Patto di Paese”. Se però ogni discussione si limita all’ossessione dei presunti “regali ai ricchi”, in una sorta di riflesso pavloviano ogni volta che si affronta il tema della fiscalità, siamo destinati a un nemmeno troppo lento e inesorabile declino. Del resto, in nessun paese democratico si è mai riusciti ad aiutare i meno abbienti eliminando le persone più facoltose.
È vero il contrario!
La sempre più controversa figura dell’imprenditore vista dalla società perché spesso associata ad una visione negativa del capitalismo, che lo considera un approfittatore che sfrutta i lavoratori e il mercato per arricchirsi a scapito degli altri, dobbiamo contrastarla con vigore. Visione miope, influenzata a torto da alcune teorie economiche e sociali, come il marxismo, che criticando il sistema capitalistico e la sua logica di profitto, ha affossato il benessere e lo sviluppo di tanti paesi, anche non molto distanti dal nostro.
Di lavoro per tutti noi, imprenditrici ed imprenditori, ne abbiamo parecchio per sensibilizzare l’opinione pubblica avversa, ma permettetemi comunque di ribadire l’importanza che l’imprenditore, il manager, il dirigente riveste nella vita pubblica e politica del nostro paese.
Poco efficace è la critica ed inascoltate sono le rivendicazioni degli imprenditori, se questi tuttavia, non sono presenti là dove vengono influenzate e dove vengono prese le decisioni che contano.
Vero! L’impegno per la propria azienda costa molte e notevoli risorse ed energie di tempo, visto il contesto sempre più complesso, ma non essere presenti nei consessi della politica e in quelli decisionali, non potrà più essere un’opzione in futuro. Pena, è l’emarginazione del tessuto economico e di conseguenza la perdita di considerazione e valore per la società.
Diffondiamo la cultura imprenditoriale attraverso le nostre idee, non restiamo solo spettatori in attesa che qualcuno provvederà.
Cerchiamo di influenzare a favore del sistema paese le decisioni che contano, dimostriamo che abbiamo tanta esperienza e responsabilità sociale, più sicuramente di coloro che la rivendicano, senza tuttavia nulla produrre!
Sono giunto al termine della mia relazione che ha voluto sottolineare, in particolare il ruolo dell’imprenditore nella nostra società, figura imprescindibile per un paese che vuole evolvere e soddisfare i bisogni dei cittadini.
Concludo quindi non prima di ringraziare tutte le collaboratrici e collaboratori che lavorano quotidianamente in Camera di Commercio. È un onore e un piacere poter contare su tanta competenza e qualità.
Ma un ringraziamento particolare lo meritano sicuramente Luca Albertoni, il nostro direttore che unitamente allo staff di direzione della Camera di Commercio svolgono un lavoro determinante, talvolta invisibile, difficile da spendere, ma vi assicuro di elevata qualità e quantità.
L’ufficio presidenziale e la nostra Vicepresidente Cristina Maderni, che, proprio oggi sono stati rinominati per il prossimo quadriennio e dove competenze trasversali all’economia, ne arricchiscono il confronto, il dibattito e dove, vengono prese le decisioni che contano attraverso un approccio di approfondimento e condivisione esemplari.
È un onore poterlo presiedere, grazie a tutti!
“Alcune persone vedono un’impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com’è in realtà: ossia, un robusto cavallo che traina un carro molto pesante”
(Winston Churchill)
A voi tutti presenti oggi Vi ringrazio per l’attenzione e per la fiducia riposta nella nostra organizzazione.
La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto oggi, 20 ottobre 2023, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 106esima Assemblea generale ordinaria.
L’evento si è svolto con il supporto dei due sponsor principali EFG Private Banking e Swisscom.
Alla presenza di circa 350 partecipanti, l’Assemblea ha confermato all’unanimità la Presidenza di Andrea Gehri per i prossimi quattro anni.
Nell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone), Federico Haas, vicepresidente di Hotelleriesuisse Ticino, è stato nominato in sostituzione dell’uscente Lorenzo Pianezzi.
Dopo i lavori assembleari vi sono stati gli interventi del Presidente delle Cc-Ti, Andrea Gehri, del Consigliere di Stato e Direttore del DFE Christian Vitta e del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni. Quest’ultimo ha introdotto, unitamente al Consigliere di Stato e Direttore del DI Norman Gobbi, l’ospite d’onore. Il Comandante di corpo Thomas Süssli, capo dell’esercito svizzero.
Il Presidente Andrea Gehri ha incentrato il suo discorso sul ruolo fondamentale dell’imprenditore nella società. Ruolo purtroppo spesso misconosciuto, malgrado sia centrale per la crescita del paese. Senza l’assunzione di rischi, la spinta innovativa e gli investimenti delle imprese non sarebbe possibile creare e mantenere posti di lavoro. Quindi ne soffrirebbe tutto il paese. Anche le riforme invocate, come la recente proposta del Consiglio di Stato di intervenire su determinate aliquote per le persone fisiche e l’imposizione delle successioni e delle rendite previdenziali, non hanno certo lo scopo di provocare discriminazioni o favorire indebitamente determinati gruppi. Bensì sono essenziali per mantenere interessante il Ticino come terra del “fare impresa”, pena la perdita persone fisiche e aziende fondamentali per finanziare un sistema sempre più “costoso”.
Restano aperti molti fronti carichi di insidie, perché anche per le aziende l’inflazione ha conseguenze importanti e la crescita di molti costi rappresenta una minaccia per tutti. Dalle materie prime, all’energia, passando per i costi creati dalla crescente burocrazia, le incognite per il futuro sono parecchie. Solo permettendo al tessuto imprenditoriale di fare il proprio lavoro e di creare ricchezza per sostenere l’importante meccanismo ridistributivo, sarà possibile superare anche i momenti più difficili.
