Aziende ticinesi fra apprensione per la salute e conseguenze pesanti per l’economia
La Cc-Ti, associazione-mantello dell’economia ticinese, condivide le preoccupazioni della popolazione ticinese per i pericoli rappresentati dal Coronavirus
Le aziende ticinesi hanno finora dimostrato grande senso di responsabilità, seguendo in maniera molto scrupolosa le raccomandazioni delle autorità. Da un punto di vista economico, le conseguenze in alcuni ambiti sono già molto presenti e la durata dell’emergenza sanitaria avrà un peso decisivo per le proporzioni degli impatti negativi.
L’associazione-mantello dell’economia ticinese, in rappresentanza dei suoi 1’000 soci individuali e delle 45 associazioni di categoria, è vicina alla popolazione ticinese nella difficile battaglia che tutti insieme dobbiamo affrontare per limitare i danni alla salute causati dal Coronavirus. A torto si accusano spesso le aziende di scarsa sensibilità verso il territorio, dimenticando che esse sono composte da donne e uomini, cittadine e cittadini. In queste prime settimane difficili le aziende hanno del resto dimostrato grande senso di responsabilità, ponendo quale priorità la tutela della salute dei propri dipendenti e attuando, senza riserve, le misure raccomandate dalle autorità cantonali e federali. Cercando quindi di svolgere il ruolo di “sentinelle” sul territorio, in grado di individuare e isolare tempestivamente collaboratrici e collaboratori malati, contribuendo quindi in modo fattivo alla limitazione della diffusione del virus. Per quanto riguarda il personale, sono state prese molte misure per gestire la situazione (telelavoro laddove possibile, vacanze anticipate, ecc.), ma nessuno ha considerato l’ipotesi di licenziamenti a breve.
La Cc-Ti ha da subito assicurato alle autorità la massima disponibilità e collaborazione, mantenendo costantemente aperto il canale comunicativo con gli esperti e seguendone le istruzioni. La parte essenziale del nostro lavoro è quindi stata dedicata in queste prime fasi ai contatti con le autorità e alle relative informazioni puntuali, costanti e dirette agli associati, per contribuire a sostenere quanto indicato dalle persone competenti. Volutamente abbiamo limitato la comunicazione pubblica al di fuori della cerchia degli associati, per non creare confusione o tensioni con informazioni che nulla avrebbero aggiunto alle informazioni fondamentali e ufficiali per le cittadine e i cittadini.
Dopo questa prima difficile fase, è già il momento di segnalare le prime importanti difficoltà riscontrate dall’economia ticinese. Ciò non significa voler mettere l’economia davanti alla salute, come taluni superficiali osservatori tentano polemicamente di attribuire alle parti, ma semplicemente di sottolineare quelle che sono le situazioni economiche che necessitano di attenzione, perché in assenza di attività produttive diventa anche difficile poter finanziare le essenziali misure a protezione della salute di tutti.
Il delicatissimo
momento colpisce un’economia che, pur essendo solida grazie a un tessuto economico
diversificato, è toccata in maniera trasversale, nessun settore escluso. Il che
è molto preoccupante e costituisce una realtà molto diversa dalle ultime grandi
crisi conosciute, che di regola si concentravano su alcuni settori specifici.
Con effetti a cascata anche su altri, ma nessuna situazione recente è
paragonabile a quella che stiamo affrontando in termini di velocità, intensità
e, appunto, trasversalità. Questo elemento è gravissimo, perché si tratta di
una crisi che può colpire e indebolire tutto il sistema economico, senza
eccezioni e in poco tempo.
Oltretutto viene a inserirsi in un contesto in cui le aziende, come abbiamo
ravvisato nella nostra inchiesta congiunturale presentata a gennaio, lavorano
da tempo con margini ridotti a causa della forza del franco. La frenata degli
investimenti era stata una prima conseguenza, ora questa situazione che
colpisce con violenza e rapidità la liquidità delle aziende, con molte che si
sono fermate da un giorno all’altro, ha già conseguenze economiche estremamente
pesanti.
Preoccupa in modo particolare la situazione di molte piccole imprese legate ad esempio all’eventistica che, come nel resto della Svizzera, si trovano nell’impossibilità di lavorare a causa dell’annullamento improvviso di quasi tutte le manifestazioni pubbliche e private. Ma tutti i settori vivono momenti difficili o anche drammatici. Il commercio al dettaglio, escludendo gli alimentari che beneficiano parzialmente del recupero di molte clienti che non si recano più in Italia per gli acquisti, conosce un crollo quasi totale per la parte non legata ai beni di prima necessità. Le difficoltà per il settore turistico in senso ampio (alberghi, ristoranti, turismo in genere) è sotto gli occhi di tutti, come del resto tutto l’ampio ed eterogeneo mondo dei servizi. Per l’industria, che in alcuni ambiti aveva già subito un rallentamento nei mesi scorsi e che è molto confrontata al franco forte, la situazione è analogamente delicata. Per talune realtà aziendali, già colpite dalla situazione di stallo in Cina per questioni produttive e di approvvigionamento, si prospettano blocchi di attività totali dai costi elevatissimi, solo difficilmente recuperabili. Edilizia e artigianato sono di fatto fermi.
Facile comprendere
che le conseguenze economiche sono già molto importanti e lo saranno ancora di
più, tanto più lunga sarà la durata di questa situazione eccezionale. Quanto a
possibili rimedi, non vi sono ricette facili perché, dal punto di vista della
nostra associazione-mantello, occorrerebbe individuare soluzioni rapide, di
facile attuazione e che valgano per tutti i settori (le rivendicazioni
settoriali sono compito delle associazioni di categoria e da posticipare).
A parte l’indiscutibile utilità del lavoro ridotto, servono soprattutto
sostegni alla liquidità, che è il problema più urgente. Le aziende si sono già
mosse ad esempio per negoziare con le banche eventuali dilazioni per i
pagamenti di leasing e ipoteche. Alla stessa stregua si devono ipotizzare
dilazioni anche da parte dello Stato. Per quanto riguarda la realtà cantonale,
chiediamo che vengano azzerati gli interessi passivi sul ritardato pagamento
degli acconti fiscali e ci attiveremo presso la Confederazione affinché questo
avvenga anche sugli acconti dell’AVS e i versamenti dell’IVA in caso di dilazioni
di pagamento. Non certo per non ottemperare agli obblighi legali, ma per
ovviare a una situazione eccezionale che richiede misure eccezionali.
Concessioni che però non stravolgano il sistema, né costituiscano per lo Stato
perdite troppo consistenti e che, con una certa tolleranza, possano essere
introdotte in maniera rapida e senza troppe formalità.
Gli attuali sforzi di tutti serviranno a recuperare in fretta quello che abbiamo costruito in Ticino e che sarà una base importante per una pronta ripartenza in un futuro che speriamo molto prossimo.
Mantenendo fede alla nostra linea di comunicare in maniera strutturata e solo quando vi sono informazioni da condividere, evitiamo di intasare i media con prese di posizione prive di contenuti a voi utili. Anche in questo modo pensiamo di contribuire a facilitare il già delicato lavoro delle Autorità, esposte a continue sollecitazioni in questo momento storico davvero arduo. Ribadiamo la nostra completa fiducia nell’operato delle Autorità cantonali e federali e l’invito a seguire solo i canali di informazione ufficiali.