Per la farmaceutica un successo brevettato
L’industria farmaceutica ticinese è stata il comparto che tra il 2006 e il 2017 ha registrato la più forte espansione. Una crescita anche qualitativa, come spiega Giorgio Calderari, Presidente di Farma Industria Ticino (FIT) e General Manager Helsinn Group.
«Secondo l’istituto di ricerche economiche BAK, in Ticino la farmaceutica è il settore con la crescita maggiore: 10%. Che è sicuramente anche qualitativa, frutto della capacità di investire nell’innovazione,
dello spirito imprenditoriale, di una spiccata resilienza e dalla competenza nel gestire la competizione mondiale. Così come del capitale umano incrementato in numeri ed in qualità, anche grazie alla continua spinta nella formazione».
La farmaceutica si distingue anche per il numero di brevetti di qualità. Cosa c’è dietro questo successo?
«Grazie ad un algoritmo e ad una banca dati mondiale sui brevetti, il BAK ha attribuito a quest’ultimi un valore qualitativo. Seppure a livello internazionale il numero di brevetti ticinesi sia nettamente inferiore in termini assoluti a quello di altri Paesi, l’impatto qualitativo di essi è più importante, situato su una soglia dell’11%. Considerando il piccolo territorio dove viviamo, si tratta di un’ottima posizione, allineati quasi alla media Svizzera, il 13% di brevetti ad alto impatto».
Lanciare un nuovo prodotto significa essere in grado di soddisfare criteri scientifici, rigide regolamentazioni e sostenere forti investimenti. Tutto ciò richiede una particolare cultura aziendale?
«La farmaceutica è piena di sfide. Basti pensare che occorrono almeno 15 anni per passare da una fase di scoperta di oltre 10mila molecole ad una fase di studi e sviluppo per portare sul mercato un solo prodotto, con un ritorno sull’investimento spesso ad alto rischio. Anche lo sviluppo di processi produttivi e nuovi impianti presenta difficoltà regolatorie non indifferenti. FIT mira a creare tra le aziende associate una “cultura d’impresa” basata sull’etica, la qualità, la sostenibilità e sulla passione di innovare. Cercando di collaborare come partner della stessa filiera e non come concorrenti, con un notevole coraggio imprenditoriale».
Una delle sfide della farmaceutica è attirare talenti anche dall’estero, da questo profilo il Ticino ha una sua attrattività?
«FIT promuove il Progetto Talenti che punta ad attirare giovani dal mondo accademico per assicurarsi i talenti più promettenti, crescere in competitività e garantirsi un futuro migliore. Ma anche per capire quali siano le aspirazioni e le aspettative delle nuove generazioni».
Nel 2020 FIT festeggia 40 anni di attività. Gli obiettivi per il futuro?
«FIT vuole sostenere la collaborazione e lo scambio di opinioni ed esperienze, la creazione di una “cultura d’impresa”, la formazione e la rappresentazione di tutti gli stakeholder. Il fine del nostro impegno è realizzare prodotti e servizi che contribuiscano a mmigliorare la ualità di vita del nostro “cliente principale”: il paziente».