Il Direttore della Cc-Ti ha dal canto suo aggiunto come nelle altre regioni elvetiche non sia tabù parlare della centralità del ruolo delle aziende e come sia insensata l’ossessione di combattere i ricchi, visto che ad esempio, citando il padre dell’AVS, l’ex Consigliere federale Hans-Peter Tschudi, “I ricchi non hanno bisogno dell’AVS, ma l’AVS ha bisogno dei ricchi”. Aggiungendo che non solo l’AVS ha bisogno di contribuenti forti, bensì tutto il sistema fiscale e finanziario cantonale dipende da loro.
Il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, Christian Vitta, dopo una panoramica sulla situazione macro-economica attuale, ha rimarcato l’importanza di volgere lo sguardo al futuro, continuando a lavorare per rendere il Ticino un territorio sempre più attrattivo e, in maniera particolare, favorevole all’imprenditorialità. Il Consigliere di Stato si è così soffermato su alcuni fattori che contribuiscono a creare le migliori condizioni quadro e a favorire una crescita economica armoniosa e duratura. Proprio in questo senso, il Cantone continua a lavorare per un quadro fiscale moderno e competitivo, per rafforzare l’innovazione nel nostro territorio, per un mercato del lavoro dinamico e per ritrovare un equilibrio delle finanze pubbliche.
In conclusione, il Consigliere di Stato ha espresso i suoi ringraziamenti alla Camera di commercio in quanto interlocutore prezioso per il Dipartimento delle finanze e dell’economia che permette allo Stato di disporre di vigili antenne a stretto contatto con le realtà economiche del territorio.
L’intervento del Comandante di corpo e Capo dell’esercito svizzero ha sottolineato l’importanza del settore militare come attore economico. Ma soprattutto è stata evidenziata l’importanza del sistema di milizia, essenziale non solo per l’esercito stesso, ma anche perché costituisce un fondamentale elemento di permeabilità tra l’armata e l’economia, molto utile anche per le aziende, soprattutto negli aspetti gestionali. Il Comandante ha poi anche portato qualche riflessione sul ruolo della difesa svizzera nel teso contesto geo-politico internazionale.
Rivivete i momenti più importanti
Leggete quanto emerso nelle precedenti Assemblee:
La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino (Cc-Ti) ha tenuto il 14 ottobre 2022, presso l’Espocentro di Bellinzona, la sua 105esima Assemblea Generale Ordinaria.
L’evento si è svolto con il fedele supporto dei due ‘Main Sponsor’ EFG Bank e Swisscom SA.
Alla presenza di circa 400 partecipanti si è svolta con successo la 105esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti.
Si sono svolti i lavori i previsti lavori assembleari, che hanno visto la nomina di quattro nuovi membri dell’Ufficio presidenziale (composto di 21 elementi in rappresentanza di tutti i settori economici del Cantone).
Sono stati nominati all’unanimità dall’Assemblea Generale Ordinaria (in ordine alfabetico):
In seguito, vi sono stati gli interventi del Presidente Cc-Ti, Andrea Gehri, della Vicepresidente Cc-Ti, Cristina Maderni, il saluto al Presidente della Confederazione da parte del Presidente del Consiglio di Stato ticinese, On. Claudio Zali e del Consigliere di Stato Christian Vitta.
Ospite d’onore è stato, come citato, il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, intervistato dal capo edizione del telegiornale e responsabile del settore nazionale della RSI Pietro Bernaschina. L’evento è stato chiuso con la presentazione di un’opera artistica eseguita appositamente durante questa occasione dall’apprezzata artista poliedrica Serena Maisto, nata a Mendrisio e residente a Lugano.
Il Presidente Andrea Gehri e la Vicepresidente Cristina Maderni hanno ribadito un’economia ticinese in linea con le tendenze del resto della svizzera da tutti i punti di vista. Le incertezze internazionali legate alla reperibilità e ai costi delle materie prime e alle difficoltà nell’ambito energetico, in particolare, rendono però la vita difficile a moltissime imprese, che si trovano a dover operare nell’insicurezza di costanti di riferimento, con evidenti difficoltà di pianificazione e di investimento.
Per questa ragione, la Cc-Ti sta lavorando da tempo a stretto contatto con le aziende ticinesi produttrici e distributrici di energia e con le Autorità per cercare di trovare soluzioni praticabili, che non creino disparità di trattamento e permettano un piano strategico valido da proporre al mondo economico.
Proprio in quest’ottica il Presidente della Cc-Ti, Andrea Gehri, ha sottolineato l’importanza di un gesto politico concertato da parte di Confederazione, Cantone e Comuni sospendendo almeno temporaneamente l’incasso dei tributi pubblici che rincarano il prezzo dell’energia. Su un tema così complesso, tutti devono essere chiamati a fare la loro parte.
È stata ribadita e sottolineata la necessità di procedere anche a concrete riflessioni in materia di riforme fiscali sul piano cantonale, mettendo in atto quanto già deciso dal popolo e promuovendo modifiche che migliorino la competitività del nostro territorio, soprattutto sul piano della fiscalità delle persone fisiche.
L’intervento presidenziale non ha tralasciato di citare i numerosi servizi che la Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia cantonale, mette a disposizione dei propri associati e l’impegno costante profuso a favore di cittadini e imprese quale mediatore in tutti i temi di attualità d’importanza per il migliore sviluppo auspicato del nostro territorio.
