Analizzare prima di rifiutare
Una presa di posizione della Cc-Ti sul tema di un accordo istituzionale con l’Unione Europea
L’ipotesi di un accordo istituzionale con l’Unione Europea (UE) è un tema particolarmente delicato. A oggi sembra prevalere lo scetticismo, ma va detto che chi esprime pareri solo negativi non ha finora messo sul tavolo alternative concrete. È un fatto che i rapporti con il nostro maggior partner commerciale debbano essere regolati in maniera strutturata ed efficace. E il nostro maggiore partner commerciale è, piaccia o no, l’UE. L’accordo istituzionale non è forse perfetto, ma prima di affossarlo merita comunque un’attenta valutazione. Anche perché, e non è cosa da poco, permetterebbe alle imprese svizzere un accesso non discriminatorio al mercato interno europeo, il mantenimento di tre misure d’accompagnamento previste nel contesto della libera circolazione delle persone, la possibilità di nuovi accordi e il miglioramento della certezza del diritto. È vero, e sarebbe sbagliato negarlo, che vi sono ancora punti da chiarire, come la questione di limitare alle regole sull’accesso al mercato la ripresa dinamica del diritto europeo. Elemento importante in relazione all’applicazione della direttiva sulla cittadinanza europea. Oppure la questione degli aiuti statali nel contesto del nostro sistema elvetico e, soprattutto, la salvaguardia del sistema di controlli vigente in Svizzera a tutela del mercato del lavoro. È corretto e legittimo chiedere che questi punti siano chiariti, per poi trarne le debite conclusioni e capire cosa sia veramente preponderante per gli interessi svizzeri. Ma chiudere la porta a priori, senza valutare la globalità del pacchetto proposto, sarebbe un errore fondamentale.