Il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, Christian Vitta, ha sottolineato la grande incertezza del periodo che stiamo attraversando e i suoi risvolti concreti, in particolare per quanto concerne l’ambito energetico. Il Cantone ha istituito un apparato organizzativo al fine di monitorare costantemente la situazione ed essere pronto a reagire in caso di problemi di approvvigionamento energetico.
Ha inoltre rimarcato l’importanza di rendere il Ticino sempre più attrattivo e competitivo nel contesto nazionale e internazionale. Con questo obiettivo il Cantone continua a lavorare nella direzione di un aggiornamento del quadro fiscale: dopo le importanti riforme fiscali promosse negli scorsi anni sono attualmente in corso degli approfondimenti in vista di una futura riforma della Legge tributaria cantonale.
Il Cantone punta inoltre con determinazione sul tema dell’innovazione, in particolare attraverso la concretizzazione del Parco dell’innovazione ticinese e lo sviluppo dei suoi centri di competenza.
Ha infine ricordato l’importanza dell’unione d’intenti e del gioco di squadra, elementi che si sono rivelati fondamentali nell’affrontare la crisi pandemica e che saranno indispensabili anche per affrontare le sfide future.
In conclusione il Consigliere di Stato ha rivolto i propri ringraziamenti alla Cc-Ti per la costruttiva collaborazione e agli imprenditori che, nonostante le difficoltà del contesto, contribuiscono allo sviluppo economico del nostro Cantone e al mantenimento di posti di lavoro sul nostro territorio.
L’assemblea si è fregiata dell’intervista al Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, sollecitato su vari temi di politica internazionale dal capo edizione del telegiornale e responsabile del settore nazionale della RSI Pietro Bernaschina. È stata l’occasione per ribadire la complessità del contesto attuale e gli effetti per l’economia svizzera. Sottolineando però quanto l’economia elvetica, in un contesto di forte interdipendenza fra paesi, continui a giocare un ruolo importante anche a livello internazionale.
Da quella frase che rappresenta lo spirito della 105esima Assemblea Generale Ordinaria Cc-Ti, l’artista svizzera Serena Maistro ha rappresentato con in un’opera pittorica, la spinta che immagina essere in ogni imprenditore davanti alle tante sfide: “Non essendo alberi, possiamo muoverci, provare, reinventarci, capire e vedere cosa si può creare di nuovo e cosa possiamo modificare di già esistente. Il cambiamento arriva. Che sia per decisione propria, per necessità o per obbligo, è qualcosa che ci fa evolvere.”
L’incertezza è un’ipoteca sulle scelte delle imprese – CdT , 14.10.2022
“Chiediamo di sospendere determinati tributi” – RSI, 14.10.2022
‘No a sfrenate corse redistributive della ricchezza’ – La Regione, 14.10.2022
105esima AGO della Cc-Ti: malgrado un’economia che si sta dimostrando solida, le preoccupazioni sono date da tutte le incertezze che contraddistinguono il periodo attuale – etcinforma.ch, 14.10.2022
Gehri: “la sensazione è che la politica stia facendo poco” – Ticinonews, 14.10.2022
Energia, Gehri: “Serve un gesto politico da parte di tutti”. Vitta: “Monitoriamo la situazione” – Libera Tv 15.10.2022
105esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti. Ospite d’onore, Ignazio Cassis – Moneymag.ch, 14.10.202
105° Assemblea CcTi: il Ticino è pronto a reagire alle difficoltà internazionali – La pagina, 17.10.2022
(RSI Il Quotidiano/ Teleticino / Ticinonews)
Intervento del Consigliere di Stato Christian Vitta in occasione della 105esima AGO – Repubblica & Cantone Ticino, 17.10.2022
Rivivete i momenti più importanti
Leggete quanto emerso nelle precedenti Assemblee:
Carissimi associati,
Egregi Rappresentanti delle Associazioni di categoria,
Cari ospiti, gentili signore ed egregi signori,
a nome della Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino, in rappresentanza delle 47 associazioni affiliate, dei 1’000 soci individuali, dei 135000 ca. posti di lavoro e delle 18 Camere di commercio e dell’industria svizzere vi porgo il più cordiale benvenuto alla nostra 104esima Assemblea generale ordinaria.
È con una certa emozione che affronto la mia prima assemblea generale ordinaria da Presidente in carica. Un anno turbolento per i motivi che tutti conosciamo, che ha posto le imprese di fronte a sfide epocali, mai vissute prima d’ora dalla nostra generazione.
Alcune vinte, altre sono ancora in corso, ma un fatto è inconfutabile! Sono fiero di rappresentare un mondo imprenditoriale sano e dinamico, che sa affrontare ogni situazione in modo costruttivo, anche e soprattutto dinnanzi alle difficoltà.
Ticino terra d’artisti si diceva una volta. Ticino terra di imprenditori dico io.
Sì perché, malgrado le cassandre che si ostinano, più per calcolo politico che sulla base di fatti concreti, a definire la nostra economia debole, nel confronto nazionale dimostriamo sempre doti di resilienza e solidità. Una realtà ormai da più di vent’anni. Chi afferma il contrario offende pesantemente le migliaia di imprenditori e imprese che, con i loro dipendenti, lavorano duramente ogni giorno per contribuire al benessere del cantone, “tirando la carretta”, facendo sacrifici, creando, innovando e favorendo la crescita economica del nostro Cantone.
Purtroppo, il malcostume di considerare esemplari alcuni casi di furfanti senza scrupoli continua a fare breccia e questo è clamorosamente controproducente in un periodo in cui occorrerebbe fare fronte unito per promuovere ancora di più il nostro territorio, contribuendo anche ad attirare eccellenze che favoriscanola nostra crescita economica, culturale e sociale.
La Svizzera e il Ticino si sono distinti da altri paesi per la gestione ponderata degli ultimi difficili periodi e questo messaggio non è passato inosservato anche all’estero, tanto che l’interesse per il nostro cantone ha conosciuto un chiaro rilancio, quasi insperato.
Lodevoli sono gli forzi di promozione territoriale attuati dal Cantone, se pensiamo all’adesione alla Greater Zurich Area, ad esempio, e la Camera di commercio e dell’industria, nello spirito di collaborazione che da sempre la contraddistingue, si è prodigata senza chiedere nulla in cambio, semplicemente e unicamente per la ferma convinzione nella causa.
Un apporto che intendiamo rafforzare ulteriormente, nell’ottica di una collaborazione pubblico-privato che coinvolga anche altri attori come, per esempio, i comuni.
Differenti azioni sono già previste, ma occorre affrontare un discorso sistemico, affinché vi sia una strategia concreta e promozione quotidiana, accompagnando e affiancando in questa via, in primis, chi già si trova sul nostro territorio.
Si tratta in sostanza di concretizzare il principio del Ticino come Terra di accoglienza, concetto purtroppo smarrito nei tempi più recenti. Per far ciò bisogna che qualcuno se ne occupi concretamente in prima persona; essere accoglienti, ospitali ed essere di sostegno significa dimostrare interesse, efficienza e uno Stato attento alle esigenze dei cittadini, delle persone e delle imprese!
Assurde cacce alle streghe per allontanare figure imprenditoriali che potrebbero contribuire alla ricchezza del nostro cantone materialmente e immaterialmente, non hanno nulla a che vedere con la legittima e sacrosanta lotta agli abusi. Un atteggiamento scostante in questo senso crea danni di immagine e sostanza gravissimi per il cantone. Purtroppo, ce ne renderemo conto quando sarà troppo tardi.
In questo contesto, dobbiamo affermare con decisione che la riforma fiscale già approvata da Parlamento e popolo deve essere applicata senza indugi perché essenziale per mantenere alto il livello competitivo delle nostre aziende e del Ticino. Che, tra l’altro, si troverà, grazie anche a questa riforma, perfettamente in linea con quelle che saranno verosimilmente le nuove regole internazionali.
Indugiare su questo punto sarebbe fatale e ingiustificato, anche perché la riforma sociale che accompagnava quella fiscale è già entrata in vigore e le aziende già stanno contribuendo in modo sostanziale con le nuove deduzioni frutto del compromesso concluso a suo tempo. Farle pagare, ma negare loro la riduzione dell’aliquota sugli utili sarebbe una beffa ingiusta e senza alcun motivo plausibile.
E’ evidente inoltre, che non possiamo assolutamente accettare la riforma proposta recentemente dal Partito socialista, di un presunto piano di rilancio del cantone, l’ennesimo e basato essenzialmente, e chi aveva dubbi ?, su aumenti di imposta generalizzati.
Rappresenta l’esatto contrario di quanto l’economia necessita e quindi, di riflesso, la nostra cittadinanza. Non va dimenticato che i mezzi finanziari prima di essere redistribuiti vanno innanzitutto prodotti e questo è tutt’altro che scontato.
Prevedere una spesa supplementare di 230 milioni per lo Stato non è lungimirante ma soprattutto non ha senso finanziare ulteriori piani sociali attraverso l’aumento delle imposte, tanto più che la metà sarebbero raccolti, ahimè!, con l’aumento dei valori di stima (circa 100 milioni), andando a gravare anche su tantissimi piccoli proprietari di immobili.
Per contro sarebbe auspicabile promuovere finalmente un’analisi sui margini di risparmio nella gestione corrente dello Stato, e ve ne sono! Le aziende sono abituate a fare questi conti e un po’ di sana gestione aziendale non farebbe male, qualche volta, anche al Cantone. Giocare facile mettendo sempre le mani nelle tasche del contribuente non è più accettabile.
Mai come oggi è necessario equilibrare giudizi e comportamenti. Lo spirito di accoglienza, delle idee, delle persone, deve essere un principio imprescindibile per affrontare gli ostacoli che la vita quotidiana ci pone davanti. La trasformazione digitale è uno di questi, ma non solo!
Di urgente attualità sono anche i prezzi e la carenza delle materie prime, dalla potenziale carica inflazionistica, ma soprattutto in grado di sovvertire molti modelli di business che sembravano essersi finalmente consolidati.
Senza dimenticare le preoccupazioni in tema di approvvigionamento energetico, seriamente compromesso dopo l’abbandono di un Accordo quadro con l’Unione europea che, almeno su questo punto avrebbe permesso di fare chiarezza e di garantirci maggiore tranquillità.
Oggi invece ci troviamo a ripensare a un negoziato difficile, con paesi molto energivori e che certamente utilizzeranno le risorse per le proprie esigenze, sicuramente prima di condividerle con altri.
Non è certo il nostro piccolo Ticino a poter cambiare queste dinamiche e ne siamo consapevoli. Tuttavia, il Cantone può assumersi un importante ruolo di sostegno nel costante sforzo dei nostri tanti imprenditori di adattarsi alle continue mutevoli situazioni, anche alle più difficili.
Cogliere i benefici della quarta rivoluzione industriale non porta solo le aziende a dover ripensare il proprio ruolo, bensì impone anche all’ente pubblico un approccio più moderno, in linea con la sua funzione di essere al servizio e al fianco delle cittadine e dei cittadini.
Se nell’ambito dell’innovazione si può constatare un importante, ovviamente sempre migliorabile, sostegno da parte dello Stato nel quadro della relativa legge, nell’ambito digitale l’impressione è che vi sia un netto ritardo. Questo se pensiamo, specialmente, ai servizi o all’offerta di formazione per “le professioni del futuro”.
Siamo d’accordo che il privato può e deve fare la sua parte e anche nelle attività della Camera sono proposti differenziati programmi di formazione continua, dalla comunicazione al marketing, dalla gestione delle risorse umane al diritto, dalla contabilità alle “soft skills”.
Ma una strategia digitale vera e propria da parte dello Stato non la si intravvede ancora, al di là dei lodevoli progetti individuali realizzati dai singoli dipartimenti.
In relazione a questo mi permetto di ricordare che nel 2019 è stata presentata al Consiglio di Stato un’interpellanza interpartitica con la puntuale richiesta, sull’esempio di quanto fatto a livello federale, di alleggerire il carico amministrativo gravante sulle imprese attraverso la semplificazione delle procedure di raccolta dati e l’eliminazione dei doppioni. Ciò per evitare che alle aziende venissero richiesti a più riprese gli stessi documenti. Il Consiglio di Stato si era detto non solo pienamente convinto dell’utilità di tale azione, ma aveva anche espresso la volontà di introdurla nelle misure da attuare nell’ambito del programma legislativo 2019-2023.
Lo scopo era quello di proporre misure concrete che, grazie ai vantaggi offerti dalla tecnologia, permettessero di agevolare i processi burocratici in favore non solo delle imprese ticinesi, ma anche dei privati, così come dei servizi statali stessi.
Da verificare se questo nuovo approccio tecnologico abbia nel frattempo avuto luogo. Saremmo delusi se alle intenzioni non avessero fatto seguito anche i fatti.
Concretamente, lo sviluppo di un coordinamento sarebbe, ad esempio, utile nel contesto dei cosiddetti “fallimenti a catena”. Invece di ipotizzare improbabili modifiche legislative, sebbene a livello federale qualcosa si stia muovendo, lo scambio di informazioni fra i vari dipartimenti permetterebbe di individuare con più facilità i furbetti, come del resto avviene già in altri cantoni.
Coordinarsi andrebbe certamente a snellire quelle procedure che rendono la giustizia civile e amministrativa un po’ macchinosa, con tempi non più sostenibili. Le aziende sane, e sono la gran parte, chiedono una giustizia efficiente, aggiornata e tempestiva, condizione quadro fondamentale per progredire.
Invochiamo spesso un’azione sull’aggravio burocratico a costo di risultare ridondanti. Purtroppo, si tratta di una realtà che si ripete incessantemente, figlia di un contesto sempre più complesso, ma forse anche non abbastanza audace.
Voglio spiegarmi: le leggi, spesso già complesse nella loro messa in vigore (un riferimento a quella sul salario minimo cantonale non è per nulla casuale), restano spesso in vigore senza che se ne sia mai valutato l’impatto, l’utilità e l’adeguatezza. Chiedere che, analogamente a quanto avviene per molte leggi federali, vi sia dopo un certo numero di anni una procedura di valutazione sugli effetti di una base legale non è quindi sproporzionato. In una realtà in cui taluni chiedono la modifica di una legge ancora prima che essa venga applicata (anche qui il salario minimo cantonale è un riferimento non casuale), non dovrebbe essere scandaloso fare uno sforzo per una verifica ex post. Del resto, a livello federale si sta elaborando una legge che obblighi a verificare e ponderare gli effetti degli atti normativi sulle aziende, le PMI in particolare. Potrebbe apparire surreale che, proprio noi paladini della de-burocratizzazione, invochiamo una legge per verificare le leggi, ma tant’è, se serve…
Riteniamo sarebbe molto più di facile attuazione, a volte, ripensare alla stessa prassi delle Autorità e in tal senso potrebbero essere utili decisioni prima politiche e solo poi legislative. Abbiamo più volte tematizzato che nell’ambito dei permessi degli stranieri si constatava una certa rigidità, in certi casi opinabile, come poi sancito anche dal Tribunale federale. L’auspicio è che una giusta e mirata battaglia contro gli abusi non debba contribuire ad accrescere un contesto generalizzato di sospetto che non favorirebbe la crescita economica del nostro territorio.
Anche in ambito fiscale rileviamo prassi penalizzanti verso i contribuenti e aziende. Un esempio è quello della stima del valore aziendale, legata all’ormai ben nota Circolare 26 emessa dalla Confederazione, con un’interpretazione inflessibile che mette in difficoltà molti imprenditori.
Un altro esempio è la presunzione che l’utile imponibile di un’azienda cresca in maniera lineare, costringendo l’imprenditore, così come altri contribuenti, a dimostrare di non essere “colpevole”, invertendo quindi il principio sacrosanto che deve essere l’autorità a dimostrare che il contribuente ha dichiarato troppo poco e non il contrario. Spesso la risposta a questa contestazione è laconica: “se non è soddisfatto faccia reclamo”. Poco conforme allo Stato di diritto e a un rapporto sano fra Stato e cittadino. Il cittadino è il cliente e il cliente rappresenta in qualsiasi azienda nell’economia privata il bene più prezioso!
Stesso ritornello, ripetuto anche per la prassi fiscale ingiustificatamente severa riguardo le deduzioni per la manutenzione degli immobili, nella quale la maggior parte degli interventi vengono considerati migliorativi e quindi non deducibili se non in casi di manifesta fatiscenza delle strutture. Un’attitudine che va in netto contrasto con le necessità di sostenere la trasformazione ecologica e gli sforzi rivolti alla sostenibilità. Riteniamo sarebbe auspicabile incentivare ulteriormente il risanamento degli immobili, ottimizzando il vantaggio fiscale per gli investimenti e rendendo attrattivi gli interventi di risanamento. Ne beneficerebbero tutti, l’economia attraverso l’effetto virtuoso e circolare che investimenti di tale portata possono generare e lo Stato che, di riflesso, raccoglierebbe attraverso le imposte il frutto virtuoso creato a livello economico.
Dulcis in fundo, i proprietari contribuirebbero a elevare la qualità del parco immobiliare e l’immagine stessa del nostro paese. Anche l’occhio vuole la sua parte!
Abbiamo cercato di evidenziare alcune modalità d’applicazione, modi di interpretare e applicare le regole che, troppo spesso, si discostano dagli intendimenti e finalità pensate all’introduzione delle stesse.
Chiediamo pertanto all’autorità politica uno sforzo per intervenire su queste e altre prassi che inficiano alla base il rapporto con lo Stato, creano un clima di diffidenza nocivo per tutti.
Un atteggiamento di diffidenza e contrarietà a prescindere è inammissibile. Non è puntando indistintamente il dito contro tutti che si tutelano gli interessi elvetici e ticinesi, bensì riconoscendo al partenariato Stato – cittadino il giusto valore e rispetto. Uniamoci, facciamo squadra, e ricostruiamo il rapporto di fiducia di un tempo, che ha contraddistinto e reso invidiabile la Svizzera, senza preconcetti o chiusure aprioristiche. La persona deve tornare ad essere considerata il cliente con la C maiuscola dello Stato, questo è l’approccio che auspichiamo!
Altrimenti inutile sorprendersi se seri investitori ripartono o scelgono altre destinazioni. Un peccato!
Non si tratta solo di questioni finanziarie o di opportunità, ma anche di libertà imprenditoriale, sancita espressamente nell’articolo 27 della Costituzione federale e pilastro portante per lo sviluppo e la prosperità del Ticino e della Svizzera intera. Diritto da noi sempre fermamente difeso ed elemento cardine della nostra missione, non un privilegio per approfittatori, ma caposaldo per il benessere generale.
Con queste considerazioni non vogliamo accodarci alle tante sterili polemiche e nemmeno favorire in qualsiasi modo chi intende eludere le nostre leggi, tutt’altro.
Sollecitiamo un adattamento concreto al contesto attuale e la possibilità per le nostre aziende di operare in modo ottimale, attraverso sostegno e flessibilità nel rispetto delle regole e nell’interesse di tutti. Si tratta quindi di realizzare un cambio di mentalità e di approccio.
La Camera è come sempre disposta e propensa alla collaborazione costruttiva con le autorità. Mettiamo a fattore comune le nostre competenze, le nostre esperienze, le nostre idee e ambizioni e, poi, passiamo dalle parole ai fatti. Uniamo le idee, sviluppiamole assieme e sosteniamole con convinzione!
Il momento giusto è adesso e il Ticino, oltre ad essere terra d’artisti è anche terra d’imprenditori che chiedono di poter lavorare, prosperare e collaborare alla creazione della ricchezza del nostro territorio.
Il momento giusto è adesso!
Prima di concludere il mio intervento all’odierna assemblea generale ordinaria della Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino vorrei ringraziare tutti i collaboratori che compongono e rappresentano la Camera e che con passione, dedizione e impegno svolgono quotidianamente un lavoro encomiabile a sostegno delle nostre aziende e dell’economia in Ticino.
In particolare, il Direttore Luca Albertoni che, con la sua squadra, si impegna a garantire una moltitudine di servizi essenziali per gli associati e costanti relazioni costruttive con il mondo istituzionale. Un lavoro talvolta oscuro e dietro le quinte, ma assolutamente fondamentale per lo sviluppo di condizioni quadro sostenibili per la nostra economia.
Non dimentico il supporto e l’importante lavoro svolto da tutto l’Ufficio Presidenziale, dalla nostra Vicepresidente Cristina Maderni, che in questo primo anno mi hanno affiancato e sostenuto nella mia presidenza, GRAZIE DI CUORE!
Concludo ringraziando la mia famiglia che mi accompagna quale persona, imprenditore e Presidente e tutti voi convenuti oggi a Bellinzona.
La vostra presenza è testimonianza di quanto sia apprezzato e importante continuare a lavorare per un Ticino economico forte ed unito.
Crediamoci!
Grazie per l’attenzione e buon proseguimento di serata.
Alla presenza di circa 300 partecipanti (numero chiuso per scelta di protocollo interno di sicurezza) si è svolta con successo la 104esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti, osservando strettamente le regole sanitarie, analogamente all’edizione 2020 che aveva potuto tenersi malgrado condizioni difficili e restrittive, senza, fortunatamente, alcuna conseguenza per la salute dei partecipanti.
Ad intervenire, a seguito dei lavori assembleari, sono stati il Presidente Cc-Ti, Andrea Gehri, il Consigliere di Stato Christian Vitta e il Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, unitamente al CEO Swisscom, Urs Schäppi, e l’avvocato e noto fiscalista ginevrino Xavier Oberson in merito a possibili riforme del sistema fiscale per tenere conto dell’evoluzione tecnologica e della robotizzazione in particolare.
Il Presidente Andrea Gehri ha sottolineato come l’economia ticinese si sia dimostrata molto resiliente anche in questi ultimi periodi difficili, reggendo il colpo degli effetti della pandemia, in linea con quanto occorso nel resto della Svizzera. Permangono le difficoltà per taluni settori, ma nel suo insieme l’economia ha reagito in maniera positiva.
Preoccupano, oltre alle incertezze sanitarie, soprattutto le difficoltà legate alla reperibilità delle materie prime e al loro rincaro che sta già incidendo in maniera pesante sulle aziende e che toccherà tutti i cittadini.
Inoltre, i rincari nel settore energetico sono importanti e sembrano al momento incontrollabili, il che potrebbe alimentare una pericolosa evoluzione inflazionistica.
In un contesto del genere, è importante che tutti gli attori cantonali operino nella stessa direzione, per promuovere il nostro territorio e attirare importanti investimenti, garantendo quindi anche condizioni interessanti per il mondo imprenditoriale. Anche per questo motivo è assolutamente fondamentale evitare aumenti di imposte e applicare in maniera decisa, definitiva e secondo i tempi stabiliti la riforma fiscale in vigore dal 1° gennaio 2020, approvata dal Parlamento e dal popolo.
Ridurre l’aliquota sugli utili delle persone giuridiche dall’8% al 5% dal 1° gennaio 2025 è essenziale per mantenere il Ticino competitivo, nell’interesse di tutti. Un passo fondamentale verso la modernizzazione del nostro sistema fiscale.
Andrea Gehri ha poi anche lanciato un appello alle Autorità Cantonali affinché talune prassi amministrative che si sono consolidate nel tempo ma che si sono rivelate troppo rigide, vengano riviste in tempi brevissimi.
I lavori assembleari sono proseguiti con l’intervento del Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni, che ha evidenziato in particolare due importanti novità nell’ambito dei servizi offerti dalla Cc-Ti ai propri associati.
La creazione di un servizio “Commercio internazionale”, che va ad ampliare le consulenze alle aziende anche in ambito di import (mentre fino a oggi l’attività di consulenza era limitata all’export). Si tratta della prima Camera di commercio e dell’industria in Svizzera che amplia in questa direzione il suo campo di attività.
La seconda novità è la creazione di una Scuola dell’export che partirà a primavera 2022. È un’emanazione della Swiss School for International Business di Zurigo, di proprietà di alcune Camere di commercio e dell’industria, fra le quali anche quella ticinese (SSIB – Swiss School for International Business / Export & Import). I corsi, finora svolti solo in tedesco, saranno offerti in Ticino in italiano e con la possibilità di sostenere proprio in italiano gli esami riconosciuti dalla Confederazione.
Si tratta di un tassello, di natura interamente privata e senza alcun contributo statale, e certamente un’occasione importante per accrescere le competenze del personale residente in Ticino in ambito internazionale.
Luca Albertoni ha poi dialogato con il noto avvocato e professore di diritto fiscale Xavier Oberson su possibili riforme del sistema fiscale nell’ottica dell’evoluzione tecnologica che pervade ormai tutti i settori.
Oberson ha invitato a riflettere sull’eventualità di introdurre una tassa per i robot, togliendo altri fardelli fiscali. Dalla discussione sono comunque emersi molteplici interrogativi da risolvere, a partire dalla definizione dell’automazione, passando per i processi che potrebbero essere imposti, sino ai rischi di frenare le spinte innovative. Il tema merita certamente uno studio e un’osservazione puntuale, anche se, a oggi, si tratta soprattutto di ragionare e ottimizzare i sistemi fiscali esistenti piuttosto che decidere su nuove forme di imposizione.
Imprenditori decisi a lavorare per un Ticino forte e unito – CdT, 16.10.2021
Le riforme fiscali non si fermino – LaRegione, 16.10.2021
104esima assemblea: NO ad aumenti di imposte, applicazione senza indugi della riforma fiscale, nuovi servizi della Cc-Ti – etcinforma, 15.10.2021
‘Il riformismo fiscale non deve essere rallentato’ – laregione.ch, 15.10.2021
Camera di commercio riunita in assemblea – tio.ch, 15.10.2021
“Riforma fiscale, senza indugi” – rsi.ch, 15.10.2021
«Imprenditori decisi a lavorare per un Ticino forte e unito» – cdt.ch, 15.10.2021
«Riforma fiscale, senza indugi» – bluewin.ch, 15.10.2021
Camera di Commercio in assemblea: lanciate alcune novità – liberatv.ch, 15.10.2021
(RSI Il Quotidiano/RSI Telegiornale/Teleticino Ticinonews/RSI Cronache della svizzera italiana/Radio Ticino)
Non solo l’avvicendamento alla Presidenza della Cc-Ti (dal 1° gennaio 2021) con la nomina di Andrea Gehri che sostituirà Glauco Martinetti meritava un accento di grande soddisfazione, ma anche l’intenzione di mettere in rilievo, in modo marcato, che il mondo imprenditoriale esprime la necessità e la determinazione di voler continuare a lavorare, senza per questo mai sottovalutare il Coronavirus.
Quale associazione-mantello dell’economia ticinese sentiamo la responsabilità di dare forma, oggi più che mai, al necessario equilibrio fra economia e salute. Ci siamo volentieri assunti l’incarico di “apripista” a dimostrazione di una concreta possibilità di continuare a costruire, proporre, essere presenti, garantendo, ovviamente e in primis, tutti gli standard di sicurezza. E come nella vita, ci vuole un ragionevole coraggio e anche un po’ di fortuna. Abbiamo imparato a convivere, e quando serve, a ignorare le inevitabili e inutili critiche di taluni che interpretano la volontà di lavorare solo come voglia di imporre il profitto a costo della salute. Siamo certi che operando rettamente, come anche le nostre aziende si affannano a fare in questo contesto più che mai difficile, ogni argomentazione viene puntualmente smentita. La migliore risposta e un esempio, sono stati quelli dati dai fatti, cioè che l’evento ha potuto svolgersi in sicurezza e con successo, osservando scrupolosamente tutte le normative sanitarie vigenti. Un numero chiuso di partecipanti (200 al posto degli usuali 500), tracciamento scrupoloso, misurazione della febbre, attestazione di buona salute da parte di tutti, obbligo di mascherina durante tutto l’evento, ampi spazi a disposizione e distanze sociali assicurate in ogni momento non hanno inficiato la buona riuscita dell’appuntamento. Se l’autorità ha fiducia nell’utilità degli strumenti che indica quotidianamente per la limitazione e contenimento della diffusione del COVID-19, coerenza vuole che queste “buone pratiche”, se usate in modo generalizzato, sistematico e puntuale, devono essere considerate sufficienti a evitare provvedimenti drastici. Altre vie non ve ne sono. Un qualsiasi lockdown generalizzato, anche solo parziale, sarebbe devastante per tutti i settori.
Il passaggio di consegne fra Glauco Martinetti e Andrea Gehri è stato all’insegna della continuità, con la conferma del ruolo della Cc-Ti quale interlocutore importante della politica cantonale e federale, come anche avvalorato dal Direttore del DFE Christian Vitta, che ha elogiato la capacità di mediazione della Cc-Ti, in maggior misura, nei momenti più difficili degli scorsi mesi. Andrea Gehri, anche per la natura del suo percorso nel contesto associativo, ha confermato l’intenzione di proporsi come forza affidabile, capace di spirito critico quando necessario, ma senza l’utilizzo di toni esagerati o inutilmente offensivi. Le caratteristiche di indipendenza, equilibrio e creatività della Cc-Ti vanno tutelate e ulteriormente rafforzate perché sono i tratti caratteristici delle aziende rappresentate. Da imprenditore di primo piano nel contesto economico ticinese, Andrea Gehri ha ribadito la necessità di mantenere condizioni favorevoli per le aziende. Il “fare impresa” deve essere possibile senza eccessivi lacci burocratici e mantenendo quello spirito di collaborazione fra pubblico e privato che concede alla Svizzera importanti vantaggi competitivi rispetto a molte altre nazioni. Malgrado alcune debolezze di tipo infrastrutturale del nostro cantone (fiscalità, formazione, collegamenti), non imputabili al mondo economico, il tessuto imprenditoriale ticinese si è dimostrato solido. Anche in questi frangenti di grande difficoltà. È comunque il tempo di scelte strategiche importanti, in ambito politico, sociale ed economico. Scelte magari anche dolorose, ma il momento storico lo impone. Andrea Gehri ha sottolineato come la creatività e la forza degli imprenditori seri, che credono e si identificano nel Ticino, sia e sarà fondamentale per operare e sostenere tali scelte, per cui è importante che l’economia sia considerata un partner, un appoggio da tutti gli attori. Attori chiamati tutti a dare prova di responsabilità sociale. Prinicipio che vale sì per le aziende, ma anche per tutte le cittadine e i cittadini, indipendentemente da quale ruolo ricoprano. La ricchezza va generata prima di poter essere redistribuita e questo non è per nulla scontato. Permettendo alle aziende di crescere in modo virtuoso, con soluzioni fiscali attrattive e all’avanguardia, potrebbe riaprirsi una stagione di prosperità, malgrado il contesto generale molto difficile.
Il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni si è concentrato invece sui molti strumenti che la Camera di commercio e dell’industria del Cantone Ticino mette a disposizione dei propri associati per facilitarne il lavoro quotidiano. Questo reso possibile anche grazie alla rete nazionale e internazionale delle Camere di commercio e dell’industria, che permette l’elaborazione concertata di soluzioni pratiche che vanno a diretto beneficio delle aziende ticinesi. Un esempio tangibile è il frutto della coordinazione con le altre Camere svizzere che ha portato alla realizzazione di una guida per il telelavoro e la redazione di un modello di contratto adattabile facilmente a ogni situazione aziendale. Inoltre un formulario CSR di autovalutazione, utilizzabile velocemente in modo semplice, che permette alle aziende di misurare in ogni momento la loro situazione in tema di responsabilità sociale delle imprese. Un tema di sempre più stringente attualità e ormai imprescindibile. Un altro esempio è costituito dal Digital Innovation Hub creato con i colleghi della Camera della Svizzera centrale e il CSEM di Lucerna (rinomato istituto che si dedica alla ricerca e all’innovazione) e che nello specifico si prefigge di accompagnare le aziende ticinesi nella trasformazione tecnologica. Attingendo anche a fondi europei e creando un ulteriore tassello nella costruzione cantonale dedicata all’innovazione, di cui possono beneficiare tutte le aziende.
L’approccio della Cc-Ti è in questo senso molto pragmatico e sempre orientato a dare ai propri associati, siano essi associazioni di categoria o singole aziende, soluzioni rapide, concrete e immediatamente applicabili nel lavoro quotidiano. La ripresa dei corsi di formazione, in presenza e con tutte le specifiche per la sicurezza dei nostri utenti, è solo un altro esempio tangibile della volontà di sostegno concreto attraverso informazioni utili e pratiche sui più svariati temi legati alla gestione aziendale. Dal marketing, alla comunicazione,
dalla gestione delle risorse umane all’IVA, dalla revisione della Legge federale sulla protezione dei dati a quella del diritto delle società… Supporto, informazione e formazione sono capisaldi per la Cc-Ti che si adopera per ottimizzare ogni aspetto a favore delle aziende e delle persone che le compongono.